"Si stava meglio quando si stava peggio" - di Sara Tirabassi

Zebratigrata
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"Si stava meglio quando si stava peggio" - di Sara Tirabassi

Messaggio#1 » giovedì 10 dicembre 2015, 0:58

- ...è fatta. Passo a prendere le sarde da friggere e torno a casa. Vedo che non sono ancora arrivati tutti. Scusa, sto finendo il credito. A tra poc...
Clic.
Fabrizio estrasse la testa dal rift ed uscì dalla cabina di comunicazione. Molte cose erano migliorate da quando era piccolo. La gente non era più costretta a portarsi appresso telefonini che entravano a fatica nelle tasche dei pantaloni. Il governo aveva appena installato nuovissime cabine di comunicazione in tutti i punti nevralgici della città. Per di più le trasmissioni avvenivano via cavo, e l'inquinamento elettromagnetico si era ridotto di molto nell'ultimo decennio.
Sorrise, ricordando il Natale di venticinque anni prima: sua madre era andata in città a comprare le sarde per la cena della Vigilia ed era rimasta imbottigliata nel traffico. Le reti intasate per il gran numero di persone che si scambiava messaggi e telefonate di auguri le avevano impedito di chiamare casa, e lui pensava che le fosse successo qualcosa. Era disperato. Aveva rotto il salvadanaio ed era deciso a partire con tutti i suoi risparmi per andare a salvare la mamma. Sgattaiolò in strada, arrivò a piedi alla zona di sosta dei taxi e chiese dove poteva arrivare con 650 euro. Un uomo grosso e vecchio con un'enorme barba grigia e sporca sparsa sulla camicia di flanella rosso scuro gli rise in faccia senza ritegno.
- Oh oh oh! Con 650 euro? Bastano appena per attraversare la strada... Come ti chiami, bambino? - Si ricordava solo di essere scappato a casa, spaventato, per scoprire che la mamma era finalmente rientrata.

Pagò i due chili di sarde con una banconota da duemila lire, e si avviò verso la stazione riflettendo su come i suoi genitori non gli avessero mai fatto mancare nulla, nonostante l'inflazione alle stelle. Sarebbe riuscito a fare lo stesso per suo figlio? Certo, ora era tutto più facile con una moneta nazionale, svincolata dall'economia europea. - Ehi! Per favore! Ferma! - corse a perdifiato, si era distratto e stava per perdere l'ultima carrozza. Saltò sul predellino al volo, allungò 500 lire al cocchiere e si sedette al coperto, mentre l'uomo rimetteva in movimento i buoi con un grido.

La neve iniziava a imbiancare il paesaggio: appena arrivato a casa ne avrebbe raccolto un bicchiere per mangiarla con la Saba, suo figlio ne andava pazzo. Fabrizio non avrebbe potuto fare lo stesso, alla sua età: troppo inquinamento. Come si chiamava quel tizio, gli avevano anche dato il Nobel per la pace... Grande idea quella di usare il bestiame per il trasporto pubblico, un progetto splendido. Tanto ormai carne non se ne mangiava molta, più di una volta alla settimana faceva male, si sapeva da anni. E non c'erano più quei gas di scarico a sporcare il mondo, l'aria, la mente delle persone. Quei gas di scarico con cui suo padre aveva voluto uccidersi, quando il mondo aveva saputo tirare fuori il peggio di sé. Per fortuna le cose erano cambiate. Per fortuna ora esisteva un futuro.



