CORALE
CORALE
CORALE di M. Maponi
C'era un re che aveva due castelli
Uno d'argento, uno d'oro
Ma per lui non il cuore
Di un amico;
Mai un amore né felicità*
15 Aprile 1970
La ragazzina non era una di quelle adatte a fare suki suki. Frankie le fermò una mano e subito si prese i pugni dell’altra, lasciata libera. Le afferrò entrambi i polsi tra indice e pollice, ed eccola che iniziava a scalciare. Fu costretto a bloccarle le gambe rachitiche tra le sue, rendendola un ridicolo salame umano.
Uno meno paziente l’avrebbe solo picchiata a sangue.
E un altro ci si sarebbe divertito. Frank non si faceva illusioni sulla fibra morale dei suoi compagni. Con cinque dollari... i fottuti gook erano i primi a vendersi i figli.
La ragazzina provò a tirargli una testata, con l’effetto solo di coprirsi la faccia con una tenda di capelli neri. Pregni d’umido, come ogni cosa in quel paese del cazzo.
«Stai calma, per Cristo.» La prese per il bavero della giacca verde e la scosse due, tre volte. Il suo corpicino ballava dentro l’uniforme militare che doveva aver accomodato un uomo fatto e finito. «Devo solo farti una domanda. Jimmy, fai che tradurre.»
Jimmy strinse gli occhi e annuì. In teoria era uno di quelli buoni. Ma a vedere quella faccia scura solcata da due occhi quasi chiusi, Frank sentì un moto di disgusto improvviso.
«Dove cazzo hai preso la giacca di un WO?» Ma Jimmy col cazzo che avrebbe saputo tradurre la sigla. «Dove hai preso la giacca di un pilota?»
3 Gennaio 1970
L’intel aveva descritto Nom Yen come una roccaforte di Charlie.
Martin non era neanche sicuro che il ricamo di fango e paglia di fronte a lui avesse un nome. Erano due acri di terra giusti giusti per coltivare la malaria. Ma erano comunque dovuti andare. Il suo mitragliere aveva ammorbidito con una raffica di mitra un gruppetto di poveracci che si trovavano sulla sterrata tra due campi. Pericolosi comunisti con un bue e due sacchi di riso per spalla.
La pioggia era fitta, sottile e quasi invisibile. A malapena faceva rumore e sprigionava un sottile vapore a contatto coi tetti roventi di Nom Yen.
Martin sputò la cicca e la guardò affondare nella pozza di fango lasciata da uno stivale. Di fronte a lui il resto dei marine stava finendo di dare la caccia a dei Cong che non avrebbero trovato. I soldati del paese più grande del mondo pescavano a casaccio.
Pensò alle Hawaii. Era da un po’ che non prendeva una licenza. Il problema delle Hawaii era che erano tutti un po’ abbronzati. A girare per locali, prima o poi, si finiva sempre a trovare qualcuno con gli occhi un po’ schiacciati.
Allora era meglio farlo a Saigon, il buon vecchio Rest & Recuperation. Trovarsi un hotel con la convenzione per gli yankee, una donna, una bottiglie di Jim e un po’ di smack.
Ma la giornata era quasi finita. Avrebbero presto dato l’ordine di riportare tutti alla base. Si sarebbe rimesso ai comandi dell’Iroquis. Il Vietnam era bello, dall’alto.
Pensava già al rombo delle pale dell’elicottero quando vide due ragazzini stesi a pancia in sotto contro l’argine che separava il villaggio dai campi. Erano immersi nella mota quasi fino alla vita e si tenevano stretti. La pioggia li aveva ridotti a due sagome indistinte. Non era sicuro che si muovessero entrambi. Uno dei due sollevò la testa dal fango e lo fissò attraverso pioggia e capelli.
Lui si avvicinò con tutta la calma del mondo. Teneva sempre gomme e barrette di cioccolato nei pantaloni tattici. Sul bordo della risaia, spostò il cibo nella tasca della giacca, la sfilò e coprì entrambi i corpi sotto il verde mimetico.
«Ora state qua buoni, che ce ne andiamo.» Ora era sicuro che le due figure incrostate di fango fossero ragazzini. Fratello e sorella. Solo quest’ultima si muoveva. Gli occhi neri se lo bevevano, l’inglese. «Ce ne andiamo, OK?»
Si rialzò. Di caricarli sull’Iroquis non se ne parlava. Poi magari avevano i genitori ancora in giro.
L’inverno in Vietnam non è certo quello di New York. Quel giorno c’erano tredici gradi. Abbastanza per fottere dei bambini denutriti, comunque.
Magari un giorno l’avrebbero ricostruito, Nom Yen.
* Corale, Fabrizio de Andrè
C'era un re che aveva due castelli
Uno d'argento, uno d'oro
Ma per lui non il cuore
Di un amico;
Mai un amore né felicità*
15 Aprile 1970
La ragazzina non era una di quelle adatte a fare suki suki. Frankie le fermò una mano e subito si prese i pugni dell’altra, lasciata libera. Le afferrò entrambi i polsi tra indice e pollice, ed eccola che iniziava a scalciare. Fu costretto a bloccarle le gambe rachitiche tra le sue, rendendola un ridicolo salame umano.
