I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

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AmbraStancampiano
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I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#1 » sabato 4 giugno 2016, 16:53

I più amati, i più buoni
di Ambra Stancampiano


Per due cose andava famosa Mamma Rosa: i suoi manicaretti e l'abitudine di allevare figli non suoi.
Quando, negli anni '50, veniva giù in paese, ce ne accorgevamo subito per il vociare della dozzina di bambini che la circondava come una chioccia, pigolando frasi molto poco pulcinesche come:
- Mamma Rosa, Riccardo mi ha spinto!-
Oppure:
- Mamma Rosa, ci compri le caramelle?-
O ancora:
- Mamma Rosa, possiamo andare a vedere il circo?

Mamma Rosa trattava tutti con gentilezza e pazienza, cercando di coordinare la sua dozzina di bambini.
A noi del paese sembrava un miracolo che si fosse ripresa dopo quella storiaccia del figlio sbranato dai lupi.
È stato quasi quarant'anni fa, ormai, e i pochi che da allora sono rimasti affermano di ricordare ancora le sue grida strazianti, mentre stringeva al petto i resti dilaniati della sua prole e urlava che mai più - MAI PIU' - avrebbe amato così tanto.
Davvero una brutta storia, anche per il marito che fece fagotto e l'abbandonò quella notte stessa. Dicono fosse sconvolto, e che desse la colpa della morte del figlio a "quella strega" della moglie e non ai lupi.
Nessuno sa cosa successe veramente, ma conoscendo il carattere materno e riservato di Mamma Rosa e considerando che pochi giorni dopo Micuzzo il cacciatore venne giù dalle montagne col cadavere di un lupo magro magro che faceva più pena che paura, a tutti sembrò palese che alla povera Mamma Rosa fossero capitate due disgrazie in un sol colpo, e che il marito avesse approfittato della tragedia per abbandonare la moglie - intenzione su cui spesso le comari ricamavano dall'alto dei loro balconi - e fare un po' di bella vita in città.
Ancora nell'aria non c'erano neanche i sentori della guerra che ci avrebbe portato via ogni cosa, e proprio in quei giorni il nome di Benito Mussolini, sindacalista rivoluzionario, cominciava a occhieggiare dalle pagine di cronaca.

Dopo quella notte nessuno vide più Mamma Rosa in paese per anni; i pochi che si avventuravano fino alla sua cascina raccontavano di averla vista con le finestre sprangate e l'orto incolto, e se non fosse stato per il fumo che usciva a tutte le ore dal comignolo e per gl'inconfondibili odori di buon cibo, avrebbero pensato che fosse andata via, o che si fosse uccisa.
Nessuno si arrischiò mai a controllare come stesse davvero, però; un po' perché Mamma Rosa era una donna notoriamente riservata e un po' perché gli avvenimenti che stavano prendendo l'Italia e il mondo intero creavano già un gran fermento nelle discussioni di piazza e sui balconi delle comari. Perché perdere tempo a parlare di Mamma Rosa - che tutti conoscevamo già più che bene - quando si poteva parlare di Mussolini, dei gerarchi, di Hitler e delle nuove leggi dello stato fascista?

La guerra l'abbiamo sentita tre volte: quando è cominciata e abbiamo visto le nostre braccia più valide posare le zappe per imbracciare i fucili e partire; quando sono arrivati i tedeschi a seminare il terrore e i pochi uomini rimasti sono saliti a nascondersi sulle montagne; quando è finita, e oltre ai sopravvissuti del villaggio sono arrivate colonne di centinaia e centinaia di sfollati.

