Una madre per le proprie figlie farebbe qualunque cosa

Zebratigrata
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Una madre per le proprie figlie farebbe qualunque cosa

Messaggio#1 » sabato 4 giugno 2016, 17:27

per Rahela – 4 giugno 2016
- caseificio
- uova (da Oreste)
- carta igienica – 5 pacchi
- catena antifurto moto – la più grossa che trovi

Rahela rilesse, perplessa, la lista della spesa che la Madre generale Assunta le aveva dato quella mattina chiedendosi a cosa potesse servire una catena da moto in un orfanotrofio femminile gestito da una congregazione di suore Orsoline. La cosa era sospetta, soprattutto perché la Madre generale sembrava nutrire una vera e propria fobia per i mezzi di trasporto, a suo dire “frutto e segno perverso dell’incalzante presenza del demonio nel mondo moderno”, e ne proibiva l’uso sia alle ragazze che alle altre sorelle.
Rahela entrò in ferramenta e comprò la catena, risalì sul vecchio furgoncino dell’istituto e si avviò verso la tappa successiva. Per tutta la mattinata non smise di rimuginare su quella catena. Forse aveva davvero ragione sorella Chiara, forse leggeva troppi libri e stava troppo davanti alla TV, finendo per vedere drammi e misteri dappertutto. O forse c’era davvero qualcosa sotto.

Quando finalmente rientrò all’orfanotrofio, Rahela era terribilmente preoccupata e fermamente convinta che la Madre generale fosse ostaggio di qualcuno che la ricattava per ottenere chissà che cosa, e che la catena fosse una commissione per conto di questo misterioso malintenzionato. La sua supposizione venne confermata, ai suoi occhi, dal fatto che dopo aver preso in consegna la spesa la Madre Assunta non posò la ricevuta sulla pila di carte nel suo ufficio, come faceva ogni giorno: la accartocciò e, dando la schiena a Rahela con una scusa, la buttò nel caminetto acceso. Rahela adorava la Madre, che per lei e per tutte le ragazze dell’istituto era sempre stata all’altezza di una madre vera. Non poteva permettere che venisse sfruttata da qualche biker senza scrupoli, magari tatuato e minaccioso. Già lo vedeva. Aveva 18 anni e si sentiva adulta ormai, anche se la Madre generale la considerava ancora una bambina. Salvare la situazione era il modo perfetto per convincerla finalmente che era all’altezza.

Per sapere che fine avrebbe fatto la catena, l’unico modo era tener d’occhio la Madre Assunta, e così fece Rahela. Ogni giorno la Madre generale usciva dal suo ufficio verso le 16 per fare una passeggiata. Rahela la seguì, senza farsi notare, mentre usciva dal paese e si dirigeva verso la collina. Di alberi ce n’erano pochi lungo il sentiero, ma riusciva a tenersi fuori vista. La Madre a un certo punto lasciò il sentiero e si inoltrò in un pascolo: Rahela dovette tenersi a distanza ma riuscì chiaramente a vedere la Madre generale sparire verso il basso. Non credendo ai propri occhi pensò fosse svenuta e corse a perdifiato fino a raggiungere il punto in cui l’aveva vista sparire. Ai suoi piedi c’era una buca, apparentemente molto profonda, con una corda che scendeva all’interno fissata a un anello di metallo seminascosto dall’erba. La Madre doveva essere scesa. Rahela decise di tornare in un secondo momento, le sembrava più prudente.

Quella notte sgattaiolò fuori dall’orfanotrofio e tornò dove aveva visto la buca. Facendosi luce col cellulare scese all’interno della buca, aiutandosi con la corda. La buca non era profonda e proseguiva con un tratto orizzontale abbastanza ampio. Rahela si infilò nel tunnel e presto sentì dei rumori, qualcosa che si agitava, e quelli che sembravano i versi e i gemiti di un animale. Si fermò. Cercò di illuminare meglio la zona davanti a sé e si accorse che il tunnel sembrava sfociare in una sala più ampia. Vedeva un grosso anello di ferro fissato a terra, e la catena da moto che teneva legato ad esso una lunga catena. La catena si muoveva, ma non si vedeva cosa ci fosse all’altra estremità. Rahela si fece prendere dal panico, tornò indietro il più velocemente possibile, e cercò di risalire la corda cadendo più volte a terra. All’ennesima caduta, sentì che la sua mano era finita contro qualcosa che sembrava una bottiglietta. Scavò intorno furiosamente, fino a estrarre una piccola ampolla con un foglio all’interno. Ritentò la salita un’ultima volta, portando l’ampolla con sé.

