se non posso seminare terrore, ispirerò amore
se non posso seminare terrore, ispirerò amore
SE NON POSSO SEMINARE TERRORE, ISPIRERO' AMORE
Qualcuno ha detto: “meglio essere temuti che amati”.
Parole figlie di tempi lontani dove regnava solo la legge del più forte e il valore della vita era pari a zero.
Le onde sovrastano la prua della nave, la stiva si inonda di schizzi dal sapore salmastro del mare,
ammassati come animali, decine di persone lottano con i conati e la paura della forza del mare che inclina la nave prima a destra poi a sinistra ,in su, in giù, molti pregano i loro Dei affinchè questo tormento abbia fine, altri piangono, urlano, altri tremanti si rannicchiano negli angoli piu' bui forse per sperare che non vengano toccati dal male che sta imperversando sopra loro.
Si apre il portellone della stiva e tra gli schizzi illuminati dalla luna si profila una figura urlante:
“ basta urlare, fate silenzio e ammucchiate i corpi inutili al centro della stiva “.
Alcuni tremanti trascinano i corpi senza vita dei loro compagni di sventura e li accatastano proprio davanti la scala mentre l'ombra urlante con una frusta in mano istiga alcuni di loro a prendere i corpi e buttarli in mare imprecando per il mancato guadagno.
Dopo qualche tempo indefinito, finalmente la furia del mare si placa, forse stanco di tanto dolore e di morte e lentamente la nave si avvia verso l' imboccatura del porto. La banchina scorre ai lati della nave, alcuni marinai mentre raccolgono gomene si fanno il segno della croce, sanno che la nave trasporta un carico di sofferenza, altri si fermano a fissare poi sputando a terra tornano al loro lavoro.
Arrivata alla sua banchina la nave attracca tra i garriti dei gabbiani accorsi dalla speranza di trovare qualcosa da mangiare nella spazzatura gettata in mare dai marinai di cambusa.
Gettata la passerella sul pontile, l'ombra urlante fa muovere in colonna, a colpi di frusta, quello che il mare ha risparmiato. Quegli esseri indifesi escono dalla stiva abbagliati dalla luce del sole e coprendosi gli occhi si accodano uno all' altro incamminandosi verso uno spiazzo nella banchina dove ad attenderli c'è un nutrito gruppo di persone che indugia con lo sguardo,capire quali sono quelli meno provati dal viaggio e più in salute è fondamentale come anche strappare un buon prezzo.
Il comandante della nave, Wally Wolf, scende per ultimo e si incammina verso la taverna dove lo aspetta una bottiglia di rum, il viaggio è stato difficile ed il carico ha subito varie perdite, non si aspettava un tempo così avverso e maledice Dio e quel “branco di animali” che aveva in stiva.
La bottiglia è quasi finita e Wally Wolf esce e si incammina verso la locanda lì vicino dove lo aspetta un buon letto caldo e morbido, niente a che vedere con quell' angusta cuccetta col materasso di foglie di granturco.
Entrando, ormai casa sua, saluta la proprietaria, tale Sally, e comincia a salire le scale dove appena in cima, sul piano, cerca in fondo al corridoio la porta con lo stemma WW.
Entra e senza preamboli si lascia cadere sul letto. L' effetto del rum non tarda a farsi sentire facendolo scivolare in un sonno profondo.
La spiaggia è bellissima, la brezza disegna piccole dune di sabbia bianchissima, il cielo azzurro rende il paesaggio incantevole; Wally Wolf si chiede “ che posto è mai questo? ”.
“ questo è il tuo cuore “. La voce lo fa sobbalzare ma sa già che a parlare è sua figlia,Polly, la sua bambina, morta di febbre anni prima. Le lacrime presero il posto delle parole e Wally abbraccia la figlia, la sente, la bacia , il cuore si gonfia di un amore ormai coperto dalle macerie di una vita sospesa dal dolore.
Passeggiano e parlano e ridono per un tempo indefinito …
“Vivi “ disse Polly mentre si allontanava come attratta da un forza magnetica, “vivi, Papà”.
Wally Wolf si sveglia madido di sudore, il realismo del sogno gli ha lasciato una strana e potente sensazione. Il ricordo e' talmente vivido che non sa se il confine tra realtà e immaginazione e' stato oltrepassato. Ma una cosa l' ha capita, non sarà mai più cattivo, non riverserà più il suo dolore sugli altri; ...non seminerà più terrore ma ispirerà amore...
BALDINI VALERIO
Qualcuno ha detto: “meglio essere temuti che amati”.
Parole figlie di tempi lontani dove regnava solo la legge del più forte e il valore della vita era pari a zero.
Le onde sovrastano la prua della nave, la stiva si inonda di schizzi dal sapore salmastro del mare,
ammassati come animali, decine di persone lottano con i conati e la paura della forza del mare che inclina la nave prima a destra poi a sinistra ,in su, in giù, molti pregano i loro Dei affinchè questo tormento abbia fine, altri piangono, urlano, altri tremanti si rannicchiano negli angoli piu' bui forse per sperare che non vengano toccati dal male che sta imperversando sopra loro.
