Il liberatore del Nuovo Tempio- di Nicola Gambadoro

Scrivi un racconto sul Tema deciso dai BOSS Eleonora Rossetti e Luigi De Meo.
Sfida gli altri concorrenti e supera il giudizio degli SPONSOR Vincenzo Maisto e Laura Platamone.
Niko G
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Il liberatore del Nuovo Tempio- di Nicola Gambadoro

Messaggio#1 » sabato 8 ottobre 2016, 16:31

L’Angelo varcò l’ingresso del Nuovo Tempio.
Si fermò poco dopo la grande porta a vetri osservando con i suoi nuovi divini occhi l’andirivieni dei farisei che lo popolavano. Contrattavano, chiacchieravano e ridevano, gli stolti, ignorando che egli era ormai evoluto e diventato strumento di Dio. Come potevano non notarlo? Come potevano non accorgersi della luce che emanava, della gioia, della grazia e della purezza? Come potevano continuare a insozzare il Tempio con il loro mercimonio pur di fronte a lui?
Tanti anni prima il Messia era entrato nel Vecchio Tempio, furente, e aveva gridato:

“Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti?
Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!”


E li aveva cacciati via tutti, i farisei di allora, prendendo a calci i loro banchi carichi di merci e denari. Ma secoli e secoli dopo la sua crocefissione i loro discendenti perpetravano nuovamente quello stupro nella sua nuova Casa, pensando che ormai nessuno potesse più fermarli, poiché ormai l’unico uomo senza peccato mai nato era stato ucciso.
“Solo chi è senza peccato può insegnare la via”. Il Maestro l’aveva detto durante la sua vita terrena, tanti anni fa. Solo chi è senza peccato può scagliare una pietra verso il suo fratello, ma quei pagani? Quelle viscide e immonde gocce di liquame spurgante da Lucifero, che insozzavano la terra sulla quale camminavano? Erano forse loro senza peccato, lo erano?
No. Nel peccato essi vivevano, e in esso proliferavano come blatte nella sporcizia degli angoli, nella casa di Dio.
Ma Dio l’aveva scelto. L’aveva scelto per liberarlo e per dare inizio alla Nuova Era. L’aveva scelto tra tanti e gli aveva indicato la via per la purificazione, per la remissione di tutti i suoi peccati.
L’Angelo aveva meditato per un lungo anno, nella sua misera dimora terrena, osservando quella piccola goccia d’acqua limpida e pura che continuava a cadere giù dal soffitto, inarrestabile. Per ciascuna goccia aveva pregato “ascoltami, o Signore” e aveva atteso per giorni e giorni. Le aveva contate con pazienza, perché ogni goccia d’acqua era penitenza, purificazione, e lavava via un peccato dalla sua anima rendendolo più puro e pronto. Un milione e trecentomila gocce, tante ne vide cadere e tante volte pregò per il perdono, fin quando il Padre gli si palesò nella sua immensa bontà e grandezza confermandogli quello che lui sapeva da sempre…ed assolvendolo dal peccato. La sua vita mortale, quando anch’egli lavorava nel Tempio e ivi faceva mercimonio, era ormai finita. Adesso era libero dal peccato e pronto per fare quello che il Messia aveva fatto secoli addietro al Tempio di Gerusalemme. Pronto per liberare il Nuovo Tempio.
Si fermò in mezzo alla sala. Sentiva La luce pervadere il suo corpo, poteva sentirla pompata dal suo cuore che si insinuava in ogni recondito punto del suo essere, battito dopo battito. La sua anima era pura come acqua di fonte, il suo spirito freddo come ghiaccio, il suo corpo infrangibile come acciaio.
