LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

greg
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LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

Messaggio#1 » venerdì 22 luglio 2016, 1:27

LA GRANDE FABBRICA
“Si dice che in città ci sia una fabbrica tra le più grandi dell’Intera Inghilterra, eppure io non la vedo”, ghignò Mr Robinson guardando fuori dall’abitacolo della sua carrozza. Da uomo egocentrico com’era non poteva credere che nella piccola Plymouth un uomo, chiunque egli fosse, potesse aver creato qualcosa di più grande delle sue miniere di carbone. Il signor Anderson, scozzese, seduto accanto a lui era certo che si sarebbe dovuto ricredere presto, una volta giunti in città. “Lei crede davvero che un uomo di parola come me mentirebbe? Le ho promesso che le avrei mostrato la fabbrica più grande d’Inghilterra e così sarà” Robinson cominciò a non essere più convinto di ciò che aveva detto poco prima, dopotutto Anderson era una delle persone più ricche d’Europa. Per non mostrare l’invidia per i suoi soldi e per i suoi innumerevoli titoli nobiliari, Robinson rimase voltato a guardare gli ultimi prati prima di inoltrarsi nella città, che si estendeva vasta su un suolo metallico, tanto liscio da sembrare intaccato dai binari dritti su cui la carrozza sarebbe stata costretta a salire non appena avesse varcato il netto confine della città. Quando quel confine fu oltrepassato, il rumore delle ruote, complesso e articolato, si trasformò in un semplice e lineare strisciamento metallico.
“Che terribile rumoraccio metallico!” esclamò Robinson per esaltare quanto più possibile gli aspetti negativi di quella città e di quella carrozza, dato che non erano sue. Anderson rispose con il tono pacato che si addice a un nobile. “Suvvia, cosa sarà mai per un gentiluomo della sua tempra, questo rumorino…” La conversazione si faceva più fastidiosa ad ogni battuta, ma fu interrotta da un silenzio che in quel viaggio non era ancora sopraggiunto: i due cavalli a gasolio che tiravano la carrozza si erano spenti proprio di fronte ad un’enorme struttura in mattoni rossicci.
“Siamo arrivati a destinazione, signori” disse il macchinista mentre apriva la portiera ai due uomini d’affari.
“Grazie Alfred” rispose Mr. Anderson, e intanto si volse soddisfatto verso il suo arrogante compagno di viaggio, che aveva la bocca spalancata e gli occhi fissi al cielo.
“Ha visto che bella la mia ciminiera?” - continuò il magnate dell’industria – “E’ alta ben cento metri! Se questo la sorprende a tal punto, venga, sarò entusiasta di mostrarle il resto della mia fabbrica.” Robinson lo seguì senza chiudere la bocca, né staccare gli occhi dal cielo, anche se proprio in quel momento stava cominciando a piovere. Il vapore che usciva da quella ciminiera si dissolveva nell’aria molto velocemente.
Il direttore li attendeva per condurli all’interno dell’azienda e dopo qualche convenevole, cominciò l’esplorazione del gigantesco sito produttivo. Gli uffici erano sterminati stanzoni, dalle pareti grigie al cui interno, migliaia di lavoratori si occupavano di rispondere alle e-mail che arrivavano per mezzo dei tanti calcolatori meccanici. Il direttore fece avvicinare gli ospiti ad uno di quei macchinari. “Questo è un BETA 9000. Ce ne sono centinaia, sono l’orgoglio della nostra ditta. Li abbiamo acquistati grazie agli investimenti del signor Anderson” disse sfoderando il suo miglior sorriso. “Per farlo funzionare sono necessarie dieci persone: un funzionatore e nove assistenti”. Gli ospiti erano estasiati. “Passiamo ad un altro reparto molto importante” disse il direttore cominciando a camminare. Lo stanzone a fianco al primo era pieno di centralinisti. “Il call center. Ci sono diecimila telefoni a carbone qui.” Mr. Robinson era sempre più incredulo. Una persona componeva il numero telefonico, mentre una caricava il carbone nel bruciatore e un'altra ancora parlava. I gas e le polveri venivano convogliate in una tubatura che portava alla ciminiera. “Grazie a questi telefoni possiamo essere raggiungibili da tutti i nostri utenti, giorno e notte, 24 ore su 24.” Seguendo il lunghissimo percorso che portava al reparto di produzione incontrarono gli immensi depositi di carbone e a Robinson venne in mente che probabilmente gran parte di quel carbone veniva dalle sue miniere e si inorgoglì. Al centro di un magazzino c’era una botola. Il direttore l’alzò e fece strada. “Dopo di voi, prego” disse con un sorriso forzato per fare bella impressione al signor Anderson. “Stiamo andando al sito di produzione” avvertì il direttore. Salirono su un “machingegno di ascensione”, come lo chiamò Mr. Robinson. “Questo ci porterà alle combustionatrici di potenzionamento meccanico che usiamo per produrre!” esclamò con fierezza il proprietario all’ospite, sempre più sorpreso. Il marchingegno fu azionato grazie ad un piccolo reattore nucleare a fissione e li portò qualche piano più giù. Le porte si aprirono e i tre si trovarono di fronte ad alcuni forni dentro a cui alcuni operai buttavano del carbone. Le loro canne fumarie si riunivano al centro della vasta “sala produzione”, come la chiamavano lì.
“Ma…” esitò Robinson incredulo. “Mi dica” lo esortò Anderson con un entusiasmo crescente. “Sa, io mi stavo chiedendo…insomma, voi, all’interno di questa struttura, di preciso, cosa producete?”
Anderson e il direttore si guardarono meravigliati.
“Ma come? Io credevo che lei avesse capito”
“Sinceramente io…”
Anderson si riprese dallo shock. “Vede, Mr. Robinson, i calcolatori, i telefoni a scoppio, il reattore a fissione e anche questi forni producono il fumo, quello che lei ha visto fuoriuscire dalla ciminiera”
“Ma quel fumo non serve a nulla” protestò il visitatore.
“Esatto! Non serve a niente, infatti lo gettiamo. Qui dentro nulla serve a qualcosa” sorrise Anderson. “Sono anni che nessuno ci faceva questa domanda. La gente vede la pubblicità, sente parlare di noi, della nostra fabbrica e senza ormai bene sapere perché ci dà dei soldi, ci telefona per sapere come procede la produzione e per lamentarsi del servizio, ma non sa di preciso cosa facciamo. Se lo chiedessero sembrerebbero stupidi. Insomma, chi mai darebbe dei soldi a qualcuno che non fa niente? Beh in realtà lo fanno tutti come le ho appena detto, ma proprio perché nessuno ha il coraggio di chiederci cosa facciamo e il perché ci devono dare i loro soldi. Hanno paura.”
“Questo è il futuro” confidò Anderson a quello che ormai era diventato un amico.
Tornarono tutti assieme alla carrozza a cavalli a gasolio pensando al pranzo e tutto il resto passò in secondo piano.



