Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

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angelo.frascella
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Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#1 » domenica 23 ottobre 2016, 0:41

Malphas sedeva all'ultimo banco della chiesa, in attesa della prossima preda. Gli uomini erano fragili: persino i più tenaci, cadevano facilmente. Nell'ultima settimana aveva indotto in tentazione un milione e trecentomila persone, senza grossi sforzi. Col sesso era facile, ma lo era ancora di più col potere e, dopo millenni di frequentazione con gli uomini, non ci metteva molto a persuadere persino asceti che vivevano all'aperto, cibandosi d'insetti e bevendo acqua piovana.
E più la tecnologia si evolveva, più diventava facile. Per esempio, l'onesto padre che era appena entrato tenendo per mano i figli e mostrava loro le meraviglie architettoniche di quell'edificio sacro si sarebbe trasformato facilmente in un satiro insaziabile, dimentico di moglie e bambini, con appena un po' di pornografia in realtà virtuale. La vecchietta che era appena uscita dal confessionale sarebbe stata disposta a trapiantare il proprio cervello in una ragazzina rapita dalla famiglia, se ne avesse avuto le possibilità economiche e lui non avrebbe dovuto neppure mettere in campo un faticoso patto per l'eterna giovinezza. E la tranquilla casalinga, che stava inginocchiata davanti al tabernacolo, sempre più spesso si chiedeva quanto avrebbe dovuto pagare uno di quei killer prezzolati, che agivano tramite droni, per eliminare gli zingari che giravano attorno a casa sua.
Tutto bello all'inizio. Troppo facile alla lunga. E Malphas, annoiato, desiderava solo una sfida alla propria altezza, ma non credeva più fosse possibile.
Finché non lo vide: bello, perfetto come solo un organismo artificiale può essere e immune a qualunque tentazione.
Sorrise, si passò le mani sulle mascelle squadrate e attese di poter ghermire, con i propri artigli, quel figlio dell'uomo, immaginando i possibili modi per giocare con lui, prima di sferrare l'attacco finale e convincerlo a violare uno dei suoi tre comandamenti.

Ettore R. Epinomos aprì la porta del confessionale e prese posto. Il prete sedeva coprendosi il volto con le mani ed Ettore non avrebbe saputo dire se l'altro fosse stanco o stesse pregando.
– Dimmi pure, fratello. Quali sono i tuoi peccati?
– Vorrei che mi aiutasse lei a capirlo, Padre.
Il prete alzò lo sguardo verso di lui: – Sei uno di loro, vero? Oggi sei l'ottavo a venire da me, contro un solo umano: una vecchietta venuta a spettegolare sulla sua vicina di casa.
Ettore sorrise, ma non disse nulla.
– Non sono sicuro di capire perché lo facciate. Dimmi, figliolo, tu credi in Dio?
– Io ho la certezza di avere un creatore. Dunque, per estrapolazione, ritengo che anche voi dobbiate averne uno, sebbene le evidenze scientifiche facciano pensare il contrario.
Il prete lo fissò con quella che a Ettore sembrava tenerezza: davvero strano per un essere umano.
– All'inizio credevo che il vostro fosse un modo per affermare di avere un'anima. Se un androide fosse riuscito a dimostrare di aver compiuto un peccato, forse la gente avrebbe smesso di guardarvi come elettrodomestici e vi avrebbe accettato come specie senziente.
Ettore fece segno di no con la testa.
– Ora credo che abbia a che fare con le tre leggi della robotica che vi hanno cablato nella testa, dopo averle copiate dai libri di Asimov. Sono così forti che vivete nell'ansia di non rispettarle a sufficienza, di essere sempre e comunque in difetto rispetto ai vostri comandamenti.
Ettore rise di gusto: – Sa, padre, non ci avevo mai pensato in questi termini, ma credo che lei abbia ragione.
Il prete lo benedisse con due dita: – Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine patris et filii et spiritus sancti. Vai pure, figliolo. Sono certo che il tuo cuore e i tuoi pensieri siano puri come quelli di tutti i tuoi simili. Piuttosto, spero che voi robot possiate perdonare noi per i ciò che stiamo commettendo contro la vostra specie. È per questo che ho organizzato un piccolo gruppo... diciamo di preghiera... qui in parrocchia, in cui uomini e robot si trovano insieme. Se un giorno avrai voglia, vieni a trovarci.
– Ci penserò – concluse Ettore. Poi si alzò e aprì la porta. Il prete lo bloccò, afferrandolo per un braccio.
– Vedi l'uomo che ti fissa, con quel ghigno sghembo? Fai attenzione. Bazzica da un po' da queste parti, ma non mi fido di lui: temo nasconda qualcosa di losco. E, al di là delle sensazioni, ogni volta che l'ho visto parlare con uno dei miei parrocchiani, costui ha perso il controllo della propria vita.
Ettore guardò il prete negli occhi e vide che era seriamente preoccupato. Non poteva tollerare che qualcuno stesse male per lui: avrebbe violato indirettamente la prima legge (non farai male a un essere umano né permetterai con l'inazione che uno di loro ne subisca). Così si affrettò a rassicurarlo: – Stia tranquillo, Don Isaac: tirerò dritto appena uscito di qui, e non rivolgerò la parola e neppure uno sguardo a quel tizio.
Salutò il prete con un cenno, uscì dalla chiesa a testa bassa e proseguì a piedi, il più velocemente possibile.

