Cosa ne sanno - di Cristina Danini

cristina.danini
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Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#1 » lunedì 18 gennaio 2016, 22:53

Cosa ne sanno.
Cosa ne sanno i miei compagni di scuola di cosa ci faccio a Bucarest nel 1992, quando i loro si sbronzano a Parigi, godendosi i nostri vent’anni.
Cosa ne sanno di cosa ho visto negli ultimi tre mesi e vorrei dimenticare.
Mentre i miei amici sceglievano una facoltà io mi sono messo un naso da clown e sono partito per un mese di volontariato. Quando ho visto Bucarest ho capito di non poterla lasciare dopo così poco.
L’ultima sera ho perso il treno. La stazione era buia e dal niente è spuntato un branco di ragazzini. Bucarest è piena di bambini di strada, che poi crescono e diventano genitori all’età in cui io cominciavo il liceo. Quella sera mi hanno invitato dove abitano; faceva un freddo cane e ho accettato.
Casa loro è sotto la strada, nei condotti per i tubi dell’acqua calda, si entra dai tombini. Era talmente buio che mentre scendevo le scale credevo saremmo arrivati al centro della terra, invece i piedi si sono fermati contro un pavimento viscido. L’aria era pesante di umidità e fumo, i tubi trasudavano e puzzavano di marcio. I ragazzini erano stesi sopra dei cartoni: alcuni fumavano, altri sniffavano colla, la droga più economica in circolazione. C’erano tante candele accese che avevo paura partisse un incendio.
Cosa ne sanno i miei amici in Francia. Cosa ne sa mia madre, di questi bambini che non riesco a lasciare.
Si sono fidati di me solo perché sono un clown, li ho fatti ridere. Qualche giorno dopo aver perso il treno ho rinunciato a tornare e cominciato a insegnare giocoleria.
Cosa ne sanno, quelli che mi chiedono perché sono ancora qui, di quali sono gli inferni di questi ragazzini. C’è una bambina che si chiama Rosita ed è nata per strada cinque anni fa; mi ha fatto da valletta una volta, sorride al pubblico che è un piacere. Sua madre si chiama Lia, è più giovane di me e faceva la prostituta. Catalin è il capo di questa zona, mi guarda ancora con sospetto perché pensa che gli porterò via la sua Nina. Ma il migliore di tutti è Ilie, sembra nato per camminare sulle mani, anche se vorrebbe fare il medico.
Ieri sera Lia mi ha raccontato di essere scappata dalla campagna, credeva che in città se la sarebbe cavata meglio.
“Certo, là almeno vedevo le stelle di notte.” ha detto prima di calarsi giù per il tombino.
Io sono rimasto seduto sul marciapiede, a chiedermi chi è che me lo fa fare di restare qui, a insegnare il circo a bambini con la faccia da adulti. Sono talmente tanti che non imparerò mai neanche i loro nomi. Mi sono chiesto com’è che sono ancora qui dopo tre mesi, ma sono rimasto seduto, a metà tra la strada che ora abito anch’io e le stelle che non si vedevano.
Il cielo era costellato di lampioni arancioni. Qua come a Parigi, la notte è un sogno a tinta unita.
Cosa ne so io di perché resto a Bucarest, buttando via i miei vent’anni e fingendo di non aver paura, senza ascoltare le telefonate di quelli che mi dicono di tornare a casa.
Cosa ne sanno loro di quanto è freddo l’inferno, anche se ci passano i tubi dell’acqua calda.



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antico
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#2 » lunedì 18 gennaio 2016, 22:58

Bentornata Cristina! Caratteri ok e tempo, ovviamente, anche. Buona Tarenzi Edition!

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jimjams
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#3 » martedì 19 gennaio 2016, 23:54

Ecco il mio commento:

10) Cosa ne sanno di Cristina Danini
Questo racconto affonda a mani basse nella realtà e ce la presenta con un punto di vista interessante e originale. Buona e molto apprezzata l'idea quindi, secondo me da premiare. L'attinenza al tema, come per altri racconti, è forse un po' labile, ma credo accettabile visto che in molti hanno dato interpretazioni personali dello stesso. Lo stile è migliorabile. C'è qualche frase che non suona bene al mio orecchio di lettore. Tutto sommato comunque accettabile.

