Un tratto a carboncino

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alberto.dellarossa
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Un tratto a carboncino

Messaggio#1 » giovedì 10 dicembre 2015, 0:34

Al boato seguì una profonda vibrazione. Polvere e qualche calcinaccio caddero dal soffitto di calcestruzzo, spaccato in più punti. Sotto terra era sicuro, le macchine non arrivavano. Senza nemmeno la volontà di cercarli uno per uno, si limitavano a braccare i sopravvissuti in superficie, con il solo scopo di ostentare superiorità. Non avevano necessità fisiologiche né spirituali, solo meccanica frustrazione da sfogare. Erano le macchine, e le avevano create gli uomini.

Timmie si intrufolò tra due putrelle sbilenche con agilità. Sentiva una leggera corrente d’aria sfiorargli il viso con dita gelide. A pochi metri di distanza, l’uscita in superficie riverberava di luce lattiginosa.
La neve sugli edifici in rovina vestiva la città di bianco e attutiva i suoni delle occasionali esplosioni. Il ragazzino sporse la testa oltre il muro. Il palazzo dall’altra parte della strada era ancora in buono stato. Forse avrebbe potuto trovare qualcosa di commestibile da portare al nonno.

Corse a perdifiato fino all’ingresso, a capo chino per non farsi vedere. Arrivato all'apertura si gettò nell’androne scuro, pochi istanti prima che dall’angolo opposto della strada sbucasse una sentinella. Dal sottoscala nel quale si era rifugiato, Timmie vide strisciare la figura aliena di metallo e plastica, grossa come la carcassa di un’autovettura. Simile a un’oloturia, gli aveva detto il nonno una volta. Anche se non ne avrebbe mai vista una, adesso sapeva a cosa assomigliava. A una sentinella a caccia di uomini.

Salì le scale, attento a non fare rumore. Non tutte le macchine erano grosse come le sentinelle. Alcune si aggiravano demolendo i rottami per recuperarne il metallo, altre, più piccole, perlustravano le città per distruggere qualsiasi immagine trovassero.
Arrivò in cima al palazzo. In una delle stanze, alcune piccole sedie erano rovesciate per terra in mezzo a pezzi di intonaco caduti dal soffitto. Là dove vi erano arabeschi bruciati al posto del muro colorato, dovevano esserci disegni.
Era così che avevano messo in ginocchio l’umanità: avevano demolito la memoria della società passata, senza lasciarne traccia.

Al suo ritorno trovò il nonno intento ad armeggiare attorno a un albero fatto di rottami e lamiere. Al posto del puntale aveva messo una puleggia, recuperata chissà dove.
— Trovato nulla da mangiare? — chiese l’anziano.
Timmie tirò fuori dallo zaino due topi e un piccione.
— Un ottima caccia, mi pare.
Il ragazzo sorrise.
— Ho trovato anche questi — ed estrasse dallo zaino un carboncino e alcuni fogli ingialliti e spiegazzati. — buon Natale, nonno.
Il vecchio sorrise sotto i baffi bianchi.

Al suo risveglio, Timmie trovò una sorpresa sotto l’albero di ferraglia. Un foglio arrotolato e legato con un vecchio spago. Il nonno lo guardò sciogliere il nodo con mani tremanti.
All’interno, vi erano raffigurati due volti, tratteggiati a carboncino con abilità.
— Quelli sono i tuoi genitori, Timmie — sorrise il nonno — non dimenticare mai il loro volto. Buon Natale anche a te, ragazzo.



