Calma e gesso

valter_carignano
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Calma e gesso

Messaggio#1 » venerdì 26 agosto 2016, 0:58

Al Bar del Corso di Turago di Sopra la notizia del giorno era l’apertura del grande store Alla Fiera dell’Est, nell’ex zona industriale ormai abbandonata.
– Ma te ci sei andato? – chiese il Filotto. Il Bignola stava tirando gìù fra sé qualche madonna all’indirizzo della caldaia di nuovo rotta, ma fece una pausa e rispose: – Ma va. Io c’ho il bar qua da guardare. E poi quella è una cosa da donne.
Il Bignola era chiamato così un po’ per la bassa statura e un po’ perché in effetti coi dolci ci sapeva fare, ma certo non aveva un buon carattere. Il Filotto lo sapeva, dato che praticamente viveva nel bar con la stecca da biliardo in mano, e non ci faceva più caso. – Mah, non direi. C’è tutta una sezione di fai-da-te, e poi…
– Ah, ma te ci sei andato, allora! – lo interruppe mentre mollava un pugno alla caldaia. Quella borbottò e si accese.
– Beh, sì, no, cioè, ci sono passato davanti mentre andavo a casa e ho guardato dentro.
– Ma se abiti dall’altra parte, testina! Guarda te, curioso come una scimmia.
– Ma scusa, eh, invece quel portadolci nuovo dov’è che l’hai preso? – intervenne il Sherlock, la pipa in bocca e senza alzare gli occhi dal libro che stava leggendo. – Mi sembra sia uguale a quelli che vendono lì.
– Ma no. È il rappresentante che è venuto martedì che…
– Ma che rappresentante – interruppe il Filotto, contento di aver trovato un alleato, – che le paste e le brioches te le porta il Farina ogni mattina.
Insomma, venne fuori che tutti ci erano andati, persino il vecchio Lamiera, cercando di non farsi vedere dagli altri e vergognandosene un po’.
– Ma cos’è il proprietario, un cinese? – chiese il Bignola.
– Non saprei. Secondo me, più un indiano – disse il Lamiera, che aveva l’abbonamento a Sky, seguiva il calcio internazionale e nell’ultimo periodo si dava arie di saperne, di stranieri.
– Eh già, c’ha mica le orecchie a mandorla – assentì il Filotto.
– Gli occhi! – e il Bignola giù con una serie di madonne. – Gli occhi, non le orecchie!
In quel momento, entro la maestra Chiodaroli, sostenuta dalla sua amica Amalia.
– Brontolo mi ha toccato il culo! – disse, prima di collassare su una sedia. L’Amalia le faceva aria con il fazzoletto.
Silenzio. La Chiodaroli era stata maestra praticamente di tutti, prima di andare in pensione, nei suoi quarant’anni di servizio a Turago di Sopra e di Sotto. Le si fecero intorno, il Bignola le preparò un cappuccino.
Il Lamiera, che aveva più o meno l’età della maestra e si vociferava che da giovani avessero anche avuto una storia, interrotta per qualche misterioso motivo, le prese la mano. Lei la strinse. Il Sherlock, un poco discosto, osservava con attenzione.
Era un tipo normale, di mezz’età, abbastanza magro, nato e cresciuto in paese. Berto Porazzi, si chiamava, e aveva lavorato per una ventina d’anni al comune, poi i genitori erano morti lasciandogli la casa di Turago di Sopra, quella di Ceriale e un po’ di risparmi. Lui ci aveva pensato qualche mese, poi si era licenziato, venduto la casa di Ceriale e si era creato una modesta rendita, più che adeguata ai suoi bisogni. Aveva una sola passione: i libri gialli. Ne aveva sempre con sé uno, fosse Conan Doyle, o Van Dine, o Ellery Queen, e dato che fumava la pipa il soprannome era venuto da solo.
– Brontolo il meccanico? – chiese il Bignola. – Ma cosa gli è preso?
La Chiodaroli fece segno di no con la testa.
– Non può essere stato il meccanico – intervenne il Sherlock. – La maestra ha le scarpe pulite, segno che non è entrata nell’officina, e tutti sappiamo che dalle otto a mezzogiorno il Brontolo non esce mai da lì. Inoltre, anche le terga della signorina sono pulite, senza segni di dita sporche di grasso. E poi lei non chiamerebbe mai ‘Brontolo’ il meccanico.
Il Lamiera lo guardò storto, anche se non sapeva bene cosa significasse ‘terga’ aveva capito il senso del discorso e della manata.
– Non il meccanico, il nano – sussurrò la Chiodaroli. Tutti si guardarono dubbiosi.
– Quale nano, Eufemia? – chiese il Lamiera con voce dolce.
– Quello del giardino. Brontolo.
Il Filotto guardò il Bignola e si picchiettò il dito sulla tempia.
– Mi scusi, signorina – Il Sherlock si sedette di fronte a lei. – Lei dice il nano più esterno, quello vicino al cancello del suo giardino, giusto?
La Chiodaroli lo guardò e assentì. Il Filotto ripeté il gesto di prima, guardando la nuca del Sherlock.
– E quel nano fa parte della serie di sette che ha acquistato tre giorni fa alla Fiera dell’Est, giusto?
– Come… come lo sai? – chiese il Lamiera, un po’ intimorito.
– Nulla. Basta osservare e avere un po’ di memoria.
– Nani! – intervenne il Bignola, già pronto a scomodare qualche santo. – Insomma, non è mica possibile che…
– È così. Non penserai mica che me lo sia inventato, no, Gualtiero? – La Chiodaroli era l’unica in paese che chiamava tutti col nome di battesimo. Il Bignola tacque all’istante.
Il Sherlock si alzò e fece qualche passo, andando a guardare la strada attraverso la vetrata del bar. – Non hai torto, Bignola. Non sembra possibile. Eppure, abbiamo la testimonianza della nostra maestra. E l’altro giorno, forse l’avete sentito anche voi, sembra che il gatto della vedova Rota sia caduto dalla finestra del terzo piano giù in cortile. Non si è fatto niente, e questo potrebbe essere plausibile, ma il fatto del tappeto è bizzarro. Vedete, non solo il gatto, ma anche il tappetto nuovo era finito in cortile. – Si voltò verso gli altri, tutti pendevano dalle sue labbra. – E il tappeto era stato comprato il giorno prima alla Fiera dell’Est.
– Ma la signora maestra che c’entra col tappeto? – chiese il Filotto, che non era particolarmente acuto.
– Niente. Ma sia il tappeto che i nani vengono dallo stesso negozio. – Ci pensò un poco, poi chiese: – Chi viene con me? Pensavo di farci un salto.