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Callagan
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#4 » mercoledì 20 gennaio 2016, 12:51

Ciao, Cristina. Mi piacerebbe davvero avere più tempo per commentare il tuo racconto, citare i passi che non mi convincono e dirti perché non vanno bene e come invece avresti potuto scriverli. Mi devo limitare a dirti che da un punto di vista stilistico, della narrazione, non ci siamo e il racconto meriterebbe una bella riscrittura nella quale i tempi verbali siano ben concordati tra loro e le ripetizioni "cosa ne sanno" ecc. avessero un ritmo più incisivo. Mi dispiace restare così un po' sul generale, se vorrai in un secondo tempo ne potremo parlare in modo più approfondito.
Ti scrivo questo perché l'idea del racconto mi è piaciuta, così come molte immagini che sono vive e crude. In questo racconto vedo un diamante grezzo e mi spiace penalizzarlo in classifica soltanto perché racconti che non mi hanno entusiasmato a livello di storia e contenuti sono scritti meglio. Ma, forse, in questo rientra anche il senso del contest.
A presto.

cristina.danini
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#5 » mercoledì 20 gennaio 2016, 14:55

Ciao e innanzitutto grazie di aver commentato.
Volevo solo rispondere per quanto riguarda lo stile: ho scelto frasi spezzate e una punteggiatura che suggerisse il discorso parlato, come se avessi scritto in diretta mentre il protagonista parlava. Per quel che riguarda le ripetizioni di formule o persone erano volute se non tutte le volte quasi.
Grazie comunque dei consigli!

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Angela
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#6 » mercoledì 20 gennaio 2016, 19:11

Cosa ne sanno di Cristina Danini.

L'idea di questo racconto è ottima, ma penalizzata dalla forma. Mi è piaciuta molto l'ambientazione e le descrizioni (i ragazzi che vivono in strada a ridosso dei tubi di acqua calda, sicuramente un pezzo da novanta di questo racconto). Diventa difficile anche la valutazione, perché da una parte ho un'idea splendida e il tema rispettato, dall'altra ho diversi problemi, soprattutto di punteggiatura che rendono la lettura difficoltosa. Lo valuto con un NI, perché dovresti sistemare alcuni passaggi, ma premio con un plauso la trama.

Cosa ne sanno i miei compagni di scuola di cosa ci faccio a Bucarest nel 1992, quando i loro si sbronzano a Parigi, godendosi i nostri vent’anni.
A chi ti riferisci quando scrivi “loro”?

Mentre i miei amici sceglievano una facoltà io mi sono messo un naso da clown
Dopo “facoltà”, virgola.

Casa loro è sotto la strada, nei condotti per i tubi dell’acqua calda, si entra dai tombini.
Punto e virgola al posto della virgola, serve un segno di interpunzione più deciso.

C’erano tante candele accese che avevo paura partisse un incendio.
Si sviluppasse un incendio.

Cosa ne sanno i miei amici in Francia. Cosa ne sa mia madre, di questi bambini che non riesco a lasciare.
Sono domande, serve il punto interrogativo.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

alexandra.fischer
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#7 » mercoledì 20 gennaio 2016, 21:04

Il tuo racconto, in forma di monologo, rispetta in pieno il tema Cielo-Inferno. L’inferno sono i condotti sotterranei di Bucarest (dove il degrado e la colla usata come stupefacente predominano), dove vivono migliaia di ragazzini indigenti. Il Cielo è il tuo protagonista, ventenne volontario che travestito da clown, è determinato a insegnare a questi ragazzi il mestiere circense per dare loro un futuro migliore. Il Cielo è anche il sogno di diventare medico di Ilie e la sensibilità di Lia, che sogna le stelle, nonostante il drammatico vissuto. Il Cielo è anche la figlia di lei, Rosita, amabile valletta, ma anche il geloso Catalin, legatissimo alla sua Nina.

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Rionero
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#8 » venerdì 22 gennaio 2016, 18:31

Ciao Cristina,

a me il racconto è piaciuto soprattutto per il ritmo che trovo ben cadenzato dalle ripetizioni. Sarei curioso di sentirlo come monologo regitato, secondo me molto interessante.
Come racconto mi manca qualcosa, soprattutto nello sviluppo: è naturalmente una questione di gusto, ma mi sembra una bella presentazione di un personaggio non un vero e proprio racconto.