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Angela
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#2 » giovedì 10 dicembre 2015, 20:07

Racconto veramente molto bello. Un gioiello di racconto. A parte le descrizioni pregevoli della prima parte che dimostrano un'ottima conoscenza della materia, mi è piaciuto molto il finale che stempera la paura per le "sentinelle", la lotta per la sopravvivenza, la caccia a tutto campo.
Sempre nel finale ritroviamo la completa aderenza al tema in uno schizzo di fortuna dove rivivono due figure che purtroppo non ci sono più. Sicuramente uno dei testi migliori letti fino ad ora, pollice alzato anche per te, lavoro dove traspare molto "mestiere".
Solo un appunto che riguarda la punteggiatura:

La neve sugli edifici in rovina vestiva la città di bianco e attutiva i suoni delle occasionali esplosioni. Il ragazzino sporse la testa oltre il muro. Il palazzo dall’altra parte della strada era ancora in buono stato. Forse avrebbe potuto trovare qualcosa di commestibile da portare al nonno.
Troppi punti, qualcuno avrebbe potuto essere sostituito con il punto e virgola, perché così le frasi appaiono troppo brevi.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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Callagan
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#3 » venerdì 11 dicembre 2015, 15:47

Ciao Alberto. Il racconto mi è piaciuto tanto che non trovo difetti. La storia è ben raccontata e ben gestita. Il lettore è sempre nel vivo dell'azione e coinvolto negli avvenimenti. Nonostante i pochi caratteri a disposizione, il racconto risulta essere completo e nel finale non v'è altro che soddisfazione per quanto letto. Il punto in più sta nel fatto che tra le righe non ho letto semplicemente una storia di fantascienza, ma anche riferimenti (non so se volontari o meno) alla realtà o alla storia dell'umanità che sono spunto di riflessione. Faccio particolare riferimento al seguente periodo:
Alcune si aggiravano demolendo i rottami per recuperarne il metallo, altre, più piccole, perlustravano le città per distruggere qualsiasi immagine trovassero.
Arrivò in cima al palazzo. In una delle stanze, alcune piccole sedie erano rovesciate per terra in mezzo a pezzi di intonaco caduti dal soffitto. Là dove vi erano arabeschi bruciati al posto del muro colorato, dovevano esserci disegni.
Era così che avevano messo in ginocchio l’umanità: avevano demolito la memoria della società passata, senza lasciarne traccia.

La distruzione delle "immagini" e il voler demolire "la memoria della società passata" è storicamente un vizio umano che si ripete ciclicamente nei secoli. Di qui il mio pensiero che torna all'importanza della storia e del salvaguardare la memoria.
In virtù di quanto detto, ti ringrazio per il pezzo che hai scritto. :)

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alberto.dellarossa
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#4 » venerdì 11 dicembre 2015, 16:06

Grazie Filippo.

Si, hai colto in pieno. E ancor più che al Reich pensavo ai Buddha distrutti in Pakistan, ai templi e agli affreschi demoliti in Tibet, alla damnatio memoriae romana e medio-egiziana, e via così. Ormai affidiamo tutto a cumuli di bit. Dovesse andare a puttane la tecnologia non avremmo nemmeno una foto dei nostri figli nati dal 2000 in poi.

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Andrea Partiti
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#5 » lunedì 14 dicembre 2015, 16:38

Il tuo racconto è molto piacevole da leggere, quindi ho ben poco da dire a livello di stile.
L'unico mio dubbio riguarda al tema dell'edizione. Il ricordo c'è, molto chiaro, ma non vedo davvero il Natale 2025 visto dal Natale 2050.
Supponendo che la storia sia ambientata nel 2050... Timmie mi viene spontaneo immaginarmelo come un ragazzino, molto giovane. Forse per via del diminutivo, per l'appellativo "ragazzino", forse per il suo attaccamento al nonno che sembra essere una figura di riferimento molto forte. Non riesco a visualizzarlo come un uomo di 25 anni, probabilmente molto più provato e invecchiato precocemente di un venticinquenne di oggi, viste le condizioni di vita ostili e dure in cui si trova.
Penso che, volendo mantenere i due riferimenti temporali 25-50, serva una ri-caratterizzazione del protagonista, oppure puoi svincolare dal tema il tuo racconto, visto che funziona comunque ^^.