Si apre il portellone della stiva e tra gli schizzi illuminati dalla luna si profila una figura urlante:
“ basta urlare, fate silenzio e ammucchiate i corpi inutili al centro della stiva “.
Alcuni tremanti trascinano i corpi senza vita dei loro compagni di sventura e li accatastano proprio davanti la scala mentre l'ombra urlante con una frusta in mano istiga alcuni di loro a prendere i corpi e buttarli in mare imprecando per il mancato guadagno.
Dopo qualche tempo indefinito, finalmente la furia del mare si placa, forse stanco di tanto dolore e di morte e lentamente la nave si avvia verso l' imboccatura del porto. La banchina scorre ai lati della nave, alcuni marinai mentre raccolgono gomene si fanno il segno della croce, sanno che la nave trasporta un carico di sofferenza, altri si fermano a fissare poi sputando a terra tornano al loro lavoro.
Arrivata alla sua banchina la nave attracca tra i garriti dei gabbiani accorsi dalla speranza di trovare qualcosa da mangiare nella spazzatura gettata in mare dai marinai di cambusa.
Gettata la passerella sul pontile, l'ombra urlante fa muovere in colonna, a colpi di frusta, quello che il mare ha risparmiato. Quegli esseri indifesi escono dalla stiva abbagliati dalla luce del sole e coprendosi gli occhi si accodano uno all' altro incamminandosi verso uno spiazzo nella banchina dove ad attenderli c'è un nutrito gruppo di persone che indugia con lo sguardo,capire quali sono quelli meno provati dal viaggio e più in salute è fondamentale come anche strappare un buon prezzo.
Il comandante della nave, Wally Wolf, scende per ultimo e si incammina verso la taverna dove lo aspetta una bottiglia di rum, il viaggio è stato difficile ed il carico ha subito varie perdite, non si aspettava un tempo così avverso e maledice Dio e quel “branco di animali” che aveva in stiva.
La bottiglia è quasi finita e Wally Wolf esce e si incammina verso la locanda lì vicino dove lo aspetta un buon letto caldo e morbido, niente a che vedere con quell' angusta cuccetta col materasso di foglie di granturco.
Entrando, ormai casa sua, saluta la proprietaria, tale Sally, e comincia a salire le scale dove appena in cima, sul piano, cerca in fondo al corridoio la porta con lo stemma WW.
Entra e senza preamboli si lascia cadere sul letto. L' effetto del rum non tarda a farsi sentire facendolo scivolare in un sonno profondo.
La spiaggia è bellissima, la brezza disegna piccole dune di sabbia bianchissima, il cielo azzurro rende il paesaggio incantevole; Wally Wolf si chiede “ che posto è mai questo? ”.
“ questo è il tuo cuore “. La voce lo fa sobbalzare ma sa già che a parlare è sua figlia,Polly, la sua bambina, morta di febbre anni prima. Le lacrime presero il posto delle parole e Wally abbraccia la figlia, la sente, la bacia , il cuore si gonfia di un amore ormai coperto dalle macerie di una vita sospesa dal dolore.
Passeggiano e parlano e ridono per un tempo indefinito …
“Vivi “ disse Polly mentre si allontanava come attratta da un forza magnetica, “vivi, Papà”.
Wally Wolf si sveglia madido di sudore, il realismo del sogno gli ha lasciato una strana e potente sensazione. Il ricordo e' talmente vivido che non sa se il confine tra realtà e immaginazione e' stato oltrepassato. Ma una cosa l' ha capita, non sarà mai più cattivo, non riverserà più il suo dolore sugli altri; ...non seminerà più terrore ma ispirerà amore...
BALDINI VALERIO
Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Ciao Valerio e benvenuto nell'Arena! Tutti i parametri ok, buona STEFANIA TONIOLO EDITION! Sei alla prima edizione e dovresti presentarti, anche solo con un PM al sottoscritto.
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1220
Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Ciao Valerio, benvenuto tra noi!
Uhm.. alooooora.... L'idea c'è, e l'ambientazione anche è interessante, la nave negriera è una scena forte che cattura l'attenzione.
Questi sono i punti forti del tuo racconto, ma in sincerità trovo più punti di miglioramento che di forza. La narrazione andrebbe asciugata un pochino, manterrei la visione su un singolo personaggio seguendo il concetto di "punto di vista", andrei a riscrivere alcuni punti del racconto per mostrare dettagli che siano effettivamente utili alla trama e non digressioni poco interessanti (per esempio, il nome della proprietaria della locanda) per risparmiare spazio per gli elementi davvero a valore aggiunto (l'hai fatto, a volte, per esempio il dettaglio dei gabbiani e della spazzatura è molto buono e aiuta a immergersi nell'ambientazione). La trama anche è qualcosa di terribilmente già visto e comunque gestito con un po' troppa faciloneria: basta un sogno vivido per cambiare il cuore di un negriero? Mi pare un po' troppo forzato e gratuito.
Insomma, per me è un nì: vedo una penna con del talento, ma anche un fiore che deve sbocciare. Un inizio nell'arena a cui do una sufficienza, ma che con un po' di impegno e costanza può diventare un ottimo.
