Le amebe almeno

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Jacopo Berti
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Le amebe almeno

Messaggio#1 » lunedì 21 marzo 2016, 23:59

«IO non sono onesto!?». Suo padre era furibondo e in affanno: le narici si avvicinavano al setto nasale ogni volta che inspirava. I baffi brizzolati si muovevano come quelli di un castoro; il collo s'arrossava e s'ingrossava che pareva un tacchino.
Quando cominciava a vomitare i suoi rimbrotti, a secernere da ogni cellula quella cappa di prevaricazione e senso di colpa, era impossibile fermarlo. «COSA. Ho fatto. Di male?»
...non dicevo a te... provava a dire Agata, con un filo di voce, poco convinta: inizialmente non voleva offenderlo, ma lui non aveva capito un cazzo - come al solito - e allora aveva reagito così. Se lo meritava. Che si rodesse e incancrenisse. Colpa sua. A lei non interessava.
«Cosa ti ho fatto mancare? Che male ti ho fatto per non essere onesto?».
E poi ripeteva il solito copione: i patetici ho-lavorato-tutta-la-vita e i meschini i-sacrifici-che-abbiamo-fatto-per-farti-studiare.
Per fortuna non era uno di quei pazzi pericolosi: bastava lasciarlo sfogare e se ne andava.
«Non mi rispondi eh?»
Agata non rispondeva.
«Vuol dire che ho ragione!»
La ragazza abbassava il capo. Lo sguardo si posava sulle braccia sottili, sui larghissimi pantaloni del pigiama. Eroica e inerme attendeva lo sbattere della porta. Dopo un po' la porta sbatteva.

«Ciao Agy!» «L'esame di micro è andato bene, sì!» «Figuriamoci se non le chiedeva le amebe, alla fortunella» «Sai che Lucia e Federico non stanno più insieme?!» «Rimettiti, Agata!» «Ti aspettiamo in facoltà». Ciao ragazze. Un bacio sulla testa, uno sulla maschera d'ossigeno.

Le amebe. Agata ripensò a quella sera d'estate, qualche mese prima. «Te ne stai qui a far niente, come un ameba», le aveva detto suo padre.
«Le amebe almeno sono oneste», aveva risposto lei, sprezzante.
Niente di più vero: le amebe, a differenza degli esseri umani, erano oneste: erano un interno che faceva di tutto per differenziarsi da un esterno, un filtro che accettava solo ciò che voleva. Gli esseri umani pure. Un sacco di visceri che tentava in tutti i modi di essere qualcuno, ma non lo sarebbe stato fino a che l'interno, il vero interno, non si fosse liberato di quel sacco di visceri. Le amebe erano una membrana, e non se ne vergognavano, e non sognavano d'esser altro. Le amebe non studiavano biologia, non mettevano su famiglia, non cercavano legami, non si arrabbiavano come castori o tacchini.
Le amebe non si lasciavano morire di fame per poi essere stroncate da una polmonite. Le amebe si dividevano in due, e tutte e due le parti sopravvivevano. Agata si sarebbe presto divisa in due e una parte sarebbe morta. Il mondo degli umani era esaltazione e agonia. Quello delle amebe era più onesto, dignitoso, civile.
La porta si aprì. Lentamente. Il castoro e il tacchino avevano formato di nuovo l'immagine rassicurante di suo padre, davanti al quale Giada si tolse la mascherina: «Quando mi hai detto... quando ti ho detto...».
Ultima modifica di Jacopo Berti il martedì 22 marzo 2016, 0:10, modificato 1 volta in totale.


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antico
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#2 » martedì 22 marzo 2016, 0:04

E dopo il BIO della Special, ci dedichiamo alle amebe? ;)
Parametri tutti ok, buona Lorenzo Marone Edition!

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Jacopo Berti
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#3 » martedì 22 marzo 2016, 0:20

Grazie, Antico!
Accidenti, anche sta volta mi sono buttato sul cibo. Peggio che nei buffet :P
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Flavia Imperi
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#4 » martedì 22 marzo 2016, 14:17

Bentrovato!
"Le amebe almeno" è il tipo di racconto che mi mette in croce. Perché lo stile è brillante e ci sono spunti davvero interessanti, sviluppati come riflessioni della protagonista, inoltre i dialoghi sono realistici e incisivi. Però mi sembra di non cogliere l'essenza del racconto, né il modo in cui il tema sia sviluppato.
Agata, una ragazza passiva e introspettiva, si è lasciata morire di fame per essere come le amebe che ha studiato a biologia? In che modo il padre non è onesto, cosa ha fatto? O solo in paragone alle amebe?
Mi sembra che il racconto, per certi versi di ottima qualità, abbia qualche lacuna a livello di trama che non mi fa arrivare il significato.
Buon contest!
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Jacopo Berti
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#5 » martedì 22 marzo 2016, 15:26

