Lei

72ª Edizione della sua storia, Minuti Contati ospita una guest star d'eccezione: Augusto Chiarle. QUI potete visionare il trailer, al suo interno sono disseminati degli indizi sul tema con cui gli autori dovranno confrontarsi. Il VIA è fissato per lunedì 19 ottobre alle ore 21.00.
Strellima
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Lei

Messaggio#1 » martedì 20 ottobre 2015, 0:13

Quando la fece entrare nella sua stanza, Lei si sedette come al solito sul fondo del letto, facendo attenzione a non schiacciargli le gambe raggomitolate sotto le coperte. Poi lo guardò con occhi splendidi e oscuri e gli disse:
«Hai tutte le ragioni per stare male.»
Il fatto che non pronunciasse mai il suo nome lo rassicurava e lo metteva a disagio allo stesso tempo. Si mise seduto, le prese con dolcezza le mani e dentro sentì come aprirsi una voragine.
«Vieni», le sussurrò.
Lei si tolse gli abiti e si infilò sotto il lenzuolo, portando con sé un brivido di freddo. Non esistevano gioie o parole d'amore capaci di trascinarlo lontano dalla realtà quanto Lei riusciva a fare con la sua semplice presenza.
 
L'aveva vista per la prima volta in compagnia di suo padre. Era entrato di soppiatto nello studio e lo aveva sorpreso seduto alla scrivania, nella poca luce che filtrava dalla serranda abbassata. Pensava di trovarlo come al solito intento a spulciare qualche tomo di medicina, invece lo trovò immobile, con la fronte appoggiata sulla mano e lo sguardo aggrappato a qualche pensiero.
«Cosa fai papà?»
«Rifletto. Ora esci, per favore. E chiudi la porta.»
Se n'era andato in fretta, ma aveva fatto in tempo a vederla. In piedi dietro la sedia del padre sembrava una sagoma ritagliata nel buio. Con la mano posata sulla sua spalla, in quel momento non avrebbe saputo dire se lo stesse consolando o tenendo bloccato alla sedia.
 
E pensare che per Lei aveva anche lasciato Sara. Ogni tanto gli tornava in mente il suo viso, offuscato come un sasso adagiato sul fondo di uno stagno.
Perché aveva smesso di amarla? Ormai non lo ricordava.
 
Negli anni, le visite si erano fatte più frequenti. Il padre si ritirava nello studio appena ne aveva occasione e Lei lo tratteneva in sua compagnia sempre più a lungo, sempre più spesso. La mamma, che amava trovare un modo carino per spiegargli le cose, gli diceva che non era niente, che le persone a volte avevano le lune. Ma lui sapeva che non era la luna, era la notte a venirlo a trovare.
 
Lei lo avvolse con le sue ali e gli disse: «Dimentica, dimentica tutto.»
Accoglierla fu come iniettarsi eroina in vena. Solo che la dose era il dolore. Ogni volta era come giocare a trattenere il respiro, rimanendo in bilico in quell'istante tra il torpore e l'asfissia. Ogni volta, però, tornare indietro era sempre più difficile, specialmente adesso che non era più un bambino e la mamma non aveva più parole carine per spiegargli le cose.
 
Del padre dissero che si era tolto la vita, che era diventato pazzo, ma lui sapeva che la colpa era della notte alata che lo veniva a trovare. Allora si disse che se l'avesse aspettata al buio nello studio, proprio come faceva il babbo, forse prima o poi sarebbe venuta a trovare anche lui. E così fu.
Come prima cosa le chiese: «Perché?»
E Lei gli rispose: «Te lo mostrerò.»
Poi gli mise la mano sulla spalla e tutto il resto del mondo sparì dietro una coltre di buio.



Veronica Cani
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Messaggio#2 » mercoledì 21 ottobre 2015, 12:53

Ciao, Alessandra :)
Il tuo racconto è molto gradevole e coinvolgente, e ha il pregio di aver rispettato perfettamente il tema della gara. La figura della notte alata è molto originale e ben delineata. Non ti nascondo, però, di aver dovuto leggere il racconto una seconda volta per focalizzare appieno le linee della trama e le azioni dei personaggi. E ti confesso che al termine della lettura mi è rimasto un dubbio: perché il personaggio soffre tanto? Ed esattamente che cosa è invitato a dimenticare? Il suicidio del padre? Il rammarico di aver lasciato Sara per la donna demone?
Non ho nulla da eccepire sulla forma, il tuo stile è sempre ottimo. Solo un piccolo appunto, riguardo alla frase «Cosa fai papà?»: anche se riproduce una parlata infantile, io avrei comunque inserito una virgola dopo “fai”.
Complimenti! :)


Strellima
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Messaggio#3 » mercoledì 21 ottobre 2015, 13:15