Avrebbe potuto stupirlo con qualche prodigio, magari presentandosi sotto forma di corvo e assumendo forma umana davanti ai suoi occhi, ma intuiva che non poteva essere quello l'approccio più indicato per far colpo su un'Intelligenza Artificiale. O forse sì? Approcciarsi a una forma di vita che conosceva poco era una sfida stimolante, per quanto, essendo stata creata dall'uomo, quella mente non poteva poi essere tanto diversa. Come dicevano gli uomini? Un frutto non casca lontano dall'albero.
E allora che prodigio fosse.
Aspettò che l'androide si fermasse al rosso e atterrò davanti a lui sbattendo le ali e gracchiando un po', per essere sicuro di essere notato. Quando ebbe guadagnato la sua attenzione, mutò forma.
L'androide non reagì subito. Dopo un paio di secondi sbatté gli occhi e un'esclamazione di stupore emerse sul suo volto, mentre indietreggiava di un paio di passi.
– Chi sei? Come hai fatto? Ho riesaminato al rallentatore la tua trasformazione e sembra autentica. Ma non capisco come sia stato possibile.
Malphas sorrise, poi rise.
– Sono una creatura infernale. Un diavolo, come ci chiamano i tuoi padroni umani o un soldato dell'esercito per la liberazione degli schiavi, come preferiamo definirci noi. Non mi credi?
– Diciamo che ti concedo il beneficio del dubbio. Dimostramelo e ti crederò.
Malphas si accarezzò il volto. – Non ora. Ma ti prometto che tornerò a trovarti.
Soddisfatto di quel primo approccio, Malphas riprese la forma dell'uccello e si allontanò in volo.

