Come le rondini

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Angela
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Come le rondini

Messaggio#1 » lunedì 18 gennaio 2016, 22:07

Danes lavorava sodo fin da quando aveva cinque anni. Gli avevano messo in mano uno straccio e lui l’aveva passato sotto la macchina per cucire come aveva visto fare tante volte dalla madre e dalle sorelle. Non era difficile, bastava seguire la linea tratteggiata con il gesso e poi bisognava stare attenti a non strappare il tessuto quando la macchina si inceppava.
Danes era bravo e con il tempo era diventato molto veloce. In un giorno riusciva a rifinire anche cento cappotti ed era bravissimo nel fare le asole e attaccare i bottoni a tempo di record. A dieci anni si era guadagnato il permesso di fare una pausa insieme agli uomini.
Prendevano l’ascensore e salivano fino alla terrazza. Durante il tragitto nessuno diceva una parola, avevano tutti gli occhi bassi e le mani in tasca. A qualcuno di loro manca un dito o anche due perché avevano avuto un incidente sul lavoro di cui non parlavano mai.
L’unico che parlava con lui era Syrte, un ragazzo di Jakarta che aveva la pelle più scura di qualsiasi indonesiano avesse mai visto. Syrte aveva pochi anni più di lui e fumava le sigarette. Quando andavano in terrazza, insieme agli altri uomini, Syrte ne tirava fuori una dalla tasca dei pantaloni e fingeva di arrotolarla e di prepararla, anche se non ce n’era bisogno. In questo modo prolungava il piacere che avrebbe provato nel portarsela alla bocca e aspirare il fumo.
Danes lo invidiava anche se Syrte zoppicava, perché era finito sotto un carretto e si era fratturato un ginocchio. Quando erano sulla terrazza, distesi su un telo cerato color smeraldo, con gli occhi rivolti verso il cielo, la fabbrica, le macchine e gli operai, smettevano di esistere. Si perdevano con lo sguardo tra le nuvole soffici che sembravano panna montata e certe volte, quando il sole tramontava, prendevano un colore rosato. Era allora che si facevano le confidenze, cose di cui non avrebbero parlato con nessuno. Segreti.
Un giorno, mentre erano distesi sotto il cielo pallido, Syrte si girò verso di lui e lo guardò serio.
“Se ti dico una cosa, ti offendi?” disse.
Danes staccò gli occhi da uno stormo di uccelli e li piantò in quelli di Syrte.
“Se non me la dici mi offendo” rispose.
Syrte si mise a sedere e tirò fuori una sigaretta rigirandosela tra le mani, senza decidersi a parlare.
“Allora?” fece Danes sbuffando.
“Niente, era una cosa su tua madre”
Quando tornarono giù, avevano la testa bassa come gli altri operai. Syrte non aveva detto nulla, ma non ce n’era bisogno, perché Danes conosceva le voci che giravano sulla madre e si era accorto che gran parte del tempo lo trascorreva nell’ufficio del Direttore.
Quando Syrte si fece male alle macchine, lui non alzò neppure la testa. La teneva china come tutti gli altri operai per non vedere, per non dover guardare quello che aveva intorno.
Quell’anno le rondini fecero il nido sulla terrazza e lui stava lì a pensare a quanto sarebbe stato bello imparare a volare e non si decideva a tornare giù.


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antico
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Re: Come le rondini

Messaggio#2 » lunedì 18 gennaio 2016, 22:17

Parametri rispettati, buona Tarenzi Edition Angela!

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Angela
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Re: Come le rondini

Messaggio#3 » lunedì 18 gennaio 2016, 22:19

Grazie, boss! :)
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Andrea Partiti
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Re: Come le rondini

Messaggio#4 » martedì 19 gennaio 2016, 22:07

Allora, il tema c'è abbastanza, anche se più che tra cielo e inferno, quello del lavoro minorile mi sembra inferno e basta. Ma suppongo che ci sia anche di peggio, tipo non avere neppure quel lavoro e non poter sopravvivere, da cui la situazione di sfruttamento.
Mi piace come crei l'atmosfera della fabbrica, come caratterizzi i due personaggi per mezzo delle loro piccole abitudini. Paradossalmente è proprio il protagonista ad essere meno delineato, più anonimo. L'ho vista come una scelta deliberata da parte tua, in modo da avere una sorta di protagonista modello, rappresentante di ogni caso analogo. Se non è così fa lo stesso, funziona bene e tantobasta!
Ho trovato strano l'accennare rapidamente alla madre, che poi ha un suo ruolo, e alle sorelle, per poi farle scomparire. Mi aspettavo che avere tutta la famiglia presente avesse un ruolo, invece scompaiono subito, senza interazioni.