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antico
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Re: LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

Messaggio#2 » venerdì 22 luglio 2016, 1:33

Gregorio, bentornato! Purtroppo hai sforato sia nel tempo (malus minimo) che, soprattutto, nei caratteri (ben oltre il consetito e quindi malus massimo). No problem, magari non riuscirai a concorrere per la finale, ma potrai cmq confrontarti con tutti gli autori perché sei dentro. Buona STEAMPUNK EDITION!

Alexia
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Re: LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

Messaggio#3 » sabato 23 luglio 2016, 11:59

Secondo me c’è troppo in poco spazio. Hai calcato la mano per creare l’atmosfera steampunk ma ci sono troppi dettagli che rallentano la storia. Un paio di volte mi son persa con il pov, e non ho compreso come mai all’inizio fra i due c’era astio e alla fine si fanno tali confidenze come se fossero amici.
Certo, il messaggio finale spiazza e mi è piaciuto, ma nell’insieme non sono riuscita a farmi coinvolgere dalla storia… con più spazio avresti dato respiro alla narrazione.

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Polly Russell
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Re: LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

Messaggio#4 » sabato 23 luglio 2016, 17:11

Il pezzo, immagino, dovrebbe suscitare un sorriso, e di certo lo farà. Chi mi conosce sa quanto non ami il comico, ironico, surrealista, grottesco. Quindi io il sorriso non l'ho sfoderato, ma poco male. So bene che è un mio limite.
Quando hai scritto "producono fumo" avevo pensato a una sorta di inquinatore pazzo, non certo alla tua chiusura, che ribadisco strappa un sorriso, é una bella metafora ma fa a cazzotti con la congruenza.
Ci sono un po' troppe eufoniche e passi dal "lei" al "voi".
Lo steampunk si sente, eccome! Anche se: immagini computer a vapore e mi scomodi un reattore nucleare per far muovere un ascensore! Che poi nel 1900 c'erano anche.
Il grande appunto, comunque è sul numero di caratteri. Mi hai dato l'impressione di non averci nemmeno provato a tagliare, perché di roba da tagliare o da accorciare ce n'è! A partire dalla scelta di nomi, bastava sceglierli più corti, senza anteporre per forza il Mr, o al far ripetere al personaggio quello che ha appena detto il narratore. Molte descrizioni sono superflue. Insomma, se ci avessi provato, credo ci saresti riuscito a tagliare.
Polly

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giuseppe.gangemi
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Re: LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

Messaggio#5 » martedì 26 luglio 2016, 17:55

LA GRANDE FABBRICA di GREGORIO GAMBATO
Ciao Gregorio,
l'ambientazione steampunk del tuo racconto va bene. Troviamo il vapore con numerosissime macchine e marchingegni. Troviamo la follia con questa gigantesca macchina che non produce nulla, il finale mi piace con il suo paradosso. Non ho trovato invece l'imprevisto/imprevisti.

Alcuni appunti:
dell’Intera Inghilterra
perché scrivi intera con la maiuscola? È una cosa voluta?

