FATMAH di Marco Roncaccia
- marco.roncaccia
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FATMAH di Marco Roncaccia
Quando entri in scena il mio cuore è un kamikaze e si fa esplodere nella cassa toracica.
Il repertorio si ripete ma ogni esibizione è unica.
Centellino gli istanti per sorbirne tutto il piacere.
Le porte scorrevoli si chiudono, accendi l’amplificatore e regoli il microfono, la base parte, tu chiudi gli occhi, avvolta in uno scialle nero con i fili d’argento che brillano alla luce.
L’aria, la stessa che i miei polmoni trasformano in anidride carbonica, quando attraversa il tuo corpo, diventa melodia facendo vibrare ogni cellula del mio.
Io ti amo e tu non lo sai.
ah che bella voce ca ll’anima se squaglia quanno cante
Quando canti “Fatmah” ti trasfiguri e io ti seguo in Paradiso.
Strano che una canzone degli Almamegretta sia finita nel tuo repertorio tra “Besame Mucho” e “Roma nun fa la stupida stasera”.
E’ una canzone magica, è la nostra canzone.
Parla dell’amore non corrisposto di un poeta per una cantante. Parla di noi.
Certo, io non sono un poeta, per il mondo sono un NEET.
Un giovane di 28 anni che non studia e che non cerca lavoro, un essere patetico generato dalla crisi.
In realtà la mia occupazione a tempo pieno sei tu.
Non so nemmeno come ti chiami e tu di me sai a malapena che esisto.
Sono quello che a volte mette una moneta da 2 euro nel bicchiere della Coca Cola con cui fai colletta.
Solo una volta al giorno mi concedo di salire nello stesso vagone con te.
Per il resto mi tengo a distanza ma, anche quando sono all’altro capo del treno, so che ci sei e mi sembra quasi di sentirti
ah che bella voce nun saccio si so’ diavolo o so’ santo
Adoro la miscela tutta tua di dialetto napoletano e Romanes.
Alcuni non l'apprezzano.
Ci sono pregiudizi sugli zingari e spesso la gente ti tratta in modo scortese.
Ma io sono ottimista.
Penso che la tua voce, i sentimenti che trasmette siano in grado di toccare ogni cuore, e poi, dove non arriva la magia del tuo canto, arrivo io.
saccio sulo ca quanno te sento sento dint’ ‘a ll’anema ‘o turmento
Oggi sono triste.
E’ l’ultima volta.
E’ colpa mia, ieri mi sono fatto prendere dall’ira.
Tutto per quel ragazzo che l’altro ieri ti ha fatto piangere.
Ti ha urlato contro.
«Zingara di merda, piantala con ‘sta lagna!»
Ha preso a calci l’amplificatore e ti ha spinta fuori dal vagone. I suoi amici ridevano e applaudivano. Nessuno ti ha aiutata.
Io non ho potuto fare niente, ero nella carrozza successiva e ho assistito alla scena dall’oblò.
Ieri ho aspettato il bullo alla fermata dove lo avevo visto salire e l’ho spinto con rabbia sulle rotaie un attimo prima che arrivasse il treno.
Lo so, lì c’è una telecamera, le altre volte sono stato più accorto e finora mi è andata bene. Sono scappato e mi sono nascosto ma, stamattina, amore mio mi mancavi e ora sono qui.
Forse alla prossima fermata saliranno gli sbirri e mi porteranno via, per questo cerco di imprimere nella mia mente questo momento e le tue note
nun saccio manco cchiù addo stongo si ‘mparaviso o all’inferno
Il repertorio si ripete ma ogni esibizione è unica.
Centellino gli istanti per sorbirne tutto il piacere.
Le porte scorrevoli si chiudono, accendi l’amplificatore e regoli il microfono, la base parte, tu chiudi gli occhi, avvolta in uno scialle nero con i fili d’argento che brillano alla luce.
L’aria, la stessa che i miei polmoni trasformano in anidride carbonica, quando attraversa il tuo corpo, diventa melodia facendo vibrare ogni cellula del mio.
Io ti amo e tu non lo sai.
ah che bella voce ca ll’anima se squaglia quanno cante
Quando canti “Fatmah” ti trasfiguri e io ti seguo in Paradiso.
Strano che una canzone degli Almamegretta sia finita nel tuo repertorio tra “Besame Mucho” e “Roma nun fa la stupida stasera”.
E’ una canzone magica, è la nostra canzone.
Parla dell’amore non corrisposto di un poeta per una cantante. Parla di noi.
Certo, io non sono un poeta, per il mondo sono un NEET.
Un giovane di 28 anni che non studia e che non cerca lavoro, un essere patetico generato dalla crisi.
In realtà la mia occupazione a tempo pieno sei tu.
Non so nemmeno come ti chiami e tu di me sai a malapena che esisto.
Sono quello che a volte mette una moneta da 2 euro nel bicchiere della Coca Cola con cui fai colletta.
Solo una volta al giorno mi concedo di salire nello stesso vagone con te.
Per il resto mi tengo a distanza ma, anche quando sono all’altro capo del treno, so che ci sei e mi sembra quasi di sentirti
ah che bella voce nun saccio si so’ diavolo o so’ santo
Adoro la miscela tutta tua di dialetto napoletano e Romanes.
Alcuni non l'apprezzano.
Ci sono pregiudizi sugli zingari e spesso la gente ti tratta in modo scortese.
Ma io sono ottimista.
Penso che la tua voce, i sentimenti che trasmette siano in grado di toccare ogni cuore, e poi, dove non arriva la magia del tuo canto, arrivo io.
saccio sulo ca quanno te sento sento dint’ ‘a ll’anema ‘o turmento
Oggi sono triste.
E’ l’ultima volta.
E’ colpa mia, ieri mi sono fatto prendere dall’ira.
Tutto per quel ragazzo che l’altro ieri ti ha fatto piangere.
Ti ha urlato contro.
«Zingara di merda, piantala con ‘sta lagna!»
Ha preso a calci l’amplificatore e ti ha spinta fuori dal vagone. I suoi amici ridevano e applaudivano. Nessuno ti ha aiutata.
Io non ho potuto fare niente, ero nella carrozza successiva e ho assistito alla scena dall’oblò.
Ieri ho aspettato il bullo alla fermata dove lo avevo visto salire e l’ho spinto con rabbia sulle rotaie un attimo prima che arrivasse il treno.
Lo so, lì c’è una telecamera, le altre volte sono stato più accorto e finora mi è andata bene. Sono scappato e mi sono nascosto ma, stamattina, amore mio mi mancavi e ora sono qui.
Forse alla prossima fermata saliranno gli sbirri e mi porteranno via, per questo cerco di imprimere nella mia mente questo momento e le tue note
nun saccio manco cchiù addo stongo si ‘mparaviso o all’inferno
Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ci sarà una bici anche qua, Marco? Controllerò, per il momento ho visto che sei ok con i parametri, quindi buona Tarenzi Edition!
- marco.roncaccia
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Caro Antico niente bici stavolta :)
- francescocascione
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
romantico e dannato. musicale. Romantico. Dannato. Giochi con i pregiudizi e li capovolgi in una corsa tra bene e male tenuta bene fino all'ultima riga.
Mi è piaciuta l'idea della colonna sonora a fare da cornice al racconto. L'idea che dai della protagonista rende impossibile non rimanenene affascinato Molto personale, omicidio escluso ovviamente.
Mi è piaciuta l'idea della colonna sonora a fare da cornice al racconto. L'idea che dai della protagonista rende impossibile non rimanenene affascinato Molto personale, omicidio escluso ovviamente.
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ciao Marco!
Ho trovato il tuo racconto veramente meraviglioso. C'è tutto: il tema, l'amore, il dramma, la non convenzionalità, la sfida al razzismo, la musica che accompagna le nostre esperienze. Mi piace la cornice della colonna sonora (che purtroppo credo di non aver colto appieno non essendo il mio dialetto) e mi piace come il protagonista scelga da solo di condannarsi per difendere quella che, in un certo senso, per lui era una visione angelica. Una bella sfida a chi addita i rom come fossero bestie, dulcis infundo. Credo non serva aggiungere altro!
Ho trovato il tuo racconto veramente meraviglioso. C'è tutto: il tema, l'amore, il dramma, la non convenzionalità, la sfida al razzismo, la musica che accompagna le nostre esperienze. Mi piace la cornice della colonna sonora (che purtroppo credo di non aver colto appieno non essendo il mio dialetto) e mi piace come il protagonista scelga da solo di condannarsi per difendere quella che, in un certo senso, per lui era una visione angelica. Una bella sfida a chi addita i rom come fossero bestie, dulcis infundo. Credo non serva aggiungere altro!
Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ho apprezzato molto la costruzione del racconto: la cornice musicale, il lento spiegarsi della portata dell'ossessione di lui, il finale inquietante (il protagonista si rivela, tutto sommato, un serial killer per amore) e la chiusa di lui che assiste allo spettacolo forse per l'ultima volta, aspettandosi di essere portato via. Bello anche lo stile, con frasi chiare che messe in file danno comunque un gusto alla lettura che supera la mera descrizione dei fatti. C'è un quid di musicalità nel racconto che, dato l'argomento, ci sta proprio bene. L'unica cosa che mi lascia perplesso è come è stato affrontato il tema che è sì presente ma in maniera molto sottile. E' il protagonista, per come l'ho capita io, a essere il punto a metà fra cielo e inferno, è il suo agire abbietto mosso da un amore che considera paradisiaco a rappresentare il tema. Se così è, però, questa storia si sarebbe potuta adattare a molti altri temi: amore e violenza, amore non corrisposto, ossessione ecc., ma è l'unico appunto :D
La Morte è l'ultima schiava che dà un senso al nostro vivere
- marco.roncaccia
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Grazie Cristina, Francesco e Hendioke.
Intanto inserisco qui di seguito il link della canzone casomai a qualcun* venisse voglia di ascoltarla.
https://www.youtube.com/watch?v=UjJKlq7PqNg
Rispetto al tema, come ho detto altre volte, tendo a considerarlo un tema generatore cioè un qualcosa a partire del quale il racconto nasce e si sviluppa più che una didascalia in calce. Quando ho letto il tema ho iniziato inconsapevolmente a canticchiare Fatmah senza rendermi conto subito che nella canzone c'era il racconto. E' vero il racconto potrebbe essere riferito ad altri temi ma questo non è forse vero per qualsiasi narrazione? E poi forse non è un caso che sia nel testo degli Almamegretta, sia nel romanzo di Selim Nassib "Ti ho amata per la tua voce" a cui la canzone si ispira (racconta l'amore non corrisposto tra il grande poeta egiziano Ahmed Rami e la cantante, anch'essa egiziana, Umm Kalthum la "stella d'oriente" la luminosa icona della musica araba fra gli anni venti e gli anni settanta), che nel mio racconto, lo spaesamento della condizione del protagonista venga resa con la sensazione di non sapere se essere in paradiso o all'inferno.
Intanto inserisco qui di seguito il link della canzone casomai a qualcun* venisse voglia di ascoltarla.
https://www.youtube.com/watch?v=UjJKlq7PqNg
Rispetto al tema, come ho detto altre volte, tendo a considerarlo un tema generatore cioè un qualcosa a partire del quale il racconto nasce e si sviluppa più che una didascalia in calce. Quando ho letto il tema ho iniziato inconsapevolmente a canticchiare Fatmah senza rendermi conto subito che nella canzone c'era il racconto. E' vero il racconto potrebbe essere riferito ad altri temi ma questo non è forse vero per qualsiasi narrazione? E poi forse non è un caso che sia nel testo degli Almamegretta, sia nel romanzo di Selim Nassib "Ti ho amata per la tua voce" a cui la canzone si ispira (racconta l'amore non corrisposto tra il grande poeta egiziano Ahmed Rami e la cantante, anch'essa egiziana, Umm Kalthum la "stella d'oriente" la luminosa icona della musica araba fra gli anni venti e gli anni settanta), che nel mio racconto, lo spaesamento della condizione del protagonista venga resa con la sensazione di non sapere se essere in paradiso o all'inferno.
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ciao Marco e innanzitutto complimenti.
Due parole iniziali sulla "questione razziale", per così dire: mi è suonata un po' telefonata, un po' troppo on the nose, ma questo potrebbe difendere dal fatto che, essendo antropologo, una conversazione su due in cui vengo coinvolto mi spinge a una "sfida al razzismo" e dunque tendo a banalizzare o a dare per scontate certe cose che qui vengono invece esplicitate. Insomma, non sei tu, sono io, probabilmente (ma detto sinceramente).
Purtroppo non ho potuto seguire a dovere la pista musicale, che ho trovato un elegante contrappunto ma che forse avrei apprezzato di più conoscendo da prima la canzone. Per il resto, è una resa bella e romantica di una storia classica (l'amante pronto a difendere l'amato/a fino all'estremo, fino a uccidere o a essere uccisi, senza sapere alla fine se è "diavolo o santo"), sicuramente in tema e ben raccontata, con poche se non senza sbavature. Bel lavoro.
Due parole iniziali sulla "questione razziale", per così dire: mi è suonata un po' telefonata, un po' troppo on the nose, ma questo potrebbe difendere dal fatto che, essendo antropologo, una conversazione su due in cui vengo coinvolto mi spinge a una "sfida al razzismo" e dunque tendo a banalizzare o a dare per scontate certe cose che qui vengono invece esplicitate. Insomma, non sei tu, sono io, probabilmente (ma detto sinceramente).
Purtroppo non ho potuto seguire a dovere la pista musicale, che ho trovato un elegante contrappunto ma che forse avrei apprezzato di più conoscendo da prima la canzone. Per il resto, è una resa bella e romantica di una storia classica (l'amante pronto a difendere l'amato/a fino all'estremo, fino a uccidere o a essere uccisi, senza sapere alla fine se è "diavolo o santo"), sicuramente in tema e ben raccontata, con poche se non senza sbavature. Bel lavoro.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
- Jacopo Berti
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Marco, con la bici celestiale mi avevi conquistato, mentre questa volta mi hai lasciato abbastanza indifferente: ho trovato il testo ben scritto ma un po' piatto e senza idee illuminanti. Si lascia leggere fino alla fine ma non riesco a sorprendermi.
A pensarci, certo, mi rendo conto che è anche perché nel contest "amore maledetto" ho scritto io stesso qualcosa di simile (uno spettatore che s'innamora della donna sul palco e la "salva"). Ma beh, questo fa parte del mio leggere il tuo racconto qui e ora e astrarmene completamente non sarà possibile.
Riguardo alla tua riflessione sul tema, la penso in modo del tutto differente, ma lo scriverò in una nota alla classifica. A mio avviso, il tema scelto da Tarenzi quasi non c'è.
A pensarci, certo, mi rendo conto che è anche perché nel contest "amore maledetto" ho scritto io stesso qualcosa di simile (uno spettatore che s'innamora della donna sul palco e la "salva"). Ma beh, questo fa parte del mio leggere il tuo racconto qui e ora e astrarmene completamente non sarà possibile.
Riguardo alla tua riflessione sul tema, la penso in modo del tutto differente, ma lo scriverò in una nota alla classifica. A mio avviso, il tema scelto da Tarenzi quasi non c'è.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)
Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Un testo un po' strano, un amore dannato e altrettanto irreale.
C'è un pizzico di magia in questo racconto, un'invasione del mondo onirico.
Non è semplicissimo da seguire e si basa molto su aspetti che non tutti i lettori possono cogliere.
Il legame con il tema è tutto nella canzone, forse poco, forse abbastanza, non so.
La scrittura, il ritmo e la tecnica non sono male, secondo me.
Faccio un po' fatica a usare la sospensione dell'incredulità con questo racconto, forse perché sono di Roma e da noi capita davvero che zingare entrino nella metro, e allora sovrapponendo l'esperienza vera a quella onirica di questo racconto, quest'ultimo ne esce perdente, troppo irreale, troppo bello per essere vero.
Ma forse è tutta qui la provocazione.
C'è un pizzico di magia in questo racconto, un'invasione del mondo onirico.
Non è semplicissimo da seguire e si basa molto su aspetti che non tutti i lettori possono cogliere.
Il legame con il tema è tutto nella canzone, forse poco, forse abbastanza, non so.
La scrittura, il ritmo e la tecnica non sono male, secondo me.
Faccio un po' fatica a usare la sospensione dell'incredulità con questo racconto, forse perché sono di Roma e da noi capita davvero che zingare entrino nella metro, e allora sovrapponendo l'esperienza vera a quella onirica di questo racconto, quest'ultimo ne esce perdente, troppo irreale, troppo bello per essere vero.
Ma forse è tutta qui la provocazione.
- AmbraStancampiano
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ciao Marco,
voglio in primo luogo ringraziarti per avermi fatto conoscere un pezzo che ignoravo e che è particolarmente di mio gusto, è vero che c'è qualcosa di magico in questa canzone.
Mi piace molto l'atmosfera che riesci a rendere attraverso le parole della canzone, e a livello sensoriale lo stratagemma funziona bene, rileggendo il racconto dopo averla ascoltata mi sono sentita avvolta dalle parole e dalla musica. Purtroppo questa è un'arma a doppio taglio, perché se la narrazione corredata dalla musica è molto avvolgente e funziona bene, rischia di lasciare totalmente indifferente chi non conosce il pezzo e non si preoccupa di ascoltarlo.
