Oscure Nostalgie

Un tema dell'Antico, tante all stars dell'Era come giudici, cinquemila caratteri a disposizione nelle solite quattro ore. Quando? Lunedì 16 giugno alle 21.00!
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MatteoMantoani
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Oscure Nostalgie

Messaggio#1 » martedì 17 giugno 2025, 0:00

Mark si sdraia sul lettino e stende la gamba.
La donna prende il suo piede tra le mani. «Puoi farmi smettere quando vuoi.»
Appoggia il tampone imbevuto di acido sulla ferita.
Il calore cresce, un filo di vapore serpeggia verso l'alto.
Mark irrigidisce i muscoli e trema. Non riesce a stare fermo, gli inservienti lo tengono fermo col peso del loro corpo.
Ondate di dolore partono dall’alluce e si propagano senza controllo, in un’esplosione di dolore cieco.
Mark scalcia ma non può sottrarsi, non ancora.

Mark staccò il flauto dal labbro interrompendo la musica. Accarezzò il suo belar, il cui pelo profumato si illuminava di scintille nella notte rischiarata dalle tre lune piene. Un’aria tiepida sfiorava le cime degli altissimi flordan dal tronco azzurro, sui cui rami i fintor avevano appena iniziato a intonare il loro dolce canto.
Con gli occhi al cielo, ripensò alle parole della canzone. Erano davvero suggestive: narravano di un tempo lontano, in cui l’uomo viveva in un pianeta sovraffollato e si faceva guidare da ignoranza e superstizioni. Era il tempo delle antiche religioni e dei loro crudeli rituali di sangue.
Sacrifici umani, mutilazioni, flagellazioni.
Mark si accorse di aver stretto il pugno. Risollevò le dita e notò i segni lasciati dalle unghie. Storse la bocca.


Il piede non risponde più alla sua volontà. Ormai è scomparso, inghiottito da un fuoco liquido che sale dalla gamba come un veleno. La donna gli lancia uno sguardo, alleggerisce la pressione e gli dà un attimo di sollievo, poi preme anche più forte di prima. Mark piega la testa all’indietro, si mette a urlare. Scalcia, si dimena, ma le braccia forti lo tengono inchiodato al lettino. Si rende conto della bava che gli esce dalla bocca, se ne vergogna, ma non ha più il controllo del suo corpo.

Aveva letto e riletto il messaggio incredulo: l’Accademia aveva accolto la sua richiesta. Con dita tremanti spense lo schermo, si fissò il palmo della mano, chiuse il pugno e affondò per l’ennesima volta le unghie nella carne. Il suo belar gli accarezzava la pelle scoperta della caviglia strusciandosi su di lui. Mark lo scansò con un calcio gentile e aprì il palmo. Contemplò le piccole gocce di sangue. Accarezzò la ferita con il pollice e sparse il rosso sulla pelle chiara.
Non provava niente.
Niente.
Prese il flauto e ricominciò a suonare. La canzone raccontava di come l’umanità scoprì il viaggio interstellare e di come scelse di modificare il proprio corpo per sopportare la pressione dell’accelerazione a sub-luce. Le ossa si rompevano in silenzio, ma si rimarginavano e guarivano senza alcun dolore.


«Più in fondo, più in fondo.»
Sente il tampone infuocato penetrargli nella carne, si agita e urla.
«Figliolo, sono vicina al nervo, non posso più di così.»
Le parole gli escono tra suoni animaleschi. «Aspettate.» Stringe i denti e sbava. «Aspettate.»

Aveva tagliato la gola al suo belar. L’animale non era morto subito, ma aveva emesso qualche suono penoso, lo aveva fissato a lungo con occhi atterriti e tristi, e infine si era spento. Mark aveva contemplato quella sofferenza impreparato: peccato che l’animale non potesse parlargli per descrivere quel momento.
Cosa provava? Cosa voleva? Perché emetteva quei suoni?
Lo aprì e cercò tra le sue interiora, analizzò al microscopio dei campioni di tessuto, distillò i neurotrasmettitori dal sistema nervoso centrale, studiò e ristudiò.
Cos’era il dolore? Cos’aveva di così terribile? Perché le antiche religioni lo idolatravano? E perché l’uomo aveva scelto di non provarlo più?
L’Accademia aveva accolto la sua richiesta, gli avrebbero permesso di fare esperimenti con il
dolor-6.
Mark aveva condotto ricerche per conto suo, ma invano: era ora di mettersi in gioco in prima persona.


«Basta! Basta!»
Appena la donna interrompe il contatto con l'acido e tutto si spegne all’improvviso.
Rilassa i muscoli, riprende fiato, resta immobile e fissa il soffitto.
«Mark, come ti senti?»
Il solo ripensare a quello che ha provato fino a pochissimi istanti prima lo riempie di terrore, ma si rende conto che più ci prova più il ricordo sbiadisce, come se il suo cervello si rifiutasse di riportare alla mente quell’esperienza tremenda. Una parte di sé vede tutto chiaro, distinto, ma una forza indomabile gli impone di andare oltre, di concentrarsi sull’assenza di dolore, sul fatto che è ormai tutto finito.
Il cuore riprende a battere normalmente, l’aria nei polmoni ha un gusto diverso. Si sente sollevato, in pace, in estasi per aver scampato quella tremenda esperienza. Capisce perché un tempo il dolore era così importante, perché ci fossero religioni che ne facevano il punto cardine della loro dottrina.
Sghignazza, ride.
«Mark, tutto bene?» La voce della donna è tesa, preoccupata, ma gli fa solo pena perché non immagina nemmeno come si sente.
L’effetto del dolor-6 sta per svanire e il suo corpo diventerà di nuovo incapace di provare dolore: sa che non può fermarsi così. «Ricominciamo.»
Il cuore gli batte forte: è terrorizzato, inorridito, e tremendamente eccitato.
Ultima modifica di MatteoMantoani il martedì 17 giugno 2025, 0:19, modificato 18 volte in totale.



