Tutto il cosmo è paese - Fernando Nappo
Inviato: sabato 20 agosto 2016, 20:40
IL RACCONTO DELL’INTRUSO
TUTTO IL COSMO È PAESE
Siamo proprio sicuri che esista davvero una vita al di fuori dei cartelloni pubblicitari?
(Karl Kraus)
Una mattina presto ero immersa nei lavori domestici quando lo squillo del campanello d’ingresso richiamò la mia attenzione. Posai la rivista, mi alzai dal divano e, poiché non è educato ricevere gente mentre si è affaccendati, presi il telecomando nero e spensi Volteggio - l’aspirapolvere che va a passeggio, con quello grigio fermai Slavazzi - la lucidapavimenti che non ti strapazzi, col verde Dusterkiton - lo spolverino semovente che pulisce con un sorriso, col rosso la Vetrilla - l’unica lavavetri automatica cha s’arrampica sui vetri e anche sugli specchi, con quello arancione Caracollo - il trottoflacone profumambienti... eccetera. Quindi mi aggiustai i capelli e andai ad aprire.
Sull'uscio c'era uno esserino verde dalla testa enorme e con due grandi occhi neri.
— Venaastro nogardnii sostosai sturdistubnosper — esordì l’alieno.
Accortosi del mio sguardo perplesso, l’essere frugò nella valigetta che levitava al suo fianco, prese un aggeggio simile a un ciuccio per neonati e con un sonoro schiocco se lo infilò dove più o meno noi abbiamo le orecchie.
— Mi scusi — riprese l’extraterrestre — dimentico sempre il traduttore universale. Dicevo, spero non le dispiaccia se ho parcheggiato in giardino .
Buttai uno sguardo fuori: tra le aiuole e le fioriere c’era una astronave di forma ovoidale e delle dimensioni di un’utilitaria che si reggeva su tre gambette asfittiche che avevano fatto strage di petunie e tulipani.
— Il periodo della fioritura è quasi passato — dissi con un’alzata di spalle. — Lei è...?
— Il mio nome è Tundurio Galovar, cosmomercante al dettaglio e vengo da Dordomai. Le spiace se entro?
Senza attendere, l’alieno s'accomodò. La valigetta lo seguì fin nel salotto.
— Sono un rappresentante della ProduzioniLattea — disse Tundurio Galovar — e sono impegnato in un giro promozionale in questo braccio della galassia per valutare i potenziali mercati. Posso mostrarle il campionario?
— Ormai è entrato, faccia pure.
L’extraterreste aprì la valigetta e ne estrasse un pannello simile a un LCD da quaranta pollici.
— Questo è un nuovo modello di televisione — disse — e sarà presto la più ambita su tutto il pianeta, glielo posso garantire. Noi la definiamo veravisione, perché con questa straordinaria apparecchiatura ognuno è padrone di guardare solamente ciò che davvero desidera vedere.
— Cos'ha di speciale? — chiesi.
— Diverse cose, ma il suo punto di forza è il controllo mentale.
— Posso cambiare canale col pensiero?
— Nossignora — rispose l’alieno. — Con la veravisione non è necessario uno sforzo simile. Allo spettatore basterà indossare questo minisensore craniale, capace di sondare le profondità sinaptiche e leggere i più reconditi desideri. Questi verranno confrontati in tempo reale con le proposte commerciali in onda in quel momento su ogni canale dell’intero pianeta e, individuate quelle più attinenti, la veravisione si sintonizzerà all’istante sul canale dove le stanno trasmettendo. Geniale, non trova?
— Vuole dire che se sto guardando un film e mi viene la voglia di un nuovo paio di scarpe il televisore salta sulla pubblicità delle scarpe?
— Esatto! – rispose Tundurio Galovar. – Ma non la prima che capita, anzi, si preoccuperà di selezionate la pubblicità del prodotto migliore, quello più richiesto nei negozi, il più venduto e ricercato. O forse solo quello il cui spot è meglio pagato. Questo è un aspetto che non ricordo, ma in fondo che importanza ha? L’importante è che non sarà più costretta a perdere lo spot dei suoi sogni solamente perché sta indugiando nella visione di un film, magari in attesa di spot generici, non indirizzati a soddisfare le sue precipue esigenze.
— Quindi, se mi vien voglia di una borsetta più alla moda?
— La veravisione scova e switchccia.
— Se mi piglia lo sghiribizzo dell’arredobagno?
— La veravisione seleziona e visualizza.
— E se non indosso il minisensore craniale?
— A quel punto funzionerebbe come una normale televisione, ma vedrà che già dopo pochi giorni d’utilizzo troverà la vecchia modalità d’uso superata, oserei dire retrogada.
