A cosa servono i fratelli.

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Monica Patrizi
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A cosa servono i fratelli.

Messaggio#1 » martedì 16 febbraio 2016, 1:31

Cecilia si risvegliò nel letto di casa sua con un mal di testa lancinante e i conati che le salivano dallo stomaco. L'armadio, il lampadario, le pareti della stanza giravano. Le sembrava di essere sopra una giostra in movimento, sulla quale però non ricordava di essere salita. Mise un piede fuori dalle coperte. La sveglia sul comodino segnava le 4.30. Aveva addosso ancora i vestiti del giorno prima e, impigliata tra i capelli e la spalla, la sua piccola borsa a tracolla. Barcollando raggiunse il bagno e abbracciando il water, come si fa con un amico che non si vede da tempo, vomitò alcol, succhi gastrici e una sensazione a cui non sapeva dare un nome.
Mentre si sciacquava la faccia si vide allo specchio. Sorrise divertita a quella donna riflessa, a quegli occhi cerchiati di nero del rimmel colato, sorrise per quell'alito che sapeva di vomito, fumo e vino.
"Per chi ti smarrirai? Io dove sarò?", canticchiò.
Barcollando si infilò di nuovo sotto le coperte. Nel tentativo di riaddormentarsi, le vennero in mente volti, frammenti di voci della sera precedente e gli stralci di una canzone di cui non rammentava il titolo.
"Non dirmi amore mai, ma incantami..."
Lentamente i ricordi riaffiorarono.
Quella sera era andata ad un concerto con suo fratello e degli amici.
Mentre ballava tra la massa di corpi sudati e il mattonato sudicio, tra i bicchieri di plastica rotti ed i mozziconi di sigarette, si era persa. Mentre provava ad orientarsi tra il muro di folla, sul palco era salito il gruppo dei Subsonica ed erano partite le note di "Piccole istrice".
"E' stato facile, non lo è stato mai", e a Cecilia, sola, più ubriaca che sobria, non rimase altro che cantare. Cantava e piangeva, perché quella canzone raccontava, meglio di quanto lei potesse mai fare, di come le storie di amore quando finiscono, non portano né vincitori né vinti, ma solo un grande vuoto.
Suo fratello la ritrovò a fine concerto in lacrime abbracciata ad una colonna.
"Sai a che servono i fratelli?" le aveva chiesto avvicinandosi
"Non lo so, dimmelo tu," aveva biascicato Cecilia.
"I fratelli servono a riportarti a casa, sana e salva, quando sei ubriaca" le rispose, mentre la sollevava da terra.
"Ma io non ho bevuto tanto stasera. Su una scala da 1 a 10, sono ubriaca solo 8"
Giacomo sorrise, quella filastrocca l'aveva già sentita un centinaio di volte.
"Comunque volevo dire che sono pure laureata, alla Sapienza di Roma..."
"Con 108 su 110" aggiunse lui
"Esatto!”
Tornarono a casa; Giacomo la pilotò verso la camera da letto, le tolse le scarpe.
"E' stato un bel concerto vero?"
"Molto, se non ti fossi persa"
"Allora le sorelle maggiori non servono a niente vero?"
Giacomo se ne stava andando e rimase sorpreso dalla domanda. Prese tempo.
"La vita non sarebbe la stessa senza un fratello che ti riporti sana e salva a casa e di una sorella che sappia almeno la strada di casa".



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antico
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#2 » martedì 16 febbraio 2016, 1:35

Eccoti, Monica! Piccolo malus per il ritardo, ma sei ok con i caratteri, quindi... Buona De Marco Edition!

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Monica Patrizi
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#3 » martedì 16 febbraio 2016, 2:14

Grazie Antico... avrei voluto fare di meglio, soprattutto nel finale, ma con i tempi e la stanchezza della giornata non sono riuscita a fare di più! Amen! Sono contenta di essere riuscita a postarlo! Buona De Marco Edition a tutte/i!

