La notte non è nostra - Eleonora Rossetti

72ª Edizione della sua storia, Minuti Contati ospita una guest star d'eccezione: Augusto Chiarle. QUI potete visionare il trailer, al suo interno sono disseminati degli indizi sul tema con cui gli autori dovranno confrontarsi. Il VIA è fissato per lunedì 19 ottobre alle ore 21.00.
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eleonora.rossetti
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La notte non è nostra - Eleonora Rossetti

Messaggio#1 » martedì 20 ottobre 2015, 0:44

Avrei dovuto fermarti prima.
Il nostro primo bicchiere, te lo ricordi? Io no, ma di sicuro mi ricordo l’ultimo. Alcol che scorre come un fiume. Come sangue.
Avrei dovuto fermarti prima. Non è questo il compito di un migliore amico?


Il copione si ripeteva ogni sabato sera. Arrivati al pub, un Daiquiri. Cuba libre, doppio giro. In discoteca, poi, perdevo il conto. Come facevi ad avere così tanta sete? Ancora non capisco cosa ti spingesse in quella folle gara contro te stesso, con o senza pubblico. Sfidavi il tuo ego, ti costruivi una reputazione a colpi di drink, o almeno ne eri convinto: una fama che, però, ai tuoi genitori non sarebbe piaciuta affatto. Santo di giorno e trasgressore di notte: eccolo, il Batman dell’alta gradazione. E io sono stato il tuo Robin per un po’, a suon di brindisi, senza però superare il punto di non ritorno.
Tu quel limite non ce l’avevi. La notte era diventata il tuo habitat, un’oscurità spezzata dalle luci della discoteca, tra ragazze da abbindolare con il fiato che puzzava di tequila e gabinetti disastrati in cui riversare, a faccia in giù, ogni fallimento. Non ti fermavi neanche alle prime avvisaglie, come se tra ghiaccio, alcol e cannuccia ci fosse un divertimento o una dignità che non potevi trovare da nessuna parte. E quando anche essere Batman non ti bastava, in un lampo ti tramutavi in un novello Peter Pan, con la polvere di fata che ti procuravi dagli spacciatori all’angolo.
La notte era nostra, mi ripetevi, e tu ti lasciavi andare in caduta libera, protetto dall’anonimato di un mondo che di giorno svaniva per incanto, ebbro di una libertà che assaporavi, letteralmente, goccia dopo goccia.
Era quello l’unico sballo? Non credo.
So soltanto che avrei dovuto fermarti quando, ubriaco fradicio, hai voluto raggiungere l’auto per tornare a casa. Mi hai urlato contro, non hai voluto ascoltarmi. Mi hai anche rifilato un pugno nel delirio della sbronza, facendomi perdere i sensi quel tanto che è bastato per far perdere le tue tracce: il parcheggio vuoto, i segni della sgommata alla partenza. Ti avevo perso e chissà dov’eri.
Avrei dovuto fermarti prima, quando ero ancora in tempo per entrambi.
Ti ho trovato solo un’ora dopo, quando i tuoi fari mi sono piombati addosso mentre tornavo a casa. Ricordo poco dello schianto, e ora non vedo altro che lamiere, e il sangue che cola sull’asfalto... il mio sangue. E quelle luci lampeggianti... forse sono gli strobo della discoteca, forse mi sto sognando tutto. Poi sento delle voci concitate e la tua, impastata e delirante, mentre grondi di pianto e invochi il mio nome.
La notte era nostra, dicevi sempre. Forse non è vero. Forse è il contrario.
Avrei dovuto fermarti prima, e ora il buio che mi scivola addosso mi fa paura.


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Monica Patrizi
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Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2015, 22:18

Lo trovo un racconto ecclettico: bello, intenso, sorprendente, ma anche divertente e con quella angoscia derivante dall'autodistruzione, che tutti abbiamo provato, sullo sfondo. Mi piace assai. Mi piace il linguaggio usato, come un parlare a se stessi, un misurarsi con i propri limiti. Spassosa la similitudine tra Batman e Robin, che alleggerisce il senso di disperazione e diverte. Mi piace assai, l'ho già detto, ma è un rafforzativo. Mi piacciono le descrizioni che hai fatto, nel gioco di luci ed ombre della città, rende vivida la scena. Complimenti!

