Invito a Cena con il Mostro

La Sfida a Italian Way of Cooking è un Super Speciale di MC finalizzato al componimento di un e-book prodotto da Minuti Contati!
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Daniel Travis
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Invito a Cena con il Mostro

Messaggio#1 » giovedì 9 giugno 2016, 21:04

Antipasto
Sanguinaccio crudista del camposanto

«Già gli antichi popoli tribali ci credevano.» Mentre parlo, il mio corpo trema leggermente nel tentativo di mantenere l'autocontrollo. Di fronte a me un uomo delle dimensioni di un armadio a due ante giace riverso sull'asfalto, con un labbro spaccato e imbrattato di sangue e un buco in fronte. Il labbro è opera mia, e dato che l'armadio è un vampiro non è una cosa da nulla. Il foro l'ha fatto la ragazza al mio fianco. Tra i venticinque e i trenta, corti capelli castani e un soprabito lungo di pelle nera; bellissima e, come ho appena scoperto, dotata di ottimi riflessi. Si chiama Ash, è una strega e la mia accompagnatrice ufficiale per la missione. Ha tra le mani una vecchia Beretta da cui esce ancora un rivolo di fumo. Sembra scioccata per aver dovuto sparare alla sanguisuga qui davanti, o forse perché io l'ho mandata al tappeto. In ogni caso, vuole impedirmi di finirlo. «L'idea è passata in tutte le culture: mangi il nemico, mangi la preda, prendi la sua forza.»
«Non ti sembra un tantino imperialista, come frase?»
«Chiedo scusa?»
«Prendiamo pure come universale la diffusione dell'idea di una “forza vitale” che può essere consumata e assorbita. Certo, i significati specifici del cannibalismo rituale invece cambiano nei diversi gruppi si è praticato, o immaginato nel mito. A livello divulgativo, lo posso accettare. Antichi popoli tribali, però, resta riduzionista e generalizzante. Capisco che tu non sia uno specialista, ma...»
Mi lascio sfuggire un sospiro.
«Sono felice che tu ti sia ripresa.»
«Uso le precisazioni antropologiche come antistress. Ero certa che saresti morto quando quel vampiro ci ha attaccati.»
«Capisco. Ora mi spieghi perché non posso mangiarlo?»
«Perché sono ancora sicura che morirai, se lo eliminiamo.»
Lo scontro è avvenuto nel piccolo parcheggio di un cimitero di campagna affacciato da un lato sulla provinciale, deserta a quest'ora, e dall'altro su campi coltivati. In pieno giorno, quando siamo arrivati, li ho ammirati in tutto il loro splendore: un immenso lago verde costellato di spighe simili a riflessi dorati del sole. Adesso vedo una sterminata distesa monocromatica, un informe acquitrino azzurrognolo. Il vampiro ha assalito Ash durante il nostro giro di ricognizione preliminare, e il resto è stato puro istinto; per fortuna è bastato un pugno. Stavo per dissanguarlo prima che la strega gli sparasse e fermasse me.
«Okay. Perché?»
«Hai già incontrato dei vampiri: sono creature organizzate. E quelli di provincia sono così annoiati che ogni incidente è un'occasione buona per spettegolare. Un vampiro solitario nel cimitero di Maiano probabilmente faceva la guardia per verificare eventuali risvegli nelle tombe. L'odore della cenere di uno di loro non è facile da mandar via: se lo sentono, il rischio che risalgano a te è consistente. Ancora peggio, possono risalire a me – e io non so prendere i vampiri a cazzotti, mister.»
«Mentre lasciarlo in vita non dà sospetti? Se è vivo, può parlare...»
«Non se pensa di aver violato le regole,» replica lei con un sorriso. «Sei forte come un vampiro, e a giudicare dalle tue tremende abitudini alimentari anche l'odore non dev'essere troppo diverso: se lo mordi e gli sottrai un po' di sangue penserà che tu sia uno della sua specie, che difendeva il suo familiare – sarei io. Non si vanterà di aver attaccato una ragazzina durante il turno di guardia solo perché è una testa calda e aveva fame. Men che meno se la ragazzina era asservita a un altro non morto; per finire, di certo non confesserà di aver combattuto anche col padrone, e aver perso. La pressione sociale in questo caso è più efficace dell'assassinio: nessuno cercherà i nostri odori tranne, mal che vada, questo ragazzaccio da solo; meglio, no? Morale: paura batte violenza. Per non parlare della vergogna. A meno che tu non voglia affrontare una banda punitiva con quella brutta ferita al fianco.»
L'ha notata, allora. In questo stato un solo vampiro non è un problema, ma un gruppo rischia di farmi del male sul serio. La ragazza ha ragione: devo prima concludere la mia ricerca. Poi potrò sfogarmi.
«Ti ho assunta perché hai la fama della strega migliore del nord Italia; non mi aspettavo una stratega.»
Ammicca, si avvicina al vampiro e arrotola una manica della giacca: sull'avambraccio ha un tatuaggio raffigurante una serie di piramidi, ciascuna contenente un occhio, disposte in cerchio e puntate verso l'interno come frecce. «All'università ho fatto un'etnografia sui vampiri italiani... Non l'ho potuta far leggere a nessuno, chiaro, ma torna utile.» Raccoglie una goccia di sangue dal nostro assalitore e la poggia al centro esatto dei triangoli. «Questo trucco rafforzerà il senso di pressione su di lui. Ora mordilo, prima che guarisca. Io guarderò dall'altra parte: lo shock sta passando davvero, potrei vomitare...»
Prendo il suo posto di fianco al vampiro e mi inginocchio per raggiungere il suo collo. Non sto più tremando.