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Jacopo Berti
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#4 » venerdì 19 febbraio 2016, 12:02

Ciao Monica,
Il tuo racconto mi piace: riesce a offrire un buon quadro di affetto fraterno. L'inizio è accattivante, e mi diverto a seguire la protagonista nel suo risveglio, nel suo sguardo ironico a se stessa, in quel non prendersi troppo sul serio, quel farsi trasportare dalla musica e dal fratello senza subire passivamente qualcosa, ma anzi con leggerezza.
Forse mi sono perso qualcosa, ma non saprei interpretare il finale, l'ultimissima frase: "[...] e di una sorella che sappia almeno la strada di casa".
È una metafora? È una di quelle allusioni che si capiscono solo tra fratelli, riferimenti a episodi passati indimenticabili? Perché potrebbe essersi anche lui perso, tornando a casa, ma non trovo un riferimento nel testo.
Questo mi lascia un po' perplesso, ma in generale lo trovo un buon racconto.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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Vastatio
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#5 » venerdì 19 febbraio 2016, 18:23

Ciao,

ammetto che il tema trattato non raccoglie la mia approvazione, non sono un grande fan delle sbronze o di chi decide di sfondarsi di alcol in onore al divertimento. Detto questo il racconto si legge senza problemi, non ci sono problemi di comprensione anche perché non c'è nulla di complesso da capire. Tutto il racconto serve a rispondere alla domanda nel titolo, senza però offrire tanto di più: un bello scorcio di amore fraterno, ma nessuna morale che dia un senso se non lo scambio di battute tra fratelli. Un sorriso me lo strappi per questo fratello che non sa la strada, perché io sono così, senso di orientamento zero, mi perderei anche dietro casa.
Avrei preferito qualcosa di più, anche la pietra che lanci sul significato della canzone, non è granché sfruttata: lei ha appena finito una relazione o è semplicemente una persona sensibile? Non è importante si vede per l'economia del racconto nemmeno per te.

Fabiana Donato
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#6 » lunedì 22 febbraio 2016, 15:52

Ciao Monica! Inizio a dirti che sento molto il tuo racconto, perché ho una sorella maggiore e spesso, soprattutto ultimamente ho vissuto queste stesse situazioni, quindi non posso che dirti che hai perfettamente delineato una vicenda che riguarda un rapporto molto importante e indescrivibile per la bellezza che rappresenta. Ottimo lavoro, leggendo il tuo testo ho sentito delle emozioni e ho visto tutto come se fosse la scena di un film. Scorrevole, chiaro e narra perfettamente una vicenda importante che evidenzia un rapporto così fantastico. Niente di particolare da criticare. Nel complesso: bello! Alla prossima! :)

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jimjams
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#7 » lunedì 22 febbraio 2016, 17:14

Qui mi pare di percepire come l'autore voglia arrivare a qualche parte, ci voglia portare a qualche suo ragionamento, ma poi arrivati in fondo ci perdiamo insieme a lui. Non mi dispiacerebbe una storia così, sul rapporto tra fratelli, che è sempre complesso e spesso imprevedibile. Credo però che la ristrettezza di tempo e spazio renda questa operazione molto difficile. Qui un poco ci sei riuscita, ma rimane un po' la sensazione di incompiuto che accomuna parecchi dei racconti scritti con limiti così ridotti.

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alessandra.corra
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#8 » lunedì 22 febbraio 2016, 18:53

Ciao Monica,

complimenti, hai scelto un'ottima canzone come colonna sonora per il tuo racconto! :) Piccola istrice è un brano che mi è sempre piaciuto. E trovo interessanti anche le storie che non racchiudono una trama complessa, ma che lasciano intendere molto di più di quanto non sia espresso. La tua storia è delicata, scritta e declinata bene. L'unico appunto che mi sento di muoverti è relativo al motivo che c'è dietro al dolore della ragazza, perché piange mentre ascolta la canzone dei Subsonica? E' solo l'effetto dell'alcool ad amplificarle le percezioni o da poco ha davvero chiuso una relazione? Aggiungerei qualche elemento in più, per il resto è una buona prova.

Fernando Nappo
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#9 » lunedì 22 febbraio 2016, 21:33

Ciao Monica,
il tuo racconto mi lascia un senso di incompiuto, come se ci fosse qualcosa di più che però non hai raccontato. È interessante l'interazione tra fratello e sorella, però s'inserisce nel racconto proprio quando mi mostri la ragazza al suo peggio, quando invece mi aspetto di sentirmi raccontare cosa le è accaduto, perché si massacra così (e pare sia un'abitudine). In quel punto, a mio avviso, il racconto perde di forza.
Il finale suona criptico anche a me.

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Mike009
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#10 » martedì 23 febbraio 2016, 10:36

Sono costretto a mettere il tuo racconto al primo posto della mia classifica perchè essendo il meno originle di tutti è quello che più si discosta dagli altri e quindi spicca. Tutti qui a minuti contati, io per primo, tentano il colpo a effetto, e spesso si dimenticano che con un racconto non è d'obbligato stupire o essere complessi, può semplicemente mostrare una foto, un affresco di un momento e risultare comunque gradevole. Forse non è quello scritto meglio o che mi ha stupito di più, ma leggerlo mi ha lasciato una bella sensazione e tanto basta. E sì, ho due sorelle, anche se quello che va a casa ubriaco quando capita sono io.

