La storia di Paride Testa

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Andrea Partiti
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La storia di Paride Testa

Messaggio#1 » venerdì 26 agosto 2016, 1:00

Paride Testa sospirò all’ingresso della fiera di Valbassa.
Lo colpirono rumori di una folla chiassosa e viva, odori di popcorn, di carne cotta nel suo grasso, di dolci caramellati rimasti troppo tempo all’aperto. La brezza notturna confondeva profumi e suoni.
Strinse più forte le piccole mani delle figlie. Sulla sinistra, una saltellava, immaginandosi già giochi e spettacoli. Dalla destra, l’altra cercava di controllarsi, come più si addiceva al suo testardo carattere di cinquenne cocciuta.
Paride si sentiva fortunato, nonostante l’agitazione. Solo un decennio prima non avrebbe mai pensato di potersi trovare così, esposto ai numeri del mondo ma capace di resistere per amor di qualun altro.
Era il grande salto nel vuoto. Senza Lei ad aiutarlo in caso di bisogno. Non ci sarebbe stato bisogno. Il Numero era in scacco, strangolato da quelle piccole mani che teneva fra le sue.

La storia di Paride Testa non è semplice. Non è neppure complicata, a voler essere precisi.
Imparò a contare alla scuola elementari di Valbassa, a sei anni d’età. Da subito i numeri dispari furono per lui fonte di grande angoscia. Paride non si spiegava il perché, le sue maestre non si spiegavano il perché, i suoi genitori non si spiegavano il perché, e quando tutti ebbero fatto le loro ipotesi, neppure gli psicologi infantili a cui lo affidarono, si spiegarono il perché.
Così irregolari, storti, deformi, privi della naturale simmetria dei numeri pari, i numeri dispari aggredivano Paride Testa in ogni loro manifestazione. Dapprima nella rozza rappresentazione come linee o puntolini da contare, su un quaderno giallo e innocente.
Col senno di poi, Paride avrebbe dovuto fermarsi alle prime avvisaglie di ansia, ma la macchina educativa non si poteva fermare. Gli impose l’astrazione, il simbolo. Creò il Numero nella sua mente. E con il Numero iniziò davvero la sua ossessione, la paura dietro alla struttura. Solo l’ignoranza lo proteggeva, prima.
Paride scoprì numeri in tutto ciò che lo circondava. Scoprì numeri nelle persone, negli animali, negli oggetti.
Amava la sua classe di diciotto alunni oltre a lui, ma non se qualcuno era malato; temeva l’altra sezione e i suoi diciannove nomi sul registro. Voi che non vedete la struttura del Numero penserete che sono sempre diciannove in ogni classe, uguale, giusto? Invece no, credete a Paride.
Amava di Evenlin, la cagnolina di casa, le orecchie, gli occhi, le zampe tozze. Contava sempre con attenzione le grosse crocchette puzzolenti che le versava nella doppia ciotola le gli spettava a pranzo.
Amava il suo corpo, a volte di più e a volte di meno. Aveva imparato presto a osservarsi solo allo specchio, mai direttamente. Gli specchi erano uno strumento magico che rendeva qualsiasi cosa vi si riflettesse migliore, doppia, giusta. Aveva due specchi nella sua stanza.
Amava l’autobus 22 che lo portava dai nonni dopo le lezioni, per pranzare e passare lì il pomeriggio, ma si faceva riaccompagnare in auto, perché solo la linea 23 tornava indietro. La targa della 126 della nonna era pari, e un giorno aveva contato tutte le piccole linee sul sedile: pari. Solo il posto di guida sembrava pericoloso a Paride. Pedali, volante, levetta di avviamento.
Per calmarsi quando era costretto in situazioni spiacevoli — come quella volta dal dentista, tre persone in una sala d’attesa per quasi un’ora, — si sedeva di fronte al televisore col Televideo acceso. Lo rilassava vedere i numeri ruotare furiosamente. Si fermavano solo quando lo ordinava lui, esattamente dove chiedeva. Partiva da pagina 2, dove non c’era mai nulla, e saliva due a due. A volte arrivato a trecento si era ripreso, a volte a cinquecento. Una sola volta era arrivato alla fine, 998 e 000 di nuovo, ma per sfizio suo, non perché ne aveva avuto bisogno.
Scoprì numeri anche in cielo, uno spaventoso singolo Sole di mezzogiorno, una terribile Luna di mezzanotte. Solo insieme nei mattini o nelle sere di quadratura, tornavano insieme dandogli calma. Per questo amava i luoghi chiusi, erano più prevedibili. Paride amava incondizionatamente le notti buie di Luna nuova. Usciva sul piccolo balcone della sua stanza e osservava le stelle, così tante da sfidare il suo senso di Numerosità, spegnendolo mentre sdraiato a pancia sulle piastrelle fredde lasciava che il suo sguardo sfocasse.