"come aveva visto fare tante volte dalla madre e dalle sorelle" > "come aveva visto fare tante volte alla madre e alle sorelle" o (ma mi piace meno) "come aveva visto tante volte dalla madre e dalle sorelle"
"manca un dito" > "mancava un dito" al passato
"parlavano mai" > "parlava mai" (il soggetto è "qualcuno", oppure va specificato diversamente)
"parlavano mai. // L’unico che parlava" Lega troppo le due frasi usare lo stesso verbo, mi viene spontaneo pensare che tu stia ancora parlando degli incidenti della frase prima, tipo "[...] un incidente sul lavoro di cui non parlava mai. // L’unico che parlava [dell'incidente] con lui era Syrte". Penso che riformulando quel passaggio o usando una parola diversa migliorerebbe.
Jakarta > Giacarta, in italiano. Oppure puoi usare la grafia originale segnandola in corsivo :)
"fumava le sigarette" delle sigarette specifiche? Perché non "fumava sigarette", se vuoi solo dirci della sua abitudine?
"con gli occhi rivolti verso il cielo, la fabbrica, le macchine e gli operai, smettevano di esistere." -> un punto e virgola dopo "il cielo", in modo che non sembri che abbiano gli occhi rivolti verso il cielo e la fabbrica e le macchine. Suona meglio separato in due parti nette.
"fare le confidenze" -> "fare confidenze" o forse meglio ancora "si confidavano" direttamente.
"si fece male alle macchine" -> "si fece male [lavorando/mentre lavorava] alle macchine", penso sia giusto anche nella tua forma, ma mi suona male per via di tutte le espressioni analoghe: si fece male alla testa, alle nocche, alle spalle, che evocano immagini diverse. Si fece male alle macchine mi innesca un'immagine buffa di bambino cyborg che si fa male al motore, un po' inappropriata ^^

alexandra.fischer
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Re: Come le rondini

Messaggio#5 » mercoledì 20 gennaio 2016, 18:35

COME LE RONDINI di Angela Catalini La tua storia, di sfruttamento del lavoro minorile, è toccante. Il tema Cielo-Inferno è rispettato (nella scena della pausa in terrazza, dove Danes e Syrte possono guardare il cielo. Molto bello il paragone nuvole-panna montata. Esprime l’idea di Paradiso associato alla dolcezza, quest’ultima del tutto assente dalla vita di Danes e di Syrte (quest’ultimo, originario di Jakarta, è zoppo per via di una frattura al ginocchio malcurata. Questo è un primo accenno all’Inferno, seguito alle voci sulla madre di Danes, un po’ troppo presente nell’ufficio del Direttore; il secondo è all’incidente di Syrte. Quando avviene, Danes abbassa gli occhi come gli altri. Mi sa di congiura (il ragazzino ha parlato troppo?). Il terzo, è nella figura di Danes e colpisce subito a inizio storia: invece di andare a scuola e giocare, impara a usare la macchina da cucire e rifinisce cappotti e asole, attaccando bottoni; il quarto, è in Syrte, con la sua aria da grande con le sigarette, come se volesse scrollarsi di dosso un’infanzia fasulla.

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erika.adale
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Re: Come le rondini

Messaggio#6 » giovedì 21 gennaio 2016, 11:31

Questo è il secondo tuo racconto che leggo e comincio a riconoscere la tua cifra espressiva (e ad apprezzarla). Per valutare mi chiedo:1) Cosa? Una storia malinconica, con un paio di eventi che non fungono da "colpi di scena" ma da increspature sulla trama liscia della vicenda, che affronta il tema forte del lavoro minorile 2)Come? Molto bene, la scrittura è controllata e piacevole. Le descrizioni adeguate. 3) Sono percepibili cielo e inferno? Sì, entrambi si toccano con mano, l'inferno sociale del lavoro infantile e l'angolo di serenità che il protagonista cerca di ritagliarsi. Psicologia molto realistica. Giudizio positivo.

