“Naufragio” - di Adriano Muzzi

Lunedì 17 ottobre 2016 ore 21.00
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Adry666
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“Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#1 » lunedì 17 ottobre 2016, 23:41

Vedo affondare il piroscafo in un mulinello grande come uno stadio; la prua scompare in pochi secondi.
Sono aggrappato a un salvagente in mezzo all'oceano e guardo il cielo stellato. La Via Lattea si riflette nel mare calmo in un fantastico effetto specchio. È una notte tranquilla e bellissima; stelle cadenti graffiano il cielo nero.
All'improvviso scorgo una ragazza, anche lei aggrappata a un salvagente, che nuota verso di me. E’ bellissima.
Passiamo ore, uno accanto all'altra, a parlare del più e del meno, galleggiando nel mare. Da dove veniamo e dove stavamo andando, le cose che ci interessano, quante storie abbiamo avuto, i sogni che abbiamo fatto la sera prima.
Delle lattine di birra arrivano dalla dispensa della nave, portate dalla corrente, insieme a scatole di tonno e pezzi di legno. Ne approfittiamo per farci una bevuta. Dei delfini iniziano a saltarci intorno; all'improvviso l’acqua s’illumina di mille colori a causa del plancton luminoso. I bagliori caleidoscopici rischiarano il suo viso e per un attimo mi sembra di scorgere nei suoi occhi uno sguardo felino, un pozzo nero senza fine. Ma è solo un attimo.
Passano le ore.
- Adesso cosa facciamo? – mi chiede la ragazza, - io provo a nuotare in cerca di terra ferma.
- Ma io non vedo nulla, - le dico.
- Meglio che restare qui a galleggiare e bere birra.
- Vedrai che qualche aereo ci verrà in soccorso.
Ma lei si allontana a nuoto, da sola.
Dopo aver nuotato due giorni e due notti, la ragazza riesce ad approdare su un’isola. Quanto a me, come al solito sto smaltendo la sbornia quando vengo soccorso da un aereo.

Alcuni anni dopo, ecco che ci incontriamo per caso in un bar di Parigi.
- Ehi, come stai?
- Bene, - le rispondo.
- Alla fine avevi ragione tu, - mi dice.
- Mah, almeno tu ti sei divertita.
- Che fai qui a Parigi?
- Studio.
- Sei bellissima come quella notte.
- Grazie, anche tu…
- Io ho dei ricordi frammentati, come delle foto sfocate, mischio i miei sogni con quanto è successo in realtà.
- E’ normale, - mi dice con la voce dolce.
- Forse sì, dobbiamo elaborare lo shock.
- Vuoi salire un po’ da me? Sto qui vicino.
La seguo per i viottoli di Montmartre, sculetta amabilmente.
Parliamo un po’, beviamo delle birre e poi finiamo a letto.
Ci baciamo giocando con le nostre lingue. Mi strappa i vestiti di dosso. Le mani, i baci, il sudore, lo sfregamento dei nostri organi sessuali, si mescolano in maniera vorticosa e crescente. Chiudo gli occhi e rivedo quella notte, ma al posto dei delfini ci sono delle orche e degli squali con i denti affilati. Mi morde su un orecchio, sento il sangue che cola su collo.
- Ehi, - le dico, - così mi fai male!
Non mi risponde, ma i suoi occhi sono “quei” pozzi neri. Mi blocca le braccia, sono perso in quei buchi senza fondo, mi sento paralizzato. Lei con la testa scende sempre più giù e intanto mi morde. Non provo dolore, sono come anestetizzato, ma vedo pezzi del mio corpo che volano in aria e affondano in una pozza di sangue, come una nave che cola a picco.



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antico
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#2 » lunedì 17 ottobre 2016, 23:48

Buooonasera Adriano! :)
Caratteri e tempo ok, buona Atzori Edition anche a te!

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Polly Russell
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#3 » martedì 18 ottobre 2016, 18:12

Naufragio di Adriano Muzzi
Non lo so, questo pezzo non mi convince. Accadono troppe cose per essere raccontate in 3000 battute e il risultato è una cronaca distaccata e frammentaria.
I dialoghi sono pochi credibili, già due in mezzo all'oceano che invece di disperarsi chiacchierano del tempo perso suona strano, in più che decidano di farsi un cicchetto con delle birre galleggianti raminghe è davvero strano! Non contenta, lei che fa? "Io vado" e decide di nuotare per due notti e due giorni.
Tutto avrebbe senso nella logica di un sogno. Anche il vortice che scompare nel nulla lasciando "Laguna Blu". Un sogno che lei, predatrice succuba style gli ha indotto. Avrebbe senso anche il loro incontro a Parigi, in cui si parlano come se si fossero visti due giorni prima al bar. Ma io sto sogno non lo vedo!
Magari c'è o non mi sarebbe venuto in mente, ma se c'è, è talmente velato da farmi credere sia una mia idea.
Polly

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Adry666
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#4 » martedì 18 ottobre 2016, 18:16

Ciao Polly,

grazie per la recensione.

