[V] L'ABITO MALVA

Minuti Contati affronta il mese più caldo dell’anno decidendo di sperimentare la nuova formula TWO DAYS. Non più una sola data per partecipare, ma due: lunedì 20 e mercoledì 22 luglio sempre alle 21.00 e con quattro ore di tempo per scrivere racconti di massimo 3000 caratteri. Gli autori potranno decidere di cimentarsi nella sfida nella serata a loro più comoda e troveranno ad aspettarli due diversi temi. I racconti di lunedì e quelli di mercoledì verranno poi riuniti insieme e divisi in gruppi per la fase di confronto diretto fra gli scrittori che servirà a selezionare i migliori che verranno inviati alla Guest Star per essere giudicati e ordinati in quella che sarà la classifica finale. Dopo Dario Tonani, Matteo Di Giulio e Barbara Baraldi, Minuti Contati è lieta di annunciare che la Guest del mese di luglio sarà uno dei suoi Campioni: Roberto Bommarito.
alexandra.fischer
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[V] L'ABITO MALVA

Messaggio#1 » lunedì 20 luglio 2015, 22:19

L’ABITO MALVA

Di Alexandra Fischer

Lorena osserva l’invito con aria distante; la busta color crema spicca appena sul tavolo di marmo verde dalle venature grigie.
Lo sguardo di sua zia Doris la segue implacabile, mentre finisce di versare il caffè nelle due tazze di porcellana bavarese ornate di rose.
Il vassoio è poco lontano dalla busta e Lorena pensa che sarebbe molto facile assestare una bella gomitata alla tazza e finirla lì.
Guarda il bricco di panna e i cioccolatini allo zenzero, sentendo salire il voltastomaco, all’idea di cenare da Aldo.
La zia intuisce quello che le passa per la mente e prende in mano la busta.
- Non la leggi? Eppure è arrivata un’ora fa.
- Cosa? – le domanda Lorena, assumendo l’aria imbambolata che tante volte le è ben riuscita al Corso di Recitazione.
- Su, avrai letto che cosa c’è scritto, R.S.V.P. – La zia, arrotando la erre, scandisce – Répondez s’il vous plaît. Fallo subito.
Lei si alza e prende il copione che ha finto di dimenticare sul davanzale della finestra socchiusa e ne approfitta per respirare l’aria di fine maggio.
Poco lontano, c’è il parco e Lorena invidia tutta la gente impegnata a pedalare sulle bici e a portare a spasso il cane o i propri figli.
La sua mente si sofferma proprio su quell’ultima parola: figli.
Ce ne sono di diversi tipi: maltrattati, soffocati dal troppo affetto, oppure dimenticati.
Non per cattiveria: così, per indifferenza.
Lorena pensa a Aldo, in teoria suo nonno, in pratica un estraneo che ogni tanto si fa vedere nella casa che divide con zia Doris, da quando sua madre Doralice è morta.
L’indifferenza di Aldo è aggravata dallo snobismo; lo stesso che si vede dall’invito che le ha mandato.
- Come mai mi vuole alla sua cena fredda? – domanda sospettosa alla zia – di solito viene con l’assegno per me ogni ventun Dicembre e solo perché glielo ricordi tu.
Al pensiero, si massaggia le braccia pensando all’aspra acqua di colonia al sandalo e ai completi severi che rendono ancora più distante la figura ascetica di Aldo, ben più del volto impassibile.
In quel momento, rivede gli occhi verdi screziati di grigio del nonno scrutarla distratti attraverso gli occhiali dalla montatura d’acciaio.
Zia Doris le rivela:- Perché sarà una delle ultime. Il cuore.
- E lui lo sa? – indaga Lorena.
- Naturalmente. Vuole congedarsi da tutti noi.
- Ma ci ha perduti, a cominciare da sua figlia – le ricorda lei.
- Verrai – taglia corto la zia.

Arrivano lì per prime.
Zia Doris non ha fatto caso alla mise della nipote; l’abito malva stile Jackie e la coda di cavallo stanno bene a Lorena e hanno un’aria così familiare.
Naturalmente, Lorena non prenderebbe mai nulla dalla stanza di sua madre; quel che c’è, è lì solo per ricordo.
Aldo si accascia e mormora alla ragazza: - Chi sei? Ti conosco?
Lorena gli bisbiglia: - Nessuno.
E per Aldo è troppo tardi; i ricordi sono già morti in lui, a partire da quello di una vetrina con un abito malva.