Il racconto mi è piaciuto, la storia d'amore sembra originale ma in alcuni punti mi ha ricordato Victor Hugo con la sua Esmeralda e uno dei libri della saga di Shannara; gli zingari sono sempre stati un popolo affascinante e un'allegoria della libertà VERA, e trovo assurdo che siano i protagonisti di una "malattia razzista" che nel nostro paese sta assumendo tinte sempre più grottesche e preoccupanti. Ecco, forse l'unica cosa che non mi piace troppo del tuo racconto è che il protagonista con le sue azioni fa passare in secondo piano il grottesco e l'ingiustizia che subisce la povera ragazza; questo genere di sviluppo mi ha un po' disturbata, anche se così il racconto fila e diventa originale invece di concentrarsi su un messaggio trito e ritrito.
Ho un solo appunto: come è possibile che la ragazza non si accorga di avere un angelo custode? Sicuramente di cose nella sua vita ne avrà viste, deve essere un tipo molto sveglio, quindi mi sembra improbabile; il POV in prima persona fa passare questa cosa un po' in sordina, ma a me è rimasto il dubbio.
Comunque complimenti!
voglio in primo luogo ringraziarti per avermi fatto conoscere un pezzo che ignoravo e che è particolarmente di mio gusto, è vero che c'è qualcosa di magico in questa canzone.
Mi piace molto l'atmosfera che riesci a rendere attraverso le parole della canzone, e a livello sensoriale lo stratagemma funziona bene, rileggendo il racconto dopo averla ascoltata mi sono sentita avvolta dalle parole e dalla musica. Purtroppo questa è un'arma a doppio taglio, perché se la narrazione corredata dalla musica è molto avvolgente e funziona bene, rischia di lasciare totalmente indifferente chi non conosce il pezzo e non si preoccupa di ascoltarlo.
Il racconto mi è piaciuto, la storia d'amore sembra originale ma in alcuni punti mi ha ricordato Victor Hugo con la sua Esmeralda e uno dei libri della saga di Shannara; gli zingari sono sempre stati un popolo affascinante e un'allegoria della libertà VERA, e trovo assurdo che siano i protagonisti di una "malattia razzista" che nel nostro paese sta assumendo tinte sempre più grottesche e preoccupanti. Ecco, forse l'unica cosa che non mi piace troppo del tuo racconto è che il protagonista con le sue azioni fa passare in secondo piano il grottesco e l'ingiustizia che subisce la povera ragazza; questo genere di sviluppo mi ha un po' disturbata, anche se così il racconto fila e diventa originale invece di concentrarsi su un messaggio trito e ritrito.
Ho un solo appunto: come è possibile che la ragazza non si accorga di avere un angelo custode? Sicuramente di cose nella sua vita ne avrà viste, deve essere un tipo molto sveglio, quindi mi sembra improbabile; il POV in prima persona fa passare questa cosa un po' in sordina, ma a me è rimasto il dubbio.
Comunque complimenti!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.
Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ciao,
per quanto mi sia piaciuta la storia che hai raccontato, l'amore deviato che crea un serial killer, non riesco a trovarci granché del tema. T dici che è nella canzone, beh la canzone non la conoscevo (e questo è comunque un limite di un racconto che usa come cardine un elemento sconosciuto) e anche dopo averla ascoltata (non capita, perché complice l'autobus, lo stile del cantante e forse la non eccelsa registrazione, beh mi è sembrato solo un lungo mugugnare) non ha dato quel "di più" al racconto.
In piccolo appunto personale sul tema: in mancanza di regole oggettive per gestire il tema se seguissimo tutti il tuo ragionamento, aggiungendo i temi di MC che di norma sono molto ampi... beh, il tema potremmo anche buttarlo via. Nessuno può sindacare su cosa salti in menti a una persona leggendo le parole "Tagliere di salumi", c'è chi penserà a un pranzo di parenti, chi ai fanoni della balena; per stare "in tema" dovrà in qualche modo far incastrare della bresaola tra i denti del grosso cetaceo. Se si limitasse a dire: "ho pensato che una balena non potrebbe mai mangiare della soppressa" e via a disquisire di plancton e di quanto renda motile l'intestino... Questo, ripeto, è il mio pensiero al riguardo (sul tema e sul plancton).
per quanto mi sia piaciuta la storia che hai raccontato, l'amore deviato che crea un serial killer, non riesco a trovarci granché del tema. T dici che è nella canzone, beh la canzone non la conoscevo (e questo è comunque un limite di un racconto che usa come cardine un elemento sconosciuto) e anche dopo averla ascoltata (non capita, perché complice l'autobus, lo stile del cantante e forse la non eccelsa registrazione, beh mi è sembrato solo un lungo mugugnare) non ha dato quel "di più" al racconto.
In piccolo appunto personale sul tema: in mancanza di regole oggettive per gestire il tema se seguissimo tutti il tuo ragionamento, aggiungendo i temi di MC che di norma sono molto ampi... beh, il tema potremmo anche buttarlo via. Nessuno può sindacare su cosa salti in menti a una persona leggendo le parole "Tagliere di salumi", c'è chi penserà a un pranzo di parenti, chi ai fanoni della balena; per stare "in tema" dovrà in qualche modo far incastrare della bresaola tra i denti del grosso cetaceo. Se si limitasse a dire: "ho pensato che una balena non potrebbe mai mangiare della soppressa" e via a disquisire di plancton e di quanto renda motile l'intestino... Questo, ripeto, è il mio pensiero al riguardo (sul tema e sul plancton).
- marco.roncaccia
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Car* ragazz* ,
a quanto pare non mi sono spiegato bene e cercherò di rendere nuovamente il concetto. A prescindere dal giudizio che date sul mio racconto che a questo punto non è importante se non per la discussione che ha aperto sul tema. O meglio il tema di un Contest, non quello che ti da a scuola la prof di italiano. Già perché a volte a leggere i commenti sembrerebbe che il vostro approccio sia quello della penna blu e rossa. Un Contest, per quanto mi riguarda, non è un compitino e, in questo caso specifico, in cui il tema era "tra cielo e inferno" nemmeno un presepe in cui con un paio di angioletti e forse qualche diavoletto si poteva risolvere la questione. Il mio modo di affrontare il tema è diverso. Trovo che il discorso di Vastatio sui salumi qui sopra e quello su "il tema mi ha ispirato" di Timetrapoler non rendano giustizia al mio ragionamento e quindi provo a riformulare.
"Tra cielo e inferno" è una frase che sta all'interno di una canzone, di una poesia, di un romanzo. E' riferita a un uomo che brucia d'amore per una donna dalla voce stupenda e che non è da questa corrisposto.Se avessi scritto un racconto in cui questo fatto non fosse citato l'obiezione "non conosco la canzone" avrebbe senso. Ma la canzone e i versi citati fanno parte integrante del racconto. Ti dirò di più potrebbe essere una canzone inventata apposta per il racconto e che si spaccia per vera (alla Borges) e il ragionamento filerebbe lo stesso. Non solo, perché quella canzone è così centrale, è esplicitato nel testo del racconto:
"E’ una canzone magica, è la nostra canzone.
Parla dell’amore non corrisposto di un poeta per una cantante. Parla di noi."
Quanto alle regole oggettive continuo a non essere d'accordo. Non mi pare che nel regolamento di Minuti Contati ci sia un riferimento a regole oggettive. Per quanto mi riguarda credo anche che un'oggettività del genere nemmeno esista. Il che non significa che su un tema si possa scrivere di tutto ma che gli approcci possano essere molteplici mi sembra il minimo altrimenti scriveremmo tutti lo stesso racconto. Insomma se posso permettermi un consiglio sul vostro metro di valutazione: meno matite rosse e più pensiero laterale!
a quanto pare non mi sono spiegato bene e cercherò di rendere nuovamente il concetto. A prescindere dal giudizio che date sul mio racconto che a questo punto non è importante se non per la discussione che ha aperto sul tema. O meglio il tema di un Contest, non quello che ti da a scuola la prof di italiano. Già perché a volte a leggere i commenti sembrerebbe che il vostro approccio sia quello della penna blu e rossa. Un Contest, per quanto mi riguarda, non è un compitino e, in questo caso specifico, in cui il tema era "tra cielo e inferno" nemmeno un presepe in cui con un paio di angioletti e forse qualche diavoletto si poteva risolvere la questione. Il mio modo di affrontare il tema è diverso. Trovo che il discorso di Vastatio sui salumi qui sopra e quello su "il tema mi ha ispirato" di Timetrapoler non rendano giustizia al mio ragionamento e quindi provo a riformulare.
"Tra cielo e inferno" è una frase che sta all'interno di una canzone, di una poesia, di un romanzo. E' riferita a un uomo che brucia d'amore per una donna dalla voce stupenda e che non è da questa corrisposto.Se avessi scritto un racconto in cui questo fatto non fosse citato l'obiezione "non conosco la canzone" avrebbe senso. Ma la canzone e i versi citati fanno parte integrante del racconto. Ti dirò di più potrebbe essere una canzone inventata apposta per il racconto e che si spaccia per vera (alla Borges) e il ragionamento filerebbe lo stesso. Non solo, perché quella canzone è così centrale, è esplicitato nel testo del racconto:
"E’ una canzone magica, è la nostra canzone.