Ciao Veronica, bentrovata!
La 'notte alata' è una personificazione della depressione, che lentamente si frappone tra chi ne soffre e la realtà. Lo scolorire dei rapporti umani, l'allontanarsi dagli amori, il ricercare la solitudine sono alcune delle conseguenze alle quali va incontro chi soffre di questo male. Che, per inciso, spesso si trasmette anche a chi è cresciuto all'ombra di un genitore o di un convivente depresso, come è successo in questo caso.
Grazie per il tuo commento, a rileggerti presto. :)

Veronica Cani
Messaggi: 148

Messaggio#4 » mercoledì 21 ottobre 2015, 13:31

Svelate dalla tua spiegazione le dinamiche della vicenda risultano senz'altro molto più chiare :)
Ribadisco che è un racconto molto gradevole e spero di ritrovarti in un'altra occasione. A presto! :)

alexandra.fischer
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Messaggio#5 » mercoledì 21 ottobre 2015, 21:04


LEI di Veronica Cani Storia notturna, molto particolare. C’è questa Lei che sconvolge la vita del protagonista come un fantasma (ti sei ispirata a She di Haggard? Io ci ho trovato lo stesso carattere enigmatico e distruttivo di Ayesha, nel tuo personaggio femminile, il cui amore è distruttivo come eroina, difatti causa il suicidio del padre di lui). Il fatto che lei sia nello studio del padre di lui e compaia così, come un fantasma, la rende inquietante. Molto bella l’immagine dell’ex di lui, Sara, lasciata e sbiadita nella memoria come “un sasso in uno stagno”. E a rendere più inquietante il tutto, questa madre, che accetta la presenza dell’Altra (forse non la vede neppure) come se niente fosse.

Strellima
Messaggi: 16

Messaggio#6 » giovedì 22 ottobre 2015, 11:07

Ciao Alexandra, innanzi tutto grazie per il tuo commento!
Il racconto è mio, quello di Veronica si intitola "Lungo un corridoio oscuro", credo ti sia confusa e non vorrei mi inserissi per errore nella tua classifica... siamo dello stesso gruppo! :)
Ma veniamo al merito del tuo commento. Non mi sono ispirata all'opera che citi, semplicemente perché non l'avevo mai sentita prima d'ora: spero di poter rimediare al più presto perché sembra interessante. Come spiegavo sopra, l'oscura presenza del racconto è una personificazione della depressione.
Grazie ancora, a presto!
Alessandra

carla anastasio
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Messaggio#7 » giovedì 22 ottobre 2015, 15:46

Ciao,

racconto originale, l'unico appunto che mi sento di fare è la poca immediatezza di percezione nel passaggio tra il racconto in prima persona e le rievocazioni delle esperienze del padre del protagonista.

Poi, l'altra cosa che mi rende perplessa è la sua sua scelta: ha seguito il progressivo 'allontanamento' del padre dalla vita, con il suicidio come esito, quindi non capisco perché si senta così attratto dalla sua esperienza così tanto da volerne calcare le orme. A meno che la 'notte' non sia la rappresentazione di una forma di depressione di carattere familiare.

In complesso ben scritto e, soprattutto, inerente al tema. Brava

Strellima
Messaggi: 16

Messaggio#8 » giovedì 22 ottobre 2015, 16:11

Ciao Carla, proprio così. La depressione, in molti casi, si "apprende" durante la crescita proprio da un genitore o da un convivente che soffre dello stesso male.
Grazie per il commento, a presto!
Alessandra

viviana.tenga
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Messaggio#9 » domenica 25 ottobre 2015, 11:11

Ciao,
Bell'interpretazione del tema, anche se non facilissima da capire. Quando sono arrivata alla fine, avevo intuito che la figura misteriosa fosse la depressione, ma non ero affatto sicura di aver capito bene. E' comunque bastata una rilettura per accorgermi che così tutte le cose poco chiare tornavano alla perfezione, quindi era proprio così. Forse sarebbe comunque stato meglio dare la chiave di lettura in maniera un filino più esplicita (senza esagerare). In ogni caso, ben resi e molto credibili tutti i personaggi, protagonista, padre e madre che cerca di tenere nascosto quello che sta succedendo (o forse non lo capisce del tutto).

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Andrea Partiti
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Messaggio#10 » lunedì 26 ottobre 2015, 18:52

Sono d'accordo con i commenti precedenti sul bisogno di esplicitare un po' di più il ruolo della figura alata. Si intuisce ma non diventa mai veramente chiaro, neppure alla fine. Penso che senza la tua spiegazione e senza rileggere almeno un paio di volte il racconto mi sarebbe rimasto il dubbio, soprattutto per via del finale ambiguo.
Il tuo stile mi piace molto e il ritmo del racconto mi sembra ottimo, è ben scandito in scene e riesce a mantenere l'attenzione alta per tutto il tempo.
Per quanto riguarda il tema, penso sia una interpretazione ottima, originale e sviluppata con grande tatto!