Una volta rientrata all’orfanotrofio si infilò in uno sgabuzzino per avere luce e un po’ di privacy, estrasse il foglio di carta, e lo aprì:

Ottobre 1790

Sono Celeste, se trovi questo foglio vai via, o rischi la vita.

Forse morirò per quel che ho scoperto, se la zia lo sa, ma posso ancora salvare te, che tu fugga da questo paese e vada dove mostri e corruzione dell’animo non possono seguirti.

Voglio bene a mia zia, la madre generale delle Orsoline. Mi ha sempre seguito e istruito nell’apprendimento delle arti femminili, ma temo sia perduta. La aiutavo in istituto con le bambine più giovani, e invidiavo la sua bellezza: pur essendo sorella di mia nonna il suo viso sembrava quello di una nobile che non dovesse mai uscire per strada, e il tempo aveva meno effetto su di lei. Tutti in paese dicevano che era perché la sua anima era infinitamente pura che il buon Dio le aveva risparmiato il rapido decadere del corpo cui era condannato ogni altro essere. Io credevo, invero, che nascondesse qualche unguento incantato e fui così schiava della vanità da pensar perfino di prenderglielo con l’inganno.

Ogni pomeriggio camminava sola per meglio entrare in contatto con Dio e un dì approfittai della sua uscita per entrare nelle sue camere fingendo di svolger le mie solite faccende all’orfanotrofio. Cercai l’elisir di bellezza, ma trovai ben altro. Cercai di aprire un cassetto del comò che pareva ben incastrato e prometteva tesori al proprio interno. Nel tirare, il mobile si scostò dalla parete, e qualcosa cadde. China a terra, estrassi da sotto il cassettone un libro spesso. Non resistetti, lo aprii:


Lunedì 18 maggio 1679
Mai ho temuto la morte né l’inferno che appresso le viene, poiché sempre fui pia. Oggi ho perduto di fronte alla tentazione che il Signore ha voluto mandarmi. Non vi è dunque per me ormai altra soluzione che evitare l’eterna punizione sprofondando sempre di più nell’abisso del peccato.

Quella creatura, farò in modo da tenerla prigioniera. Non ha parola, ma è assai potente. Oggi ho avuto la pazienza di convincere la vecchia strega del villaggio a seguirmi nella grotta. A suo dire si tratta di un demonio, e mi ha detto come controllarlo, per distruggerlo.
Ma giammai sarei così folle. Perché distruggerlo se posso costringerlo a donarmi, suo malgrado, l’immortalità? Basterà tenerlo imprigionato secondo le istruzioni della vecchia.
Ho dovuto dargliela in pasto. Non c’era altra soluzione. Da oggi innanzi scriverò ogni giorno ciò che imparo sul demonio, così da non dimenticare nel corso della mia lunga vita. Tutto potrebbe tornarmi utile prima o poi.

Nel mio cuore so che non desidero altro che donare la mia vita alle bambine e alle fanciulle che vengono abbandonate alla nostra porta, dedicarla a crescerle nel migliore dei modi con ogni mezzo a mia disposizione. Se mai Dio dovrà giudicarmi, non potrà che giudicarmi bene. E se mi punirà, allora sarà lui ad aver sbagliato.



Evandro
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Re: Una madre per le proprie figlie farebbe qualunque cosa

Messaggio#2 » martedì 7 giugno 2016, 14:44

Il tema è ben sviluppato. La storia è originale e godibile. Così così il riempitivo del malintenzionato (biker senza scrupoli, magari tatuato e minaccioso). La mancanza di altri personaggi e di conseguenza di dialoghi, frenano un po' gli entusiasmi. C'è una frase che non capisco: “Vedeva un grosso anello di ferro fissato a terra, e la catena da moto che teneva legato ad esso una lunga catena.” Se il demone è già incatenato a che cosa serve la catena della moto?

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erika.adale
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Re: Una madre per le proprie figlie farebbe qualunque cosa

Messaggio#3 » mercoledì 8 giugno 2016, 19:09

Ciao Sara, compagna di ritardo ( e dunque di malus) nel contest!
Una storia originale e interessante, con la spiegazione regalata a scatole cinesi, un messaggio dietro l'altro. Grazie del cambio di font, con il quale mi hai evitato parecchia confusione. In generale ho gradito la vicenda e la forma con cui l'hai raccontata; lascia molto spazio alla fantasia del lettore, e sono indecisa se considerarlo un pregio perché permette la libertà di fare varie congetture (Celeste è sopravvissuta o meno alla scoperta? E' stata anche lei sacrificata al demone? In che contesto ha scritto tutta la lettera trovata in bottiglia? Come ha fatto la Madre ad attraversare i secoli senza che nessuno notasse la sua immortalità?) o un difetto perché lascia dei vuoti nella tessitura della vicenda. Magari dalle tue risposte capirò meglio l'intenzione che avevi lasciando alcune questioni sospese.