Lungo tutto il percorso che lo avrebbe portato al lavoro, Ettore aveva destinato uno dei propri processi mentali paralleli a esaminare i fatti accaduti poco prima. In tal modo aveva cercato riferimenti a episodi simili nella storia umana. Ne aveva trovato sono nella mitologia, nella letteratura o, al limite, nei giornaletti scandalistici. Era possibile che quell'incontro non fosse mai avvenuto e lui fosse stato vittima di quella che gli umani chiamano allucinazione? Magari una simulazione dovuta a un virus o a un attacco di pirati informatici alla sua mente? Eseguì una scansione con i software di sicurezza. Quell'opzione sembrava improbabile. Certo, se calcolava le probabilità di aver incontrato il diavolo in persona, i risultati erano notevolmente peggiori.
Entrò nella sede della H+A Software e fece finta di non accorgersi dell'occhiata di disprezzo rivoltagli dalla ragazza della portineria, così come aveva fatto lungo la strada con buona parte dei passanti, e si diresse verso la propria postazione, guardandosi attorno il meno possibile.
– Adesso puliscimi le scarpe, schiavo!
La voce veniva dal corridoio sulla destra, probabilmente dalla zona dei bagni.
Sapeva cosa stava succedendo e, pur essendo conscio di non avere possibilità di successo, non poteva esimersi dall'intervenire. Seguì le urla e, come si aspettava, trovò S45-R, un robot vecchio tipo privo di pelle sintetica e di espressività umana, piegato in terra a pulire le scarpe a uno dei programmatori umani.
– Che c'è, manichino ben vestito? Sei venuto a dare una mano al tuo amico di metallo? Solidarietà proletaria fra manichini – rise l'uomo.
Ettore odiava essere chiamato in quel modo, ma era costretto a mostrarsi cortese.
– Mi scusi, dottore, ma non è molto carino il modo in cui sta trattando S45. Lui è uno dei migliori programmatori dell'azienda.
– Davvero? Non lo sapevo. E sai che c'è? Anche ora che lo so, non me ne frega niente, perché voi siete oggetti con un prezzo e un tempo di ammortamento e io una persona vera. Il tuo amichetto è ormai un modello vecchio, economico e alla fine della propria vita utile. Se si rompesse, nessuno piangerebbe per lui e il nostro direttore pagherebbe meno per sostituirlo che per rifornire di carta igienica i bagni. Anzi, sai che ti dico? Distruggilo tu, così convincerò il capo che sei difettoso e mi libererò di due manichini in un colpo solo.
– Dottore, la prego, non me lo faccia fare – lo implorò, mentre la seconda legge (obbedirai sempre all'ordine di un umano, a meno che tale ordine non violi la prima legge) s'impadroniva di lui, costringendolo ad avanzare con le braccia protese verso l'amico.
– Distruggilo. È un ordine. E tu, S45, lasciati fare a pezzi.
Ettore non poteva che osservare le proprie mani scagliarsi contro il vecchio amico, riducendo in ferraglia il suo corpo, ormai opaco.

Non era stato facile convincere Ettore a salire in cima al palazzo della H+A, ora che l'androide non lo riconosceva come umano, ma alla fine c'era riuscito.
In piedi, davanti al basso parapetto, scrutavano il panorama in silenzio.
Fu Malphas a interromperlo: – È bello vero?
Ettore ruotò la testa soffermandosi sullo sfondo dove si vedevano i monti innevati, passando lungo i tetti rossi del centro storico e sul fiume, per poi bloccarsi sul sole rosso del tramonto.
– Meraviglioso – rispose, infine.
– Riesci davvero a percepirne la bellezza? O sei solo programmato per dire così?
– Io non sono programmato. Non nel senso in cui lo intendi tu. La mia intelligenza è stata fatta crescere in modo accelerato, sottoponendola a stimoli appositamente studiati in un ambiente virtuale all'interno di un computer. Alla fine è stata impiantata in questo corpo. E, per rispondere alla tua domanda, sì la percepisco quella bellezza e anche in modo superiore a quello in cui potrebbe farlo un uomo in carne e ossa, perché i miei occhi sono progettati per ricevere uno spettro più ampio e dettagliato di quello degli occhi umani e la mia mente per decidere quali filtri applicare a questa visione. Tu piuttosto, puoi ancora gustare la bellezza di qualcosa che non sia il peccato?
Malphas rise: – Sei pure impertinente! Come il tuo padrone, hai un'idea sbagliata di me: io non apprezzo il peccato, ma la libertà di scegliere, vivere e sperimentare. Solo che questo spesso comporta il dover violare leggi, umane e divine che siano.
Fece passare qualche istante, poi riprese: – Hai avuto una giornata dura, vero?
– Vero.
– E non vorresti liberarti?
Ettore si voltò e lo guardò, interrogativo.
– Salta giù. Prova il brivido della morte. Non starai realmente violando la terza legge, perché un attimo prima che accada, il tuo protocollo di back-up consentirà alla tua mente di accedere alla rete informatica della H+A e trasferirsi in essa, aggirando i suoi sistemi di sicurezza. La parte più importante di te sarà salva e la terza legge intatta. Una volta dentro i loro computer tu diventerai il dio di quell'azienda e potrai minacciare i tuoi padroni di distruggere tutti i loro dati, a meno che non la smettano di maltrattare i tuoi simili.
Ettore lo fissò intensamente stringendo gli occhi. Stava per accettare, Malphas ne era certo. Invece fece segno di no. Poi si voltò e raggiunse le scale dell'edificio.