Uhm.. alooooora.... L'idea c'è, e l'ambientazione anche è interessante, la nave negriera è una scena forte che cattura l'attenzione.
Questi sono i punti forti del tuo racconto, ma in sincerità trovo più punti di miglioramento che di forza. La narrazione andrebbe asciugata un pochino, manterrei la visione su un singolo personaggio seguendo il concetto di "punto di vista", andrei a riscrivere alcuni punti del racconto per mostrare dettagli che siano effettivamente utili alla trama e non digressioni poco interessanti (per esempio, il nome della proprietaria della locanda) per risparmiare spazio per gli elementi davvero a valore aggiunto (l'hai fatto, a volte, per esempio il dettaglio dei gabbiani e della spazzatura è molto buono e aiuta a immergersi nell'ambientazione). La trama anche è qualcosa di terribilmente già visto e comunque gestito con un po' troppa faciloneria: basta un sogno vivido per cambiare il cuore di un negriero? Mi pare un po' troppo forzato e gratuito.
Insomma, per me è un nì: vedo una penna con del talento, ma anche un fiore che deve sbocciare. Un inizio nell'arena a cui do una sufficienza, ma che con un po' di impegno e costanza può diventare un ottimo.
Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
gazie Matteo
hai ragione, "minuti contati" fa un po' paura ,
comunque riconosco che la seconda parte è debole anche per me potevo migliorarla ...
però non è un sogno normale, ha sognato la figlia, "vivi papà" secondo me è forte
grazie per le potenzialità...
hai ragione, "minuti contati" fa un po' paura ,
comunque riconosco che la seconda parte è debole anche per me potevo migliorarla ...
però non è un sogno normale, ha sognato la figlia, "vivi papà" secondo me è forte
grazie per le potenzialità...
- Mauro Bennici
- Messaggi: 175
Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Ciao Valerio,
Tema potente e, con variazioni, attuale. La realizzazione è altalenante ma su MinutiContati si migliora in fretta (esperienza diretta).
Hai uno stile definito che allo stesso tempo mi ha fatto bloccare e tornare indietro in più di un passaggio soprattutto per la lunghezza delle frasi.
Alcune andrebbero spezzate, almeno quando cambiano i soggetti e le azioni diventano multiple.
Alla prossima!
Tema potente e, con variazioni, attuale. La realizzazione è altalenante ma su MinutiContati si migliora in fretta (esperienza diretta).
Hai uno stile definito che allo stesso tempo mi ha fatto bloccare e tornare indietro in più di un passaggio soprattutto per la lunghezza delle frasi.
Alcune andrebbero spezzate, almeno quando cambiano i soggetti e le azioni diventano multiple.
Alla prossima!
Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
grazie Mauro
terrò sicuramente conto del consiglio.
come prima esperienza è stata forte, sono partito in quarta e a metà mi sono arenato e i minuti passavano...mi è venuta l' ansia da prestazione. Ma tutti i commenti vengono presi con l' umiltà la serietà di uno che ha solo da imparare.
Valerio
terrò sicuramente conto del consiglio.
come prima esperienza è stata forte, sono partito in quarta e a metà mi sono arenato e i minuti passavano...mi è venuta l' ansia da prestazione. Ma tutti i commenti vengono presi con l' umiltà la serietà di uno che ha solo da imparare.
Valerio
- Mario Mazzafoglie
- Messaggi: 250
Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Se non posso... - Valerio Baldini
Ciao Valerio, un piacere leggerti.
Il tuo racconto non è male, soprattutto per essere la tua prima volta qui. Hai creato una storia ben delineata, coerente e il tema mi sembra centrato.
Le pecche, a mio avviso, sono dal punto di vista stilistico.
Ti elenco le 4 cose che balzano subito all'occhio e che non avrai difficoltà a migliorare immediatamente:
1. Fai frasi più brevi, spezzandole quando c'è un cambio di soggetto.
2. Niente spazi vuoti accanto alle " " nei dialoghi.
3. Inizia i dialoghi con il Maiuscolo.
4. Più fantasia nel titolo
Alla prossima, buona edition.
Ciao Valerio, un piacere leggerti.
Il tuo racconto non è male, soprattutto per essere la tua prima volta qui. Hai creato una storia ben delineata, coerente e il tema mi sembra centrato.
Le pecche, a mio avviso, sono dal punto di vista stilistico.
Ti elenco le 4 cose che balzano subito all'occhio e che non avrai difficoltà a migliorare immediatamente:
1. Fai frasi più brevi, spezzandole quando c'è un cambio di soggetto.
2. Niente spazi vuoti accanto alle " " nei dialoghi.
3. Inizia i dialoghi con il Maiuscolo.
4. Più fantasia nel titolo
Alla prossima, buona edition.
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Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Gusto personale: Ciao Valerio! Benvenuto sull’arena. Se questo e’ il tuo primo racconto su Minuti contati, complimenti davvero. Un’ottima prima prova (molto migliore della mia prima volta un paio di anni fa!) Quindi non ti scoraggiare se i commenti e le critiche abbondano, sono fatti per aiutare e aiutarci a migliorare. Viste le basi, sono sicuro che gia’ dalla prossima volta andra’ meglio!
