La felicità è una formica rossa di PatriziaFrosi

PatriziaFrosi
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La felicità è una formica rossa di PatriziaFrosi

Messaggio#1 » domenica 25 settembre 2016, 12:45

Aveva fame. Tanta fame. E non c'era niente. Niente per chilometri e chilometri. Terra piatta e brulla.
E lei aveva fame. Aveva scandagliato il pianeta con tutti i sensori, termico, di movimento, infrarosso ma niente, non c'era niente di vivo e mangiabile, e presto non ci sarebbe rimasta neanche lei di viva. Ebbe la tentazione di sedersi e lasciar perdere, aspettare la fine senza far niente, anche perché ogni movimento costava fatica e calorie, e lei di calorie da spendere ne aveva sempre meno. La sua voglia di lottare stava finendo, anzi, era finita da un pezzo. Del resto non è che le cose le fossero mai andate bene. C'è chi nasce ricca, chi nasce bella e chi nasce perdente, e lei lo era sempre stata. La sua vita era solo una lunga teoria di fallimenti, di umiliazioni, di cose da fare tutte in salita. Aveva cambiato giro e ambiente più volte ma non era cambiato niente, ed il risultato di quella missione stellare ne era l'ennesima prova. Si rialzò faticosamente e si rimise a camminare. Non si era mai arresa alla sfiga, pur essendo consapevole dell'inutilità del continuare a lottare.
E adesso sentiva anche le voci, doveva essere davvero alla frutta.
No, il rumore c'era davvero, un leggero fruscio, come lo sfregare di due bacchette. Ma il pianeta era deserto! Si voltò di scatto quando il rumore si ripetè ancora. E la vide. Era una formica. Una formica rossa. Ma era enorme, grande più o meno come un cane lupo, con le mandibole che si aprivano e si chiudevano, e la stava puntando. La donna rise fra sé: le formiche vivono sotto terra, ed era per questo che i sensori non avevano rilevato nulla. Rapidamente estrasse l'arma, e contemporaneamente la formica la attaccò, le fu addosso con tutto il suo peso, tutte le sue zampe, le mandibole aperte, e l'impatto la fece cadere all'indietro. L'enorme formica rossa la spruzzò con l'acido formico e lei, mentre si sentiva soffocare, quasi accecata, si trovò a lottare con la forza della disperazione.
….
La donna, riversa al suolo, esalò un debole respiro.
Che fu seguito da un vigoroso rutto. Si tirò su, e guardò i resti della formica, che aveva interamente divorato, e sorrise, beata, pensando: “La felicità è una formica rossa.”



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antico
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Re: La felicità è una formica rossa di PatriziaFrosi

Messaggio#2 » domenica 25 settembre 2016, 15:56

Tempo ok, caratteri anche, la foto sul gruppo fb non serve perché hai scritto direttamente a Manualmente. Benvenuta a Minuti Contati e buona Manualmente Live Edition!

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Jacopo Berti
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Re: La felicità è una formica rossa di PatriziaFrosi

Messaggio#3 » domenica 25 settembre 2016, 21:03

Ciao Patrizia,
non mi pare di ricordare il tuo nome, forse è la prima volta che partecipi a Minuti Contati.
In questo caso, benvenuta! :)

Il tuo racconto è per molti aspetti "classico": riprendi i formiconi della fantascienza - anch'io ci avevo pensato - metti una donna (in questo ti distingui dal classico) su un pianeta senza cibo e li fai scontrare in un combattimento ferale, per la sopravvivenza, per la fame. Semplice sì, ma non ho niente da dire se funziona. E funziona discretamente, si lascia leggere.

Nella parte centrale sono apprezzabili i cenni che dai di un mondo in cui evidentemente diventare un'astronauta non è (o non è sempre) una cosa desiderabile ma è l'attività di chi non ha altro di cui vivere.

Il finale non è scontato, brava. Ovvero: mi potevo aspettare più cose: lei che mangia la formica, la formica che mangia lei, fino a metà del racconto anche che lei fosse la formica, come nella famosa Sentinella di Frederik Brown.
Anche alla fine hai una trovata in questo senso, perché "esalò un debole respiro" è ancora ambiguo. Riesci ad incuriosire abbastanza chi legge riguardo la sorte della donna.

Non so quanta parte commestibile possa avere una formica, ma a naso mi sembra difficile che davvero se la mangi tutta. Certo, l'esagerazione fa parte del tono che dai alla fine del racconto, ma comunque non mi convince.

Lo stile mi pare pulito ma non vedo molti elementi personali e originali: per una buona parte del racconto, siamo vicini all'asciuttezza del resoconto.

Non perché ami dare giudizi, però una valutazione complessiva è utile. Direi che il tuo lavoro è discreto.
Ultima modifica di Jacopo Berti il domenica 25 settembre 2016, 21:52, modificato 1 volta in totale.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

Luca Puggioni
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Re: La felicità è una formica rossa di PatriziaFrosi

Messaggio#4 » domenica 25 settembre 2016, 21:27

Ciao, comincio subito con le piccole critiche. La prima è che forse calchi troppo la mano sulla sua sfiga mentre mi sarebbe piaciuto sapere di più sulla sua missione, la seconda è sul fatto che, dato che il tema è in comune, fin da subito capiamo come andrà finire e nel momento del climax sappiamo già che sopravviverà e che mangerà la formica.
Detto ciò il racconto è molto piacevole, si legge volentieri e in fretta. Mi è piaciuto anche il fatto che non fosse una formica classica, ma decisamente sproporzionata :)

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maria rosaria
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Re: La felicità è una formica rossa di PatriziaFrosi

Messaggio#5 » martedì 27 settembre 2016, 14:54

Ciao Patrizia.
Il tuo racconto mi è piaciuto, soprattutto perchè alla fine c'è il riscatto di questa protagonista sfigata sì, ma talmente affamata da riuscire a mangiarsi una formica gigante. A me il finale ha strappato un sorriso.
Unico appunto quando scrivi:

PatriziaFrosi ha scritto: C'è chi nasce ricca, chi nasce bella e chi nasce perdente, e lei lo era sempre stata.