Era giunto il momento di cominciare quello che il Padre aveva deciso per lui. Trasse un profondo respiro.
“Farisei!” Urlò con tutta l’aria che aveva nei polmoni.
Tutti si voltarono nei loro ricchi e sopraffini abiti intessuti di filigrane d’oro, ed un inquietante silenzio scese sul Tempio mentre gli occhi si puntavano su di lui e sulla sua misera tunica di tela di sacco, unico indumento a proteggerlo dall’ impudicizia di quegli occhi corrotti.
Lui l’aveva detto. L’aveva detto, “Liberatevi dei vostri beni terreni!” Ma costoro ancora vestivano pregiate stoffe ed ungevano i loro corpi di preziosi olii profumati come se fossero stati dei Profeti. Adesso avrebbero pagato con la vita, e quei preziosi tessuti sarebbero diventati i loro sudari.
“Avete profanato questo luogo! Lui vi aveva avvisato!” Puntò l’indice verso i farisei, guardandoli negli occhi uno per uno. Grande era la loro moltitudine, e i loro sguardi si riempivano di terrore man mano che si rendevano conto di essere di fronte alla Giustizia.
“Il momento è arrivato. Voi non avete ascoltato Suo figlio e avete profanato il suo Tempio. Ma adesso ascolterete me!”
Estrasse la Croce Tonante dalla tunica. Appena la videro, quelle creature immonde iniziarono a urlare, fuggire e disperdersi come vermi da un cadavere marcescente quando viene purificato dalla pioggia mandata dal Cielo.
L’Angelo si rinfrancò. Chi fugge dalla Croce altro non può essere che una creatura che vive nell’aberrazione.
Un gruppo di farisei urlanti cercò di guadagnare l’uscita dal tempio superando il suo corpo mortale. L’ Angelo puntò la Croce verso di essi e lesse il terrore nei loro occhi prima di scatenare la sua Potenza e vederli accasciarsi al suolo lacerati da orribili ferite apertesi all’istante, che vomitarono fiumi di sangue sul pavimento. Il boato fu assordante e risuonò all’interno del Tempio per secondi che gli sembrarono anni.
“Padre!” Urlò l’Angelo, mentre la puntava su un altro gruppo di peccatori. “Ecco che i loro spiriti volano a te. Redimili!”
Un altro boato accolse quelle misere anime mentre la potenza della Croce li rivoltava all’indietro ad annegare nel loro stesso sangue, tra tosse e conati di vomito. Contemplò la sua opera per qualche secondo e si diresse a passo spedito verso l’interno del Tempio dove la moltitudine di peccatori fuggiva cercando inutile salvezza dalla Luce.
Dietro uno dei banchi colmi di merci e denari vide un uomo nascosto, rannicchiato e tremante. L’Angelo gli si fermò di fronte.
“Ti prego… lasciami andare…”
Il fariseo singhiozzava. L’ Angelo sorrise riconoscendo il pentimento sul suo volto. Si chinò sulle gambe e avvicinò il suo viso a quello dell’uomo, poggiandogli una mano sul capo in sego di benevolenza. Poi si rialzò e poggiò con delicatezza la Croce sul suo capo. L’uomo dimostrò la sua vera natura di peccatore scostandosela dalla testa con mano tremante.
La sua paura della Luce l’aveva tradito.
L’Angelo sorrise ed il suo viso coperto dalla barba, dalla polvere e dalla terra s’illuminò in un trionfo di compassione.
“Preghiamo insieme, vuoi? Preghiamo per te. Preghiamo per tutti loro. E’ solo amore che voglio portarvi... amore, pace e perdono. Tu li desideri?”
“Si… ma ti prego… non mi ammazzare..” L’uomo continuava a singhiozzare.
“Pater noster… qui es in caelis…”




