Commenti GIORGIA D'AVERSA ai finalisti
Commenti GIORGIA D'AVERSA ai finalisti
Ecco, in ordine sparso, i commenti di Giorgia D'Aversa ai racconti finalisti:
Sotto i templi di Angkor
L'idea di fondo è molto buona e sarebbe potuta divenire ancora più suggestiva e orrorifica se, anziché indugiare su una parte iniziale e introduttiva forse troppo ridondante, ci fosse stato maggior focus sui dettagli inquietanti alla base del racconto. Con più descrizioni e suspance, limando i dialoghi utili solo a restituire informazioni al lettore, la potenza complessiva del testo sarebbe stata amplificata.
L'albero
Davvero molto simpatica la metafora dell'albero genealogico che acquisisce concretezza nella realtà, con un piglio ironico che restituisce carattere e tridimensionalità ai personaggi in scena. Anche la chiusa è efficace e potenzia il tono scanzonato del racconto, che ho trovato sinceramente divertente e mi ha strappato un sorriso: alla fine, buon sangue non mente.
Arboretum
Interessante l'ambientazione fantascientifica e anche il personaggio di Epsilon, reso con efficacia nel suo essere una macchina da un narratore più esterno e da un fraseggio ben cadenzato. Il ritmo è incalzante e la suddivisione in paragrafi ne enfatizza l'effetto complessivo.
Il finale avrebbe giovato di maggior chiarezza circa il significato, ancorché suggestivo, dell'embrione: nel complesso un buon racconto che avrebbe brillato ancor di più grazie all'inserimento di dettagli aggiuntivi sul cambiamento in atto nell'Arboreum.
Noi restiamo fuori
La prospettiva post-apocalittica adottata è suggestiva e a tratti molto perturbante, anche se spesso depotenziata nelle sue descrizioni evocative da un utilizzo alternato di tempi verbali (che blocca un po' il flusso della lettura).
Ciò che resta alla fine del mondo è un brandello di umanità che si rifiuta di morire e che si aggrappa strenuamente ai ricordi del passato, come quello della bambina – forse solo un’eco di ciò che è stato.
Io che un tempo ero uno stelo d’erba e ora sono foresta
Sotto la superficie le radici possono essere marcescenti e già morte, sia in natura che nelle relazioni: questa declinazione del tema gioca con efficacia su queste immagini, arricchite da un forte substrato emotivo. L’interiorità della protagonista emerge con efficacia e dà risalto, amplificandole, alle sensazioni alterate dal dolore di un rapporto che affonda in dinamiche tossiche.
La dismorfia della voce narrante che sfocia nel body horror è violenta e inaspettata, gestita con efficacia in parallelo al taglio esecutorio delle parole sul manoscritto.
Vieni con me
Molto buona l’idea di base e la parte iniziale di contatto con la rete micotica, la modalità di comunicazione è affascinante e delinea con chiarezza un dialogo a noi normalmente estraneo.
Tuttavia il finale finisce per andare a scapito della coerenza e sfocia in un sentimentalismo un po' forzato: per quanto il gancio emotivo con il gatto e il nonno siano comprensibili ed efficaci, lo è molto meno l'avaria improvvisa della tuta. Considerando la tipologia di tecnologia adottata per l'esperimento, mi immagino che il livello scientifico sia elevato e che non permetta errori tanto elementari.
Come fiori di lavanda sbocciati tra le macerie
Il racconto è ben scritto e le sue protagoniste delineate con chiarezza, ma la linearità di fondo finisce per appiattire l'effetto complessivo.
Inoltre, il cambiamento del sentimento nei confronti della casa ne risulta troppo repentino (considerando quanto viene sottolineato il dramma della morte di Tommi) per risultare efficace e convincente.
Il seme
Niente male l'idea alla base del racconto e anche la scelta di narrare il tutto in seconda persona tramite una voce (coscienza? pensieri intrusivi? presenza oscura?) subdola nella testa di Nico.