Parla dell’amore non corrisposto di un poeta per una cantante. Parla di noi."
Quanto alle regole oggettive continuo a non essere d'accordo. Non mi pare che nel regolamento di Minuti Contati ci sia un riferimento a regole oggettive. Per quanto mi riguarda credo anche che un'oggettività del genere nemmeno esista. Il che non significa che su un tema si possa scrivere di tutto ma che gli approcci possano essere molteplici mi sembra il minimo altrimenti scriveremmo tutti lo stesso racconto. Insomma se posso permettermi un consiglio sul vostro metro di valutazione: meno matite rosse e più pensiero laterale!
- alessandra.corra
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ciao Marco,
ho letto il tuo racconto tutto d'un fiato. La storia mi è piaciuta davvero molto, soprattutto perché hai saputo creare un'atmosfera forte e affascinante. Il racconto di questo amore non corrisposto di un ragazzo disadattato per una zingara ha il sapore di una fiaba underground, decadente. Lo stile poi è ottimo. Frasi secche e decise che hanno dato un buon ritmo a tutta la storia. Complimenti.
In relazione al tema è una questione soggettiva. Anche io penso che non si dovrebbe valutare un racconto con troppi paletti come fosse un compito scolastico. Si parla in fondo di narrativa ed è quindi giusto che un autore interpreti con la sua particolare immaginazione il tema dell'edizione, sempre non allontanandosi troppo dalla traccia iniziale. Ma più l'interpretazione sarà astratta e libera, più si correrà il rischio di non essere compresi da tutti poiché ognuno di noi ha sensibilità diverse.
ho letto il tuo racconto tutto d'un fiato. La storia mi è piaciuta davvero molto, soprattutto perché hai saputo creare un'atmosfera forte e affascinante. Il racconto di questo amore non corrisposto di un ragazzo disadattato per una zingara ha il sapore di una fiaba underground, decadente. Lo stile poi è ottimo. Frasi secche e decise che hanno dato un buon ritmo a tutta la storia. Complimenti.
In relazione al tema è una questione soggettiva. Anche io penso che non si dovrebbe valutare un racconto con troppi paletti come fosse un compito scolastico. Si parla in fondo di narrativa ed è quindi giusto che un autore interpreti con la sua particolare immaginazione il tema dell'edizione, sempre non allontanandosi troppo dalla traccia iniziale. Ma più l'interpretazione sarà astratta e libera, più si correrà il rischio di non essere compresi da tutti poiché ognuno di noi ha sensibilità diverse.
- marco.roncaccia
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ciao Alessandra, grazie per il commento. Sono d'accordo con te. Proprio perché i giudizi che si danno sui racconto sono soggettivi, il riferimento a criteri oggettivi mi indispone. Primo perchè se è oggettivo il criterio dobbiamo tutti utilizzare lo stesso, secondo perchè se così fosse basterebbe una App o un programmino tipo quello che conta i caratteri per decretare il vincitore, terzo criterio soggettivo non significa senza criterio o con criteri tipo "il tema mi ha ispirato questo" o il discorso dei salumi qui sopra che non rendono giustizia a un lavoro di riflessione sul tema un po' più complesso di quello che si fa alle medie al compito di italiano
Ultima modifica di marco.roncaccia il venerdì 22 gennaio 2016, 13:46, modificato 1 volta in totale.
- Jacopo Berti
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Marco, ho scritto che volevo dare "un peso oggettivo" all'aderenza al tema. So benissimo che - di là dagli errori grammaticali o sintattici - ogni tipo di valutazione di un racconto è soggettiva. Non pretendo che il mio criterio venga esteso a tutti e diventi oggettivo in questo senso. Ma io, per me, per dare una valutazione che, secondo i miei criteri soggettivi, corrisponda più a un'idea di equità all''interno di ciò che credo sia questa competizione, ho deciso di oggettivare - ossia di misurare - e dare un valore al parametro di aderenza al tema. Ho ragionato su quanto dovesse pesare, e ho pensato che il peso giusto è quello che consente di non dichiarare automaticamente vincitore un racconto perfetto se questo non rispetta il tema assegnato. Poi ho applicato la mia idea di aderenza al tema (ammetterai che le opinioni su cosa significhi aderenza al tema possono essere differenti, no?) ai vari racconti.
Se vuoi definire nel modo peggiore la mia scelta puoi pensare che "ho deciso di punire i racconti che facevano uso di pensiero laterale".
Ma ti assicuro che questo non era il mio intento. Anzi, secondo me l'esercizio del pensiero laterale consente di risolvere un problema attraverso altre vie e il "problema" qui è il tema fornito dall'ospite. Le altre vie sono le sue declinazioni creative "entro certi limiti". Quando valuto (ripeto: sempre secondo la mia sensibilità soggettiva, ma oggettivandolo in modo da considerarlo elemento autonomo) l'aderenza al tema, cerco di discernere in che misura i racconti hanno reinterpretato il tema e in che misura l'hanno eluso. Ecco, proprio perché è soggettiva, la mia opinione che il tuo racconto l'abbia eluso è insindacabile, così come la tua opinione di averlo rispettato.
Se vuoi definire nel modo peggiore la mia scelta puoi pensare che "ho deciso di punire i racconti che facevano uso di pensiero laterale".
Ma ti assicuro che questo non era il mio intento. Anzi, secondo me l'esercizio del pensiero laterale consente di risolvere un problema attraverso altre vie e il "problema" qui è il tema fornito dall'ospite. Le altre vie sono le sue declinazioni creative "entro certi limiti". Quando valuto (ripeto: sempre secondo la mia sensibilità soggettiva, ma oggettivandolo in modo da considerarlo elemento autonomo) l'aderenza al tema, cerco di discernere in che misura i racconti hanno reinterpretato il tema e in che misura l'hanno eluso. Ecco, proprio perché è soggettiva, la mia opinione che il tuo racconto l'abbia eluso è insindacabile, così come la tua opinione di averlo rispettato.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)
- marco.roncaccia
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Sei libero di fare quello che vuoi tranne ridurre un ragionamento complesso che trovi qui sopra allo "scrivere quello mi pare solo perchè me lo ha ispirato il tema", come dici nella introduzione alla classifica a cui rimandi nel commento. O meglio puoi fare anche questo ma sappi che non è intellettualmente onesto. Tutto qui.
- Jacopo Berti
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Marco, ovviamente non c'è niente di personale. Non mi pareva di aver alzato i toni, ma mi pare che invece tu lo stia facendo ora, accusandomi di non essere intellettualmente onesto.
Per "onestà intellettuale" rileggo e riconsidero la mia introduzione (che non è esattamente ciò che hai riportato tra virgolette, comunque).
Ho scritto: "Tanto più rischia uno che scrive "quel che il tema gli ha fatto venire in mente"".
È vero, detta così può sembrare una canzonatura. Mi scuso dunque, ma il mio pensiero rimane quello che ti ho esposto.
Riformulo: "Tanto più rischia chi segue la sua ispirazione, giungendo infine a eludere il tema".
Va bene?
Per "onestà intellettuale" rileggo e riconsidero la mia introduzione (che non è esattamente ciò che hai riportato tra virgolette, comunque).
Ho scritto: "Tanto più rischia uno che scrive "quel che il tema gli ha fatto venire in mente"".
È vero, detta così può sembrare una canzonatura. Mi scuso dunque, ma il mio pensiero rimane quello che ti ho esposto.
Riformulo: "Tanto più rischia chi segue la sua ispirazione, giungendo infine a eludere il tema".
Va bene?
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- marco.roncaccia
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
No non mi pare di aver eluso il tema ma di averlo affrontato in maniera per te poco convincente. Poi scrivi ciò che vuoi
Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Purtroppo non posso espormi in un giudizio sul racconto fino a edizione conclusa per non rischiare di influenzare nessuno. Mi sento però di consigliarvi la lettura di SOLO PER LE TUE ORECCHIE, vincitore del Contest Best, tenendo bene a mente che il tema dell'edizione per cui era nato era "Uno strano ronzio".
Detto questo, l'interpretazione sull'attinenza o meno al tema è personale e, se ben argomentata, insindacabile. Certo, si possono avere idee differenti e si può lottare per le proprie, ma sempre nella consapevolezza che si agisce in buona fede (e se qualcuno non lo facesse, potete starne ben certi, arriverebbe il mio intervento, anche non visto, direttamente dal backstage). Non mi sembra però questo il caso, sia Jacopo che Marco sono totalmente onesti nella loro passione e nel loro partecipare a Minuti Contati. Possono non trovarsi concordi su certi aspetti e mi dispiace, ma sono assolutamente certo delle loro rispettive onestà intellettuali.
