"La baita" - di Adriano Muzzi
"La baita" - di Adriano Muzzi
MC_UN RISVEGLIO IMPROVVISO
(“La baita”)
Gerome si era appena assopito sulla vecchia poltrona di pelle davanti al caminetto, quando il vento iniziò a sibilare forte attraverso il portone di legno. Sognava di un treno a vapore fermo alla stazione, un capotreno con un fischietto rosso… Gerome aprì un occhio e vide la coperta rossa sulle sue gambe. No, non si trovava in una vecchia stazione, modello Harry Potter, ma nella baita di montagna dei suoi, finalmente solo, per qualche giorno di passeggiate in cerca di funghi. Il vento stava aumentando d’intensità, foriero di un probabile temporale. Era conscio che avrebbe dovuto spostarsi nel letto sotto il piumone, ma le gambe gli pesavano come due tronchi d’abete. Richiuse gli occhi.
Questa volta non fece in tempo ad addormentarsi che sentì un raschiare sulla persiana, gli ricordò il rumore del gesso sulla lavagna. Dei rami, pensò, domani dovrò fare delle potature.
Qualcuno, o qualcosa, bussò alla porta, o almeno così gli parve. Gerome balzò in piedi, le pulsazioni a mille, improvvisamente vigile. Rimase in ascolto: il vento, foglie che si agitavano e… colpi sulla porta. Oh Cristo!
- Chi è?! gridò, nessuna risposta, se non ancora colpi sempre più forti.
Pensa, pensa! Si ripeté nella testa. Corse verso la cassapanca e prese il coltellaccio del pane; aveva armi migliori ma si trovavano tutte nel capannone esterno.
Un colpo forte, il portone oscillò producendo un suono sinistro. Gerome fu certo che per qualche secondo il suo cuore smise di battere, anche lui consapevole della necessità di non produrre alcun rumore.
Ok, ok, si ripeté, può essere qualche animale selvatico, un lupo, o forse un orso, attirati dalla luce e dagli odori della cucina. Ma, si rinfrancò da solo, finché rimango al chiuso sono al sicuro, si stuferà e se ne andrà, devo solo mantenere la calma. Si sedette sulla poltrona e aspettò.
Silenzio, solo il vento continuava il suo lavoro di terrore. Passarono i minuti, i rumori sembravano scomparsi così come erano nati.
Alla fine, per tranquillizzarsi, e andare finalmente a letto, decise di aprire un’anta di una persiana per dare un’occhiata fuori. Davanti alla sua faccia comparve dal buio una testa enorme: occhi rossi, denti aguzzi; la “cosa” spalancò le fauci ed emise un suono spettrale. Gerome fece un balzo all’indietro e urlò anche lui. Con un calcio richiuse la persiana in faccia a quell’essere e prese il coltello. Un tonfo, la porta cedette di colpo. Il “mostro”, con la pelle a squame gelatinose e un liquido verdastro che gli colava dalla bocca da squalo, avanzò verso di lui. Gerome alzò il coltello in segno di minaccia, ma la “cosa” gli fu addosso con un balzo felino…
Si svegliò di soprassalto, il cuore in gola, il respiro strozzato in una sorta di apnea post affogamento; era solo un maledetto incubo, pensò, iniziando a calmarsi. Ma non fece in tempo a gioire, che gli furono sopra: l’ultima cosa che vide fu una bocca enorme, con fili di bava verde e schiere di denti neri putridi, che si spalancava sulla sua faccia.
(“La baita”)
Gerome si era appena assopito sulla vecchia poltrona di pelle davanti al caminetto, quando il vento iniziò a sibilare forte attraverso il portone di legno. Sognava di un treno a vapore fermo alla stazione, un capotreno con un fischietto rosso… Gerome aprì un occhio e vide la coperta rossa sulle sue gambe. No, non si trovava in una vecchia stazione, modello Harry Potter, ma nella baita di montagna dei suoi, finalmente solo, per qualche giorno di passeggiate in cerca di funghi. Il vento stava aumentando d’intensità, foriero di un probabile temporale. Era conscio che avrebbe dovuto spostarsi nel letto sotto il piumone, ma le gambe gli pesavano come due tronchi d’abete. Richiuse gli occhi.