Uno meno paziente l’avrebbe solo picchiata a sangue.
E un altro ci si sarebbe divertito. Frank non si faceva illusioni sulla fibra morale dei suoi compagni. Con cinque dollari... i fottuti gook erano i primi a vendersi i figli.
La ragazzina provò a tirargli una testata, con l’effetto solo di coprirsi la faccia con una tenda di capelli neri. Pregni d’umido, come ogni cosa in quel paese del cazzo.
«Stai calma, per Cristo.» La prese per il bavero della giacca verde e la scosse due, tre volte. Il suo corpicino ballava dentro l’uniforme militare che doveva aver accomodato un uomo fatto e finito. «Devo solo farti una domanda. Jimmy, fai che tradurre.»
Jimmy strinse gli occhi e annuì. In teoria era uno di quelli buoni. Ma a vedere quella faccia scura solcata da due occhi quasi chiusi, Frank sentì un moto di disgusto improvviso.
«Dove cazzo hai preso la giacca di un WO?» Ma Jimmy col cazzo che avrebbe saputo tradurre la sigla. «Dove hai preso la giacca di un pilota?»
3 Gennaio 1970
L’intel aveva descritto Nom Yen come una roccaforte di Charlie.
Martin non era neanche sicuro che il ricamo di fango e paglia di fronte a lui avesse un nome. Erano due acri di terra giusti giusti per coltivare la malaria. Ma erano comunque dovuti andare. Il suo mitragliere aveva ammorbidito con una raffica di mitra un gruppetto di poveracci che si trovavano sulla sterrata tra due campi. Pericolosi comunisti con un bue e due sacchi di riso per spalla.
La pioggia era fitta, sottile e quasi invisibile. A malapena faceva rumore e sprigionava un sottile vapore a contatto coi tetti roventi di Nom Yen.
Martin sputò la cicca e la guardò affondare nella pozza di fango lasciata da uno stivale. Di fronte a lui il resto dei marine stava finendo di dare la caccia a dei Cong che non avrebbero trovato. I soldati del paese più grande del mondo pescavano a casaccio.
Pensò alle Hawaii. Era da un po’ che non prendeva una licenza. Il problema delle Hawaii era che erano tutti un po’ abbronzati. A girare per locali, prima o poi, si finiva sempre a trovare qualcuno con gli occhi un po’ schiacciati.
Allora era meglio farlo a Saigon, il buon vecchio Rest & Recuperation. Trovarsi un hotel con la convenzione per gli yankee, una donna, una bottiglie di Jim e un po’ di smack.
Ma la giornata era quasi finita. Avrebbero presto dato l’ordine di riportare tutti alla base. Si sarebbe rimesso ai comandi dell’Iroquis. Il Vietnam era bello, dall’alto.
Pensava già al rombo delle pale dell’elicottero quando vide due ragazzini stesi a pancia in sotto contro l’argine che separava il villaggio dai campi. Erano immersi nella mota quasi fino alla vita e si tenevano stretti. La pioggia li aveva ridotti a due sagome indistinte. Non era sicuro che si muovessero entrambi. Uno dei due sollevò la testa dal fango e lo fissò attraverso pioggia e capelli.
Lui si avvicinò con tutta la calma del mondo. Teneva sempre gomme e barrette di cioccolato nei pantaloni tattici. Sul bordo della risaia, spostò il cibo nella tasca della giacca, la sfilò e coprì entrambi i corpi sotto il verde mimetico.
«Ora state qua buoni, che ce ne andiamo.» Ora era sicuro che le due figure incrostate di fango fossero ragazzini. Fratello e sorella. Solo quest’ultima si muoveva. Gli occhi neri se lo bevevano, l’inglese. «Ce ne andiamo, OK?»
Si rialzò. Di caricarli sull’Iroquis non se ne parlava. Poi magari avevano i genitori ancora in giro.
L’inverno in Vietnam non è certo quello di New York. Quel giorno c’erano tredici gradi. Abbastanza per fottere dei bambini denutriti, comunque.
Magari un giorno l’avrebbero ricostruito, Nom Yen.
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Ultima modifica di M.M il lunedì 17 marzo 2025, 23:52, modificato 3 volte in totale.
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Re: CORALE
Ciao Matteo! Parametri tutti rispettati, divertiti in questa STEFANIA TONIOLO EDITION!
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1220
Re: CORALE
Ciao Matteo, piacere di rileggerti.
Allora, un racconto decisamente riuscito se andiamo a guardare l'ambientazione e gli elementi che hai seminato nel modo corretto per rievocare la guerra del Vietnam. Mi pare di leggere un testo scritto da qualcuno che si è informato sul tema, o che comunque lo ha studiato, mi sono piaciuti i termini in slang e anche il linguaggio tecnico del personale militare, che aggiunge forza e realismo al racconto. Le due scene sono entrambe evocative e molto ben riuscite, sebbene le trovi un pochino slegate: hanno anche personaggi diversi. Ad ogni modo, credo di aver capito come hai sviluppato il tema della gara: tutto gira attorno al rapporto tra questi soldati e i bambini vietnamiti che subiscono la guerra. Il rapporto è di paura/amore, perché i bambini ispirano pietà in quanto innocenti e indifesi, e viene spontaneo regalare loro cioccolato e caramelle, mentre i genitori magari sono dei vietcong che ti sparano addosso.