Aderenza al tema: Un po’ forzata. C’e’ uno schiavista che fa un sogno e decide di essere buono. Avrei preferito che dopo il sogno, tu ci avessi mostrato il cambiamento in un gesto, un piccolo episodio che ci fa capire che il sogno lo ha cambiato. Invece ce lo dici cosi’, direttamente, e la cosa perde efficacia.
Stile: Uno stile ancora un po’ acerbo. Le frasi sono un po’ troppo lunghe, sia per delle espressioni un po’ verbose sia per la mancanza di punti. I dialoghi sono a volte poco naturali.
Esempio 1: Le onde sovrastano la prua della nave, la stiva si inonda di schizzi dal sapore salmastro del mare, ammassati come animali, decine di persone lottano con i conati e la paura della forza del mare che inclina la nave prima a destra poi a sinistra ,in su, in giù, molti pregano i loro Dei affinchè questo tormento abbia fine, altri piangono, urlano, altri tremanti si rannicchiano negli angoli piu' bui forse per sperare che non vengano toccati dal male che sta imperversando sopra loro.
Io (senza modificare le parole) l’avrei scritta cosi’: Le onde sovrastano la prua della nave e la stiva si inonda di schizzi dal sapore salmastro del mare. Ammassati come animali, decine di persone lottano con i conati e la paura della forza del mare che inclina la nave prima a destra poi a sinistra ,in su, in giù. Molti pregano i loro Dei affinchè questo tormento abbia fine. Altri piangono, urlano, altri tremanti si rannicchiano negli angoli piu' bui forse per sperare che non vengano toccati dal male che sta imperversando sopra loro.
In realta’ l’avrei accorciata un po’ evitando qualche ripetizione (altri, altri) e qualche aggettivo inutile (l’acqua del mare e’ per definizione salmastra), etc.
Esempio 2: “ basta urlare, fate silenzio e ammucchiate i corpi inutili al centro della stiva “. Avrei detto solo Basta urlare! O Fate silenzio!, ma non entrambi. E “inutili” e’ superfluo: vuol dire che ci sono dei corpi utili che non vanno gettati in mare?
Coerenza interna: Non ci sono problemi di coerenza che io abbia rilevato.
Forma: Qualche maiuscola che manca, qualche accordo maschile-femminile da rivedere (ammassati come animali, decine di persone), anche i tempi verbali a volte inciampano (la maggior parte del racconto e’ al presente ma ogni tanto c’e’ un passato che si intrufola (le lacrime presero il sopravvento).
Spero di rileggerti nella prossima edizione!
Aderenza al tema: Un po’ forzata. C’e’ uno schiavista che fa un sogno e decide di essere buono. Avrei preferito che dopo il sogno, tu ci avessi mostrato il cambiamento in un gesto, un piccolo episodio che ci fa capire che il sogno lo ha cambiato. Invece ce lo dici cosi’, direttamente, e la cosa perde efficacia.
Stile: Uno stile ancora un po’ acerbo. Le frasi sono un po’ troppo lunghe, sia per delle espressioni un po’ verbose sia per la mancanza di punti. I dialoghi sono a volte poco naturali.
Esempio 1: Le onde sovrastano la prua della nave, la stiva si inonda di schizzi dal sapore salmastro del mare, ammassati come animali, decine di persone lottano con i conati e la paura della forza del mare che inclina la nave prima a destra poi a sinistra ,in su, in giù, molti pregano i loro Dei affinchè questo tormento abbia fine, altri piangono, urlano, altri tremanti si rannicchiano negli angoli piu' bui forse per sperare che non vengano toccati dal male che sta imperversando sopra loro.
Io (senza modificare le parole) l’avrei scritta cosi’: Le onde sovrastano la prua della nave e la stiva si inonda di schizzi dal sapore salmastro del mare. Ammassati come animali, decine di persone lottano con i conati e la paura della forza del mare che inclina la nave prima a destra poi a sinistra ,in su, in giù. Molti pregano i loro Dei affinchè questo tormento abbia fine. Altri piangono, urlano, altri tremanti si rannicchiano negli angoli piu' bui forse per sperare che non vengano toccati dal male che sta imperversando sopra loro.
In realta’ l’avrei accorciata un po’ evitando qualche ripetizione (altri, altri) e qualche aggettivo inutile (l’acqua del mare e’ per definizione salmastra), etc.
Esempio 2: “ basta urlare, fate silenzio e ammucchiate i corpi inutili al centro della stiva “. Avrei detto solo Basta urlare! O Fate silenzio!, ma non entrambi. E “inutili” e’ superfluo: vuol dire che ci sono dei corpi utili che non vanno gettati in mare?
Coerenza interna: Non ci sono problemi di coerenza che io abbia rilevato.
Forma: Qualche maiuscola che manca, qualche accordo maschile-femminile da rivedere (ammassati come animali, decine di persone), anche i tempi verbali a volte inciampano (la maggior parte del racconto e’ al presente ma ogni tanto c’e’ un passato che si intrufola (le lacrime presero il sopravvento).