Sarah era paralizzata dal terrore. Aveva le mani davanti alla bocca spalancata e guardava la scena dall’alto, attraverso l’ampia vetrata che dalla scrivania del suo ufficio dava sui corridoi del supermercato.
Quando pochi minuti prima aveva visto quello strano tipo entrare e guardarsi intorno con aria spaesata, aveva pensato al solito barbone in cerca di spiccioli ed era tornata alle sue carte. Ma quando l’aveva sentito urlare frasi senza senso aveva sollevato lo sguardo e l’aveva riconosciuto nello stesso istante in cui tirava fuori quel mitra e cominciava a sparare.
Nathan. Nathan O’ Brenn, l’addetto al reparto frutta e verdura che aveva licenziato un anno prima.
Le ci era voluto un po’ per riconoscerlo. Vestito con un sacco di tela legato in vita con una corda, i capelli lunghi e arruffati. Sporco, sporco come la merda del cazzo e con una barba che gli arrivava fino al torace. Aveva ammazzato a sangue freddo almeno dieci persone, e adesso stava poggiando il mitra sulla fronte di un uomo in lacrime di fronte a lui. E stava urlando qualcosa… una preghiera… in latino.

…Sanctificetur Nomen Tuum.
Adveniat Regnum Tuum…


Schizzò sotto la scrivania e si rannicchiò in posizione fetale.
Era impazzito, completamente fottuto di cervello, e probabilmente era lì per lei. Per vendicarsi.
Tirò un pugno contro il muro alle sue spalle maledicendo di avere dimenticato il cellulare in macchina… lo portava sempre con sé, anche al cesso, ma quella mattina aveva pensato che sarebbe tornata a prenderlo appena avesse avuto tempo. E nel suo ufficio non aveva mai voluto un telefono fisso per non essere disturbata mentre lavorava… e per colpa della sua testa di cazzo adesso il telefono più vicino era accanto alla cassa, di sotto. Sperò che qualcuno avesse chiamato il 911. Si, cercò di rassicurarsi, sicuramente l’avevano già chiamato decine e decine di persone. Mentre Nathan sparava a quei poveri clienti vicino alle casse aveva visto molti correre a nascondersi in giro per il supermercato. Qualcuno di loro forse ci stava provando… se non loro, i passanti che da fuori avevano sentito gli spari. Entro un quarto d’ora sarebbero venuti gli SWAT a fargli il culo. Sì, l’avrebbero ammazzato come un cane.

…fiat voluntas Tua,
sicut in caelo, et in terra.


Si strinse il viso tra le mani singhiozzando per il terrore, in un lago di sudore freddo.
Pazzo. Pazzo assassino e bastardo.
Se avesse saputo che le cose sarebbero andate così, non l’avrebbe mai licenziato… ma aveva dovuto.
Quando era venuto a chiederle il lavoro le era sembrato garbato e cortese, con quella spilla a forma di croce al polsino della camicia ben inamidata e stirata. Sorridente, educato. Ma poi aveva cominciato a comportarsi in modo strano…

Panem nostrum
cotidianum da nobis hodie…

Nello sgabuzzino delle scope c’era un vecchio crocifisso, appeso di fronte a un lavandino che gocciolava da una vita. Più di una volta Sarah aveva trovato Nathan a saltare la pausa pranzo per pregare lì dentro. Inizialmente non vi aveva dato peso, anzi le era sembrata una cosa carina. Ma quelle piccole pause di preghiera erano diventate sempre più lunghe, e nell’arco di qualche settimana Nathan aveva cominciato a stare inginocchiato in quello sgabuzzino, di fronte a quel vecchio crocefisso sgangherato, anche ore dopo la chiusura.

…et dimítte nobis debita nostra,
sicut et nos
dimittimus debitoribus nostris…

Sara aveva fatto finta di niente per un po’. Insomma, che male poteva fare? Aveva tollerato le stranezze di Nathan fino al giorno in cui una vecchia infuriata si era messa a strillare come un’aquila, che voleva parlare col direttore perché non c’era nessuno a imbustarle le lattughe. Sarah si era scusata, le aveva imbustato di persona le preziosissime verdure ed era andata a cercare Nathan nello sgabuzzino, trovandolo a fissare quel cazzo di lavandino di servizio che gocciolava, e a ripetere “ascoltami, o Signore” per ogni goccia d’acqua che cadeva giù, dondolando la testa avanti e indietro con le mani giunte.
A quel punto l’aveva trascinato nel suo ufficio e l’aveva licenziato. Il ragazzo era esploso in una serie di discorsi farfuglianti e senza senso. Diceva che quel crocefisso nello sgabuzzino era il Nuovo Messia. Che bisognava venerarlo ed edificare lì il Nuovo Tempio di Gerusalemme, buttare giù tutto tranne lo sgabuzzino, che sarebbe divenuto il Tabernacolo della Nuova Era, e che bisognava farlo subito, prima che fosse troppo tardi e Dio decidesse di punirli tutti per il loro sacrilegio.
Sarah si morse le labbra e sentì il sapore amaro delle lacrime che le rigavano il viso. Avrebbe dovuto chiamare la polizia e farlo sbattere in manicomio invece di cacciarlo semplicemente fuori. E adesso era tornato per ammazzarla… ed era tutta colpa sua.

et ne nos inducas in tentationem;
sed líbera nos a Malo.