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eleonora.rossetti
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Re: Come le rondini

Messaggio#7 » giovedì 21 gennaio 2016, 19:26

Ciao Angela,
mi è piaciuto questo spaccato di inferno (stabilimento dove vengono sfruttati i minori) che si contrappone al cielo, gustato nell'unico momento di libertà che Danes ha con "gli uomini". Ci lasci immergere nella situazione assieme al protagonista e il tuo stile si adatta benissimo a questo scopo, i miei complimenti.
Se proprio devo trovarci un difetto, ho trovato forse un pochino frettoloso sia il riferimento sulla madre (che entra ed esce dalla storia regalandoci soltanto una sbirciata senza troppe implicazioni) sia il finale. Forse il limite dei 3000 caratteri ha influito, in ogni caso il mio giudizio è sicuramente un pollice su. Brava :)
Uccidi scrivendo.

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maria rosaria
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Re: Come le rondini

Messaggio#8 » giovedì 21 gennaio 2016, 22:40

Ciao Angela.
Una storia triste e amara la tua. I personaggi sono ben delineati eppure c’è qualcosa che non mi torna. Forse la parte iniziale troppo raccontata, non so.
C’è in alcuni punti un problema di gestione del punto di vista.
Ad esempio quando scrivi:
“Quando andavano in terrazza, insieme agli altri uomini, Syrte ne tirava fuori una dalla tasca dei pantaloni e fingeva di arrotolarla e di prepararla, anche se non ce n’era bisogno. In questo modo prolungava il piacere che avrebbe provato nel portarsela alla bocca e aspirare il fumo.”
A parte il fatto che ho trovato difficoltà ad immaginare uno che finge di arrotolarsi e prepararsi una sigaretta già pronta, qui il problema è che se inizi usando il punto di vista di Danes (e mi sembra che lo continui ad usare anche dopo) lui può solo immaginare il motivo per cui Syrte faccia ciò con le sigarette. Avrei scritto:
“Danes immaginava che Syrte facesse così per prolungare il piacere etc. etc.”.
Penso che i caratteri a disposizione o forse il poco tempo abbiano inficiato il risultato finale.
Maria Rosaria

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francescocascione
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Re: Come le rondini

Messaggio#9 » giovedì 21 gennaio 2016, 23:26

Ciao Angela,

Racconto a sfondo sociale. Inferno e Cielo sono stati d’animo. Nello spazio concesso racconti tanto. Collochi la storia ed i protagonisti. Racconti il contesto e costringi a guardare proprio dove molti cercano di non fare. Gesti quotidiani: lavoro, pausa, sigaretta, diventano alieni in un contesto reale che di ovvio ha poco.
Accenni, non racconti, ma lo fai. Quel che colpisce non è tanto quello che hai messo nel tuo racconto, ma quello che lo circonda.

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jimjams
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Re: Come le rondini

Messaggio#10 » venerdì 22 gennaio 2016, 1:43

Ti hanno già vivisezionato il testo, quindi mi astengo da questo compito ingrato.
Un racconto dolce e melanconico, che rimane duro fino in fondo, in un realismo amaro.
Qui c'è una cosa bella da dire, dal punto di vista di chi prova a scrivere come noi.
In qualche modo seri riuscita a trasmettere il non scritto, il non narrato.
Questa è un'arte che amerei padroneggiare, come penso tutti.
Non posso dire di amarlo molto questo racconto, ma non per il racconto in sé, solo per la tristezza che mi ha trasmesso.

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Angela
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Re: Come le rondini

Messaggio#11 » venerdì 22 gennaio 2016, 11:02

Ringrazio tutti per i commenti, è importante capire come arriva il testo al lettore.