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Vastatio
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Messaggio#2 » venerdì 24 luglio 2015, 21:48

Ciao, ambientazione e atmosfera come quelle del tuo precedente racconto. La rassegnazione e il "dovere" si tagliano col coltello. Se sono riuscito a capire bene nel finale  il vestito che indossa Lorena è simile a quello della madre che aveva comprato insieme al padre. Tuttavia il finale che dovrebbe essere il punto forte richiamato dal titolo, ha meno forza espressiva di quello che meriterebbe.

alberto.priora
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Messaggio#3 » venerdì 24 luglio 2015, 22:11

Ciao. Temo che ci siano troppe forzature, non tanto per rientrare nel tema (anche se ci si sposta di una generazione, perché anche se di padre/figlia si tratta, il fatto che il protagonista sia una nipote pare rendere la cosa più distante e meno empatica). C’è la forzatura della malattia del cuore che mi pare una spada di Damocle che nessuno trascurerebbe (sarebbe più logico un tumore) e l’infarto che capita così troppo a proposito. Va bene che pare esserci l’elemento scatenante, anche se l’ho trovato poco chiaro con tutte quelle negazioni o quel “non ti conosco”. Anche i dettagli del pagamento (perché mai il nonno darebbe quei soldi?) avrebbero bisogno di chiarezza o l’arrabbiatura della ragazza che quasi se la prende con la tazzina della zia.
Corretta e abbastanza incisiva la forma.

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eleonora.rossetti
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Messaggio#4 » lunedì 27 luglio 2015, 11:08

Ciao Alexandra. Se ho ben capito, hai inteso il tema "figli" come "legami di sangue/progenie" perché mi sembra d'intuire che il nonno abbia dimenticato la madre (visto che non ricorda neanche l'abito) ma non la nipote, in fondo (arriva sempre con un assegno). L'infarto che arriva "al momento giusto" è un po' una forzatura in un finale a cui, a mio avviso, hai lasciato poco spazio, concedendo un po' troppo respiro a tutta la fase di preambolo che hai descritto in precedenza. L'incontro, così "speciale" per entrambi anche se per motivi diversi (lei addirittura mette l'abito della madre, forse per vendetta? Per fargli venire i sensi di colpa?) viene strozzato mentre invece avrebbe meritato molto più spazio.

Nulla da dire sullo stile, sempre godibile da leggere come in qualsiasi tuo altro racconto. Alla prossima!
Uccidi scrivendo.

alexandra.fischer
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Messaggio#5 » martedì 28 luglio 2015, 10:57

Ciao Vastatio, ti ringrazio per avermi fatto presente il punto debole del finale, ne terrò conto quando rimetterò mano al racconto; l'abito era proprio della madre di Lorena.

Ben trovato, Alberto Priora, grazie per le tue osservazioni (ho pensato alla storia nel senso dei drammoni Anni '50, quindi, ho scartato il tumore, che mi era venuto come prima idea e ho insistito sull'atavismo, con l'indifferenza che attraversa le generazioni; l'idea dell'assegno mi è venuta pensando alla morale di Madame X, fil con Lana Turner (ti pago perché tu non faccia scandali). Il gesto di Lorena con la tazza di caffè riguarda un ultimo conflitto interiore ("non vorrei andare alla cena e tuttavia, c'è un certo vestito nell'armadio). Grazie per aver trovato del buono nella forma.

Buon giorno, Eleonora Rossetti. Le tue osservazioni mi sono preziose; ora so che devo alleggerire i preamboli per insistere ulteriormente sulla fase finale del racconto. E ora mi chiedo come potrebbe essere, se al posto dell'attacco di cuore ci fosse un tumore. Quanto all'abito, sì, Lorena lo indossa proprio per scuotere la coscienza del nonno, il quale paga per farla stare zitta.

