Hypnos, di Andrea Giuseppe Castriotta

72ª Edizione della sua storia, Minuti Contati ospita una guest star d'eccezione: Augusto Chiarle. QUI potete visionare il trailer, al suo interno sono disseminati degli indizi sul tema con cui gli autori dovranno confrontarsi. Il VIA è fissato per lunedì 19 ottobre alle ore 21.00.
Wikierrante
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Hypnos, di Andrea Giuseppe Castriotta

Messaggio#1 » lunedì 19 ottobre 2015, 23:50

Hypnos
-di Andrea Giuseppe Castriotta

 

Il vento sfrecciava forte, scompigliandole i capelli dello stesso colore del cielo scuro. Fischiava nelle sue orecchie, e accarezzava la maschera da corvo che indossava ma che ormai non percepiva più. Era un suono stupendo, che si univa in una sinfonia con il martellare incessante del suo cuore e il lento battito delle ali dietro di lei. Strinse più forte le gambe, avvertendo le soffici piume accarezzarle le cosce nude, pallide in quel mare nero in cui affondava anche con le mani. La ragazza assecondava inconsciamente il movimento della creatura che stava guadagnando sempre più velocità, piegandosi in avanti fino a stendersi sulla schiena del grande uccello nero che la trasportava senza sentire il suo peso insignificante.

Poi si sporse oltre quel manto di tenebra e vide: il mondo, sotto di lei, avvolto nel sonno notturno che pian piano estingueva anche le ultime luci ostinate. Lontano, all’orizzonte, colonne di fuoco di un’alba che non sarebbe mai sorta, per quanto i due si potessero avvicinare.

Si tirò su a sedere, reclinando la testa all’indietro e guardò la luna, unico punto luminoso che si stagliava in quella tela di pece. Era magnifica in quel momento, più di quanto non potesse ricordare di averla mai vista così.

-Quanto hai ancora intenzione di andare avanti?- Domandò l’uccello mastodontico, con una voce che assomigliava ad un gracchiare lungo e articolato, seppur in tono estremamente profondo.

-Per sempre- sussurrò di rimando lei, con una voce talmente metallica da sembrare solo lontanamente la sua. Si distese, abbracciando il collo piumato del suo compagno.

-Qualcuno ti aspetta dall’altra parte, lo sai?- la canzonò lui, sbuffando leggermente.

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime senza neanche che lei se ne rendesse conto. Non voleva ricordare, non in quel momento di puro piacere quanto brutta fosse la realtà che l’attendeva e dalla quale era voluta fuggire.

Non voleva fare i conti con la sua stupidità e le sue scelte incoscienti che l’avevano trascinata nell’oblio in cui era avvolta.

Non voleva rivedere i volti preoccupati dei suoi genitori che avvertiva vegliare su di lei incessantemente, e trovarsi davanti lo sguardo crudele di colui che l’aveva convinta ad abbandonare tutto perché senza senso. Incrociare gli occhi di vetro di chi considerava importante solo vendere la sua storia, o udire le parole vuote e saccenti dei suoi “amici”.

Non voleva comprendere che il tempo che le rimaneva era agli sgoccioli, che la sua vita si stava spegnendo come le luci del mondo sotto ai suoi piedi.

Non voleva alzarsi dalla sua bara di lenzuola bianche, circondata dal battito d’ali di mille macchine collegate al suo corpo e togliersi la maschera da corvo che le permetteva di respirare.

Scosse la testa con vigore.

-Possono aspettare ancora- rispose semplicemente, passandosi il braccio sul viso e sorridendo amaramente.

Avrebbe dovuto svegliarsi.

Ma non voleva. Non poteva.

Ridestarsi dal suo infinito coma.



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Angela
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Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2015, 20:13

Credo sia la prima volta che ti leggo e devo dire che sono affascinata dal tuo stile perché scrivi come se dipingessi. Riporto qui alcuni passi che sono molto visivi e che al lettore arrivano chiarissimi.
...accarezzarle le cosce nude, pallide in quel mare nero in cui affondava anche con le mani.
...all’orizzonte, colonne di fuoco di un’alba che non sarebbe mai sorta
... guardò la luna, unico punto luminoso che si stagliava in quella tela di pece
Si distese, abbracciando il collo piumato del suo compagno.
...non voleva alzarsi dalla sua bara di lenzuola bianche, circondata dal battito d’ali di mille macchine

Ecco, ti ho mostrato ciò che rende pregevole la tua scrittura, sei originale nelle definizioni e riesci a vedere il mondo con occhi curiosi e innocenti come un bravo autore dovrebbe fare.
Però ci sono tante incertezze nella forma, cose che dovresti rivedere e correggere per diventare ancora più bravo. Te ne mostro alcune.
che indossava ma che ormai non percepiva più.
“ma che ormai” non va.

piegandosi in avanti fino a stendersi sulla schiena del grande uccello nero che la trasportava senza sentire il suo peso insignificante.
Taglierei il termine “insignificante” perché è un giudizio dell’autore. Lascia che sia il lettore a giudicare il testo, non mettergli mai nulla in testa.

Poi si sporse oltre quel manto di tenebra e vide: il mondo, sotto di lei, avvolto nel sonno notturno che pian piano estingueva anche le ultime luci ostinate.
I due punti non servono o stacchi il periodo con un punto deciso oppure meglio una virgola.

Domandò l’uccello mastodontico,
Meno aggettivi si usano, più un autore è bravo. Se impari a sostituirli con verbi o metafore, sei a posto.
CONCLUSIONE: testo originale che ho molto apprezzato, tema centrato. Da rivedere in alcuni punti.

Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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ceranu
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Messaggio#3 » giovedì 22 ottobre 2015, 0:04

Ciao Andrea, piacere di incontrarti.
Il tema del viaggio mentale durante il coma è stato percorso più e più volte, ma almeno nel tuo caso è un come “vigile”. La protagonista sa cosa sta succedendo e vuole fuggire da una vita che non la soddisfa. Questo mi piace.
Devo farti i complimenti per le immagini che riesci a evocare, purtroppo non posso fare lo stesso per lo stile che alle volte sembra titubare. Nella prima parte ho avuto difficoltà a seguirti per alcune virgole che spezzano il ritmo e altre che mancano, poi man mano le cose migliorano.
Personalmente non ho apprezzato la chiusura, non credo fosse fondamentale nominare il coma, lo avevi descritto alla perfezione prima e così hai perso un po' della poesia che avvolgeva il racconto.
Nel complesso un buon racconto che meriterebbe una revisione.
Ciao e alla prossima.

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AmbraStancampiano
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Messaggio#4 » giovedì 22 ottobre 2015, 18:40

Ciao,
nel complesso hai scritto un buon racconto, anche se lo trovo un po'... statico.
Mi spiego: la nostra protagonista sta cavalcando un uccello (un corvo?) che le chiede se vuol tornare indietro e lei non vuole; poi accenni ad una storia triste che non mi racconti e a qualcuno che vuole "venderla", intuiamo che ha tentato il suicidio. Poi mi dici che è in coma. Fine. Scusami, ma mi sembra davvero poco, visto che il potenziale narrativo c'è; fammi vedere un po' di cose, raccontami qualche particolare in più.
Dimostri una bella scrittura ed una buona capacità d'immaginazione, fanne tesoro e prova a rielaborare il racconto in maniera un po' più "narrativa", con una vicenda riconoscibile ed un inizio, uno svolgimento ed una fine.
Per il resto ottimo uso delle parole, la punteggiatura è discutibile ma mi rendo sempre più conto che è un fatto personale :). Tema centrato in pieno.
Alla prossima!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

Luchiastro
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Messaggio#5 » martedì 27 ottobre 2015, 21:35

Ciao Andrea,

Il racconto tratta sicuramente della forza di volontà, tematica ovviamente importantissima per la vita di ogni essere umano. La figura del corvo oscuro è la parte della donna che essa rifiuta. Si parla anche di amore che ha fatto soffrire (l'uomo dallo sguardo crudele) e del poco rispetto che hanno i giornalisti (quelli che vendono la storia del coma) delle questioni private e silenziose delle persone. Il tutto reso molto bene (anche il fatto che la ragazza non sia ancora pronta a affrontare il mondo).

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marco.roncaccia
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Messaggio#6 » mercoledì 28 ottobre 2015, 23:56

Ciao Andrea,
il punto forte del tuo racconto sono le sensazioni che riesci a trasmettere attraverso l’immagine volo della protagonista. Concordo con chi mi ha preceduto nei commenti sulla mancanza di un movimento che porti delle variazioni nella situazione iniziale. Nel racconto c’è solo una presa di coscienza graduale del lettore che capisce alla fine che la protagonista è (e decide di rimanere) in coma. Un racconto dovrebbe offrire qualcosa in più. In ogni caso ho apprezzato la tua scrittura e la voce narrante.

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alberto.dellarossa
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Messaggio#7 » venerdì 30 ottobre 2015, 14:33

Ciao Andrea. Ottimo utilizzo delle parole e delle figure retoriche, sostenuto dalla forma fino a metà racconto, dove inizia a rallentare e a farsi didascalico. Il racconto è statico, sebbene funzionale alla trama - il punto è che l'immagine del volo sul corvo nella notte è potentissima e oscura completamente la forza della drammaticità finale, ovvero la rilevazione relativa al coma (comprensibilissima dalle primissime righe dell'ultimo terzo). Consiglio: sostieni fino alla fine il volo, e riporta alla realtà cruda in una frase, massimo due. Non cercare di introdurre dolcemente il lettore alla realtà: dai una sberla al lettore, crea contrasto.

alexandra.fischer
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Messaggio#8 » venerdì 30 ottobre 2015, 18:43


Ciao,
la tua è una prova da maestro. Mi piaci come rendi l'immagine della ragazza a cavalcioni del corvo, intenta ad avvicinarsi a un'alba che rimane irraggiungibile. Sembra un'avventura fantasy, è la metafora del coma della ragazza. Il corvo simboleggia la coscienza di lei...vorrebbe che si risvegliasse, ma la ragazza rifiuta di farlo. Un solo appunto: il fatto che lei porti una maschera da corvo rende il tutto surreale, è vero, ma dovresti spiegare come mai lo fa.
Attento a: gracchiare lungo e articolato...seppure con tono estremamente profondo (toglierei: seppure con tono estremamente profondo) e alla chiusura: Non voleva. Non poteva. Ridestarsi dal suo infinito coma. Troppo tronca: scriverei Non voleva, non poteva ridestarsi dal suo infinito coma.

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antico
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Messaggio#9 » domenica 1 novembre 2015, 23:24

Condivido il pensiero di chi avrebbe voluto più storia, manca effettivamente qualcosa riguardo la protagonista. La staticità invece è voluta, il coma stesso rappresenta una situazione statica. Molto bella l'immagine del corvo gigante e di questa ragazza che gli s'aggrappa per difendersi da ciò da cui fugge. Per me qualcosa di più di un pollice ni, mi piacerebbe lo ripresentassi revisionato nel labo non appena verrà riaperto.

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