Un quarto d’ora dopo, Il Sherlock, il Bignola e il Lamiera scendevano dalla Fiat 124 Abarth di quest’ultimo ed entravano alla Fiera dell’Est. Diverse auto erano parcheggiate nel piazzale, segno che la notizia dell’apertura dello store aveva fatto il giro della vallata. I tre entrarono.
Il capannone era ben illuminato, gli scaffali e i reparti ben definiti e ordinati. Il Sherlock sembrò interessato agli abiti, e anzi entrò in un camerino per provarsi una giacca. Poi ne uscì ed entrò in quello vicino. – Non c’era molta luce, in quello – disse. Intanto, il Bignola e il Lamiera vagavano senza meta, esaminando con sguardo truce la collezione di nani e statuette da giardino
Il Sherlock si recò alla cassa con la giacca in mano.
– Ottimo acquisto, signore – disse il proprietario, un uomo sui trent’anni, il sorriso simpatico, la carnagione del colore del caramello.
– Sì, mi piace molto. E anche il negozio: bello, spazioso, ben fornito. Fate qualcosa voi in laboratorio o vi arriva tutto da fuori? I nani, per esempio. Ne vorrei prendere due o tre serie da regalare.
Il proprietario deglutì, ma non smise di sorridere. – No, nessun laboratorio. Arriva tutto da fuori. Se lei vuole nani, fine settimana arrivano. Quelli in esposizione sono, come si dice?… difettati.
– Grazie. Ripasso, allora – Il Sherlock pagò e uscì. Fuori, il Bignola e il Lamiera lo aspettavano.
– Lamiera, senti. Questo è uno dei capannoni in cui lavoravi tu, no? Prima che la fabbrica chiudesse.
– Sì.
– E c’era solo il piano terra, giusto?
– Sì. No. C’erano degli stanzoni sotto, si arrivava col montacarichi. Sai, per lo stoccaggio dei materiali. A lasciar fuori la roba, la mattina non la trovavi più
Il Sherlock sorrise.

Alle otto del mattino dopo, il Sherlock era di nuovo allo store.
– Buongiorno, signore. Lei vuole nani? Non ancora arrivati.
– Lo so, lo so. Senta, state più attenti. Qui non siamo abituati a certe cose.
– Come?
– Capisco che possiate avere una certa clientela… particolare, e qui siete abbastanza isolati. Ma attenzione a non mescolare la merce. Veda, qui i tappeti non volano.
Il proprietario lo fissò, poi s’inchinò. – Non succederà più. Quel tappeto verrà sostituito. Gli dei siano con te, signore.