Questa volta non fece in tempo ad addormentarsi che sentì un raschiare sulla persiana, gli ricordò il rumore del gesso sulla lavagna. Dei rami, pensò, domani dovrò fare delle potature.
Qualcuno, o qualcosa, bussò alla porta, o almeno così gli parve. Gerome balzò in piedi, le pulsazioni a mille, improvvisamente vigile. Rimase in ascolto: il vento, foglie che si agitavano e… colpi sulla porta. Oh Cristo!
- Chi è?! gridò, nessuna risposta, se non ancora colpi sempre più forti.
Pensa, pensa! Si ripeté nella testa. Corse verso la cassapanca e prese il coltellaccio del pane; aveva armi migliori ma si trovavano tutte nel capannone esterno.
Un colpo forte, il portone oscillò producendo un suono sinistro. Gerome fu certo che per qualche secondo il suo cuore smise di battere, anche lui consapevole della necessità di non produrre alcun rumore.
Ok, ok, si ripeté, può essere qualche animale selvatico, un lupo, o forse un orso, attirati dalla luce e dagli odori della cucina. Ma, si rinfrancò da solo, finché rimango al chiuso sono al sicuro, si stuferà e se ne andrà, devo solo mantenere la calma. Si sedette sulla poltrona e aspettò.
Silenzio, solo il vento continuava il suo lavoro di terrore. Passarono i minuti, i rumori sembravano scomparsi così come erano nati.
Alla fine, per tranquillizzarsi, e andare finalmente a letto, decise di aprire un’anta di una persiana per dare un’occhiata fuori. Davanti alla sua faccia comparve dal buio una testa enorme: occhi rossi, denti aguzzi; la “cosa” spalancò le fauci ed emise un suono spettrale. Gerome fece un balzo all’indietro e urlò anche lui. Con un calcio richiuse la persiana in faccia a quell’essere e prese il coltello. Un tonfo, la porta cedette di colpo. Il “mostro”, con la pelle a squame gelatinose e un liquido verdastro che gli colava dalla bocca da squalo, avanzò verso di lui. Gerome alzò il coltello in segno di minaccia, ma la “cosa” gli fu addosso con un balzo felino…
Si svegliò di soprassalto, il cuore in gola, il respiro strozzato in una sorta di apnea post affogamento; era solo un maledetto incubo, pensò, iniziando a calmarsi. Ma non fece in tempo a gioire, che gli furono sopra: l’ultima cosa che vide fu una bocca enorme, con fili di bava verde e schiere di denti neri putridi, che si spalancava sulla sua faccia.
Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Ed ecco anche Adriano! Parametri ok, buona De Marco Edition anche a te!
Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Grazie Antico, buona edizione anche a te!! ;-))
Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Un horror ben confezionato. Gli elementi che si riferiscono al tema ci sono tutti e lo stile è molto buono. Non sono una maniaca del corsivo, ma ho visto che tu non l'hai usato nelle esclamazioni e nei dialoghi interiori. Ok, è una scelta coerente fino alla fine, quindi ci può stare. Però in questo passo manca la punteggiatura classica del dialogo.
- Chi è?! gridò, nessuna risposta, se non ancora colpi sempre più forti.
Mi è piaciuta molto l'ambientazione, anzi, trovo che la scelta della baita sia azzeccata perché è un luogo isolato che ben si presta all'evoluzione che avevi in mente. Dopo lo spavento in crescendo, mazzata nel finale. Devo dire che forse è proprio il finale quello che mi ha convinta meno. Si è trattato di una sorta di premonizione? Qualche dubbio smorza l'entusiasmo, ma il tuo è comunque un testo da pollice alzato. Molto bravo.
Dimenticavo: perché nel finale dici "gli furono sopra?". La creatura non è una sola?
- Chi è?! gridò, nessuna risposta, se non ancora colpi sempre più forti.
Mi è piaciuta molto l'ambientazione, anzi, trovo che la scelta della baita sia azzeccata perché è un luogo isolato che ben si presta all'evoluzione che avevi in mente. Dopo lo spavento in crescendo, mazzata nel finale. Devo dire che forse è proprio il finale quello che mi ha convinta meno. Si è trattato di una sorta di premonizione? Qualche dubbio smorza l'entusiasmo, ma il tuo è comunque un testo da pollice alzato. Molto bravo.
