Merletti di rugiada - Andrea Partiti

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Andrea Partiti
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Merletti di rugiada - Andrea Partiti

Messaggio#1 » sabato 4 giugno 2016, 16:35

Oggi voglio parlarvi dei Giardini di Valbassa, un vivace e popoloso paese della mia regione.
I Giardini, polmone ammodernato di un’ampia villa di nobiltà decaduta sin dall’epoca del tuchinaggio, sono il grande punto di ritrovo pomeridiano per bambini, giovani madri, badanti, venditori ambulanti con sacchi di chincaglieria da turisti e tutta quell’umanità varia e colorata che sotto il sole vaga senza una meta precisa e ne viene attirata con promesse di frescura e quiete. Non è raro vedere una giovane coppia appartata con dei grossi tomi sulle ginocchia che usa le radici di uno dei grandi olmi dell’area più antica come un’aula studio dotata di ogni distrazione.
Dei molti ingressi, i bambini ne usano uno soltanto, sul lato destro rispetto alla grande villa vuota, quello che affaccia sulla via delle scuole, da cui arrivano in gruppetti rumorosi attaccati alle gonne delle madri a cui hanno affidato le cartelle, pronti a scrollarsi di dosso con una corsa l’immobilità e la concentrazione del mattino. Quando anche arrivassero da altre direzioni, l’abitudine li porta a correre verso il “loro” grande cancello, spalancato e simbolico, ignorando gli altri accessi.
I vecchi alberi del Giardino, cresciuti a intrecciarsi in un tetto, sono organizzati in file ordinate che si allontanano radialmente dal grande lago tondo al cui centro, a dirigere la marcia vegetale, trovate un’imponente fontana di cemento, dall’aria triste e limacciosa, come una gigantesca giara da acquario coperta di alghe. Questo lago, considerato da ogni madre — a buona ragione — minaccioso, è pattugliato circolarmente dall’unica guardia del parco, i cui compiti principali sono salutare ogni donna incroci il suo percorso con un sorridente sollevarsi di baffi e intimorire bonariamente i più piccoli.
L’angolo più ambito del parco, a cui tutti i bambini accorrono entrando nei Giardini, è la Duna. Alla Duna trovate le altalene, gli scivoli, i ponti di corde, i caroselli a spinta manuale col loro pregiato posto a sedere sulle sbarre del grande volante, riservato a chi dirige il gruppo.
La Duna è brulla, senza neppure un innocuo cespuglio di viburno a profumare l’aria, perché le madri sedute sulle panchine tutt’attorno possano sempre avere sott’occhio i figli. Questa sua anomalia la rende il luogo meno adatto per nascondersi e cercarsi, ma questo mai ha scoraggiato i bambini dal provarci comunque, generazione dopo generazione.
L’unico albero alla Duna, discosto dal centro, è un monumentale platano nodoso, inevitabile fulcro di ogni gioco. Alla sua base un piccolo cartello in legno racconta di chissà chi, che chissà quando ha legato al tronco il suo cavallo per raccogliere gli abitanti di Valbassa per un qualche suo nobile scopo. Nessun bambino ha mai avuto tempo di fermarsi a decifrare le lettere bruciate, quando c’era sempre un animale da osservare, un gioco da organizzare, un amico da inseguire.
Attorno alla Duna e sulle giostre al suo interno, rigorosamente al sole, i cervelli si cuociono, le sbarre metalliche delle strutture si arroventano e solo il vento porta un benessere sporadico.
Vi domanderete senza dubbio di quel grande ramo che parte dal platano, quasi orizzontale sul terreno e si spinge verso un angolo discosto e quieto. Vi domanderete di quella panchina in pietra dall’aria antica che l’ombra ripara da mezzogiorno fino a sera. Vi domanderete della piccola altalena tinta di blu lì a fianco, stranamente pensata per un singolo bambino, anziché con una fila di seggiolini pronti a lanciarsi per aria in una gara senza vincitori.
Quando le madri posano lo sguardo su quell’angolo della Duna, si sbrigano a distoglierlo e cercano rapidamente loro figlio con gli occhi. Perdono il sorriso per un attimo, finché non ritrovano il piccolo viso familiare.
Se un bambino corre verso quell’altalena isolata, un grido lo richiama all’ordine prima che vi si avvicini. Non importa da chi arrivi, c’è sempre un grido che lo ferma con una scusa: svestirlo, coprirlo, levargli con la saliva una macchia dalla faccia, tentarlo con un gelato al chiosco poco lontano.
Il pudore delle madri che dapprima le sparge una per ogni panchina, arrivando, si scioglie ogni giorno in nuove combinazioni, creando amicizie temporanee della durata di un pomeriggio, a volte di una stagione, raramente di una vita, spingendole a dividere gli spazi.
Ogni tanto una nuova madre, ingenua, arriva ai Giardini già ben occupati, e senza un viso amico a cui dirigersi viene attirata dall’ombra piacevole di quel piccolo spazio riservato in fondo al grande ramo. Prova ad avvicinarsi alla panchina in pietra. Entra nella bolla di aria fredda, stringe con più forza la mano del bambino che accompagna. Non sa perché, ma d’improvviso il sole, il caos, la vita del resto del parco le sembrano una scelta migliore, più sana, e decide che si rilasserà un altro giorno leggendo il romanzetto che porta in borsa, approfittando di quella buona posizione. Non oggi. Non lì.
Un giorno capirà il perché, sussurrato da voci scettiche dove non ci sono ombre, e rinuncerà a quel desiderio, sospirerà al pensiero di un pericolo appena percepito.
Alla sera, quando tutte le madri se ne sono andate dai Giardini, tenendo stretto per mano il loro bambino, quando anche l’ultima risata si è spenta, quando gli scoiattoli discendono e vanno a spigolare tra merendine schiacciate, cetrioli gettati di nascosto dai tramezzini e mozziconi di sigaretta macchiati di rossetto, solo allora quella solitaria altalena si mette in moto. Ondeggia appena come se fosse il vento a spingerla, poi più in alto, con più slancio. Uno sbuffo di polvere sembra sollevarsi dalla panchina.
All’alba, sulla pietra, resta solo la rugiada disposta a disegnare impronte di raffinati merletti, di un altro tempo, di un’altra era.



