Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Richieste di Grazia

Sondaggio concluso il giovedì 31 marzo 2016, 22:40

Merita la grazia
4
100%
Il racconto andrebbe revisionato
0
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Voti totali: 4

viviana.tenga
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Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#1 » martedì 8 marzo 2016, 14:14

Ripropongo un racconto un po' vecchiotto su cui finalmente mi sono decisa a tornare. Visto che la critica principale era stata che era troppo compresso, ho approfittato dei caratteri bonus per ampliarlo un po' senza togliere niente.

QUINTO PIANO, SCALA B

Di fronte alla finestra della camera di Irene, nel grosso palazzone di cemento identico al suo, c'era una stanza con la luce sempre accesa. A volte a Irene capitava di svegliarsi nel cuore della notte, magari dopo un brutto sogno; allora alzava un po' le tapparelle e guardava fuori. Ogni volta, la luce era lì. Non una luce fredda e malaticcia come quelle dei lampioni, no, una luce calda, che faceva bene al cuore.
Civico 47, quinto piano, scala B. Tutti nel quartiere sapevano che lì abitava la signora Emilia. Signorina, a dir la verità, perché non si era mai sposata. Conosciuta da tutti per la sua gentilezza e perché la luce del suo salotto rimaneva sempre accesa tutta la notte.
Durante il giorno, a Irene piaceva andare a trovare sua nonna Rosa, nell'appartamento al piano di sopra. La nonna aveva sempre molte storie da raccontare; Irene le adorava tutte, ma quella che parlava della signorina Emilia era la sua preferita. Lei e sua nonna si erano trasferite lì nello stesso periodo, Rosa appena sposata, Emilia in cerca di una nuova vita dopo una lite con la famiglia. Entrambe si sentivano sperdute in quell'ambiente grigio così diverso dai paesini che avevano lasciato.
Si erano conosciute per caso in mezzo a quella quantità inaudita di volti sconosciuti e presto erano diventate amiche.
Rosa era forse l'unica, oltre a Emilia stessa, a sapere cosa fosse successo la notte in cui tutto era iniziato, ma per quanto Irene insistesse non voleva raccontarlo.
“Non ha importanza” diceva. “Aggiungere dettagli toglierebbe solo significato alla storia. Quella notte a Emilia successe qualcosa di molto brutto e da allora cominciò ad avere paura del buio. Per questo prese a lasciare accesa la luce del salotto. Ci vollero quindici anni perché tutto cambiasse di nuovo.”
Anche quella era una storia nota in tutto il quartiere, un'altra storia che Irene non si stancava mai di ascoltare. La storia di una ragazza che una notte era arrivata lì per caso, vagando senza meta nel tentativo di sfuggire al buio che sempre più spesso riempiva la sua anima. Non voleva tornare a casa, perché aveva paura del suo balcone al decimo piano, paura che quella potesse essere la notte in cui non si sarebbe limitata a sporgersi e guardare giù. Avrebbe voluto chiedere aiuto a qualcuno, ma era così tardi e le strade erano così deserte...
Poi aveva visto la luce al quinto piano del palazzo all'angolo. A quel punto, era stato l'istinto a guidarla.
Emilia stava dormendo, ma si era svegliata al suono del campanello. Aveva esitato davanti alle parole sconnesse che arrivavano dal citofono; per alcuni istanti era rimasta immobile, con la paura di far entrare in casa il buio, poi il dito si era mosso da solo ad aprire il portone. Appena arrivata nel salotto, la ragazza era scoppiata a piangere, aveva raccontato a quella sconosciuta tutti i suoi tormenti. Emilia aveva capito subito che stava cercando riparo da un buio molto simile a quello che aveva incontrato lei anni prima, così le due avevano passato la notte a scambiarsi confidenze e parole di conforto. Poi era arrivata l'alba ed Emilia si era accorta che qualcosa era cambiato negli occhi della ragazza: ora vi si scorgeva un accenno di sorriso, una maggior determinazione a combattere l'impulso di saltare nel vuoto.
“Dopo quella notte, la ragazza tornò altre volte e, per effetto di qualche strano passaparola, da allora di tanto in tanto ne arrivano altre” raccontava Rosa. “Emilia ha sempre continuato a tenere la luce accesa, ma anche in lei qualcosa è cambiato.”
“Nel senso che ha smesso di avere paura del buio?” chiedeva Irene, desiderosa di sentire la risposta che già conosceva.
“Quando hai conosciuto davvero il buio, un po' di paura ti rimarrà per sempre. Però adesso la luce di Emilia non rappresenta più la paura, ma la speranza. È per questo che a tutti noi dei palazzi intorno capita di svegliarci la notte e guardarla. Perché abbiamo bisogno di ricordare che, non importa quanto siano profonde le tenebre che stiamo attraversando, da qualche parte troveremo sempre una piccola luce capace di sconfiggerle.”
Ultima modifica di viviana.tenga il mercoledì 30 marzo 2016, 13:35, modificato 4 volte in totale.