Scritta così la frase, (a me) sembra che lei sia sempre stata un po' tutte le cose che dici, invece credo che tu ti rifersica a perdente.
L'avrei scritta così:
"C'è chi nasce ricca, chi nasce bella e chi, invece, nasce perdente, come era capitato a lei."
Non so, magari è solo una mia fisima, ma credo che scorra di più.
A parte 'sta stupidaggine, bel racconto.

A presto
Maria Rosaria

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Andrea Partiti
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Re: La felicità è una formica rossa di PatriziaFrosi

Messaggio#6 » martedì 27 settembre 2016, 23:11

Ammetto di essermi approcciato al tuo racconto con un atteggiamento del tipo "Ha usato il tema come titolo! Scorretto! Brutto! Nessuno pensa ai bambini? Prendiamo i forconi!"
Però finito il racconto, mi sembra davvero un titolo appropriato, e un bel titolo per quanto scelto dalla guest. Quindi per questa volta e solo questa volta... niente forconi!
Il racconto è incredibilmente classico. Non posso fare a meno di immaginare la tua formica gigante come uno Zarbi d'epoca. Forse l'originalità non è il tuo punto di forza, ma una conclusione così rapida mi colpisce comunque. Mi aspettavo un finale tragico, in cui la felicità è venir uccisi in maniera rapida e (quasi) indolore, e ho apprezzato lo stacco sul post-banchetto con un cambio netto di registro.
Serve un po' di editing e ci sono tanti dettagli da sistemare, punteggiature e frasi da rimontare, ma considerato che sei al tuo primo racconto a tema e a tempo E live che aumenta incredibilmente la distrazione, è tutto perdonabilissimo.
Ottimo racconto, spero di rileggerti in futuro!

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Angela
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Re: La felicità è una formica rossa di PatriziaFrosi

Messaggio#7 » venerdì 30 settembre 2016, 20:56

Un racconto che sfrutta un filone che va per la maggiore, non solo nelle librerie, anche al cinema. Ammetto di non leggere né fantasy né fantascienza, ma il tuo racconto ha il pregio di essere adatto a tutti perché non usa un linguaggio specifico fatto di codici e termini tecnici ed è immediatamente comprensibile anche ai neofiti come me. Ci sono alcune ripetizioni da sistemare:

Aveva fame. Tanta fame [...] E lei aveva fame (troppe ripetizioni ravvicinate)
Aveva cambiato giro e ambiente più volte ma non era cambiato niente (ripetizione di cambiato)

La storia mi ha coinvolta e incuriosita; anche tu hai sfruttato la formica gigantesca come Maurizio Bertino e trovo che sia una scelta vincente perché ribalta l'opinione che la formica è piccola e fragile. Il finale è imprevedibile, anche perché avevo immaginato questa povera donna sfigata, stanca e affamata come una preda, invece con un "vigoroso rutto" ci ricorda che nulla è come sembra. Interpretazione originale del tema e lettura piacevole con poche cose da rivedere.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

Canadria
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Re: La felicità è una formica rossa di PatriziaFrosi

Messaggio#8 » giovedì 6 ottobre 2016, 23:32

Ciao, Patrizia! Il tuo racconto si legge rapidamente perché molto chiaro e scorrevole nella successione degli eventi. Tuttavia, mi pare che manchi la componente “empatica”. Forse è un mio limite, e certamente è complicato comprimere trama ed emozioni in 3000 caratteri, ma sapere qualcosa di più della protagonista e del perché si trovi su quel pianeta ed in quelle condizioni, mi avrebbe permesso di avvicinarmi a lei e condividere con lei, in qualche modo, le sue emozioni. Avrei inserito maggiori dettagli riguardanti l’ambiente circostante e le sensazioni della donna piuttosto che concentrarmi solo sulla sua rassegnazione. Sembra quasi, per spiegarmi meglio, di leggere la fine di una storia di cui non si conosce quasi nulla. E’ anche vero, però, che non sempre è necessario avere tutte le informazioni, non sempre è necessario spiegare tutto e che, in una storia di 3000 caratteri, bisogna pur tagliare qualcosa. A mio parere, comunque, qualche informazione in più avrebbe reso più facile una compartecipazione emotiva del lettore alla situazione.
Alla prossima!

Giulio
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Re: La felicità è una formica rossa di PatriziaFrosi

Messaggio#9 » venerdì 7 ottobre 2016, 16:32

Ciao Patrizia,
Un racconto di fantascienza lineare ma ben costruito grazie a un uso sapiente delle parole (che poi è ciò che distingue uno scrittore da uno che riempie fogli di caratteri). In particolare ho apprezzato come sei riuscita a ricreare l'ambientazione: fin da subito ho pensato a una missione spaziale senza che tu lo esplicitassi, ed è un'esperienza gratificante.
L'unica perplessità e una discrepanza che noto quando la descrivi come una perdente e poi dopo dici "non si era mai arresa alla sfiga". qualcuno che non si arrende mai non può essere descritto come perdente; puoi dire che non aveva avuto fortune economiche, ma un perdente è proprio uno che si arrende, che appunto perde[i].[/i] Se vuoi descrivere una perdente allora questo racconto deve essere la prima volta che lei non si arrende, deve essere la sua occasione di riscatto, trovo infatti che questo darebbe anche più vivacità al finale in cui la donna riesce a battere l'insettone.
Comunque un'ottima prova, pulita e ben scritta.

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