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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#2 » martedì 17 giugno 2025, 0:02

Ciao Matteo! Parametri tutti ok anche per te, buona conclusione d'Era!

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Emiliano Maramonte
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#3 » martedì 17 giugno 2025, 18:08

Ciao Matteo! Bentrovato anche nell'ultima tappa di quest'emozionante Era!
Hai costruito il racconto con una trama su due binari che, in qualche modo, convergono. Il centro di tutto però è un "mostro" con cui l'umanità ha dovuto fare i conti sin dai suoi albori, ossia il dolore. La religione dice che il dolore è un mistero o un dono. Tu sei riuscito a esprimere benissimo il tormento interiore del protagonista (il quale probabilmente è anche il simbolo di tutta l'umanità), che cerca una riposta a un sempiterno enigma. Ma ciò che è inedito è la premessa: si parte da una assenza di dolore.
C'è un'intera letteratura horror su questo tema, a partire da Clive Barker per arrivare a certa cinematografia che di sicuro conoscerai (cito qui solo il film "Martyrs", emblematico in tal senso), nella quale il concetto di sofferenza viene esplorato a partire dalla sua PRESENZA, che genera il bisogno di comprenderlo e quindi accettarlo. Invece in "Oscure Nostalgie", un'umanità trasformata per necessità evolutive, vuole riappropriarsi della capacità di provarlo per capire chi è, per sapere che è viva. In fondo, per citare altre opere dello stesso tenore, il dolore ci dice chi e cosa siamo.
Il testo è scritto benissimo, quasi del tutto privo di sbavature tecniche. Purtroppo la sovrapposizione delle due linee narrative non è immediata, anche perché una delle due sconfina nel fantasy. Ho dovuto rileggere il racconto tre volte per appropriarmi dei significati (e i significanti) che hai voluto esprimere. Se ho ben capito, la linea temporale in corsivo è relativa alla trasformazione dell'umanità dopo la modifica genetica (chiamiamola così).
Molto interessante il finale con Mark che sente il bisogno di ripiombare nell'abisso della sofferenza a causa di una sorta di dipendenza sviluppata dopo gli esperimenti.

In bocca al lupo e buona conclusione d'Era!
Emiliano.

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MatteoMantoani
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#4 » martedì 17 giugno 2025, 22:27

Emiliano Maramonte ha scritto:Ciao Matteo! Bentrovato anche nell'ultima tappa di quest'emozionante Era!
Hai costruito il racconto con una trama su due binari che, in qualche modo, convergono. Il centro di tutto però è un "mostro" con cui l'umanità ha dovuto fare i conti sin dai suoi albori, ossia il dolore. La religione dice che il dolore è un mistero o un dono. Tu sei riuscito a esprimere benissimo il tormento interiore del protagonista (il quale probabilmente è anche il simbolo di tutta l'umanità), che cerca una riposta a un sempiterno enigma. Ma ciò che è inedito è la premessa: si parte da una assenza di dolore.
C'è un'intera letteratura horror su questo tema, a partire da Clive Barker per arrivare a certa cinematografia che di sicuro conoscerai (cito qui solo il film "Martyrs", emblematico in tal senso), nella quale il concetto di sofferenza viene esplorato a partire dalla sua PRESENZA, che genera il bisogno di comprenderlo e quindi accettarlo. Invece in "Oscure Nostalgie", un'umanità trasformata per necessità evolutive, vuole riappropriarsi della capacità di provarlo per capire chi è, per sapere che è viva. In fondo, per citare altre opere dello stesso tenore, il dolore ci dice chi e cosa siamo.
Il testo è scritto benissimo, quasi del tutto privo di sbavature tecniche. Purtroppo la sovrapposizione delle due linee narrative non è immediata, anche perché una delle due sconfina nel fantasy. Ho dovuto rileggere il racconto tre volte per appropriarmi dei significati (e i significanti) che hai voluto esprimere. Se ho ben capito, la linea temporale in corsivo è relativa alla trasformazione dell'umanità dopo la modifica genetica (chiamiamola così).
Molto interessante il finale con Mark che sente il bisogno di ripiombare nell'abisso della sofferenza a causa di una sorta di dipendenza sviluppata dopo gli esperimenti.

In bocca al lupo e buona conclusione d'Era!
Emiliano.