Mamma Rosa è ricomparsa subito dopo che i tedeschi sono andati via, magra e pallida che sembrava già più che vecchia, e ha invitato tutto il paese a pranzo.
Noi eravamo rimasti in pochi, stupiti ma troppo affamati per declinare il suo invito o farci delle domande. Ci accolse lo spettacolo di una cascina ristrutturata di fresco - proprio in quel periodo, in cui le nostre case cadevano a pezzi - che fece mormorare qualche vecchia inacidita su una presunta collaborazione di Mamma Rosa coi tedeschi, e una tavola imbandita poveramente, ma con gusto.
Dalla cucina si spandeva un meraviglioso odore d'arrosto che fece cambiare idea a non pochi sull'opportunità di una collaborazione coi tedeschi.
Il pranzo fu ben più ricco di ciò che ci aspettavamo, e contò ben otto portate tutte a base di carne; una carne deliziosa, dolce e speziata, che non assomigliava a nessuna che avessi mai assaggiato e che si scioglieva in bocca.
Erano anni che nessuno di noi mangiava così bene, e ben presto la qualità dei cibi e lo stomaco satollo fecero dimenticare ai commensali le ansie e le angosce della guerra e la paura per i giovani, nascosti sulle montagne.
A quell'epoca ero ancora un bambino, e approfittai del chiacchiericcio degli adulti sui bei tempi andati per curiosare nella cascina lontano da occhi indiscreti; un vecchio armadio accanto a una porta chiusa, vicino alla cucina, attirò la mia attenzione: l'anta sinistra era semiaperta, e oltre s'intravvedeva la forma di un paio di stivali. Mi avvicinai e scostai ancora un po' l'anta: dentro, tre paia di stivali lucidi, tre uniformi grigie ripiegate con cura e tre cappelli con sopra un'aquila d'argento. Tedeschi. Allora avevano ragione le comari a malignare!
Intimorito dalla mia stessa scoperta, feci tre passi indietro e andai a sbattere contro il corpo ossuto e longilineo di Mamma Rosa, che mi era arrivata alle spalle senza fare nessun rumore e mi fissava con espressione cupida.
Mi lasciai sfuggire un gridolino di sorpresa:
- Ah!
- SSsssssH! - rispose lei, portandosi un dito sulle labbra.
Mi guardai intorno spaventato, convinto che i tedeschi di cui avevo scoperto le uniformi sarebbero saltati fuori da un momento all'altro per fucilarci tutti; lei capì e scoppiò a ridere, una grassa risata di petto che somigliava al verso di una chioccia, ma con qualcosa di gorgogliante e sgradevole sul fondo. La fissai a occhi sgranati.
- Loro non possono farti nulla - disse lei, ricomponendosi - ma se sarai abbastanza buono, li raggiungerai presto.
Fece un occhiolino. Io fuggii terrorizzato per i campi, e non mi fermai finché non arrivai a casa.
Più tardi, i miei mi misero in punizione per la mia scortesia: Mamma Rosa era una donna sola e sicuramente bizzarra, ma piena di premure per tutti, e con il mio atto li avevo ricoperti di vergogna. Mi ordinarono di tornare a chiederle scusa, ma io non volli mai più rimettere piede in quel posto, mi metteva i brividi.

Mamma Rosa non rimase sola a lungo: con la fine della guerra arrivarono colonne e colonne di sfollati che si trattenevano qualche giorno vicino al paese, e con loro c'erano sempre almeno un paio di bambini senza famiglia né un posto in cui andare che lei prendeva volentieri con sé; di tanto in tanto qualcuno spariva, lei diceva di averlo mandato in città o a fare il bracciante da qualche famiglia di contadini, che a quanto pare durante la guerra si era fatta degli amici di cui nessuno sapeva nulla in paese.
Ogni volta che le partiva un figlio, lei organizzava un pranzo per sentirsi meno sola.
Il pranzo era sempre squisito, sempre a base di carne, sempre qualche giorno dopo la partenza. Durante il pasto, lei commemorava il bambino perduto piangendo come una vite tagliata, dicendo che "era il più buono, il più amato".
Se, per caso, qualcuno le chiedeva il segreto della sua cucina deliziosa, lei si faceva seria e diceva:
- È tutto nella carne: la cucino con amore.


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erika.adale
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#2 » lunedì 6 giugno 2016, 22:58

Ciao Ambra, ero davvero curiosa di leggere il racconto durante la scrittura del quale ci siamo tanto, involontariamente prese a pedate sotto il tavolo! Una storia di cannibalismo postbellico, sicuramente intrigante fin dalle prime righe. Mi piace il ritmo del racconto, il riuscito alternarsi di raccontato e mostrato e la ricostruzione dell'epoca, ben fatta senza perdersi in troppi orpelli. Si intuisce che mamma Rosa sia meno vittima di quanto sembra e la rivelazione del suo "vizietto" emerge chiara con l'episodio degli stivali dei tedeschi. Diventa forse un po' ridondante, una volta scoperto il fatto saliente, la descrizione delle sparizioni dei bambini di cui si occupava. Forse si poteva metterla prima, insinuando più dubbi sul perché scomparissero, lasciando alla fine solo l'osservazione sulla sua cucina...ma sono solo possibilità alternative che mi vengono in mente, è indubbiamente un bel racconto.