Insomma, un racconto molto interessante, molto ben riuscito per la caratterizzazione dei personaggi e per la ricostruzione dell'ambientazione storica, anche se avrei preferito due scene più legate le une con le altre (avevi anche mille caratteri in più...)
Allora, un racconto decisamente riuscito se andiamo a guardare l'ambientazione e gli elementi che hai seminato nel modo corretto per rievocare la guerra del Vietnam. Mi pare di leggere un testo scritto da qualcuno che si è informato sul tema, o che comunque lo ha studiato, mi sono piaciuti i termini in slang e anche il linguaggio tecnico del personale militare, che aggiunge forza e realismo al racconto. Le due scene sono entrambe evocative e molto ben riuscite, sebbene le trovi un pochino slegate: hanno anche personaggi diversi. Ad ogni modo, credo di aver capito come hai sviluppato il tema della gara: tutto gira attorno al rapporto tra questi soldati e i bambini vietnamiti che subiscono la guerra. Il rapporto è di paura/amore, perché i bambini ispirano pietà in quanto innocenti e indifesi, e viene spontaneo regalare loro cioccolato e caramelle, mentre i genitori magari sono dei vietcong che ti sparano addosso.
Insomma, un racconto molto interessante, molto ben riuscito per la caratterizzazione dei personaggi e per la ricostruzione dell'ambientazione storica, anche se avrei preferito due scene più legate le une con le altre (avevi anche mille caratteri in più...)
Re: CORALE
MatteoMantoani ha scritto:Ciao Matteo, piacere di rileggerti.
Allora, un racconto decisamente riuscito se andiamo a guardare l'ambientazione e gli elementi che hai seminato nel modo corretto per rievocare la guerra del Vietnam. Mi pare di leggere un testo scritto da qualcuno che si è informato sul tema, o che comunque lo ha studiato, mi sono piaciuti i termini in slang e anche il linguaggio tecnico del personale militare, che aggiunge forza e realismo al racconto. Le due scene sono entrambe evocative e molto ben riuscite, sebbene le trovi un pochino slegate: hanno anche personaggi diversi. Ad ogni modo, credo di aver capito come hai sviluppato il tema della gara: tutto gira attorno al rapporto tra questi soldati e i bambini vietnamiti che subiscono la guerra. Il rapporto è di paura/amore, perché i bambini ispirano pietà in quanto innocenti e indifesi, e viene spontaneo regalare loro cioccolato e caramelle, mentre i genitori magari sono dei vietcong che ti sparano addosso.
Insomma, un racconto molto interessante, molto ben riuscito per la caratterizzazione dei personaggi e per la ricostruzione dell'ambientazione storica, anche se avrei preferito due scene più legate le une con le altre (avevi anche mille caratteri in più...)
Ciao Matteo! Ci troviamo sempre durante le gare, sarà una magia dei gruppi di MC e della dea bendata. Mi fa piacere leggere i tuoi pareri, come al solito.
TI ringrazio dei complimenti - anche se in realtà non sono affatto esperto e dovrei documentarmi di più. La tentazione per uno scrittore come me è sempre di mettere tutto in un mondo fantastico, ma in questo caso ho combattuto per fare il contrario.
Ora mi perdonerai se commetto il peccato originale dello spiegare il proprio scritto. Penso che forse aver invertito l'ordine cronologico non abbia reso il testo chiarissimo. Il tema è come l'hai interpretato tu, ma il nesso tra le due scene è la ragazzina. La stessa persona che riceve la giacca da pilota a Gennaio viene poi notata ad Aprile da un marine diverso. Probabilmente non è abbastanza chiaro - d'altronde avere una giacca da marine non è un dato poi così caratterizzante.
In effetti mi serviva che l'ordine cronologico fosse invertito perché nella mia testa richiama più il tema (terrore - amore). Ma sono associazioni mentali che forse funzionano solo mentre si scrive per la sfida.
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- MatteoMantoani
- Messaggi: 1220
Re: CORALE
M.M ha scritto:MatteoMantoani ha scritto:Ciao Matteo, piacere di rileggerti.
Allora, un racconto decisamente riuscito se andiamo a guardare l'ambientazione e gli elementi che hai seminato nel modo corretto per rievocare la guerra del Vietnam. Mi pare di leggere un testo scritto da qualcuno che si è informato sul tema, o che comunque lo ha studiato, mi sono piaciuti i termini in slang e anche il linguaggio tecnico del personale militare, che aggiunge forza e realismo al racconto. Le due scene sono entrambe evocative e molto ben riuscite, sebbene le trovi un pochino slegate: hanno anche personaggi diversi. Ad ogni modo, credo di aver capito come hai sviluppato il tema della gara: tutto gira attorno al rapporto tra questi soldati e i bambini vietnamiti che subiscono la guerra. Il rapporto è di paura/amore, perché i bambini ispirano pietà in quanto innocenti e indifesi, e viene spontaneo regalare loro cioccolato e caramelle, mentre i genitori magari sono dei vietcong che ti sparano addosso.