Dimenticavo: perché nel finale dici "gli furono sopra?". La creatura non è una sola?
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)
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Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
LA BAITA di Adriano Muzzi Mi piace molto l’idea di un protagonista solitario (Gerome) assopitosi nella baita dei suoi e immerso dapprima in un sogno rassicurante (treno, capostazione) per poi risvegliarsi assediato dai mostri (hai fatto un lavoro magistrale nell’introdurre l’orrore per gradi, partendo dal raspio sulla persiana, fino ad arrivare alla descrizione del primo mostro). Il fatto che quel risveglio non sia altro che l’inizio di un incubo ben peggiore, destinato a continuare nella realtà (con la comparsa del secondo mostro nella cucina della baita), è geniale (tema del risveglio rispettato due volte).
- angelo.frascella
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Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Ciao Adriano.
Mi dispiace, ma il tuo racconto non mi ha convinto. La trama è quasi inesistente: un uomo si sta riposando in una baita, gli bussano alla porta, lui apre e si trova uno strano mostro che lo uccide. Il fatto è non funziona nemmeno dal punto di vista del ritmo: c’è una lunga introduzione noiosa. Poi all’improvviso, il semplice fatto che qualcuno bussi lo getta in un’agitazione immotivata, ma che non prende alla gola il lettore. Quando apre la porta si trova di fronte a un essere la cui descrizione non è particolarmente spaventosa. Anche il doppio finale è un vecchio trucco che ormai non stupisce più. Bisognerebbe aggiungere un po’ di sale al tutto. Lui, per esempio, dovrebbe essere lì in fuga da qualcuno o da qualcosa e, se non hai intenzione di motivare l’esistenza di un essere così “alieno” basterebbe altro a fare paura: una bestia, un killer… Insomma da rivedere a fondo.-
A rileggerci
Angelo
Mi dispiace, ma il tuo racconto non mi ha convinto. La trama è quasi inesistente: un uomo si sta riposando in una baita, gli bussano alla porta, lui apre e si trova uno strano mostro che lo uccide. Il fatto è non funziona nemmeno dal punto di vista del ritmo: c’è una lunga introduzione noiosa. Poi all’improvviso, il semplice fatto che qualcuno bussi lo getta in un’agitazione immotivata, ma che non prende alla gola il lettore. Quando apre la porta si trova di fronte a un essere la cui descrizione non è particolarmente spaventosa. Anche il doppio finale è un vecchio trucco che ormai non stupisce più. Bisognerebbe aggiungere un po’ di sale al tutto. Lui, per esempio, dovrebbe essere lì in fuga da qualcuno o da qualcosa e, se non hai intenzione di motivare l’esistenza di un essere così “alieno” basterebbe altro a fare paura: una bestia, un killer… Insomma da rivedere a fondo.-
A rileggerci
Angelo
Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Ciao Angela,
grazie per la recensione. L'ambientazione mi è venuta in mente dopo essere stato quest'estate in una baita isolata in trentino: bellissimo, ma se qualcuno ti bussasse alla porta sicuramente quel "qualcuno" non potrebbe essere umano... :-)))
Grazie per i consigli, ci rifletterò su
grazie per la recensione. L'ambientazione mi è venuta in mente dopo essere stato quest'estate in una baita isolata in trentino: bellissimo, ma se qualcuno ti bussasse alla porta sicuramente quel "qualcuno" non potrebbe essere umano... :-)))
Grazie per i consigli, ci rifletterò su
Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Ciao Alexandra,
grazie per la recensione e grazie per i complimenti :-)))
Sono contento che tu abbia interpretato correttamente la mia idea di fondo.
A presto
Ciao
Adriano
grazie per la recensione e grazie per i complimenti :-)))
Sono contento che tu abbia interpretato correttamente la mia idea di fondo.
A presto
Ciao
Adriano
- Linda De Santi
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Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Ciao Adriano!
Racconto piacevole e tema centrato.
Sembra quasi un episodio di “Ai confini della realtà”, soprattutto per il finale. Mi è piaciuto il senso di angoscia che trasmette e il fatto che la tensione resti alta fino all’ultima riga.
