L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Richieste di Grazia

Sondaggio concluso il martedì 1 marzo 2016, 17:57

Merita la grazia
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Il racconto andrebbe revisionato
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Voti totali: 4

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alberto.dellarossa
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L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#1 » martedì 2 febbraio 2016, 17:55

questa è una prima riscrittura del racconto. A dire il vero ne sto effettuando una seconda versione dove sposto l'elemento "ciotola-cane" all'inizio. Ho sfrondato un poco l'aggettivazione, aggiunto un paio di frasi e, al momento ho eliminato i nomi (ma sto valutando l'idea di aggiungerli nuovamente).

L'ultimo Abbraccio

L’uomo fece scivolare all'indietro il cappuccio di lana. La brezza marina scompigliò la barba e i capelli grigi, duri di salsedine. Il fasciame della tolda scricchiolava piano al cullare della corrente, e componeva un ritmo lento accompagnato dal vociare delle sule che si gettavano dalla scogliera, a poche decine di braccia della barca.
Il cielo cominciava a rischiarare all'orizzonte, dove il blu profondo punteggiato di stelle andava a gettarsi nella linea dorata dell'alba. Perse lo sguardo sul mare invernale, masticando piano il tozzo di pane e le aringhe che si era portato dietro per colazione.
Aveva assistito allo stesso grandioso spettacolo mille e più volte. Quasi ogni alba, da quando era fanciullo e suo padre l'aveva portato per mare la prima volta. Da allora nulla era cambiato, se non lui. Invecchiato, Arso dal sole e dalle intemperie, ripeteva gli stessi gesti da decenni con la precisione e l'attenzione di sempre. La pelle si era fatta cuoio, gli occhi erano andati a nascondersi tra le rughe per ripararsi dal riflesso del sole. I muscoli erano mutati in gomene nodose, duri come il ferro nonostante la tarda età, a forza di tirare a bordo le reti cariche di pesce, giorno dopo giorno.
Sospirò. Sovrappensiero allungò la mano sul fondo della barca, dove una volta dormiva il suo cane. La ciotola di legno dalla quale beveva era ancora lì, al suo posto. Gli mancava, quella bestiaccia testarda e dal pelo crespo. L’aveva accompagnato per quasi quindici anni, come tutti i cani che l’avevano preceduto. Compagni fedeli di una vita altrimenti solitaria, li aveva chiamati come i grandi eroi della tradizione. “Perché ci vuole coraggio, per un cane, a seguirmi in barca” aveva ripetuto a ognuno di essi nell’atto di restituirli alla terra, sul retro della casa a ridosso della scogliera.
Il primo raggio di sole che si sollevò sopra l’orizzonte gli investì il volto. Chiuse gli occhi, lasciando che il calore gli baciasse le palpebre per qualche istante. Aprì gli occhi grigi come l’ardesia, inspirando l’aria salmastra.
Non aveva avuto figli. Non aveva moglie. Non aveva più cani ad accompagnarlo nelle lunghe battute di pesca. Nessuno a desinare con lui, la sera, quando tornava a casa e si sentiva schiacciato tra cielo e terra, come un pesce fuor d’acqua.
Un gabbiano lo osservava con occhi neri e lucidi come onice, appollaiato sul parapetto della barca in attesa. Con pochi gesti vigorosi tirò in barca la rete pesante di pesce. Centinaia di aringhe si agitavano sul fondo dell’imbarcazione come argento vivo, annaspando in cerca del mare. Una di esse, con un colpo di coda disperato, riuscì a saltare oltre il bordo e riguadagnare la libertà.
La piccola ribellione gli strinse il cuore. A piene mani, aiutandosi persino con vecchia ciotola, restituì i pesci alla sicurezza delle acque. Piccoli fusi scintillanti che rimanevano immobili per qualche istante, increduli, prima di saettare verso le profondità. Una serena stanchezza senza tempo lo colse. La scogliera, silenzioso gigante al termine del mare, attendeva indifferente. Abbracciò la pesante àncora e guardò un’ultima volta verso il sole, ormai alto sull’orizzonte. Il gabbiano allargò le ali e gettò il becco all’indietro, in un garrito di saluto.



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Callagan
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Re: L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#2 » martedì 2 febbraio 2016, 18:25

Ciao, Albe'. Un poco mi vien difficile tornare a commentarti dopo aver messo il tuo racconto già nella versione precedente come primo in classifica. Tra i pregi ritorno a evidenziare lo stile narrativo e la capacità di trasformare il racconto in modo iconografico in un quadro da ammirare.
Detto questo e cercando di rintracciare qualche difetto. Beh, in realtà qualcosa che non mi suona bene c'è: il finale. Nonostante un elemento determinante ed evocativo come il gabbiano, la scena del suicidio è piuttosto fredda. Da lettore ho avuto un impressione che il pathos andasse a scemare là dove avrebbe dovuto raggiungere l'apice, ovvero nel finale. Il suicidio avviene in maniera molto lieve, io avrei preferito ricevere una bella botta. Siamo a livello di scelte e di gusti soggettivi.
Per il resto, rileggiti il testo per rintracciare eventuali refusi. Io ho beccato un "Arso dal sole e dalle intemperie" dove la lettera maiuscola succede una virgola...