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angelo.frascella
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Messaggio#3 » martedì 20 ottobre 2015, 22:35

Ciao Eleonora.

Quella che ci proponi è una storia molto semplice (un ragazzo dedito allo sballo notturno che un sabato sera, ubriaco, investe il suo migliore amico), in cui per lavori molto sulle parole per costruire atmosfera, percorso di dannazione del personaggio, rapporto fra i due amici. Il tutto funziona in maniera efficace. Il finale drammatico e inaspettato chiude molto bene il racconto. Unico dubbio mio è l’attinenza col tema, non del tutto centrato (devi proporre un’analogia, poco adatta, con Batman e Robin per suggerirla). Diciamo che interpretando il tema con un po’ di libertà, si può pensare che le ali siano quelle che il personaggio prova a mettere bevendo oltre il limite per distaccarsi dal mondo e guardarlo da lontano. In ogni caso un buon lavoro.

A rileggerci
Angelo

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eleonora.rossetti
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Messaggio#4 » mercoledì 21 ottobre 2015, 9:29

Ciao Monica, ciao Angelo, grazie dei commenti ^_^

@Angelo: è come hai intuito, ho interpretato il tema in maniera meno "fisica" e più concettuale: ho associato l'immagine delle ali alla libertà estrema, senza limiti né freni.  La notte è il momento in cui i giovani si sentono più liberi, trasgrediscono e, ahimé, spesso pagano per gli eccessi. A rileggerci!
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Flavia Imperi
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Messaggio#5 » mercoledì 21 ottobre 2015, 11:58

Ciao Eleonora!

Faccio incursione da un altro gruppo. Trovo che questo racconto sia scritto molto, molto bene e mi ha emozionata. L'uso della seconda persona - scelta ardua - la storia che si dipana piano piano, con un finale potente. Il tema è sviluppato in un modo sottile ma calzante: le ali della notte sono quella straziante voglia di libertà di ragazzi allo sbando, che vanno oltre i limiti per sentirsi vivi, come troppi fanno nella realtà, finendo sulla cronaca nera, usando l'oscurità come luogo di perdizione.
Ho adorato il "Batman dell’alta gradazione", una trovata da applauso.

Che dire... bello bello, complimenti.
Siamo storie di storie

alexandra.fischer
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Messaggio#6 » mercoledì 21 ottobre 2015, 20:25

LA NOTTE NON E’ NOSTRA di Eleonora Rossetti La tua storia è molto attuale. Infatti, descrive la mania dello sballo alcolico (e non solo) fra i giovani discotecari e frequentatori di locali dalle conseguenze spesso tragiche (proprio come nella tua storia). Il punto di vista che usi è molto interessante (la Voce Narrante è la vittima dell’amico incosciente e la storia termina fra le lamiere delle due auto distrutte nello scontro frontale dove ha avuto la peggio proprio la Voce Narrante). Molto belli i paragoni Batman – Robin prima e Peter Pan poi. Che dire del resto del racconto? Il contrasto fra i due personaggi, l’amico incosciente che solo a tragedia avvenuta sembra aver capito l’enormità dei propri errori e quello del giovane spaventato dalla fine imminente e poi divenuto spettro, è molto ben costruito. Brava.

enrico.nottoli
Messaggi: 82

Messaggio#7 » domenica 25 ottobre 2015, 17:35

Ciao Eleonora,
la storia (sebbene non originalissima) mi è piaciuta, mi ha colpito soprattutto il finale, infatti mi aspettavo che sarebbe morto l’amico e non il protagonista. Onestamente però non mi è piaciuto il metodo che hai utilizzato per portare avanti la narrazione, il tono interrogativo esasperante, come: “Non è questo il compito di un migliore amico?”, “Era quello l’unico sballo?” … un po’ artificiose. Anche i paragoni a Batman e Peter Pan non mi hanno fatto impazzire.
Ciao :)