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AmbraStancampiano
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#3 » martedì 7 giugno 2016, 15:51

Ciao Erika, e scusa ancora per le pedate! Sapere che non sono l'unica a scrivere in maniera "irrequieta" mi consola tantissimo ^_^.
Grazie per l'apprezzamente e per il consiglio sul montaggio dell'ultima parte, credo di essere ancora un po' "Calvinizzata" dal camaleonte, soprattutto riguardo le frasi lunghe e le ridondanze!
Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto :)
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Vastatio
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#4 » martedì 7 giugno 2016, 20:58

Ciao,
mi piace come hai saputo dipingere lo sfondo dove si svolge la vicenda. Vicenda che in sé è anche interessante ma su cui non trovo tu abbia sviluppato bene il tema. C'è il segreto, ci sono i bambini e c'è la "madre" (putativa), ma non c'è tanto di più. La parte realmente interessante sarebbe stata, a mio avviso, capire cosa ha spinto la mente di Rosa a "deviare" in questo modo (accenni alla morte del figlio, ma rimane lì). Perché alla fine è una cannibale, ma mi mancano i dati per fornire un giudizio morale e riuscire così a inquadrarla. Lo fa perché è semplicemente sbroccata? lo fa perché è povera e in tempo di guerra deve sopravvivere(ma la guerra arriva dopo)? Lo fa per sfamare gli altri bambini (anche a costo di sacrificarne uno ogni tanto)?
Non sono una persona che vuole capire necessariamente tutto, posso darmi le risposte da solo, ma trovo che nel tuo racconto, di risposte alle domande che veramente mi interessano, me ne devo dare tante e, considerando anche il numero di caratteri più grasso rispetto al solito (poco importa che a me non siano bastati comunque), potevi permetterti di dettagliare qualcosa in più.
E' coerente col PDV che decidi di adottare, ma, non riuscire a mettere a fuoco la protagonista, in qualche modo, mi disturba. Non è un brutto racconto, ma nemmeno mi appaga.

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AmbraStancampiano
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#5 » mercoledì 8 giugno 2016, 1:03

Ciao Vastatio,
mamma Rosa è una cannibale perché è la sua natura. Riguardo la morte del figlio, preferirei risponderti alla fine perché è un nodo importante. Sempre se ti interessa, chiaro :)
In casi di cannibalismo e omicidio seriale antecedenti allo sdoganamento mediatico del serial killer, la gente si interrogava su tutto tranne che sul perché, il che (perdona il gioco di parole orripilante) come tu giustamente dici, è coerente al POV che ho scelto di usare per la vicenda. Le intenzioni stesse del racconto erano quelle di raccontare non ciò che succede nella mente di un cannibale, ma una madre con un segreto attraverso le dicerie e la visione di un ex bambino di paese. A questo proposito, non capisco bene il tuo appunto sul tema: intanto non capisco che attinenza abbiano i bambini, ma poi se c'è una madre con un segreto e il tema del racconto è proprio il segreto della madre, dove sono andata fuori tema?
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Vastatio
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#6 » mercoledì 8 giugno 2016, 7:58

Ciao,

probabilmente mi sono espresso espresso male, non intendevo dire che il tema non c'è (menzionare i bambini serviva solo per dire come hai deciso di interpretare la "madre"), solo che, con quelle premesse e la mia aspettativa, non mi sembrava sviluppato abbastanza o in una direzione "interessante".
La mia ignoranza non ritengo sia un buon motivo per non comprendere appieno un racconto, quindi, più elementi mi dai meglio sto; e non devono per forza essere interni al racconto, mi spiace, non sono della frangia "se non capisci una storia è colpa dell'autore", posso capirlo in un romanzo da 200 pagine, ma non in un racconto sotto i 10k.
Ad esempio non mi passava per l'anticamera del cervello di considerare una società in cui le "motivazioni" non fossero importanti. Questo rende più coerente (per quanto già istintivamente lo avessi accettato) il PDV.
Quello che forse posso ulteriormente criticarti è, alla luce del tuo commento, la mancata enfasi sulla morte del figlio: se è un nodo importante non andava fatto sfumare così facilmente. Così come l'accenno a Mussolini, non capisco se è lì per centrare di più il periodo storico, o se vuoi legarlo in qualche modo a mamma Rosa (come Rosa era la madre di Mussolini) e/o a qualche evento della sua vita ricondcibile al passo del figlio, ma, di nuovo, fai a pugni con la mia ignoranza.