Spero di rileggerti nella prossima edizione!
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- Messaggi: 187
Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Dimenticavo: Frase preferita: il cuore si gonfia di un amore ormai coperto dalle macerie di una vita sospesa dal dolore
Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Valerio, devo tirarti le orecchie. I commenti si postano con unico messaggio insieme alla classifica, non con messaggi separati che vanno a intasare il tread. Per questa volta ho sistemato io, ma occhio per le prossime ;)
Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Prima esperienza in minuti contati? Wow! Davvero un buon lavoro. Sì, hai terminato un po’ di corsa; è vero il sogno è potente, ma un’azione anziché solo l’intenzione del cambiamento sarebbe stata più centrata. Buon lavoro comunque. Sempre più difficile stilare la classifica, imparerò mai a non affezionarmi agli autori?
- Emiliano Maramonte
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Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Ciao Valerio! Molto lieto di conoscerti!
Lo capisco, perché ci sono passato anche io, il primo impatto con Minuti Contati è disorientante, sia dal punto di vista delle diaboliche quattro ore, sia da quello dell'interazione incrociata con gli altri concorrenti. Però, lasciami dire, che se deciderai di continuare, è una palestra formidabile umanamente e tecnicamente! Quindi tieni duro!
La storia ha una sua profondità: il capitano di una nave che trasporta schiavi, scende al porto per bersi la proverbiale bottiglia di rum, ma, alla locanda, ha un sogno e cambia atteggiamento nei confronti della vita.
Sarebbe stata una trama bomba se te la fossi giocata con un preciso schema. Poi ti spiego. Intanto due parole sullo stile, che ho trovato un po' "old style", con un narrazione piena di frasi lunghe e di "raccontato" (che però non è un inconveniente da strapparsi i capelli); occhio poi alla gestione grammaticale, perché ho visto tanta confusione nell'uso delle virgolette del discorso diretto e della punteggiatura, ma questo aspetto si può sistemare con l'esercizio e lo studio.
Uno schema, dicevo. In racconti brevi come quelli di Minuti Contati bisogna partire da un incipit accattivante, per poi gettare in faccia al lettore un conflitto narrativo, e chiudere in bellezza con un bello schiaffo emotivo. Attenzione: questo non è Vangelo, ma è una formula di buon senso per dare al lettore un motivo per leggere la tua storia.
Nel caso specifico del tuo racconto, per fare un esempio banale, potevi mostrare il capitano Wolf che va a controllare che tutto sia a posto nella stiva piena di schiavi e cominci a mostrare che le sue certezze cominciano a vacillare, magari ha visto troppa sofferenza e prova un dilemma morale. Quando scende dalla nave, accade qualcosa. La butto lì: una schiava con un bambino chiede aiuto per il proprio figlio che sta male, e questo può essere un elemento scatenante per accostare una sua situazione personale (magari la figlia ha avuto la turbecolosi ed è morta, chessò), all'evento. E qui Wolf ha il colpo di grazia e cambia atteggiamento. Climax. Fine.
Il tema è centrato solo in senso molto lato, in quanto hai ripreso la frase del tema, ma manca proprio la fase di passaggio dal terrore all'amore.
In ogni caso sarò felice di rileggerti e vedrai che nelle prossime Edition andrà meglio!
Buona gara!
Emiliano
Lo capisco, perché ci sono passato anche io, il primo impatto con Minuti Contati è disorientante, sia dal punto di vista delle diaboliche quattro ore, sia da quello dell'interazione incrociata con gli altri concorrenti. Però, lasciami dire, che se deciderai di continuare, è una palestra formidabile umanamente e tecnicamente! Quindi tieni duro!
La storia ha una sua profondità: il capitano di una nave che trasporta schiavi, scende al porto per bersi la proverbiale bottiglia di rum, ma, alla locanda, ha un sogno e cambia atteggiamento nei confronti della vita.
Sarebbe stata una trama bomba se te la fossi giocata con un preciso schema. Poi ti spiego. Intanto due parole sullo stile, che ho trovato un po' "old style", con un narrazione piena di frasi lunghe e di "raccontato" (che però non è un inconveniente da strapparsi i capelli); occhio poi alla gestione grammaticale, perché ho visto tanta confusione nell'uso delle virgolette del discorso diretto e della punteggiatura, ma questo aspetto si può sistemare con l'esercizio e lo studio.
Uno schema, dicevo. In racconti brevi come quelli di Minuti Contati bisogna partire da un incipit accattivante, per poi gettare in faccia al lettore un conflitto narrativo, e chiudere in bellezza con un bello schiaffo emotivo. Attenzione: questo non è Vangelo, ma è una formula di buon senso per dare al lettore un motivo per leggere la tua storia.