Ciao Emiliano, grazie per il commento. Sì, la parte in corsivo si svolge temporaneamente prima di quella narrata al presente, anche se non così tanto prima: è quando Mark sviluppa curiosità sul dolore e si offre come cavia di laboratorio per quel farmaco che riaccendere i recettori del dolore.
I parallelismi che hai trovato sono assolutamente corretti, per il concetto di esseri umani che smettono di provare il dolore ho preso ispirazione dal film di Cronenberg: Crimes of the Future, uno dei miei film preferiti.
Mi dispiace, comunque, che la lettura ti sia stata così difficile, se ti va, quando hai tempo e voglia, mi piacerebbe capire dove ti sei bloccato e quali elementi sono risultati poco chiari. Grazie ancora, e alla prossima :)
Tra parentesi: complimenti per il successo dell'ultima edizione

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Emiliano Maramonte
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#5 » mercoledì 18 giugno 2025, 12:06

MatteoMantoani ha scritto:
Emiliano Maramonte ha scritto:Ciao Matteo! Bentrovato anche nell'ultima tappa di quest'emozionante Era!
Hai costruito il racconto con una trama su due binari che, in qualche modo, convergono. Il centro di tutto però è un "mostro" con cui l'umanità ha dovuto fare i conti sin dai suoi albori, ossia il dolore. La religione dice che il dolore è un mistero o un dono. Tu sei riuscito a esprimere benissimo il tormento interiore del protagonista (il quale probabilmente è anche il simbolo di tutta l'umanità), che cerca una riposta a un sempiterno enigma. Ma ciò che è inedito è la premessa: si parte da una assenza di dolore.
C'è un'intera letteratura horror su questo tema, a partire da Clive Barker per arrivare a certa cinematografia che di sicuro conoscerai (cito qui solo il film "Martyrs", emblematico in tal senso), nella quale il concetto di sofferenza viene esplorato a partire dalla sua PRESENZA, che genera il bisogno di comprenderlo e quindi accettarlo. Invece in "Oscure Nostalgie", un'umanità trasformata per necessità evolutive, vuole riappropriarsi della capacità di provarlo per capire chi è, per sapere che è viva. In fondo, per citare altre opere dello stesso tenore, il dolore ci dice chi e cosa siamo.
Il testo è scritto benissimo, quasi del tutto privo di sbavature tecniche. Purtroppo la sovrapposizione delle due linee narrative non è immediata, anche perché una delle due sconfina nel fantasy. Ho dovuto rileggere il racconto tre volte per appropriarmi dei significati (e i significanti) che hai voluto esprimere. Se ho ben capito, la linea temporale in corsivo è relativa alla trasformazione dell'umanità dopo la modifica genetica (chiamiamola così).
Molto interessante il finale con Mark che sente il bisogno di ripiombare nell'abisso della sofferenza a causa di una sorta di dipendenza sviluppata dopo gli esperimenti.

In bocca al lupo e buona conclusione d'Era!
Emiliano.

Ciao Emiliano, grazie per il commento. Sì, la parte in corsivo si svolge temporaneamente prima di quella narrata al presente, anche se non così tanto prima: è quando Mark sviluppa curiosità sul dolore e si offre come cavia di laboratorio per quel farmaco che riaccendere i recettori del dolore.
I parallelismi che hai trovato sono assolutamente corretti, per il concetto di esseri umani che smettono di provare il dolore ho preso ispirazione dal film di Cronenberg: Crimes of the Future, uno dei miei film preferiti.
Mi dispiace, comunque, che la lettura ti sia stata così difficile, se ti va, quando hai tempo e voglia, mi piacerebbe capire dove ti sei bloccato e quali elementi sono risultati poco chiari. Grazie ancora, e alla prossima :)
Tra parentesi: complimenti per il successo dell'ultima edizione


Ma certo!
E' semplicemente un discorso di registri narrativi.
Premetto che non è un tuo errore, ma un disorientamento nella lettura.
Mi spiego meglio.
Incipit, tutto okay. Esperimento. Un paziente su un lettino che prova dolore. Suggerisci che l'ambientazione sia presente o, al più, appena futuristica. Come inizio cattura abbastanza.
Secondo paragrafo. Tutto cambia bruscamente. Io mi sono trovato di fronte a un personaggio che suona un flauto ed è immerso in un contesto bucolico con nomi esotici (e totalmente inventati) che suggeriscono un pianeta lontano.
Si va avanti così in maniera alternata, fino alla conclusione, ancora con riferimenti a "belar", "flordan", sacrifici umani, quindi una realtà tribale, in qualche modo.
Verso il finale la "sintonizzazione" migliora, ma intanto, come lettore (e non come addetto ai lavori) accuso la fatica di riandare con la mente a tutte le scene per capire come mai c'è stato quella cesura concettuale.
E' vero, succede spesso che romanzi e racconti siano scritti con scene che paiono non coerenti o distanti dalla trama principale, proprio perché l'autore gioca col lettore a sfidarlo alla comprensione della trama, quindi, ribadisco, non è un errore, ma il disorientamento, almeno per me, è stata una reazione istintiva, anche perché - ma qui entriamo nel campo dei gusti personali - quando si tratta di racconti brevi o brevissimi, preferisco che la trama si dipani in maniera nitida con input precisi che mi permettano di essere a mio agio nel testo a cui sto dedicando il mio tempo.
Per il resto, non cambia la mia opinione positiva su come hai affrontato il tema e, soprattutto, sull'esecuzione tecnica, che ho trovato ottimale.

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matt_heels
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#6 » mercoledì 18 giugno 2025, 13:29

MatteoMantoani ha scritto:Mark si sdraia sul lettino e stende la gamba.
La donna prende il suo piede tra le mani. «Puoi farmi smettere quando vuoi.»
Appoggia il tampone imbevuto di acido sulla ferita.
Il calore cresce, un filo di vapore serpeggia verso l'alto.
Mark irrigidisce i muscoli e trema. Non riesce a stare fermo, gli inservienti lo tengono fermo col peso del loro corpo.
Ondate di dolore partono dall’alluce e si propagano senza controllo, in un’esplosione di dolore cieco.
Mark scalcia ma non può sottrarsi, non ancora.