Non mi è piaciuta, invece, la descrizione della bestia: “occhi rossi, denti aguzzi” è un po’ un cliché! :)
Stilisticamente, ho qualche appunto da fare:
Toglierei “modello Harry Potter”, che non dice nulla e non è neanche del tutto corretto: Harry Potter prende il treno in una normalissima (e moderna) stazione londinese ;)
Mi suona strana come frase, cambierei con “Il cuore di Gerome perse un paio di battiti” o qualcosa di simile.
Mi suona innaturale, è come accorgersi di avere i capelli lunghi e pensare “dovrò fare dei tagli”. Cambierei con “Rami, pensò, domani dovrò potarli”.
Infine, gli “ok ok” su cui mi pronuncio sempre: capisco la necessità di risparmiare caratteri, ma così fanno tanto sms, e la mia mente si ostina a leggerli “oc oc” (che suona malissimo) :)
Credo che il racconto sia migliorabile con qualche accorgimento in più, ma nel complesso ritengo che sia una buona prova.
A rileggerci! :)
Racconto piacevole e tema centrato.
Sembra quasi un episodio di “Ai confini della realtà”, soprattutto per il finale. Mi è piaciuto il senso di angoscia che trasmette e il fatto che la tensione resti alta fino all’ultima riga.
Non mi è piaciuta, invece, la descrizione della bestia: “occhi rossi, denti aguzzi” è un po’ un cliché! :)
Stilisticamente, ho qualche appunto da fare:
No, non si trovava in una vecchia stazione, modello Harry Potter
Toglierei “modello Harry Potter”, che non dice nulla e non è neanche del tutto corretto: Harry Potter prende il treno in una normalissima (e moderna) stazione londinese ;)
Gerome fu certo che per qualche secondo il suo cuore smise di battere
Mi suona strana come frase, cambierei con “Il cuore di Gerome perse un paio di battiti” o qualcosa di simile.
domani dovrò fare delle potature
Mi suona innaturale, è come accorgersi di avere i capelli lunghi e pensare “dovrò fare dei tagli”. Cambierei con “Rami, pensò, domani dovrò potarli”.
Infine, gli “ok ok” su cui mi pronuncio sempre: capisco la necessità di risparmiare caratteri, ma così fanno tanto sms, e la mia mente si ostina a leggerli “oc oc” (che suona malissimo) :)
Credo che il racconto sia migliorabile con qualche accorgimento in più, ma nel complesso ritengo che sia una buona prova.
A rileggerci! :)
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Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Ciao Adriano,
Mi dispiace, ma il racconto non mi ha convinto molto: la prima parte dovrebbe servire a creare la tensione per l'apparizione del mostro, ma la verità è che il protagonista sembra agitarsi troppo per troppo poco. La spiegazione che lui stesso si dà riguardo a rami o animali è troppo sensata per non rassicurarlo, meglio sarebbe stato introdurre elementi inquietanti per cui non si riusciva a trovare una spiegazione razionale. Paradossalmente, forse il tutto avrebbe funzionato meglio senza il doppio colpo di scena: se davvero fosse stato un incubo, sarebbe stata più giustificata la paura irrazionale, ma il secondo capovolgimento toglie anche questa scusante. Insomma, l'idea anche se non particolarmente originale aveva del potenziale, ma così com'è non il racconto non è riuscito a prendermi.
Mi dispiace, ma il racconto non mi ha convinto molto: la prima parte dovrebbe servire a creare la tensione per l'apparizione del mostro, ma la verità è che il protagonista sembra agitarsi troppo per troppo poco. La spiegazione che lui stesso si dà riguardo a rami o animali è troppo sensata per non rassicurarlo, meglio sarebbe stato introdurre elementi inquietanti per cui non si riusciva a trovare una spiegazione razionale. Paradossalmente, forse il tutto avrebbe funzionato meglio senza il doppio colpo di scena: se davvero fosse stato un incubo, sarebbe stata più giustificata la paura irrazionale, ma il secondo capovolgimento toglie anche questa scusante. Insomma, l'idea anche se non particolarmente originale aveva del potenziale, ma così com'è non il racconto non è riuscito a prendermi.
- francescocascione
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Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Come ogni storia horror non è la trama a colpire, ma l'ambientazione, la costruzione della tensione il colpo di scena finale.