Primo piatto
Zuppa di mostri continentale

Jake, il cacciatore di mostri che mi ha assunta per fargli da guida, è seduto di fronte a me al tavolino rotondo di un bar. Rispetto ai suoi capelli rossi la camera di un adolescente sembrerebbe rigorosamente ordinata; i suoi occhi azzurri vagano da me alla ghiaia sotto i nostri piedi, fino alle pareti in sasso del locale e al cielo, senza soffermarsi su niente.
Io ho preso spremuta d'arancia e antipasto misto, lui un espresso. Dal tagliere al centro del tavolo salgono i profumi dello gnocco fritto e di una selezione di salumi locali: prosciutto crudo, coppa, salame piacentino. Stiamo in un hotel in città, ma di prima mattina siamo tornati ad avventurarci in provincia, abbiamo parcheggiato sulla stradina che conduce al paese e ci siamo concessi una colazione come si deve prima di riprendere le ricerche, visto che ieri notte abbiamo rimediato solo il prologo di un episodio di Buffy.
«Sembri rilassata riguardo ieri.»
«Non mi capita tutti i giorni qualcosa di straordinario come te, ma le streghe sono preparate ad affrontare più di quel che pensi.» Il cucchiaino tintinna contro la tazza mentre Jake mescola il caffè. «Allora è questo il tuo segreto per cacciare i mostri.» Mi prendo una pausa per assaggiare una fetta di salame, cercando di non visualizzare Jake che ingurgita sangue di non morto. «Li mangi.»
Jake assaggia il caffè prima di replicare.
«Me l'ha insegnato mia madre: è di famiglia. Sappiamo assimilare il potere delle creature di cui ci nutriamo. Fu il mio bisnonno a scoprirlo, su in Irlanda. Un Each Uisge, una specie di cavallo acquatico che mangia la gente, lo attaccò durante un'escursione, ma lui era un combattente e riuscì a sgozzare la bestia. Perse la gamba sinistra, ma ebbe da mangiare per tutto l'inverno.»
Sollevo un sopracciglio, con una fetta di crudo ancora sospesa a un paio di centimetri dalla bocca.
«Non aveva una vita facile: faceva la fame. Con il tempo scoprì, in situazioni d'emergenza, di saper respirare sott'acqua per un po'. Fece il collegamento e decise di darsi alla caccia. Così mio nonno, e mia madre, fino ad arrivare a me. Proteggiamo la gente dalle minacce sovrannaturali. Certo, ha i suoi lati negativi.» Un altro sorso di caffè. «Mio padre è stato divorato dall'unico licantropo superstite di un branco sterminato da mia madre. Ma siamo soldati, e sappiamo che la guerra comporta delle perdite. Dopo che mia madre mi ha iniziato al mestiere di famiglia, per qualche anno ho girato l'Europa, provando filetti di coda di sirena e bistecche di mannaro innaffiate di sangue vampirico. Ma durante il mio ultimo viaggio in Germania, ho incontrato un branco di licantropi e sono stato... Imprudente. Il problema è che siamo, di fatto, umani: i nostri poteri si risvegliano solo sotto stress estremo, quando l'adrenalina prende il controllo. Se ad esempio cerchi di affogarmi posso sopravvivere più a lungo del normale, e nuotare meglio di un pesce. E...»
«E puoi mandare un vampiro al tappeto con un pugno.»
«Esatto. La guarigione però richiede tempo, specie quando le ferite sono causate da un mostro. Se anche potessi mantenermi nello stato necessario a rigenerarmi per tutto il tempo che ci vuole, la tensione mi ammazzerebbe.»
«Per questo vuoi la pelle del Biscione.»
«I licantropi avevano un compagno umano. Temeva che lo ammazzassi come i suoi amici e mi ha parlato dei tatzelwurm. Rettili sovrannaturali dell'area alpina tra Austria, Svizzera e Italia. Le scaglie di un mostro del genere potrebbero rendermi praticamente impenetrabile in combattimento. Questo “Biscione” in particolare mi dà tre vantaggi: è sopravvissuto per secoli, quindi è forte; i suoi avvistamenti sono tutti localizzati nell'area circostante questo minuscolo paese, quindi è più facile da trovare; e se le mie informazioni sono corrette, ha appena fatto la muta.»
«Quindi vuoi recuperare la sua pelle senza doverlo combattere, e...»
«Pestarla e frantumarla con pazienza, impegno e strumenti da lavoro edile, farne farina e mangiare polpette di tatzelwurm per una settimana. Dopo, non ci sarà artiglio capace di farmi sanguinare.»
Il suo tono è appassionato e deciso, come quello di un mistico o di una recluta entusiasta. Ma nella sua mascella stretta e negli zigomi leggermente tesi non leggo solo dedizione. Mi rendo conto di avere ancora in mano il crudo di prima.
«Non credi che il tuo comportamento stia diventando ossessivo?»
«Prego?»
Mi caccio in bocca il salume insieme a un abbondante pezzo di gnocco fritto e biascico: «Niente.»
«Ti pago per trovare la pelle, strega, non per giudicarmi.»
«Signorsì, signore.» Mi serve un generoso sorso di spremuta per mandare giù il boccone. Ingoiare il rospo, invece, è facile: sono pur sempre una strega.