Al contempo, questa scelta depotenzia qualsiasi vicinanza emotiva al personaggio, eliminando la parte di conflitto psicologico ed eventuali dubbi che renderebbero il finale ancora più intenso e disturbante. Sicuramente l'escalation è molto rapida nel momento in cui si arriva all'omicidio della sorella, che dovrebbe essere la persona più importante per lui.
Tagliare le radici
Il racconto ha un’ambientazione vivida e che genera subito curiosità nei confronti dei personaggi. Tuttavia, il punto di vista traballante e un inizio che si prende il suo tempo non permettono di focalizzarci sin da subito sul vero cuore emotivo del racconto, Anuva, rimanendo distaccati rispetto alle sue emozioni. La sua voce appare come un'aggiunta tardiva e attenua l'impatto emotivo della bella riflessione sulle radici della famiglia, che è sicuramente un messaggio potente e avrebbe potuto risultare più efficace.
Il vuoto
Il nesso con il tema è efficace sia nello sviluppare i risvolti più drammatici che nell'evocare immagini potenti tramite dettagli molto semplici ma efficaci.
La scelta di adottare un linguaggio diretto amplifica la percezione del vuoto quotidiano, e permette anche di ancorarsi ad elementi veri e concreti nell'interiorità del protagonista: le converse rosse sbrindellate sono vivide, brillanti di vita e dell'amicizia che ancora alla vita e agli affetti. Molto poetica la metafora finale dell'albero.
Always in my mind
L'attinenza con il tema mi è parsa un po’ sfumata: è sì presente un legame con il passato e con il lascito della ricerca paterna, ma al contempo il racconto non sfrutta al meglio lo spazio a disposizione per approfondire gli obiettivi del protagonista.
Ne risulta un finale enigmatico è un po' vago rispetto al viaggio interiore e concreto della voce narrante che, se ampli
Sotto il fondo
La struttura della narrazione è piuttosto classica e avrebbe beneficiato di qualche svolta inattesa e dialoghi meno forzati per arricchire un racconto che rimane purtroppo molto classico nel suo svolgimento.
Sotto i templi di Angkor
L'idea di fondo è molto buona e sarebbe potuta divenire ancora più suggestiva e orrorifica se, anziché indugiare su una parte iniziale e introduttiva forse troppo ridondante, ci fosse stato maggior focus sui dettagli inquietanti alla base del racconto. Con più descrizioni e suspance, limando i dialoghi utili solo a restituire informazioni al lettore, la potenza complessiva del testo sarebbe stata amplificata.
L'albero
Davvero molto simpatica la metafora dell'albero genealogico che acquisisce concretezza nella realtà, con un piglio ironico che restituisce carattere e tridimensionalità ai personaggi in scena. Anche la chiusa è efficace e potenzia il tono scanzonato del racconto, che ho trovato sinceramente divertente e mi ha strappato un sorriso: alla fine, buon sangue non mente.
Arboretum
Interessante l'ambientazione fantascientifica e anche il personaggio di Epsilon, reso con efficacia nel suo essere una macchina da un narratore più esterno e da un fraseggio ben cadenzato. Il ritmo è incalzante e la suddivisione in paragrafi ne enfatizza l'effetto complessivo.
Il finale avrebbe giovato di maggior chiarezza circa il significato, ancorché suggestivo, dell'embrione: nel complesso un buon racconto che avrebbe brillato ancor di più grazie all'inserimento di dettagli aggiuntivi sul cambiamento in atto nell'Arboreum.
Noi restiamo fuori
La prospettiva post-apocalittica adottata è suggestiva e a tratti molto perturbante, anche se spesso depotenziata nelle sue descrizioni evocative da un utilizzo alternato di tempi verbali (che blocca un po' il flusso della lettura).
Ciò che resta alla fine del mondo è un brandello di umanità che si rifiuta di morire e che si aggrappa strenuamente ai ricordi del passato, come quello della bambina – forse solo un’eco di ciò che è stato.