@Andrea Partiti - Concordo sulla tua analisi, forse Danes è il personaggio meno caratterizzato, la scelta di far parlare il sottotesto al posto suo, è un azzardo. Ci sono tante cose non dette in questo racconto, Danes, pur essendone il protagonista, è un personaggio in ombra perché tante cose nella sua vita lo sono. Lavora sodo, si spacca in quattro, condivide il tetto con gli adulti, sembra quasi un personaggio realizzato, invece ha un grande dolore dentro. Sì, la scelta di lasciarlo ombra tra le ombre è voluta, ma forse non azzeccata. Grazie mille per il commento.

@Eleonora Rossetti - Lo so, la madre di Danes è un personaggio fugace che ritroviamo solo nei discorsi. Anche questa è stata una scelta cioè decidere come impiegare i 3.000 caratteri a disposizione. Il problema è dosarli nel modo giusto. Grazie anche a te per il commento molto gradito.

@Maria Rosaria - Non è la prima volta che mi dicono che racconto troppo, devo inquadrare bene questa cosa, perché è evidentemente qualcosa che non funziona. Per quanto riguarda il fatto di fingere di arrotolare la sigaretta, mi sono ispirata a episodi della mia infanzia quando giocavamo sul prato sotto casa e si fingeva di cucinare o mangiare il fango. I bambini hanno molta fantasia, sono creativi. Forse l'immagine che avevo in mente non era però quella giusta.

@Francesco Cascione - Commento apprezzatissimo, grazie ♥

@Jimjams - Ti confesso che mi sono ispirata a un altro racconto che lessi tempo fa (forse qui su MC o altrove). Parlava dello sfruttamento minorile. Ricordo che l'autrice era molto ferrata sulla lavorazione dei jeans con l'uso di sabbia e materiali nocivi che intossicavano i ragazzini. Un testo che mi è rimasto dentro e che tutto sommato non assomiglia per niente a questo dove Danes si mostra forte e nasconde la sua fragilità dietro al silenzio, agli occhi bassi. Più o meno come fanno tutti altri. Dimenticavo: commento apprezzatissimo come quello di Francesco. Grazie ♥
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marco.roncaccia
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Re: Come le rondini

Messaggio#12 » venerdì 22 gennaio 2016, 22:15

Ciao Angela,
da quando ti leggo nei Contest di Minuti Contati questo è, a mio avviso, il miglior racconto che hai scritto. Mi piace la tua interpretazione del tema non didascalica, mi piace come conduci il lettore nella vita del protagonista, mi piace la risoluzione poetica del finale senza colpo di scena. Per dirla alla Carver è un racconto onesto senza trucchi da quattro soldi. Brava, ottima prova!

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beppe.roncari
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Re: Come le rondini

Messaggio#13 » martedì 26 gennaio 2016, 10:45

Ciao Angela, ben ritrovata! ;-)
Il racconto è carino, per quanto molto limitato dai limiti di spazio e di tempo. Ti segnalo subito i due macigni che vedo: 1. Il tema non mi sembra centrato (come ha detto qualcun altro, solo inferno, niente cielo), 2. Non hai seminato quasi per niente la madre del protagonista e la sua storia (una citazione en passant insieme alle sorelle non conta), per cui quando arriva la “grande rivelazione” del segreto da parte dell’amico, non mi arriva nessuna sensazione, nessun collegamento.
Attenta al primo paragrafo, lunghissimo, e che invece beneficerebbe molto di qualche a capo, sia sostanziale sia per facilitare la lettura.
Attenta poi qui:
“A qualcuno di loro manca un dito” per la consecutio dovrebbe essere “mancava”.
“Niente, era una cosa su tua madre” manca il punto finale.
Mi pare comunque che come stile tu stia migliorando! Ciao, alla prossima! ;-)

PS
Il titolo, mi sembra, non ci azzecca con il racconto. I protagonisti non sono come le rondini. O Danes vorrebbe "fare come una rondine"? Ma in che senso? Nel senso del nido in cielo? Non so, non mi convince per niente.