L’Angelo finì la sua preghiera e guardò compiaciuto il peccatore in attesa di perdono di fronte a lui.
L’uomo aveva capito, non scostava più la testa dalla Croce ma piangeva di gioia fissando il pavimento. Perché la Croce è solo veicolo di pace e di purezza: calda, santa luce di conforto e redenzione. Solo i peccatori devono averne paura, per il resto del genere umano essa è solo foriera di perdono.
Sorrise a quell’ anima impura e la liberò. L’uomo cercò di dire qualcosa ma il suo capo esplose in un tripudio di fumo, carni e cervella. L’Angelo gioì nel vedere la sua piccola anima volare fuori dallo squarcio nel capo e ascendere verso l’alto, sorridendogli e bisbigliando una benedizione per averlo salvato. Proseguì verso il Tabernacolo mentre con aria scocciata cercava altri farisei con lo sguardo. Si erano nascosti, i vigliacchi. Ma avevano abbandonato il loro proposito, smesso di fare mercimonio della casa di Dio. Che andassero pure dove volevano, ci avrebbe pensato il Padre a loro.

Sara guardò la sveglia a forma di Vergine di Ferro sul mobile accanto alla porta. Quando il suo ex marito era tornato dalla mostra sull’ inquisizione di Cincinnati con quell’orribile souvenir aveva pensato che nel suo supermercato non sarebbe entrato mai più nulla di più disturbante… ma si era sbagliata. Segnava le undici e cinquantadue. Quel folle era lì da almeno dieci minuti e ancora non si vedeva nessuno ad aiutarla.
Trasalì e soffocò un urlo nel sentire un'altra roboante raffica di mitra risuonare nel silenzio dei corridoio dei detersivi.
Quel disgraziato… L’aveva… l’aveva ammazzato? Non ebbe il coraggio di alzare la testa per guardare. Anche se sapeva che la vetrata a specchio del suo ufficio impediva a chi era fuori di vedere all’interno, non riuscì a muovere un muscolo. Si strinse facendosi più piccola che potè.


L’Angelo aprì la porta che dava adito al Tabernacolo e strabuzzò gli occhi nel trovare quello che anelava e sognava da mesi. Cadde in ginocchio, in pura estasi di fronte al Messia del Nuovo Tempio. Il Crocifisso lo guardava con occhio benevolo adesso che l’aveva liberato da quei pagani.
“Parlami, Signore.” Disse chinando il capo. Una lacrima solcò la sua guancia sporca di sangue.
“La meretrice” disse il Messia. “Colei che ti cacciò dal Tempio, che capeggia i mercanti che hai punito.” L’Angelo sollevò lo sguardo e si emozionò nel vedere la mano del Crocefisso liberarsi da anni di prigionia e schiodarsi dalla croce, mentre il piccolo chiodo imbrattato di sangue cadeva tintinnando vicino ai suoi piedi nudi. La piccola mano tremante indicò l’ufficio in alto, alle sue spalle.
“Liberami, Angelo. “Continuò “Purifica l’anima della meretrice ed io sarò libero. Insieme… daremo inizio alla Nuova Era.”
L’Angelo si voltò e vide la piccola vetrata a specchio, proprio dove il Messia stava indicando. Si fece il segno della croce e si alzò, dirigendosi a passo deciso verso la scala in legno che portava all’ufficio. Salì e si trovò di fronte alla porta con l’altisonante targa, “Direttore”. Provò ad aprirla, ma la maniglia girò a vuoto.
L’Angelo sorrise. Nessuna opera dell’uomo poteva resistere alla Croce.
La poggiò sulla serratura.

La raffica di mitra sfondò la porta e Sara urlò nel vederla esplodere in un inferno di fumo e schegge mentre Nathan entrava nell’ufficio.

L’Angelo si voltò e la vide, tremante e rannicchiata in un angolo come la cagna che era. Colei che aveva imprigionato il Nuovo Tempio ed il suo Messia in quel postribolo di mercanti. Colei che aveva cacciato lui, L’Angelo, di fronte alle risate e le beffe dei farisei, ignorando le sue parole di salvezza.

Sara fissò Nathan in preda al terrore più feroce. Gli occhi del ragazzo erano completamente folli e abbacinati, e sangue e materia cerebrale erano incrostati sul sacco di tela di cui si era vestito. La ragazza piangeva e singhiozzava mentre lui si avvicinava a passo lento. Si schiacciò più che poté contro il muro e sentì uno strano calore scenderle lungo le cosce. Si era pisciata addosso.
“Nathan… ti prego, perdonami! Io… io non volevo!”

