I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

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Adry666
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I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#1 » venerdì 26 agosto 2016, 0:48

I Nostri Grandi Amici da Frolix 8
(MC - Personaggio: “L’Alieno”)




Il 25 novembre 2040 è una data storica; una di quelle, nel bene e nel male, da far imparare a memoria nelle scuole.
Quel giorno ci fu il tanto desiderato primo incontro con una razza aliena: i “frolixiani”, gli abitanti del sistema solare Frolix 8, i tanto sognati “ometti verdi” con le orecchie a punta.
Finalmente si ebbe la risposta alla domanda che aveva assillato fin dagli albori l’umanità: “Siamo soli nell’universo?”

C’erano stati degli accordi preliminari che avevano dato la possibilità a entrambi di prepararsi al meglio, di studiare le diverse culture nei minimi particolari per l’importante incontro; furono risolti parecchi problemi, non ultimo quello della traduzione simultanea inglese-frolixiano e viceversa.

L’ingegnere capo, responsabile del traduttore ‘universale’, osservò il presidente e il consigliere scientifico scendere dall’elicottero argentato: due fantocci imbellettati.
“Avete risolto il problema con il traduttore?” chiese il consigliere responsabile del gruppo di “primo contatto”, mentre stava ancora percorrendo le scalette.
“Sì,” rispose l’ingegnere, “era una banalità, un piccolo loop nel software di una struttura secondaria, un nastro di Moebius di terzo livello.”
“Una banalità che ha comportato parecchi giorni di panico generale!” disse il presidente, mentre con una mano tirava il guinzaglio per far stare fermo il suo piccolo cane in preda a una crisi isterica.
“Una banalità a livello tecnico. Ma purtroppo la soluzione fornita dal consorzio costruttore cino-giapponese non è stata recepita correttamente. Diciamo che c’è stato un problema con la lingua… non ci siamo capiti. Comunque i miei tecnici sono lo stesso riusciti a venirne a capo” disse l’ingegnere, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo del presidente.
“Beh, sembra un po’ un colmo che ci sia stato un problema con la ‘traduzione’ per aggiustare un congegno che dovrebbe essere un ‘traduttore universale…’”
“In effetti è un paradosso, tuttavia…”
“OK, basta così,” li interruppe il presidente, “l’importante è che adesso funzioni tutto in maniera ottimale in vista del summit di domani. L’importante, ribadisco, è che non ci siano malintesi o fraintendimenti tra di noi e la razza aliena per colpa di quel coso.”
“Sì, signor presidente” affermarono all’unisono lo scienziato e l’ingegnere, guardandosi entrambi le scarpe troppo lucide.