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Vastatio
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Re: Merletti di rugiada - Andrea Partiti

Messaggio#2 » lunedì 6 giugno 2016, 13:53

Ciao,
la prendi lunga, tanto lunga, per arrivare a una conclusione con poca sostanza. Mi piace però come ci arrivi, per quanto sembra sia più un modo per far gustare al lettore lo stile, o un esercizio per lo stesso, piuttosto che il contenuto. Avrei preferito che ci fosse qualche riferimento esplicito ad incidenti avvenuti quando, magari, il "controllo" delle madri non è stato tempestivo, perché, ti posso assicurare, che difficilmente basta un urlo a fermare un bambino da quello che ha in testa. Tanto più che la tua panchina ha comunque un'aura di "antipatia" sopra, ce la mostri su una mamma, ma non su un bambino.
La duna è brulla, ma ha un albero maestoso al centro: deciditi.
Il tema c'è, la realizzazione particolare anche, l'idea che dovrebbe suscitare stupore però poco valorizzata.

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erika.adale
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Re: Merletti di rugiada - Andrea Partiti

Messaggio#3 » lunedì 6 giugno 2016, 22:00

Ciao Andrea. Il racconto inizia con una lunga e precisa descrizione dei Giardini, che ho trovato ben fatta anche se, a tratti, un filo ridondante. Si percepisce la commozione di un ricordo e mi sono chiesta se quel parco non sia quello della tua infanzia e quindi ti sentissi quasi "costretto" a dipingerlo con tanta dovizia di particolari. L'evento saliente è minimo, poco spiegato, appena sfiorato con il racconto. L'effetto è certo poetico e fa da contrappunto all'immagine, ugualmente eterea, dei merletti di rugiada. La sensazione però è di sbilanciamento fra la lunga preparazione e l'evento soprannaturale che, per quanto suggestivo, diventa poco incisivo. E con questo non intendo che andrebbe spiegato meglio: l'indefinitezza lo rende maggiormente misterioso e lugubre, ma forse andrebbe preparato di più, eliminando alcuni aspetti descrittivi del parco e sottolineando altri episodi di disagio legati all'altalena.