Alle nove, su invito dello Sherlock, si ritrovarono tutti nel giardino della maestra Chiodaroli.
– E così, questi sono i nani – bofonchiò il Lamiera, guardando male specialmente Brontolo e mettendosi fra il nano e la Chiodaroli.
– Eh, sì. – disse il Sherlock. – Allora, credo di avere la spiegazione del mistero. Lamiera, ieri ti ho chiesto del capannone, ti ricordi? Anche a me sembrava ci fosse uno scantinato, ma il proprietario mi ha detto di no e volevo essere sicuro che avesse mentito.
– Mentito? – disse il Bignola. – Ma perché?
– Vedete, stanotte sono andato alla Fiera dell’Est a piedi, ho fatto il giro e dal lato nord, quello dove ci sono i camerini per provarsi i vestiti, ho sentito dei rumori provenire da sotto. Il giorno prima, aveva visto della terra e del gesso, vicino alla parete interna.
– Ma sì, una volta erano proprio lì, i montacarichi! – esclamò il Lamiera.
– E ci sono ancora. Lì sotto ci sono diversi operai che lavorano di notte. Sicuramente lavoro nero, saranno tutti della famiglia. Ma cosa dobbiamo fare? Denunciarli? In fondo sono dei poveretti, alla ricerca di un modo per sfuggire alla miseria. Così, stamattina ho parlato col proprietario. Gli ho detto che prima o poi qualcuno l’avrebbe scoperto, e magari denunciato. Lui ha detto che avrebbe avviato le pratiche per regolarizzare tutto e insomma, mistero risolto, no?
– Ma il nano che ha toccato… ehm, il nano? – grugnì il Lamiera.
– Ah, sì. E c’è anche Trufolo, il gatto della vedova. Beh, in qualche modo si è impigliato con le unghie, e poi si è trascinato il tappeto giù. Quanto al nano, qui c’è una bella acacia, non potrebbe essere che lei si è impigliata senza accorgersene e il ramo, con il contraccolpo, l’abbia colpita?
– Beh, sì. Potrebbe – assentì la Chiodaroli.
– E allora siamo a posto. Una volta eliminato l’impossibile, quello che rimane deve essere la verità, no? Perché non andiamo a prenderci un caffé?
Tutti uscirono, sollevati. Il Sherlock rimase ancora un istante, e disse all'ultimo nano: – I nani di gesso non si muovono, no?
E Brontolo gli strizzò l’occhio.



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angelo.frascella
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Re: Calma e gesso

Messaggio#2 » sabato 27 agosto 2016, 0:40

Ciao Valter.

Ottima idea che si sviluppa in un buon racconto che brilla per la capacità di rendere in modo convincente l’atmosfera di un bar della provincia nordica (mi pareva di essere in un film di Pupi Avati). Alcuni passaggi della spiegazione di Sherlock risultano un po’ lenti e macchinosi e fanno un po’ diminuire l’interesse per il mistero e il finale non è subito chiaro (ma questo non è necessariamente un difetto) ma il giudizio è sostanzialmente positivo.

Buona edizione
Angelo

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Simone Cassia
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Re: Calma e gesso

Messaggio#3 » sabato 27 agosto 2016, 19:04

Ciao Valter,
leggere del tuo Sherlock mentre ho sottomano il mammut di Conan Doyle è stato veramente un colpo, però la struttura del racconto è veramente attinente e anche l’atteggiamento del protagonista, proprio bravo. L’atmosfera è resa ottimamente e anche i personaggi sono molto divertenti e la massima del consulente investigativo più famoso di sempre usata per insabbiare un chiaro caso di magia è proprio il contrasto parodistico che serve per concludere il racconto. Ottimo lavoro.

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Andrea Partiti
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Re: Calma e gesso

Messaggio#4 » lunedì 29 agosto 2016, 0:26

Bello il racconto, sono contento che sia toccato a te Sherlock Berto, perché l'hai usato in maniera davvero magnifica.
Mi piace che sia denso di eventi, che i nomi evocativi e pochissimi dettagli ti bastino a creare l'atmosfera giusta (direi da sobborgo basso-lombardo, perché suonano un po' Guareschi ma non troppo) e ti resta tanto tempo per far muovere il tuo branco di personaggi. Mi ha stupito anche che non ci fosse un senso di affollamento eppure si riescano a distinguere le voci una dall'altra.
Il tema è centrato, completamente. All'inizio pensavo di no, che fosse solo nel nome del negozio, arbitrario, ma la chiave del tuo enigma e il sapore orientale che riesci ad aggiungere direi che rendono più incisiva la scelta del nome, non solo estetica.
Vorrei dirti di più, ma ho davvero poco da criticare.

valter_carignano
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Re: Calma e gesso

Messaggio#5 » lunedì 29 agosto 2016, 14:38

Simone, Angelo, Andrea grazie del bel commento. Sono contento vi sia piaciuto :-)

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Adry666
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Re: Calma e gesso

Messaggio#6 » sabato 3 settembre 2016, 12:34

Ciao Valter,

piacere di rileggerti.