Il centro di controllo si trovava subito a ridosso della sala “rossa”, il luogo in cui stavano avvenendo gli incontri tra i vari rappresentanti delle due razze. Era un continuo andirivieni di auto-capsule blindate che trasportavano degli esperti in vari campi dello scibile, più una serie di politici e diplomatici che facevano da inutile contorno agli incontri, come foglie di lattuga sul fondo di una pietanza di aragoste.
Uno stuolo di tecnici iper-specializzati, insieme all’ingegnere capo, non si perdevano nemmeno una sillaba dei dialoghi che avvenivano nella sala rossa.
“Come sono fatti fisicamente?” chiese l’ingegnere capo al consigliere scientifico del presidente, che era appena uscito dall’incontro per addentare un panino.
“Beh,” disse lo scienziato, quasi strozzandosi, “possiamo affermare che, per i nostri standard, il loro aspetto non è tra i più gradevoli. Hanno una fattezza che non ti aspetti, che fa capire quanto lontana sia la loro base fisiologica, sociale e culturale. Se è in parte l’ambiente a formarci, beh, noi e loro dobbiamo avere avuto un contesto molto, molto diverso.” Lo scienziato gli mostrò un breve video che immortalava uno degli alieni verdognoli mentre ‘discuteva’ con un umano.
“Uhm, capisco” disse l’ingegnere, accennando una smorfia e slacciandosi l’ultimo bottone del camice bianco per non strozzarsi.
“E poi c’è un’altra cosa...” gli occhi dello scienziato si fecero scuri.
“Sì?”
“Mettiamola così: il nostro traduttore funziona perfettamente, la sintassi è compresa pienamente, le parole tradotte mutano il loro significato relativamente al contesto del discorso, tenendo conto anche di quello che ha detto l’interlocutore, ma… ma il vero problema sono i contenuti, o meglio, i contenuti in relazione al retroterra culturale e sociale del soggetto, il cosiddetto ‘vissuto’. Il vissuto degli esseri umani è totalmente diverso rispetto al vissuto dei frolixiani.”
“Già, e come potrebbe essere il contrario?”
“Il problema,” continuò lo scienziato, “è che non parliamo di piccoli divari, ma di traiettorie che non s’incroceranno mai. Come faccio a spiegarti la rosa rossa se tu la percepisci di un altro colore, di un’altra forma e l’odore ti dà fastidio? Come faccio io, essere umano, a provare empatia per te, e tu, abitante di Frolix 8 per me, in queste condizioni?”
“Tra l’altro i maggiori problemi li stiamo incontrando nella condivisione dei valori etici, morali, che pensavamo fino ad oggi fossero universali. Invece quasi niente collima, siamo spiazzati. Ci sono dei punti della discussione che stanno aprendo enormi problemi diplomatici e relazionali.”
“Ma loro hanno imparato qualcosa della nostra cultura per prepararsi all’incontro?” chiese l’ingegnere.
“Sì, una cosa piuttosto assurda a dirsi…”
“Ossia?”
“Una canzone.”
“Ah, tipo… musica classica? Beethoven?
“No, magari.”
“Musica pop di nostri grandi autori? Che ne so: Beatles, Doors, Dire Straits?”
“Purtroppo no, un alieno ci ha cantato la ‘Fiera dell’est’, di un certo Branduardi...”
“E chi sarebbe?”
“Un cantautore italiano. Se vuoi ti faccio sentire la canzone dal mio smartphone.”
“Ok sono curioso”.
Così si misero ad ascoltare il brano; alla terza strofa – ‘Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò, e venne il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane’ -, l’ingegnere interruppe la canzone esclamando:
“Ma è una cagata pazzesca!”
“Infatti.”
“Ma i capelli sono i suoi?”
“Mah, sarà una parrucca!”
Un’altra persona si avvicinò a loro: barbetta bianca tagliata corta, occhiali con lenti colorate e una lunga coda di cavallo sulle spalle. Era uno dei filosofi della task force del summit.
“Come va ragazzi?” chiese il filosofo.
“Bene,” rispose lo scienziato, “stavamo discorrendo sui problemi di ‘diversità’ tra le due razze” e di gusti, pensò, senza dirlo, l’ingegnere.
Il filosofo divenne immediatamente rosso in viso e, con un tono di voce troppo alto, disse:
“No! Le diversità ci arricchiscono sempre! Tutti i più grandi errori storici che causarono guerre, razzismi e scontri di religione sono la diretta conseguenza di un’interpretazione errata della così detta ‘diversità’. Le nostre coscienze crescono anche grazie alle differenze che incontriamo durante la nostra vita, i nostri studi, i nostri amori…”
“Ehm, sì,” disse lo scienziato con un sorriso da ebete, “io volevo solo dire che…”
“Il vero problema che stiamo riscontrando con i nostri grandi amici di Frolix 8”, continuò il filosofo come se lo scienziato avesse mosso le labbra senza emettere alcun suono, “è che sembra di parlare tra sordi. Noi umani iniziamo un argomento, loro continuano il dialogo come se non ci avessero proprio sentito, o peggio, capito.”
“Già, infatti. Tuttavia, sarebbe utile se provaste…” cercò di pronunciare l’ingegnere, ma venne subito interrotto.
“Tuttavia,” riprese il filosofo, “siamo speranzosi di apprendere dai frolixiani delle fondamentali nozioni che potranno darci una spinta eccezionale nel campo medico, fisico ed aeronautico. Certo il problema di comunicazione bidirezionale è molto grave e almeno per il momento non vedo una soluzione.”
“Ma se provassimo a…” non fece in tempo a dire lo scienziato che il filosofo si era già incamminato verso la sala del summit.
L’ingegnere e lo scienziato si scambiarono uno sguardo spento facendo contemporaneamente ‘spallucce’.