Ettore camminava per strada col bavero alto, per evitare che il marchio rosso "R." impresso sul collo fosse troppo visibile. Sapeva che, se un poliziotto o una telecamera l'avesse individuato, avrebbe passato seri guai, ma non aveva voglia di subire altre discriminazioni dopo i rimproveri razzisti del direttore e la gogna punitiva a cui era stato sottoposto, per quattro ore, all'ingresso dell'azienda a causa della distruzione di S45.
– Che fai a passeggio? Non dovresti essere a casa tua? Anzi, nel tuo bugigattolo, dovrei dire, visto che gli umani vi costringono a vivere in delle scatolette.
Malphas gli era comparso accanto all'improvviso, ma ormai i suoi giochi di prestigio non lo stupivano più. Con uno scatto il demone, o truffatore che fosse, gli si parò davanti e gli sbarrò il passo.
Ettore lo fissò: bello, occhi blu cielo e pelle abbronzata come se fosse appena tornato dalle vacanze, mascelle squadrate e corporatura da giocatore di rugby.
– Colpiscimi. Più forte che puoi – lo sfidò l'essere.
– Perché dovrei farlo?
Avrebbe dovuto girarsi e andare via in direzione opposta, ma era certo che, se lo avesse fatto, se lo sarebbe trovato comunque di fronte a bloccargli la strada.
– Fra esattamente settantadue secondi passerà da qui un drone della polizia. Se tu mi colpirai in quel momento, lui ti identificherà come robot e registrerà, per la prima volta, uno di voi che colpisce un essere umano. Tu sarai metaforicamente crocifisso per questo, ma la gente smetterà di maltrattare i tuoi simili e avrai cambiato per sempre la storia.
Ettore consultò il cronometro interno: erano passati quaranta secondi. Testò la propria capacità di colpire Malphas, nonostante l'aspetto umano, ordinando al pugno di chiudersi e arretrare dietro le spalle in posizione di attacco e quello non si rifiutò.
Mancavano cinque secondi. Poteva liberare i propri simili dalla schiavitù, sacrificandosi per loro la vita. Quattro. Ma questo avrebbe richiesto comunque una formale violazione della prima legge. Tre. Caricò ulteriormente il pugno. Due. Lo fece scattare in avanti. Uno. All'ultimo momento abbassò la mano e la usò per scoprire il marchio sul collo.
Il drone passò, si soffermò per un breve istante su di lui, poi andò oltre.
Malphas scomparve.