Secondo piatto
Tagliata di Biscione

«Sconfitto il Saraceno, Ottone Visconti prese la sua insegna: l'elmo con la serpe che ingoiava Gesù Bambino. E appuntò come simbolo della propria famiglia un serpente perché, come tu dimostri, assimiliamo sempre ciò che odiamo.» Ignoro la frecciatina di Ash; so che impressione può dare quel che faccio, ma è necessario a sconfiggerli. Niente di più. «Questa è una versione. Per altri il cimiero sull'elmo del Saraceno mutò miracolosamente così che il serpente divorasse lui anziché il Cristo. Oppure, il miliziano Uberto Visconti uccise un drago in patria – speriamo di no, eh? Fatto sta che dal tredicesimo secolo il Biscione divenne l'icona viscontea. Avanti veloce: fino al Novecento Grazzano non era altro che un castello convertito in tenuta di campagna e qualche rudere; poi Giuseppe Visconti volle riportarlo alla gloria, reinventandolo completamente nel processo. Partecipò ai progetti e alla costruzione e coinvolse allievi artigiani del legno e del ferro battuto per creare l'impressione di un borgo quattrocentesco; costruì e decorò, anche in prima persona, questa adorabile frazione campagnola che è anche una scenografia vivente, nonché gonfia di turisti: se non vuoi comprare un'armatura medievale o la spada di Aragorn, puoi aspettare fino alla prossima rievocazione storica, o festa a tema Harry Potter. C'è chi si lamenta dell'inautenticità di questo posto; non sono d'accordo. La memoria è niente senza creatività e gioco. Impipatene e guarda in alto
«Cosa?»
«Il motto del paese.»
Sto diventando nervoso. Devo trovare la pelle del tatzelwurm al più presto. La desidero, ne voglio sentire il potere e...
No.
Non è così. Ne ho bisogno. Per combattere.
«La lezione di Storia ha uno scopo?»
«Certo,» replica lei. «Niente a che fare con te, però. Mi sono documentata. Da queste parti potresti sentire qualcuno darti del can d'la bissa – anzi, con la tua attitudine, lo sentiresti di certo. Significa “cane della biscia”: i cani della famiglia Visconti erano intoccabili, perché se li avessi danneggiati saresti incorso nelle ire dei loro padroni. L'espressione si è estesa a tutta la gente che vorresti tanto pestare a sangue...»
«Non vedo cosa c'entri con...»
«I Visconti hanno messo radici profonde in tutta la provincia. Questo borgo, quest'area non è solo la tana di un grosso serpente: è nato dalla volontà e dall'ingegno di una famiglia che ne porta le insegne da otto secoli; costruito tra le sue spire, impregnato del suo mito. Ieri abbiamo girato in tondo, oggi proviamo qualcos'altro.» Ash trae un profondo respiro. «In Magia simbolo e referente sono intrecciati fin quasi a coincidere. Il paese è avvolto dal Biscione, e io mi immergo nelle storie, nell'odore, nella personalità del paese.» Mentre parla, vedo le sue pupille ritirarsi sotto le palpebre. Mi racconta di Eriprando Visconti, dei galli in ferro battuto che ricordano il tradimento di San Pietro, del fantasma Aloisa che protegge gli innamorati. Di Storia e mito. Arriva a sussurrare, a un ritmo sempre più sincopato; due o tre persone si voltano a guardarci.
La strega allarga le braccia, e sotto le maniche non vedo più il tatuaggio di ieri, ma disegni gemelli di sassi e mattoni e cancellate che si avvolgono come scaglie nelle spire di una serpe. Subito dopo, abbassa lo sguardo. È pallida e sta ansimando, ma sorride.
«La ghiacciaia.»
«La ghiacciaia di chi?»
«Di Grazzano. La pelle del Biscione è nella ghiacciaia di Grazzano Visconti.»

Aspettiamo la notte per agire.
Un cilindro di sassi e mattoni s'inabissa nella vecchia ghiacciaia del borgo, che d'inverno veniva gradualmente riempita di neve e lastroni di ghiaccio e restava attiva fino a tarda estate; oggi è protetta da una spessa grata metallica. Se Ash non sbaglia, qui sotto è nascosta la pelle del mio tatzelwurm. Mi tremano le mani, ma stavolta sarà più facile controllarmi. Farà male. È necessario.
Abbatto entrambi i pugni sulla grata, a piena potenza, con un gemito. Il dolore è lancinante. Attacco di nuovo una, due, tre volte, finché non penso più e restano solo gli impatti ripercossi su tutto il mio corpo. Il dolore diminuisce e io divento sempre più forte, più di un essere umano, come un vampiro.
E altrettanto affamato.
Spezzo e piego le sbarre, quindi scendo con un balzo. Per un po', vedrò anche al buio.
«Non so bene come trovarla,» precisa Ash sopra di me. «L'ho sentita qui, come una traccia del Biscione distaccata da lui, ma deve averla nascosta, o mimetizzata, o...»
«Trovata.»
«Cosa?»
È il mio turno di sorridere. Non avrò capacità magiche, ma da così vicino la mia fame è una bussola infallibile. Sfioro lo spesso tappeto di scaglie abbandonato in un angolo che odora di polvere e acqua marcia. Deve essere lungo più di due metri; mi inginocchio per caricarmelo sulle spalle.
«Devo tornare su finché ho ancora la forza di un...»
Gli scoppi mi assordano; le mie gambe sono trafitte da un dolore improvviso che mi costringe a terra. Sento almeno un osso spezzarsi. È come se tre, quattro fulmini mi avessero colpito alle ginocchia. I miei poteri cominciano a guarirmi, ma non dureranno a sufficienza per rimettermi in piedi. Sono impotente. Che cosa...?
«Oh, scusa!» La voce della strega è squillante, canzonatoria. «La stavo pulendo e sono partiti quattro colpi!»