“Pronto? Cara, come va?” disse l’ingegnere capo parlando in vivavoce nella sua ibro-auto.
“Tutto bene e tu? E’ un po’ che cercavo di chiamarti, ma eri sempre irreperibile!”
“Uhm, sì, non potevo rispondere durante lo svolgimento del summit, adesso ti sto chiamando dalla macchina.”
“Va bene, senti, tuo figlio dovrebbe...”
“Scusa cara, ma ti volevo raccontare di quello che è successo all’incontro con i frolixiani; sai, è stato un evento molto importante per me e...”
“Sì, sì, caro, ti stavo dicendo: tuo figlio avrebbe bisogno di una mono-auto nuova perché l’attuale è diventata difettosa, praticamente inservibile.”
“OK, però ci tenevo a raccontarti di come...”
“Scusa, ma adesso devo proprio lasciarti, è arrivata Caterina, dobbiamo andare alla fiera. Ci vediamo dopo. Baci.”
“Alla fiera dell’est?”
“Eh?”
“No, niente, baci,” rispose l’ingegnere con una smorfia.
La strada sembrava un enorme nastro nero srotolato, una vecchia bobina di registrazione buttata via da qualche gigante irrequieto. L’auto lievitava leggera in un silenzio quasi irreale. L’ingegnere aveva stampato sulla faccia un mezzo sorriso perché non sapeva se ridere o piangere.
Vide dei cervi in lontananza che correvano nell’erba alta. “Abbiamo mai provato a comunicare veramente con gli animali?” disse ad alta voce. “Perché non l’abbiamo fatto? Perché?” Batté entrambi i pugni sulla cloche. La macchina sbandò e finì fuori carreggiata. Investì uno dei cervi. La testa del cervo aveva incrinato il parabrezza, un occhio vitreo fissava un punto indefinito all’interno dell’abitacolo.
“Perché non l’abbiamo fatto?” ripeté piangendo, chinando la testa sul cruscotto e accendendo la radio inavvertitamente: ‘…che picchiò il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò. Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò...’
“Merda!”

Gli alieni dopo mesi di infruttuose ‘tavole rotonde’, incontri ufficiali e ufficiosi, canzoni varie, lasciarono definitivamente il pianeta Terra e gli esseri umani.
Umani che si resero conto di essere sempre più soli in un universo freddo e sconfinato. Sempre più soli tra miliardi di miliardi di stelle indifferenti. Sempre più soli in un mondo abitato da dieci miliardi di persone.
Dieci miliardi di isole, senza ponti e senza piccioni viaggiatori. Dieci miliardi di sfere che rotolano nella vita senza veramente sfiorarsi mai.



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Simone Cassia
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#2 » sabato 27 agosto 2016, 0:46

Ciao Adriano,
racconto, il tuo, che non mi ha convinto pienamente. Andiamo con ordine: tema e protagonista.
Il tema è preso di striscio e aggiunge poco o nulla alla vicenda che dovrebbe ruotare attorno all’alieno, la cui presenza però è limitata ad un cameo fuori campo.
Lo stile è leggero e scorrevole, bene, e il messaggio che cerchi di trasmettere è valido, ma che c’entrano gli animali? Considerando i dialoghi interrotti o monodirezionali che hai inserito (giustamente) nel testo e le attuali tendenze veg-animaliste direi che il protagonista avrebbe dovuto chiedersi:
“Come pretendiamo di parlare con gli alieni se non riusciamo a farlo tra di noi?”

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Adry666
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#3 » sabato 27 agosto 2016, 19:31

Ciao Simone,

se per tema intendi che ci deve essere per forza la fiera dell'est, beh nel mio racconto non ci sono fiere, ma solo canzonette (beh in effetti c'è anche una fiera...).
Gli alieni ci sono, anche se era mia intenzione porre come protagonista "l'alienità" che c'è tra esseri umani, e perché no, anche con gli animali (derive veg non c'entrano nulla, solo alla parola mi è venuta l'orticaria).
Ovviamente il mio racconto ha un tono ironico, gli animali fanno parte della situazione paradossale.
Diciamo che il tuo commento è la prova del mio messaggio: difficile capirsi con vissuti diversi, siamo troppo alieni :-)))

Ciao
a presto
Adriano

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Simone Cassia
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#4 » sabato 27 agosto 2016, 19:46

Permettimi di dissentire, in quanto in questa edizione erano stati posti 2 "vincoli" nella realizzazione dei racconti. Un protagonista, l'alieno verde nel tuo caso, e un tema, la fiera dell'Est. Adesso, se "Alieno" fosse il tema, il tuo racconto lo centrerebbe in pieno, ma in questo caso l'alieno è il protagonista che avevi scelto e, come tale, non lo trovo nel tuo scritto, per quanto riguarda la fiera dell'Est io trovo soltato un paio di battute su Branduardi e un'allusione verso la fine, entrambe cose che non influenzano minimamente il racconto (sarebbe potuto essere il triangolo di Zero e andava bene uguale, anche la battuta sui capelli).
Per quanto riguarda il paradosso, questo viene a formarsi quando si estremizza un aspetto della realtà che ci circonda e la realtà che circonda ci porta a pensare che nel 2040 sarà più probabile che parleremo ognuno col suo cane, piuttosto che tra di noi, per quel che si vede in giro.
Spero di aver fatto maggiore luce sul mio commento e sul mio criterio di giudizio :-)
Simone

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angelo.frascella
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#5 » sabato 27 agosto 2016, 23:09

Ciao Adriano.