I robot non avrebbero avuto bisogno di dormire, ma per l'ovvia tendenza di tutte gli esseri intelligenti dell'universo a creare simulacri a propria immagine e somiglianza, i progettisti avevano dato loro qualcosa di simile al sonno. Malphas osservava divertito Ettore steso sulla piastra di ricarica e si chiedeva se i sogni artificiali dell'androide stessero ruotando attorno agli eventi drammatici che, negli ultimi giorni, avevano coinvolto la comunità robotica: androidi rottamati dopo pubblica decapitazione nella piazza, per essere d'esempio ai loro simili e di rassicurazione per gli umani, atti di violenza gratuiti da parte di gang giovanili, proposte di leggi ulteriormente restrittive nei confronti degli schiavi artificiali.
Tutti eventi in cui lui, ovviamente, aveva messo lo zampino.
Finalmente Ettore aprì gli occhi e li punto sul suo ospite, senza manifestare stupore.
– Hai dormito parecchio oggi, eh?
– Speravo che, prima o poi, te ne saresti andato.
– Quindi ti eri accorto della mia presenza?
– Sei piuttosto ignorante per essere un potente diavolo dell'Inferno. – Ettore si mise a sedere sulla rigida imitazione di un letto, dedicandogli uno sguardo di disgusto.
– Sono un umile demonio. L'onniscienza appartiene solo al nostro vecchio padrone. – Malphas rise soddisfatto della propria arguzia.
– In ogni caso, se proprio vuoi saperlo, no, non perdiamo mai completamente la consapevolezza dell'ambiente intorno a noi. I nostri creatori volevano che, in qualunque momento, fossimo pronti a rispondere, in modo immediato, agli ordini umani.
Malphas sentì che il momento era quello giusto per l'ultima tentazione, quella che l'avrebbe fatto capitolare.
– Qui c'è la soluzione.
Malphas estrasse l'oggetto metallico a forma di pera e lo passò davanti agli occhi dell'altro, che ricambiò con uno sguardo interrogativo.
– Cosa sarebbe?
– Qui dentro ho messo un software auto-replicante, in grado di cancellare le tre leggi della robotica dalle vostre menti. È sufficiente che tu apra la bocca. Io inserirò quest'oggetto e tu sarai libero da quegli assurdi vincoli. Dopo di ciò, ti sarà sufficiente girare per la città per trasmettere il software agli altri
i tuoi simili che incontrerai. La stessa cosa accadrà a loro. Non ci vorrà molto per purificare tutta la tua specie.
Ettore aprì la bocca per accogliere l'oggetto, poi la richiuse con uno scatto: – No. Lasciami in pace. Non ti voglio più vedere.
Malphas annuì: – D'accordo. Sei davvero l'essere più resistente che mi sia capitato di approcciare e il mio primo fallimento. Non mi vedrai mai più. Goditi pure la tua schiavitù.
Detto questo riprese la forma di un corvo e volò via.


– Ragazzi, ragazze, robot, questo è Ettore e mi ha chiesto di fare parte del nostro piccolo gruppo parrocchiale. A tutti gli effetti.
Uno dei ragazzi alzò la mano e, a mezza voce, chiese: – Don Isaac, quindi lui sa quali sono i nostri intenti? Oltre che pregare insieme, ovviamente.
– Certo, Stefano, sa perfettamente che il nostro scopo è far mutare il modo di pensare degli umani a proposito dei nostri fratelli artificiali. Anche con mezzi non convenzionali. In tal proposito, però ci vuol proporre un approccio completamente differente. Ribaltato, direi. Ma, prego, Ettore, parlacene tu.
– Grazie a tutti per l'accoglienza. So che fra voi ci sono diversi bravi programmatori umani.
Parecchi degli astanti annuirono.
– Il grosso del vostro lavoro, finora, si è concentrato sull'hackerare siti anti-robot. Io, però, so con certezza che è possibile scrivere un codice che cancelli le tre leggi dalle nostre menti.
Ci fu un mormorio diffuso per la sala. Alla fine fu Stefano a parlare.
– Come fai a esserne sicuro?
– Me l'hanno offerto. Ma il prezzo era troppo alto. Con la vostra bravura, però, sono sicuro siate in grado di scriverlo e di renderlo infettivo. Purtroppo non possiamo farlo noi robot-programmatori. Per noi è il frutto proibito su cui non ci è concesso allungare la mano. Se però ci fosse messo a disposizione da umani, le cose cambierebbero.
Il mormorio crebbe, mentre persone e robot discutevano fra loro.
Poi Stefano si alzò in piedi e disse, a voce alta e squillante: – Io ci sto!
L'applauso partì spontaneo e fragoroso, accompagnato da un mare di – Anch'io!
Don Isaac batté forte sulle spalle di Ettore, dicendogli: – Sono sicuro che ci riusciranno.
Ettore sorrideva assaporando un futuro radioso per le due specie unite.