Fernando Nappo
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Re: Una madre per le proprie figlie farebbe qualunque cosa

Messaggio#4 » sabato 11 giugno 2016, 14:08

Ciao Sara,
anche nel tuo caso direi che il tema è centrato. Nonostante l'idea di qualcuno che si vende l'anima al diavolo, o a un generico demone, per vivere in eterno non sia di prima mano - ma quale idea lo è veramente? - trovo molto interessante che la tua Madre sia più interessata alla vita eterna in terra che non a quella promessa dal suo Capo; un bel contrarsto.
Interessante anche il finale, disvelato tramite lettere via via più datate.
Ci sono, però, due cose che non mi convincono:
- mi sembra che le preoccupazioni di Rahela nascano dal nulla e che arrivi a fare supposizioni che non sembrano avere un nesso diretto con gli avvenimenti, come per esempio la storia del biker
- trovo strano che nessuno abbia mai notato la sospetta longevità della Madre

magwal
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Re: Una madre per le proprie figlie farebbe qualunque cosa

Messaggio#5 » sabato 11 giugno 2016, 18:06

Ciao,
intanto una domanda: il nome Rahela è voluto così o è figlio di un “toscanismo”, ovvero la c è finita talmente aspirata da sparire del tutto?
Mi è piaciuto il tono ironico del racconto (grande il biker che ricatta la madre superiora), ma ho trovato alcuni passaggi poco “realistici”, anche se quando si parla di demoni… Intanto come mai la spesa viene affidata ad una giovinetta di 18 anni appena? Possibile che in un convento questo compito sia assegnato ad una giovane novizia? Perché buttare lo scontrino nel fuoco di fronte alla ragazza? Com’è che un foglio di carta resiste in un'ampolla per quasi 200 anni? La seconda lettera, Celeste la trascritta? Se si, perchè 2 font diversi? Altrimenti i fogli nell'ampolla erano 2 e non 1. In questi 300 e passa anni, suor Assunta ha sempre vissuto lì o ogni tanto si sposta con il proprio demone? Forse la catena serve proprio a questo…
Insomma, buona l’idea, ma lo sviluppo, seppur in presenza di presenze demoniache (pessimo gioco di parole) mi lascia un attimo perplesso. Dieci pieno alla madre superiora che vede nei moderni mezzi di trasporto lo strumento del demonio, fatto salvo che ne tiene uno incatenato per i propri scopi

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Gimmi
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Re: Una madre per le proprie figlie farebbe qualunque cosa

Messaggio#6 » lunedì 13 giugno 2016, 15:59

Hola!
E' con vigore ritrovato che continuo a commentare i racconti dopo aver scoperto che uno di questi non è stato pubblicato e un altro l'ho fatto nel girone sbagliato! Yeeeeee! ^^
Belinate a parte mi accingo a commentare sottolineando il fatto che non ho letto (ancora) i commenti già fatti e dividendoli in pro e contro..

Contro:
Non ha una chiusa. Non conclude. Secondo me questo è il contro più grande e pesante. Leggo un racconto anche abbastanza attirato dal mistero, ma arrivo alla fine senza sentire quel "Ooooh" di stupore, ma quel "Meh" di delusione. Cioè, lo leggi... e poi... vabbé ci torniamo finiti gli altri punti, ok?

Più nello specifico: La Madre proibisce l'uso dei mezzi a motore. Una riga sotto: "risalì sul vecchio furgoncino dell’istituto e si avviò verso la tappa successiva". Ma sono sicuro che te lo abbiano già fatto notare. E' stato abbastanza divertente... infatti ora che ci penso questo dettaglio mi ha fatto pensare che fosse (anche questo, sbagliando per la seconda volta) un racconto ironico. Anche la catena da moto con la carta igienica e le uova me lo ha fatto credere. Ti dirò.. la mia mente perversa mi ha fatto sperare in un qualcosa di perverso.