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maria rosaria
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Messaggio#6 » martedì 28 luglio 2015, 19:06

Ciao, Alexandra.
Sebbene non abbia trovato l’idea particolarmente originale (un padre indifferente alla figlia e di riflesso un nonno odiato dalla nipote) ho apprezzato molto questo racconto per lo stile con cui lo hai scritto. A volte le storie che raccontiamo sono già state dette. Sta poi a chi le scrive farle vivere al lettore con la giusta vividezza. E tu ci sei riuscita. Ho visto le scene, hai caratterizzato bene i personaggi, seppur nel breve spazio concesso dalle battute.
Nella lettura tutto è scivolato via senza intoppi, e questo è senza dubbio un pregio.
In bocca al lupo!
Maria Rosaria

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raffaele.marra
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Messaggio#7 » giovedì 30 luglio 2015, 8:49

C’è qualcosa da rivedere in questo racconto, credo si tratti di una serie di cose di minima entità, ma la cui somma genera una sorta di dubbio generale che non permette di apprezzare il testo in pieno. Mi riferisco, ad esempio, alle protagoniste di cui una dovrebbe essere quella legata al tema, ma l’altra risulta essere più “centrale” e più “importante” nella narrazione. Mi riferisco anche all’accenno all’abito malva che, per dare titolo al racconto, risulta essere troppo marginale nella storia. Ho invece apprezzato nei primi righi la capacità di usare i colori per descrivere la scena. Quest’ultima caratteristica fa parte, credo, del tuo stile che ho trovato sicuramente buono e capace di mantenere in vita un racconto che, come dicevo, non convince del tutto.

 

Fernando Nappo
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Messaggio#8 » giovedì 30 luglio 2015, 17:26

Devo ammettere che il salto generazionale mi ha costretto a rileggere il racconto, pensando d’essermi perso qualche passaggio. Poi ho capito, se ho ben capito, che il nonno foraggia Lorena per senso di colpa, perché suo figlio - il padre di Lorena - l’ha abbandonata.
Inoltre, non avevo realizzato che l’incontro fra il nonno e Lorena fosse il loro primo de visu, forse perché m’ero figurato che i due si incontrassero già con regolarità ogni ventuno di dicembre, per via dei soldi.
Il colpo al nonno, giusto nel finale, appare un po’ forzato. Ma gli è venuto perché ha visto l’abito malva? Lorena l’ha fatto apposta sperando che finisse proprio così?

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ceranu
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Messaggio#9 » giovedì 30 luglio 2015, 22:38

Ciao Alexandra.
Racconto poco equilibrato, hai abusato degli aggettivi e nelle descrizioni lasciando poco spazio al finale. Questo regala al lettore una prima parte in cui può vedere ogni minimo dettaglio, rendendo però frettoloso e poco chiaro il finale. La storia non è molto avvincente anche perché la protagonista risulta egoista e un po' viziata. Non c'è traccia di un suo tentativo di instaurare un rapporto con il vecchio, anzi si lamenta per la sua visita annuale.
Dal punto di vista stilistico hai fatto un balzo in avanti. Le frasi sono godibili e comprensibili.
Ciao

alexandra.fischer
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Messaggio#10 » venerdì 31 luglio 2015, 17:39

Ciao Mayrose, grazie del commento. Sono contenta che la storia ti sia piaciuta. Mi è venuta fuori così: rimasticando molte letture a tema famigliare e anche un certo tipo di cinema Anni Sessanta, basato sui drammoni generazionali (l'abito della madre di Lorena è nello stile di quelli portati da Jackie Kennedy).

Ben trovato, Raffaele Marra. Ti sono grata per aver trovato del buono nel mio stile e anche per le critiche in merito alla storia. Ne terrò conto per rendere più efficace la trama (a partire dai personaggi, forse avrei dovuto mettere qualche dettaglio per caratterizzare meglio la madre di Lorena e anche l'abito).

Ciao Fernando, non credo che il problema sia generazionale (non sono poi una cariatide; ti do un indizio per farti capire la mia età. Ai miei tempi, il donnaiolo si chiamava:"cucadores"); mi sa che dovevo aggiustare meglio la trama perché si capisse. Scusami. L'incontro di persona fra Lorena e il nonno è il primo dopo moltissimo tempo, perché lui, a Dicembre, dava l'assegno alla zia e costei faceva in modo che la nipote non ci fosse (niente domande, niente scenate). Sì, il colpo al nonno viene per via dell'abito malva e Lorena voleva che finisse così. In realtà, la madre di Lorena è figlia di Aldo, il quale l'ha messa da parte per via di un matrimonio sgradito e finito male, ma questo con ipocrisia (di qui l'assegno che salva la faccia del nonno davanti alla buona società).