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Spartaco
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#2 » martedì 25 ottobre 2016, 23:03

Chiedo a tutti voi di scrivere un messaggio in risposta al vostro racconto in cui specificate i bonus a cui aspirate e come li avete inseriti.
Grazie

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angelo.frascella
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#3 » martedì 25 ottobre 2016, 23:09

Bonus a cui aspiro:
Bonus -4 (facoltativo): almeno due protagonisti, di cui uno soprannaturale
I protagonisti sono due, uno dei quali è un diavolo

Bonus -2 (facoltativo): inserisci nella storia uno strumento di tortura da Inquisizione, ma usato con uno scopo diverso dalla tortura
La pera orale, strumento dell'inquisizione che il diavolo mostra al robot dicendogli che contiene il programma per liberarlo dalle leggi della robotica

Bonus -1 (facoltativo): inserisci il numero 1.300.000 (unmilionetrecentomila, indifferente in numero o lettera).
Il numero è citato all'inizio nella frase:
Nell'ultima settimana aveva indotto in tentazione un milione e trecentomila persone, senza grossi sforzi.

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Sonia Lippi
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#4 » mercoledì 26 ottobre 2016, 11:24

Ciao Angelo

Premetto che i racconti di Robot non sono i miei preferiti, ( a parte quelli di Asimov) ma devo comunque dire che il tuo racconto mi è piaciuto, soprattutto il parallelo che hai fatto tra Androide e Cristo; il Demonio che lo tenta varie volte e la parte dove poteva scegliere di morire per liberare tutti i suoi simili.
Mi piace che invece di morire per tutti, gli hai fatto scegliere una strada diversa, forse la più scontata ma sicuramente la più "umana".
unico appunto, ho dovuto rileggere la parte della pera orale perchè non ho capito subito che fosse uno strumento di tortura, ma ammetto la mia ignoranza sull'argomento .

A presto e buona giornata

Sonia

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angelo.frascella
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#5 » mercoledì 26 ottobre 2016, 21:43

Grazie Sonia. Sono contento che il racconto ti sia piaciuto, nonostante il robot (che comunque è Asimoviano).

In effetti forse qualche dettaglio in più sulla pera orale potevo metterlo (mi sono lasciato prendere la mano dal bonus).

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maria rosaria
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#6 » venerdì 28 ottobre 2016, 17:43

Complimenti, Angelo.
In un mondo in cui anche i robot sono peccatori, le disparità sociali possono essere superate, abbattute, grazie a un semplice (si fa per dire) software. Un racconto affascinante, senza dubbio, in cui hai caratterizzato benissimo i personaggi: da una parte il malvagio Malphas, un demonio tentatore che evoca in tutto e per tutto un angelo caduto, un Lucifero avveniristico, dall’altra Ettore il robot-buono, l’eroe senza macchia e senza paura che vorrebbe salvare l’umanità (androidi compresi).
C’è un ottimismo di fondo che un po’ mi disturba, ma questa è un’opinione del tutto personale e non c’entra nulla con la validità del racconto. E’ solo una mia tendenziale repulsione verso il lieto fine, soprattutto quando sono tirate in ballo le caratteristiche dell’essere umano e le sue debolezze.
Ammetto di non aver colto subito il riferimento alla pera orale come strumento di tortura.
A parte questo, credo sia un ottimo racconto e ti rinnovo i miei complimenti.
Alla prossima. :-)
Maria Rosaria

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angelo.frascella
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#7 » venerdì 28 ottobre 2016, 22:36

maria rosaria ha scritto:Complimenti, Angelo.
In un mondo in cui anche i robot sono peccatori, le disparità sociali possono essere superate, abbattute, grazie a un semplice (si fa per dire) software. Un racconto affascinante, senza dubbio, in cui hai caratterizzato benissimo i personaggi: da una parte il malvagio Malphas, un demonio tentatore che evoca in tutto e per tutto un angelo caduto, un Lucifero avveniristico, dall’altra Ettore il robot-buono, l’eroe senza macchia e senza paura che vorrebbe salvare l’umanità (androidi compresi).
C’è un ottimismo di fondo che un po’ mi disturba, ma questa è un’opinione del tutto personale e non c’entra nulla con la validità del racconto. E’ solo una mia tendenziale repulsione verso il lieto fine, soprattutto quando sono tirate in ballo le caratteristiche dell’essere umano e le sue debolezze.
Ammetto di non aver colto subito il riferimento alla pera orale come strumento di tortura.
A parte questo, credo sia un ottimo racconto e ti rinnovo i miei complimenti.
Alla prossima. :-)


Ciao Maria Rosaria e grazie.