In effetti l'intenzione era quella di creare un racconto surreale, la prima parte di sogno e la seconda di "incubo". :-))

Ricordi frammentati con dialoghi irreali (almeno io i sogni me li ricordo solo così) e poi il ritorno alla dura realtà.

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Polly Russell
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#5 » martedì 18 ottobre 2016, 19:10

Allora avevo visto bene, perchè è delirante, come un sogno, anzi peggio, come un dormiveglia, e in questa ottica va benissimo! Però devi farmelo capire con più chiarezza.
Polly

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Andrea Partiti
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#6 » martedì 18 ottobre 2016, 23:09

Il problema più grande che vedo in questo racconto è che ho deciso che la prima parte è un sogno anziché un dialogo improbabile e un po' innaturale non perché si capisca davvero, ma perché avevo il tema a guidarmi.
Slega il racconto dal suo tema e di colpo mancano dei punti di riferimento, una legenda con cui interpretarlo e tutta la prima parte diventa una scena surreale con due personaggi dal comportamento e dalle reazioni agli eventi completamente inspiegabili. Il dialogo, le birre e lattine galleggianti (galleggiano?), il mettersi a bere in una situazione dall'aria drammatica, la decisone drastica di nuotare senza punti di riferimento. Il protagonista che "sa" della ragazza arrivata su un'isola, ma che non la reincontra più. Tutto insieme è difficile da accettare, mi aspetterei una svolta-spiegazione degli eventi, una chiave di lettura esplicita che arriva nella seconda parte e mette insieme i pezzi.
Gli stessi problemi, ma in misura minore, per il secondo incontro a Parigi, che non capisco perché dovrebbe prendere una svolta cupa proprio alla fine.

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erika.adale
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#7 » mercoledì 19 ottobre 2016, 17:37

Ciao Adriano,
io ho interpretato il tuo racconto come un lungo sogno, del tipo di quando un amico ti dice: "Non puoi immaginare che incubo stanotte...ero un naufrago e c'era questa ragazza..."Questo tipo di lettura mi è servita anche per giustificare la prima persona narrante, che altrimenti trovo incongrua se il protagonista muore durante i fatti descritti. Ma, come dice giustamente Andrea, sono stata indirizzata dal tema del contest. Se non avessi saputo che c'era di certo di mezzo un sogno, mi sarei incaponita contro l'improbabilità degli eventi legati al naufragio (questi due che sembrano essersi incontrati al pub, le lattine piene che arrivano galleggiando, la ragazza che decide di andarsene a nuoto verso il nulla e trova un'isola...) Ma, se di "reverie" si tratta, me lo devi esplicitare meglio. Alla fine il nostro eroe finisce divorato. OK, questo è sogno o realtà? Immagino realtà, altrimenti perderebbe interesse l'intero racconto. Anche qui, però, non ho agganci per capirlo. Anzi, visto che lui continua a parlare, potrei dedurre che si tratta di un sogno erotico masochistico. Riassumendo: racconto interessante, ma c'è bisogno di qualche parola di spiegazione ( o di insinuazione) in più.

viviana.tenga
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#8 » sabato 22 ottobre 2016, 19:01

Ciao Adriano,
Sulla prima parte, mi è stato chiaro abbastanza subito che fosse un sogno e credo che lo sarebbe stato anche senza il tema del contest. Quello che mi ha mandato un po' in confusione nella seconda è stata invece questa frase

Adry666 ha scritto: - Io ho dei ricordi frammentati, come delle foto sfocate, mischio i miei sogni con quanto è successo in realtà.


A questo punto, mi è venuto il dubbio che ci fosse davvero qualcosa di vero nella storia del naufragio, e che quella prima fosse una sua visione distorta dal trauma, o un modo in cui l'aveva rivissuto in sogno. Mi aspettavo di scoprire qual era la vera storia al riguardo, invece il finale mi ha lasciato confusa e solo dai commenti ho capito che anche la seconda parte era da interpretare come sogno (in questo caso incubo).
Per il resto, nessun appunto particolare, il racconto scorre bene nel suo essere surreale. L'immagine di lei che va via a nuoto nel mezzo dell'oceano mi è piaciuta molto, trovo sia esattamente il genere di assurdità che succedono nei sogni.

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maria rosaria
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#9 » martedì 25 ottobre 2016, 15:40

Ciao Adriano.
Il tuo racconto mi lascia un po’ perplessa. Fin dall’inizio mi è sembrata inverosimile la situazione: questo tizio è un naufrago, dovrebbe essere disperato, terrorizzato e invece che fa? Si mette a flirtare con una tipa che, ok che è carina ma, insomma, parlare ammollo in acqua dei “sogni che hanno fatto la sera prima” mi sembrano una situazione un po’ paradossale.
Anche la seconda parte, in cui loro si ritrovano, mi sa un po’ di artefatto.
Il finale invece è degno del tema, peraltro rispettato: il sogno che si tramuta in un incubo (che possiamo anche chiamare tenebre, oscurità). Non so, forse mi sarebbe piaciuto di più se anche nella prima parte avessi osato con la vena horror che, invece, è appena accennata.

