Le ali di sua madre - Giulio Marchese

72ª Edizione della sua storia, Minuti Contati ospita una guest star d'eccezione: Augusto Chiarle. QUI potete visionare il trailer, al suo interno sono disseminati degli indizi sul tema con cui gli autori dovranno confrontarsi. Il VIA è fissato per lunedì 19 ottobre alle ore 21.00.
Giulio_Marchese
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Le ali di sua madre - Giulio Marchese

Messaggio#1 » martedì 20 ottobre 2015, 0:23

Una foto su un giornale vecchio di vent'anni, nient'altro. Ma era più che sufficiente. Le persone non cambiano, hanno delle routin che continuano a rispettare, anche dopo molti anni, basta conoscerle.

 

Katia faceva avanti e indietro da tre quarti d'ora buoni sul solito marciapiede. Ne conosceva tutte le imperfezioni ormai ed era in grado di riconoscere la merda di cane che Piero Grassi, infermiere, non si curava mai di raccogliere.
Quando sentiva il rumore di una macchina in arrivo si spostava sotto il lampione e faceva ciao con la mano. Solita prassi. Fare la prostituta a dicembre può essere una gran seccatura. In quel momento desiderava solo un maglione di pile. Se sua madre sapesse cosa fa per vivere l'avrebbe uccisa con le sue mani. Le somigliava, e parecchio anche, aveva perfino deciso di farsi lo stesso tatuaggio; due ali d'angelo, una per scapola. Forse per sua madre avevano un qualche significato profondo, lei lo aveva fatto solo perché era il tatuaggio di sua madre. Quando ormai stava perdendo le speranze per quella sera, sentì il rimore di un'auto, si spostò sotto il lampione e una Punto rossa rispose al suo saluto avvicinandosi con il finestrino abbassato. Nel vedere l'uomo al volante le si fermo il cuore, forse quella serata dopotutto non era stata sprecata. Mise la testa appena nell'abitacolo, un uomo di mezza età la guardava arrapato.
— Quanto? —
— Di solito faccio 40 ma visto che sei carino 30 —
Lui sorrise, lo aveva in pugno. Si mordicchiava il labro voglioso.
— Sali, forza —
Lei lo baciò con ardore. Poi si pulì le labbra con un fazzoletto senza farsi notare, ingurgito una pasticca e salì nel posto del passeggero.

 

Ci vollero pochi minuti per raggiungere il motel, l'uomo aveva già le chiavi di una stanza. Aprì la porta e la invitò dentro con fare signorile. I mobili sapevano di sporco ma Katia aveva visto di peggio.
— Preferisci il buoio o la luce?—
Mentre lo diceva stava sbottonando la camicetta.
— La luce —
Rispose lui continuando a mordicchiarsi il labro.
— E luce sia—
Aprì la camicetta mostrando il seno sodo di una vent'enne. Poi abbasso le mutandine sotto la mini gonna. L'uomo intanto si era disteso sul letto e aveva tolto rapidamente maglione e cintura per poter godere di quello spettacolo. La ragazza si voltò di spalle e abbassò la camicetta in modo tale da mostrare il tatuaggio.
— Hai mai visto un tatuaggio come questo, stallone?—
— No, non ho mai visto niente di così bello! —
— Mai? —
Lei salì sul letto con aria ammiccante.
— E' uguale a quello di mia madre sai? Fu aggredita una sera proprio nel punto in cui sono salita sulla tua auto, e nove mesi dopo naqui io. —
Lui senti i muscoli intorpidirsi, non riusciva più a muoversi. La ragazza si alzò e tirò fuori dalla borsetta un coltello.
— In genere rimangono bloccati come te a metà dell'amplesso, ma tu eri così eccitato che deve aver fatto effetto prima, peccato. Mi ero esercitata così tanto per questo momento, papà. —

 

Una foto vecchia di vent'anni, nient'altro. Ma era più che sufficiente.



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angelo.frascella
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Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2015, 22:52

Ciao Giulio.

L’idea della figlia nata da una violenza che prepara un piano diabolico per vendicarsi non è male e il tema è centrato. Purtroppo però il racconto presenta diversi problemi stilistici e logici.
Per quello che riguarda il primo punto, c’è un errore di consecutio, che con una rilettura avresti potuto evitare (non “Se sua madre sapesse cosa fa per vivere l’avrebbe uccisa con le sue mani”, ma “se sua madre avesse saputo cosa faceva per vivere…”), e alcuni errori di battitura (un routin al posto di routine e un po’ di accenti mancanti). Non è importante da un punto di vista sostanziale, ma ricorda che quando si usa il trattino per il dialogo non va inserito alla fine di una frase, dopo la quale vai a capo (sono dettagli che danno, a un eventuale editore, la sensazione di avere davanti uno che legge poco). Altrimenti usa le virgolette e vai sul sicuro.
Dal punto di vista logico: non si capisce perché ci dovrebbe essere una foto del violentatore sul giornale. O lui era stato arrestato (e in quel caso anche l’identità sarebbe nota) oppure sul giornale ci sarebbe stato solo l’identikit.
Inoltre sul finale, perché lui rimane immobilizzato? La pasticca l’ha presa lei, no? E lei uccide tutti i clienti? Sempre nella stessa zona? E ancora non è stata presa?
In ogni caso, con un po’ di revisione credo tu possa proporlo al laboratorio (se non dovessi qualificarti) perché l’idea è buona.