"Là dove vi erano arabeschi bruciati al posto del muro colorato, dovevano esserci disegni."
Questa frase mi sembra pesante, strutturata così, soprattutto all'interno di una descrizione abbastanza lunga e che deve scorrere via veloce e senza intoppi per tornare presto alla storia. La rivolterei in "(un tempo/in passato) c'erano dei disegni, al posto di quegli arabeschi bruciati sul muro" o "Quegli arabeschi bruciati sul muro un tempo erano disegni". Ma questo dettaglio è molto opinabile e personale.
"Un ottima caccia" -> "Un'ottima caccia", typo.

Fernando Nappo
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#6 » lunedì 14 dicembre 2015, 21:28

Ciao Alberto,
un buon racconto di SF, ben scritto, in cui hai saputo introdurre un elemento di novità nella sfruttata idea delle macchine che si ribellano all'uomo che le ha costruite: l'idea che queste puntino a distruggere l'umanità cancellandone le tracce, distruggendo immagini, icone, e altro.
Vista la tua ben nota attenzione per la scelta delle parole, ti segnalo una cosa che personalmente ho trovato poco adeguata, per lo meno visto l'ambito SF, e cioè il termine aliene riferito alle macchine. Poiché costruite dall'uomo, forse così aliene non dovrebbero risultare.
Mentre il ricordo - motivo principale del tema di questa edizione - è ben rappresentato dal ritratto tracciato dal nonno, non trovo riferimenti alle due date del Natale.

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alberto.dellarossa
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#7 » lunedì 14 dicembre 2015, 21:31

Ciao Andrea. Guarda, il tema, come al solito, l'ho interpretato. Non posso e non voglio pensare che per aderire a un tema simile sia vincolante inserire le due date. Per quanto mi riguarda il 25ennio ruota attorno al concetto di generazione. Qua si parla di generazioni e ricordi perduti in un futuro prossimo. Ciò che viene a mancare è la generazione dei genitori, rimanendo solo Timmie e il nonno. Ad essere onesto non mi è passato nemmeno per un istante il dubbio che fosse obbligatorio inserire didascalicamente una scansione temporale. Come al solito mi rendo conto che la mia posizione è borderline. Sono comunque felice che il racconto ti sia piaciuto :)

Quanto alle due osservazioni: il typo è, per l'appunto, un typo. Quanto alla sintassi della frase comprendo il punto di vista, eppure come hai detto è una preferenza personale. Rileggendo le tue proposte manterrei comunque la mia versione (senza nulla togliere alla validità della tue). Semmai aggiungerei un "un tempo". Ma, come avrai notato, non avevo caratteri sufficienti, quindi ho dovuto affidarmi a un complemento sotteso ;)

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alberto.dellarossa
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#8 » lunedì 14 dicembre 2015, 21:34

Fernando Nappo ha scritto:Ciao Alberto,
Vista la tua ben nota attenzione per la scelta delle parole, ti segnalo una cosa che personalmente ho trovato poco adeguata, per lo meno visto l'ambito SF, e cioè il termine aliene riferito alle macchine. Poiché costruite dall'uomo, forse così aliene non dovrebbero risultare.
Mentre il ricordo - motivo principale del tema di questa edizione - è ben rappresentato dal ritratto tracciato dal nonno, non trovo riferimenti alle due date del Natale.


Hai perfettamente ragione per l'accezione "aliena". Se di fatto può funzionare (ormai le macchine sono altro, in toto - vedi la forma da oloturia; immagino delle macchine di seconda generazione autodeterminate e autogenerate) a livello logico è un'incongruenza (e non è la sola nel racconto).

Quanto alle date, ti rimando alla risposta data a Andrea :)

diego.ducoli
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#9 » lunedì 14 dicembre 2015, 21:52

Ciao Alberto.
Devo ammetterlo mi aspettavo che ad un tratto spuntassero Sarah e John Connor e magari un Terminator. L'ambientazione è sicuramente ben caratterizzata, complice il fatto che mi ha richiamato alla mente, alcuni famosi film di fantascienza.
Lo scorrere del pezzo si aggancia bene con la fuga\ricerca del protagonista.
L'unica nota un po' stonata , se cosi vogliamo dire, è proprio il regalo del nonno.
Timmie non ha mai accennato ai genitori e quindi quel regalo mi sembra un po' gratuito, ma in fondo quale ragazzino non vorrebbe conoscere il volto di mamma e papà.
Un ottima prova.