Sullo stile noto solo qualche sbavatura quando cerchi di raccontare troppo, un esempio è all'inizio, quando dici "a Bucarest nel 1992". Non c'era bisogno della data;-)

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ceranu
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#9 » sabato 23 gennaio 2016, 23:28

Ciao Cristina, ho poco da dire, il racconto mi è piaciuto tantissimo.
La freschezza e l'ingenuità del protagonista mischiata alla sua voglia di fare qualcosa di buono, anche se completamente impreparato, mi hanno commosso. È una bella storia, con uno stile funzionale allo scopo. Brava.
Ho barcollato un attimo quando ho scoperto che erano passati solo tre mesi, ma, in fondo, in strada il tempo scorre più lentamente.
Cosa ne sanno loro di quanto è freddo l’inferno, anche se ci passano i tubi dell’acqua calda.

Questa frase mi è piaciuta tantissimo.
Complimenti!

cristina.danini
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#10 » domenica 24 gennaio 2016, 9:32

Ciao a tutti e grazie dei commenti, vogliate perdonarmi se rispondo a tutti con uno solo.

Per Angela: su quel "loro" hai indubbiamente ragione, per errore di battitura è partito un "i". Mi spiace se la punteggiatura ti ha reso difficile la lettura, ma la reputo più una scelta di stile che uno sbaglio. I punti interrogativi alla fine, soprattutto, decisamente avrebbero stonato.

Per Alexandra: in effetti ho specificato la data solo per dare l'idea che Bucarest fosse ancora l'Europa dell'est piena di difficoltà che conosciamo, ma hai ragione nel dire che è un po' eccessivo... Se avessi voglia di metterlo in scena come monologo sarei in prima fila! ;-)

Per Ceranu: anche io ho poco da dire, se non grazie, grazie davvero. Come dato di conoscenza vorrei dirti che la storia è vera: il clown in questione si chiama Miloud e sono passati davvero solo tre mesi dal suo arrivo a Bucarest a quando ha fondato un'associazione per aiutare i bambini di strada.

Grazie ancora!

Regan
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#11 » lunedì 25 gennaio 2016, 23:25

Ciao!
Ho trovato molto bella la Bucarest di vent’anni fa che hai imbastito, e la storia dei bambini molto cruda e verosimile. È anche molto bello come il clown trovi il suo spazio e resta lì nonostante in realtà possa andarsene quando gli pare. Con il tema mi pare centrarci molto, l’unico mio problema è che pensavo che in realtà il clown stava per mutarsi in serial killer… poi per fortuna non è successo. Le frasi brevi che si intervallano con i bambini mi danno però l’idea che manchi qualcosa nell’azione, per quanto la storia sia bella e abbia un proprio finale.

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Adry666
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#12 » mercoledì 27 gennaio 2016, 18:32

Ciao Cristina,

tema centrato, l’inferno non sempre è caldo, e spesso gli estremi si toccano… :-)))
Incipit potente, ritmo buono, finale corretto. Purtroppo ci sono alcune ripetizioni che levano un po’ di forza dall’ottimo racconto che ti sei inventata. Atmosfere che in parte mi hanno ricordato Nessun Dove di Neil Gaiman.
Secondo me se rivedi un po’ la forma di qualche frase ne può uscire qualcosa di veramente interessante! Complimenti!

Ciao
A presto
Adriano

Zebratigrata
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#13 » mercoledì 27 gennaio 2016, 18:48

Ciao Cristina,

il tuo racconto interpreta bene il tema con un narratore sospeso tra l'inferno di una vita in povertà a Bucarest e una vita normale in Francia, al confronto idilliaca.

La storia è ben scritta, ma avrei preferito che tutti questi personaggi ce li facessi vedere, magari con la scusa di un piccolo inseguimento, che ci raccontassi il momento in cui spariscono in un tombino o quello in cui conoscono un clown e decidono di portarlo con sé.

Ho anche un dubbio a livello di trama: l'artificio che usi per mettere a confronto la realtà dell'occidentale medio e quella dei bambini poveri è il 'volontariato come clown'. È una situazione che mi riesce difficile immaginare, perciò vorrei saperne di più: la giocoleria può aiutare i ragazzini, o il narratore, a vivere a Bucarest? Fanno spettacoli in strada? Non è meglio insegnare loro qualcosa di più utile per il loro futuro? E perché sono quasi tutti bambini? Dobbiamo immaginare i genitori chiusi nelle fabbriche, oppure morti? Una serie di dubbi che riducono un po' l'immersività della storia, che resta comunque una buona prova.

cristina.danini
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#14 » giovedì 28 gennaio 2016, 14:38

Ciao e grazie ancora a tutti per i commenti, sono contenta se avete gradito il racconto :-)

A Regan (e un po' tutti in realtà): hai ragione, manca u po' di azione e me ne sono resa conto. Avendo poche battute però ho deciso di puntare più sull'emotività, anche se di sicuro avrei potuto fare di meglio.