Ero in estasi, un brodo di giuggiole. — Questa me la compro — dissi. — Dovesse costare cent’ore di straordinari a mio marito.
— Brava, così si fa.
— Già immagino l'invidia dell’Ambra e della Linda... Piuttosto, avrebbe qualcosa da consigliarmi per mio marito?
L’alieno prese un altro oggetto. — Questo, signora mia, è un tradulibro. È il regalo ideale per chi vuole apparire colto, letterato ed è di grande aiuto per prender sonno nelle fredde serate invernali. Basta agitarlo, et voilà — aprì il volume — ecco il testo in Alsuziano. — Lo chiuse, lo agitò e lo riaprì: — Becondese antico.
— C’è anche l'italiano? – domandai.
— Naturalmente. Ci sono tutti i tremilaottocentoventisette linguaggi attualmente in uso nella nostra galassia. Com’è ovvio non è possibile scegliere la lingua da visualizzare. Bisogna andare per tentativi. Si apre e si chiude il tradulibro finché non capita il linguaggio desiderato. E spesso ce ne vuole.... Ma a quel punto, sempre che non ci si stanchi prima, il sonno è arrivato da un pezzo e non c’è più nemmeno bisogno di fare lo sforzo di leggere. Si chiude il libro, ci si tira su le coperte e ci si abbandona a un meritato sonno ristoratore. Così finalmente anche suo marito potrà vantarsi di prender sonno con un libro in mano, ma non dovrà sentirsi in obbligo di leggerlo.
— Un regalo fenomenale. Sono certa che mio marito l’apprezzerà.
— Naturalmente. E tenga presente che suo marito, se lo vorrà, potrà leggersi il libro per davvero una volta trovato il linguaggio giusto. Ma questa è una eventualità che ci risulta si verifichi molto di rado e con pochissime persone, almeno in questo braccio della galassia. Molto meglio, in alternativa, pensare a un uso ludico e adatto a tutta la famiglia. Si agita il tradulibro a turno e chi becca l’italiano vince. Che ne dice?
— Fantastico, sublime, fenomenale. Erano anni che aspettavo prodotti del genere, così sofisticati, così utili.
— Già. I nostri tecnici sono dotati di un’inventiva senza pari. Anzi, se avesse dei suggerimenti, qualche richiesta, sono certo che i nostri esperti saprebbero confezionare il prodotto più adatto.
— Be’ — replicai — Un’esigenza l’avrei. Non ci sarebbe qualcosa per aiutare una povera donna oberata dalle faccende domestiche? Sono così faticose!
L’alieno assunse un’espressione meditabonda, o almeno così mi sembrò data la mia limitata capacità d’interpretare la mimica facciale degli extraterrestri, si guardò intorno poi s’infilò nella valigetta e ne riemerse con un aggeggio delle dimensioni di una scatola di fiammiferi con un pulsante al centro.
— Questa — disse l’alieno — è un vera chicca e sono certo che le sarà di grande aiuto.
— Dicesi?
— Dicesi telecomando dei telecomandi. Non ho potuto fare a meno di notare il numero di telecomandi che ha in casa. E vedo che è stata costretta a identificarli ognuno con un proprio colore per non doversi sobbarcare l’onere di ricordare a quale apparecchio ognuno corrisponda. Posso solamente immaginare quanta fatica le costi occuparsi delle faccende domestiche in queste condizioni. Tutti quei pulsanti da premere, tutti quei colori da ricordare...
— Non me lo dica — replicai. — Una vitaccia.
— Ebbene — riprese Tundurio Galovar — con il nostro telecomando dei telecomandi, tutta quella fatica sarà solamente un lontano ricordo. Basta premere il pulsante e zac, tutto s’accende, lo preme di nuovo e zic, tutto si spegne. Immagini quanto tempo libero conquistato, magari da trascorrere davanti alla nostra veravisione. Per non parlare poi dell’ebrezza d’essersi liberata dalla schiavitù delle faccende domestiche...
Inutile sottolineare che acquistai ogni cosa.
***
— È stato un vero piacere fare affare con lei — disse l’alieno dall’oblò dell’astronave, pronto al decollo.
— Tornerà?
— Ripasserò nel giro di un paio dei vostri mesi. Come potrei evitarlo? Clienti come lei sono rari. E se, come dice, anche i suoi amici sono così ben disposti verso le novità e le vere innovazioni, potrei portare qualche collega.
In uno sbuffo di vapori la navettà decollò, friggendo le quattro margherite sopravvissute all’atteraggio.
Seguii la rotta dell’astronave dalla finestra, e, per salutareTundurio Galovar come si conviene, col telecomando cremisi attivai Sevedemueh? - lo sbattifazzoletti bianchi (e con un optional anche colorati) che salvaguarda l’articolazione del tuo polso. E cominciai a fantasticare su quale stupefacente nuovo prodotto avrei potuto acquistare al suo ritorno.