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Andrea Partiti
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#10 » martedì 15 dicembre 2015, 0:47

alberto.dellarossa ha scritto:Ciao Andrea. Guarda, il tema, come al solito, l'ho interpretato. Non posso e non voglio pensare che per aderire a un tema simile sia vincolante inserire le due date. Per quanto mi riguarda il 25ennio ruota attorno al concetto di generazione. Qua si parla di generazioni e ricordi perduti in un futuro prossimo. Ciò che viene a mancare è la generazione dei genitori, rimanendo solo Timmie e il nonno. Ad essere onesto non mi è passato nemmeno per un istante il dubbio che fosse obbligatorio inserire didascalicamente una scansione temporale. Come al solito mi rendo conto che la mia posizione è borderline. Sono comunque felice che il racconto ti sia piaciuto :)


Capisco perfettamente, ho lasciato anche io i periodi di tempo molto vaghi, perché trovavo complicato inventare una scusa per inserire le date in maniera naturale (evitando diari o racconti epistolari). Però avendo iniziato a leggere con i 25 anni precisi in mente, era difficile scrollarmi di dosso il senso di incongruenza. Grazie per la spiegazione ^^

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alberto.dellarossa
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#11 » martedì 15 dicembre 2015, 21:58

Ciao Ambra, no, non ho fatto l'avvocato. Però lavoro nella comunicazione e quindi sono abituato a vendere fregnacce ;)

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simolimo
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#12 » mercoledì 16 dicembre 2015, 11:03

wella Hello Titty XD ahahah!
ciao Albe! come va? è un piacerone incrociarti ancora :)
beh, che dire? la tua scrittura sai bene quanto mi piaccia e, anche questa volta, non hai disatteso le mie aspettative. ma andiamo con ordine ^_^ con te non servono convenevoli!
parto dal cosa mi è piaciuto molto: la sensibilità che emerge dalla contrapposizione dicotomica tra uomo e macchina, tra la distruzione di ogni traccia di vita e la ricostruzione di qualcosa tanto semplice quanto prezioso come il ricordo. stupendo. senza quel tocco del tutto umano, il racconto non avrebbe certo avuto la stessa forza emotiva. mi è quasi scesa una lacrima, ma con te è facile che capiti…
lo scenario mi ha riportata a Mondo 9 di Dario… dove le macchine la fanno da padrone e l’uomo ne è vittima. ma qui non c’è solo un parallelismo tra meccanico e umano, no, vai più in profondità, toccando quello che è proprio dell’umanità: l’arte, il ricordo emotivo lontano la logiche matematiche di bit e programmazione. mi è davvero piaciuto! ottime anche le caratterizzazioni.
mi ha entusiasmato un po’ meno la mini umanizzazione delle macchine: come può la macchina ostentare superiorità? avere una frustrazione da sfogare?... non so, in questo senso mi spiazza… era meglio una totale meccanicità, per me, ovvio ^_^
altro punto per cui mi si è arricciato il naso è la parte centrale: a mio avviso hai lasciato troppo spazio al racconto della caccia di Timmie, ci sono descrizioni fin troppo meticolose che allungano il momento dell’azione senza però dirci nulla di più di quello che ci avevi già espresso in poche righe d’apertura… credo tu debba snellire un pelo, magari leva la parte introduttiva e lascia il mostrato, ma, si sa, è mero gusto personale questo ^_^” il sunto è che mi hai precisato troppe volte cosa fanno ‘ste macchine e… un lettore attento lo capisce alla prima, poi ogni ripasso diventa ridondante, per quanto bene possa essere scritto.
beh Albe, non so più che dirti, ho esaurito ogni cartuccia :)
paletti di super cattivo CT: rispettati, ma la notte di Natale sta lì un po’ per caso…
alla prossima! un abbraccio ^_^

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Peter7413
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#13 » mercoledì 16 dicembre 2015, 12:15

Prima di procedere al commento... Alberto e Diego... UN OTTIMA? Ragazzi, l'apostrofoooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :/

M'ero ripromesso di non sottolinearlo ad Alberto, può capitare... Ma una volta che l'ho visto reiterato da Diego non ce l'ho più fatta...