Accidenti, giuro che stavolta ho provato a non essere "ermetico" e a costruire linearmente il racconto. E invece poco prima di pubblicarlo mi sono detto: "no, rendiamolo più interessante, e ricostruiamo il dialogo in due momenti, uno in tempo reale e uno flashback".
Credevo di non averlo fatto a scapito della comprensibilità, e invece... :(
Due suggerimenti: 1) Provate a leggere le poche battute di dialogo tra padre e figlia in ordine (prima il flashback e poi la parte iniziale) 2) Tenete presente che è a focalizzazione profonda sulla figlia, che evidentemente ha qualche problema ;)
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#6 » martedì 22 marzo 2016, 23:50

La cosa più difficile quando si scrive, secondo me, è far capire quello che succede nello stesso modo in cui è chiaro nella nostra testa. Comunque è un signor racconto, hai uno stile invidiabile.
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jimjams
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#7 » mercoledì 23 marzo 2016, 1:22

Un frammento di vita, il rapporto tra figlia anoressica e padre che non sa come affrontare questa terribile ma, per lui, incomprensibile follia. E come spesso tutti noi facciamo di fronte alle problematiche mentali, anche lui reagisce nel modo più sbagliato, quello di ritenere che il problema nasca per volontà, o mancanza di volontà, della figlia. Molto dolce l'elastico emotivo che li allontana e poi li riavvicina, tutti lo abbiamo vissuto, quando dopo un litigio ci rimuginiamo e finiamo per pentirci di ciò che abbiamo detto e fatto. Non male insomma, ma devo ammettere che tra quelli letti in questo girone non è quello che mi colpisce di più.

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eleonora.rossetti
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#8 » mercoledì 23 marzo 2016, 12:38

Ciao Jacopo!
A una prima lettura questo racconto mi è parso un po' criptico, di più di altri tuoi precedenti racconti. Più che altro non riuscivo a capire dove volesse andare a parare. Complice di sicuro gli stacchi temporali che mi hanno un attimo spiazzato. A una rilettura più attenta ho inquadrato il tutto. Il legame spezzato è il rapporto padre-figlia, reso difficile dall'anoressia di lei (brutta bestia contro cui nessuno è mai preparato) e quindi colmo di incomprensioni, di sfoghi e di quei risentimenti che, col senno di poi, risultano privi di significato.
Il pezzo che forse mi è risultato più pesante, invece, è la descrizione delle amebe. Mi è parso un po' un lungo "infodump" che spiega la situazione anziché mostrarcela, un blocco di testo lungo da seguire rispetto allo stile più snello del resto del racconto.
In sostanza: tema centrato, la resa potrebbe essere perfezionabile. A rileggerci!
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Jacopo Berti
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#9 » mercoledì 23 marzo 2016, 13:30

Grazie per i nuovi commenti! Sono contento che siate riusciti a seguire la struttura del racconto :)
@Eleonora: che vuoi, la parte sulle amebe è il pensiero contorto di Agata, non il mio. Ho avvisato che era a focalizzazione profonda: il discorso sulle amebe è il modo in cui dico alcune cose del pensiero della protagonista; un modo possibile di vivere l'anoressia.
Ultima modifica di Jacopo Berti il mercoledì 23 marzo 2016, 14:03, modificato 1 volta in totale.
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eleonora.rossetti
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#10 » mercoledì 23 marzo 2016, 13:36

Timetrapoler ha scritto:@Eleonora: che vuoi, la parte sulle amebe è il pensiero contorto di Agata, non il mio. Ho avvisato che era a focalizzazione profonda: il discorso sulle amebe è il modo in cui dico alcune cose del pensiero della protagonista; un modo possibile di vivere l'anoressia.

Infatti non critico il contenuto ma la forma. E' un blocco unico di testo molto "narrato e non mostrato" che stride rispetto al resto del racconto ;)
Capisco che non possa forse essere strutturato diversamente, ma ogni volta che rileggevo, su quel pezzo era come se mettessi il freno a mano, almeno era quella la sensazione, non so se mi spiego ^^"
Uccidi scrivendo.