Mark staccò il flauto dal labbro interrompendo la musica. Accarezzò il suo belar, il cui pelo profumato si illuminava di scintille nella notte rischiarata dalle tre lune piene. Un’aria tiepida sfiorava le cime degli altissimi flordan dal tronco azzurro, sui cui rami i fintor avevano appena iniziato a intonare il loro dolce canto.
Con gli occhi al cielo, ripensò alle parole della canzone. Erano davvero suggestive: narravano di un tempo lontano, in cui l’uomo viveva in un pianeta sovraffollato e si faceva guidare da ignoranza e superstizioni. Era il tempo delle antiche religioni e dei loro crudeli rituali di sangue.
Sacrifici umani, mutilazioni, flagellazioni.
Mark si accorse di aver stretto il pugno. Risollevò le dita e notò i segni lasciati dalle unghie. Storse la bocca.


Il piede non risponde più alla sua volontà. Ormai è scomparso, inghiottito da un fuoco liquido che sale dalla gamba come un veleno. La donna gli lancia uno sguardo, alleggerisce la pressione e gli dà un attimo di sollievo, poi preme anche più forte di prima. Mark piega la testa all’indietro, si mette a urlare. Scalcia, si dimena, ma le braccia forti lo tengono inchiodato al lettino. Si rende conto della bava che gli esce dalla bocca, se ne vergogna, ma non ha più il controllo del suo corpo.

Aveva letto e riletto il messaggio incredulo: l’Accademia aveva accolto la sua richiesta. Con dita tremanti spense lo schermo, si fissò il palmo della mano, chiuse il pugno e affondò per l’ennesima volta le unghie nella carne. Il suo belar gli accarezzava la pelle scoperta della caviglia strusciandosi su di lui. Mark lo scansò con un calcio gentile e aprì il palmo. Contemplò le piccole gocce di sangue. Accarezzò la ferita con il pollice e sparse il rosso sulla pelle chiara.
Non provava niente.
Niente.
Prese il flauto e ricominciò a suonare. La canzone raccontava di come l’umanità scoprì il viaggio interstellare e di come scelse di modificare il proprio corpo per sopportare la pressione dell’accelerazione a sub-luce. Le ossa si rompevano in silenzio, ma si rimarginavano e guarivano senza alcun dolore.


«Più in fondo, più in fondo.»
Sente il tampone infuocato penetrargli nella carne, si agita e urla.
«Figliolo, sono vicina al nervo, non posso più di così.»
Le parole gli escono tra suoni animaleschi. «Aspettate.» Stringe i denti e sbava. «Aspettate.»

Aveva tagliato la gola al suo belar. L’animale non era morto subito, ma aveva emesso qualche suono penoso, lo aveva fissato a lungo con occhi atterriti e tristi, e infine si era spento. Mark aveva contemplato quella sofferenza impreparato: peccato che l’animale non potesse parlargli per descrivere quel momento.
Cosa provava? Cosa voleva? Perché emetteva quei suoni?
Lo aprì e cercò tra le sue interiora, analizzò al microscopio dei campioni di tessuto, distillò i neurotrasmettitori dal sistema nervoso centrale, studiò e ristudiò.
Cos’era il dolore? Cos’aveva di così terribile? Perché le antiche religioni lo idolatravano? E perché l’uomo aveva scelto di non provarlo più?
L’Accademia aveva accolto la sua richiesta, gli avrebbero permesso di fare esperimenti con il
dolor-6.
Mark aveva condotto ricerche per conto suo, ma invano: era ora di mettersi in gioco in prima persona.


«Basta! Basta!»
Appena la donna interrompe il contatto con l'acido e tutto si spegne all’improvviso.
Rilassa i muscoli, riprende fiato, resta immobile e fissa il soffitto.
«Mark, come ti senti?»
Il solo ripensare a quello che ha provato fino a pochissimi istanti prima lo riempie di terrore, ma si rende conto che più ci prova più il ricordo sbiadisce, come se il suo cervello si rifiutasse di riportare alla mente quell’esperienza tremenda. Una parte di sé vede tutto chiaro, distinto, ma una forza indomabile gli impone di andare oltre, di concentrarsi sull’assenza di dolore, sul fatto che è ormai tutto finito.
Il cuore riprende a battere normalmente, l’aria nei polmoni ha un gusto diverso. Si sente sollevato, in pace, in estasi per aver scampato quella tremenda esperienza. Capisce perché un tempo il dolore era così importante, perché ci fossero religioni che ne facevano il punto cardine della loro dottrina.
Sghignazza, ride.
«Mark, tutto bene?» La voce della donna è tesa, preoccupata, ma gli fa solo pena perché non immagina nemmeno come si sente.
L’effetto del dolor-6 sta per svanire e il suo corpo diventerà di nuovo incapace di provare dolore: sa che non può fermarsi così. «Ricominciamo.»
Il cuore gli batte forte: è terrorizzato, inorridito, e tremendamente eccitato.


Ciao Matteo!

Mi ritrovo a commentare una tua storia, ormai un appuntamento fisso! E non posso che esserne felice, perché i tuoi lavori si dimostrano sempre di altissimo livello. La pulizia stilistica è una caratteristica che ritrovo in ogni tuo racconto, segno di grande cura e attenzione ai dettagli. Parlando di "Oscure Nostalgie", ho apprezzato come tu abbia declinato il tema al contrario: molti racconti parlano di come provare ad annullare il dolore, spesso fallendo, mentre il tuo parte dal presupposto opposto, ovvero un personaggio che non prova dolore. Forse non prova nulla.

