Piano di fuga n°2 (2412)
Inviato: mercoledì 17 agosto 2016, 23:06
Piano di fuga N°2
Francesco mi stringeva la mano mentre con lo sguardo controllavo meticolosamente le piastrelle.
La donna con cui avevo condiviso una vita mi fissava senza parole.
“Ma come lo avete capito?” chiese dopo un'eternità.
“Beh, è un po' imbarazzante” risposi.
“I particolari potete evitarli. Ma voglio capire. Cioè da quanto...si insomma... hai capito cosa intendo.”
“Saranno cinque anni” rispose “sai la palestra, le birre. Quella sera avevamo litigato...”conclusi imbarazzato.
Il silenzio che ne segui era interrotto dal picchiettare nervoso delle unghie di Marta.
Presi fiato. La mano di Francesco, che stringeva la mia, mi infuse coraggio.
“Senti Marta, hai ragione! Dovevo dirtelo, ma mi vergognavo. Come lo spiegavo ai nostri figli? Almeno ora sono sposati e hanno una loro vita. Anche adesso è difficile cosa credi?! Per questo abbiamo deciso di andarcene.”
“Dove?” ribattè spaesata.
“Non siamo ancora pronti per dirtelo. Vogliamo sparire e vivere il nostro amore senza il giudizio di nessuno.”
Francesco annuì ad ogni mia affermazione e quando le parole mi si strozzarono in gola mi accarezzò i capelli.
“Se questa è la vostra decisione...non so che dire.”
Marta si stritolava le mani nervosa, segno che l'esplosione era imminente. Dovevo tagliare corto.
“Noi andiamo. Non preoccuparti di nulla ti lascio tutto: la casa, l'auto, il conto in banca. Cerca di non odiarmi.” e senza ulteriori indugi ci alzammo e lasciai la casa che mi aveva accolto negli ultimi trent'anni.
Salimmo sulla vecchia punto di Francesco e due sigarette presero a brillare nel buio.
“È andata bene” disse.
“Sicuramente meglio che a casa tua. Per poco Paola non ti apre la testa con la sedia” ribattei.
“È sempre stata una donna passionale. Per fortuna che non ci ha tirato il televisore: mi era costato un capitale”.
“Adesso che si fa?”
“Come da programma: Thailandia stiamo arrivando.”
Le onde accarezzavano la spiaggia e il sole faceva capolino tra le foglie di palma che ricoprivano il gazebo.
Il cerenghito, che avevamo aperto con le nostre “buone uscite”, era un via vai di persone.
Francesco osservava con evidente interesse la ragazza che si stava avvicinando con un microscopico bikini e due Cuba libre ghiacciati.
Francesco afferrò i cocktail e me ne porse uno, lanciò un sorriso malizioso alla cameriera e gli infilò una banconota in mano e una sonora pacca sul sedere.
“Com'è?”chiesi.
“Sodo, molto sodo”.
“Il Cuba intendevo”.
“Buonissimo, sa di libertà”.
Francesco mi stringeva la mano mentre con lo sguardo controllavo meticolosamente le piastrelle.
La donna con cui avevo condiviso una vita mi fissava senza parole.
“Ma come lo avete capito?” chiese dopo un'eternità.
“Beh, è un po' imbarazzante” risposi.
“I particolari potete evitarli. Ma voglio capire. Cioè da quanto...si insomma... hai capito cosa intendo.”
“Saranno cinque anni” rispose “sai la palestra, le birre. Quella sera avevamo litigato...”conclusi imbarazzato.
Il silenzio che ne segui era interrotto dal picchiettare nervoso delle unghie di Marta.
Presi fiato. La mano di Francesco, che stringeva la mia, mi infuse coraggio.
“Senti Marta, hai ragione! Dovevo dirtelo, ma mi vergognavo. Come lo spiegavo ai nostri figli? Almeno ora sono sposati e hanno una loro vita. Anche adesso è difficile cosa credi?! Per questo abbiamo deciso di andarcene.”
“Dove?” ribattè spaesata.
“Non siamo ancora pronti per dirtelo. Vogliamo sparire e vivere il nostro amore senza il giudizio di nessuno.”
Francesco annuì ad ogni mia affermazione e quando le parole mi si strozzarono in gola mi accarezzò i capelli.
“Se questa è la vostra decisione...non so che dire.”
Marta si stritolava le mani nervosa, segno che l'esplosione era imminente. Dovevo tagliare corto.
“Noi andiamo. Non preoccuparti di nulla ti lascio tutto: la casa, l'auto, il conto in banca. Cerca di non odiarmi.” e senza ulteriori indugi ci alzammo e lasciai la casa che mi aveva accolto negli ultimi trent'anni.
Salimmo sulla vecchia punto di Francesco e due sigarette presero a brillare nel buio.
“È andata bene” disse.
“Sicuramente meglio che a casa tua. Per poco Paola non ti apre la testa con la sedia” ribattei.
“È sempre stata una donna passionale. Per fortuna che non ci ha tirato il televisore: mi era costato un capitale”.
“Adesso che si fa?”
“Come da programma: Thailandia stiamo arrivando.”
Le onde accarezzavano la spiaggia e il sole faceva capolino tra le foglie di palma che ricoprivano il gazebo.
Il cerenghito, che avevamo aperto con le nostre “buone uscite”, era un via vai di persone.
Francesco osservava con evidente interesse la ragazza che si stava avvicinando con un microscopico bikini e due Cuba libre ghiacciati.
Francesco afferrò i cocktail e me ne porse uno, lanciò un sorriso malizioso alla cameriera e gli infilò una banconota in mano e una sonora pacca sul sedere.
“Com'è?”chiesi.
“Sodo, molto sodo”.
“Il Cuba intendevo”.
“Buonissimo, sa di libertà”.