L'uomo dello specchio - Andrea Partiti

72ª Edizione della sua storia, Minuti Contati ospita una guest star d'eccezione: Augusto Chiarle. QUI potete visionare il trailer, al suo interno sono disseminati degli indizi sul tema con cui gli autori dovranno confrontarsi. Il VIA è fissato per lunedì 19 ottobre alle ore 21.00.
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Andrea Partiti
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L'uomo dello specchio - Andrea Partiti

Messaggio#1 » martedì 20 ottobre 2015, 0:39

Da tempo, ogni notte Aldo si alzava, freddo e sudato.

Il grande specchio tondo dall’altro lato della stanza lo aspettava. L’uomo dello specchio lo aspettava.

Scivolava fuori dalle coperte e osservava la sua immagine. Non riusciva quasi mai a prenderla alla sprovvista, lo seguiva sempre, ma era una finzione. Rare volte l’aveva trovata addormentata. Forse non aveva sentito il cigolare del letto, forse si prendeva gioco di lui.
Al mattino Aldo ricordava appena le indagini notturne. Si costringeva ad alzarsi e dopo colazione, solo in cucina, usciva per andare al lavoro. Lo specchio non sfiorava più i suoi pensieri fino a sera, quando rientrava sfinito.

 

Ogni notte Aldo si alzava, ma quella notte il riflesso non lo seguì. Si avvicinò di colpo al viso di Aldo e urlò silenziosamente una sola parola. “Sorridi”.

Aldo si alzò e fece colazione sorridendo, uscì di casa, sorrise a tutte le persone che incontrava, sorrise a tutti i clienti. Se si distraeva e tornava serio come sua abitudine, occhi scuri lo minacciavano, da una finestra, un monitor buio, un bicchiere d’acqua. E sorrideva di nuovo.

 

Lui tornò altre volte, nel grande specchio tondo.
Quando era il momento lo aspettava, serio, senza più fingere di essere un riflesso del vero Aldo. Con voce muta lo attirava per dargli nuovi ordini. L’immagine si avvicinava, scrutava Aldo con disprezzo e urlava il suo comando.

 

“Raditi”. E Aldo il mattino dopo si rase con cura la barba, fermando il tremore della mano, e così ogni mattino successivo, prima della sorridente colazione.

 

“Elegante”. E non si mostrò più senza vestirsi elegante, sorridente e con attorno al collo — perfettamente raso — la stretta della cravatta a ricordargli la paura che ormai lo governava.

 

“Carriera”. E Aldo ebbe addosso lo sguardo crudele per settimane, fino a quando, durante un colloquio di lavoro, notò un ammiccare di approvazione nel suo riflesso sugli occhiali dell’intervistatore.

 

Per anni obbedì a ogni nuova richiesta, paralizzato da minacce mai pronunciate, intrappolato da occhi impossibili da sfidare, che potevano raggiungerlo ovunque.
Lasciò che questi ordini guidassero la sua vita, la modellassero con poche sillabe.
Solo durante la notte, chiuso in casa, buttato sul letto su cui lo specchio torreggiava come un crocefisso maledetto, poteva rilassarsi e smettere di obbedire.

 

Aldo era vecchio ormai, ma le sue giornate erano ancora uguali. Raditi, vèstiti elegante, sorridi, lavora, obbedisci.
Era appena rincasato. Appoggiò la sua valigetta sul letto di sempre. Il grande specchio era ancora al suo posto. Gli si accostò senza uno scopo preciso, forse per sistemare una ciocca di capelli.
Vide gli occhi scuri del suo doppio. Il respiro gli si mozzò, da tanto non c’erano nuovi ordini, era quasi certo che fossero finiti. Attese qualche secondo immobile che il riflesso si avvicinasse e urlasse.
Ma l’immagine era perfettamente sincronizzata, nessuna esitazione, nessuna differenza.
Vide che nel terrore era diventato l’uomo perfetto, l’uomo dello specchio.



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Angela
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Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2015, 22:33

Vedo che hai voluto rielaborare il racconto dello specchio (L'anello più importante - presente nel laboratorio di ottobre), ma secondo me questo racconto ha perso la magia. Nell'altro c'è una forza che attrae il lettore, c'è il mistero, ci sono ingredienti che lo rendono unico. Questo racconto invece è una sequenza di ordini: sorridi, raditi, carriera che vengono eseguiti. Tutto molto meccanico, impersonale.
Si prosegue nella lettura senza un particolare interesse, il lettore diviene parte di un meccanismo che non appassiona e questo è un vero peccato perché tu sei bravo e avresti potuto migliorare il testo già postato nel laboratorio invece di tentare un innesto. Il finale anche se d'effetto, non restituisce forza al testo. Mi spiace non poterti dare una valutazione positiva, spero di rileggerti e di ritrovare quella particolare vena creativa che ti contraddistingue.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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Andrea Partiti
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Messaggio#3 » martedì 20 ottobre 2015, 23:49

Sono d'accordo che non sia venuto bene, come racconto, succede! Però l'avevo finito, tantovaleva darlo in pasto alla critica :)

Però non è una rielaborazione del racconto del laboratorio, per me sono molto diversi. Nel racconto del laboratorio il doppio è un viaggiatore temporale in carne ed ossa, qua è solo una figura metaforica, una parte di sé con cui il protagonista interagisce.

Se la sequenza di ordini sembra monotona e spersonalizzante, vuol dire che almeno quella funziona e dà la sensazione giusta!