La storia funziona bene e il finale è potente, lascia quasi interdetti, dopo una prima parte che viaggia su ali più neutre, quasi bucoliche. In questo senso, ho apprezzato anche l'idea di miscelare sci-fi e fantasy, il che ha offerto un tocco di originalità maggiore. L'unico problemino è lo stacco tra il primo e secondo blocco, dove (cascando in inganno) mi ero immaginato il classico scenario sci-fi per essere catapultato in un ambiente fantasy, descritto con cura e dovizia di particolari. Si tratta comunque di un dettaglio, che non intacca il valore del racconto.

Complimenti, quindi.

A presto e buona edition,

Matteo

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gcdaddabbo
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#7 » mercoledì 18 giugno 2025, 18:26

Ciao Matteo! Mi sono fermato davanti ai tuoi: “belar, flordan e fintor” e, con la complicità di Google, sono finito nella Cronologia di Star Trek, dal Bing Bang al 3.000 dopo chi?.
Era una trappola per polli primitivi come me?
Ho rinunciato ad avere un’idea più chiara di quegli esseri fantastici.
Credo che il tuo racconto tratti del bisogno per gli umanoidi? in un futuro lontano di riscoprire il dolore.
Il tema? Mi sento così lontano che comincio a pensare ad una realtà alternativa.
Ho sentito la sofferenza del protagonista e la sua ostinata caparbietà e queste dovrebbero essere cose buone. Di più non so dire.
Buona All Stars Edition!

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Giacomo Puca
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#8 » venerdì 20 giugno 2025, 0:02

Ciao Matteo!
Mi pareva giusto passare per un saluto dopo tanto tempo.

Che dire, molto bello. Stile asciutto ed essenziale, niente parole messe a caso. I dettagli sul dolore, che all'inizio sembrano solo una farcitura descrittiva sono invece fondamentali perché il dolore è il protagonista della vicenda.
Come declinazione del tema è forse tra le più originali che ho letto: un presente insostenibile per l'assenza di dolore, ma insostenibile anche quando il dolore c'è, questo la dice lunga su quanto siano bizzarri gli esseri umani.
Forse sul finale mi sarebbe piaciuto un qualche colpo di scena più forte, lui è interessato a scoprire il dolore ma poi la faccenda si ferma un po' lì. Insomma forse manca la pugnalata finale che dia più corpo a tutta la vicenda, ma qui sto facendo il pignolazzo.

Unico inciampo imho:
Non riesce a stare fermo, gli inservienti lo tengono fermo col peso del loro corpo.

Coppia di frasi che suona maluccio messa insieme, compresa la ripetizione di "fermo".

Beh, buona sfida!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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MatteoMantoani
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#9 » venerdì 20 giugno 2025, 13:12

matt_heels ha scritto:
MatteoMantoani ha scritto:Mark si sdraia sul lettino e stende la gamba.
La donna prende il suo piede tra le mani. «Puoi farmi smettere quando vuoi.»
Appoggia il tampone imbevuto di acido sulla ferita.
Il calore cresce, un filo di vapore serpeggia verso l'alto.
Mark irrigidisce i muscoli e trema. Non riesce a stare fermo, gli inservienti lo tengono fermo col peso del loro corpo.
Ondate di dolore partono dall’alluce e si propagano senza controllo, in un’esplosione di dolore cieco.
Mark scalcia ma non può sottrarsi, non ancora.

Mark staccò il flauto dal labbro interrompendo la musica. Accarezzò il suo belar, il cui pelo profumato si illuminava di scintille nella notte rischiarata dalle tre lune piene. Un’aria tiepida sfiorava le cime degli altissimi flordan dal tronco azzurro, sui cui rami i fintor avevano appena iniziato a intonare il loro dolce canto.
Con gli occhi al cielo, ripensò alle parole della canzone. Erano davvero suggestive: narravano di un tempo lontano, in cui l’uomo viveva in un pianeta sovraffollato e si faceva guidare da ignoranza e superstizioni. Era il tempo delle antiche religioni e dei loro crudeli rituali di sangue.
Sacrifici umani, mutilazioni, flagellazioni.
Mark si accorse di aver stretto il pugno. Risollevò le dita e notò i segni lasciati dalle unghie. Storse la bocca.


Il piede non risponde più alla sua volontà. Ormai è scomparso, inghiottito da un fuoco liquido che sale dalla gamba come un veleno. La donna gli lancia uno sguardo, alleggerisce la pressione e gli dà un attimo di sollievo, poi preme anche più forte di prima. Mark piega la testa all’indietro, si mette a urlare. Scalcia, si dimena, ma le braccia forti lo tengono inchiodato al lettino. Si rende conto della bava che gli esce dalla bocca, se ne vergogna, ma non ha più il controllo del suo corpo.

Aveva letto e riletto il messaggio incredulo: l’Accademia aveva accolto la sua richiesta. Con dita tremanti spense lo schermo, si fissò il palmo della mano, chiuse il pugno e affondò per l’ennesima volta le unghie nella carne. Il suo belar gli accarezzava la pelle scoperta della caviglia strusciandosi su di lui. Mark lo scansò con un calcio gentile e aprì il palmo. Contemplò le piccole gocce di sangue. Accarezzò la ferita con il pollice e sparse il rosso sulla pelle chiara.
Non provava niente.
Niente.
Prese il flauto e ricominciò a suonare. La canzone raccontava di come l’umanità scoprì il viaggio interstellare e di come scelse di modificare il proprio corpo per sopportare la pressione dell’accelerazione a sub-luce. Le ossa si rompevano in silenzio, ma si rimarginavano e guarivano senza alcun dolore.