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AmbraStancampiano
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#7 » mercoledì 8 giugno 2016, 11:47

Riciao :)
se tutti fossimo ignoranti come tu dimostri di essere in questo caso, vivremmo in un mondo in cui nessuno sbaglia le A con l'h e le E con l'accento, quindi in un mondo a mio avviso migliore :)
Detto questo, potresti interpretare il mio narratore come un nonno che racconta una storia, con tutte le divagazioni storiche del caso, che spesso annoiano i suoi ascoltatori.
Riguardo al figlio:
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Per qualsiasi altro dubbio, son qui ;)
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Vastatio
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#8 » mercoledì 8 giugno 2016, 14:05

Che il narrato sia un ricordo è palese, per il resto continuo nello SPOILER

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AmbraStancampiano
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Messaggio#9 » mercoledì 8 giugno 2016, 14:10

In effetti è un ottimo consiglio, grazie davvero :)
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beppe.roncari
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#10 » domenica 12 giugno 2016, 17:47

Divertente e divertito racconto di cannibalismo in un simpatico clima di omertà isolano a cavallo della Seconda Guerra Mondiale.
Purtroppo, a mio parere, si capisce fin troppo presto che in realtà Mamma Rosa è una cannibale e quindi non c’è rivelazione finale né c’è tensione da thriller per la sorte della voce narrante dal momento che evidentemente è sopravvissuta per narrare la vicenda.
Un tantino incoerente il modus operandi di Mamma Rosa per quanto riguarda i tedeschi, in quanto non sono bambini.
Un po’ stiracchiato il fatto che la gente del paese abbia tollerato la presenza e l’attività della cannibale: sarebbe bastata la diceria per scatenare una caccia alla strega, no? Ben maggiore l’orrore della paura, quando si tratta di bambini, tanto più che Mamma Rosa sembra gentile e non far paura a una mosca, quindi perché qualcuno non l’ha messa al rogo? Mancano i presupposti di paura nella gente del paese, che così pare immotivatamente connivente con lei.
Mi aspettavo un colpo di scena in cui venisse accusata ingiustamente di essere cannibale e solo alla fine si scoprisse la verità, una storia alla “Lupa” di Verga, mutatis mutandis, ma così non è.
Buono lo stile di scrittura e le frasi di ambientazione. Alla prossima, ciao! :-)

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AmbraStancampiano
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#11 » domenica 12 giugno 2016, 21:53

Ciao Beppe,
in paese non sanno che mamma Rosa mangia i bambini, tant'è che la difendono prima con il marito (che si dice volesse abbandonarla) e poi col bambino, a cui viene dato del maleducato per essere fuggito.
Il fatto che il narratore lo sospetti, deriva solo dalla sua esperienza personale.
Riguardo l'ambientazione, in realtà non è affatto isolana (parlo delle montagne) e non è storicamente credibile che lo sia, noi la resistenza non l'abbiamo avuta, e non abbiamo subito i rastrellamenti dei tedeschi. :)
Sul modus operandi siamo anche d'accordo, ma secondo me sottovaluti i fattori guerra e fame. Anche io quando posso evito i legumi, ma se non c'è altro e non voglio lasciarmi morire... comunque nessuno ha detto che ci siano i tedeschi in quei piatti, noi troviamo solo i loro vestiti nell'armadio. Come non abbiamo nessuna prova del fatto che mamma Rosa mangi i suoi figli adottivi. Potrebbero anche essere le fantasie di un bambino, e magari mamma Rosa si è davvero fatta degli amici durante la guerra che prendono con sè i bambini adottati. ;)
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Annamaria
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#12 » domenica 12 giugno 2016, 22:32

Ciao Ambra,
Il tuo racconto è, a parer mio, tra i più completi. Scritto bene e in modo chiaro, la lettura è scorrevole. Ha una struttura solida, segue un filo logico dall'inizio alla fine.
Il racconto è chiaro e non necessita di spiegazioni. Una storia interessante, la cui unica pecca è che il motivo per cui mamma Rosa compie i suoi atti di cannibalismo non è spiegato. Sarebbe stato molto interessante e avrebbe reso il racconto di maggior spessore analizzare la psiche della mamma.