L’Angelo le sorrise. Finalmente stava cercando di redimersi… la sua potenza e la sua magnificenza l’avevano dissuasa dai suoi propositi di servizio a Lucifero, e adesso il suo spirito anelava che lui le insegnasse la Via, la stessa che l’aveva portato a trascendere, da fallace mortale ad Angelo senza peccato. Decise che l’avrebbe aiutata.
Sara sentì il cuore accelerare e picchiare sul torace come se volesse sfondarlo e schizzare fuori mentre Nathan sollevava il mitra e glielo puntava addosso. Si coprì il viso con le mani.

“Fermo! Polizia! Alza le mani immediatamente!”

Una voce metallica amplificata da un megafono rimbombò nella stanza, proveniente dalla grande finestra alle sue spalle.

“Sei sotto tiro! In ginocchio, ora! ”

L’Angelo si voltò e si diresse tranquillamente verso la vetrata. Tante piccole luci rosse si arrampicarono come ragni sul suo corpo fino a fermarsi sul suo viso e sulla sua fronte. Sorrise di tenerezza nel vedere, affacciati alle finestre del palazzo oltre la strada, una decina di uomini con dei lunghi fucili puntati su di lui.

“In ginocchio! Adesso! Butta il mitra!”

Gli uomini e le loro armi, pensò. Gli davano un fugace senso di potere e credevano di avere il diritto di amministrare la Giustizia uccidendo chi violava le loro regole pagane. Ma ormai i loro giocattoli non servivano più a nulla.
“Stolti!” Gridò in preda alla furia dei Giusti sollevando la Croce Tonante verso di loro.

Le pallottole sibilarono nell’aria come micidiali messaggere di morte e Sarah vide la testa di Nathan esplodere come un’anguria, mentre il corpo del ragazzo cadeva all’indietro, esanime e con una poltiglia rossastra al posto del viso. Le ci volle qualche secondo per realizzare che quei cecchini avevano appena ucciso quel pazzo… e che lei era salva.
Si abbandonò ad un isterico scatto di risa e corse verso la finestra per ringraziare quei poliziotti, quegli angeli che le avevano salvato la vita. Saltò la nauseante pozza di sangue e cervella sul pavimento come fosse stata una pozzanghera e stesse correndo verso il più soave degli arcobaleni dopo un lungo giorno di pioggia.

Quello di cui però non si rese conto era che dal cranio squarciato di Nathan non fuoriuscivano più sangue e materia cerebrale, ma piccole gocce di luce.

Sara si affacciò alla finestra urlando “Grazie! Grazie!” e sbracciandosi in lacrime mentre alle sue spalle il corpo del ragazzo si sollevava dal pavimento e iniziava a fluttuare a un metro da terra. La luce colava dal suo cranio macellato come oro fuso, e ricoprì il suo corpo come chiudendolo in un bozzolo. Il piccolo ufficio si illuminò a giorno e Sara si voltò sorpresa. Lo stupore si trasformò in panico quando quella luce liquida prese lentamente la forma di un uomo gigantesco. L’Angelo urlò per la gioia della Trasfigurazione ed il bozzolo esplose come una supernova rivelando finalmente agli occhi della donna la sua vera forma. Il Liberatore aprì le braccia dispiegando le lunghe ali splendenti e si diresse verso la meretrice fissandola con i suoi occhi infuocati. Era alto quasi quanto il soffitto ed il suo corpo era protetto da una lucente armatura riccamente intarsiata di simboli arcani.

“Pensavi che fossi pazzo, vero?”

La voce dell’Angelo era come dieci, cento, mille voci di uomini e donne insieme, come un terrificante canto gregoriano di Morte. Sara rimase inebetita mentre lui la prendeva per il collo con una mano e la sollevava a due metri dal terreno. Gli occhi della donna fissarono le orbite fiammeggianti del Liberatore mentre suoni indistinti e strozzati provenivano dalla sua gola stritolata da quella morsa d’acciaio, ed il suo volto andava facendosi sempre più violaceo.
L’Angelo spezzò il collo di Sara come un ramoscello e la scagliò con potenza disumana di fronte a sé. Il corpo della donna volò come una bambola di pezza sfondando quello che era rimasto della vetrata e precipitando giù. Dopodiché si affacciò e fece un cenno di benedizione all’indirizzo dei cecchini ancora in posizione di tiro a una cinquantina di metri di distanza.