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AmbraStancampiano
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Messaggio#4 » venerdì 23 ottobre 2015, 0:06

Ciao Andrea,
secondo me il tuo racconto, sebbene migliorabile, è molto interessante, con un gusto Pirandelliano ma una buona potenzialità d'invenzione.
Non c'è peggior critico di noi stessi, per la nostra persona, e il tuo protagonista entra in conflitto con il se stesso dello specchio, che altri non è che... se stesso! Una sensazione che di sicuro tutti hanno prima o poi provato, magari non portandola a questo eccesso, ma esiste una componente universale, e secondo me il tutto è ben raccontato.
Vedo però un problema con l'attinenza al tema, io le ali della notte qui non le trovo; il fatto che l'uomo dello specchio si rivolga nottetempo al protagonista non mi sembra abbastanza.
Comunque una bella prova.
Alla prossima!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

Luchiastro
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Messaggio#5 » venerdì 23 ottobre 2015, 18:16

Ciao Andrea,

Parte dello sviluppo del racconto è buona, il tema del doppio (da Pirandello a Hitchcok) è sempre affascinante. Il tizio è sia spaventato dal poter essere dominato dallo specchio (prima parte), sia dal non ricevere più ordini (parte finale). Ecco, forse in una riscrittura, proverei a non dividere le cose nettamente, ma a dar loro un segno di contemporaneità. Anche se è vero che lui diventa l'uomo perfetto proprio perché ha seguito tutti gli ordini in maniera dettagliata.

Al primo ordine "sorridi", fai seguire subito un "Aldo si alzò", come se lo facesse la notte stessa. Da rivedere in generale la forma, nella prima parte sottolinei troppo il fatto che ogni mattina il protagonista si alza ed esca, o faccia colazione. Dopo un po' diventa superfluo.

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ceranu
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Messaggio#6 » domenica 25 ottobre 2015, 14:23

Ciao Andrea, la storia che hai provato a descrivere è interessante, ma trovo la narrazione, in alcuni punti, un po' farraginosa. L'esordio non è spumeggiante, la prima frase mi ha subito bloccato. Non è sbagliata, ma secondo me dovevi sistemarla meglio: o mettevi “ogni notte” come inciso togliendo la virgola dopo, oppure non scrivevi “Da tempo”. Subito dopo hai ripetuto “lo aspettava” come rafforzativo, ma a mio parere appesantisce.
La trama è aperta a mille interpretazioni, quindi valida, eppure l'elenco di ordini e accadimenti non permette di entrare in contatto con il protagonista.
Nel complesso un racconto che necessita di una revisione e di una forma più snella (meno aneddoti, ma più significativi).

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marco.roncaccia
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Messaggio#7 » mercoledì 28 ottobre 2015, 23:52

Ciao Andrea,
del tuo racconto ho apprezzato soprattutto il finale. Concordo con quanto detto da chi mi ha preceduto e cioè che la narrazione è un po’ piatta e che il lettore non si sente mai veramente coinvolto. A mio avviso hai una buona idea, il doppio nello specchio che impersona una sorta di super io in grado di condizionare il comportamento del protagonista fino al raggiungimento di una terribile perfezione, su cui lavorare ancora e una splendida chiusura.

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alberto.dellarossa
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Messaggio#8 » venerdì 30 ottobre 2015, 15:26

Ciao Andrea.

Ti dico subito che, a livello epidermico, il tuo racconto mi è piaciuto davvero molto. Tuttavia non posso fare a meno di farti notare la scarsa attinenza al tema (o perlomeno la difficoltà che trovo a ravvisarlo) e la poca scorrevolezza di diversi passaggi, specialmente all'inizio, dove un maledetto incrociarsi di concordanze crea difficoltà nella lettura. Come dire, trama molto, molto valida viziata da una forma poco fruibile.

alexandra.fischer
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Messaggio#9 » venerdì 30 ottobre 2015, 18:50

Che bello,
anche tu hai letto Hoffmann, vedo. Perché qui c'è tutta la morale de "Il Riflesso" (anche in quel caso, il riflesso nello specchio era la metafora della rispettabilità sociale e guai a perderlo). Nella tua storia, il riflesso rimane dov'è ed è brutto e cattivo, almeno a inizio storia, quando si comporta da stalker nei riguardi del protagonista. Poi, a fine storia, si capisce che è stato a fin di bene (da un certo punto di vista, Quello Adulto...Lovecraft stesso avrebbe gridato di paura leggendoti) : il protagonista, elegante, di carriera, è inserito molto bene nella società attuale. Ci ha rimesso la propria unicità di persona, è vero, ma tutto si paga, come nella miglior tradizione dei patti diabolici (e se il Demone abita nello specchio, certe offerte non si possono rifiutare).

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antico
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Messaggio#10 » lunedì 2 novembre 2015, 0:21

Racconto molto particolare che mi ha soddisfatto. Il tema lo ravviso nel momento in cui è di notte che riceve gli ordini dal suo sub involandosi verso quel perfetto pupazzetto che, alla fine dei suoi tempi, si rispecchierà perfettamente nel socialmente accettabile che s'immagina di veder riflesso da uno specchio. Per me questo è un pollice quasi totalmente SU. Avendo letto che non lo consideri particolarmente riuscito (anche se dissento) ti esorto a ripostarlo nel labo perché mi piacerebbe averlo sulla vetrina del sito.

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