PS: dopo aver scritto questo commento leggo la tua spiegazione: la prima parte era un sogno, la seconda un incubo. Non so, continuo a pensarla come ti ho scritto. Pigia sull’horror, secondo me potrebbe venirne fuori qualcosa di molto carino.
Maria Rosaria

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giancarmine trotta
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#10 » martedì 25 ottobre 2016, 16:02

Io leggevo e mi convincevo che fosse tutto un sogno. Anche perché bere le birre di notte dopo un naufragio mi sembra alquanto improbabile.
Anche incontrare una persona per caso a Parigi dopo molto tempo mi pare surreale e quindi anche la seconda parte l'ho interpretata come un sogno, confermato dai pezzi di corpo che volano. Però così il tema sembra preso a metà, perché non si va oltre il sogno, ma si rimane imprigionati in un incubo. Oppure mi sono perso qualcosa ed è colpa mia!
L'idea e lo stile ci sono, ma secondo me andrebbe rivista la struttura.

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willy
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#11 » mercoledì 26 ottobre 2016, 13:03

Ciao Adriano, bentrovato!
Che scrivi bene già lo sai, quindi ti faccio le pulci. Poi mi dirai, ma in questo modo spero di esserti utile.
Ci sono alcune cose che mi lasciano perplessa, tipo il rimare a mollo in qualsiasi mare, di notte, tutte quelle ore senza sentire nemmeno un brivido di freddo, credo sia poco veritiero e non mi ha permesso di apprezzare le belle descrizioni, poetiche, che hai fatto della scena nel suo insieme.
Poi:

Dopo aver nuotato due giorni e due notti, la ragazza riesce ad approdare su un’isola. Quanto a me, come al solito sto smaltendo la sbornia quando vengo soccorso da un aereo.

Come lo sa lui quanto ha nuotato la ragazza e dove è approdata? Il racconto è in prima persona, al presente.
L'accenno agli occhi scuri serve per giustificare il finale di tenebra, ma si intuisce troppo... ci si aspetta esattamente quello che è poi successo. Resta comunque un racconto scorrevole, ma spero che le mie critiche ti possano servire ;)
Siamo qui per questo, no?

Veronica Cani
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#12 » mercoledì 26 ottobre 2016, 19:46

Ciao, Adriano! Molto scorrevole e immerso in un’atmosfera onirica che non guasta, considerata anche la tematica della gara. Ho storto un po’ il naso a partire dalla frase “dopo aver nuotato due giorni e due notti…”, perché mantieni il punto di vista del ragazzo, che non sembra un narratore onnisciente (almeno, mi sono fatta quest’idea per tutta la prima parte del racconto), però poi gli fai raccontare che la ragazza era riuscita ad approdare su un’isola dopo due giorni e due notti. E lui come faceva a saperlo? Anche il resto del racconto prosegue in questa direzione, e mi ha un po’ disorientata. Gradevole, ma da migliorare nella seconda parte.

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Linda De Santi
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#13 » giovedì 27 ottobre 2016, 19:29

Ciao Adriano!

Il finale del tuo racconto è davvero potente, mi è piaciuto molto.
Ci sono però alcuni passaggi del tuo racconto che non mi convincono. Ad esempio qui:

Dopo aver nuotato due giorni e due notti, la ragazza riesce ad approdare su un’isola. Quanto a me, come al solito sto smaltendo la sbornia quando vengo soccorso da un aereo.


Anche se si tratta di un racconto surreale, il punto di vista è comunque quello del protagonista, che non può sapere che la ragazza nuota per due giorni e due notti prima di approdare all’isola.
Secondo me potresti provare a rivedere il racconto rendendolo completamente surreale e anche un po’ nonsense, al posto della struttura sogno-incubo che mi lascia qualche dubbio.
Si tratta comunque di una buona idea, e, come ti ho scritto, la chiusa è davvero bella.
A rileggerci presto!

Zebratigrata
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#14 » giovedì 27 ottobre 2016, 21:08

Mi sfugge un po’ il senso del racconto, forse a causa della divisione in due parti. Per qualche ragione non sembra un unico incubo e mi aspettavo che la seconda parte si rivelasse reale, o qualcosa di simile. L’incubo in sé ha un suo senso, l’inganno, la natura mostruosa della ragazza che si rivela… Però, come dire, lascia un po’ il tempo che trova, perché è chiaro fin da subito, fin dalle prime battute, che la situazione non è verosimile e che siamo in un sogno: una connessione con la realtà più esplicita secondo me lo avrebbe reso più coinvolgente.

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antico
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Re: “Naufragio” - di Adriano Muzzi

Messaggio#15 » martedì 1 novembre 2016, 12:19

Qui hai commesso non tanto un errore strategico (perché mi sembra che la tua strategia fosse chiara nel voler delineare un passaggio dal sogno all'incubo alla realtà) quanto di messa in opera. L'intento non arriva al lettore e con il senno di poi sembra più un abbozzo preparatorio pronto per essere riesaminato e rimpolpato. Come giudizio è un pollice ni che guarda un po' verso il basso, ma in questo caso credo che valutarlo sia decisamente ingeneroso vista la sua natura ancora da "lavori in corso". Che dici, hai voglia di lavorarci e presentarlo nel Laboratorio?

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