“In ginocchio! In ginocchio! Ora!”

Il Liberatore percepì la paura nelle voci di quei peccatori, che continuavano a sparare con le loro inutili armi terrene. Adesso che il Tempio era libero i suoi fratelli sarebbero arrivati a breve, pensò, sollevando lo sguardo verso il cielo azzurro che andava lentamente solcandosi di centinaia di scie dorate, che discendevano su tutta la città come nuove Stelle Comete dell’Avvento.
Dispiegò ancora le sue ali fiammeggianti in tutta la loro lunghezza e aprì le braccia mostrando il possente torace. Lasciò che il suo corpo s’illuminasse come il sole nella Grazia di Dio, mentre i proiettili rimbalzavano uno dopo l’altro sulla sua armatura Eterna con secchi tintinnii metallici ed il suo terrificante urlo di trionfo sfondava le pareti intorno a sé in un’esplosione di legno e cemento.

Ammirate! Ammirate la Gloria del Liberatore del Nuovo Tempio!


Non so scrivere, ma ho bisogno di farlo.

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Spartaco
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Re: Il liberatore del Nuovo Tempio- di Nicola Gambadoro

Messaggio#2 » martedì 25 ottobre 2016, 23:04

Chiedo a tutti voi di scrivere un messaggio in risposta al vostro racconto in cui specificate i bonus a cui aspirate e come li avete inseriti.
Grazie

Niko G
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Re: Il liberatore del Nuovo Tempio- di Nicola Gambadoro

Messaggio#3 » mercoledì 26 ottobre 2016, 19:14

Su richiesta di Spartaco inserisco i bonus che ho inserito:
-Due protagonisti, di cui uno soprannaturale: Un protagonista è un angelo, l'altro un semplice mortale.
-Inserire il numero un milione e trecentomila: Inserito, il numero di gocce cadenti dal soffitto che l'Angelo ha contato prima di essere lavato dal peccato;
-Oggetto di tortura usato per scopo diverso dalla tortura: Sul mobile accanto alla porta dell'ufficio di Sara c'è una sveglia a forma di Vergine di Ferro che il suo ex marito le ha portato come souvenir dalla mostra sull'inquisizione di Cincinnati.
Non so scrivere, ma ho bisogno di farlo.

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Vastatio
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Re: Il liberatore del Nuovo Tempio- di Nicola Gambadoro

Messaggio#4 » giovedì 27 ottobre 2016, 21:40

Ciao,
ammetto di essere combattuto su parecchie parti del tuo racconto. Non riesco a capire le tue intenzioni: da una parte vuoi mostrare un linguaggio che si avvicina a quello del nuovo/vecchio testamento, dall'altro non riesci a mantenere una "qualità" costante in tal senso. Potrebbe essere un astuto artificio per ricordare che il protagonista è un "Angelo improvvisato", ma finché cavalchi l'onda del serial killer fanatico va bene, ma poi, quando l'Angelo si palesa alla fine queste ipotesi crollano.
Veramente terribile la caratterizzazione di Sarah (o Sara, perde e riprende la h a singhiozzo). Non sono una persona che si impressiona per qualche volgarità, ma la tua è totalmente gratuita e inaspettata: "Sporco, sporco come la merda del cazzo". Di questa persona non vediamo "nulla" prima, non ci viene descritta in alcun modo per prepararci a una simile "grezzuria", anzi, l'unica descrizione che ci dai all'inizio "Aveva le mani davanti alla bocca spalancata e guardava la scena dall’alto", me la fa immaginare come una persona "normale", traumatizzata dall'evento (paralizzata dal terrore), non come una affetta da coprolollia!
Sempre quella scena è in contraddizione: "aveva pensato al solito barbone" ... "l'aveva riconosciuto subito" ... "le ci era voluto un po' per riconoscerlo". Ripeto, sono "sensate" così come decidi di gestire i tempi, ma in poche righe hai rimbalazato tra troppi riferimenti temporali: presente, passato (entrata nel supermercato), un anno prima, passato (entrata supermercato) [motivazioni per cui ci ha messo troppo a riconoscerlo] e presente (mitra su tizio).
E continui, "fottuto di cervello", "anche al cesso", "testa di cazzo" e ... "poveri clienti". E dopo si trasforma in una educanda definendo "disturbante" la sveglia? Niente, questa Sara/h ti è uscita veramente male.