Vino
Sangue di Giuda

Sono immobilizzato, sto per svenire, e per la prima volta da tempo provo autentico terrore.
Lui emerge dalla sua vecchia pelle, dov'era nascosto per occultarmi la sua presenza. Sarà lungo cinque metri, con un corpo spesso il doppio del mio. Pare un incrocio tra una lucertola, un serpente e un coccodrillo. Il suo muso affilato ha occhi grandi e neri arricchiti da riflessi ambrati, sereni e curiosi; è quasi felino nella forma e nell'espressione. Sale a una velocità impressionante oltre la grata e cala con dolcezza la strega fino al pavimento di cotto, prima di avvolgermi tra le sue spire in una morsa che non vincerei neanche nel pieno delle mie facoltà.
«Quando Hans mi ha chiamato, ho dovuto organizzare tutto in fretta. Metterti la pulce nell'orecchio sul tatzelwurm italiano in muta non è stato difficile, ma abbiamo dovuto usare un umano e sperare che non ce l'ammazzassi. Un semplice incantesimo d'attrazione ti ha portato a chiedere il mio aiuto, ma non è stata che una spinta: sono una delle migliori streghe tra qui e la Lombardia, parlo un ottimo inglese, e ammettiamolo, ho anche un certo carisma.»
«Puttana! Ti...»
«Mi insulti finché non ti sparo di nuovo? Il vampiro mi doveva dei soldi: il finto attacco per misurare i tuoi doni è stato facile, e il resto è storia.» La strega sorride e batte le mani. «Ora! Dobbiamo cominciare prima che tu ci dia altri problemi, quindi non ho il tempo di essere troppo gentile. Ecco il fatto: sono abbastanza potente da isolare il tuo talento ereditario e giocarci a bocce. Il dubbio è: cosa dovrei farci?» Si scopre le maniche, e di nuovo i suoi tatuaggi sono cambiati: il destro mostra la sezione anatomica di un braccio umano, il sinistro un intricato disegno tribale. «È diventata una droga. Non ti sei limitato a vendicare tuo padre: ne hai fatto un'ossessione, e ora sei un esercito su due gambe, un cacciatore senza scrupoli.» Sospira, inginocchiandosi di fronte a me. «Il posto delle streghe è sempre stato in mezzo, tra gli esseri umani e... Il resto. Se fossi stata in circolazione quando tuo padre è morto avrei fermato io il suo assassino; invece ci sono ora, in tempo per fermare te. Ascoltami bene: gran parte dei mostri vogliono essere lasciati in pace, o dare una mano, o seguire le loro regole. Come noi. Non sei un eroe in missione, Jake: sei un drogato e un serial killer, nonché il genocida più lento della storia. E ho due modi per disintossicarti.» La sua voce della stronza si è addolcita. Pensa di volermi aiutare? «Puoi diventare umano, solo umano, e andare dove ancora non ti sei fatto troppi nemici, o lasciare che i tuoi doni si risveglino del tutto e trasformarti in mostro: stesse leggi, stessi diritti. Chissà cosa saresti.» Parla pure, strega. Se riesco a recuperare abbastanza forze... «O puoi farti divorare dai nostri amici.»
L'oscurità si addensa, mi circonda e vomita due, tre, cinque figure umanoidi, pelose, con zampe bestiali e i lunghi musi dei cani da caccia. Troppi. Se anche mi liberassi dalla presa del tatzelwurm...
«Prendimi la mano, Jake. Abbandona la fame. Scegli.»
Non mi ha lasciato nessuna possibilità, se non decidere. O morire.
Mi concedo un lungo respiro.
Fisso negli occhi la strega che mi ha tradito, e prendo la sua mano.