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beppe.roncari
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Messaggio#8 » lunedì 26 ottobre 2015, 17:45

Ciao Eleonora, ben ritrovata.
Il tuo racconto è carino e ha un ribaltamento nel finale interessante. Purtroppo, a mio parere, è qui anche il suo problema principale: è basato tutto su un "imbroglio" del punto di vista nei confronti del lettore. Il narratore non può pensare/narrare veramente tutto quello che gli fai dire nel momento in cui sta per morire, non è un ribaltamento vero, ma un trucco drammaturgico.
Nota, avevo l'impressione che il punto di vista non funzionasse, che stridesse, anche prima di arrivare al finale, che mi ha un po' deluso, perché mi sono sentito imbrogliato.
Alla prossima! ;-)

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Vastatio
Messaggi: 621

Messaggio#9 » martedì 27 ottobre 2015, 21:10

Ciao, un finale ben piazzato su una storia forse un po' troppo "autocommiserante". Belle le descrizioni e le associazioni ironiche, che aiutano a risollevarsi dal tono lagnoso del protagonista. Saturo dei racconti di questa edizione dove, a parte rarissime eccezioni, il morto ci scappa sempre il tuo è uno di quei racconti che , se non fosse morto nessuno, non avrebbe perso smalto. Una chiusura in cui il morituro, magari evitando al pelo l'incidennte, si domandava ancora fino a quando sarebbe andata bene con l'amico che sghignazzava preda dell'alcool, o arrivare addirittura a denunciare l'amico per evitare che "potesse" ammazzare qualcuno. A parte questo un ottimo finale, che qualcuno sarebbe morto lo si capisce dalla seconda riga, ma non mi aspettavo fosse il narratore. Tema quasi trasparente.

Strellima
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Messaggio#10 » giovedì 29 ottobre 2015, 13:51

Ciao Eleonora, felice di leggerti.
Anche qui, come ad altri, dico subito che l'assenza di dialoghi e il punto di vista troppo chiuso non fanno funzionare bene il racconto, lo appesantiscono e gli danno una prospettiva che non sarebbe potuta durare più a lungo di così senza annoiare. Si tratta di una vicenda riferita, non mostrata, non resa viva da fatti concreti e dialoghi ma solo dalla voce dello stesso protagonista. L'interpretazione del tema è centrata ma non originalissima, nonostante il guizzo del finale giunga inaspettato. Ti sostiene comunque uno stile vivido e scorrevole, che potresti sfruttare meglio lavorando sulla struttura del racconto e sull'idea di partenza. Spero di essermi spiegata bene e che una maggiore attenzione a questi particolari ti sia d'aiuto in futuro!
A rileggerti presto,
Alessandra

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antico
Messaggi: 7167

Messaggio#11 » domenica 1 novembre 2015, 17:59

Parto dal tema che, come in altri casi in questa edizione, ho trovato centrato perché ragazzi, le ali della notte, sono anche quelle che ti senti quando arriva il buio, la libertà che ti acchiappa e non ti molla. E qui c'è. Detto questo, come in altri casi, si sente la mancanza di qualche linea di dialogo qua e là per alleggerire il testo. Certo, si legge che è un piacere, quello è innegabile, però un po' più snello non sarebbe stato male. Il finale, poi, per un attimo ho pensato si stesse rivolgendo a se stesso, che tutto il discorso fosse inflenzato dal suo stato di morente, poco lucido e quindi si fosse costruito il discorso rivolto a se stesso da una posizione esterna a se stessa, infatti m'è diaspiaciuto quando hai fatto rientrare in scena l'amico con la sua voce fuoricampo. Giudizio difficile, direi un pollice tendente all'alto con l'invito a riragionarlo nei termini di "tutto rivolto a se stesso"... Sicuramente complesso, ma sfida carina, no?

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