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Sissi Kardec
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#2 » martedì 8 marzo 2016, 15:05

Ciao Viviana, ti faccio i miei sinceri compimenti.
Avevo letto la versione contest del racconto ed i miglioramenti qui sono assolutamente sensibili.
Guarda ti segnalo soltanto qui:
E quella notte, così come molte di quelle precedenti, l'animo della ragazza era più buio del cielo senza stelle.

che secondo me la frase è un po' confusa e scriverei "E in quella notte, come in molte delle precedenti, l'animo della ragazza....",

ma trovo il racconto davvero un bel gioiellino, scritto bene, scorrevole, chiaro e con uno splendido messaggio, quindi

CHIEDO LA GRAZIA

viviana.tenga
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#3 » martedì 8 marzo 2016, 21:43

Ciao Sissi, grazie del commento e dei complimenti. Rifletterò su quella frase.

alexandra.fischer
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#4 » mercoledì 9 marzo 2016, 15:31

Ciao Viviana Tenga,
trovo il tuo racconto molto delicato. Mi piace sia per la scrittura lieve e carezzevole e anche per il messaggio di ottimismo che infonde nel lettore. La signorina Emilia, che ha conosciuto il buio sulla sua propria pelle (lite con la famiglia che l’ha portata a vivere da sola in città e a proseguire in una condizione duratura di solitudine, perché non si è mai sposata) ha cominciato a diventare un faro nella notte per altre donne sofferenti come lei (a partire da Rosa, nonna di Irene, la Voce Narrante del racconto). Dalla sofferenza di Rosa, causata dallo spaesamento della sua nuova vita (appena sposata in una città che non conosce) a quella della visitatrice notturna dagli impulsi suicidi (desiderio di gettarsi nel vuoto dal decimo piano) e da tante altre. La luce del suo salotto, sempre accesa (Emilia è rimasta con la paura del buio) di notte, conforta anche la stessa Irene dai suoi incubi.

MERITA LA GRAZIA

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Adry666
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#5 » lunedì 14 marzo 2016, 17:37

Ciao Viviana,

complimenti per il bel racconto!
Buon ritmo, scrittura asciutta ma coinvolgente.
La luce come allegoria di speranza, speranza che lasci trasparire molto bene con le tue parole.
Piacerebbe anche a me avere quella luce da qualche parte quando alcune notti capita di svegliarsi con pensieri negativi…
Nulla da dire, ottima prova.

Occhio solo a un refuso:
“...Civico 47, quinto piano, scala B. Tutti nel quartiere sapevano che eri (ERA) lì che abitava la signora Emilia. Signorina, a dir la verità, perché non si era... “

Ciao
A presto
Adriano

viviana.tenga
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#6 » lunedì 14 marzo 2016, 22:19

Grazie Alexandra e Adriano per i commenti, refuso corretto.
@Adriano: a me è capitato di vedere la "luce" manifestarsi nei modi più impensati, piccole se non piccolissime cose che qualche motivo riescono a farti scattare dentro una molla e darti una grande spinta ad andare avanti. Poi casualmente il tema dell'edizione (che era, appunto "una luce che non si spegne mai") mi ha dato lo spunto metaforico per parlarne, ma sono convinta che di piccole "luci" come quella del racconto ce ne siano in giro molte di più di quanto non sembri, bisogna solo riuscire a trovarle :)

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Sissi Kardec
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#7 » martedì 15 marzo 2016, 12:57

Il messaggio di questo racconto è straordinario, lo rileggerò volentieri in vetrina o anche solo qui, ogni tanto. La luce serve sempre...

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AmbraStancampiano
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#8 » mercoledì 23 marzo 2016, 19:41

Ciao Viviana,
ricordo molto bene questo racconto, è stato uno dei primi in assoluto che ho commentato qui su MC.
Devo dire che hai gestito bene i 2.000 caratteri in più, e la storia è molto più chiara e crea un migliore impatto emotivo.
Il racconto è molto delicato, mi piaceva allora e mi piace ancora, anche se secondo me la storia del trauma di Emilia andrebbe raccontata per dettagli,e non così palesemente negata al lettore.
L'unico problema che individuo riguarda il ritmo del testo, che potrebbe scorrere meglio, e alcune imperfezioni che svanirebbero nel nulla con un po' di editing.
Ti spiego cosa intendo per "ritmo che potrebbe scorrere meglio", si tratta principalmente di punteggiatura e di forme un po' macchinose:
viviana.tenga ha scritto:
Di fronte alla finestra della camera di Irene, nel grosso palazzone di cemento identico a quello in cui abitava lei, c'era una stanza la cui luce non veniva mai spenta.