Intanto noto che sei tra i pochi che utilizza la terza persona per un protagonista che muore (sarò un fanatico di Poe... ma scrivo dunque son vivo, credo sia una specie di patto che, se violato, debba avere delle spiegazioni plausibili).
Nel complesso la costruzione sta in piedi.
Un solo appunto.
Come in Alien, quando vedi il mostro dopo aver preparato lo spettatore, il mostro deve davvero spaventare per dettagli mostrati o nascosti; per la nemesi del protagonista avresti dovuto osare di più.
Intanto noto che sei tra i pochi che utilizza la terza persona per un protagonista che muore (sarò un fanatico di Poe... ma scrivo dunque son vivo, credo sia una specie di patto che, se violato, debba avere delle spiegazioni plausibili).
Nel complesso la costruzione sta in piedi.
Un solo appunto.
Come in Alien, quando vedi il mostro dopo aver preparato lo spettatore, il mostro deve davvero spaventare per dettagli mostrati o nascosti; per la nemesi del protagonista avresti dovuto osare di più.
Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Ciao Adriano. Nel racconto, dal mio punto di vista, manca un passaggio fondamentale che possa creare tensione. La comparsa improvvisa di un mostro nella baita di famiglia mi lascia più perplesso che spaventato. Perché c'è quel mostro?
Sarebbero bastati pochi rimandi a gente trovata morta, a una vecchia zia sparita trent'anni prima o a una leggenda che spaventava i villeggianti. Così è tutto troppo improvviso. Sarebbe stato meglio mettere un solo risveglio e utilizzare le battute restanti per creare delle premesse.
Ci sono dei passaggi che andrebbero riscritti, ma te li hanno già fatti notare gli altri.
Ciao e alla prossima.
Sarebbero bastati pochi rimandi a gente trovata morta, a una vecchia zia sparita trent'anni prima o a una leggenda che spaventava i villeggianti. Così è tutto troppo improvviso. Sarebbe stato meglio mettere un solo risveglio e utilizzare le battute restanti per creare delle premesse.
Ci sono dei passaggi che andrebbero riscritti, ma te li hanno già fatti notare gli altri.
Ciao e alla prossima.
- Flavia Imperi
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Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Ciao Adriano!
Bella l'introduzione e la presentazione graduale del mostro, godibile. La trama in sé invece è un po' senza infamia né lodi, si capisce quello che succede, ma non colpisce più di tanto. Il tema è rispettato in senso abbastanza letterale. Forse quello che manca è un elemento di contrasto, o un personaggio forte. Il protagonista l'ho trovato un po' piatto, insomma. Un buon racconto, a cui manca quel pizzico in più per svettare. Occhio ai possessivi.
Buon contest!
Bella l'introduzione e la presentazione graduale del mostro, godibile. La trama in sé invece è un po' senza infamia né lodi, si capisce quello che succede, ma non colpisce più di tanto. Il tema è rispettato in senso abbastanza letterale. Forse quello che manca è un elemento di contrasto, o un personaggio forte. Il protagonista l'ho trovato un po' piatto, insomma. Un buon racconto, a cui manca quel pizzico in più per svettare. Occhio ai possessivi.
Buon contest!
Siamo storie di storie
- patty.barale
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Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Ciao Adriano,
Il tema del risveglio dall'incubo che, come una scatola cinese, non è altro che un antipasto della realtà, mi sembra un po' abusato e poco originale, ma anche i temi triti e ritriti possono riservare sorprese o essere scritti così bene da entusiasmare il lettore.
Nel caso del tuo racconto, però, mi pare tutto "telefonato": la baita isolata, lui che si assopisce, il rumore improvviso, i colpi alla porta e poi l'essere mostruoso, comparso dal nulla e senza un perché.
Avrei trovato più credibile una suggestione generata da leggende e non questo mostro modello "mostro della laguna nera", che mi sembra completamente fuori contesto e soprattutto che, al risveglio, pare essere in compagnia
"
Chi sono questi mostri?
Da dove vengono?
Perché attaccano?
Perché lui si spaventa così tanto?
Troppe domande senza risposta per ritenermi soddisfatta dal tuo racconto.
Mi spiace, ma pollice verso.
Il tema del risveglio dall'incubo che, come una scatola cinese, non è altro che un antipasto della realtà, mi sembra un po' abusato e poco originale, ma anche i temi triti e ritriti possono riservare sorprese o essere scritti così bene da entusiasmare il lettore.