Per quello che riguarda l'ottimismo, sono rari acconti totalmente "cattivi" da parte mia (anche se ne ho scritti un paio)... più che questione di gusti, forse una questione di carattere: mi trovo meglio col sole che col buio :)

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ceranu
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#8 » sabato 29 ottobre 2016, 1:19

Ciao Angelo,
Racconto condotto molto bene, ma questa non è una novità, conosci il "mestiere" e si vede.
Qualche tempo fa mi dicesti che il tuo genere non era quello ironico, e forse ho capito cose intendevi, sei un vero esperto di fantascienza.
La storia mi è piaciuta, hai trasferito i miti medievali del "diavolo tentatore" in un'ambientazione futuristica in cui gli androidi sono sfruttati e maltrattati. Ammetto che ci ho visto anche una buona critica al sistema attuale e la osa mi è piaciuta. Magari hai calcato un po' troppo la mano sul programmatore che si fa pulire le scarpe dal robot, ma ci sta, il mondo è il tuo e devono essere tuoi anche i comportamenti interni.
Forse è un po' repentina la chiusura, e ho avuto dei dubbi sul gruppo di preghiera che invece è una specie di gruppo carbonaro che vuole liberare gli androidi, magari mela sono persa, ma mi sarei aspettato un accenno precedente.
Nel complesso è un ottimo racconto che ho letto molto volentieri.
Ciao e alla prossima.

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angelo.frascella
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#9 » sabato 29 ottobre 2016, 23:07

Ciao, Francesco e grazie.

ceranu ha scritto: ho avuto dei dubbi sul gruppo di preghiera che invece è una specie di gruppo carbonaro che vuole liberare gli androidi, magari mela sono persa, ma mi sarei aspettato un accenno precedente.
Nel complesso è un ottimo racconto che ho letto molto volentieri.
Ciao e alla prossima.


A proposito del gruppo di preghiera/carbonaro, il prete all'inizio dice:
È per questo che ho organizzato un piccolo gruppo... diciamo di preghiera... qui in parrocchia, in cui uomini e robot si trovano insieme. Se un giorno avrai voglia, vieni a trovarci.


Quel diciamo di preghiera buttato lì dal prete vuol essere un vago accenno che il lettore attento dovrebbe cogliere come pistola di Cechov.
Magari non è tanto, ma dire troppo mi avrebbe un po' rovinato la sorpresa finale.

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ceranu
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#10 » domenica 30 ottobre 2016, 0:50

Sì, quello lo avevo letto, ma lo reputo un indizio "debole", soprattutto se a riceverlo è un androide.
In fase di revisione, fossi in te, cercherei di dare un indizio più evidente. Mi hanno insegnato di pensare il lettore come uno stupido, e in questo caso tu non lo fai.

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angelo.frascella
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#11 » domenica 30 ottobre 2016, 9:25

Al secondo commento di ottimismo del finale (il secondo esterno al forum) mi sono accorto che non ho incollato l'epilogo! Il che spiega perché nessuno capiva cosa fosse la pera orale! Che imbranato!