Ciao Ceranu, grazie per la critica sul finale. La farò mia. Mi dispiace che tu abbia trovato poco avvincente il racconto per via dell'antipatia di Lorena. Vedrò di aggiustare questo personaggio, decisamente troppo amaro (è diventata egoista per l'indifferenza del nonno e non è lei a non volere la visita di lui, bensì il nonno stesso, d'accordo con la zia della ragazza, ma lei, come persona, è molto dura. Difatti ha riversato molto di se stessa nella recitazione, fino alla scena dell'incontro con il nonno, quando impersona il fantasma della madre). L'impegno che Lorena affronta con riluttanza è quello della cena fredda con il nonno e altri ospiti, fino a quando non le viene l'idea di indossare l'abito malva.

Omaima Arwen
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Messaggio#11 » venerdì 31 luglio 2015, 20:12

Ciao Alexandra. Il racconto da te scritto è attinente al tema dei figli dimenticati.
Il colpo al nonno nel finale appare forse un po’ forzato.
Inoltre l'abito malva, che da nome anche al titolo, sarebbe stato meglio se fosse stato più centrale nella storia.
Mi piace come hai descritto i personaggi, i dialoghi sono credibili e ben strutturati e il finale anche se un po' affrettato avvincente!

alexandra.fischer
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Messaggio#12 » domenica 2 agosto 2015, 15:16

Ciao Omaima, ti ringrazio per il commento: terrò presente le tue osservazioni in merito al malore del nonno nel finale (magari cambiandolo). Darò più spazio anche all'abito malva (sperando che non appaia troppo "telefonato"). Sono contenta che il finale, pur affrettato (devo stare attenta al limite tempo-caratteri, dosarlo meglio) ti sia piaciuto.

alexandra.fischer
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Messaggio#13 » domenica 2 agosto 2015, 15:23

Ben trovato, Christian Magrì. Sono contenta che il mio racconto ti sia piaciuto anche per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi. E' vero che la descrizione dell'atmosfera ha indebolito il finale, dovrò esercitarmi parecchio in questo tipo di scrittura per evitare scivoloni simili in futuro. Quanto alle forzature: penso che leggendo e commentando certe brutte abitudini se ne andranno (come lasciarsi suggestionare da tecniche letterarie bacucche hollywoodiane o da paperback anni Cinquanta).

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antico
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Messaggio#14 » domenica 2 agosto 2015, 18:06

Sostituisci nonno con papà e risolvi molti dei problemi logistici, anche legati al tema. Sei andata a complicarti inutilmente la vita, insomma. Per il resto, la forma sta nettamente migliorando di mese in mese, brava. Forse rimani ancora troppo esterna ai yuoi personaggi, si sente un certo distacco, la mancanza di empatia. No problem, arriverà, tu continua a darci dentro. E occhio ai finali, sempre un po' troppo netti e tagliati con l'accetta. Per il momento il pollice sta sul NI, ma, davvero, di mese in mese il miglioramento è evidente.

alexandra.fischer
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Messaggio#15 » lunedì 3 agosto 2015, 8:50

Buongiorno, Antico. Ti sono molto grata delle tue indicazioni: sono certa che miglioreranno il mio racconto. L'ispirazione mi ha portata a scegliere il nonno al posto del padre; seguirò il tuo consiglio, fermandomi al papà e certamente molti problemi si risolveranno. Quanto all'empatia con i personaggi, ti do ragione. Verrà a furia di leggere e di scrivere (sì, ma su più registri. Ora sto leggendo Contact di Carl Sagan e prima ancora ho letto Eroi e Meraviglie del Medioevo di Le Goff, questo proprio per ampliare la gamma di personaggi con i quali empatizzare. Ci darò dentro, sono d'accordo con te, anche perché voglio ammansire una certa belva chiamata Finale di Racconto. Mi fa piacere che tu abbia visto un miglioramento. E' incoraggiante, grazie.

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