Nel caso specifico del tuo racconto, per fare un esempio banale, potevi mostrare il capitano Wolf che va a controllare che tutto sia a posto nella stiva piena di schiavi e cominci a mostrare che le sue certezze cominciano a vacillare, magari ha visto troppa sofferenza e prova un dilemma morale. Quando scende dalla nave, accade qualcosa. La butto lì: una schiava con un bambino chiede aiuto per il proprio figlio che sta male, e questo può essere un elemento scatenante per accostare una sua situazione personale (magari la figlia ha avuto la turbecolosi ed è morta, chessò), all'evento. E qui Wolf ha il colpo di grazia e cambia atteggiamento. Climax. Fine.
Il tema è centrato solo in senso molto lato, in quanto hai ripreso la frase del tema, ma manca proprio la fase di passaggio dal terrore all'amore.
In ogni caso sarò felice di rileggerti e vedrai che nelle prossime Edition andrà meglio!
Buona gara!
Emiliano
- Bescottina
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Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Ciao, Valerio, benvenuto a Minuti Contati!
Come ti hanno già detto nei commenti precedenti, non farti scoraggiare dai commenti, ma prendi ogni critica come uno spunto per pensare a come potresti rimaneggiare il racconto - le riscritture sono una grande palestra - e come potresti applicarle ai prossimi racconti.
Hai aperto con "Qualcuno ha detto: “meglio essere temuti che amati”." che di per sé fa una "promessa" al lettore, promessa che però non viene rispettata. Mi aspettavo di leggere di un protagonista saldo in questa convinzione, che però vive un'esperienza che gli fa cambiare idea.
Per quanto sia evocativa la scena della nave che attracca (al netto di ripetizioni e periodi eccessivamente lunghi, come ti hanno già fatto notare), è contenutisticamente vuota. Dà una buona immagine a "volo d'aquila", ma non ci porta nel vivo del protagonista. Tutto il suo arco di evoluzione si snoda nelle ultime righe e senza che accada qualcosa: lui sogna la figlia, per caso, come avrebbe potuto sognarla in qualsiasi altro momento. È l'effetto "epifania", che ti sconsiglio di usare: toglie mordente e credibilità. Nei racconti c'è sempre bisogno di un meccanismo "causa-effetto" che crei una concatenazione logica di eventi.
Qui abbiamo, ridotto al succo:
capitano di nave schiavista attracca al porto --> va in taverna --> beve --> si sposta in locanda --> sogna la figlia --> decide di smettere di essere cattivo
è un impianto un po' debole e come vedi non ci sono collegamenti logici tra i passaggi, sono disconnessi.
Il consiglio di Emiliano, per esempio, è ottimo e i collegamenti logici tra le fasi potrebbero andare più o meno così:
capitano di nave schiavista attracca al porto --> nello "scarico merci", una schiava chiede aiuto per il figlio malato --> il figlio ha la stessa malattia che ha ucciso la figlia del capitano --> il capitano si immedesima, si chiede: e se fosse mia figlia? Se qualcuno l'avesse aiutata invece di ignorarla, come è successo? Si sarebbe salvata? --> il capitano salva il figlio della schiava e decide di non commerciare più esseri umani
Ogni passo porta all'altro, insomma. Nel tuo schema va tutto bene fino a "si sposta in locanda", poi sogna senza motivo la figlia e ha un'epifania perché deve.
Per i prossimi racconti, puoi provare a farti uno schema a punti per vedere se ci sono collegamenti logici tra le azioni, in modo che ogni evento abbia una ricaduta sui successivi.
Sarò felice di rileggerti nelle prossime edizioni!
Buona edition!
Barbara
Come ti hanno già detto nei commenti precedenti, non farti scoraggiare dai commenti, ma prendi ogni critica come uno spunto per pensare a come potresti rimaneggiare il racconto - le riscritture sono una grande palestra - e come potresti applicarle ai prossimi racconti.
Hai aperto con "Qualcuno ha detto: “meglio essere temuti che amati”." che di per sé fa una "promessa" al lettore, promessa che però non viene rispettata. Mi aspettavo di leggere di un protagonista saldo in questa convinzione, che però vive un'esperienza che gli fa cambiare idea.
Per quanto sia evocativa la scena della nave che attracca (al netto di ripetizioni e periodi eccessivamente lunghi, come ti hanno già fatto notare), è contenutisticamente vuota. Dà una buona immagine a "volo d'aquila", ma non ci porta nel vivo del protagonista. Tutto il suo arco di evoluzione si snoda nelle ultime righe e senza che accada qualcosa: lui sogna la figlia, per caso, come avrebbe potuto sognarla in qualsiasi altro momento. È l'effetto "epifania", che ti sconsiglio di usare: toglie mordente e credibilità. Nei racconti c'è sempre bisogno di un meccanismo "causa-effetto" che crei una concatenazione logica di eventi.
Qui abbiamo, ridotto al succo:
capitano di nave schiavista attracca al porto --> va in taverna --> beve --> si sposta in locanda --> sogna la figlia --> decide di smettere di essere cattivo
è un impianto un po' debole e come vedi non ci sono collegamenti logici tra i passaggi, sono disconnessi.