Poi a fine edizione dirò la mia sull'argomento del contendere, ho già le idee chiare.
Detto questo, l'interpretazione sull'attinenza o meno al tema è personale e, se ben argomentata, insindacabile. Certo, si possono avere idee differenti e si può lottare per le proprie, ma sempre nella consapevolezza che si agisce in buona fede (e se qualcuno non lo facesse, potete starne ben certi, arriverebbe il mio intervento, anche non visto, direttamente dal backstage). Non mi sembra però questo il caso, sia Jacopo che Marco sono totalmente onesti nella loro passione e nel loro partecipare a Minuti Contati. Possono non trovarsi concordi su certi aspetti e mi dispiace, ma sono assolutamente certo delle loro rispettive onestà intellettuali.
Poi a fine edizione dirò la mia sull'argomento del contendere, ho già le idee chiare.
- marco.roncaccia
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Caro Antico, la discussione a questo punto va oltre il mio racconto e investe alcune modalità con cui si commenta che, pur salvando la buona fede di chi le utilizza, mi suonano un po' scorrette. Cioè a me se il mio racconto finisce ultimo in classifica me ne importa un po' (preferisco decisamente essere al primo posto come tutti) ma non più di tanto.
Quello che non mi piace ad esempio è che si posti un commento di un segno qui e poi il segno diventi l'opposto in sede di classifica. Non che non si possa cambiare idea, ma almeno sarebbe simpatico segnalarlo in sede di discussione. Il commento di Daniel Travis
da così
Ciao Marco e innanzitutto complimenti.
Due parole iniziali sulla "questione razziale", per così dire: mi è suonata un po' telefonata, un po' troppo on the nose, ma questo potrebbe difendere dal fatto che, essendo antropologo, una conversazione su due in cui vengo coinvolto mi spinge a una "sfida al razzismo" e dunque tendo a banalizzare o a dare per scontate certe cose che qui vengono invece esplicitate. Insomma, non sei tu, sono io, probabilmente (ma detto sinceramente).
Purtroppo non ho potuto seguire a dovere la pista musicale, che ho trovato un elegante contrappunto ma che forse avrei apprezzato di più conoscendo da prima la canzone. Per il resto, è una resa bella e romantica di una storia classica (l'amante pronto a difendere l'amato/a fino all'estremo, fino a uccidere o a essere uccisi, senza sapere alla fine se è "diavolo o santo"), sicuramente in tema e ben raccontata, con poche se non senza sbavature. Bel lavoro.
diventa così
Due parole iniziali sulla "questione del razzismo", per così dire: mi è suonata un po' telefonata, un po' troppo on the nose a livello espressivo, quasi banalizzata, per quanto nel contesto del racconto sia sicuramente verosimile a livello di trama.
Purtroppo non ho potuto seguire a dovere la pista musicale, che ho trovato un elegante contrappunto ma che forse avrei apprezzato di più conoscendo da prima la canzone. Per il resto, è una resa bella e romantica di una storia classica (l'amante pronto a difendere l'amato/a fino all'estremo, fino a uccidere o a essere uccisi, senza sapere alla fine se è "diavolo o santo"), sicuramente in tema e ben raccontata, con poche sbavature, anche se forse si sente che tanto contenuto è stato compresso per rientrare nei 3000 caratteri.
Altra cosa poco corretta è segnalare un errore lì dove errore non c'è.
Fare riferimento a qualcosa di esterno al racconto è considerato in narrativa un errore. E' quello che mi mette in conto Vastatio nel suo commento:
T dici che è nella canzone, beh la canzone non la conoscevo (e questo è comunque un limite di un racconto che usa come cardine un elemento sconosciuto) e anche dopo averla ascoltata (non capita, perché complice l'autobus, lo stile del cantante e forse la non eccelsa registrazione, beh mi è sembrato solo un lungo mugugnare) non ha dato quel "di più" al racconto.
Basta leggere il racconto per capire che tutti gli elementi utili al racconto presenti nella canzone sono citati all'interno del racconto stesso e quindi questo tipo di appunto è scorretto.
Infine veniamo a Timetrapoler che rimanda la sua visione sull'aderenza al tema ad una premessa che inserisce in cima alla classifica (cosa già un pochino antipatica perché devo discutere qui una cosa che invece sta lì). Ora la cosa disarmante è che il massimo che arriva a Timetrapoler delle lunghe spiegazioni che do sul lavoro che ho fatto sul tema è in un primo momento:
Tanto più rischia uno che scrive "quel che il tema gli ha fatto venire in mente"
e dopo la mia lamentela per aver ridotto un lungo ragionamento a un virgolettato la trasformazione del virgolettato in un altrettanto falso:
"Tanto più rischia chi segue la sua ispirazione, giungendo infine a eludere il tema".
Ora se il lavoro che ho fatto sul tema e che ho segnalato in commento non convince si può dirlo in questi termini "non mi piace come hai lavorato sul tema". Ci sto. Mi sta bene. Ma ridurre questo lavoro a una elusione o al fregarsene del tema in seguito alla rincorsa dell'ispirazione lo trovo non corretto.
In tutto ciò non c'è niente di personale, stimo le persone citate per come scrivono e per il contributo che danno a MC, un po' meno per la coerenza dei loro commenti.
Quello che non mi piace ad esempio è che si posti un commento di un segno qui e poi il segno diventi l'opposto in sede di classifica. Non che non si possa cambiare idea, ma almeno sarebbe simpatico segnalarlo in sede di discussione. Il commento di Daniel Travis
da così
Ciao Marco e innanzitutto complimenti.
Due parole iniziali sulla "questione razziale", per così dire: mi è suonata un po' telefonata, un po' troppo on the nose, ma questo potrebbe difendere dal fatto che, essendo antropologo, una conversazione su due in cui vengo coinvolto mi spinge a una "sfida al razzismo" e dunque tendo a banalizzare o a dare per scontate certe cose che qui vengono invece esplicitate. Insomma, non sei tu, sono io, probabilmente (ma detto sinceramente).
Purtroppo non ho potuto seguire a dovere la pista musicale, che ho trovato un elegante contrappunto ma che forse avrei apprezzato di più conoscendo da prima la canzone. Per il resto, è una resa bella e romantica di una storia classica (l'amante pronto a difendere l'amato/a fino all'estremo, fino a uccidere o a essere uccisi, senza sapere alla fine se è "diavolo o santo"), sicuramente in tema e ben raccontata, con poche se non senza sbavature. Bel lavoro.
diventa così
Due parole iniziali sulla "questione del razzismo", per così dire: mi è suonata un po' telefonata, un po' troppo on the nose a livello espressivo, quasi banalizzata, per quanto nel contesto del racconto sia sicuramente verosimile a livello di trama.
Purtroppo non ho potuto seguire a dovere la pista musicale, che ho trovato un elegante contrappunto ma che forse avrei apprezzato di più conoscendo da prima la canzone. Per il resto, è una resa bella e romantica di una storia classica (l'amante pronto a difendere l'amato/a fino all'estremo, fino a uccidere o a essere uccisi, senza sapere alla fine se è "diavolo o santo"), sicuramente in tema e ben raccontata, con poche sbavature, anche se forse si sente che tanto contenuto è stato compresso per rientrare nei 3000 caratteri.
Altra cosa poco corretta è segnalare un errore lì dove errore non c'è.
Fare riferimento a qualcosa di esterno al racconto è considerato in narrativa un errore. E' quello che mi mette in conto Vastatio nel suo commento:
T dici che è nella canzone, beh la canzone non la conoscevo (e questo è comunque un limite di un racconto che usa come cardine un elemento sconosciuto) e anche dopo averla ascoltata (non capita, perché complice l'autobus, lo stile del cantante e forse la non eccelsa registrazione, beh mi è sembrato solo un lungo mugugnare) non ha dato quel "di più" al racconto.
Basta leggere il racconto per capire che tutti gli elementi utili al racconto presenti nella canzone sono citati all'interno del racconto stesso e quindi questo tipo di appunto è scorretto.
Infine veniamo a Timetrapoler che rimanda la sua visione sull'aderenza al tema ad una premessa che inserisce in cima alla classifica (cosa già un pochino antipatica perché devo discutere qui una cosa che invece sta lì). Ora la cosa disarmante è che il massimo che arriva a Timetrapoler delle lunghe spiegazioni che do sul lavoro che ho fatto sul tema è in un primo momento:
Tanto più rischia uno che scrive "quel che il tema gli ha fatto venire in mente"
e dopo la mia lamentela per aver ridotto un lungo ragionamento a un virgolettato la trasformazione del virgolettato in un altrettanto falso:
"Tanto più rischia chi segue la sua ispirazione, giungendo infine a eludere il tema".
Ora se il lavoro che ho fatto sul tema e che ho segnalato in commento non convince si può dirlo in questi termini "non mi piace come hai lavorato sul tema". Ci sto. Mi sta bene. Ma ridurre questo lavoro a una elusione o al fregarsene del tema in seguito alla rincorsa dell'ispirazione lo trovo non corretto.