Digestivo
Strega

Siamo usciti dalla ghiacciaia. Mentre i Cani portavano fuori la pelle e sistemavano la grata, io la sigillavo sul piano magico imprigionando Jake per la durata del suo cambiamento. Il Biscione ha aperto la bocca e ha lasciato che ne emergesse un busto umano d'incarnato olivastro; l'enorme coda si è riassorbita in un paio di gambe. Un Cane ha consegnato al mostro di Grazzano una camicia bianca e un paio di calzoni neri, e un elastico con cui ora si sta legando i lunghi capelli corvini. I suoi occhi sono ancora grandi e scurissimi, e mi guardano con la solita espressione condiscendente.
«Ashley, sei stata splendida.»
«Sì, beh, potresti offrirmi la cena. Tutto quel lavoro magico ti svuota, saraceno.»
«Pensavo che l'avessi fatto per proteggere noi poveri mostri.»
«È così. Ma una strega che non si fa pagare...»
«Crea un brutto precedente,» conclude lui alzando le mani in segno di resa. «Lo so. La mia vecchia pelle è tua.» Ci ho messo anni a convincerlo: il cacciatore era la chance ideale. «Ma se non avevi intenzione di rubare il potere di Jake, per cosa la vuoi usare?»
«Vecchio mio, tu non hai idea della lista di cose in cui la metterò dopo averla polverizzata.» Ignoro il suo disagio mentre compilo un piano mentale: prima un pizzico sulla pasta per scoprirne il sapore, e poi una bella spolverata con la cannella nel vin brulé per verificare gli effetti psicotropi. Un po' per la meditazione e un po' per la pizzata di sabato con i Caoti e i Satanisti, e poi... «Saraceno, se tutto va come credo, la tua pellaccia sarà la mia spezia preferita per i prossimi anni
«Ti preferivo quando non cucinavi, Ash.»
«Mi adori. E non scherzavo sulla cena: se non mangio, svengo. Che dici, tortelli con la coda? Con la tua notevole eccezione, sto pensando di tornare vegetariana...»


Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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Marco Lomonaco - Master
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Re: Invito a Cena con il Mostro

Messaggio#2 » venerdì 17 giugno 2016, 21:27

Daniel Travis, Invito a cena con il mostro

Ciao Daniel, bentrovato, non credo che ci conosciamo ma potrei sbagliarmi, in caso che ci siamo incrociati già su qualche altro forum dammi un nickname, così capisco con chi sto parlando… :P
Altrimenti molto piacere di conoscerti.

Passiamo al brano.

Già la prima persona presente, per quanto possa sembrare la narrazione più facile, nasconde un sacco di insidie: l’infodump è in agguato dietro ogni stramaledetta virgola, la gestione del punto di vista (per quanto io non capisca come mai, visto che ce ne dovrebbe essere uno solo e stop) dà sempre un sacco di problemi a moltissimi, e per finire si ha sempre la sensazione che sia una narrazione “in presa diretta” e rimane sempre quel senso di “ma perché è soprattutto a chi sta raccontando queste cose il narratore?”.
Spero ovviamente che tu non cada in nessuna di queste trappole.

Subito dal primo paragrafo si vede come invece questa cosa succeda. Tutto questo pezzo è in tell, cosa che non mi dà fastidio in sé (sono per lo show don’t tell, ma non a livello di fanatismo religioso, banalmente perché lo trovo più performante), ma con la prima presente restituisce la sensazione del narratore/protagonista che sta raccontando a sé stesso quello che si trova davanti a uso esclusivo del lettore. Questa cosa trascina me lettore fuori dalla storia e fuori dal personaggio, che è un controsenso per una narrazione in prima persona, che vorrebbe essere estremamente immersiva.

Ti faccio l’analisi proprio punto per punto del primo pezzo, così capisci cosa intendo, poi per il prosieguo non ti segnalo più le cose dello stesso tipo, tanto sarebbe solo una ripetizione e se capisci il concetto poi sei a posto.

«Già gli antichi popoli tribali ci credevano.» Mentre parlo, il mio corpo trema leggermente [l’avverbio non serve] nel tentativo di mantenere l'autocontrollo [tell]. Di fronte a me un uomo [falso, poi dici che è un vampiro, e il narratore già lo sa, definirlo uomo è proprio un errore] delle dimensioni di un armadio a due ante giace riverso sull'asfalto, con un labbro spaccato e imbrattato di sangue e un buco in fronte [quando si mette la “e”, poi bisognerebbe fermarsi, non “e questo e quello e quell’altro e quell’altro ancora”]. Il labbro è opera mia, e dato che l'armadio è un vampiro non è una cosa da nulla [si fa i complimenti da solo? TUTTO quello letto finora è messo giù a puro beneficio del lettore, e in una narrazione come si deve, il lettore lo devi prendere e portarlo nella storia, non ci si dovrebbe conversare amabilmente]. Il foro l'ha fatto la ragazza al mio fianco [tell… farlo girare e fargli “vedere” la ragazza avrebbe funzionato molto meglio]. Tra i venticinque e i trenta, corti capelli castani e un soprabito lungo di pelle nera; bellissima e, come ho appena scoperto, dotata di ottimi riflessi [questo periodo è lunghissimo e dice troppo, scegli qualcosa, le cose più importanti e identificative e di’ quelle, non bisogna dire tutto, anzi, altrimenti le frasi annoiano e vien voglia di saltarle]. Si chiama Ash [non potevi farlo dire in una battuta, tipo che si rivolge a lei chiamandola così?], è una strega e la mia accompagnatrice ufficiale per la missione [anche qui, è tutto tell a favore del lettore… poi puoi farlo lo stesso eh, non è che ti si mette in croce, però è proprio un po’brutto tutto fatto così, tutte queste informazioni potevano essere inserite all’interno di azioni o di dialoghi, e sarebbe stato molto mollto molto più interessante]. Ha tra le mani una vecchia Beretta da cui esce ancora un rivolo [rivolo????] di fumo. Sembra scioccata per aver dovuto sparare alla sanguisuga qui davanti, o forse perché io l'ho mandata al tappeto. In ogni caso, vuole impedirmi di finirlo [faglielo fare, non dirmelo così, davvero]. «L'idea è passata in tutte le culture: mangi il nemico, mangi la preda, prendi la sua forza.» [la battuta era iniziata 10 righe fa, non puoi riprenderla così senza introdurla o senza farmi capire che è la continuazione di quella di prima… messa così sembra che sia Ash a parlare]