Arrivarono gli anni delle medicine. La prima volta dopo l’”incidente delle dita,” come lo chiamava sua madre per minimizzarlo. Paride non lo ricordava più: aveva sedici anni e coinvolse un dito mozzato e un pomeriggio passato chiuso nella sua stanza con il suddetto dito in un bicchiere pieno di ghiaccio tritato, un grosso coltello affilato e la sensazione di dover pareggiare la situazione.
La madre lo trovò così, che ancora ci pensava e si convinceva che fosse l’unica strada.
I medici dissentirono e decisero che riaggiungere era meglio che sottrarre, e fu in quest’occasione che la psichiatra di Paride decise che era l’ora di provare un approccio più aggressivo.
Paride scoprì che c’era qualcosa di peggio che vedere numeri e strutture in ciò che lo circondava. Le medicine lo rendevano cieco e incapace di interpretare. L’assenza del Numero non lo calmava, lo terrorizzava ancora di più, perché il Numero era sempre attorno a lui, lo sapeva, ma non aveva più alcuno strumento per controllarlo e gestirlo.
Smise di medicarsi, imparò a fingere. Entro qualche anno partì, lontano da Valbassa per studiare, in una città in cui era allo stesso tempo sollevato di non dover nascondere i suoi disagi, ma allo stesso tempo era costretto a esporsi molto di più al mondo, se voleva cavarsela.
Uscì ogni notte, esplorò la nuova città in cui si era trasferito, espanse il suo mondo, per la prima volta senza alcuna fretta o giudizio. Amava essere anonimo, essere uno zero in un mare di persone, anziché proprio lui, Paride Testa in mezzo a gente che lo conosceva.

Paride trovò pace quando incontrò Lei. Per la prima volta capì che non erano le persone che lo circondavano a dover essere pari. Non stava male a causa loro. Stava male perché lui stesso era uno, e con Lei finalmente poteva non esserlo più.
Insieme crebbero e con Lei presente il Numero smise di comandare tutto il tempo. Sapeva assopirlo quel tanto che permetteva a Paride di ridere di più.
Insieme tornarono a Valbassa quando venne il giusto momento.
Insieme costruirono un nido di misura per Paride. Un luogo dove poteva rifugiarsi dopo aver affrontato ogni giorno il Numero, quando lavorava. Una casa senza elementi a turbarlo e preoccuparlo. Dove Paride poteva dormire con la consapevolezza che nulla ne minacciava la pace d’animo.
Insieme a un terrorizzato Paride, sempre a disagio in ospedale, Lei scoprì che in grembo portava non una, ma due creature. Gemelle.
Paride non avrebbe potuto chiedere o desiderare di meglio. Era il mondo che gli diceva “Hai fatto bene, ti ho dato una strada dissestata da percorrere, sei ruzzolato a terra un po’ di volte, ma ora è tutto liscio e in discesa. Niente più trappole.”
Le gemelle crebbero nella pari armonia domestica, senza mai metterla in dubbio, senza che nessuno dei loro giochi, dei loro abiti, dei loro ninnoli potesse turbarla. Senza mai chiedere nulla del mondo equilibrato in cui vivevano, giocavano.

Entrarono nella fiera di Valbassa, una volta pagato il simbolico biglietto da tre euro a testa.
Aveva promesso da settimane quell’uscita alle gemelle. Era la prima volta in cui erano abbastanza grandi da partecipare e in tasca avevano ciascuna un sacchetto di monete, raccolte durante l’anno e che avevano ogni intenzione di investire in ogni sorta di divertimenti della fiera. Avevano solo un’idea vaga di cosa avrebbero trovato, ma la solida certezza del divertimento.
Le prime monete finirono nella scatola di latta di un rubizzo ometto dietro all’ingresso. Legò ai polsi delle bambine due palloncini gialli. L’uomo porse uno dei fili a Paride, chiedendogli senza parlare se ne desiderasse anche lui uno. Paride scosse la testa. Andava bene così. Benissimo
Con due cartocci di castagne e due sacchettini di mandorle caramellate camminarono attraverso una fila di banchi presidiati da venditori rumorosi che vantavano le meraviglie dei loro prodotti.
Si fermarono, sempre sgranocchianti, a un piccolo teatro all’aperto. Un semicerchio di sedie e cuscini sparsi a terra che circondavano un palco teatrale in miniatura. Lì piccoli burattini-mimo danzavano per un pubblico che raramente si fermava abbastanza da meritare una storia coerente.
I piccoli mimi si colpivano sulla testa con vigore, e a ogni colpo i bambini ridevano. A ogni scivolone ridevano. A ogni parete incocciata col cranio ridevano.
Paride si concentrava sui burattini per non osservare chi li circondava. Per non sapere quanti adulti, quanti bambini, quante sedie lo circondavano. Perché quel che contavano erano le due gemelle e la loro serata, nient’altro.
Come rispondendo a un ordine improvviso, tutti i burattini si ritirarono dietro alle piccole quinte del loro mondo. Le voci dei venditori si abbassarono tutt’attorno. Molti si alzarono.
Le bambine si alzarono e lo tirarono verso il nuovo polo d’attività. Si insinuarono tra le persone in movimento.
Una grassa signora perse l’equilibrio, una sottile sigaretta sfiorò uno dei palloncini.
Esplose con uno schiocco sonoro. Un frammento atterrò sulla fronte di Paride, aderendovi, attaccandolo.
L’esplosione tacitò ogni suono, rallentò ogni movimento.
Espirò.
Paride si arrestò, le figlie non si opposero.
Smise di respirare.
C’era un equilibrio, anche nello squilibrio. Se ne era convinto col tempo. Era davvero così fragile?
Niente aria.
L’altra figlia gli afferrò con forza l’avambraccio per attirare l’attenzione di Paride e tirò rapida verso di sé il cordino del palloncino superstite, ancora legato al suo polso.
Morse il lattice sopra al nodo del palloncino, che si sgonfiò con una poco dignitosa pernacchia.
— Va tutto bene, — lo rassicurò.
Paride alzò lo sguardo verso il punto in cui stava il palloncino fino a un attimo prima, ma vide solo la Luna, molto più lontana. Sorrise.