L’idea del tuo racconto è bella: l’incomunicabilità fra umani e alieni che in realtà fa rendere conto il protagonista dell’incomunicabilità fra esseri umani, persino i più vicini come i familiari. A mio avviso ci sono alcuni piccoli difetti nell’esecuzione, che non pregiudicano completamente il risultato, ma andrebbero in qualche modo messi a posto nel caso, un domani dovessi decidere di riprendere in mano il racconto. Prima di tutto quelli che mi sembrano due errori logici nella trama:
1) Come hanno fatto umani e alieni a stendere degli accordi preliminari se la capacità di comunicare fra loro ancora non la avevano?
2) Di dove sono ingegnere capo e scienziato? se non sono italiani, come fanno a capire il testo di Branduardi? E se lo sono, come fanno a non conoscere una canzone che si canticchia pure ai bambini?
Un altro dettaglio che non mi ha soddisfatto è:
- il fatto che si dica che le fattezze degli alieni sono orrende, senza provare a descriverle
A parte questi elementi, comunque il racconto è carino. Purtroppo, però, rispetto alle regole di MC mi sembra che il tema sia a mala pena sfiorato: quando ho letto la citazione della canzone, credevo avrebbe avuto un impatto sulla trama: per esempio che gli alieni si ritenessero che l’uomo fosse il bastone e loro stessi il fuoco venuto a distruggerli in una qualche catena cosmica di eventi.
Invece messa così la canzone è ininfluente (si potrebbe sostituire con qualunque altra canzone, per esempio Mamma Maria, senza spostare di una virgola la trama). Questo mi costringerà a penalizzare il racconto, che pure ho gradito, nella classifica.

Buona edizione
Angelo

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angelo.frascella
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#6 » sabato 27 agosto 2016, 23:12

PS: ho apprezzato la citazione Dickiana (anche se i nostri amici da Frolix8 è uno dei suoi romanzi che non ho letto)

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Adry666
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#7 » sabato 27 agosto 2016, 23:51

Ciao SImone, cercherò di spiegarmi meglio rispondendo puntualmente alle tue osservazioni. Premetto che ogni giudizio è valido soggettivamente, comunque voglio cercare di condividere con te le mie idee (anche senza traduttore universale e con vissuti probabilmente diversi :-)) ).

>Permettimi di dissentire, in quanto in questa edizione erano stati posti 2 "vincoli" nella realizzazione dei racconti.

Io non li vederei come "vincoli" ma come "indicazioni" del percorso da seguire. Anche qui entra in gioco l'interpretazione personale. Ok, ci devono essere, ma in quale misura e come è tutto da interpretare; altrimenti tutti i racconti sarebbero uguali.

>Un protagonista, l'alieno verde nel tuo caso, e un tema, la fiera dell'Est.
>Adesso, se "Alieno" fosse il tema, il tuo racconto lo centrerebbe in pieno, ma in questo caso l'alieno è il protagonista >che avevi scelto e, come tale, non >lo trovo nel tuo scritto, per quanto riguarda la fiera dell'Est io trovo soltato un >paio di battute su Branduardi e un'allusione verso la fine, entrambe >cose che non influenzano minimamente il >racconto (sarebbe potuto essere il triangolo di Zero e andava bene uguale, anche la battuta sui capelli).

Beh, il racconto è tutto incentrato sugli alieni frolixiani e l'uomo, e devi ammettere che non si puà chiedere di più di far cantare Branduardi a un alieno! E' altrettanto vero che il tema centrale che ho voluto evidenziare è il problema della comunicazione tra esseri senzienti, ma io uso sempre i racconti di fantascienza come "scusa" per parlare di altre cose che mi interessano.
L'idea mi è venuta per associazioni: alieni, la fiera dell'est (canzone), Contact (romanzo di Carl Sagan e film sul primo contatto con gli alien,i in cui c'è una scena che fa vedere che la prima immagine arrivata fosse quella di una parata delle SS), alieni che imparano la filastrocca di Banduardi sbalordendo gli americani.