Insomma, un racconto molto interessante, molto ben riuscito per la caratterizzazione dei personaggi e per la ricostruzione dell'ambientazione storica, anche se avrei preferito due scene più legate le une con le altre (avevi anche mille caratteri in più...)
Ciao Matteo! Ci troviamo sempre durante le gare, sarà una magia dei gruppi di MC e della dea bendata. Mi fa piacere leggere i tuoi pareri, come al solito.
TI ringrazio dei complimenti - anche se in realtà non sono affatto esperto e dovrei documentarmi di più. La tentazione per uno scrittore come me è sempre di mettere tutto in un mondo fantastico, ma in questo caso ho combattuto per fare il contrario.
Ora mi perdonerai se commetto il peccato originale dello spiegare il proprio scritto. Penso che forse aver invertito l'ordine cronologico non abbia reso il testo chiarissimo. Il tema è come l'hai interpretato tu, ma il nesso tra le due scene è la ragazzina. La stessa persona che riceve la giacca da pilota a Gennaio viene poi notata ad Aprile da un marine diverso. Probabilmente non è abbastanza chiaro - d'altronde avere una giacca da marine non è un dato poi così caratterizzante.
In effetti mi serviva che l'ordine cronologico fosse invertito perché nella mia testa richiama più il tema (terrore - amore). Ma sono associazioni mentali che forse funzionano solo mentre si scrive per la sfida.
Ahhhh! Porca miseria, mi ero perso questo dettaglio. Mi chiedo se magari esplicitare ancora di più la scena in cui il marine pilota si toglie la giacca e ci avvolge la bimba avrebbe reso più chiaro questo passaggio e il riferimento, oppure mettere la data inferiore non solo nel mese ma anche nell'anno.. oppure è semplicemente un problema mio.
- Emiliano Maramonte
- Messaggi: 1243
- Contatta:
Re: CORALE
Ciao Matteo, ben trovato!
Mentre leggevo il racconto, ho avuto la sensazione di guardare un "classicone" cinematografico sul Vietnam. Inutile citare titoli del passato, ché tanto sono così famosi che persino le pietre potrebbero citarli a memoria! E siccome io questi classiconi li adoro, ho apprezzato il registro e lo stile che hai impresso alla storia. Infatti c'è un po' di tutto: dalla spacconeria degli americani, alla follia di quella maledetta guerra; dai piccoli drammi umani alle grandi questioni esistenziali. Insomma, sotto questo profilo hai fatto un gran lavoro.
Quello che davvero manca è una struttura. Le due sequenze narrative sono (o sembrano) disgiunte tra loro e sparigliano il naturale quadro mentale che il lettore ricostruisce quando prova ad annodare i fili della trama. Inoltre i riferimenti storici al Vietnam, soprattutto nella seconda parte, si fanno più frequenti e circostanziati e chi non ha una conoscenza più approfondita di quel periodo fa davvero fatica a seguire il testo.
Mio gusto personale: io avrei preferito un racconto tutto "in presa diretta", con un focus su un'unica situazione. Ad esempio se avessi proseguito la narrazione della prima parte, avrei gradito di più, anche perché era in corso un bell'episodio drammatico e crudo, rappresentativo (in parte) di ciò che è stato il Vietnam.
Comunque, stile coerente e solido e tema centrato.
Buona Edition!
Emiliano
Mentre leggevo il racconto, ho avuto la sensazione di guardare un "classicone" cinematografico sul Vietnam. Inutile citare titoli del passato, ché tanto sono così famosi che persino le pietre potrebbero citarli a memoria! E siccome io questi classiconi li adoro, ho apprezzato il registro e lo stile che hai impresso alla storia. Infatti c'è un po' di tutto: dalla spacconeria degli americani, alla follia di quella maledetta guerra; dai piccoli drammi umani alle grandi questioni esistenziali. Insomma, sotto questo profilo hai fatto un gran lavoro.
Quello che davvero manca è una struttura. Le due sequenze narrative sono (o sembrano) disgiunte tra loro e sparigliano il naturale quadro mentale che il lettore ricostruisce quando prova ad annodare i fili della trama. Inoltre i riferimenti storici al Vietnam, soprattutto nella seconda parte, si fanno più frequenti e circostanziati e chi non ha una conoscenza più approfondita di quel periodo fa davvero fatica a seguire il testo.
Mio gusto personale: io avrei preferito un racconto tutto "in presa diretta", con un focus su un'unica situazione. Ad esempio se avessi proseguito la narrazione della prima parte, avrei gradito di più, anche perché era in corso un bell'episodio drammatico e crudo, rappresentativo (in parte) di ciò che è stato il Vietnam.
Comunque, stile coerente e solido e tema centrato.
Buona Edition!
Emiliano
Re: CORALE
A me è piaciuto molto, avevo subito collegato la ragazzina alla prima parte del racconto (non so se è sintonia, abitudine mia a fare collegamenti). Mi hai riportata all'adolescenza, quando a scuola si facevano assemblee e manifestazioni contro la guerra in Vietnam, alle letture e, sì, anche come ti han già scritto, ai film visti. Quando noi ragazzi avevamo desiderio di cambiare il mondo! Ottimo brano, per me ultima arrivata, siete tutti bravissimi e sarà arduo anche stavolta stilare una classifica.