Io che un tempo ero uno stelo d’erba e ora sono foresta
Sotto la superficie le radici possono essere marcescenti e già morte, sia in natura che nelle relazioni: questa declinazione del tema gioca con efficacia su queste immagini, arricchite da un forte substrato emotivo. L’interiorità della protagonista emerge con efficacia e dà risalto, amplificandole, alle sensazioni alterate dal dolore di un rapporto che affonda in dinamiche tossiche.
La dismorfia della voce narrante che sfocia nel body horror è violenta e inaspettata, gestita con efficacia in parallelo al taglio esecutorio delle parole sul manoscritto.
Vieni con me
Molto buona l’idea di base e la parte iniziale di contatto con la rete micotica, la modalità di comunicazione è affascinante e delinea con chiarezza un dialogo a noi normalmente estraneo.
Tuttavia il finale finisce per andare a scapito della coerenza e sfocia in un sentimentalismo un po' forzato: per quanto il gancio emotivo con il gatto e il nonno siano comprensibili ed efficaci, lo è molto meno l'avaria improvvisa della tuta. Considerando la tipologia di tecnologia adottata per l'esperimento, mi immagino che il livello scientifico sia elevato e che non permetta errori tanto elementari.
Come fiori di lavanda sbocciati tra le macerie
Il racconto è ben scritto e le sue protagoniste delineate con chiarezza, ma la linearità di fondo finisce per appiattire l'effetto complessivo.
Inoltre, il cambiamento del sentimento nei confronti della casa ne risulta troppo repentino (considerando quanto viene sottolineato il dramma della morte di Tommi) per risultare efficace e convincente.
Il seme
Niente male l'idea alla base del racconto e anche la scelta di narrare il tutto in seconda persona tramite una voce (coscienza? pensieri intrusivi? presenza oscura?) subdola nella testa di Nico.
Al contempo, questa scelta depotenzia qualsiasi vicinanza emotiva al personaggio, eliminando la parte di conflitto psicologico ed eventuali dubbi che renderebbero il finale ancora più intenso e disturbante. Sicuramente l'escalation è molto rapida nel momento in cui si arriva all'omicidio della sorella, che dovrebbe essere la persona più importante per lui.
Tagliare le radici
Il racconto ha un’ambientazione vivida e che genera subito curiosità nei confronti dei personaggi. Tuttavia, il punto di vista traballante e un inizio che si prende il suo tempo non permettono di focalizzarci sin da subito sul vero cuore emotivo del racconto, Anuva, rimanendo distaccati rispetto alle sue emozioni. La sua voce appare come un'aggiunta tardiva e attenua l'impatto emotivo della bella riflessione sulle radici della famiglia, che è sicuramente un messaggio potente e avrebbe potuto risultare più efficace.
Il vuoto
Il nesso con il tema è efficace sia nello sviluppare i risvolti più drammatici che nell'evocare immagini potenti tramite dettagli molto semplici ma efficaci.
La scelta di adottare un linguaggio diretto amplifica la percezione del vuoto quotidiano, e permette anche di ancorarsi ad elementi veri e concreti nell'interiorità del protagonista: le converse rosse sbrindellate sono vivide, brillanti di vita e dell'amicizia che ancora alla vita e agli affetti. Molto poetica la metafora finale dell'albero.
Always in my mind
L'attinenza con il tema mi è parsa un po’ sfumata: è sì presente un legame con il passato e con il lascito della ricerca paterna, ma al contempo il racconto non sfrutta al meglio lo spazio a disposizione per approfondire gli obiettivi del protagonista.
Ne risulta un finale enigmatico è un po' vago rispetto al viaggio interiore e concreto della voce narrante che, se ampli
Sotto il fondo
La struttura della narrazione è piuttosto classica e avrebbe beneficiato di qualche svolta inattesa e dialoghi meno forzati per arricchire un racconto che rimane purtroppo molto classico nel suo svolgimento.
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