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Andrea Partiti
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#2 » venerdì 26 agosto 2016, 15:27

Voglio scusarmi in anticipo, perché questa edizione per me è andata un po' fuori controllo.

Ho avuto la pessima idea di pensare "Oooh, diecimila caratteri. Diecimila caratteri sono circa... infiniti! Non mi serve fare attenzione, figurati se in quattro ore posso sforare" e invece mi sono trovato messo peggio che nelle edizioni con limite a tremila.

Quindi ho mutilato pesantemente la metà del racconto dedicato alla fiera e al lento crollo del protagonista. Non me la sentivo di tagliare sulla prima parte che sentivo essere più importante per creare il personaggio.

L'altro effetto collaterale è stato iniziare a rileggere e tagliare alle 00:50, quindi il racconto non è presentabile e ordinato come lo vorrei. Mi spiace per gli errori sparsi e non corretti e la punteggiatura precaria.
(Né ho avuto tempo di rendere pari il numero di parole in ogni frase.)
Ultima modifica di Andrea Partiti il sabato 27 agosto 2016, 22:48, modificato 1 volta in totale.

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angelo.frascella
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#3 » sabato 27 agosto 2016, 0:20

Ciao Paride.

Bella l’idea del tuo racconto: un’ossessione così strana che vale la pena raccontarla e porre il suo “proprietario” a confronto col mondo.
Ho trovato però troppo lunga la regressione sul passato del protagonista. Forse è una mia fissa, ma quando un racconto parte bene e poi, dopo poche righe si interrompe per tornare indietro e sintetizzare tutta la vita del personaggio ho l’impressione di una violenza operata ai danni della narrazione. Secondo me ci sono due soluzioni a questo problema: iniziare a raccontare la storia dall’inizio sin da subito o tralasciare molti dettagli e far trasparire il problema dagli eventi e dai dialoghi. Sui racconti brevi come quelli di MC, secondo me, la seconda soluzione è la migliore perché trovo che il racconto non sia il “posto” giusto in cui raccontare un’intera vita. Per esempio, nel tuo caso arretrerei l’inizio a una scena un cui Paride sta per uscire di casa per raggiungere la fiera e userei qualche riga di dialogo con la moglie e la descrizione dell’ansia pre-uscita di Paride per far capire i problemi del personaggio, senza dilungarmi su ogni singolo episodio.
Dopo questo lungo intermezzo, il racconto ritorna a essere più brillante è il finale è davvero ottimo.

Buona edizione
Angelo

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angelo.frascella
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#4 » sabato 27 agosto 2016, 0:56

Ovviamente volevo dire "Ciao Andrea" e non "ciao Paride", ma per rispetto al personaggio volevo inserire un numero pari di commenti :D

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Simone Cassia
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#5 » sabato 27 agosto 2016, 12:43

Ciao Andrea,
un racconto che mi è piaciuto molto il tuo. Il personaggio è delineato benissimo, peccato che sia stato fatto, come tu stesso hai ammesso, a spese del tema. L’enorme parentesi sulla vita del personaggio è scritta benissimo e l’ho adorata, ma sbilancia il racconto, lo spacca proprio in due. Tutta la vita di Paride sarà stata un’avventura folle, ma forse, come consiglia anche Angelo, dovevi focalizzarti sulla sua gita alla fiera con le gemelle. In ogni caso una buona prova, anche se spero di leggere la versione completa nel laboratorio :-)