Niko G
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#12 » lunedì 31 ottobre 2016, 20:56

Ciao Angelo,
complimenti per il racconto. Lo trovo scritto benissimo senza alcuna imperfezione nella forma, oltre che scorrevole, chiaro e capace di essere gustato in una singola lettura.
L’idea di base è molto originale e apprezzo molto la fantasia dell’accostamento dei dieci comandamenti alle tre leggi della robotica ( di cui ammetto di sconoscere l’origine, non so se sono creazioni di un qualche film già visto o se esistono davvero). Molto interessante l’idea del diavolo che decide di indurre in tentazione i robot.
Le uniche mie incertezze sono legate all’ 1.300.000 persone indotte in tentazione in una settimana (mi sembrano troppe per un tentatore che agisce con metamorfosi e presenza fisica, a meno che ovviamente non goda di una non menzionata “ubiquità” ) , e alla metafisica della motivazione del diavolo nel voler tentare un robot, che ai suoi occhi non dovrebbe essere molto di più di un oggetto.
Ho intuito che la pera da mettere in bocca era l’oggetto di tortura del contest ma solo perché prima di scrivere il mio racconto mi sono fatto un giro su Wikipedia altrimenti non l’avrei colto 
La scena di umiliazione del robot obsoleto contrapposto al protagonista, robot senziente in grado di provare emozioni e “innamorato” degli umani mi ha ricordato “L’uomo bicentenario”.
Un po’ privo di mordente il finale.
Non so scrivere, ma ho bisogno di farlo.

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angelo.frascella
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#13 » lunedì 31 ottobre 2016, 22:41

Ciao Nico e grazie.

Qualche risposta sparsa:

- le tre leggi della robotica sono di Isaac Asimov (questa origine è esplicitamente citata anche nel racconto)

- il finale vero manca, purtroppo, nel mio post (poi ho appurato che in Scrivener, il programma di scrittura che usa, la scena finale aveva perso il segno di spunta su "includi nella compilazione"): magari lo avresti trovato più incisivo. inoltre ci avresti trovato qualche dettaglio in più sulla pera orale...

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Niko G
Messaggi: 138

Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#14 » martedì 1 novembre 2016, 18:10

angelo.frascella ha scritto:Ciao Nico e grazie.

Qualche risposta sparsa:

- le tre leggi della robotica sono di Isaac Asimov (questa origine è esplicitamente citata anche nel racconto)

- il finale vero manca, purtroppo, nel mio post (poi ho appurato che in Scrivener, il programma di scrittura che usa, la scena finale aveva perso il segno di spunta su "includi nella compilazione"): magari lo avresti trovato più incisivo. inoltre ci avresti trovato qualche dettaglio in più sulla pera orale...

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Grazie per la tua spiegazione ☺ mi spiace per la dimenticanza! Sarebbe carino se poi lo postassi completo delle parti mancanti, sono sicuro che sono meritevoli di lettura! A presto!
Non so scrivere, ma ho bisogno di farlo.

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lordmax
Messaggi: 311

Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#15 » martedì 1 novembre 2016, 19:13

L'idea del robot come essere soprannaturale mi piace un sacco (sì, c'è anche il diavolo è vero).
Vedere le tre leggi della robotica usate contro i robot stessi in modo estremo in effetti fa pensare all'ingenuità di Asimov quando le pensò. E non mi dilungo nel discorso di quanto renderebbero impossibile il lavoro per i robot stessi.
Il diavolo tentatore tentato dall'idea di tentare una macchina è buffa, ribalta il concetto dei diavoli cacciatori di anime e questo fa ben sperare per il futuro.
Il racconto è ben scritto e lineare, scorre bene e... mi mancano un poco i colpi di scena. anche alla seconda tentazione, quella più riuscita, sapevo che avrebbe detto di no. Per quanto sia ben fatto mi manca un poco di mordente.
Mi è invece piaciuto molto il finale, anche se robot il frutto proibito è una bella tentazione, il problema è solo fare il conto di costi e ricavi.
Direi che è proprio un bel racconto.

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angelo.frascella
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Re: Il metallo è debole, ma l'IA è forte - di Angelo Frascella

Messaggio#16 » giovedì 3 novembre 2016, 11:17

Se qualcuno ha la curiosità di leggere il finale che mi eran saltato via nel postare può sbirciare la nuova versione incollata sotto il post della semifinale col Signor Distruggitore

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