Qui ad esempio, ti arrotoli molto su due concetti semplici: identico a quello in cui abitava lei (meglio "uguale al suo") e una stanza la cui luce non veniva mai spenta ("con la luce sempre accesa"). La semplicità potrà sembrare un po' banalizzante, ma garantisce una lettura più scorrevole e ci fissa bene in testa queste due immagini, che sono un po' la chiave del racconto.
A volte a Irene capitava di svegliarsi nel cuore della notte, magari dopo un brutto sogno, e allora andava ad alzare un po' le tapparelle e guardava fuori. E, ogni volta, la luce del palazzo di fronte era lì. Non una luce fredda e malaticcia come quelle dei lampioni, no, una luce calda, che faceva bene al cuore.


"andava ad alzare le tapparelle" è un'altra forma macchinosa e che rallenta il testo; capisco che vuoi farci vedere il movimento di lei che si alza, va alla finestra e alza la tapparella, ma puoi soprassedere su quell'"andava", privilegiando la forma più semplice "alzava le tapparelle".
Qui anche la punteggiatura ci fa da ostacolo, con quella "E" di congiunzione subito dopo il punto fermo, un sacco di virgole e di incisi. "A volte a Irene capitava di svegliarsi nel cuore della notte, magari dopo un brutto sogno; allora alzava un po' le tapparelle e guardava fuori. Ogni volta, la luce [(del palazzo di fronte) sappiamo già a quale luce ti riferisci] era lì. Non era una luce fredda e malaticcia come quelle dei lampioni, no. Era una luce calda, che faceva bene al cuore."
Diversificando la punteggiatura e facendo un uso più ampio dei due punti e del punto e virgola, limitando le congiunzioni e limando le informazioni che già ci hai dato, il racconto potrebbe diventare davvero un gioiellino anche nella forma, e non solo nel contenuto.
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

viviana.tenga
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#9 » venerdì 25 marzo 2016, 13:52

Ciao Ambra, grazie mille per il commento! Effettivamente hai ragione, lo stile ha ancora margini di miglioramento. Ho cominciato a fare un po' di modifiche nell'ottica dei tuoi suggerimenti, ma non le considero ancora definitive, ci torno nei prossimi giorni.

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eleonora.rossetti
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#10 » mercoledì 30 marzo 2016, 1:07

Ciao Viviana! Scusa il ritardo ^^"
Il racconto trasmette un messaggio importante, che va dritto al cuore, e la delicatezza con cui l'hai narrato lo trasmette appieno. Anche se tutta la vicenda altro non è che un "narrato" non è affatto pesante.
Chi è passato prima di me ti ha fatto già notare alcuni punti migliorabili, te ne segnalo un altro che, credo, andrebbe corretto:
Emilia stava dormendo, ma si svegliò al suono del campanello. [...] una maggior determinazione a combattere l'impulso di saltare nel vuoto.

In questa parte, quando parli della storia di Emilia e della ragazza, sarebbe forse stato più indicato mantenere il trapassato prossimo anziché il passato remoto, per una maggiore continuità temporale.
Prova a ritrasformare le frasi in quest'ottica e dimmi che ne pensi ;)

A parte quanto ti ho fatto notare (a te decidere di correggerlo o rifiutare il suggerimento), direi che il racconto è più che valido.
CHIEDO LA GRAZIA
Uccidi scrivendo.

viviana.tenga
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#11 » mercoledì 30 marzo 2016, 13:40

Grazie Eleonora!
Ti dirò, ho provato a seguire il tuo suggerimento con molto scetticismo e convinta che il trapassato avrebbe appesantito troppo, invece sta decisamente meglio così, rende più uniforme l'atmosfera.

A questo punto SFIDO SPARTACO

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Spartaco
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#12 » mercoledì 30 marzo 2016, 22:05

Bene Viviana, domani avrai mie notizie.

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DavidG
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#13 » mercoledì 30 marzo 2016, 23:30

Ciao Viviana, è la prima volta che leggo questo tuo racconto. Molto bello e delicato.
Peró io non comincerei subito con uno spiegone, che un po' rallenta l'incipit, ma metterei la protagonista in condizione di raccontarci i perchè e i percome direttamente.

Comunque io CHIEDO LA GRAZIA, anche se non serve ormai , credo. Ciao!

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Spartaco
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Re: Baraldi Edition- Quinto Piano, Scala B

Messaggio#14 » giovedì 31 marzo 2016, 18:18

Una storia delle tue: delicata e intelligente! Brava!

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