Che devo aggiungere? Niente per ora. >.<

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Jacopo Berti
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Re: L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#3 » martedì 2 febbraio 2016, 20:08

Ciao Alberto,
leggere il tuo racconto è come lasciarsi cullare malinconicamente dalle onde, e se questo era il risultato che volevi raggiungere direi che ti è riuscito benissimo: lo stile è quasi perfetto e il contenuto è quanto mai adatto: un vecchio pescatore che si toglie la vita. (O meglio, che, se badiamo alla lettera probabilmente lo fa: tu ci conduci fino a che non abbraccia l'ancora e ci lasci come davanti a un dipinto che lo raffigura il momento prima che si lasci andare; poi concludi con il gabbiano.)
L'intento è sicuramente "lirico" ma ti confesso che lo trovo un po' fine a se stesso. Se penso a testi di questo tipo non mi vengono in mente forme narrative brevi che mi convincano: devo rifarmi alla poesia (e mi sovvengono, in questo caso, i Puffini di Pascoli, che amo molto).
Insomma, questo pescatore sul quale dovrebbero convergere l'investimento del tuo stile elaborato e della mia attenzione messa un po' alla prova (non a dura prova, ma un po' sì), alla fine decide di farla finita. Ma la sua morte non mi interessa molto: io sto ancora a guardare la bellezza del mare, ad ascoltare lo sciabordare delle onde e le grida dei gabbiani, e le sule, e l'"ehi di poppa e altre espressioni marinaresche". (a scanso di equivoci: è autoironia, non ironia). Non so se questo era un altro tuo obiettivo, ma il suicidio del vecchio alla fine non è tragico, è come se fosse parte dell'ordine naturale delle cose. Si butta senza scenate, "senza pettegolezzi", direbbe Pavese.
E di conseguenza mi lascia poco. Con la beffa che mi devo sentire un cinico perché mi lascia poco.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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alberto.dellarossa
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Re: L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#4 » martedì 2 febbraio 2016, 20:25

Ciao ragazzi, grazie per esservi subito buttati. Mi fate pensare, perché il mio intento è esattamente quello, come ha detto Jacopo, senza clamore, nell'ordine naturale delle cose. Ho aggiunto l'evento della foga nel rigettare i pesci in mare proprio per drammatizzare, ma di fatto il vecchio è sereno. Chiudere con l'immagine sospesa è voluto. A breve posterò un'ulteriore versione, "scombinata" negli eventi: partirò proprio dalla ciotola per seguire il filo della consapevolezza. E poi cercherò di rendere a modo l'ingresso in acqua.

Vi devo confessare una cosa però: ho appena riletto le ultime righe di Martin Eden. E non ci sono cazzi, siamo all'apice della liricità. Qualsiasi cosa possa scrivere saranno fogli imbrattati, in confronto ;)

alexandra.fischer
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Re: L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#5 » mercoledì 3 febbraio 2016, 18:29

Complimenti per la tecnica fluida. In questa nuova versione, il vecchio (che ricordo come Fergus) assume uno spessore ancora maggiore, reso tale dalle tue splendide descrizioni (a partire dai capelli induriti dalla salsedine fino ai muscoli come gomene, gli occhi paragonati all' ardesia). Mi piace la malinconia con la quale tocca la ciotola del cane che non ha più (bestiaccia dal pelo ispido e che tuttavia gli manca) e ripensa a quelli del passato (dai nomi di eroi del passato, e sicuramente mitizzati dal ricordo), soffermandosi sulla propria vita da scapolo. Qui hai messo una maggiore enfasi sulle aringhe (partono come colazione, legame con la vita, l'infanzia, per poi finire come un addio alla vita, quando lui ributta in mare il pescato. Ecco, la vera scena del suicidio è questa...qui comincia a morire, secondo me. Di qui, la giustamente "meccanica scena dell'àncora", ormai lui è morto dentro. Uccide il corpo secondo una serie di automatismi. Bello il congedo del gabbiano).
Sono curiosa di leggere la nuova versione che partirà dalla ciotola.

Attento a: Arso da sole (maiuscola dopo una virgola).

Fernando Nappo
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Re: L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#6 » domenica 7 febbraio 2016, 14:56

Ciao Alberto,
trovo questa versione migliore della prima, postata durante il contest. La lettura mi sembra un filo più fluida (forse qualche aggettivo di meno aiuta) mentre, a mio avviso, l'aggiunta del particolare della ciotola riesce a dare più risalto al peso che il pescatore si porta dentro, al contrasto che percepisce (e qui mi sbilancio in un'interpetazione che potrebbe essere del tutto campata in aria) tra una vita che non voleva morire (il pescato) e una vita mai vissuta in pieno (la sua).
L'atmosfera è sempre cupa, pesante, e il suicidio del pescatore sembra proprio la logica conseguenza della stanchezza dell'uomo che trasuda dalla situazione descritta.
Una pecca, a mio avviso, aver tolto il nome del pescatore.