Che dire? PG e tema centratissimo, buona storia, ottimo ritmo (solo in alcune parti un po’claudicante a causa di mancanza di adeguati tagli, tempo tiranno!), incipit e finale potenti. Complimenti, ottima prova!
Ho anche riso leggendo il tuo incipit: “… Bignola stava tirando gìù fra sé qualche madonna all’indirizzo della caldaia di nuovo rotta, ma fece una pausa…” Una bella caratterizzazione del personaggio in pochissime battute.

Non ho altro da dire, molto bravo

Ciao
Adriano

valter_carignano
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Re: Calma e gesso

Messaggio#7 » sabato 3 settembre 2016, 12:45

grazie Adriano :-)

viviana.tenga
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Re: Calma e gesso

Messaggio#8 » sabato 3 settembre 2016, 19:47

Ciao Valer,
Il punto di forza del tuo racconto è senz'altro l'ambientazione, l'efficacia con cui delinei l'atmosfera di paese e caratterizzi i vari personaggi. Per quanto riguarda la trama, stona un po' il fatto che Sherlock più che risolvere un mistero scopra qualcosa su cui nessuno si era mai posto domande, ma nel complesso il racconto scorre bene (10000 caratteri sono comunque pochi per sviluppare davvero un giallo), il finale è simpatico e dà più spessore al tema (è vero che il negozio poteva chiamarsi in qualsiasi altro modo, ma il nome risulta particolarmente azzeccato data la natura misteriosa della sua mercanzia).
Nel complesso, una prova molto buona.

valter_carignano
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Re: Calma e gesso

Messaggio#9 » sabato 3 settembre 2016, 19:58

Grazie Viviana del bel commento :-)
In realtà, il Sherlock insabbia tutto, per motivi noti a lui solo. Non vuole svelare la natura magica di parte della mercanzia. Qualche volta, specie nelle avventure non appartenenti al Canone, lo fa anche il 'vero' Sherlock Holmes. :-)

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Peter7413
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Re: Calma e gesso

Messaggio#10 » lunedì 5 settembre 2016, 0:36

Vedo che i personaggi del BAR DEL CORSO ti sono entrati dentro... Bene, bene. Funzionano e te li stai delineando ottimamente, quindi continua su questa strada. Il tema c'è, ovviamente. Il PG è delineato alla grande, anche se qualcosa ancora di più in termini di background non avrebbe guastato. Il racconto mi è piaciuto anche se non gradisco troppo quando ci sono degli elementi che rimangono oscuri, come in questo caso il motivo per cui Sherlock decide di coprirli e il perché siano oggetti magici. Detto questo, una prova più che buona.

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erika.adale
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Re: Calma e gesso

Messaggio#11 » lunedì 5 settembre 2016, 18:37

Un racconto che mi è piaciuto moltissimo per personaggi, ambientazione, scrittura. La tiro lunga solo per raggiungere i caratteri richiesti al commento: la fiera dell'Est c'è ed è integrata, questo Holmes di periferia mi sembra perfetto, il contesto ricorda straordinariamente la provincia delle mie parti e i dialoghi hanno una notevole naturalezza. Bravo davvero.

valter_carignano
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Re: Calma e gesso

Messaggio#12 » lunedì 5 settembre 2016, 18:40

Grazie moltissimo Erica.
Anche da parte del Bignola :-)

Giulio_Marchese
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Re: Calma e gesso

Messaggio#13 » martedì 6 settembre 2016, 0:07

Racconto molto simpatico, e divertente il protagonista c'è e l'interpretazione del tema mi è piaciuta molto. Non vedo pecche rilevanti i toni del racconto sono molto leggeri e ti coinvolge quasi subito. Certo francamente l'articolo davanti a ogni nome mi ha dato fastidio perchè non ci sono abituato, ma da quel tocco di "bar del ciambellino". Anche se "il Sherlock" non si può sentire veramente. Bella prova complimenti!

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