In tutto ciò non c'è niente di personale, stimo le persone citate per come scrivono e per il contributo che danno a MC, un po' meno per la coerenza dei loro commenti.
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ciao Marco,
il racconto è scritto bene, e mi pare che il tema sia centrato, rappresentato tra l'amore per una donna, seppure non palesato, mi par di capire, e l'inferno in cui precipita il protagonista per difendere l'onore della ragazza. Trovo, però, un poco forzato il fatto che il protagonista sia di fatto un serial killer. Credo, a mio sindacabilissimo parere, che la storia guadagnerebbe in credibilità se si trattasse del suo primo omicidio: diversi ragazzi morti ammazzati che hanno avuto uno screzio con una zingara, come mi lascia intuire questo passaggio:
temo non passerebbero inosservati.
il racconto è scritto bene, e mi pare che il tema sia centrato, rappresentato tra l'amore per una donna, seppure non palesato, mi par di capire, e l'inferno in cui precipita il protagonista per difendere l'onore della ragazza. Trovo, però, un poco forzato il fatto che il protagonista sia di fatto un serial killer. Credo, a mio sindacabilissimo parere, che la storia guadagnerebbe in credibilità se si trattasse del suo primo omicidio: diversi ragazzi morti ammazzati che hanno avuto uno screzio con una zingara, come mi lascia intuire questo passaggio:
le altre volte sono stato più accorto e finora mi è andata bene.
temo non passerebbero inosservati.
- Monica Patrizi
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Inizio da qui a commentare i racconti di questo gruppo.
Ciao Marco,
ho letto i commenti precedenti, per questo mi sono concessa un po' di tempo per scrivere il mio e una rilettura del tuo racconto più approfondita.
Anch'io non conoscevo prima la canzone che ti ha ispirato; a dire il vero anche dopo averla ascoltata essa ha cambiato di una virgola il senso del tuo racconto, che a mio avviso arriva potente e vibrante. Nel testo c'è già tutto.
Sembra quasi di sentire lo sferragliare della metropolitana che arriva, il suono dell'amplificatore, la ragazza che accende il microfono e canta, gira per i vagoni e fa poi colletta tra i passeggeri.
C'è un amore, un'ossessione non dichiarata, tra gli odori, gli occhi vuoti e i corpi appiccicati di chi prende la metro tutti i giorni.
Mi piace lo stile che usi, il ritmo è serrato.
L'unico appunto che trovo è sul finale, non è chiaro del tutto se il protagonista abbia già usato vendetta privata su chi maltratta il suo oggetto d'amore.
"Lo so, lì c’è una telecamera, le altre volte sono stato più accorto e finora mi è andata bene. Sono scappato e mi sono nascosto ma, stamattina, amore mio mi mancavi e ora sono qui. "
Grande prova comunque!
Ciao Marco,
ho letto i commenti precedenti, per questo mi sono concessa un po' di tempo per scrivere il mio e una rilettura del tuo racconto più approfondita.
Anch'io non conoscevo prima la canzone che ti ha ispirato; a dire il vero anche dopo averla ascoltata essa ha cambiato di una virgola il senso del tuo racconto, che a mio avviso arriva potente e vibrante. Nel testo c'è già tutto.
Sembra quasi di sentire lo sferragliare della metropolitana che arriva, il suono dell'amplificatore, la ragazza che accende il microfono e canta, gira per i vagoni e fa poi colletta tra i passeggeri.
C'è un amore, un'ossessione non dichiarata, tra gli odori, gli occhi vuoti e i corpi appiccicati di chi prende la metro tutti i giorni.
Mi piace lo stile che usi, il ritmo è serrato.
L'unico appunto che trovo è sul finale, non è chiaro del tutto se il protagonista abbia già usato vendetta privata su chi maltratta il suo oggetto d'amore.
"Lo so, lì c’è una telecamera, le altre volte sono stato più accorto e finora mi è andata bene. Sono scappato e mi sono nascosto ma, stamattina, amore mio mi mancavi e ora sono qui. "
Grande prova comunque!
- marco.roncaccia
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Grazie Fernando e grazie Monica per i vostri commenti
@Fernando. Ti spiego perchè, dal mio punto di vista, il protagonista non può essere al primo omicidio. In quel caso, il fatto di spingere sotto al treno il bullo davanti a una telecamera sarebbe una leggerezza o un dato di inesperienza. Sarebbe meno potente il fatto che lo fa consapevolmente spinto dalla passione per la cantante. Ora non è detto che sia un omicida seriale ma uno che non è al suo primo omicidio e che finora ha avuto le accortezze necessarie per farla franca.
@Monica Si come spiego qui sopra e come ha correttamente interpretato Fernando, il protagonista non è al primo atto del genere. Ma questa è la prima (e anche l'ultima visto che sarà arrestato) che in preda alla passione se ne frega della prudenza .
@Fernando. Ti spiego perchè, dal mio punto di vista, il protagonista non può essere al primo omicidio. In quel caso, il fatto di spingere sotto al treno il bullo davanti a una telecamera sarebbe una leggerezza o un dato di inesperienza. Sarebbe meno potente il fatto che lo fa consapevolmente spinto dalla passione per la cantante. Ora non è detto che sia un omicida seriale ma uno che non è al suo primo omicidio e che finora ha avuto le accortezze necessarie per farla franca.
@Monica Si come spiego qui sopra e come ha correttamente interpretato Fernando, il protagonista non è al primo atto del genere. Ma questa è la prima (e anche l'ultima visto che sarà arrestato) che in preda alla passione se ne frega della prudenza .
Re: FATMAH di Marco Roncaccia
marco.roncaccia ha scritto:[cut]
Altra cosa poco corretta è segnalare un errore lì dove errore non c'è.
Fare riferimento a qualcosa di esterno al racconto è considerato in narrativa un errore. E' quello che mi mette in conto Vastatio nel suo commento:
T dici che è nella canzone, beh la canzone non la conoscevo (e questo è comunque un limite di un racconto che usa come cardine un elemento sconosciuto) e anche dopo averla ascoltata (non capita, perché complice l'autobus, lo stile del cantante e forse la non eccelsa registrazione, beh mi è sembrato solo un lungo mugugnare) non ha dato quel "di più" al racconto.
Basta leggere il racconto per capire che tutti gli elementi utili al racconto presenti nella canzone sono citati all'interno del racconto stesso e quindi questo tipo di appunto è scorretto.
[/cut]
Un piccolo appunto di correttezza generale che tanto invochi. Quello che TU, autore, ritieni sufficiente ed esaustivo può non esserlo per LUI, l'ALTRO ed EGLI. TU ritieni che le quattro frasi in dialetto (per me comprensibile dopo due o tre letture) e i riferimenti ad esse siano tutto ciò di cui il lettore ha bisogno. A me non sono bastate, oltre a ritenerle un metodo che non mi piace per giustificare l'aderenza al tema (già ritengo poco forte la presenza del tema nel racconto Sotto Controllo). Sono andato anche ad ascoltare la canzone che avevi linkato, proprio per dare una chance in più alla tua scelta, visto che si trattava di una canzone reale. Sfortunatamente la canzone mi è risultata incomprensibile.
Ora non pretendo di essere nel giusto, posso tranquillamente aver sbagliato interpretazione, non aver visto ciò che per te o altri è palmare, non aver capito una mazza del tuo racconto e averti affibbiato errori che non hai fatto. Mettitela via, sono le regole del gioco. Oggi a te e praticamente ad ogni edizione a me (ma ammetto che io me le vado a cercare). Archivia Vastatio come chi non ha capito una mazza a sto giro (si spera solo a sto giro) e passa oltre.
Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ciao, Marco. Sono stato assorbito dal dibattito che si è sviluppato qua sopra riguardo il tema del concorso: mi hai fatto tirare un lunghissimo sospiro di sollievo. Condivido in toto la tua posizione. Ho notato che, spesso, quando chi commenta si interroga sul tema, questo parte da un errato presupposto: ovvero giudica in base alla sua interpretazione del tema. Mentre è fondamentale e, da un certo punto di vista, divertente andare a capire l'interpretazione data dall'autore. Non sempre è cosa facile, spesso è soggettiva. Credo che sia l'unica peculiarità del racconto che, se spiegata in un secondo momento dall'autore, possa incidere sulla valutazione del racconto (anche perché un racconto fuori tema si penalizza unicamente in termini di classifica).
Trovo stupido (passatemi il termine, spero di non offendere nessuno) restare sulle proprie posizioni nonostante le spiegazioni dell'autore, in particolar modo quando non si è riusciti (o non si è nemmeno tentato) a controbattere. In fondo, un conto è ignorare il tema, altro è lasciarsi ispirare dal tema in modo desueto.