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marco.roncaccia
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#11 » martedì 23 febbraio 2016, 11:31

Ciao Monica, apprezzo molto il tuo modo di scrivere e questo racconto, con il suo spaccato di amore fraterno condito dalla musica dei subsonica mi conferma le tue qualità di scrittrice.
Permettimi di segnalarti due cose. Il passaggio di punto di vista dalla sorella al fratello verso la fine mi da l’idea che tu abbia perduto il controllo del testo (E’ fortemente sconsigliato cambiare POV in un racconto di 3000 caratteri e se decidi di farlo la cosa deve avere motivazioni che qui mi sembra manchino). La frase finale è troppo contorta e, a mio avviso non aggiunge niente (ma toglie qualcosa). Comunque complessivamente, per me una buona prova e un approccio a MC fuori dal comune. Brava!

Zebratigrata
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#12 » martedì 23 febbraio 2016, 20:27

Ciao Monica,

non ho nulla da eccepire sulla forma del racconto, ben scritto e scorrevole.
Però come contenuto non mi ha lasciato tantissimo. Ammetto che non ho fratelli e sorelle, e forse fatico un po' a capire queste meccaniche dei legami di sangue. Ci vedo uno spaccato su una bella amicizia, un poter contare l'uno sull'altra e viceversa, questo sì.
Mi rimane poi qualche dubbio su possibili sottintesi della frase finale che forse mi sono sfuggiti, e su quale sia la storia della protagonista, a cui alludi soltanto parlando della canzone.

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beppe.roncari
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#13 » mercoledì 24 febbraio 2016, 17:30

Cecilia si è ubriacata perché malata d’amore e il fratello Giacomo l’ha riportata a casa la sera prima. Qui c’è tutto il racconto. Un po’ poco, non ci sono eventi né descrizioni particolarmente acute di sintomi fisici o di stati d’animo. Scusa la brutalità del commento, il racconto è un apologo di buoni sentimenti ma manca di “succo” e sostanza.
Attenta: “conati” da solo significa semplicemente “sforzi”, funziona nell’accezione intesa da te solo se aggiungi “di vomito”, altrimenti è anacoluto o errore. Inoltre i conati sono attivi e non passivi, non “vengono su” ma ci si sforza di farli per vomitare.
Consecution temporum: qui ci vorrebbe il trapassato remoto “e a Cecilia, sola, più ubriaca che sobria, non era rimasto altro che cantare”, non “rimase”.
Qui manca il punto finale: "Molto, se non ti fossi persa"

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invernomuto
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#14 » giovedì 25 febbraio 2016, 21:50

Ciao Monica,
uno "slice of life", praticamente una diapositiva.
Il punto di forza dell'intero racconto è sicuramente il tuo stile, bello ed evocativo, che ben rappresenta le sensazioni che hai voluto comunicare al lettore.
Il vero problema, e credo che in questo risieda la chiave di volta del tuo racconto, è che sono sensazioni sicuramente evocative per alcuni, ma che a molti altri tra cui il sottoscritto non suscitano una grande risposta emozionale; in soldoni: è una storia scritta bene ma personalmente non riesco a trovare l'appeal.
Sia ben chiaro, non cerco il plot twist a tutti i costi né pretendo che si possa condensare una storyline complessa in 3000 caratteri, però uno spaccato di quotidianità così comune non riesce a lasciare il segno, per quanto ben scritto.
Spero di rileggerti nelle prossime edizioni per farmi un'idea migliore del tuo stile.

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antico
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Re: A cosa servono i fratelli.

Messaggio#15 » domenica 28 febbraio 2016, 12:10

Mmh, questa volta il tuo racconto non mi è arrivato. Gran bell’esercizio di stile, sia chiaro, e per lunghi tratti dimostri quella sensibilità che, a mio modo di vedere, ti contraddistingue e ti rende quella che sei, ma qui non mi sembri concludere e tutto rimane sospeso, come puro e semplice esercizio. Il finale non mi ha convinto, non mi sembra chiuda ammantando di senso e pertanto sono costretto a penalizzarti in classifica. Prova a passare dal laboratorio revisionandolo, soprattutto nell’ultimo terzo di racconto. Al momento è un ni.

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