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Angela
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Re: "Si stava meglio quando si stava peggio" - di Sara Tirabassi

Messaggio#2 » giovedì 10 dicembre 2015, 20:22

Ciao Sara,
racconto lieve il tuo, molto delicato. Si segue senza fatica la vita del futuro e poi, nei ricordi di Fabrizio si torna al passato, quando c'era ancora l'inquinamento (che ben conosciamo). Il finale è un messaggio di speranza, così come lo è l'intero racconto dove la neve si può ancora raccogliere e mangiare senza bersi veleni. I problemi di questo testo a mio avviso sono due: il primo te l'ho evidenziato con gli appunti che troverai a seguire, il secondo è la trama che pur essendo semplice e lineare, manca di quel qualcosa in più che renda il racconto particolare. Resta comunque un testo ben scritto e piacevole da leggere. Pollice tendente all'alto.
Gli appunti:

l'inquinamento elettromagnetico si era ridotto di molto nell'ultimo decennio.
“di molto” è un’espressione colloquiale. Taglierei senz’altro il “di”.

taxi e chiese dove poteva arrivare con 650 euro.
Potesse

- Oh oh oh! Con 650 euro? Bastano appena per attraversare la strada... Come ti chiami, bambino? - Si ricordava solo di essere scappato a casa, spaventato,
Dopo il dialogo, bisognerebbe andare a capo.

dall'economia europea. - Ehi! Per favore! Ferma! - corse a perdifiato,
Anche qui bisognerebbe spezzare il dialogo andando a capo.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

Fernando Nappo
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Re: "Si stava meglio quando si stava peggio" - di Sara Tirabassi

Messaggio#3 » venerdì 11 dicembre 2015, 9:09

Ciao Sara,
racconto gradevole, che offre spunti di riflessione pur con una trama lineare e piuttosto prevedibile, al punto che l'accenno finale al suicidio del padre mi suona un po' forzato, come a voler inserire per forza un elemento dissonante rispetto alla linearità del racconto.
L'aspettativa si alza un po' quando il protagonista, da bambino, incontra il babbo natale vecchio e trasandato, ma tutto si risolve col piccolo che se ne torna a casa tranquillo.
Ho qualche dubbio sulla conversione euro/lira che hai usato, dopo venti e più anni dubito che 650 euro possano trasformarsi in 500 lire, ma il mondo che disegni è così stravolto che potrebbero anche essere completamente saltate le regole economico/finanziare che ci governano oggi.
Sulle sarde da friggere, nessun commento, anzi, sono totalmente d'accordo.

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Callagan
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Re: "Si stava meglio quando si stava peggio" - di Sara Tirabassi

Messaggio#4 » venerdì 11 dicembre 2015, 19:17

Ciao, Sara. Il futuro che hai delineato mi pare del tutto irrealistico. Non posso dire che la tua sia un'utopia, perché le innovazioni che il protagonista decanta tanto non sono proprio funzionali. E non mi viene da chiamarla nemmeno distopia, perché a quanto pare tutti son felici nel mondo che vivono. Scusami, ma non riesco a convincermi che un tizio si è meritato il premio nobel per la pace per aver introdotto il bestiame nel trasporto pubblico. In primis perché la faccenda non ha a che fare con pace o guerra, in seconda battuta perché se aspetti che un carro trainato dai buoi ti porti a destinazione, fai prima a farti la strada a piedi. Le stesse nuove cabine telefoniche che descrivi, non sono in grado di soppiantare la comodità dei telefoni cellulari. Se una persona si trova in un luogo non considerato "nevralgico" come comunica a distanza? E poi non sono riuscito a fare a meno di pensare alle code di attesa alle cabine telefoniche. Il riferimento poi alla moneta nazionale come svolta economica mi ha fatto sorridere, anche perché è il topos di un fenomeno trash del momento (e sì, la mia mente è andata alle ultime uscite di Giuseppe Povia -_-"). In sostanza non sei riuscita a convincermi che "si stava meglio quando si stava peggio".
Confermo il fatto che la tua narrazione è molto delicata, ma manca di mordente. Il consiglio che mi sento di darti è quello di prestare più attenzione alla credibilità della storia. Perché se una storia non convince il lettore, allora nemmeno lo coinvolge.
Spero di esserti stato utile, alla prossima.