Comunque, vengo al tuo racconto dal momento che mi ritrovo qui :)
Ti devo dire che non mi ha convinto in toto. Mentre il primo paragrafo è davvero bello, con l'incedere le vicende si fanno più fredde e distaccate. Cerco di entrare nel cuore della faccenda. L'inizio è molto delicato, emotivamente potente ed espresso con termini affatto banali ed efficaci. Quando inizi a descrivere i personaggi, ce ne dai una descrizione fredda e le vicende iniziano a essere raccontate più che vissute (tornando ancora all'inizio, io ho letteralmente "sentito" le emozioni del protagonista). E se da un lato non v'è il bisogno di specificare che una zingara è bistrattata dai più, dal momento che poi scrivi una scena dove questo accade, dall'altro crea confusione l'alternarsi di "oggi-ieri-l'altroieri" che da lettore mi ha fatto completamente perdere la bussola.
In sostanza mi ritrovo a ripeterti quanto tu stesso hai evidenziato per il mio racconto: dovresti tornare a lavorarci su. Anche perché è un testo che merita. Personalmente amo i mix tra letteratura e musica e, tanto per non andare molto lontani, anche io a questo giro ho scritto sotto la pesante ispirazione di una canzone.
Spero di esserti stato utile e alla prossima.
Trovo stupido (passatemi il termine, spero di non offendere nessuno) restare sulle proprie posizioni nonostante le spiegazioni dell'autore, in particolar modo quando non si è riusciti (o non si è nemmeno tentato) a controbattere. In fondo, un conto è ignorare il tema, altro è lasciarsi ispirare dal tema in modo desueto.
Comunque, vengo al tuo racconto dal momento che mi ritrovo qui :)
Ti devo dire che non mi ha convinto in toto. Mentre il primo paragrafo è davvero bello, con l'incedere le vicende si fanno più fredde e distaccate. Cerco di entrare nel cuore della faccenda. L'inizio è molto delicato, emotivamente potente ed espresso con termini affatto banali ed efficaci. Quando inizi a descrivere i personaggi, ce ne dai una descrizione fredda e le vicende iniziano a essere raccontate più che vissute (tornando ancora all'inizio, io ho letteralmente "sentito" le emozioni del protagonista). E se da un lato non v'è il bisogno di specificare che una zingara è bistrattata dai più, dal momento che poi scrivi una scena dove questo accade, dall'altro crea confusione l'alternarsi di "oggi-ieri-l'altroieri" che da lettore mi ha fatto completamente perdere la bussola.
In sostanza mi ritrovo a ripeterti quanto tu stesso hai evidenziato per il mio racconto: dovresti tornare a lavorarci su. Anche perché è un testo che merita. Personalmente amo i mix tra letteratura e musica e, tanto per non andare molto lontani, anche io a questo giro ho scritto sotto la pesante ispirazione di una canzone.
Spero di esserti stato utile e alla prossima.
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ciao! A mio giudizio il tuo è il miglior racconto dell’edizione: incisivo, sintetico, evocativo. Bella la scelta della musica che scandisce il ritmo della vicenda che mi è piaciuta per la poesia e l’intensità. Forse l’epilogo è eccessivo, insomma bastava farsi ammazzare per proteggere la ragazza invece che uccidere, ma le ragioni dell’amore… non ci sono ragioni.
Un solo appunto pignolo: “E’” si scrive “È” con l’accento e non con l’apice.
Un solo appunto pignolo: “E’” si scrive “È” con l’accento e non con l’apice.
- marco.roncaccia
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
@Vastatio ascoltare la canzone dal video non è richiesto è una cosa in più, altrimenti avresti ragione tu, sarebbe qualcosa fuori al racconto. Rispetto al dialetto penso che non sia corretto inserirlo nei racconti a meno che, come in questo caso, non sia una citazione di qualcosa di altro. Peraltro le frasi chiavi della canzone quelle in cui il poeta dice di non saper se è un diavolo o un santo o se si trova in paradiso all'inferno mi sembrano comprensibili (io non sono napoletano e non è il mio dialetto) e la chiave di lettura di quei versi è dato in italiano:
"E’ una canzone magica, è la nostra canzone.
Parla dell’amore non corrisposto di un poeta per una cantante."
In ogni caso se non ti vuoi spingere a tanto, il tema lo ritrovi in altri elementi: la voce della cantante zingara è il paradiso per il protagonista mentre l' inferno è la condizione di NEET ovvero quella del disagio socioeconomico in cui si trova. In ogni caso non trovo applicazione del tuo ragionamento sui salumi al mio racconto. Tantomeno il fatto che secondo te sia necessario ricorrere ad elementi esterni al racconto per comprenderlo.
@Callaghan grazie del commento. Commenti come il tuo sono sempre utili.
@Charlesdexter. Grazie per il commento e per l'appunto pignolo ... hai ragione!
"E’ una canzone magica, è la nostra canzone.
Parla dell’amore non corrisposto di un poeta per una cantante."
In ogni caso se non ti vuoi spingere a tanto, il tema lo ritrovi in altri elementi: la voce della cantante zingara è il paradiso per il protagonista mentre l' inferno è la condizione di NEET ovvero quella del disagio socioeconomico in cui si trova. In ogni caso non trovo applicazione del tuo ragionamento sui salumi al mio racconto. Tantomeno il fatto che secondo te sia necessario ricorrere ad elementi esterni al racconto per comprenderlo.
@Callaghan grazie del commento. Commenti come il tuo sono sempre utili.
@Charlesdexter. Grazie per il commento e per l'appunto pignolo ... hai ragione!
Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Grazie per aver spiegato il tuo punto di vista. Sono abituato a non essere compreso, ma non capire mi manda letteralmente in bestia e, che tu ci creda o meno, il non riuscire a inquadrare il tuo racconto nel tema quanto per tutti è palese mi continuava a irritare.
Il mio problema principale, nel tuo racconto, è identificare l'inferno e lo stato di transizione. Non mi ripetere, per favore, lo dice il verso x della canzone. Non mi basta. Se bastasse ficcare il tema su un murales che vede il protagonista mentre passa non staremmo qui a discutere.
Il mio cruccio è che, nella prima parte, mi mostri PERFETTAMENTE il paradiso. Mi stai affrescando una parete con la zingara che canta, lui che ascolta e attorno tutte le meraviglie del creato: il sole, i putti che svolazzano, Gigi d'Alessio con la raucedine, il fritto che non unge e il kebab che si digerisce subito. Poi mi chiedo: e l'inferno? E tu mi mostri la faccia del protagonista: "vedi? non sorride". E cacchio, tutta sta parete e per l'inferno mi devo "accontentare" del cliché dell'amore non corrisposto?
Che poi "amore non corrisposto", manco si dichiara.
La seconda strofa in cui "che bella voce, non so se sono diavolo o santo" arriva ma... perché dovrebbe essere diavolo? devo legarmi di nuovo al cliché dell'amore non corrisposto e dei suoi patemi d'animo perché non si dichiara (si lega meglio al finale, ma è troppo lontana e, sinceramente, c'è poco da chiedersi)?
Altre pennellate all'affresco di cui sopra e poi viri. Lui si rivela per essere uno sbroccato e, senza ombra di dubbio, un "diavolo" arrivando ad ammazzare per "semplici" atti di cafoneria e non per la prima volta. Tutta la purezza dei suoi sentimenti la metto un po' in discussione.
La strofa finale è un po' ipocrita (dal punto di vista del personaggio ovviamente) e fuori posto: in quel momento non c'è lei, quindi sicuramente non può essere in paradiso.
Allora levo l'immagine del tizio triste e ci metto uno psicopatico con il coltello grondante sangue in mano... guardo il tutto e mi chiedo: e che ci azzecca?
Questi sono i miei ragionamenti leggendo il tuo racconto. E in base a questi non mi ritengo "soddisfatto" del tuo inferno "abbozzato". Il punto relativo al lavoro, se non me l'avessi spiegato, non l'avrei mai colto. E' vero che ne "scarichi" la colpa sulla società, ma ne ho visti alcuni di NEET (ho dovuto cercare il significato, sì lo spieghi, ma lo spiega il tuo personaggio e non è detto che al tuo personaggio tu voglia farlo usare correttamente) e la loro era una scelta di comodo, avendo la "possibilità" di cazzeggiare con una comoda scusa.
Mi rendo conto che la cosa possa non essere condivisa, ma non ci vedo lo stato di TRA Paradiso e Inferno se non nel "luogo comune" dell'amore non corrisposto. Che però si lega spesso al concetto di vigliaccheria nel non dichiararsi. Mi spiace, è un mio limite quando si parla di determinate emozioni. E' come un discorso tra Spock e Kirk, mi rendo conto di non arrivare a comprendere pienamente certe cose, sono a un passo dal capirle ma,boh, non ci riesco.