Molte d eufoniche:
ad ogni battuta
a ogni battuta
ad un’enorme
a un’enorme
ad uno di quei macchinari
a uno di quei macchinari
ad un altro reparto 
a un altro reparto
ad un piccolo reattore
a un piccolo reattore

Altre cose:
machingegno di ascensione
marchingegno di ascensione
ad alcuni forni dentro a cui alcuni operai
ripetizione di alcuni

Il vero problema del tuo racconto è lo sforamento eccessivo dei caratteri, dovresti sempre tenere sotto controllo il contatore dei caratteri quando partecipi a contest con caratteri limitati.
Ciao

valter_carignano
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Re: LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

Messaggio#6 » mercoledì 27 luglio 2016, 12:00

ciao
commento purtroppo tardi, e non ho molto da aggiungere a quanto scritto da altri.
L'idea potrebbe essere buona - anzi: lo è sicuramente - ma la conduzione tende a essere poco chiara, penalizzata anche da un'impaginazione troppo fitta e da diversi errori (forse un po' troppi, anche considerando la fretta e il limite di tempo che non permette una revisione). Sicuramente, rivedendo tutto con calma, potrai dare a questo racconto il valore che merita.
D'altra parte, al di là del malus assegnato dall'Antico in base al regolamento, lo sforamento di caratteri e di tempo è tale da renderlo difficilmente giudicabile nell'ottica del contest.

greg
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Re: LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

Messaggio#7 » mercoledì 27 luglio 2016, 13:12

Ciao a tutti, innanzitutto vi ringrazio perché i vostri commenti e i pareri sono validi. Riguardo alla lunghezza del racconto non posso che darvi ragione: mi ero completamente dimenticato del limite di spazio assegnato. Ho notato anche io, rileggendo il racconto, anche diversi errori e di alcune ripetizioni.
Gregorio

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invernomuto
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Re: LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

Messaggio#8 » giovedì 28 luglio 2016, 5:35

Ciao Gregorio,
Il tuo racconto e le inutili invenzioni che lo popolano mi hanno ricordato i folli marchingegni creati da Trurl e Klaupacius nella Cyberiade di Stanislaw Lem.
Purtroppo la giustificazione finale mi sembra un po' debole e superflua, non sarebbe stato più "folle" costruire macchine generatrici di fumo per il solo scopo di farlo? O, ancora meglio, per accelerare la generazione di entropia e velocizzare così l'arrivo dell'inevitabile morte termica dell'universo?
A parte le mie opinioni personali riguardo il finale, trovo che sia un peccato vedere un'idea abbastanza buona e divertente come quella alla base del tuo racconto piagata da piccoli difetti stilistici ed errori dovuti, probabilmente, alla necessità di consegnare prima che scadesse anche la seconda deadline.
Spero di rileggerti presto!

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Barbara Comeles
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Re: LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

Messaggio#9 » giovedì 28 luglio 2016, 12:20

Ciao Gragorio,
un lungo racconto che opportunamente rivisto acquisterà una forma migliore.
Non mi dilungherò sulle cose che ti hanno già segnalato (d eufoniche e refusi). Il finale, grottesco e paradossale, mi è piaciuto molto ed è arrivato inaspettato. Non mi è chiaro però come i due protagonisti dalla iniziale diffidenza passino all’amicizia e alla complicità.
Lo sforamento e il malus sono stati fatali.
A rileggerti.

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AmbraStancampiano
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Re: LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

Messaggio#10 » giovedì 28 luglio 2016, 21:17

Ciao Gregorio,
ti prego, lavora ancora a questo racconto! Io lo trovo davvero eccezionale.
Lo stile mi ha ricordato a tratti Roald Dahl, e anche le trama sembra attingere un po' alla sua opera.
L'idea è chiaramente steampunk, vapore e follìa ce n'è a bizeffe, ma non sono riuscita a cogliere l'imprevisto.
Nonostante mi sia piaciuto lo stile, ci sono comunque un sacco di piccole incongruenze e imperfezioni che con un buon lavoro di pulizia ed editing scompariranno. Molte ti sono già state segnalate, altre sicuramente le vedrai riprendendo il lavoro a mente fredda e senza i minuti contati :)
Bravo, bella prova. E quanto al supermalus, esattamente l'anno scorso ne ho avuto uno uguale, per cui complimenti anche per quello, non è da tutti! ;)
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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antico
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Re: LA GRANDE FABBRICA di Gregorio Gambato

Messaggio#11 » sabato 30 luglio 2016, 10:55

Vedo molta capacità ancora un pelo acerba in questo racconto. Ci sono alcune ingenuità, ma non troppe. D eufoniche da eliminare (stai più attento) e uno scarso controllo della dimensione (hai sforato di 3000 caratteri ;) ), però c’è controllo sulla storia e c’è la voglia di fare critica sociale. Si percepisce anche che hai ammassato più elementi steampunk possibili e questo fa capire che non è il tuo genere e che probabilmente eri preoccupato di mostrare che ci rientrasse. Pollice ni per me e dacci dentro perché sei bravo (ma con ancora esperienza da acquisire).

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