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alberto.dellarossa
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#14 » mercoledì 16 dicembre 2015, 12:24

ahahah si Mauri, lo so. Ho taciuto per decoro, è una porcheria ma come hai detto tu, è evidentemente una (orribile) distrazione xD

diego.ducoli
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#15 » mercoledì 16 dicembre 2015, 12:37

Il mio era per solidarieta

Zebratigrata
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#16 » mercoledì 16 dicembre 2015, 18:17

Ciao Alberto,

mi è piaciuta molto soprattuto l'ambientazione del tuo racconto. Ammetto di avere un debole per il dettaglio della distruzione delle immagini e della cancellazione della memoria... è un classico ma ha sempre un grande fascino. Hai tratteggiato uno scenario post-apocalittico che mi incuriosisce molto, e il racconto è ben scritto, sembra di essere lì con Timmie a sbirciare tra i detriti e le rovine per assicurarci che la strada sia libera.

Riguardo al tema, il modo in cui il nonno si rivolge a Timmie fa pensare a un bambino, e se così fosse non potrebbero esserci 25 anni di distanza tra il ricordo dei genitori che ha il nonno e il momento attuale. Tuttavia, visto che mia nonna mi chiamava 'nanèin' anche a 30 anni suonati e mi preparava il pane e nutella per merenda come se non avessi mai finito le medie, per questa volta ti considero in tema ;-)

Volendo migliorare qualcosa, lavorerei sul primo paragrafo in cui introduci le macchine: non mi spiego la 'frustrazione', e la frase 'Erano le macchine, e le avevano create gli uomini' mi sembra un po' troppo 'epica'. L'incipit con il boato fuori campo e i calcinacci che cadono è davvero splendido invece :-)

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Peter7413
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Re: Un tratto a carboncino

Messaggio#17 » mercoledì 16 dicembre 2015, 18:22

E veniamo al commento...
Dunque, qui come in altri racconti manca, a mio avviso, totalmente il riferimento temporale. Ricordo che il tema era IL NATALE 2025 VISTO DAL NATALE 2050, con i due Natali ben specificati e con tanto di spiegazione di Cardone tesa a fare passare il messaggio che potevano essere anche solo i titoli di giornali o fiction interne al racconto, quindi in ogni caso li considerava come se dovessero essere presenti. E qui, è innegabile, mancano. Buono l'espediente della generazione per rendere l'idea del passaggio di 25 anni, manca solo il punto di partenza, elemento che avresti potuto fare desumere anche senza indicarlo letteralmente.
Detto questo, dovrò un pelo penalizzarti rispetto ad altri racconti in cui, invece, il paletto è stato inserito. Passiamo al racconto: buono, tuo solito controllo, ma... Troppo derivativo da troppa fantascienza con macchine cattive e dominanti e quand'è così mi aspetto qualche elemento innovativo. Hai provato a inserirlo attraverso il discorso delle immagini, ma risulta molto annacquato, poco caratterizzante il racconto nonostante la bellissima chiusa tutta incentrata su quello. L'idea stessa di un bimbo che si muove tra quelle macerie, con bello specificato che ci sono robot più piccoli adibiti a perlustrare i palazzi, mi fa storcere il naso, soprattutto perché non evidenzi nessuna caratteristica peculiare che permette al bimbo di essere adattato alla realtà che lo circonda. In ultimo, Timmie... Ok un rimando al bimbo sfigato de IL CANTO DI NATALE di Topolino, ma qui ci stava davvero un nome italiano, questa volta sì.
Riassumendo, un racconto senz'altro godibile, ma che nulla aggiunge a una tematica già trita. Bellissimo il finale, quello sì, ma il resto, a mio parere, è rivedibile.

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