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Vastatio
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#11 » mercoledì 23 marzo 2016, 21:21

Ciao,

devo ammettere che ho faticato un po' a capire perché lei si trovi in ospedale. L'ho cercato prima e dopo, ma non così dopo dove lo metti (per spezzare una lancia in tuo favore devo dire che la prima volta l'ho letto mezzo addormentato e la seconda volta ho abbandonato proprio sulal frase chiarificatrice). Avrei forse preferito che chiamassi la malattia per nome, non tanto per un ulteriore aiuto alal comprensione, quanto per rimarcare che, adesso, la tua protagonista ha preso coscienza della sua condizione (come mi pare di capire).
Trovo un po' debole il discorso amebe ed onestà, ma siamo nella testa di una adolescente con evidenti problemi e non ci si può aspettare una logica vulcaniana.
Non riesco a "leggere" «COSA. Ho fatto. Di male?» , quello che mi immagino debbano essere il tono e le pause non si sposa con la tua grafia.
L'infodump sulla sua visione del concetto di onestà per le amebe è necessario, ma molto invasivo.
Tema ok, ma il pezzo ha più la forma di un esperimento che non di un pezzo nelle tue corde.

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Sissi Kardec
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#12 » giovedì 24 marzo 2016, 15:18

Hai uno stile spiazzante, per certi versi unico e molto affascinante. Questo lavoro è complesso, originale e molto molto profondo. Devo essere sincera, la prima volta non l'ho capito quasi per niente, ma ho compreso che fosse un mio limite. Mi sono data altri due giorni ed oggi l'ho riletto. Comprendendolo appieno.
Lo trovo molto delicato, anche nell'esecuzione del tema, è sul filo del rasoio come la vita e l'intelletto di Agata. C'è qualche rallentamento nel ritmo dovuto alla punteggiatura sprattutto all'inizio.
Però mi convince e non poco.

alexandra.fischer
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#13 » giovedì 24 marzo 2016, 20:21

Le amebe almeno di Jacopo Berti Il legame spezzato del tuo racconto è quello fra Agata e il padre, per prima cosa (il disturbo alimentare che la porta alla polmonite e di lì alla morte imminente, molto probabilmente deriva dal loro rapporto difficile) e poi con il mondo che la circonda (che tu condensi nello scambio di battute fra lei e le compagne di facoltà). Per cosa ho capito dalla lettura del racconto, c’è una mancanza di comunicazione ed empatia fra loro. Il padre non l’approva (il commento sprezzante nella sera estiva lo vedo così). E lei si è rifugiata nello studio della biologia (che la gratifica anche nei voti) per colmare il vuoto che ha dentro (di qui il paragone amebe-esseri umani, con relativa spiegazione scientifica del metabolismo di quelle creature, più oneste degli esseri umani). Si tratta di una buona prova sicuramente.

Fabiana Donato
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#14 » martedì 29 marzo 2016, 19:49

Ciao Jacopo! Ho letto tutto d'un fiato il tuo racconto e come prima cosa ci tengo a precisare dei punti a tuo sfavore. Hai deciso di trattare una tematica per cui, nonostante oggi sia più conosciuta ed affrontata diversamente, ci sarà sempre un modo di vederla diverso nei vari punti di vista e ciò non può non portare a delle critiche di valore a quello che hai scritto. Io apprezzo la tematica, la sento molto, e capisco anche come hai fortemente affrontato il tutto, ma a me manca quel briciolo di sensibilità in più. Non so se è perché sento molto il racconto o perché non hai dato quel qualcosa in più. È comunque ben strutturato e anche se un po' criptico, credo che sia il tuo modo di scrivere e ti capisco perché anch'io son così. La cosa che puoi fare a parer mio è continuare a scrivere con il tuo stile rendendolo sempre più interessante. Nel complesso: un buon racconto, alla prossima!

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alberto.dellarossa
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#15 » mercoledì 30 marzo 2016, 10:12

Ciao Jacopo

giochi sporco con me, perché sono piuttosto sensibile alle dinamiche genitoriali, specialmente se coinvolgono un padre (non ti dico che casino quando guardo Big Fish).
Quindi cercherò di essere il più distaccato possibile. Il racconto è bello e ha una sorta di poesia interna, di mondi fragili che collidono. Mi piace pensare al padre esasperato per le difficoltà della malattia, la ragazza stanca per le prove da affrontare nonostante il malessere. Tuttavia il racconto ha dei difetti:
1)la figura della ragazza, Agata, è descritta nei gesti in un modo e nel pensiero in un altro - c'è uno scollamento che non mi piace in questo, anche se la dicotomia testardaggine/fragilità è propria dell'anoressia.
2)lo spiegone delle amebe, seppur perfetto nella logica del racconto, è troppo lungo, pur essendo ben realizzato e non troppo tecnico. Ed è un peccato perché distoglie dal significato profondo, ovvero la distopia indotta dall'anoressia.