- mdestefano
- Messaggi: 18
Re: CORALE
Ciao Matteo, piacere di conoscerti e di leggerti.
Un racconto crudo, immersivo e scritto con grande attenzione ai dettagli. L’ambientazione della guerra del Vietnam è resa con precisione, grazie all’uso di uno slang credibile e di un linguaggio tecnico che rafforza la sensazione di autenticità. La durezza della guerra emerge senza filtri, attraverso gli occhi di soldati che oscillano tra cinismo, disgusto e momenti di umanità.
Le due scene sono entrambe molto evocative e riescono a trasmettere il senso di alienazione e brutalità che caratterizzava quel conflitto. Anche io ho avuto qualche difficoltà nell'associare le due scene: hanno personaggi diversi e, pur condividendo il tema del rapporto tra soldati e bambini, il legame tra i due momenti non è immediato. Il dettaglio della giacca militare non mi è risaltato alla mente immediatamente. Ho dovuto rileggerlo per capire. Magari una maggiore connessione narrativa avrebbe reso il tutto più coeso.
Dal punto di vista tematico, non riesco a cogliere una piena centratura del tema, sebbene è chiaro che il soldato che salva i bambini sta "ispirando amore" invece di seminare terrore. Però, ecco, anche qui forse una incisività maggiore lo avrebbe reso più esplicito.
In definitiva, un testo forte, ben scritto e capace di trasportare il lettore in un’epoca e in un’atmosfera precise. Con una maggiore connessione tra le due scene, sarebbe stato ancora più incisivo.
Grazie e buona edition!
Un racconto crudo, immersivo e scritto con grande attenzione ai dettagli. L’ambientazione della guerra del Vietnam è resa con precisione, grazie all’uso di uno slang credibile e di un linguaggio tecnico che rafforza la sensazione di autenticità. La durezza della guerra emerge senza filtri, attraverso gli occhi di soldati che oscillano tra cinismo, disgusto e momenti di umanità.
Le due scene sono entrambe molto evocative e riescono a trasmettere il senso di alienazione e brutalità che caratterizzava quel conflitto. Anche io ho avuto qualche difficoltà nell'associare le due scene: hanno personaggi diversi e, pur condividendo il tema del rapporto tra soldati e bambini, il legame tra i due momenti non è immediato. Il dettaglio della giacca militare non mi è risaltato alla mente immediatamente. Ho dovuto rileggerlo per capire. Magari una maggiore connessione narrativa avrebbe reso il tutto più coeso.
Dal punto di vista tematico, non riesco a cogliere una piena centratura del tema, sebbene è chiaro che il soldato che salva i bambini sta "ispirando amore" invece di seminare terrore. Però, ecco, anche qui forse una incisività maggiore lo avrebbe reso più esplicito.
In definitiva, un testo forte, ben scritto e capace di trasportare il lettore in un’epoca e in un’atmosfera precise. Con una maggiore connessione tra le due scene, sarebbe stato ancora più incisivo.
Grazie e buona edition!
Manuel De Stefano
-
- Messaggi: 187
Re: CORALE
Ciao Matteo
Gusto personale: Una buona prova che soffre di un’inversione dell’ordine delle scene secondo me infelice e di scarsa chiarezza nella prima parte. Non ho capito il titolo ne’ la rilevanza / utilita’ della strofa di de Andre’ (non conosco la canzone).
Aderenza al tema: Ho letto le tue risposte ai commenti precedenti. Il gesto d’amore del protagonista arriva cronologicamente prima del “terrore” provocato dai suoi commilitoni, quindi il tema è preso un po’ obliquamente. Invertire le due scene non corregge questa situazione, invece rende il racconto di più difficile comprensione. Sarebbe stato forse piu logico raccontare un episodio di guerra in cui il protagonista terrorizza i vietnamiti, prima di “ravvedersi” e di regalare la giacca alla bambina. Questo avrebbe anche permesso di introdurre il protagonista fin da subito e di caratterizzarlo meglio, nonché di dare al lettore la possibilità di fare il tifo per lui.
Stile: La seconda parte del racconto è molto ben scritta, uno stile efficace ed evocativo. La prima parte invece ha troppi elementi non spiegati (sia i termini suki suki e gook, sia la situazione che diventa comprensibile solo dopo la lettura della seconda parte) che fanno si che la (mia) lettura incespichi a più riprese.
Coerenza interna: Il racconto e’ coerente, non ho riscontrato nulla fuori posto.
Forma: “Jimmy, fai che tradurre”: un errore di battitura? O forse non ho capèito cosa vuoi dire.
Frasi preferite: Erano due acri di terra giusti giusti per coltivare la malaria. / Pericolosi comunisti con un bue e due sacchi di riso per spalla.
Gusto personale: Una buona prova che soffre di un’inversione dell’ordine delle scene secondo me infelice e di scarsa chiarezza nella prima parte. Non ho capito il titolo ne’ la rilevanza / utilita’ della strofa di de Andre’ (non conosco la canzone).