>Per quanto riguarda il paradosso, questo viene a formarsi quando si estremizza un aspetto della realtà che ci circonda >e la realtà che circonda ci porta >a pensare che nel 2040 sarà più probabile che parleremo ognuno col suo cane, >piuttosto che tra di noi, per quel che si vede in giro.

Ma, non lo so, spero di no, io intendevo il tutto sempre in chiave ironica

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Adry666
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#8 » domenica 28 agosto 2016, 17:14

Ciao Angelo,

sì, il titolo è un omaggio al grande PK Dick; non è uno dei suoi romanzi più riusciti ma il titolo mi pareva adatto (anche se la storia è completamente diversa).
Rispondo alle tue domande (se avessi messi tutto sarebbe diventato un romanzo...):

1) Come hanno fatto umani e alieni a stendere degli accordi preliminari se la capacità di comunicare fra loro ancora non la avevano?

Mah, con la matematica, musica

2) Di dove sono ingegnere capo e scienziato? se non sono italiani, come fanno a capire il testo di Branduardi? E se lo sono, come fanno a non conoscere una canzone che si canticchia pure ai bambini?

Americani (il traduttore è inglese frolixiano). Beh ormai si usa Shazam come se fosse acqua :-))), in futuro immagino non ci sarebbe nessun problema

Un altro dettaglio che non mi ha soddisfatto è:
- il fatto che si dica che le fattezze degli alieni sono orrende, senza provare a descriverle

Limiti di tempo e di stanchezza :-)))

Ciao
Adriano

valter_carignano
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#9 » giovedì 1 settembre 2016, 22:24

ciao
racconto secondo me molto ben scritto, con cambi scena rapidi che gli donano una certa leggerezza, adeguata al tono paradossale e a tratti surreale (non so bene perché, ma mi ha fatto pensare ai Monty Python).
Capisco gli appunti che ti sono stati fatti, e anche se sono condivisibili personalmente mi sono sentito più attratto dal susseguirsi di personaggi e (se posso permettermi, ma lo dico in senso positivo) sketch, ognuno che prende spunto dal precedente. In quest'ottica, il racconto funziona e non ti lascia il tempo di farti troppe domande, tranne forse quella del perché gli alieni abbiano ascoltato proprio quella canzone. Questo punto, magari, poteva essere reso più evidente.
In tutti i casi, secondo me, un buon lavoro, con tema e personaggio magari non così evidenti ma comunque presenti.

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Adry666
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#10 » venerdì 2 settembre 2016, 10:27

Ciao Valter,

ben ritrovato. Ti devo confessare che non ho mai visto Monty Python, adesso dovrò farlo :-))
Sì l'intenzione era quella di scrivere una cosa ironica e paradossale (a partire dal titolo).
La canzone fa parte del paradosso, perché tra tutte le musiche fantastiche prodotte dai terrestri (e dagli americani in questo caso) scegliere Branduardi?!??? :-))) L'ispirazione mi è venuta dal film Contact dove le prime immagini carpite dagli alieni sono le olimpiadi "sponsorizzate" da Hitler.
Ovviamente non ti nascondo che il tema unito al PG mi ha messo molto in difficoltà: coniugare la fiera dell'est e un alieno non è banale...

Ciao
Adriano

viviana.tenga
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#11 » venerdì 2 settembre 2016, 11:23

Ciao Adriano,
L'idea del tuo racconto è simpatica e ben sviluppata: l'impossibilità del contatto degli alieni che diventa uno spunto per riflettere sull'incomunicabilità tra esseri umani. Il racconto è ben scritto e godibile, una serie di scenette a tratti al limite del surreale. Il problema, come ti hanno già detto gli altri, è il tema. Per il personaggio, invece che un alieno protagonista ci sono degli alieni che non appaiono in scena ma hanno un ruolo importante, quindi non centrato in pieno ma comunque specifica abbastanza rispettata. Per quanto riguarda il tema, siamo tutti d'accordo che fosse ostico e il tuo era probabilmente uno dei personaggi per cui era più difficile trovare un punto di incontro, ma secondo me l'hai inserito in modo troppo marginale. O meglio, la canzoncina è un elemento molto efficace nel rendere l'assurdità generale della situazione, ma il fatto che sia proprio 'la fiera dell'est' e non un'altra è del tutto ininfluente. Per questo motivo penalizzerò un po' il racconto in fase di classifica, ma il racconto in sé è senz'altro molto valido.