TUTTO IL COSMO È PAESE
Siamo proprio sicuri che esista davvero una vita al di fuori dei cartelloni pubblicitari?
(Karl Kraus)
Una mattina presto ero immersa nei lavori domestici quando lo squillo del campanello d’ingresso richiamò la mia attenzione. Posai la rivista, mi alzai dal divano e, poiché non è educato ricevere gente mentre si è affaccendati, presi il telecomando nero e spensi Volteggio - l’aspirapolvere che va a passeggio, con quello grigio fermai Slavazzi - la lucidapavimenti che non ti strapazzi, col verde Dusterkiton - lo spolverino semovente che pulisce con un sorriso, col rosso la Vetrilla - l’unica lavavetri automatica cha s’arrampica sui vetri e anche sugli specchi, con quello arancione Caracollo - il trottoflacone profumambienti... eccetera. Quindi mi aggiustai i capelli e andai ad aprire.
Sull'uscio c'era uno esserino verde dalla testa enorme e con due grandi occhi neri.
— Venaastro nogardnii sostosai sturdistubnosper — esordì l’alieno.
Accortosi del mio sguardo perplesso, l’essere frugò nella valigetta che levitava al suo fianco, prese un aggeggio simile a un ciuccio per neonati e con un sonoro schiocco se lo infilò dove più o meno noi abbiamo le orecchie.
— Mi scusi — riprese l’extraterrestre — dimentico sempre il traduttore universale. Dicevo, spero non le dispiaccia se ho parcheggiato in giardino .
Buttai uno sguardo fuori: tra le aiuole e le fioriere c’era una astronave di forma ovoidale e delle dimensioni di un’utilitaria che si reggeva su tre gambette asfittiche che avevano fatto strage di petunie e tulipani.
— Il periodo della fioritura è quasi passato — dissi con un’alzata di spalle. — Lei è...?
— Il mio nome è Tundurio Galovar, cosmomercante al dettaglio e vengo da Dordomai. Le spiace se entro?
Senza attendere, l’alieno s'accomodò. La valigetta lo seguì fin nel salotto.
— Sono un rappresentante della ProduzioniLattea — disse Tundurio Galovar — e sono impegnato in un giro promozionale in questo braccio della galassia per valutare i potenziali mercati. Posso mostrarle il campionario?
— Ormai è entrato, faccia pure.
L’extraterreste aprì la valigetta e ne estrasse un pannello simile a un LCD da quaranta pollici.
— Questo è un nuovo modello di televisione — disse — e sarà presto la più ambita su tutto il pianeta, glielo posso garantire. Noi la definiamo veravisione, perché con questa straordinaria apparecchiatura ognuno è padrone di guardare solamente ciò che davvero desidera vedere.
— Cos'ha di speciale? — chiesi.
— Diverse cose, ma il suo punto di forza è il controllo mentale.
— Posso cambiare canale col pensiero?
— Nossignora — rispose l’alieno. — Con la veravisione non è necessario uno sforzo simile. Allo spettatore basterà indossare questo minisensore craniale, capace di sondare le profondità sinaptiche e leggere i più reconditi desideri. Questi verranno confrontati in tempo reale con le proposte commerciali in onda in quel momento su ogni canale dell’intero pianeta e, individuate quelle più attinenti, la veravisione si sintonizzerà all’istante sul canale dove le stanno trasmettendo. Geniale, non trova?
— Vuole dire che se sto guardando un film e mi viene la voglia di un nuovo paio di scarpe il televisore salta sulla pubblicità delle scarpe?
— Esatto! – rispose Tundurio Galovar. – Ma non la prima che capita, anzi, si preoccuperà di selezionate la pubblicità del prodotto migliore, quello più richiesto nei negozi, il più venduto e ricercato. O forse solo quello il cui spot è meglio pagato. Questo è un aspetto che non ricordo, ma in fondo che importanza ha? L’importante è che non sarà più costretta a perdere lo spot dei suoi sogni solamente perché sta indugiando nella visione di un film, magari in attesa di spot generici, non indirizzati a soddisfare le sue precipue esigenze.
— Quindi, se mi vien voglia di una borsetta più alla moda?
— La veravisione scova e switchccia.
— Se mi piglia lo sghiribizzo dell’arredobagno?
— La veravisione seleziona e visualizza.
— E se non indosso il minisensore craniale?
— A quel punto funzionerebbe come una normale televisione, ma vedrà che già dopo pochi giorni d’utilizzo troverà la vecchia modalità d’uso superata, oserei dire retrogada.
Ero in estasi, un brodo di giuggiole. — Questa me la compro — dissi. — Dovesse costare cent’ore di straordinari a mio marito.