A rileggerci
Angelo

Giulio_Marchese
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Messaggio#3 » mercoledì 21 ottobre 2015, 0:29

Ciao Angelo grazie del commento! Rispondo subito ai tuoi dubbi logici. Per quanto riguarda la foto è l'unica cosa che Katia ha ciò non toglie che poteva esserci un nome sull'articolo ma lei era appena nata e appunto ha solo la foto non l'intero articolo. No è improbabile inoltre che una persona associata ad uno stupro (e magari assolta per mancanzadi prove o fai tu) abbia voluto cambiare identità. Per quanto riguarda il "veleno" (in mancanza di termini più adatti) era sulle labbra! La pillola era l'antidoto! Di fatti le si pulisce le labbra prima di prenderlo. Su di lei non aveva effetto perché era necessario che il0cuore pompasse più velocemente come quando si è molto eccitati o durante l'amplesso appunto. Quindi prima di salire con ogni cliente prendeva la pillola/antidoto. Il fatto che non sia stata beccata e dovuto al fatto che evidentemente si sa disfare dei corpi ma questo nel racconto non c'è si può intuire XD il fatto che adeschi sempre nello stesso posto secondo me è irrilevante perché non penso che il cliente medio di una prostituta faccia molta pubblicità al fatto che ci sta andando XD anzi forse dice alla moglie vado a giocare a poker e così facendo depista la polizia giudiziaria

Giulio_Marchese
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Messaggio#4 » mercoledì 21 ottobre 2015, 0:32

Ps scusa ma sono con il telefono è scrive male. No, non abbandono il t9

Simone Cassia
Messaggi: 70

Messaggio#5 » mercoledì 21 ottobre 2015, 17:56

Ciao Giulio,
il racconto è gradevole e si legge senza troppi intoppi. C’è qualche imperfezione che passa in secondo piano al momento della valutazione (solo perché da noi i minuti sono contati!), ma che sarebbe bene curare, come faceva giustamente notare Angelo. L’idea della vendetta e del tatuaggio come elemento di continuità tra madre e figlia sono buoni, ma la realizzazione non li valorizza a pieno, a mio avviso. Personalmente, avrei strutturato in maniera differente, creando una sequenza di scene dello stupro della madre e dell’adescamento della figlia, aiutandoti con il corsivo o con un cambio di narratore. Il tatuaggio con le ali sarebbe stato l’anello di congiunzione della narrazione che lasciava il lettore appeso alla rivelazione conclusiva.
Una struttura del genere ti avrebbe aiutato a sorvolare sull’effetto Serial Killer che crea nel lettore tante domande e minano la stabilità del racconto.
A rileggerci.

alexandra.fischer
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Messaggio#6 » mercoledì 21 ottobre 2015, 20:04

LE ALI DI SUA MADRE di Giulio Marchese
Storia molto notturna. A quanto sembra, la prostituta all’angolo ha deciso di vendicarsi del padre stupratore attirandolo in trappola. Avresti dovuto introdurre un po’ di più la sorpresa finale, già a partire dall’incontro con il padre (sembra un cliente facile, più che un padre malvagio del quale vendicarsi), magari legandola al tatuaggio con le ali d’angelo (quindi caratterizzando meglio il personaggio della madre, mostrando di più come il trauma l’ha segnata e anche caratterizzando meglio la figlia). Storia comunque interessante.
Attento a routin: si scrive routine. Correggerei anche se sua madre sapesse cosa fa per vivere. Stona con il resto del tempo verbale, scriverei: cosa faceva per vivere.
Ripetizione di madre riferito al tatuaggio. Scriverei: era il tatuaggio di lei.
Stava sbottonando la camicetta: si stava sbottonando la camicetta.
Vent’enne: no, si scrive ventenne.
Mini gonna: no, si scrive minigonna.
Nell’ultima frase, toglierei il trattino di chiusura. La battuta della prostituta è già finita.
Refuso: rimore per rumore.
Refuso: si fermo per si fermò.
Refuso: ingurgito per ingurgitò.
Refuso: buoio per buio.
Refuso ripetuto due volte: labro per labbro.
Refuso: naqui per nacqui.
Refuso: senti per sentì.

enrico.nottoli
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Messaggio#7 » domenica 25 ottobre 2015, 17:32

Ciao Giulio,
ti dico subito la verità, mi ha fatto cadere tutto il finale. Proprio non mi è piaciuto, l’ho trovato forzato a creare un finale a sorpresa, quando non ce ne era bisogno. Peccato perché secondo me hai tracciato molto bene la storia con un bello stile vivo (occhio a un refuso all’inizio nel termine routine) e coinvolgente, il tema azzeccato … l’unica cosa è quel finale che proprio a me non è piaciuto, ma gusto mio chiaramente. Però detto questo considero la tua una bella prova.
Alla prossima :)