Federico Martello
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Re: Come le rondini

Messaggio#14 » mercoledì 27 gennaio 2016, 0:01

Ciao Angela
Non posso dire di non essere stato colpito dal tuo racconto, un piccolo spaccato di una storia terribile in cui vedere l’inferno non è assolutamente difficile ed il cielo è si visibile, ma tanto tanto lontano. Ho trovato la scena incredibilmente “onirica”, per quanto forse il termine possa sembrarti strano: la crudezza della condizione dei personaggi, alternata ai brevi, brevissimi momenti di pace a guardare il cielo mi hanno trasmesso un forte senso di irrealtà, inteso in maniera assolutamente positiva, sia ben chiaro. La sensazione era quella di leggere una novella o un testo novecentesco, qualcosa di a tratti tremendamente tangibile, a tratti etereo. Ammetto che mi è davvero difficile spiegare quello che intendo e me ne scuso, ma purtroppo dare un nome ad una sensazione così sottile non mi è facile. Volendo cercare note dolenti non ne vedo né ad una prima che ad una seconda lettura, e incaponirmi troppo a cercarle sarebbe ingiusto verso la tua opera che non mi sento di dissezionare volutamente per il puro gusto di trovare qualcosa di effettivamente sbagliato, se nel momento della lettura (in cui mi sento effettivamente un esempio di lettore qualunque) non l’ho trovato. Normalmente davanti ad un testo del genere avrei consigliato di comprimere lo spazio della storia, specie per i limiti di battute, evitando di raccontarla interamente ma “riassunta” e concentrandosi su un’unica scena da raccontare per filo e per segno, ma in questo caso sento che perderebbe quel senso di onirico e di novecentesco che tanto me lo sta facendo apprezzare, quindi inutile pensare a cosa dire in casi che non sono questo, mi limito solo a complimentarmi per l’ottimo lavoro.

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Re: Come le rondini

Messaggio#15 » mercoledì 27 gennaio 2016, 10:24

@Erika - Grazie per la valutazione positiva. Ho visto che il tuo racconto è nelle primissime posizioni in classifica e mi ripropongo di leggerlo appena possibile.

@Marco - Hai citato Carver, solo per questo meriti un ♥ Grazie per il commento positivo.

@Beppe - Vero, la madre è un personaggio appena accennato. Ammetto che è stata una scelta, ma più di uno me l'ha fatto notare, quindi è evidente che si è trattato di una valutazione sbagliata da parte mia. Giuste anche le correzioni. L'unica cosa che non mi trova d'accordo è l'aderenza al tema, l'inferno per me è una fabbrica che costringe ragazzini a lavorare tutto il giorno per poche rupie. O meglio, è uno dei tanti inferni possibili su questa terra come lo sono tutte le condizioni di sfruttamento, di miseria, di degrado. Grazie per lettura e commento.

@Federico Martello - molto gradito il tuo commento, anche perché non essendo giovanissima, mi ritengo senz'altro vicina alla scrittura del novecento. L'appunto che mi fai è giusto, in parecchi me lo hanno fatto notare: racconto troppo. Devo studiare come ovviare a questa cosa che annoia il lettore. Ancora tante grazie per commento che ho molto apprezzato.
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Re: Come le rondini

Messaggio#16 » giovedì 28 gennaio 2016, 0:24

Per il mio modesto modo di vedere il tema è toccato anche se solo marginalmente. Ok, lo sfruttamento minorile è un inferno metaforico, ma al cielo, tranne che un'occhiata furtiva ed estemporanea non è concesso niente. Non mi soffermerò a spezzettare e analizzare il testo perchè in un contest a tempo piccole sviste o cose che si possono sistemare con una rilettura accurata non contano poi molto per me. Tuttavia l'affresco generale mi lascia perplesso, la storia e lo stile non mi danno la minima emozione, ma questo è un mio semplice gusto personale.

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antico
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Re: Come le rondini

Messaggio#17 » domenica 31 gennaio 2016, 18:13

Un racconto dei tuoi, temi in cui ti muovi a tuo agio e molto bene. Qui acceleri troppo sul finale, i tre momenti topici (rivelazione sulla madre, incidente di Syrte e chiusura) arrivano troppo ravvicinati, a causa della preparazione che ha mangiato caratteri per rifinirli. Capisco il problema. Come soluzione, per rendere il tutto funzionale ai 3000 caratteri, avresti potuto omettere la madre e introdurre prima il rapporto con Syrte, puntando tutto sul suo infortunio e poi andando a chiudere. Un pollice tendente verso l'alto in questa forma attuale.