Poi non si capisce con che criterio usi il corsivo. Nel senso, non ho nulla contro il suo uso, solo che leggendo il tuo brano non capisco la ratio dietro l’utilizzo che ne hai fatto. Solo di “tono”? Cose che io lettore devo tenermi a mente perché hanno (o avranno) un senso particolare?
E perché imperialista? Usi quella parola, poi spieghi il concetto e continuo a non capire il perché della scelta lessicale. Mi aspettavo una roba tipo “perché tu vai e conquisti gli stati vicini e lontani imponendo la tua egemonia su bla bla bla”. Invece così non colgo il nesso.
E non capisco il significato di questa frase: “Certo, i significati specifici del cannibalismo rituale invece cambiano nei diversi gruppi si è praticato, o immaginato nel mito.”
Poi, Ash a un certo punto dice al protagonista che era sicura che lui sarebbe morto quando il vampiro ha attaccato, poi però salta fuori che il vampiro aveva attaccato lei. Non si capisce bene la dinamica degli avvenimenti. Uno attacca me e io mi convinco che muori tu?
Poi una cosa che mi ha dato un po’fastidio è che non si riesce a inquadrare il tipo di rapporto tra i due. Non si conoscono e vanno a caccia insieme, dici che lei è la di lui “accompagnatrice ufficiale per la missione”, ma non si capisce né assegnata da chi, né se lei è di ausilio/supporto a lui, o viceversa, non si capisce chi dei due sia gerarchicamente superiore, e non sembra nemmeno che sia un rapporto paritario. Non so, questo aspetto è molto poco chiaro e mi fa continuare a fermarmi per tornare indietro e controllare se non abbia letto male io qualcosa o se abbia ragione a essere disorientato. E non solo è una cosa cattiva quando il lettore deve continuamente tornare indietro, ma anche non ho trovato le risposte che cercavo.Poi, certo, tot paragrafi dopo la cosa si spiega, ma il problema è che all'inizio dai proprio l'idea sbagliata e uno si fa un po'i castelli in testa.

La ferita al fianco è scorretta. Con la prima persona siamo (dovremmo, almeno) essere a tutti gli effetti dentro la testa del protagonista, se ha una brutta ferita al fianco e tu non lo dici mai e poi te ne esci con un “l’ha notato allora” è proprio sbagliato.

“Ti ho assunta perché hai la fama della strega migliore del nord Italia; non mi aspettavo una stratega.” Perché?? Visto che stai usando ruoli “standard” da fantasy (il tank/picchia e il caster), lei è sacrosanto che sia la stratega del party. A maggior ragione se è la strega migliore di tutto il Nord Italia. Cioè, se io ingaggiassi il miglior qualcosa di tutta una zona (piuttosto vasta e popolosa) mi aspetterei eccome che abbia tutta una serie di competenze fuori dal comune.

Comunque, per le altre parti del brano non sarò così puntiglioso, perché tanto l’analisi sarebbe analoga, le ho già lette e bene o male le cose da dire in generale sono le stesse, quindi ti dico giusto un paio di cose extra e poi passo diretto alle considerazioni generali.

Cambiare il portatore di punto di vista all’interno di una narrazione in prima persona è una cosa che si evita, perché confonde. Se fatta bene, la prima persona è molto immersiva, e quindi gli stacchi tra i vari personaggi possono essere difficilmente metabolizzati e compresi. Io ti sconsiglio una strategia di questo tipo. Volendo puoi optare per una narrazione ibrida: prima persona quando sei sul personaggio principale e terza esterna immedesimata quando sei su degli altri, ovviamente sempre con il dovuto stacco in corrispondenza dei cambi di pdv.

In generale il rapporto tra i due personaggi è poco credibile. I dialoghi, le caratterizzazioni, le dinamiche, non mi sono parse ben studiate. Per esempio, il grezzone che spiega alla strega locale cose su dei mostri della zona? Una strega di cui abbiamo già avuto modo di apprezzare l’acume e la cultura? Non è credibile, poi tutte le parti in cui lui spiega a lei le cose sanno incredibilmente di spiegone, si spera sempre che da un istante all’altro lei lo trasformi in una piattola e gli dica “oh, le so ste cose, sono io quella intelligente, non mi ammorbare!”
Ma anche altrove eh, questo era solo un esempio. Il primo problema di questo brano è, a mio avviso, lo stile, il secondo che segue a ruota è la caratterizzazione dei personaggi principali.