Aderenza al tema: Ho letto le tue risposte ai commenti precedenti. Il gesto d’amore del protagonista arriva cronologicamente prima del “terrore” provocato dai suoi commilitoni, quindi il tema è preso un po’ obliquamente. Invertire le due scene non corregge questa situazione, invece rende il racconto di più difficile comprensione. Sarebbe stato forse piu logico raccontare un episodio di guerra in cui il protagonista terrorizza i vietnamiti, prima di “ravvedersi” e di regalare la giacca alla bambina. Questo avrebbe anche permesso di introdurre il protagonista fin da subito e di caratterizzarlo meglio, nonché di dare al lettore la possibilità di fare il tifo per lui.
Stile: La seconda parte del racconto è molto ben scritta, uno stile efficace ed evocativo. La prima parte invece ha troppi elementi non spiegati (sia i termini suki suki e gook, sia la situazione che diventa comprensibile solo dopo la lettura della seconda parte) che fanno si che la (mia) lettura incespichi a più riprese.
Coerenza interna: Il racconto e’ coerente, non ho riscontrato nulla fuori posto.
Forma: “Jimmy, fai che tradurre”: un errore di battitura? O forse non ho capèito cosa vuoi dire.
Frasi preferite: Erano due acri di terra giusti giusti per coltivare la malaria. / Pericolosi comunisti con un bue e due sacchi di riso per spalla.
Re: CORALE
Ciao raga',
Mi sono reso conto che avete ragione. Al momento della scrittura mi sembrava ovvio invertire l'ordine cronologico, ma a mente fredda non ha senso mantenere una sorta di aderenza alla frase del tema e sacrificare la leggibilità. Avrei dovuto essere un po' più sicuro dell'idea e privilegiare la sequenza temporale; il parallelo amore/terrore si sarebbe capito lo stesso.
Insomma a parte loredana (che ringrazio) e che ci è arrivata subito, avete quasi tutti mancato che il nesso è proprio la ragazzina. Di nuovo, colpa mia.
Però vi ringrazio molto per i complimenti. In genere non scrivo in scenari realistici e tanto meno in ambiti culturali ben specifici, quindi questo racconto è stato un esercizio. Mi fa piacere che sia riuscito in questo senso!
Magari volo pindarico mio, ma è una canzone sulla pietà nel senso del fare qualcosa per senza attendersi una ricompensa. Che è quello che fa Martin, tranne che poi la "buona azione" va come va.
Emiliano Maramonte ha scritto:Quello che davvero manca è una struttura. Le due sequenze narrative sono (o sembrano) disgiunte tra loro e sparigliano il naturale quadro mentale che il lettore ricostruisce quando prova ad annodare i fili della trama. Inoltre i riferimenti storici al Vietnam, soprattutto nella seconda parte, si fanno più frequenti e circostanziati e chi non ha una conoscenza più approfondita di quel periodo fa davvero fatica a seguire il testo.
mdesefano ha scritto:Le due scene sono entrambe molto evocative e riescono a trasmettere il senso di alienazione e brutalità che caratterizzava quel conflitto. Anche io ho avuto qualche difficoltà nell'associare le due scene: hanno personaggi diversi e, pur condividendo il tema del rapporto tra soldati e bambini, il legame tra i due momenti non è immediato.
Dash J. Benton ha scritto:Una buona prova che soffre di un’inversione dell’ordine delle scene secondo me infelice e di scarsa chiarezza nella prima parte.
Mi sono reso conto che avete ragione. Al momento della scrittura mi sembrava ovvio invertire l'ordine cronologico, ma a mente fredda non ha senso mantenere una sorta di aderenza alla frase del tema e sacrificare la leggibilità. Avrei dovuto essere un po' più sicuro dell'idea e privilegiare la sequenza temporale; il parallelo amore/terrore si sarebbe capito lo stesso.
loredana ha scritto:A me è piaciuto molto, avevo subito collegato la ragazzina alla prima parte del racconto (non so se è sintonia, abitudine mia a fare collegamenti).
Insomma a parte loredana (che ringrazio) e che ci è arrivata subito, avete quasi tutti mancato che il nesso è proprio la ragazzina. Di nuovo, colpa mia.
Però vi ringrazio molto per i complimenti. In genere non scrivo in scenari realistici e tanto meno in ambiti culturali ben specifici, quindi questo racconto è stato un esercizio. Mi fa piacere che sia riuscito in questo senso!
Non ho capito il titolo ne’ la rilevanza / utilita’ della strofa di de Andre’ (non conosco la canzone).
Magari volo pindarico mio, ma è una canzone sulla pietà nel senso del fare qualcosa per senza attendersi una ricompensa. Che è quello che fa Martin, tranne che poi la "buona azione" va come va.
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- Messaggi: 187
Re: CORALE
Ciao Matteo,
Chiarisco che in seconda lettura mi era parso evidente che la ragazzina era la stessa! Quindi mi unisco a Loredana su quel punto! :)
Chiarisco che in seconda lettura mi era parso evidente che la ragazzina era la stessa! Quindi mi unisco a Loredana su quel punto! :)
- Mauro Bennici
- Messaggi: 175
Re: CORALE
Ciao Matteo,
Hanno già detto tutto prima.