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beppe.roncari
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Messaggio#8 » lunedì 26 ottobre 2015, 19:30

Ciao Giulio, ben ritrovato.
A questo giro il tuo racconto non mi ha convinto. Carino il piano diabolico, ma non era davvero necessario che la ragazza facesse la prostituta, bastava che fingesse di esserlo… Come già notato da altri la foto sul giornale non convince per niente: avrebbe dovuto essere qualcosa rubato da sua madre che conosceva solo lei, tipo la foto della carta d'identità strappata… Non so, ma qualcos'altro. OK, lo avvelena/droga/seda con il bacio e poi lei prende un antidopo… un po' complicato, meglio offrirgli una pasticca di droga o un calice di vino. E poi davvero lo fa da anni con tutti gli altri? Che si addormentano nel mezzo dell'amplesso? Più che una vendetta è masochismo, no?
Alla prossima!
"Se sua madre sapesse cosa fa per vivere l’avrebbe uccisa con le sue mani." consecutio temporum: "Se sua madre sapesse cosa fa per vivere la ucciderebbe con le sue mani." o al limite, ma meno logico: "Se sua madre avesse saputo cosa faceva per vivere l’avrebbe uccisa con le sue mani."
Ocio, "routine" si scrive con la -e finale.

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Monica Patrizi
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Messaggio#9 » lunedì 26 ottobre 2015, 22:41

Ciao Giulio, storia avvincente, difficile esporla in solo mille battute. Purtroppo disseminata di refusi, apostrofi sbagliati ed errori di battitura (routin, buoio, labro, naqui ecc.) che appesantiscono la lettura. Da un punto di vista logico, non è chiaro come la pasticca ingoiata da Katia quando sale in macchina, vada poi ad uccidere il cliente/padre in motel. Anche la storia della foto dello stupratore sul giornale, così come la scelta di Katia di fare la prostituta, per vendicarsi dell'aggressione alla madre, non convince.

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Vastatio
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Messaggio#10 » martedì 27 ottobre 2015, 21:09

Ciao, devo ammettere che, per quanto l'idea mi piaccia, il racconto mi ha lasciato un sacco di dubbi riguardo la coerenza di cosa racconti. La protagonista è una prostituta serial killer. Se da una parte lo fa spinta dalla vendetta per l'aggressione della madre, il fatto che ammazzi tutti quelli che assomigliano al padre (o forse li ammazza tutti) la trasforma in una squilibrata. Ha la foto del padre, presa da un giornale, e non ha fatto una ricerca negli archivi per rintracciarne il nome? Lavora sempre nello stesso posto e non l'hanno mai collegata agli altri omicidi? Anche il modo in cui somministra la droga non è proprio chiarissimo. La frase che dovrebbe spiegare perché lei batta su quel marciapiede è da psicologia spicciola.
Credo che basti veramente poco a migliorare il tutto, forse quello che mi sembra mancare è il "giudizio" dell'autore sulla sua protagonista: è una squilibrata o una vendicatrice? Il tema c'è, forse ci si poteva giocare di più sopra, ma c'è.

Strellima
Messaggi: 16

Messaggio#11 » giovedì 29 ottobre 2015, 12:48

Ciao Giulio, felice di leggerti.
Allora, parto con il dirti che il tema è rispettato. Anche se l'interpretazione non è troppo originale, l'idea di una donna che vendichi l'aggressione della madre mi sembra una variazione abbastanza interessante.
Nulla da eccepire sulla forma del racconto, che grazie a una buona alternanza tra dialoghi e narrato scorre piacevolmente e non suona come uno spiegone privo di concretezza. Trovo meno riuscita, invece, la costruzione della storia. Alcuni snodi logici suonano, complice la necessaria brevità del testo, poco credibili. Mi spiego: quante probabilità ci sono che, dopo vent'anni, lei riesca ad adescare lo stesso aggressore, nello stesso punto? Se il suo volto era noto, in quel momento non si sarebbe dovuto trovare in prigione per stupro? :) Penso che la storia debba essere costruita meglio, ma capisco che il poco tempo non sempre sia d'aiuto in questo e che molti errori logici emergano solo dopo varie letture.
A rileggerci presto,
Alessandra

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antico
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Messaggio#12 » domenica 1 novembre 2015, 17:38

Non sarebbe molto più interessante se lei, iniziata la sua "carriera" per vendetta, poi ci avesse trovato gusto e perpetrasse gli omicidi sempre convincendosi di avere di fronte il padre? Conducila nella follia e guarda dove ti porta. A quel punto sarebbe irrilevante la foto, potresti eliminarla. Anzi, potresti inscenare un dialogo tra la vittima disperata e lei e sarebbe lì che dovresti mostrare la sua pazzia. Detto questo, ovviamente ritengo anch'io che la foto e lo stesso angolo di strada a distanza di 20 anni siano un pelo forzati, però la lettura è piacevole, scorre bene, diretta, immediata. Per le perplessità sottolineate mi fermo a un pollice NI, ma mi piacerebbe rivederti nel labo con una versione aggiustata.

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