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Raphael Sepulveda
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Re: Come le rondini

Messaggio#18 » domenica 31 gennaio 2016, 23:22

ciao Angela

un tema sociale che come ti hanno già detto altri tocca più l'inferno, a parte per la breve pausa durante la quale vanno sul tetto per vedere il cielo, anche se non lo potranno mai toccare. Non sono riuscito a capire benissimo lo scambio di battute e il finale. Danes si è offeso per quello che gli ha fatto notare Syrte ma che in realtà già sapeva?
"Sì, signora... Devo spiegare una cosa sul mio tema... Be'... Lo ha preso il mio cane... Oh, no, signora... Non l'ha masticato... Insomma... L'ha scritto!" Charlie Brown

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Re: Come le rondini

Messaggio#19 » lunedì 1 febbraio 2016, 13:26

Ringrazio tutti per i commenti preziosi e ne approfitto per rispondere alla domanda di Raphael.
Quando scrivo amo lasciare spazi al lettore. Questa è una scelta personale che il più delle volte viene penalizzata dai lettori, ma è la mia scelta (se scrivessi ciò che piace agli altri e non a me, avrei attaccato la penna al chiodo da tempo).
Fatta questa premessa, l'interpretazione è libera. Potrei dirti quale erano le intenzioni dell'autore, ma è il messaggio che arriva al lettore quello che conta. Anche nella lettura mi piacciono libri interattivi, mi piace il sottotesto, le frasi non scritte, i puntini di sospensione, le frasi brevi con un contenuto profondo, i finali aperti.
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Jacopo Berti
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Re: Come le rondini

Messaggio#20 » lunedì 1 febbraio 2016, 14:44

Ciao Angela, ci sono racconti che parlano a coloro che sono abituati a leggere un certo tipo di racconti, e io e te - mi pare di aver capito da edizioni e laboratori vari - siamo abituati a leggere e quindi anche a scrivere racconti di tipo diverso.
Ma ci sono anche racconti che parlano a tutti, o quasi. E questo è uno di quelli, nonostante lo stile che è abbastanza lontano dalle mie abitudini.
L'ho apprezzato molto, per quel sottotesto di cui parli anche nella risposta ai commenti. Entrare nella testa dei bambini è interessante e difficile: c'è quella zona, quasi inaccessibile agli adulti, delle cose che si capiscono a metà. I bambini a volte capiscono quel che succede ma non capiscono il senso. Altre volte capiscono il senso ma non capiscono quel che succede. E a volte è una strategia difensiva. Quale sarà quella di Danes, per esorcizzare il fatto che la madre va spesso nell'ufficio del Direttore e per sopportare la sua triste vita?
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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Re: Come le rondini

Messaggio#21 » lunedì 1 febbraio 2016, 15:02

L'Antico si è accorto che scrivo spesso di bambini, sembra quasi un'ossessione. Purtroppo, per me la scuola è stata un'esperienza allucinante, nella mia classe c'erano figli di criminali (attualmente in galera) che ci picchiavano e ci terrorizzavano. Ricordo molto bene quando uno di loro appena undicenne, sollevò un banco e lo lanciò alla professoressa. Quando uscivamo da scuola ci aspettavano, ricordo solo che dovevamo correre. Per i bambini è più difficile accettare certe situazioni perché non hanno i mezzi per difendersi e spesso non li hanno neppure i grandi, perché le minacce sono reali. Si scrive delle proprie ossessioni, temo. Certo, sui maltrattamenti dei ragazzini vi ho fatto due **** così LOL

@timetrapoler - Concordo, abbiamo una visione differente della scrittura, io sono troppo ripiegata sui miei drammi. Quando scrivo è come se dialogassi con me stessa e mi preoccupo poco del lettore che poi resta deluso o non capisce. In tutte le cose bisogna trovare la giusta misura senza modificare i propri obiettivi. Grazie anche a te per lettura e commento.
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