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Linda De Santi
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#13 » martedì 14 giugno 2016, 20:31

Ciao Ambra! Tra tutti i racconti che ho letto in quest’edizione, il tuo è uno dei più complessi e coinvolgenti. Sono piuttosto impressionata dal risultato che hai ottenuto malgrado la distrazione generale e il poco tempo a disposizione (visto che ne abbiamo perso parecchio al bar!).
Mi ha lasciato un poco perplessa l’episodio in cui si scopre della morte del figlio. Perché mamma Rosa appare disperata, se è lei ad averlo sbranato? La cosa sembrerebbe suggerire che compie i suoi atti di cannibalismo in preda a dei raptus, ma gli episodi di cannibalismo che accadono in seguito sembrano essere compiuti in maniera estremamente lucida (tanto che produce dei manicaretti con le persone che uccide).
Inoltre credo di non aver capito questa frase:
Nessuno sa cosa successe veramente, ma conoscendo il carattere materno e riservato di Mamma Rosa e considerando che pochi giorni dopo Micuzzo il cacciatore venne giù dalle montagne col cadavere di un lupo magro magro che faceva più pena che paura, a tutti sembrò palese che alla povera Mamma Rosa fossero capitate due disgrazie in un sol colpo.

Qui il lupo sembra essere “scagionato”, eppure il paese solidarizza lo stesso con Mamma Rosa. Mi è sembrato un po' strano :)
Per il resto, racconto davvero godibile.

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Gimmi
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#14 » giovedì 16 giugno 2016, 16:54

Ciao Ambra, come la va?
Io bene, sono di corsa contro il tempo e quindi mi scuso se non sarò prolisso come i primi racconti commentati.
Bene, procediamo ^^

Ti chiedo subito una curiosità. Si usa dire "andava famosa"? Io non l'ho mai sentito ne letto, ma non vorrei sbagliarmi. Ma questa è una sciuochezzuola :)

A parer mio il più grande problema è il tempo e il narratore. Questa persona sconosciuta racconta di una cosa successa nel passato e poi va ancora più indietro nel tempo, no? Però non capisco.. perché lo fai?
Ho diversi dubbi. Usi un narratore che nella storia è esistente. Anzi, è fondamentale per far si che si capisca che cucinava le persone. Quindi perché non mettere nulla al presente? Non farmi vedere alla fine questa persona che.. boh.. sta per essere cucinato da lei.. o che racconta alla polizia l'accaduto. Una voce narrante così è un peccato non usarla. Non so. Non mi funziona. Mi dispiace molto non riuscire a non spiegarmi meglio. Dovrei parlarne a voce

Perché dici all'inizio che è famosa per i manicaretti (che secondo la mia ignoranza in fatto di cucina è un tipo di pasta, no?) quando poi fa solo carne? Poteva essere l'arrosto? :)

Mi sono un po' perso quando spiega che gli è morto il figlio mangiato dal lupo e il marito se ne è andato. Il lupo ritrovato era magro, no? Quindi intendo che non sia stato lui. Ma allora è stato il marito? O lei? E se è stata lei, perché le "grida struggenti"?

Il personaggio di mamma Rosa non è ovviamente il più originale (basti pensare a una strega qualsiasi delle fiabe, come tu stessa suggerisci nel racconto), però ha sempre una sua forza. Mi sarebbe più piaciuto se non ci fosse stato l'accenno del suo passato e del figlio morto. Perché se io non so nulla di questo personaggio e mi dici che cucina persone io me ne sto e penso, chissà per quale motivo. Ma se mi dai un flash così forte del suo passato allora mi viene da unire le due cose e non riesco a spiegarmi il perché una madre che perde un figlio cominci questo macabro passatempo.
O forse mi son perso qualcosa? ^^

Infine volevo chiederti perché hai scelto la seconda guerra mondiale. Non mi è sembrato che servisse questo dato storico per far funzionare il racconto, no? Certo, nessuno ti obbliga a non metterla, però se la inserisci nella narrazione io, lettore mediocre, mi aspetto che prima o dopo arrivino i soldati a dare uno svolta al racconto.