Il consiglio di Emiliano, per esempio, è ottimo e i collegamenti logici tra le fasi potrebbero andare più o meno così:
capitano di nave schiavista attracca al porto --> nello "scarico merci", una schiava chiede aiuto per il figlio malato --> il figlio ha la stessa malattia che ha ucciso la figlia del capitano --> il capitano si immedesima, si chiede: e se fosse mia figlia? Se qualcuno l'avesse aiutata invece di ignorarla, come è successo? Si sarebbe salvata? --> il capitano salva il figlio della schiava e decide di non commerciare più esseri umani
Ogni passo porta all'altro, insomma. Nel tuo schema va tutto bene fino a "si sposta in locanda", poi sogna senza motivo la figlia e ha un'epifania perché deve.
Per i prossimi racconti, puoi provare a farti uno schema a punti per vedere se ci sono collegamenti logici tra le azioni, in modo che ogni evento abbia una ricaduta sui successivi.
Sarò felice di rileggerti nelle prossime edizioni!
Buona edition!
Barbara
- mdestefano
- Messaggi: 18
Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Lupo59 ha scritto:SE NON POSSO SEMINARE TERRORE, ISPIRERO' AMORE
Qualcuno ha detto: “meglio essere temuti che amati”.
Parole figlie di tempi lontani dove regnava solo la legge del più forte e il valore della vita era pari a zero.
Le onde sovrastano la prua della nave, la stiva si inonda di schizzi dal sapore salmastro del mare,
ammassati come animali, decine di persone lottano con i conati e la paura della forza del mare che inclina la nave prima a destra poi a sinistra ,in su, in giù, molti pregano i loro Dei affinchè questo tormento abbia fine, altri piangono, urlano, altri tremanti si rannicchiano negli angoli piu' bui forse per sperare che non vengano toccati dal male che sta imperversando sopra loro.
Si apre il portellone della stiva e tra gli schizzi illuminati dalla luna si profila una figura urlante:
“ basta urlare, fate silenzio e ammucchiate i corpi inutili al centro della stiva “.
Alcuni tremanti trascinano i corpi senza vita dei loro compagni di sventura e li accatastano proprio davanti la scala mentre l'ombra urlante con una frusta in mano istiga alcuni di loro a prendere i corpi e buttarli in mare imprecando per il mancato guadagno.
Dopo qualche tempo indefinito, finalmente la furia del mare si placa, forse stanco di tanto dolore e di morte e lentamente la nave si avvia verso l' imboccatura del porto. La banchina scorre ai lati della nave, alcuni marinai mentre raccolgono gomene si fanno il segno della croce, sanno che la nave trasporta un carico di sofferenza, altri si fermano a fissare poi sputando a terra tornano al loro lavoro.
Arrivata alla sua banchina la nave attracca tra i garriti dei gabbiani accorsi dalla speranza di trovare qualcosa da mangiare nella spazzatura gettata in mare dai marinai di cambusa.
Gettata la passerella sul pontile, l'ombra urlante fa muovere in colonna, a colpi di frusta, quello che il mare ha risparmiato. Quegli esseri indifesi escono dalla stiva abbagliati dalla luce del sole e coprendosi gli occhi si accodano uno all' altro incamminandosi verso uno spiazzo nella banchina dove ad attenderli c'è un nutrito gruppo di persone che indugia con lo sguardo,capire quali sono quelli meno provati dal viaggio e più in salute è fondamentale come anche strappare un buon prezzo.
Il comandante della nave, Wally Wolf, scende per ultimo e si incammina verso la taverna dove lo aspetta una bottiglia di rum, il viaggio è stato difficile ed il carico ha subito varie perdite, non si aspettava un tempo così avverso e maledice Dio e quel “branco di animali” che aveva in stiva.
La bottiglia è quasi finita e Wally Wolf esce e si incammina verso la locanda lì vicino dove lo aspetta un buon letto caldo e morbido, niente a che vedere con quell' angusta cuccetta col materasso di foglie di granturco.
Entrando, ormai casa sua, saluta la proprietaria, tale Sally, e comincia a salire le scale dove appena in cima, sul piano, cerca in fondo al corridoio la porta con lo stemma WW.
Entra e senza preamboli si lascia cadere sul letto. L' effetto del rum non tarda a farsi sentire facendolo scivolare in un sonno profondo.
La spiaggia è bellissima, la brezza disegna piccole dune di sabbia bianchissima, il cielo azzurro rende il paesaggio incantevole; Wally Wolf si chiede “ che posto è mai questo? ”.
“ questo è il tuo cuore “. La voce lo fa sobbalzare ma sa già che a parlare è sua figlia,Polly, la sua bambina, morta di febbre anni prima. Le lacrime presero il posto delle parole e Wally abbraccia la figlia, la sente, la bacia , il cuore si gonfia di un amore ormai coperto dalle macerie di una vita sospesa dal dolore.
Passeggiano e parlano e ridono per un tempo indefinito …
“Vivi “ disse Polly mentre si allontanava come attratta da un forza magnetica, “vivi, Papà”.
Wally Wolf si sveglia madido di sudore, il realismo del sogno gli ha lasciato una strana e potente sensazione. Il ricordo e' talmente vivido che non sa se il confine tra realtà e immaginazione e' stato oltrepassato. Ma una cosa l' ha capita, non sarà mai più cattivo, non riverserà più il suo dolore sugli altri; ...non seminerà più terrore ma ispirerà amore...