«Più in fondo, più in fondo.»
Sente il tampone infuocato penetrargli nella carne, si agita e urla.
«Figliolo, sono vicina al nervo, non posso più di così.»
Le parole gli escono tra suoni animaleschi. «Aspettate.» Stringe i denti e sbava. «Aspettate.»

Aveva tagliato la gola al suo belar. L’animale non era morto subito, ma aveva emesso qualche suono penoso, lo aveva fissato a lungo con occhi atterriti e tristi, e infine si era spento. Mark aveva contemplato quella sofferenza impreparato: peccato che l’animale non potesse parlargli per descrivere quel momento.
Cosa provava? Cosa voleva? Perché emetteva quei suoni?
Lo aprì e cercò tra le sue interiora, analizzò al microscopio dei campioni di tessuto, distillò i neurotrasmettitori dal sistema nervoso centrale, studiò e ristudiò.
Cos’era il dolore? Cos’aveva di così terribile? Perché le antiche religioni lo idolatravano? E perché l’uomo aveva scelto di non provarlo più?
L’Accademia aveva accolto la sua richiesta, gli avrebbero permesso di fare esperimenti con il
dolor-6.
Mark aveva condotto ricerche per conto suo, ma invano: era ora di mettersi in gioco in prima persona.


«Basta! Basta!»
Appena la donna interrompe il contatto con l'acido e tutto si spegne all’improvviso.
Rilassa i muscoli, riprende fiato, resta immobile e fissa il soffitto.
«Mark, come ti senti?»
Il solo ripensare a quello che ha provato fino a pochissimi istanti prima lo riempie di terrore, ma si rende conto che più ci prova più il ricordo sbiadisce, come se il suo cervello si rifiutasse di riportare alla mente quell’esperienza tremenda. Una parte di sé vede tutto chiaro, distinto, ma una forza indomabile gli impone di andare oltre, di concentrarsi sull’assenza di dolore, sul fatto che è ormai tutto finito.
Il cuore riprende a battere normalmente, l’aria nei polmoni ha un gusto diverso. Si sente sollevato, in pace, in estasi per aver scampato quella tremenda esperienza. Capisce perché un tempo il dolore era così importante, perché ci fossero religioni che ne facevano il punto cardine della loro dottrina.
Sghignazza, ride.
«Mark, tutto bene?» La voce della donna è tesa, preoccupata, ma gli fa solo pena perché non immagina nemmeno come si sente.
L’effetto del dolor-6 sta per svanire e il suo corpo diventerà di nuovo incapace di provare dolore: sa che non può fermarsi così. «Ricominciamo.»
Il cuore gli batte forte: è terrorizzato, inorridito, e tremendamente eccitato.


Ciao Matteo!

Mi ritrovo a commentare una tua storia, ormai un appuntamento fisso! E non posso che esserne felice, perché i tuoi lavori si dimostrano sempre di altissimo livello. La pulizia stilistica è una caratteristica che ritrovo in ogni tuo racconto, segno di grande cura e attenzione ai dettagli. Parlando di "Oscure Nostalgie", ho apprezzato come tu abbia declinato il tema al contrario: molti racconti parlano di come provare ad annullare il dolore, spesso fallendo, mentre il tuo parte dal presupposto opposto, ovvero un personaggio che non prova dolore. Forse non prova nulla.

La storia funziona bene e il finale è potente, lascia quasi interdetti, dopo una prima parte che viaggia su ali più neutre, quasi bucoliche. In questo senso, ho apprezzato anche l'idea di miscelare sci-fi e fantasy, il che ha offerto un tocco di originalità maggiore. L'unico problemino è lo stacco tra il primo e secondo blocco, dove (cascando in inganno) mi ero immaginato il classico scenario sci-fi per essere catapultato in un ambiente fantasy, descritto con cura e dovizia di particolari. Si tratta comunque di un dettaglio, che non intacca il valore del racconto.

Complimenti, quindi.

A presto e buona edition,

Matteo

Ciao Matteo, grazie per il commento. Ahia, mi sa che lo stacco tra il primo e il secondo pezzo è un po' troppo forte, allora. Mi spiace :)

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MatteoMantoani
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#10 » venerdì 20 giugno 2025, 13:16

gcdaddabbo ha scritto:Ciao Matteo! Mi sono fermato davanti ai tuoi: “belar, flordan e fintor” e, con la complicità di Google, sono finito nella Cronologia di Star Trek, dal Bing Bang al 3.000 dopo chi?.
Era una trappola per polli primitivi come me?
Ho rinunciato ad avere un’idea più chiara di quegli esseri fantastici.
Credo che il tuo racconto tratti del bisogno per gli umanoidi? in un futuro lontano di riscoprire il dolore.
Il tema? Mi sento così lontano che comincio a pensare ad una realtà alternativa.
Ho sentito la sofferenza del protagonista e la sua ostinata caparbietà e queste dovrebbero essere cose buone. Di più non so dire.
Buona All Stars Edition!