Annamaria
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Re: Merletti di rugiada - Andrea Partiti

Messaggio#4 » sabato 11 giugno 2016, 14:04

Ciao Andrea,
apprezzo molto la descrizione fatta del parco, bella, piena di particolari, rende perfettamente l'idea dell'ambiente in cui ci troviamo.
Il tuo racconto centra il tema alla perfezione, ma solo verso la fine e per giunta senza dare una vera e propria spiegazione. Mi ha molto intrigato il finale, sarebbe stato interessante sapere il seguito, il segreto dietro quell'altalena, perché un segreto delle madri c'è effettivamente, ma non ci viene spiegato. Penso ti saresti dovuto concentrare molto più sulla storia che sulla descrizione dell'ambiente, per quanto ribadisca sia molto ben scritta!

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Linda De Santi
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Re: Merletti di rugiada - Andrea Partiti

Messaggio#5 » sabato 11 giugno 2016, 19:03

Ciao Andrea!
Mi piace molto lo stile con cui hai scritto questo racconto. Trovo particolarmente ben riuscite frasi come “anziché con una fila di seggiolini pronti a lanciarsi per aria in una gara senza vincitori”, che con poco descrivono perfettamente situazioni note (chi da piccolo non ha mai fatto a gara a arrivare più in alto sull’altalena, senza riuscirci ma divertendosi un sacco?).
A mio parere è proprio nello stile e nella descrizione del microcosmo rappresentato dai Giardini che risiedono i due maggiori punti di forza di questo racconto. Anche perché hai dedicato più spazio alla descrizione del parco che allo svolgimento della trama, ma in sé non ritengo sia un problema.
Piuttosto, mi sembra strano che questo “segreto” resti tale e non diventi di pubblico dominio tra i bambini, che in genere adorano questo tipo di storie. Un posto che provoca un senso di disagio e in cui succedono fatti strani dovrebbe essere il luogo più gettonato del parco.
In ogni caso, una prova molto buona secondo me.
A presto! :)

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beppe.roncari
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Re: Merletti di rugiada - Andrea Partiti

Messaggio#6 » mercoledì 15 giugno 2016, 18:34

Ciao Andrea,
Scusa, ma del tuo racconto non ho capito praticamente niente. Ci ho provato e l’ho riletto varie volte, ho letto anche i commenti. E niente. Mi ci sono incastrato e non avevo la minima idea di cosa scriverti come commenti.
Qual è il problema del racconto? Che manca una soluzione al “segreto” delle madri? Che non c’è alcun segreto? Che le descrizioni sono troppo lunghe? Che c’è poca “ciccia”? Tutte queste cose insieme, ma soprattutto la voce narrante. Chi è? Che cosa c’entra? Perché racconta? Non sopporto in particolare le frasi come “vi chiederete sicuramente perché…” No, come lettore, se non mi hai interessato, non me lo chiedo. È uno “show don’t tell” alla seconda. È un “tell tell”. Non credo che possa portare lontano la storia né l’attenzione del lettore.
Il finale lascia insoddisfatti.
Sorry, a questo giro non mi hai convinto per niente.

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Gimmi
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Re: Merletti di rugiada - Andrea Partiti

Messaggio#7 » giovedì 16 giugno 2016, 11:32

Andrea. Ciao.
Spiegami.

C'erano i fantasmi? Se si... non si è capito :D

Facciamo una cosa veloce.
La scrittura è leggera e fa simpatia. A parte uno o due periodi un po' lunghi si va avanti facilmente. O almeno fino al secondo paragrafo dove mi sono affaticato non poco a leggerlo. Il tuo racconto è una descrizione di un luogo che parte con una panoramica e va nel dettaglio di punti che non interessano. Non c'è racconto perché non c'è trauma. Non c'è una situazione di disequilibrio da rimettere a posto.
Io ti consiglierei di mettere questo mistero quasi subito e poi inventarti qualcosina. Della serie: le madri lo sanno che lì c'è morto quel bambino (ipotizzo) e che chi va lì si rompe qualcosa, cosicché noi conosciamo la situazione e quando un giorno Anna (continuo a ipotizzare) decide di andarci ci fa l'effetto 'mostro dietro la porta' e ci ritroviamo a urlare al monitor "No, non andare lì! Torna indietro!"... o qualcosa di simile :D

Invece dove dice: "Vi domanderete..." ecc. Quelle righe lì proprio non le ho capite. Sono confuse. Cioè, ho capito il senso, ma non mi tornavano com'erano scritte.