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Peter7413
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#12 » domenica 4 settembre 2016, 21:40

L'idea di base è molto bella, l'esecuzione attuale non le rende appieno giustizia. Parti tardi con l'incomunicabilità, la introduci con il filosofo e da lì pesti sempre più, ma credo vada settata prima, già all'inizio del racconto. Spero vivamente che tu lo riprenda perché ce l'hai, devi solo dargli una forma leggermente più definita. Passiamo ai vincoli della special. Il PG è trattato mirabilmente: siamo tutti alieni e pertanto tutti i protagonisti sono L'ALIENO. Il tema, invece, l'hai infilato a forza e si percepisce come un peso (infatti partirei proprio dal tagliare la canzone). Credo tu abbia cercato di tematizzare con il significato della stessa, ma non viene fuori.

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erika.adale
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#13 » lunedì 5 settembre 2016, 19:26

Tema dell'incomunicabilità, reso in maniera ironica e centrata. Il parallelo fra gli alieni che tanto ci interessano e gli animali, che sono pianeti ugualmente distanti ma a proposito della comunicazione con i quali abbiamo speso davvero poche energie ( con domanda che ne segue: ma allora, ci interessa davvero interagire con chi è diverso da noi?) mi sembra un percorso che merita approfondimento, magari in una versione del racconto meno legata ai lacci del contest.
Ed è proprio qui il punto che trovo debole, come altri prima di me: la canzone di Branduardi potrebbe anche essere un'altra, o addirittura non esserci per niente e il racconto non perderebbe una briciola di forza.
Mi sono chiesta anch'io come sia stato possibile organizzare degli incontri ravvicinati umani-alieni con una tale incomunicabilità. Dici attraverso la musica o la matematica...ma sarebbero già linguaggi comuni che avvicinerebbero, qui racconti una distanza abissale ( quanto fra il guidatore e il cervo investito, per capirci).

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Andrea Partiti
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#14 » lunedì 5 settembre 2016, 21:39

Il tema "sfiorato" non mi disturberebbe, ma il fatto che non spieghi né in maniera seria né in maniera faceta il perché di questa fissazione degli alieni sì. Se ci dai questo elemento di colore, da lettore mi sento tradito quando poi non viene spiegato o ripreso come elemento importante per la storia!
L'idea del racconto non sarebbe male, ma nello spirito dell'edizione, l'avrei visto meglio con un alieno protagonista che deve interagire con gli umani, anziché il viceversa. Forse avresti avuto ancor più fraintendimenti con cui giocare e tutta una psicologia aliena da caratterizzare! Così il protagonista Alieno non c'è.
Anche la descrizione degli alieni mi scontenta. Sono mostruosi, meh. Dimmi che hanno appendici colanti muco viola che appaiono o scompaiono nella matrice quadridimensionale entro cui gli alieni si muovono, tredici becchi che sembrano fissarti dovunque tu sia nella stanza, organi di comunicazione a impulsi luminosi che accecano chi li guarda direttamente... qualsiasi cosa che mi faccia pensare davvero che sono incompatibili con gli umani, lontani fisicamente e mentalmente a un livello molto di base e non solo nei dettagli. Qualcosa che smonti le idee del filosofo basate esclusivamente sull'uomo e sulla sua morale.
Una volta tirati in ballo gli animali... perché non comunicare? Hanno un traduttore universale! Immagino che ci siano problemi di completezza del linguaggio altrettanto grandi nella comunicazione con un qualsiasi animale terrestre, quale esperimento migliore da mostrare, per prepararci agli alieni?
Insomma, l'idea è bella e il messaggio che vuoi portare passa chiaramente nel tuo racconto, ma è offuscato da troppi problemi di consistenza che lo affogano un po'.
Se vorrai rimetterci mano, io dimenticherei la fiera dell'est in favore di una canzone più integrabile nella storia, che possa avere un vero significato per gli alieni.

Giulio_Marchese
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Re: I Nostri Grandi Amici da Frolix 8

Messaggio#15 » lunedì 5 settembre 2016, 21:55

Questo racconto mi è piaciuto tantissimo! Mi piace come rappresenti l'incomunicabilità, o la mancanza di comunicazione, su vari livelli partendo dal traduttore universale per arrivare agli animali. Già questo per me significava aver rispettato il tema, ma l'inserimento della canzone non mi è dispiaciuto affatto! Perfettamente contestualizzata. Gli alieni sono presenti malgrado non li vediamo, magari non sono protagonisti ma ci sono e sono il motore di tutta la vicenda. Bella prova! ;)

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