Aggiungo anche che mi pare strano che qualcuno abbia la fobia dei mezzi di trasporto perché sono "frutto della presenza del demonio" e poi sta attaccata alla televisione. Poi, ci può anche stare che non li voglia i mezzi, però darei una spiegazione un po' più precisa. Come: "Il demonio miete più anime dagli incedenti stradali che con i suicidi che induce".. roba del genere.

Tornando alla lista della spesa, perché poi la accartoccia e la butta nel fuoco? Risposta: perché non doveva esserci traccia nella "contabilità" di quell'acquisto. Ok, ma allora perché non glielo ha detto a voce di comprarla invece di alterare il "bilancio" cancellando il fatto che ha comprato uova e carta igienica? Non so se mi sono spiegato, di tanto in tanto mi mangio le parole..

La suora Madre. Finito di leggerlo mi ero dimenticato che è comparsa. Perché farla apparire così poco e male? Dovrebbe essere un personaggio importante, no? Io opterei per: o la cancelli del tutto per alimentare un'atmosfera di mistero (o meglio ancora, la mostri sempre di spalle, magari seduta davanti al fuoco e descrivendone la situazione); oppure ci spendi più righe, perché così viene banalizzata.

A proposito di mostrare scene. Tutto il racconto, specie nella grotta, è uno spiegare che cosa succede. Un demone è incatenato! Potevi far sentire la tensione. Non basta scrivere "cadendo più volte a terra" per farmi pensare "Oddio c'è una creatura che se la prende finisce male come pochi!" (Questo va letto in chiave tamarra. Si dice a Milano tra i tamarri "come pochi"? O è tipico genovese?).
Siamo scesi in una grotta. Siamo con lei. Ci sarà odore di umido. Muschio forse? Il cuore pulsa. Sentiamo le catene che si agitano. Il battito accelera. E così via in un climax che ciao!
Però non me la puoi far cadere e sentire "qualcosa che sembrava una bottiglietta". Sentirà qualcosa di duro, che tintinna con i suoi braccialetti (?) come fosse vetro. E poi si sta cagando addosso, scala la parete e ricade, sale e ricade, e poi che fa? Scava? Per cercare qualcosa che novantanove su cento era la bottiglia alta qualità della Ronco lasciata lì dallo zio Osvaldo dopo essere stato licenziato e mollato dalla moglie.
Naaah.. almeno per me.

Rahela (che nome particolare, che origine ha?^^) trae delle conclusioni molto affrettate. Avrebbe avuto più senso se avesse fatto un rigiro molto più lungo leggendo una lista della spesa più dettagliata su alcune cose. Magari la Madre l'aveva chiamata misteriosamente dandole un bigliettino piegato più volte raccomandandosi di non farne parola con nessun'altra, sul quale c'era scritto cose come: benzina, casco, catena per moto e rasoio da barba. Allora, magari, forse, probabilmente, nella sua fantasia giovanile poteva pensare che ecc ecc..
Così mi è parso un po' azzardato.
Come altri racconti prima del tuo mi viene da dire che hai avuto una storia troppo grande per così poco spazio.

E poi niente. Titoli di coda. Il finale è uno spiegone di un mistero che non c'è mai stato. O perlomeno, non è mai stato avvertito così tanto da farti fare "Ooooh" (e qui ci ricolleghiamo con l'inizio). In più non hai voluto dare uno spiegone, ma addirittura due, facendo fare un passaggio in più con la lettera della nipote di non ho capito chi.
(Tra parentesi: la ragazza che ha scritto il biglietto era una tipa distratta o solo po' lenta? Poteva aspettarsi che se scrive l'avvertimento su un foglio il primo che passa lo legge, ma forse non il secondo e va a morire, no? xD
Inoltre mi è parso un po' troppo dettagliato quel biglietto per essere stato scritto da una ragazza che doveva lasciare un messaggio rapido per avvertire di non entrare. E non mi dire che l'ha scritto in tutta comodità a casa, perché altrimenti faceva un cartello! E questo mi fa venire in mente un'altra cosa. Ma la Madre non si è mai accorta dell'ampolla?)

Pro:
L'incipit è carino.
Mi scuso, ma non mi viene in mente altro.

Ora leggo anche agli altri commenti e vedo se c'è qualcos'altro da aggiungere :)

Bene, ho letto gli altri e ho due congetture:
1) E' stata generata confusione. Non va bene.
2) Sono io che sono troppo critico o sono gli altri che lo sono troppo poco?
3) Ma non era Satana che induce in tentazioni? Ora lo fa anche Dio?! Non c'è più religione..