In generale non mi dispiace come idea, il serial killer in preda di misticismo biblico che si vendica, ma, per come concludi la storia, mi metti dei dubbi sulla coerenza o, per lo meno, mi instilli una morbosa curiosità sulle motivazioni che questi Angeli dovrebbero avere e quanto sia frutto di pazzia o macchinazioni sovrannaturali.

Niko G
Messaggi: 138

Re: Il liberatore del Nuovo Tempio- di Nicola Gambadoro

Messaggio#5 » venerdì 28 ottobre 2016, 19:58

Ciao,
ti rispondo per punti:

-Il protagonista usa un linguaggio che "echeggia" un po' quello della Bibbia pur essendo impreciso, per dare l'idea che sia appunto un folle che si è imbottito il cervello, nel lungo anno di isolamento prima del raptus omicida, di storie sulla fine del mondo senza ben contestualizzarle. Questo per radicare nella mente del lettore lì'idea che sia un folle senza precisi propositi.
Quando l'Angelo si palesa il vero messaggio che dovrebbe arrivare è esattamente: quest'uomo è SIA un pazzo SIA un angelo. Le due cose si fondono. Vuole dare l'idea della catarsi dello spirito attraverso il fuoco della distruzione di tutta la vita passata dell'uomo, che passando attraverso la reclusione e la follia ottiene il dono della liberazione, sua e del mondo.

-Mea culpa per la H singhiozzante, me ne ero accorto ma me ne sarà sfuggita qualcuna.
Sara dice un sacco di parolacce perchè come molti "manager" americani è stressata e paga in prima persona il prezzo del suo impiego di responsabilità sulla sua vita privata. Perisce vittima dell' Angelo, questa è una piccola metafora per contrapporre le persone rigidamente inquadrate nella società come lei a quelle che invece "impazziscono" e decidono di mollare tutto per qualcosa di diverso, superiore. La coprolalia del personaggio serve a degradarlo. Hai ragione, è poco caratterizzato nel senso stretto del termine, ma il suo modo di parlare, l'accenno al divorzio e al lavoro che fa, oltre che al licenziamento di quel povero "stupido" per me lo caratterizzano a sufficienza per le necessità della storia.
Il messaggio su Sara- Sarah? Più potere cercherai nella tua vita, peggiore essa sarà. Sul discorso tempi e riferimenti forse potevo fare di meglio ma francamente per me il risultato è accettabile e non è poi questa gran catastrofe.

-Il messaggio finale è semplicemente che è arrivata l'apocalisse (alla fine l'angelo vede i suoi fratelli scendere sulla terra in numerose scie dorate provenienti dal cielo). E l'apocalisse è operata da un misero "folle" che ha deciso di cambiare le regole della società, del denaro, dell'economia e della "legge del più forte" dove sono i colletti bianchi ad uccidere le persone con i licenziamenti e cose simili. E' la rivoluzione degli umili, dei diseredati, degli idealisti e dei fanatici.

Mi spiace che il racconto non ti abbia convinto! A rileggerci
Non so scrivere, ma ho bisogno di farlo.

Hitherto
Messaggi: 94

Re: Il liberatore del Nuovo Tempio- di Nicola Gambadoro

Messaggio#6 » sabato 29 ottobre 2016, 0:20

Ciao Niko G,
la combinazione dell'incipit e della lunghezza del racconto mi avevano un po' scoraggiato all'inizio, ma ho trovato la lettura abbastanza piacevole. Mi piace la sorpresa che si prova quando si capisce che Nathan è in realtà in un supermercato e quando il suo delirio religioso si ricollega alle ossessioni che andavano rafforzandosi mentre vi lavorava. Il personaggio di Sarah è volgare fino all'inverosimile (finora non avevo mai sentito nè mai letto "la merda del cazzo") ma potrebbe pure starci, nel racconto. Mi è piaciuta l'alternanza della narrazione tra il punto di vista di Sarah e quello di Nathan. Trovo tuttavia che il linguaggio sia un po' troppo FORZATAMENTE disgustoso e cruento nelle parti descrittive, come se lo stile sia stato sacrificato pur di creare delle frasi che trasmettano orrore (invano, per me). Ho letto l'ultimo punto che hai scritto in risposta al commento di Vastatio, ma francamente non avevo riscontrato molto bene ciò che hai scritto nel commento. Surreale la trasformazione in angelo. Efficace l'immagine del cadavere putrescente bagnato dalla pioggia.
Per concludere, niente male!
A me le d eufoniche piacciono!