A Zebratigrata: mi rendo conto che messo così l'artificio sembri poco plausibile, ma ci tengo a dirti che è una storia vera (e se posso permettermi di consigliarti un film, "Parada" racconta questa storia molto meglio di me ;-) ). Sono quasi tutti bambini perché scappano dalle famiglie, dalle campagne e anche dagli orfanotrofi; il clown-narratore si chiama Miloud Oukili e ha usato la giocoleria per avvicinarli, ma ad ora hanno aperto scuole, appartamenti sociali e scuole più "classiche". Ho visto alcuni di questi ragazzini esibirsi e mi sono innamorata della loro storia. Se ti interessasse approfondire ulteriormente visita il sito dell'associazione Parada, altrimenti scusa per essermi dilungata tanto!

Zebratigrata
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#15 » giovedì 28 gennaio 2016, 19:52

Grazie Cristina per le info su 'Parada', approfondirò sicuramente, mi sembra una storia interessante.

Al di là della realtà o verosimiglianza della storia credo comunque che se si racconta in un testo breve una storia che ha alcuni aspetti inusuali sia meglio spiegarli all'interno del testo stesso. Ho riscontrato un problema simile anche in un altro racconto del girone, in cui un personaggio sembrava sia povero che ricco. Anche in quel caso la storia raccontata è verosimile, ma se si può supporre che il lettore medio non conosca le meccaniche e le circostanze di una particolare situazione, e la trovi dunque 'strana', allora quella situazione va spiegata. Questa è la mia opinione naturalmente, e sicuramente con 3000 caratterisoltanto è difficile trovare lo spazio per le spiegazioni!

F.T. Hoffmann
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#16 » giovedì 28 gennaio 2016, 21:56

racconto difficile da valutare. Tema giostrato con abilità, non originale ma con un taglio sicuramente inaspettato, sviluppato con criterio eppure scritto davvero male. Io capisco la voglia di scrivere sgrammaticato per far più "storia raccontata" però fatto così è davvero pessimo. Dopotutto il tipo in questione ha 20 anni, mica 6, e da uno di 20 anni almeno le concordanze verbali le pretendo.
con una leggera riscrittura avresti senza dubbio un racconto da top 5.
Appunti: da quanto o letto il rischio di incendi non è dovuto tanto alle candele quanto agli allacciamenti precari e abusivi alla rete elettrica che va in corto circuito abbastanza spesso ;)

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Flavia Imperi
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#17 » venerdì 29 gennaio 2016, 14:57

Ciao Cristina!
La storia del tuo racconto è toccante, anche se non amo in modo particolare le ripetizioni enfatiche. Non mi ha convinta invece la tempistica verbale, che non sembra coerente e disturba un po' la lettura. Alcuni passaggi invece li ho trovati piuttosto gradevoli, come:
"Qua come a Parigi, la notte è un sogno a tinta unita." Il tema sembra abbastanza rispettato.
In totale, un buon racconto anche se migliorabile.
Siamo storie di storie

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antico
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#18 » domenica 31 gennaio 2016, 11:16

Solo una domanda: perché la Bucarest del 1992? Manca un po’ questa giustificazione nel racconto, ma per il resto è da pollice tendente all’alto. Buona la trattazione del tema, ottima l’immagine che crei nella mente del lettore con questo protagonista distante un semplice volo dal suo paradiso che invece decide di rimanere in questo particolare inferno. Un buon lavoro.

Daniel Travis
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Re: Cosa ne sanno - di Cristina Danini

Messaggio#19 » martedì 2 febbraio 2016, 16:12

Un racconto non facilissimo da valutare, eccellente in quanto a immersione (e questo per me lo mette già molto in alto), giusto per il tema, stilisticamente buono, eppure "piatto" e relativamente banale per tono e protagonista. Valutazione sicuramente positiva, ma lo rileggerei più volentieri se suonasse meno "infomercial"... Comunque, complimenti, ottimo lavoro.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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