— Brava, così si fa.
— Già immagino l'invidia dell’Ambra e della Linda... Piuttosto, avrebbe qualcosa da consigliarmi per mio marito?
L’alieno prese un altro oggetto. — Questo, signora mia, è un tradulibro. È il regalo ideale per chi vuole apparire colto, letterato ed è di grande aiuto per prender sonno nelle fredde serate invernali. Basta agitarlo, et voilà — aprì il volume — ecco il testo in Alsuziano. — Lo chiuse, lo agitò e lo riaprì: — Becondese antico.
— C’è anche l'italiano? – domandai.
— Naturalmente. Ci sono tutti i tremilaottocentoventisette linguaggi attualmente in uso nella nostra galassia. Com’è ovvio non è possibile scegliere la lingua da visualizzare. Bisogna andare per tentativi. Si apre e si chiude il tradulibro finché non capita il linguaggio desiderato. E spesso ce ne vuole.... Ma a quel punto, sempre che non ci si stanchi prima, il sonno è arrivato da un pezzo e non c’è più nemmeno bisogno di fare lo sforzo di leggere. Si chiude il libro, ci si tira su le coperte e ci si abbandona a un meritato sonno ristoratore. Così finalmente anche suo marito potrà vantarsi di prender sonno con un libro in mano, ma non dovrà sentirsi in obbligo di leggerlo.
— Un regalo fenomenale. Sono certa che mio marito l’apprezzerà.
— Naturalmente. E tenga presente che suo marito, se lo vorrà, potrà leggersi il libro per davvero una volta trovato il linguaggio giusto. Ma questa è una eventualità che ci risulta si verifichi molto di rado e con pochissime persone, almeno in questo braccio della galassia. Molto meglio, in alternativa, pensare a un uso ludico e adatto a tutta la famiglia. Si agita il tradulibro a turno e chi becca l’italiano vince. Che ne dice?
— Fantastico, sublime, fenomenale. Erano anni che aspettavo prodotti del genere, così sofisticati, così utili.
— Già. I nostri tecnici sono dotati di un’inventiva senza pari. Anzi, se avesse dei suggerimenti, qualche richiesta, sono certo che i nostri esperti saprebbero confezionare il prodotto più adatto.
— Be’ — replicai — Un’esigenza l’avrei. Non ci sarebbe qualcosa per aiutare una povera donna oberata dalle faccende domestiche? Sono così faticose!
L’alieno assunse un’espressione meditabonda, o almeno così mi sembrò data la mia limitata capacità d’interpretare la mimica facciale degli extraterrestri, si guardò intorno poi s’infilò nella valigetta e ne riemerse con un aggeggio delle dimensioni di una scatola di fiammiferi con un pulsante al centro.
— Questa — disse l’alieno — è un vera chicca e sono certo che le sarà di grande aiuto.
— Dicesi?
— Dicesi telecomando dei telecomandi. Non ho potuto fare a meno di notare il numero di telecomandi che ha in casa. E vedo che è stata costretta a identificarli ognuno con un proprio colore per non doversi sobbarcare l’onere di ricordare a quale apparecchio ognuno corrisponda. Posso solamente immaginare quanta fatica le costi occuparsi delle faccende domestiche in queste condizioni. Tutti quei pulsanti da premere, tutti quei colori da ricordare...
— Non me lo dica — replicai. — Una vitaccia.
— Ebbene — riprese Tundurio Galovar — con il nostro telecomando dei telecomandi, tutta quella fatica sarà solamente un lontano ricordo. Basta premere il pulsante e zac, tutto s’accende, lo preme di nuovo e zic, tutto si spegne. Immagini quanto tempo libero conquistato, magari da trascorrere davanti alla nostra veravisione. Per non parlare poi dell’ebrezza d’essersi liberata dalla schiavitù delle faccende domestiche...
Inutile sottolineare che acquistai ogni cosa.
***
— È stato un vero piacere fare affare con lei — disse l’alieno dall’oblò dell’astronave, pronto al decollo.
— Tornerà?
— Ripasserò nel giro di un paio dei vostri mesi. Come potrei evitarlo? Clienti come lei sono rari. E se, come dice, anche i suoi amici sono così ben disposti verso le novità e le vere innovazioni, potrei portare qualche collega.
In uno sbuffo di vapori la navettà decollò, friggendo le quattro margherite sopravvissute all’atteraggio.
Seguii la rotta dell’astronave dalla finestra, e, per salutareTundurio Galovar come si conviene, col telecomando cremisi attivai Sevedemueh? - lo sbattifazzoletti bianchi (e con un optional anche colorati) che salvaguarda l’articolazione del tuo polso. E cominciai a fantasticare su quale stupefacente nuovo prodotto avrei potuto acquistare al suo ritorno.