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angelo.frascella
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Re: Il liberatore del Nuovo Tempio- di Nicola Gambadoro

Messaggio#7 » sabato 29 ottobre 2016, 22:56

Ciao Nicola.

Sono un po’ diviso sul tuo racconto. Da una parte ho apprezzato l’idea di usare due stili diversi per i due protagonisti. Se però quello altisonante scelto per l’angelo mi sembra ben gestito, quello della direttrice non mi ha convinto sotto due aspetti:
- Il primo è per l’eccessiva scurrilità che non mi sembra giustificata. Ho letto la motivazione che ne dai, ma dal contesto non si percepisce. In ogni caso sono dell’idea che le parolacce scritte in un racconto siano molto più forti di quelle dette a voce, magari parlando con gli amici, e come tali vanno dosate per bene.
- il secondo è che lei sembri passare indifferentemente e casualmente da una paura così forte da paralizzarla a una rabbia smisurata e questa dualità non risulta ben armonizzata.
Un altro aspetto forte del racconto è la scelta di fare di Nathan un vero angelo vendicatore e non un pazzo. Se, da una parte, questo porta a un bel colpo di scena a tre quarti della storia, dall’altro il twist mi sembra un po’ fine a se stesso. Mi spiego: tu scegli di far iniziare l’Apocalisse da un qualunque centro commerciale e il fatto che Nathan lo confonda con un tempio solo per un crocifisso in uno sgabuzzino è fortemente coerente con la visione di un pazzo, mentre sembra troppo strano come inizio della fine del mondo: quindi scoprire che lui è davvero un angelo rende il tutto poco credibile. Se avessi scelto come scenario, uno di quei luoghi di culto invasi da vendita di souvenir o un negozio costruito un una chiesa sconsacrata o magari un palazzo del potere, rendendo più sensati gli sfoghi di Nathan il tutto mi sarebbe più credibile e armonico.
In ogni caso, non è un cattivo lavoro e si legge volentieri fino alla fine.
Qualche nota sulla forma:
- noto che usi le “d” eufoniche davanti a vocale diversa (p. es. ”ed un”) cosa di solito sconsigliata, sia perché attualmente le consuetudini editoriali richiedono di evitarla, sia perché, se ci fai caso, è realmente cacofonica.
- dovresti gestire un po’ meglio gli spazi fra i paragrafi. Finché rimani nello stesso punto di vista all’interno di una stessa scena, evita di dividere i paragrafi con una linea vuota (mi riferisco alla sequenza con la voce della polizia che interviene, tanto quelle battute sono in corsivo e si capisce che vengono da fuori), perché tendono a spezzettare la lettura.

A rileggerci
Angelo

Canadria
Messaggi: 242

Re: Il liberatore del Nuovo Tempio- di Nicola Gambadoro

Messaggio#8 » lunedì 31 ottobre 2016, 0:10

Ciao, Nicola!
Il tuo racconto mi ha colpito per la forza delle immagini e l’attualità della storia narrata. Riesci a coinvolgere il lettore trasportandolo in una sequenza di scene surreali eppure non incredibili e, così facendo, provochi realmente ansia e timore (e suppongo fosse la reazione che desideravi provocare). Anche il finale mi è piaciuto: l’improvviso spostare il centro del racconto dalla verosimiglianza allo scenario apocalittico, il capovolgimento del giudizio iniziale sul protagonista. Non è scontato, è interessante e spiazzante.
E’ vero che, come hanno già detto altri, in alcuni tratti potresti provare a moderare i toni particolarmente carichi, in quanto la storia - già piuttosto forte - non necessita del supporto di una scurrilità esagerata; inoltre, a mio parere, Sarah dovrebbe essere più “paralizzata della paura” che “arrabbiata per l’errore commesso” e, quindi, rivedrei sotto questa luce la descrizione delle sue azioni.
Per il resto, lo trovo un racconto ansiogeno e ben riuscito. Bravo!

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