Ciao Giovanni. Sì, il mio è un racconto di fantascienza, i termini esotici in realtà li ho inventati di sana pianta per descrivere una flora e fauna aliena. Il protagonista è umano, solo molto nel futuro, in cui addirittura la scienza può "spegnere" il dolore, condizione necessaria per sopportare i viaggi spaziali. Tuttavia, un'esistenza senza dolore è... poco umana, quindi il protagonista soffre perché non soffre :) la mia idea era questa. Mi spiace se non sono riuscito a trasmettertela, forse non è il tuo genere.. quando si scrive fantascienza il pericolo è proprio questo: incontrare un lettore fuori target. Ci sta, mi spiace e ti ringrazio per esserti sforzato anche a googleare le cose che non capivi :D non avrei mai chiesto una cosa del genere. Alla prossima gara, ormai nella prossima Era :)

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MatteoMantoani
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#11 » venerdì 20 giugno 2025, 13:22

Giacomo Puca ha scritto:Ciao Matteo!
Mi pareva giusto passare per un saluto dopo tanto tempo.

Che dire, molto bello. Stile asciutto ed essenziale, niente parole messe a caso. I dettagli sul dolore, che all'inizio sembrano solo una farcitura descrittiva sono invece fondamentali perché il dolore è il protagonista della vicenda.
Come declinazione del tema è forse tra le più originali che ho letto: un presente insostenibile per l'assenza di dolore, ma insostenibile anche quando il dolore c'è, questo la dice lunga su quanto siano bizzarri gli esseri umani.
Forse sul finale mi sarebbe piaciuto un qualche colpo di scena più forte, lui è interessato a scoprire il dolore ma poi la faccenda si ferma un po' lì. Insomma forse manca la pugnalata finale che dia più corpo a tutta la vicenda, ma qui sto facendo il pignolazzo.

Unico inciampo imho:
Non riesce a stare fermo, gli inservienti lo tengono fermo col peso del loro corpo.

Coppia di frasi che suona maluccio messa insieme, compresa la ripetizione di "fermo".

Beh, buona sfida!

Ciao Giacomo, grazie per essere passato! Sarei passato io da te comunque appena finito il mio giro di commenti. Sono contento di rivederti e mi dispiace non averti più letto per così tanto! Mi raccomando, ormai siamo a fine Era, ma dalla prossima voglio leggerti a ogni Edizione! Grazie anche per i complimenti e... riguardo alla ripetizione che hai notato... sono contento perché ce n'è un'altra che non hai notato :D effetto Minuti Contati, col cervello sveglio certe cose non capitano.. era tardi...
Ho letto il tuo racconto e l'ho trovato molto ben scritto, come il tuo solito, l'ombra che oscura le caselle della scacchiera e le porta tutte allo stesso colore.. bellissima immagine che, come sai, ti fregherò senza ritegno. Per capirlo bene ho dovuto leggerlo più di una volta, la trama è un molto complicata e il rischio è di perdersi dei pezzi, è come se tu avessi avuto un'idea davvero brillante ma difficile da far stare anche in 5k caratteri. Ti auguro comunque di riceverne soddisfazione in questa gara, valuta di espanderlo per dargli più respiro. A presto, spero :)

alexandra.fischer
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#12 » venerdì 20 giugno 2025, 13:26

Tema centrato. Storia molto particolare. Il protagonista, Mark, compare con una ferita al piede trattata con dell’acido, poi lo si vede ricordare un mondo onirico, dalle piante e dagli animali dai nomi alieni: belar, flordan, fintor. Il tutto mentre suona il flauto e ricorda le epoche sanguinarie della storia: religioni con riti che prevedono flagellazioni, mutilazioni. E l’Accademia ha accettato la sua candidatura e lui uccide il proprio belar. Nel presente, Mark ha perso un piede. Ma continua il trattamento con l’acido. Questo per provare dolore, nello spirito delle antiche religioni sanguinarie.

Gaia Peruzzo
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#13 » sabato 21 giugno 2025, 18:02

Ciao Matteo.
Prima di tutto, tanti complimenti per come hai saputo destreggiarti in questa dodicesima Era. Penso che i tuoi racconti abbiano uno stile molto personale e di qualità, che spesso vira verso atmosfere cupe, oscure o mistiche, che in qualche modo riescono sempre ad appassionarmi ai mondi che crei.
In questo testo ci sono delle ripetizioni nella scena di Mark sul lettino, che mettono un focus a parole come "fermo", "dolore", o la pressione che gli esercita la donna sulla gamba. Te le avrei segnalate, perché per me troppe ripetizioni ravvicinate creano pesantezza nel testo, ma quando ho finito di leggerlo mi sono resa conto che era come se “scavassero” nella mia testa. E hanno creato un senso di ossessione per Mark, per il passato, per cercare di capire come mai lui e gli altri non potessero più provare dolore (che in realtà è anche una cosa buona. Cioè se, personalmente, mi dicessero: firma qua per non provare più dolore, ecco, io firmerei). Ma Mark non è soltanto uno studioso, è anche un masochista, forse anche un po’ sadico. O almeno questo è quello che mi è arrivato dal testo.
A livello più tecnico, l'unica cosa che sposterei sono le caratteristiche delle parole inventate, attaccandole prima che compaia la parola. Tipo: accarezzò il pelo del suo belar [...], i tronchi azzurri degli altissimi flordan [...]. Forse in questo pezzo ci sono anche un po’ troppi aggettivi descrittivi, e poi l’aria si presume che riempia tutto lo spazio, quindi sarebbe più corretto scrivere “brezza” tiepida. Ma queste sono davvero delle piccolezze, perché il testo per me è comunque comprensibile, te lo consiglio solo perché a livello visivo mi sembra più immediato. Questo mondo che hai creato, di cornice, mi ha fatto pensare ad Avatar.
Trovo che sia stata una buona idea frammentare la scena presente con i flashback che ci fanno capire come mai Mark sia arrivato a questo punto, perché le informazioni sono ben diluite e piano piano ogni tassello va al suo posto. L'unico dubbio che mi è rimasto è sul dolor-6. Non ho ben capito perché avrebbero dovuto progettare e studiare un farmaco che faccia sentire il dolore. Forse in memoria dei tempi passati? Poi arrivare addirittura a una sesta sperimentazione? Perché immagino che il 6 sia dovuto a questo. In ogni caso rimane comunque un racconto che ho letto con piacere.
In bocca al lupo per la gara finale!