BALDINI VALERIO
Ciao Valerio, piacere di conoscerti e di leggerti.
Il tuo racconto ha un forte impatto visivo e riesce a trasmettere in modo vivido la brutalità della tratta degli schiavi. Le immagini sono potenti, il lettore viene immerso nella disperazione della stiva e poi nel cinismo della compravendita sulla banchina. L’arco del protagonista è interessante, con il cambiamento interiore che si manifesta attraverso il sogno e il ricordo della figlia, anche se la sua redenzione arriva in modo un po’ repentino.
Uno dei punti di forza è sicuramente l’ambientazione, che si percepisce come cruda e realistica. Il modo in cui i marinai reagiscono, chi con indifferenza e chi con disgusto, aggiunge profondità alla narrazione e mostra come il male possa essere normalizzato da chi ci convive ogni giorno. Anche il dettaglio dei gabbiani che cercano cibo tra la spazzatura è un bel tocco: enfatizza la brutalità della scena senza bisogno di spiegazioni dirette.
Dal punto di vista stilistico, però, ci sono alcuni punti che rallentano la lettura. In particolare, nelle prime battute, le frasi molto lunghe e spesso coordinate con virgole rendono il ritmo un po’ macchinoso. Specialmente il terzo periodo potrebbe essere spezzato per facilitare la comprensione.
Per quanto riguarda l’aderenza al tema, il collegamento c’è, ma risulta un po’ forzato. Il concetto di "se non posso seminare terrore, ispirerò amore" viene interpretato in modo molto letterale, con il protagonista che passa dal seminare terrore a voler ispirare amore dopo un singolo sogno. Il cambiamento interiore avrebbe forse avuto più forza se fosse stato più graduale, magari con qualche accenno precedente a un’inquietudine latente nel personaggio.
Nel complesso, è un racconto evocativo e d’impatto, con un’ottima ambientazione e un protagonista che ha un percorso interessante, anche se il suo cambiamento avrebbe potuto essere sviluppato con più sfumature.
Grazie e buona edition!
Manuel De Stefano
Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Ciao!
Il racconto, di per sé, non è male (tematicamente).
Quello che rende complessa la lettura e ne inficia anzi parte è lo stile e in generale tutto l'aspetto linguistico grammaticale.
Le frasi sono strutturate male, troppo lunghe o troppi brevi, e dove sono troppo lunghe mancano le virgole e le congiunzioni (non ripeterò i commenti dei colleghi, ma sono d'accordo). Questo va a influire sul ritmo: laddove la struttura del racconto è molto semplice - e non molto solida - delle frasi costruite meglio avrebbero reso il tutto più leggibile. Hai scelto il mare come ambientazione, ti avrebbe permesso di giocare molto su questa cosa.
Il finale, in particolare, l'ho trovato un po' debole. Bella, come idea, ma il tormento interiore del capitano avrebbe meritato molto più spazio.
Il racconto, di per sé, non è male (tematicamente).
Quello che rende complessa la lettura e ne inficia anzi parte è lo stile e in generale tutto l'aspetto linguistico grammaticale.
Le frasi sono strutturate male, troppo lunghe o troppi brevi, e dove sono troppo lunghe mancano le virgole e le congiunzioni (non ripeterò i commenti dei colleghi, ma sono d'accordo). Questo va a influire sul ritmo: laddove la struttura del racconto è molto semplice - e non molto solida - delle frasi costruite meglio avrebbero reso il tutto più leggibile. Hai scelto il mare come ambientazione, ti avrebbe permesso di giocare molto su questa cosa.
Il finale, in particolare, l'ho trovato un po' debole. Bella, come idea, ma il tormento interiore del capitano avrebbe meritato molto più spazio.
- IL GLADIATORE
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Re: se non posso seminare terrore, ispirerò amore
Ciao Valerio, il racconto ha un messaggio forte e sincero, sorretto da un impianto narrativo chiaro: la redenzione di un uomo spezzato dal dolore. Mi è piaciuto l'incipit, crudo ed efficace, che crea subito disagio e coinvolgimento. Il sogno con la figlia morta è toccante, anche se prevedibile come svolta. Stilisticamente, però, il testo presenta diverse criticità: l’uso eccessivo di aggettivi, punteggiatura non troppo coerente, ripetizioni e frasi lunghe rendono la lettura faticosa. Il finale, pur emotivo, avrebbe più forza con un linguaggio più asciutto e controllato. Il racconto ha grandi intenzioni e un cuore vero, ma manca di rifinitura formale e coerenza stilistica per raggiungere del tutto il suo potenziale. Direi che hai molto margine di miglioramento e sei nel posto giusto. Da segnalare la tua capacità di creare empatia e di mettere il cuore in quello che scrivi. In questa palestra, pulendo lo stile e maturando la capacità di maneggiare gli strumenti, puoi davvero dire la tua. Una valutazione di un pollice tendente al positivo in modo solido ma non brillante.
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