Lo spiegone del piano della strega alla fine l’ho trovato un po’una caduta di stile alla James Bond. Cos’hanno questi cattivi che ci tengono sempre tanto a spiattellare i loro piani al “buono” di turno prima di ammazzarlo? Capisco che per stare negli spazi qualche spiegone ogni tanto sia necessario, ma qui mi è parso proprio un po’ piazzato male.

Dietro i due aspetti di cui sopra, il più rilevante punto debole del racconto è che manca di coerenza interna. Imposti un sistema, dei poteri, e poi non li utilizzi. Jake con sensi di vampiro entra nel sotterraneo, sente subitissimissimo l’odore della pelle della muta e non ente l’odore del drago vero? E, a maggior ragione, quella dei licantropi? Che sono noti per non avere un odore tenue e discreto. Capisco la “trappola”, capisco la frenesia, però…

Poi la str(at)ega, ha davanti un tizio che ha dedicato la vita a massacrare mostri, un crociato che a quanto ci dici crede nella sua missione E ha una dipendenza molto forte da quello che fa. E lei a un certo punto va a dargli la mano? L’unico finale equo che mi sarei aspettato in quel momento è jake che le strappa il braccio e se lo mangia e che muoia portandosi dietro più gente che può. Se vuoi farlo agire in quel modo devi porre prima le basi per quel cambio di rotta, se tinteggi un personaggio nel modo A, poi non puoi farlo agire da B senza giustificare la cosa a dovere.

E il twist finale è stato scorrettissimo. Quando entri nel pdv della strega e lei interagisce con Jake, possibile che lei non pensi mai nulla di incriminante? Non ci si crede, e quindi anche il racconto perde di credibilità, e il finale più che un twist ben costruito sembra un deus ex machina.

Mi spiace essere stato così duro, ma credo sia il modo migliore per migliorare prendersi le giuste mazzate sui denti. E poi puoi anche rispondere al mio commento con un “non hai capito niente” e io di sicuro non me la prenderò :)
Comunque mi auguro che la mia analisi ti sarà utile in una qualche misura e ti porterà a lavorare nella direzione in cui vuoi portare la tua scrittura.
Alla prossima.
Se dici cose senza senso, sarai trattato come un paroliere.
Sbattuto su e giù e ribaltato su un tavolo, fino a che le tue interiora saranno fuoriuscite.
E ci leggerò dentro ciò che mi pare, magari il futuro. [cit.]

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Vastatio
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Re: Invito a Cena con il Mostro

Messaggio#3 » venerdì 17 giugno 2016, 23:25

Ciao,

dilusione, dilusione fortissima! Mi hai messo in piedi premesse di quelle che mi fanno eccitare come un matto e poi le hai carbonizzate senza pietà. Cominciamo dallo stile che hai deciso di usare: pesante. Hai una serie di infodump così lunghi che mi sono annoiato nel leggerli: uno, due, ma è pieno. Non basta metterli in un discorso per dire "ok, fatto, non è infodump". Allegeriscili, fai un botta e risposta, mostrami LUI che si succhia un mostricciattolo e che ha un boost di guarigione, sbattimi in facci aun depliant turistico tra una pippa e l'altra, qualcosa che non sia solo inanellare dati uno dietro l'altro!
Metto da parte il mio preconcetto che i vampiri non si prendono a cazzotti, dopo tutto dai anche una spiegazione plausibile, inizialmente pensavo che il "cuoco" fosse Jake, ma palesemente non lo è: lui caccia i mostri ma se li mangia, non ci provi nemmeno a dire che se li deve cucinare in modo sopraffino per non vomitare. La cuoca si rivelerà poi la strega, in due righe striminzite, ma dobbiamo tirarla per i capelli l'aderenza al tema: pure io cucino a casa, ma da qui a definirmi "cuoco" ce ne passa.
Parliamo di coerenza: i poteri di Jake si attivano in caso di stress, capisco che il lavoro che si è scelto sia parecchio stressante, ma trovo impensabile che, con queste premesse e la sua "storia", una imboscata non l'abbia mai ammazzato (il pollice opponibile e l'indice ce l'hanno anche i vampiri/licantropi/ecc e una pallottola in testa gliela possono pure sparare). O hai creato un mondo di mostri idioti o la prima imboscata che ha subito è stata quella di saraceno & strega, cosa che mi pare difficile da credere visto che lui e la sua gloriosa famiglia sembrano essere una spina nel culo alla popolazione mondiale di mostri e "streghe nel mezzo".
Non è giustificabile nemmeno lo spiegone finale della strega di come ha fatto e la possibilità di redenzione: perché? Lei del suo potere non sa che farsene e in teoria il piano è stato ordito dal saraceno (un mostro) che, immagino, sia Gandhi con la coda a questo punto.
In general eè un peccato, perché, come dicevo all'inizio, le premesse ci sono, la storia e l'idea in sé sono buone: il cacciatore "drogato" che non riesce a fermarsi (ma che ci riesce proprio sotto massimo stress, mi immaginavo che in quelel condizioni fosse quasi in berserker, tra fame e dolore), la strega "doppiogiochista", i mostri che vogliono stare al loro posto tranquilli (alcuni)... non so ho come l'impressione che ti sia sfuggito dalle mani il racconto. Rimettilo in piedi perché, continuo a ripetermi, l'ambientazione è una di quelle che preferisco.