Stranamente direi che non ho altro da aggiungere. Forse perché appunto non è un racconto narrativo in quanto non succeda nulla. Potrebbe essere l'incipit di un libro, ma anche in questo caso io cercherei di acchiappare quanto prima il lettore con il mistero.


Bene, leggiamoci anche gli altri commenti.
Mannaggia. Hai fatto arrabbiare Beppe xD
Ma mi trovo molto nel suo commento.
Quindi bom, hai capito, il pregio e il difetto del tuo racconto in sostanza è quello che ti è stato super-ripetuto.
Dai, ci si scrive ^^
Ciao!

Zebratigrata
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Re: Merletti di rugiada - Andrea Partiti

Messaggio#8 » giovedì 16 giugno 2016, 23:00

Ciao Andrea,

il tuo racconto mi è piaciuto molto, soprattutto perché crea davvero l’atmosfera dei ‘giardinetti’. Mi piace la scelta di un linguaggio particolare e di un narratore esplicito. Forse l’unica cosa che mi ha disturbato è il fatto che nella parte iniziale fai pensare al lettore che gli verrà descritto tutto il giardino, mentre poco dopo inizi a parlare dei bambini. Forse è successo solo a me, ma dall’introduzione mi aspettavo che a un certo punto avresti abbandonato i bambini per parlare del resto del giardino. Solo a metà racconto inoltrata ho smesso di aspettare che passassi oltre e mi sono convinta che il tema del racconto era il pezzo di giardino per i bambini. Una descrizione globale del giardino a inizio racconto, una panoramica sulle varie zone che chiude su quella dei bambini sarebbe stata utile per non creare questo falso senso di aspettativa iniziale.

Favoloso il dettaglio delle merendine schiacciate, protagoniste indimenticabili di ogni infanzia dagli anni ’70 in poi.

diego.ducoli
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Re: Merletti di rugiada - Andrea Partiti

Messaggio#9 » giovedì 16 giugno 2016, 23:48

Ciao Andrea
Non ho molto da dire sul tuo pezzo. Ben scritta e belle descrizioni. Manca la storia.
La collinetta con l'altalena può essere uno spunto ma deve succedere qualcosa, qualsiasi cosa.
Il mistero di quell'altalena rimane tale, puoi spiegare almeno che è successo perché tutti evitano quel posto, altrimenti rimane un bella prova di scrittura.
Ammetto che la chiusa è molto bella, ma vorrei qualcosa di più.

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antico
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Re: Merletti di rugiada - Andrea Partiti

Messaggio#10 » venerdì 17 giugno 2016, 17:11

Inizio chiedendoti scusa. Perché? Perché ritengo che qui tu abbia fatto un errore strategico e abbia perso il bilanciamento. Pertanto, nonostante il tuo solito stile maturo, preciso e sicuro, devo penalizzarti in classifica. Introduci l’elemento narrativo troppo tardi, viene a mancare totalmente la sensazione di conflitto e, sarò sincero, mi sarei fermato a metà lettura (ma comprendo che è un mio limite, anche se devi immedesimarti in un lettore e, beh, tanti in un racconto breve tendono a staccarsi se arrivati a metà perdurano descrizioni senza alcuna semina forte di quanto li attende nel finale). In più, la conclusione non mi sembra esaustiva, ma appena sfiorata. Bene che rimanga un mistero, ma ho percepito la mancanza di qualcosa di più. Sono perplesso per quanto riguarda il giudizio finale, mi hai messo in crisi… Non un pollice giù (è scritto troppo bene e si vede che sai quello che stai facendo e semmai, come già ribadito, qui l’errore è a livello strategico), diciamo un ni con un invito, in caso vada in vetrina, a determinarlo un pelo di più.

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