Forse sono stato un po' duro, lo ammetto, avrei potuto liquidare il tutto con un "amore non corrisposto = come essere tra paradiso e inferno", ma la confusione sulla resa sarebbe comunque rimasta e, a conti fatti, forse avresti preso tre o quattro posizioni in più.
Il mio problema principale, nel tuo racconto, è identificare l'inferno e lo stato di transizione. Non mi ripetere, per favore, lo dice il verso x della canzone. Non mi basta. Se bastasse ficcare il tema su un murales che vede il protagonista mentre passa non staremmo qui a discutere.
Il mio cruccio è che, nella prima parte, mi mostri PERFETTAMENTE il paradiso. Mi stai affrescando una parete con la zingara che canta, lui che ascolta e attorno tutte le meraviglie del creato: il sole, i putti che svolazzano, Gigi d'Alessio con la raucedine, il fritto che non unge e il kebab che si digerisce subito. Poi mi chiedo: e l'inferno? E tu mi mostri la faccia del protagonista: "vedi? non sorride". E cacchio, tutta sta parete e per l'inferno mi devo "accontentare" del cliché dell'amore non corrisposto?
Che poi "amore non corrisposto", manco si dichiara.
La seconda strofa in cui "che bella voce, non so se sono diavolo o santo" arriva ma... perché dovrebbe essere diavolo? devo legarmi di nuovo al cliché dell'amore non corrisposto e dei suoi patemi d'animo perché non si dichiara (si lega meglio al finale, ma è troppo lontana e, sinceramente, c'è poco da chiedersi)?
Altre pennellate all'affresco di cui sopra e poi viri. Lui si rivela per essere uno sbroccato e, senza ombra di dubbio, un "diavolo" arrivando ad ammazzare per "semplici" atti di cafoneria e non per la prima volta. Tutta la purezza dei suoi sentimenti la metto un po' in discussione.
La strofa finale è un po' ipocrita (dal punto di vista del personaggio ovviamente) e fuori posto: in quel momento non c'è lei, quindi sicuramente non può essere in paradiso.
Allora levo l'immagine del tizio triste e ci metto uno psicopatico con il coltello grondante sangue in mano... guardo il tutto e mi chiedo: e che ci azzecca?
Questi sono i miei ragionamenti leggendo il tuo racconto. E in base a questi non mi ritengo "soddisfatto" del tuo inferno "abbozzato". Il punto relativo al lavoro, se non me l'avessi spiegato, non l'avrei mai colto. E' vero che ne "scarichi" la colpa sulla società, ma ne ho visti alcuni di NEET (ho dovuto cercare il significato, sì lo spieghi, ma lo spiega il tuo personaggio e non è detto che al tuo personaggio tu voglia farlo usare correttamente) e la loro era una scelta di comodo, avendo la "possibilità" di cazzeggiare con una comoda scusa.
Mi rendo conto che la cosa possa non essere condivisa, ma non ci vedo lo stato di TRA Paradiso e Inferno se non nel "luogo comune" dell'amore non corrisposto. Che però si lega spesso al concetto di vigliaccheria nel non dichiararsi. Mi spiace, è un mio limite quando si parla di determinate emozioni. E' come un discorso tra Spock e Kirk, mi rendo conto di non arrivare a comprendere pienamente certe cose, sono a un passo dal capirle ma,boh, non ci riesco.
Forse sono stato un po' duro, lo ammetto, avrei potuto liquidare il tutto con un "amore non corrisposto = come essere tra paradiso e inferno", ma la confusione sulla resa sarebbe comunque rimasta e, a conti fatti, forse avresti preso tre o quattro posizioni in più.
- marco.roncaccia
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Re: FATMAH di Marco Roncaccia
@Vastatio:
Io ho il pallino della critica sociale e per me potenziali psicopatici lo siamo tutti. Uno dei sottotesti è che se nel pieno della età produttiva (28 anni) il massimo che la società ha da offrirti è un acronimo (NEET è l'acronimo inglese di "Not (engaged) in Education, Employment or Training") c'è anche il rischio che tu possa sbroccare.
Ti capisco perfettamente. A me in questa edizione è capitato di non capire assolutamente niente di un racconto (Divinità, di Valeria Imperi). Mi sono sentito frustrato e stupido. Cose che capitano. Rileggi il tuo ultimo commento e il primo, forse ti sarà chiaro perché, a parità di posto assegnato in classifica uno è per me accettabile e l'altro no.
Io ho il pallino della critica sociale e per me potenziali psicopatici lo siamo tutti. Uno dei sottotesti è che se nel pieno della età produttiva (28 anni) il massimo che la società ha da offrirti è un acronimo (NEET è l'acronimo inglese di "Not (engaged) in Education, Employment or Training") c'è anche il rischio che tu possa sbroccare.
Ti capisco perfettamente. A me in questa edizione è capitato di non capire assolutamente niente di un racconto (Divinità, di Valeria Imperi). Mi sono sentito frustrato e stupido. Cose che capitano. Rileggi il tuo ultimo commento e il primo, forse ti sarà chiaro perché, a parità di posto assegnato in classifica uno è per me accettabile e l'altro no.
- alberto.dellarossa
- Messaggi: 230
Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ciao Marco.
Partiamo subito dal tema, a scanso di equivoci: c'è. Fosse stato anche un filo sottilissimo me ne sarei fregato, ma mi sembra evidente. Al di là del testo della canzone, c'è un cielo - o paradiso - e un inferno. A dire il vero di inferni ce ne sono molti. Ciò che mi è piaciuta meno invece è l'intromissione del'autore nell'io narrante per esplicitare alcuni logiche interne: mi riferisco ad esempio alla frase "Ci sono pregiudizi sugli zingari e spesso la gente ti tratta in modo scortese.", superflua nella narrazione, come a voler esser sicuri che il lettore capisca, quando invece, poche frasi prima, utilizzi un acronimo che in pochi colgono.
Detto ciò: un buon racconto, agghiacciante nella sua conclusione e nel non detto, con alcune ingenuità che da parte di un'autore con la tua esperienza stupiscono un poco.
Partiamo subito dal tema, a scanso di equivoci: c'è. Fosse stato anche un filo sottilissimo me ne sarei fregato, ma mi sembra evidente. Al di là del testo della canzone, c'è un cielo - o paradiso - e un inferno. A dire il vero di inferni ce ne sono molti. Ciò che mi è piaciuta meno invece è l'intromissione del'autore nell'io narrante per esplicitare alcuni logiche interne: mi riferisco ad esempio alla frase "Ci sono pregiudizi sugli zingari e spesso la gente ti tratta in modo scortese.", superflua nella narrazione, come a voler esser sicuri che il lettore capisca, quando invece, poche frasi prima, utilizzi un acronimo che in pochi colgono.
Detto ciò: un buon racconto, agghiacciante nella sua conclusione e nel non detto, con alcune ingenuità che da parte di un'autore con la tua esperienza stupiscono un poco.
Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Una volta letto il racconto - che ho trovato davvero bello - mi sono avventurata nella lettura dei commenti e ho avuto la conferma che uno stesso testo può avere innumerevoli chiavi di lettura, compresa la mancata comprensione della storia. Tante volte pure io mi sono sentita stupida per non aver capito alcuni passaggi e penso di aver deluso gli autori. Ma sono cose che vanno messe in conto.
La prima parte l'ho trovata splendida, come lo sono tutti i testi che parlano di amore platonico. Credo anzi, che sia tra le forme di amore più sublimi, soprattutto nella poesia (una fra tutte la splendida "A Silvia" di Leopardi). Forse l'unica parte che ho apprezzato meno è stato il finale, perché colui che immaginavo come un'anima bella, è in realtà un violento. Non saprei suggerirti un finale differente, forse era l'unico possibile. Resta a prescindere un lavoro dove si sente battere il cuore e che trasmette emozioni. Molto bravo :)
La prima parte l'ho trovata splendida, come lo sono tutti i testi che parlano di amore platonico. Credo anzi, che sia tra le forme di amore più sublimi, soprattutto nella poesia (una fra tutte la splendida "A Silvia" di Leopardi). Forse l'unica parte che ho apprezzato meno è stato il finale, perché colui che immaginavo come un'anima bella, è in realtà un violento. Non saprei suggerirti un finale differente, forse era l'unico possibile. Resta a prescindere un lavoro dove si sente battere il cuore e che trasmette emozioni. Molto bravo :)
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
Re: FATMAH di Marco Roncaccia
Ottimo. Qui tutto è costruito proprio partendo dal tema e punto in più perché non lo esplicita, lo metaforizza e ne fa perno fondante. Il protagonista vive in quello che è un inferno che non può accettarlo per quello che è, pertanto si costruisce un oggetto del desiderio, questo amore impossibile per un altro angelo caduto dal cielo. Teso tra un cielo che non potrà raggiungere e la realtà, ne verrà infine fagocitato. Sociale, intimo, crudele, pollice SU per me, senza alcun dubbio.
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