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Andrea Partiti
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Re: "Si stava meglio quando si stava peggio" - di Sara Tirabassi

Messaggio#5 » lunedì 14 dicembre 2015, 20:42

Intanto, a me non sembra che tu descriva una utopia, dove tutto è migliore e meno inquinato. Mi sembra un mondo inquietante, tornato indietro a uno stato pretecnologico anziché risolvere i problemi che si presentavano.
Mi immagino una Nord Korea globale dove il grande leader vince un Nobel per la Pace per l'idea dei buoi, un Nobel per la Medicina per un unguento panacea contro ogni male, in cui tutti, protagonista compreso, sono così indottrinati da vedere solo gli aspetti buoni del mondo a cui sono tornati, ignorando quello che stanno perdendo.
Però intuisco che non fosse questa la tua intenzione, che si tratti di uno Scherzo letterario in cui giochi su alcune tecnolgie che oggi si sono perse e che sarebbero occasionalmente utili ed apprezzabili (tipo le cabine telefoniche, i mezzi pubblici, mangiare carne), ampliando questa idea a tutta la tecnologia e l'ambientazione che usi.
Pensandoci, credo che il suicidio finale possa essere una nota stonata e lontana dal tono leggero che mantieni per tutto il racconto. Rischia di far perdere di vista il messaggio vero dell'usare responsabilmente la tecnologia, spostando l'attenzione su un dramma personale del protagonista.
Mi domando quale possa essere il futuro della battuta finale, se un futuro ecosostenibile e dinamico o un futuro statico e senza cambiamenti.

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Peter7413
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Re: "Si stava meglio quando si stava peggio" - di Sara Tirabassi

Messaggio#6 » mercoledì 16 dicembre 2015, 11:24

Un racconto che ho apprezzato tantissimo. Tema e paletti sono rispettati e ci mostri un mondo che ha deciso, coscientemente, di fare un passo indietro. Mi hai fatto pensare al mito di Atlantide mostrandomi come noi stessi, in futuro, potremmo essere considerati come tale. Hai inserito tantissimi piccoli particolari, tutti giustificati. L'inflazione che porta 650 euro a non permetterti di attraversare neppure un isolato, la normalizzazione grazie a un ritorno a vecchie convenzioni, il suicidio di un padre stritolato da un sistema divenuto incapace (e qui ci hai messo un rimando al suicidio del pensionato causa affaire Etruria) e tanti altri piccoli aspetti che mi fanno sostenere che questo è davvero un gran racconto, complimenti.

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simolimo
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Re: "Si stava meglio quando si stava peggio" - di Sara Tirabassi