Strellima
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Messaggio#11 » mercoledì 28 ottobre 2015, 9:48

Grazie mille per i commenti :)
Mentre scrivevo ho più volte pensato se gli indizi disseminati qui e là potessero effettivamente far capire di cosa stessi parlando. Ho deciso che parlare di pazzia, isolamento e suicidio potesse essere sufficiente a fa pensare alla depressione senza necessariamente nominarla. Poi ho anche pensato: se anche lo si prendesse "letteralmente", come un demone che perseguita gli uomini della famiglia seducendoli, avrebbe un senso? Ho creduto che potesse comunque averlo e ho lasciato le cose così com'erano. Spero che il racconto sia stato ugualmente godibile, anche se un po' criptico.
Grazie ancora per l'attenzione con cui leggete e per tutti gli appunti, adoro Minuti Contati proprio per questo.
Alessandra

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patty.barale
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Messaggio#12 » mercoledì 28 ottobre 2015, 14:59

Brutta bestia la depressione, ma bellissima la sua raffigurazione nel tuo racconto.

Hai saputo creare l'atmosfera, quella dipendenza che si crea tra un soggetto è la propria depressione, quel male di vivere che diventa il tuo solo compagno.

Brava!

Lo so, devo arrivare a trecento caratteri, ma ho detto tutto, veramente una bella prova!

 

Alla prossima

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patty.barale
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Messaggio#13 » mercoledì 28 ottobre 2015, 15:05

ora che ho letto gli altri commenti, mi sento di dire che, dal mio punto di vista, il fatto che la tua protagonista fosse la depressione è chiaro: diciamo che fino a un certo punto ho creduto si trattasse della morte anche se il fatto che all'inizio si facesse riferimento a visite reiterate (Lei si sedette come al solito) mi lasciava grossi dubbi.

poi "La mamma, che amava trovare un modo carino per spiegargli le cose, gli diceva che non era niente, che le persone a volte avevano le lune." mi ha chiarito il tutto.

 

 

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raffaele.marra
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Messaggio#14 » giovedì 29 ottobre 2015, 9:18

Mi piace molto l’atmosfera di questo racconto severo e poetico al tempo stesso. C’è un’amarezza di fondo che però non è spinta all’eccesso e quindi non si corre il rischio di cadere nel patetico. Anzi, una buona dose di “soprannaturale” dà al tutto un gusto gradevole e un equilibrio intelligente tra favola e triste realtà. Ottimo lo stile e altrettanto notevole è l’originalità con cui hai declinato il tema del mese. Complimenti.

Strellima
Messaggi: 16

Messaggio#15 » giovedì 29 ottobre 2015, 14:39

@Patty grazie! Ho cercato di disseminare diversi indizi per rendere più chiaro ciò di cui stavo parlando, senza però essere troppo didascalica. Sono felice non fossero del tutto ininfluenti nella lettura e che abbia capito.
@Raffaele: Grazie. Non c'entra nulla ma anche io apprezzato molto il tuo racconto e l'interpretazione che hai dato al tema, penso che sia tra i più originali di questo mese e che non manchi la tua poetica inconfondibile.

Wikierrante
Messaggi: 11

Messaggio#16 » giovedì 29 ottobre 2015, 23:54

Trovo il tuo racconto davvero molto ben fatto e suggestivo. Anche se si capiva quasi da subito (ma forse sono troppo abituato io a questo genere di testi) cosa rappresentasse Lei, il tutto è ben narrato e mi è molto piaciuto. Una o due volte ci sono piccole ripetizioni, ma sono inezie, e per il resto lo stile è scorrevole ed evocativo.
Complimenti.

Angela_Bernardoni
Messaggi: 10

Messaggio#17 » venerdì 30 ottobre 2015, 22:30

Il racconto è scritto bene e d'impatto, la depressione è descritta con tocchi sapienti, solo due cose mi lasciano perplessa: magari ho avuto una lettura poco attenta io, ma all'inizio il protagonista è sdraiato nel letto e invita Lei a raggiungerlo, alla fine è seduto in poltrona nello studio del babbo; sono due momenti diversi? Mi sono persa qualcosa?

L'altro punto su cui ho dei dubbi è l'uso di immagini suggestive come quella del sasso in fondo allo stagno, o delle luce che filtra sotto la serranda abbassata, che mi lasciano in bocca un sapore di già letto, di cliché.

Comunque è un testo completo nella sua brevità, molto bella la figura della madre che cerca di spiegare la malattia del padre al bambino.

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antico
Messaggi: 7217

Messaggio#18 » domenica 1 novembre 2015, 11:10

Un racconto pulito, preciso, stilisticamente perfetto. In prima lettura a me è arrivata la donna demone, per la depressione credo sarebbe il caso d'inserire un elemento in più per instradare il lettore. Il tema è rappresentato con efficacia. Non un pollice SU in pieno per un altro motivo ancora, avrei gradito la circolarità: hai iniziato nel letto, avrei chiuso lì e non nello studio del padre. E magari proprio la chiusa nel letto poteva darti modo di chiarire la figura di Lei. Pensaci... ;)

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