Sai cosa mi ha portato fuori strada? La domanda finale del primo pezzo «Dove hai preso la giacca di un pilota?»
Perché sembra un cliffhanger. Così nella seconda parte cercavo la spiegazione. Cercavo la storia del pilota, del suo cambiamento terrore/amore.
Serve appunto una seconda lettura per comprendere che il punto di contatto è la ragazzina.
Alla prossima!
Hanno già detto tutto prima.
Sai cosa mi ha portato fuori strada? La domanda finale del primo pezzo «Dove hai preso la giacca di un pilota?»
Perché sembra un cliffhanger. Così nella seconda parte cercavo la spiegazione. Cercavo la storia del pilota, del suo cambiamento terrore/amore.
Serve appunto una seconda lettura per comprendere che il punto di contatto è la ragazzina.
Alla prossima!
- Mario Mazzafoglie
- Messaggi: 250
Re: CORALE
Corale - M.MAponi
Ciao M., un piacere leggerti.
Mi accodo a chi ti ha detto che il tuo testo evoca immediatamente un certo tipo di cinema collegato a quella guerra. Lo reputo un pregio, perchè vuol dire che la tua scrittura è stata subito in grado di generare immagini mentali forte nel lettore.
Dal punto di vista puramente stilistico non ho trovato particolari sbavature ma nemmeno pregi che mi abbiano fatto apparire la tua scrittura unica e originale.
Detto questo, anche dal mio punto di vista, il collegamento tra le due scene andava elaborato in maniera più coerente e diretta, impedendo al lettore di avere dei dubbi su quanto stesse leggendo. Con qualche accorgimento avresti potuto facilmente raggiungere questo obiettivo.
Alla prossima, buona edition.
Ciao M., un piacere leggerti.
Mi accodo a chi ti ha detto che il tuo testo evoca immediatamente un certo tipo di cinema collegato a quella guerra. Lo reputo un pregio, perchè vuol dire che la tua scrittura è stata subito in grado di generare immagini mentali forte nel lettore.
Dal punto di vista puramente stilistico non ho trovato particolari sbavature ma nemmeno pregi che mi abbiano fatto apparire la tua scrittura unica e originale.
Detto questo, anche dal mio punto di vista, il collegamento tra le due scene andava elaborato in maniera più coerente e diretta, impedendo al lettore di avere dei dubbi su quanto stesse leggendo. Con qualche accorgimento avresti potuto facilmente raggiungere questo obiettivo.
Alla prossima, buona edition.
- Bescottina
- Messaggi: 61
- Contatta:
Re: CORALE
Ciao, M!
Ci ritroviamo ancora :)
Intanto complimenti, è stato un piacere da leggere. Senza indugio andrò dritta ai commenti e come sempre, mescolo pro e contro:
Già dall'apertura, mi è stato chiaro quale fosse il contesto del racconto. Ho letto da poco "Quando le montagne cantano" che racconta proprio di quel periodo, quindi era un riferimento che avevo molto chiaro (se non lo hai ancora letto e ti interessa il periodo storico, te lo consiglio vivamente). Il fatto che tu sia riuscito a rendere lampante il contesto con una sola frase, grazie alla precisione con cui l'hai scelta, per me è un grande pregio. La pecca è che tutto dipende dalla conoscenza del lettore in merito al contesto in cui veniva usato suki suki, ma in tutto il resto del racconto è estremamente chiaro che parli del Vietnam e cosa possa essere fare suki suki è facilmente intuibile, quindi in ogni caso è un'ottima apertura.
In così poche parole sei riuscito a dare vita a due scene estremamente vivide, ben caratterizzate e anche con l'inversione cronologica degli eventi per me il tema lo hai centrato bene.
Unico difetto è stato proprio fare il collegamento tra le scene, che ho colto solo alla seconda lettura.
I problemi sono essenzialmente due:
- la domanda di Frankie che chiude scena 1 è un cliffhanger. L'aspettativa che si forma è che scena 2 sia una conseguenza di quel momento, non la causa. Purtroppo, usare le date per indicare gli eventi è è sempre un rischio. Le date rimangono poco impresse ed è un attimo pensare che scena 2 sia cronologicamente posteriore alla 1, perché intanto ci si è dimenticati la prima data.
- il fatto che la giacca sia l'elemento che lega le scene e che identifica la ragazzina si perde un po'. Nella prima scena lo hai usato come cliffhanger, e questo gli dà la sua importanza, ma nella seconda tutto quello che abbiamo è:
È un passaggio velocissimo, ottimo quando in un racconto lungo/romanzo vuoi inserire la semina che poi creerà un colpo di scena, senza far capire al lettore che il momento è fondamentale, ma qui siamo in chiusura di un racconto breve e i rimandi alla giacca sono solo due. Un terzo inserimento dell'elemento "giacca" (un po' come hai fatto con l'elemento "elicottero/iroquis" che invece è estremamente chiaro) ti avrebbe aiutato a spostare la concentrazione su quello e avrebbe reso più chiaro che l'attenzione doveva essere posta su quell'elemento per l'identificazione della ragazzina.
I miei complimenti per il modo in cui sei riuscito a ritrarre due scene così vivide in così pochi caratteri. Gran bella prova!