Recuperi tutto col finale, ed è qua che il tema casca (il legame SEMBRA spezzato, non lo è): quei due sono estremamente legati, in maniera indissolubile, direi. Se dovessi interpretare il tema leggendo il tuo racconto, penserei a un legame che non può essere spezzato.

Zebratigrata
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#16 » mercoledì 30 marzo 2016, 21:53

Questa interpretazione del tema mi piace molto, la trovo originale e metaforica al punto giusto. Il legame spezzato tra corpo e spirito, una ragazzina che si lascia morire di anoressia perché non riesce a comporre insieme i due ‘pezzi’ del suo essere.

La metafora delle amebe mi piace, ma mi sembra un po’ complessa, almeno per un racconto così corto. C’è un precedente illustre, che non riguarda le amebe ma le oloturie ed è declinato diversamente, ma traccia un parallelismo analogo a quello che fa la tua protagonista, con un misto di invidia e ammirazione per la razionale semplicità del mondo animale: Autotomia, una poesia di Wislawa Szymborska. Nel caso della poesia il paragone pur essendo complesso e inserito in un testo brevissimo funziona molto bene. Nel racconto per qualche ragione non mi sembra altrettanto naturale. Forse una via per renderlo il vero cuore interpretativo e farlo arrivare al lettore in maniera più diretta potrebbe passare per la rinuncia all’inversione delle due parti del racconto che, anche se realizzata bene, in questo caso rende più laboriosa la comprensione. Devo ammettere che, una volta terminato il racconto, ho automaticamente iniziato una seconda lettura per rimontare insieme i pezzi. Non so dirti perché, ma in fondo alla prima lettura, pur avendo compreso la struttura del testo e avendo capito la storia in linea generale, sentivo di non cogliere bene la relazione tra padre e figlia.

L’immagine del padre tra il tacchino e il procione è semplicemente stupenda.

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Angela
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#17 » venerdì 1 aprile 2016, 14:11

Bel testo che affronta una tematica sociale importante (l'anoressia). La prima parte mi è piaciuta davvero tanto, ho trovato le descrizioni esilaranti e non ho avuto alcuna difficoltà ad immaginare il padre grazie alla sua impietosa caricatura. Ci avevi già fornito alcuni elementi sulle problematiche di Agata (braccia sottili, pigiama troppo largo), ma solo più avanti ne scopriamo il dramma. Il titolo è una calamita, sicuramente il migliore di questa tornata e il discorso sulle amebe è una trovata efficace che permette al lettore di entrare nella storia umana e personale della protagonista senza difficoltà. Un bel racconto di quelli che restano dentro. Grazie.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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maria rosaria
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#18 » venerdì 1 aprile 2016, 20:07

Ciao Jacopo.
Il tuo racconto tratta un tema forte, interessante ma anche tanto complicato.
Si rischia di scrivere banalità, ma tu non lo hai fatto. Anzi.
Con uno stile ottimo hai offerto un'interpretazione molto originale dell'argomento.
Concordo con chi ha scritto che la parte che "spiega" le amebe risulta un po' lungo. Andrebbe, secondo la mia modesta opinione, sfoltito un po'.
Unico appunto che posso fare a questo bel racconto: aver descritto il padre come una macchietta. Anzi, spesso sono proprio i genitori le vittime invisibili di patologie come questa.

A parte ciò, complimenti!
:-)
Maria Rosaria

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antico
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Re: Le amebe almeno

Messaggio#19 » domenica 3 aprile 2016, 18:06

Mmh... Io l'avrei inteso così: lei malata di cuore, probabilmente terminale. Il padre, i genitori, le raccontano che andrà tutto bene. Invece no, nulla andrà bene e lei si prepara all'inevitabile. Ecco, intendendolo così mi mancava qualcosa, poi ho letto le tue risposte e ho capito che era altro e anche così mi manca qualcosa, soprattutto in quel finale che non mi sembra perfetto come scelta di vocaboli tesi a chiudere nel modo migliore. Pollice su senza dubbi per lo stile, lo abbasso un pelo per quanto detto sopra: quindi pollice tendente all'alto. Dagli una direzione più netta e sono sicuro che finisce dritto in vetrina.

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