Mi leggo gli altri commenti :)

Eh sì. Mi vedo d'accordo con Erika. Volevo fartelo presente anche io. L'ultimo paragrafo avrebbe più forza se non ribadisse il concetto, ma... ma... boh. Dovrebbe esserci un guizzo finale che si sente poco. Forse sarebbe utile toglierlo e rinforzare quello precedente? Non, so.

Mi sembra di capire che ci sia un po' di confusione riguardante il cannibalismo. E il fatto che tu non lo spieghi nemmeno nei commenti (a parte la questione del figlio mangiato) non aiuta xD
Credo che tu in quanto autrice lo debba sapere a priori, che tu lo scriva o meno. Anche se è ovvio che se li sia mangiati. Vabbé..

Alla luce di queste cose tornerei sulla madre che si strazia per la perdita del figlio. E' ancora meno chiaro di prima xD

A parte questo, secondo la mia inutile opinione, acquisterebbe forza se fosse raccontato da una terza onnisciente o, meglio ancora una prima al presente. Vedere il bambino che gironzola e scoprire che poi...
Anche io come Beppe avevo intuito presto che fosse cannibale, ma rimane sempre vago il fatto che si sia mangiato suo figlio. Capisco che volevi lasciare quell'informazione vaga perché fossero pettegolezzi. Ma alla fine, come dice Vastasio, qualcosa che lo chiarisce secondo me dev'esserci. Non per correttezza, ma perché rende più fiero il racconto scoprirlo e far dire al lettore "Woooooooo!" :D

Capisco anche che tu voglia lasciare nel vago il fatto che sia realmente una cannibale, ma qui entriamo in un altro tema. La narrativa dovrebbe ammaliare chi legge. Un finale aperto o pochi chiaro lascia un senso di insoddisfazione, che purtroppo è quello che provo al momento.

Bom, mi sta esplodendo la testa.
A poi.. ciao :)

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AmbraStancampiano
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#15 » giovedì 16 giugno 2016, 22:44

Ciao a tutti e grazie per i commenti!

@Annamaria grazie per il suggerimento sulla psiche di mamma Rosa; in realtà questo racconto per me è una sperimentazione, in genere mi servo del POV interno del narratore/protagonista, ma quest'abitudina mi sta venendo a noia e cerco di sperimentare altro :)

@Linda, diciamo che l'impressione è reciproca! Trovo che il tuo sia uno dei migliori racconti di questa edizione :)
Riguardo le tue perplessità, e in alcuni casi rispondo anche a @sgargaminuto:
come dicevo a Vastatio la morte del figlio è l'episodio genesi del cannibalismo di mamma Rosa. Lei è disperata perché viene - appunto - colpita da raptus che impara a controllare nel corso del tempo. Ho tentato di rendere lo scorrere degli anni attraverso le notizie parziali di cronaca: mamma Rosa ha il suo primo raptus quando ancora non c'è stata neanche la marcia su Roma, poi svanisce nel nulla per ricomparire a guerra quasi finita, durante i rastrellamenti dei tedeschi (quindi vent'anni dopo).
Riguardo al lupo, in realtà è tutto il contrario: vi invito a esaminare gli elementi che fornisco nel racconto:
- il cadavere del figlio è dilaniato, ma mamma Rosa lo stringe tra le braccia; in una ricostruzione dei fatti che mamma Rosa dà ai gendarmi (a cui avevo pensato, ma che non ho potuto inserire nel racconto causa spazio) il lupo è arrivato ad attaccarlo ma è stato sorpreso da lei, senza riuscire a trascinare con sé la preda.
- il lupo magro magro è un lupo affamato da molto, disposto a scendere sempre più a valle per trovare cibo. I lupi non si mischiano agli uomini e non li cacciano se non in situazioni di estremo bisogno. Con la sua magrezza volevo intendere proprio questo, e non il fatto che non è riuscito a cibarsi del bambino. In più, nessuno ingrassa miracolosamente dopo un solo pasto, per quanto possa essere abbondante; nemmeno un lupo. :)