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Simone Cassia
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#6 » sabato 27 agosto 2016, 12:43

Doppio post, per non turbare nessuno :-P

viviana.tenga
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#7 » giovedì 1 settembre 2016, 22:16

Ciao Andrea,
Mi pare di capire che il racconto ti sia venuto un po' diverso da come l'avevi pensato, ma personalmente il risultato non mi dispiace. L'episodio alla fiera non ha molto spazio, ma è comunque ben strutturato e nessun passaggio risulta affrettato. Per il resto, ci racconti la storia di Paride; forse il tutto poteva funzionare ancora meglio facendo solo una carrellata di episodi senza discorsi generali, ma comunque la parte centrale arriva a caratterizzare bene il personaggio e prepara il finale in modo adeguato.

viviana.tenga
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#8 » giovedì 1 settembre 2016, 22:17

Doppio post, perché non ho nessuna intenzione di essere io a spezzare la catena XP

valter_carignano
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#9 » giovedì 1 settembre 2016, 22:50

ciao
racconto davvero interessante, intellettualmente stimolante e come sempre (nonostante i tagli che dici di aver apportato) ben scritto. Il personaggio esce fuori benissimo, perfettamente chiaro e lineare.
Riguardo al tema, in effetti non viene fuori molto, ma per contro bisogna dire che la tremenda crisi di Paride non avrebbe potuto avvenire se non nella fiera. O meglio sì, avrebbe potuto avvenire ovunque e in qualunque modo, ma quello che interessa ora sono questo luogo e questa modalità, quindi personalmente non lo ritengo assente o trascurato.
Secondo me, un ottimo lavoro.

Giulio_Marchese
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#10 » domenica 4 settembre 2016, 23:37

Ciao!
Questo personaggio ha un fascino incredibile non posso che complimentarmi! Più leggevo più mi incuriosiva! Un po ho storto il naso quando incontra Lei che lo rende pari, però poi il centro del racconto vorrebbe tornare ad essere l'ossessione, quindi ti perdono. Dico vorrebbe tornare perchè in effetti nella seconda parte manca qualcosa (tipo 2000 caratteri immagino XD), ti capisco perchè anch'io quando cominciato a scrivere pensavo che 10mila caratteri fossero la libertà! E anch'io ho dovuto accorciare delle parti (a un certo punto ero a metà e il contatore di word dava 7500, panico). Non mi piace l'interpretazione del tema, cioè usarlo solo come ambientazione fine a se stessa, avrebbe potuto essere una notte bianca, una festa di paese o qualsiasi altro evento che attira gente, il fatto che sia una fiera non aggiunge niente è solo per dire "la fiera l'ho messa". (Se c'è un'altra interpretazione non l'ho colta). Il personaggio mi piace molto, ora gli serve una storia ;)

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Peter7413
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#11 » lunedì 5 settembre 2016, 1:05

Sì, la risoluzione è accelerata e si nota, ma che bello! Guarda, se dovesse arrivare nei primi tre spero che tu voglia comunque sistemarlo sulla lunghezza giusta e passare dal Laboratorio (come Ambra nella Monsters Edition) per fare ammettere la versione giusta perché questo racconto stramerita. Il tema c'è, molto sottile. Il PG è stupendamente caratterizzato. E che belle le gemelle e il loro accettare anche il problema del padre. Davvero un bel lavoro.

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Adry666
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#12 » lunedì 5 settembre 2016, 10:50

Ciao Andrea,

a parte la mia "solita" perplessità per il commento post pubblicazione, devo dire che il tuo racconto si fa leggere, anzi mi sembra molto interessante e ben scritto.
Il PG c’è, il tema non troppo.
MI ha colpito l’incipit, molto bello, ti fa entrare subito nella storia e nel personaggio, che anche in seguito viene delineato molto bene, sembra di averlo conosciuto veramente, bravo!
Come ti hanno già detto il corpo centrale si può migliorare, anche tagliando qualcosina. Il finale mi sembra perfetto.

Buona prova
Ciao
Adriano

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erika.adale
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Re: La storia di Paride Testa

Messaggio#13 » lunedì 5 settembre 2016, 18:26

Un protagonista interessante, con una nevrosi tutt'altro che fantastica e immaginaria, che si riconcilia con la realtà grazie all'affetto più che alla farmacologia. Questa storia mi piace e mi intenerisce. Sulla fiera dell' Est...boh, l'evento avrebbe potuto avere luogo ovunque? Può darsi, ma la scenografia conferisce un sapore "magico" a una vicenda che altrimenti avrebbe avuto le tinte del caso clinico.
Sono d'accordo con chi trova la premessa un po' sproporzionata, anch'io mi concentrerei ( o allungherei) il fatto contingente piuttosto che la biografia del protagonista.

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