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ceranu
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Re: Invito a Cena con il Mostro

Messaggio#4 » domenica 19 giugno 2016, 0:02

Ciao Daniel, non adoro neanch'io la prima persona, ma non prenderò in considerazione il mio gusto personale.
La storia ha delle ottime premesse, ma si perde per strada. Il primo consiglio è quello di sfoltire per dar più ritmo alla lettura. Il tuo è un Urban Fantasy e come tale ha bisogno di azione, mentre nel tuo racconto c sono troppe scene statiche e alcune parti degne di un romanzo storico (non è un insulto, io adoro i romanzi storici, ma la parte di Graziano Visconti è di troppo, almeno messa così).
Ho trovato i dialoghi poco credibili sicuramente utili alla storia, ma che non potrebbero uscire dalla bocca di nessuno.
Quindi io consiglio di snellire il testo e di cercare di dare una personalità alle singole voci per fare in modo che la lettura risulti più leggera.
Ciao e alla prossima

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Linda De Santi
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Re: Invito a Cena con il Mostro

Messaggio#5 » martedì 21 giugno 2016, 9:08

Ciao Daniel!

Mi piace l’idea di dividere il racconto in sezioni dedicate ciascuna a una portata. Molto bella anche l’ambientazione urban fantasy e il protagonista sterminatore di mostri perché ha sviluppato una dipendenza: secondo me un’idea così apre un sacco di possibilità anche per produzioni più lunghe.
Purtroppo la narrazione soffoca un po’ il potenziale del racconto, fondamentalmente a causa dei dialoghi troppo pieni di informazioni.
Ho riletto il racconto tre volte e in tutti i casi ho avuto la sensazione che le informazioni che dai siano troppe, o meglio, troppo condensate per gli spazi a disposizione. Il che rende faticoso collocarle all’interno dell’ambientazione, ed è un vero peccato visto che, come ti dicevo, il mondo che crei ha un grandissimo potenziale. Anche a costo di perdere qualche dettaglio affascinante, come ad esempio i particolari sui viaggi del protagonista in giro per l’Europa, alleggerirei i dialoghi in modo dal lasciare più respiro e far sì che il lettore riesca ad assimilare tutti gli elementi facilmente.
Un’altra cosa che ho notato è che non c’è un vero e proprio distacco tra le due voci narranti, principalmente perché a predominare è il discorso diretto. I due narratori si sentono pochissimo, e, quando si sentono, non hanno una connotazione definita. Secondo me potresti provare a definire meglio le voci dei personaggi, aumentando anche lo spazio che gli dedichi nel racconto.
Naturalmente vedi tu che farne di tutte queste considerazioni. Io ti ho detto la mia :)
Trovo comunque che sia un racconto di buonissima qualità, perfettibile, ma pieno di idee originali e con un grande potenziale da sfruttare assolutamente.
Alla prossima! :)

Daniel Travis
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Re: Invito a Cena con il Mostro

Messaggio#6 » sabato 25 giugno 2016, 23:43

Ciao a tutti, grazie per i commenti e scusate se vi rispondo solo ora. Il motivo è che, molto semplicemente, non sono soddisfatto di ciò che ho prodotto, e quindi rispondere a ciascuno su ogni parere non avrebbe avuto molto senso.
Ancora più semplicemente, chi già mi conosce qui su MC sa che non è la prima volta che scrivo di Ash, la Strega: quando lei chiama, io racconto. Questa Sfida mi è capitata quando ero in pieno momento Ash, distrarmi non mi avrebbe fatto molto bene (Ash è esigente, richiede attenzione) e ho tentato di infagottare il tutto adattandolo alla Sfida con una serie di idee che ancora mi sembrano buone (e mi rincuora vedere che anche voi siete d'accordo) sviluppate nel peggiore dei modi (dalla scelta di Jake, che era molto più lunga, ai diversi infodump, che erano molto più fluidi, a diverse altre cose). Avere la possibilità di spaziare più del solito mi ha mandato in caduta libera, e mi sono trovato con più di trentamila caratteri già zoppicanti poi compressi in modo, beh, tutt'altro che eccellente, per essere gentile con me stesso. Alcune osservazioni specifiche mi trovano in disaccordo (sui dialoghi in generale potremmo discutere per settimane), ma in linea generale avete tutti colto nel segno. Questo non è un racconto da ventimila caratteri né un racconto di cuochi a caccia di... La storia non andrà sprecata, però: la riscriverò perché funzioni, facendo tesoro dei vostri consigli.

Mi dispiace per l'occasione persa (sono un fan sfegatato di The Italian Way of Cooking), ma un Mago ha detto che, quando impari qualcosa, niente è inutile.

Ci rivediamo alla prossima sfida (a cui mi riuscirà di partecipare: quelle "lunghe" mi dissanguano, in termini di tempo ed energia :P) e, prima o poi, con la "nuova versione" di questa storia.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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antico
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Re: Invito a Cena con il Mostro

Messaggio#7 » domenica 26 giugno 2016, 11:23

Non sono chiamato a un commento vero e proprio, ma ci tengo a sottolinear come le idee in questo racconto abbiano un grande potenziale.
Per quanto riguarda il bonus: LO ASSEGNO. Ambientazione italiana, sprazzi di storia e folklore, esattamente quello che mi aspettavo.

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