Messaggio#7 » mercoledì 16 dicembre 2015, 11:29

ciao Sara ^_^, e ben rotrovata!
accidenti, che cambio di stile che hai avuto rispetto al racconto precedente. mi piace quando una penna spazia :) brava.
il racconto fila via liscio, la scrittura è lineare e semplice, non si affatica mai la lettura e la trama non ha sbalzi che mettano in difficoltà la comprensione della storia. però soffre di incoerenze, secondo me…
hai avviato un cambio rotta che oltre a essere abbastanza utopistico per come è la mentalità corrente che tende sempre ad accelerare e mai a fermarsi a pensare, non credo minimamente che possa integrarsi nel contesto precedente in così poco tempo. si parla di venticinque anni, un arco temporale abbastanza esiguo per cambiamenti sociali di tale portata.
una cosa mi è un pelo stonata in questo senso è quando mi parli di Fabrizio che si preoccupa per mamma, spacca il salvadanaio e va a cercarla: non chiedermi il perché, ma mi immaginavo Fabrizio già grande, magari non adulto, ma giovane sì, non bambino e poi… non credo che a livello economico l’inflazione e poi la ricollocazione monetaria possano trovare una svalutazione così grande, no davvero ^_^”
mi piace molto la sensibilità e la nota di positività che si respira dal tuo racconto, sono un’amante incallita di positività, e mi piace la possibilità che vuoi dare la mondo, solo credo che, come detto in precedenza, non sia cosa così di facile attuazione in un periodo tanto breve. oltretutto, finisci dicendo che c’è un futuro, ma Fabrizio si domanda se mai suo figlio potrà avere tutto quello che ha avuto lui… beh, in uno scenario del genere non dovrebbe domandarsi questo, quanto averne una certezza.
la parte centrale del ricordo mi piace, ma non trovo buona l’idea di piazzarci dentro un babbo natale improvvisato che a nulla serve se non come pretesto di dare un evento piazzato nel ricordo per dargli movimento e giustificare l’inflazione alle stelle…
magari, avresti potuto giocare sul fatto di fare un racconto ciclico che poggiasse inizio, intermezzo e fine su l’immagine delle sarde come collante e, invece, in un racconto così breve, ci piazzi tre storie del tutto indipendenti: sarde, babbo natale, poi la neve e… poi? la morte del padre... non so, lo trovo spiazzante.
insomma Sara, non so bene come valutare il pezzo. mi piace, lo trovo con un potenziale enorme, ma non finisce di convincermi in molte cose :(, mi spiace… la scrittura rimane comunque molto buona, così come struttura e stile… è il contenuto quello su cui lavorare di più, ma sono sicura che con qualche carattere in più riuscirai a tirar fuori una gran bella storia!
paletti di sommo malefico CT: rispettati, un pelo con le pinze però
ciao ciao! e alla prossima ^_^

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alberto.dellarossa
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Re: "Si stava meglio quando si stava peggio" - di Sara Tirabassi

Messaggio#8 » mercoledì 16 dicembre 2015, 19:10

Racconto piuttosto delicato e lineare, dalla prosa semplice. Mi piace molto il ribaltamento tecnologico, ma trovo la spiegazione finale piuttosto forzata, poco naturale. Attenzione che in alcuni punti rischi l'infodump, pericolo sempre dietro l'angolo quando si tratta di racconti così brevi. Ho poco altro da aggiungere, nel complesso una buona prova.

Zebratigrata
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Re: "Si stava meglio quando si stava peggio" - di Sara Tirabassi

Messaggio#9 » mercoledì 16 dicembre 2015, 20:40

Ciao,

voglio ringraziarvi per i commenti, soprattutto quelli più lunghi che so che prendono tempo! Ma sono anche quelli che aiutano di più :-)

E' interessante vedere come viene percepito il racconto, spesso in modo anche lontano dalle mie intenzioni. Ad esempio il 'babbo natale' voleva essere un cameo così en passant, in omaggio all'edizione, maforse proprio perché era un personaggio di molti racconti di questa edizione gli è stato dato più peso del dovuto, mentre era un tassista qualunque.

La mia idea era giocare con questa ipotesi: e se il futuro del nostro futuro assomigliasse al nostro passato? Quali problemi si risolverebbero recuperando qualcosa che abbiamo lasciato per strada? Sono consapevole del fatto che non è uno scenario troppo realistico, il tono voleva essere scherzoso, semiserio, ma non sono stata in grado di renderlo. Forse sì, il suicidio alla fine era un po' pesante... per me era il simbolo di una disperazione estrema in grado di giustificare un cambiamento di rotta pressoché totale.

Anche questo andrà nella lista di racconti da rifinire... che si allunga sempre più :-)

diego.ducoli
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Re: "Si stava meglio quando si stava peggio" - di Sara Tirabassi

Messaggio#10 » mercoledì 16 dicembre 2015, 22:40

Ciao Sara
Del tuo racconto ho apprezzato molto l'ambientazione: un futuro che torna “indietro” e dove tutti stanno meglio, e in verità non mi sembra neanche cosi improponibile.
L'unico appunto, che mi sento di farti, è un po' troppo lineare, fondamentalmente nel pezzo non succede niente, può essere un buon punto di partenza per qualcosa di più grande.

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