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Flavia Imperi
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Re: Una madre per le proprie figlie farebbe qualunque cosa

Messaggio#7 » mercoledì 15 giugno 2016, 17:17

Ciao Sara!

Allora, l'ambientazione e il tipo di storia mi hanno subito incuriosita. Anche la scelta di una madre superiora per lo sviluppo del tema l'ho trovato interessante. D'altro canto alcuni passaggi sono un po' fumosi, come per esempio qui:

"...secondo le istruzioni della vecchia.
Ho dovuto dargliela in pasto."

Fra le due frasi è passato del tempo? In tal caso credo dovesse cambiare data. L'espediente di un foglietto che riporta un altro foglio ancora non l'ho trovato troppo funzionale. Sarebbe stato meglio forse farglieli trovare in un altro luogo, e non alla grotta. Bello però l'impatto delle date.

I ragionamenti della protagonista li ho apprezzati, danno idea proprio dell'età giovane e del temperamento un po' ingenuo e immaturo. L'incipit con la lista della spesa è godurioso!

Nel finale si intuisce che c'era moooolto di più nella tua storia, ma che forse hai dovuto compattare il tutto per farla rientrare nelle limitazioni del concorso.

Due tips "tecnici": troppi avverbi in -mente e troppe spiegazioni infodump.

Buon contest!
Siamo storie di storie

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Andrea Partiti
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Re: Una madre per le proprie figlie farebbe qualunque cosa

Messaggio#8 » giovedì 16 giugno 2016, 17:10

Le suore sono un grande hit dell'edizione, e ammetto di averci pensato anche io, a lungo.
La storia funziona molto bene e il segreto è veramente il motore di tutta l'azione, non solo un elemento di contorno.
La forma a piccoli spezzoni di natura narrativa diversa mi piace molto, la lista della spesa all'inizio a introdurre il formato e abituarci all'idea, una parte narrativa più "normale" forse un tantino troppo lunga a scapito della lettera finale.
Ho dei dubbi su come hai introdotto l'ultimo segmento, il frammento di libro. Ricopiato all'interno di una lettera dall'aria "urgente", sembra molto dispersivo. Avrebbe ottenuto lo stesso effetto intimidatorio, se non un effetto maggiore, riassumendo rapidamente le sue scoperte per mettere in guardia chi avesse ritrovato la lettera. In fondo hanno la stessa autorevolezza un brano ricopiato o un riassunto qualsiasi. Per salvare il formato a spezzoni del racconto, una pagina strappata dal libro/diario e inserita nella busta la troverei più adatta.
Penso potrebbe essere utile anche una revisione dell'ultimo frammento che sembra più affrettato e confuso. Il ruolo della strega e del demone sono lievemente confusi, a una lettura superficiale. Se riuscissi a separarli nettamente sarebbe meglio. Penso che il punto critico sia "La strega viene portata nella grotta dove già c'è una creatura da farle analizzare", mentre nel racconto viene spontaneo collegare "quella creatura" a "la strega del villaggio" che citi poco dopo, fondendole e faticando poi a far funzionare la dinamica della scena seguente.
Mi spiace anche un po' che la storia sia interrotta. Abbiamo portato Rachele fin nella grotta, a recuperare il messaggio di una vittima passata, ma non c'è il confronto con la madre superiora, né una interazione diretta con la creatura. Può andare bene, come espediente per raccontare la storia a ritroso, ma in quel caso non mi soffermerei così tanto sulle sue riflessioni e sulla preoccupazioni per la superiora.
Ho scritto un papiro di critica, ma ci tengo a sottolineare che l'idea alla base del racconto mi sembra ottima e il formato originale e brillante. Migliorabile l'equilibrio interno, sì, ma è per sempre una prima stesura!

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antico
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Re: Una madre per le proprie figlie farebbe qualunque cosa

Messaggio#9 » venerdì 17 giugno 2016, 14:53

Sarà, questo è davvero un ottimo lavoro, ma mi sembra sia eccessivamente troncato... Pertanto non posso che alogiare il testo, perché quello che c'è è "roba buona", ma devo penalizzarti perché non chiude il cerchio, ma neppure un po'. Ok, ci possono essere dei finali aperti, ma qui lo è troppo. In più, per risolvere il tutto hai inserito questo casualissimo ritrovo dell'ampolla al buio che è lì solo per permetterti di arrivare in fretta al segreto ed è un pelo troppo forzato... Pollice ni per quanto ho scritto, ma usalo come base per un racconto più articolato, assolutamente.

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