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antico
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Re: L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#7 » lunedì 8 febbraio 2016, 14:26

Rimetti i nomi, aiutano a empatizzare. Elimina "mille e più giorni", un'espressione troppo superficiale e poco professionale (già solo il fatto che il cane l'ha accompagnato per 15 anni sottende circa 5000 giorni, numero che cozza con mille. Non mi piace neppure l'aggiunta della voglia di "ribellione" delle aringhe, possibile che quello spettacolo visto infinite volte gli stringa il cuore proprio ora? Manca anche una contestualizzazione sul non avere famiglia, perché? Il fatto è che è sulla solitudine che si gioca tutto il racconto. Magari ha tirato avanti una vita intera con la speranza di costruire qualcosa, foss'anche solo la compagnia di un cane e il fatto che sia mancato, il suo pet, PROPRIO IL GIORNO PRIMA, lo ha portato a una riflessione sulla sua vita e su quello che deve aspettarsi, lo ha costretto a pensare uscendo dal suo tran tran, vero punto di svolta, e allora sì che mi si giustifica la sua drastica decisione.
Allo stato attuale, questa versione peggiora quella del contest, almeno a mio parere, ma, davvero, sempre a mio parere, non ci vuole molto per ricondurla in porto.

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francescocascione
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Re: L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#8 » giovedì 11 febbraio 2016, 0:26

Un bellissimo quadro per raccontare il mare.
Ci sono elementi ben descritti e ciascuno concorre alla realizzazione di un quadro impressionista.
Ci si affezione al pescatore perché ne condividiamo la contemplazione e la venerazione del Mare.
Un appunto sul suicidio. Non è una decisione premeditata ma una presa di coscienza quasi improvvisa (fa colazione, pesca, si suicida...)
Per renderlo 'naturale' ma allo stesso tempo lirico prova a non utilizzare l'ancora ma qualcosa che faccia entrare il pescatore nel quadro; hai presente il personaggio di Bisio in Mediterraneo?
Sappiamo che muore, ma non perché lui faccia qualcosa - addirittura canta -, semplicemente sappiamo che accade, è inevitabile, naturale.

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alessandra.corra
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Re: L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#9 » domenica 14 febbraio 2016, 11:54

Ciao Alberto,

il punto di forza del tuo racconto è nello stile, così perfetto che sembra di leggere un classico. La trama è molto interessante, poetica, pur nella sua semplicità. E mi è piaciuta anche l'ambientazione in questo paesaggio marino, il sapore del mare si riesce quasi a percepirlo. Davvero molto bello.
Ho provato anche abbastanza empatia per il personaggio che si scontra con la sua solitudine. Nelle belle immagini si sente la sua stanchezza per la vita.
Non sono però così sicura del finale, penso sia poco probabile che un uomo possa scegliere la strada del suicidio senza avere una forte motivazione, solo per un gesto di stanchezza e che lo faccia quasi serenamente. In realtà il personaggio sembra tutt'altro che sereno, gli manca il suo cane, si sente solo, non ha qualcuno con cui condividere il suo sentire, sottolinea che non ha una famiglia. Svilupperei di più il suo dolore per giustificare il suo atto estremo.
Alla prossima.

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Spartaco
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Re: L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#10 » domenica 21 febbraio 2016, 1:44

Ragazzi, state battendo la fiacca. Non voglio arrivare a fine mese senza racconti selezionati. Datevi una mossa!

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Callagan
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Re: L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#11 » domenica 21 febbraio 2016, 12:31

È vero, Alberto, tu sei in grado di migliorare questo racconto. Eppure, secondo me, anche in questa forma il pezzo merita. Per questo motivo CHIEDO LA GRAZIA.

alexandra.fischer
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Re: L'ultimo abbraccio - Tarenzi Edition

Messaggio#12 » giovedì 25 febbraio 2016, 19:04

Ho veramente apprezzato questa nuova versione del racconto (anche l'altra era scritta con la maestria che ti distingue), perché hai aggiunto una variante (la ciotola del cane) che aggiunge pathos al momento del suicidio del protagonista (non c'è più solo un'aringa che si libera da sola, a sottolineare la vita che gli pulsa intorno, proprio quando lui ha deciso di rinunciare alla propria, ora c'è l'intera liberazione del pescato compiuta da lui con la ciotola dell'ultimo cane che ha avuto. Il motivo del suicidio? La stanchezza. Più che togliersi la vita in modo violento, se la toglie come se fosse una vecchia cerata da marinaio.

CHIEDO LA GRAZIA

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