@sgargaminuto non oso immaginare cosa intendi per prolisso! :P
Ad alcune tue perplessità ho risposto sopra, perché corrispondevano a quelle di Linda; tutte le altre le trovi qui :)
- "andare famosi" è una forma arcaica, che ho usato per rendere il più possibile aderente il linguaggio al contesto narrativo.
- Il manicaretto è sì un tipo di pasta, ma il termine viene usato anche in senso generale per definire pietanze particolarmente appetitose, di ogni tipo.
- Ho scelto un narratore interno alla vicenda, ma che non ne fosse il protagonista. Unisco a questo anche l'altro appunto che mi fai, riguardo alla risposta che ho dato a Beppe sugli stivali dei tedeschi. Il tipo di narratore che sto sperimentando si chiama "narratore inaffidabile", e rientra all'interno di un mio attuale studio sui POV che non ti sto a raccontare. Un "narratore inaffidabile" è qualcuno che racconta una vicenda filtrandola attraverso il suo punto di vista, che (come ci insegna Pirandello) è necessariamente parziale e distorto. E qui entra in gioco il discorso che facevo a Beppe: è ovvio che io so che mamma Rosa è una cannibale, ma io ti sto raccontando questa storia da un punto di vista esterno a mamma Rosa, e che non ha a disposizione dei dati oggettivi oltre a un paio di stivali tedeschi e una strana presenza di carne. Sei tu, lettore, a credere più a come il mio POV ti racconta la vicenda che ai dati oggettivi che ti vengono forniti; e questa per me è una vittoria. :)
- Ho scelto la seconda guerra mondiale in primo luogo perché per giustificare una sparizione massiccia di gente senza destare sospetti mi serviva un'epoca passata e la concomitanza con una tragedia dalle vittime numerose e che generasse una grande confusione. Poi mi sono anche divertita a cercare di scandire i passaggi temporali attraverso la cronaca. Tu dici che non era necessaria ai fini del racconto? Io non riesco a immaginare il mio racconto in nessun'altra epoca. :) In più i soldati arrivano e come, solo che non fanno una bella fine.

Se il mio racconto non ti ha ammaliato mi dispiace, ma non condivido il tuo appunto sulla narrativa e sui finali aperti. De gustibus aliorum non est disputandum :)
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Zebratigrata
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#16 » giovedì 16 giugno 2016, 23:01

Ciao Ambra,

splendido racconto! E ti è rimasto qualche tocco calviniano nello stile, dopo il primo capitolo del Camaleonte! O almeno, mi pare. Premetto che già dalla descrizione del pranzo il finale è telefonato, e siamo già tutti a pensare a Soylent green, però il fatto che non arrivi mai a esplicitarlo e il modo vivido che hai di narrare gli eventi e descrivere Mamma Rosa rende la lettura comunque molto piacevole.

Una cosa non chiara è che fine fa la dozzina di bambini dopo la faccenda del figlio sbranato (dai lupi, o da chi per loro...). Sembra che improvvisamente spariscano. È comunque l’unico neo che vedo.

diego.ducoli
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#17 » venerdì 17 giugno 2016, 0:15

Ciao Ambra
Il tuo racconto ha il sapore delle storie che ci raccontavamo davanti al fuoco in colonia.
Non sono un amante del “tell” ma in questo caso non mi ha disturbato.
La storia mi sembra coerente, l'ambientazione post bellica veramente azzeccata.
Per me la follia della donna è iniziata con la morte del figlio, forse lo ha mangiato o forse no, ma questo sta all'immaginazione del lettore.
Un ottimo racconto.

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antico
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Re: I più amati, i più buoni - Ambra Stancampiano

Messaggio#18 » venerdì 17 giugno 2016, 17:13

Racconto molto buono. Da un punto di vista logico ho dubbi solo riguardo a come la protagonista è riuscita a sistemare la Cascina… Insomma, se il piatto principale erano i tedeschi qualcuno avrebbe dovuto accorgersi di qualcosa che non funzionava. Detto questo, che può anche rimanere nel limbo illuminato dalla follia di lei, il resto funziona anche se qua e là si sente la necessità di qualcosa di più (probabilmente dettata da qualche taglio di troppo). Il tema lo vedo bene inserito. Un racconto, per me, da pollice quasi del tutto su.

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