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La Ele95
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#14 » lunedì 23 giugno 2025, 14:37

Ciao Matteo, posso dire che è stato un vero piacere leggere il tuo racconto? Complimenti. Non sono in realtà una grande amante dei racconti sci-fi e della fantascienza in generale e ció è testimoniato dal fatto che non ho la minima idea di cosa sia un "belar"o un "flordan".
Sorvolato ció, ho apprezzato veramente molto come hai sviluppato il tema e come hai analizzato il concetto di dolore tirando in scena religioni e dottrine che "campano" sul concetto di sofferenza.
Un racconto che può portare il lettore ad una moltitudine di riflessioni diverse, anche filosofiche.
Dal punto di vista stilistico nulla da obiettare, forse ad una prima lettura non mi è stato immediatamente chiaro cosa fosse questa accademia da cui riceve risposta.
Ciao, buona edition!
Elena.B

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Debora
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#15 » lunedì 23 giugno 2025, 23:15

Ciao Matteo, è sempre un piacere leggerti. Del tuo racconto mi è piaciuta l’idea: hai ribaltato il punto di vista classico e creato un futuro dove non esiste il dolore e dove Mark cerca la possibilità di provarlo innescando una riflessione che non è così scontata in così poche battute. Il tuo stile è sempre impeccabile (te lo invidio un po’!) ma questa volta ho avuto delle difficoltà a distinguere le due linee narrative, mi ci è voluta una seconda lettura. A fare la pignola… i vari belar, flordan, fintor mi hanno confusa, forse non erano davvero necessari, non so. Comunque un gran bel racconto, buona All Star Edition!

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Stefano Scudeler
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#16 » mercoledì 25 giugno 2025, 16:21

Ciao Matteo!
Parto col dire che il tuo racconto mi è piaciuto ma ha del potenziale inespresso molto alto.
Considerando il tempo e i caratteri a disposizione, non lo considero affatto un difetto (o meglio, lo comprendo).
Sono stato un po' sballottato da il cambio presente - passato perchè le cose scritte al passato sembravano
più futuristiche di quelle del presente e solo in seconda lettura ho capito meglio.
Non che sia un grosso problema (leggo sempre almeno due o tre volte per fare i commenti) ma forse un lettore
più distratto o che non rilegge potrebbe avere la stessa sensazione.

Ti segnalo una delle frasi che ho capito solo in seconda lettura: "Mark scalcia ma non può sottrarsi, non ancora."
Avevo pensato che lui non volesse il trattamento che gli stavano facendo, ma che stesse aspettando il momento giusto per liberarsi.
E invece era il contrario. Forse invece di "può" ci sarebbe stato meglio un "vuole".

Non ti faccio gli auguri per la edition, tu sai perchè!

Giorgia Toma
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#17 » mercoledì 25 giugno 2025, 17:40

Ciao Matteo
Hai narrato uno scenario un dove il dolore è stato rimosso come una comune malattia ai fini dell’evoluzione della razza umana lasciandoci un presente piatto e senza sofferenza. Il nostro protagonista però ne è ancora tremendamente affascinato, vuole sapere che cosa prova il suo beler prima di morire, lo studia ed arriva a volerlo provare sulla propria pelle. Questa ossessione del protagonista per il dolore l’ho trovata estremamente affascinante, Mark prova pena per l’infermiera e il resto dell’umanità ormai incapace di provare dolore. In questo scenario scy-fi molto ben costruito un presente senza dolore è inquietante ancora di più di un presente fatto di sofferenza forse proprio perché il male è intrinsicamente legata all’essenza dell’uomo. Complimenti, non vedo l’ora di leggere altri tuoi racconti.

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IL GLADIATORE
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Re: Oscure Nostalgie

Messaggio#18 » sabato 5 luglio 2025, 7:38

Ciao Matteo, questo racconto non mi ha colpito positivamente soltanto per lo stile che, anche questa volta, non ti ha smentito ma ha aggiunto un tassello in più a quello che sta diventando un tuo marchio di fabbrica No, c'è dell'altro. Ho apprezzato e ammirato il messaggio che hai lanciato con la tua storia. Hai scritto un racconto di fantascienza e ci hai confezionato un tema delicato e spesso al centro di dibattiti anche scandalizzati: la sofferenza. Senza la sofferenza si soffre! Boom. Ma sei matto Matteo? :)
Credo che questo si possa considerare uno dei tuoi racconti migliori...se non il migliore. Un pollice su senza discussioni, con pacca sulla spalla e abbraccio finale.

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