Nel caso del tuo racconto, però, mi pare tutto "telefonato": la baita isolata, lui che si assopisce, il rumore improvviso, i colpi alla porta e poi l'essere mostruoso, comparso dal nulla e senza un perché.
Avrei trovato più credibile una suggestione generata da leggende e non questo mostro modello "mostro della laguna nera", che mi sembra completamente fuori contesto e soprattutto che, al risveglio, pare essere in compagnia
"
"Ma non fece in tempo a gioire, che gli furono sopra
Chi sono questi mostri?
Da dove vengono?
Perché attaccano?
Perché lui si spaventa così tanto?
Troppe domande senza risposta per ritenermi soddisfatta dal tuo racconto.
Mi spiace, ma pollice verso.
- Monica Patrizi
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Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Ciao Adriano,
il tuo racconto non ha convinto neanche me. Bella la parte iniziale, la suspense tenuta fino alla fine, l'ambientazione nella baita. Buona la costruzione del testo, senza sbavature, hai talento nello scrivere e si vede. Tuttavia, come già hanno evidenziato i miei colleghi, in questo racconto manca qualcosa, quel quid che caratterizzi maggiormente il testo e lo renda più incisivo, più potente, come la trama che sei riuscito a costruire, merita. A rileggerci.
il tuo racconto non ha convinto neanche me. Bella la parte iniziale, la suspense tenuta fino alla fine, l'ambientazione nella baita. Buona la costruzione del testo, senza sbavature, hai talento nello scrivere e si vede. Tuttavia, come già hanno evidenziato i miei colleghi, in questo racconto manca qualcosa, quel quid che caratterizzi maggiormente il testo e lo renda più incisivo, più potente, come la trama che sei riuscito a costruire, merita. A rileggerci.
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Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Ciao Adriano
Non ho niente da segnalarti a livello di stile, la storia si fa leggere.
Ammetto di essere un appassionato del genere, quindi non posso far a meno di notare che hai usato un sacco di cliché “classici”, che vanno un po' a discapito dell'originalità del pezzo.
Un altro appunto che mi sento di farti e sui mostri. Perché sono li? Dammi una motivazione, accennala, sussurrala. Ho sentito molto la mancanza di questo particolare, bastava un accenno ad una antica leggenda o qualsiasi altro motivo, altrimenti il tutto sembra fine a se stesso.
Non ho niente da segnalarti a livello di stile, la storia si fa leggere.
Ammetto di essere un appassionato del genere, quindi non posso far a meno di notare che hai usato un sacco di cliché “classici”, che vanno un po' a discapito dell'originalità del pezzo.
Un altro appunto che mi sento di farti e sui mostri. Perché sono li? Dammi una motivazione, accennala, sussurrala. Ho sentito molto la mancanza di questo particolare, bastava un accenno ad una antica leggenda o qualsiasi altro motivo, altrimenti il tutto sembra fine a se stesso.
Re: "La baita" - di Adriano Muzzi
Manca qualcosa in questo racconto. Forse l’attesa, il contesto. Ho percepito qualcosa che non andava fin dalla mancata definizione del protagonista, lasci incerto il lettore su quale età collocarlo. Il fischietto rosso e il rimando a Harry Potter potrebbero fare pensare a un ragazzino, ma il suo faticare a spostarsi verso il letto fa immaginare un anziano ed entrambe le fasce di età sembrano non contraddire la sua soddisfazione nell’essere rimasto finalmente solo, lasciato in pace dalla famiglia. Poi arriva il mostro e funziona tutto fino al suo ingresso. Eh sì, perché se tu l’avessi lasciato lì fuori, minaccia costante e senza apparente spiegazione, avresti mantenuto la tensione e avresti avuto anche la possibilità di dare un tono diverso al racconto con un finale gelido come il terrore per l’inconoscibile che avrebbe attanagliato il protagonista. Invece la fai entrare, la descrivi in parte e poi chiudi con un doppio finale che sembra più un colpo di teatro artificiale giustificato dall’inserire il tema che altro. Insomma, penso tu debba lavorarci ancora un po’ dandogli maggiore solidità. Pollice ni, ma la lettura, lo sottolineo, è piacevole e non ho percepito peso nel leggerlo.
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