Sarà un piacere leggere il tuo libro appena sfoltisco un po' della mia TBR (T_T)
A presto e buona edition
Ci ritroviamo ancora :)
Intanto complimenti, è stato un piacere da leggere. Senza indugio andrò dritta ai commenti e come sempre, mescolo pro e contro:
M.M ha scritto:La ragazzina non era una di quelle adatte a fare suki suki.
Già dall'apertura, mi è stato chiaro quale fosse il contesto del racconto. Ho letto da poco "Quando le montagne cantano" che racconta proprio di quel periodo, quindi era un riferimento che avevo molto chiaro (se non lo hai ancora letto e ti interessa il periodo storico, te lo consiglio vivamente). Il fatto che tu sia riuscito a rendere lampante il contesto con una sola frase, grazie alla precisione con cui l'hai scelta, per me è un grande pregio. La pecca è che tutto dipende dalla conoscenza del lettore in merito al contesto in cui veniva usato suki suki, ma in tutto il resto del racconto è estremamente chiaro che parli del Vietnam e cosa possa essere fare suki suki è facilmente intuibile, quindi in ogni caso è un'ottima apertura.
In così poche parole sei riuscito a dare vita a due scene estremamente vivide, ben caratterizzate e anche con l'inversione cronologica degli eventi per me il tema lo hai centrato bene.
Unico difetto è stato proprio fare il collegamento tra le scene, che ho colto solo alla seconda lettura.
I problemi sono essenzialmente due:
- la domanda di Frankie che chiude scena 1 è un cliffhanger. L'aspettativa che si forma è che scena 2 sia una conseguenza di quel momento, non la causa. Purtroppo, usare le date per indicare gli eventi è è sempre un rischio. Le date rimangono poco impresse ed è un attimo pensare che scena 2 sia cronologicamente posteriore alla 1, perché intanto ci si è dimenticati la prima data.
- il fatto che la giacca sia l'elemento che lega le scene e che identifica la ragazzina si perde un po'. Nella prima scena lo hai usato come cliffhanger, e questo gli dà la sua importanza, ma nella seconda tutto quello che abbiamo è:
M.M ha scritto:Sul bordo della risaia, spostò il cibo nella tasca della giacca, la sfilò e coprì entrambi i corpi sotto il verde mimetico.
È un passaggio velocissimo, ottimo quando in un racconto lungo/romanzo vuoi inserire la semina che poi creerà un colpo di scena, senza far capire al lettore che il momento è fondamentale, ma qui siamo in chiusura di un racconto breve e i rimandi alla giacca sono solo due. Un terzo inserimento dell'elemento "giacca" (un po' come hai fatto con l'elemento "elicottero/iroquis" che invece è estremamente chiaro) ti avrebbe aiutato a spostare la concentrazione su quello e avrebbe reso più chiaro che l'attenzione doveva essere posta su quell'elemento per l'identificazione della ragazzina.
I miei complimenti per il modo in cui sei riuscito a ritrarre due scene così vivide in così pochi caratteri. Gran bella prova!
Sarà un piacere leggere il tuo libro appena sfoltisco un po' della mia TBR (T_T)
A presto e buona edition
Re: CORALE
Buonasera! felice gara!
Ora devo trovare più parole per dire che mi è davvero molto piaciuto il racconto, parole che non siano "perfavorescrivineancora".
Facendo le persone serie: ho dovuto rileggere due volte il racconto prima di capire che l'ordine cronologico è invertito, e forse è colpa mia che leggo quando sono stanca o forse bisognava rendere più esplicita la cosa. una volta capito l'ordine invertito, ho capito anche come hai interpretato il tema, e finalmente ho capito il racconto. MI è piaciuta molto la scelta di ambientare il tutto in vietnam, visto che ti permette di giocare sul mostro metaforico anzichè sul mostro letterale.
da un punto di vista grammaticale e linguistico nulla da eccepire.
Ora devo trovare più parole per dire che mi è davvero molto piaciuto il racconto, parole che non siano "perfavorescrivineancora".
Facendo le persone serie: ho dovuto rileggere due volte il racconto prima di capire che l'ordine cronologico è invertito, e forse è colpa mia che leggo quando sono stanca o forse bisognava rendere più esplicita la cosa. una volta capito l'ordine invertito, ho capito anche come hai interpretato il tema, e finalmente ho capito il racconto. MI è piaciuta molto la scelta di ambientare il tutto in vietnam, visto che ti permette di giocare sul mostro metaforico anzichè sul mostro letterale.
da un punto di vista grammaticale e linguistico nulla da eccepire.
- IL GLADIATORE
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Re: CORALE
Ciao Matteo, devo dire che il racconto mi ha lasciato scosso, disturbato e senza fiato e quindi ha fatto centro. La sensazione è che non sia stato scritto per piacere, perché non deve piacere ma deve parlare e lo fa gìa da quel piccolo dettaglio della giacca. Un dettaglio buttato lì - proprio come la giacca - che diventa simbolo dell'anima che si sfalda completamente in guerra ma che,, allo stesso tempo, riesce a conservare briciole di umanità. La bambina incontra entrambe le facce e tu la dipingi al solito con una prestazione da pollice quasi su.
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