[S] Fantasma

Minuti Contati affronta il mese più caldo dell’anno decidendo di sperimentare la nuova formula TWO DAYS. Non più una sola data per partecipare, ma due: lunedì 20 e mercoledì 22 luglio sempre alle 21.00 e con quattro ore di tempo per scrivere racconti di massimo 3000 caratteri. Gli autori potranno decidere di cimentarsi nella sfida nella serata a loro più comoda e troveranno ad aspettarli due diversi temi. I racconti di lunedì e quelli di mercoledì verranno poi riuniti insieme e divisi in gruppi per la fase di confronto diretto fra gli scrittori che servirà a selezionare i migliori che verranno inviati alla Guest Star per essere giudicati e ordinati in quella che sarà la classifica finale. Dopo Dario Tonani, Matteo Di Giulio e Barbara Baraldi, Minuti Contati è lieta di annunciare che la Guest del mese di luglio sarà uno dei suoi Campioni: Roberto Bommarito.
Simone Cassia
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[S] Fantasma

Messaggio#1 » lunedì 20 luglio 2015, 23:41

Si svegliò prima dell’alba come tutti gli altri giorni. Si deterse e si rasò e, dopo una scarna colazione, indossò gli abiti che, ormai da tempo, avevano preso il posto della sua divisa.
Con dedizione, si prese cura del proprio armamento, poi mise in spalla il fucile, efficiente come il giorno in cui gli era stato consegnato, e si avviò fuori dalla capanna.
Uscendo pregò sulle tombe dei suoi commilitoni caduti. Non aveva più candele da accendere alla loro memoria, ma era fiducioso che i loro spiriti non sarebbero stati risentiti con lui. Avevano condiviso quell’inferno e sapevano in che condizione portava avanti la sua vita.

Con passo furtivo e i sensi in allerta, fece il solito giro di ronda. Aveva perfezionato un perimetro sicuro che includeva una pozza d’acqua e un palmeto. Controllò le trappole e vide che nessuna era scattata. Per ispezionare da solo l’intera isola ci sarebbero voluti parecchi giorni, con il risultato di esporsi pericolosamente e di lasciare incustodito il proprio avamposto a quei diavoli sempre in agguato. No Ora era da solo e gli ordini erano chiari: nascondersi e resistere.

Completato il giro, tornò alla capanna. Si sedette e aprì il proprio baule. Vi trasse un fascio di carte: fogli di giornale, lettere e documenti. Le aveva accumulate negli anni e c’era perfino una foto della sua famiglia.

- Come avevano fatto ad ottenerla?
Si chiese e, ancora una volta, la domanda rimase senza risposta.

Osservò amorevolmente la fotografia, la baciò nel punto in cui l’inchiostro stava pian piano consumandosi, poi la strinse al petto e infine la ripose con il resto delle cose.
I diavoli ci avevano tentato e ritentato negli anni a convincerlo ad arrendersi con tutta quella roba paracadutata dagli aerei. Era cosciente che non avrebbe resistito per sempre, ma il suo dovere verso la patria non era ancora terminato.
Avevano anche mandato parecchie spie, alcune dai tratti nipponici.
L’ultimo era giunto qualche tempo fa. Diceva di essere uno studente e di chiamarsi Suzuki. Non gli aveva permesso di raggiungere la capanna né di vedere niente di compromettente, così l’aveva lasciato andare anche se non prima di una lunga chiacchierata.

Un suono interruppe quei pensieri. Fucile in pugno corse nella giungla fino alla trappola scattata. Giunto, vi trovò quella spia e un uomo anziano, anch’egli giapponese.
La divisa dell’anziano lo convinse ad uscire dalla macchia, non senza precauzioni.
- Fermi dove siete, mani dietro la testa!
I due uomini obbedirono.

- Onoda, non mi riconosci?
Disse l’uomo.

- L’unico che, mi hai detto, avresti ascoltato.
Aggiunse il giovane.

Il soldato strinse gli occhi cercando di ricordare. Quella divisa, quei lineamenti… Quella voce. Subito si mise sugli attenti e salutò il militare.

- Maggiore Taniguchi, agli ordini.
- Posa il fucile, figliolo. La guerra è finita da quasi trent'anni ormai. È ora di tornare a casa.



Simone Cassia
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Messaggio#2 » martedì 21 luglio 2015, 0:18

Liberamente ispirato a una storia vera, per chi volesse saperne di più:

https://it.wikipedia.org/wiki/Soldati_fantasma_giapponesi

http://www.tuttogiappone.eu/la-guerra-del-tenente-hiroo-onoda/


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Flavia Imperi
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Messaggio#3 » giovedì 23 luglio 2015, 15:37

Ciao Simone, di nuovo in gruppo insieme eh?

Allora, mi è piaciuto molto il modo originale in cui hai interpretato il tema: nel tuo racconto parli di quei figli della patria che hanno dato UNA VITA INTERA per chi, poi, li ha dimenticati, disseminati in giro per il pacifico. Una storia semplice e lineare, che regala un’emozione sul finale, quando ci si immagina che tipo di inferno abbia passato il protagonista, descritto benissimo tramite una routine maniacale.

Quello che non mi è piaciuto, in certi passaggi, sono le frasi leggermente macchinose, come “L’unico che, mi hai detto, avresti ascoltato”. L’incipit anche è un po’ privo di mordente, ma subito con la descrizione si entra in questa quotidianità che poi apparirà assurda alla luce del finale.

Nel complesso, un racconto valido e interessante!
Siamo storie di storie

Simone Cassia
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Messaggio#4 » giovedì 23 luglio 2015, 16:23

Ciao Flavia! Si, di nuovo gruppo insieme.
Non vedo l'ora di leggere il tuo racconto e mi dispiace per il megamalus :(
Ti ringrazio per il tuo commento. Quando ho letto l'argomento dell'edizione, la mia mente ha subito scartato il "figli" in senso stretto e questa è stata la prima cosa a cui ho pensato. Sono contento che non si noti il taglia e cuci che ho dovuto fare per entrare nei 3000 caratteri (avevo sforato i 4000 a fine stesura) ma a leggere bene qualcosina da sistemare c'è ancora.
Le frasi macchinose, si, sono un po' un mio problema. Anche se l'inciso "mi hai detto" che hai segnalato è un po' ricercato. Volevo sottolineare che (cosa storicamente accaduta) fu proprio  Onoda a chiedere allo studente (durante la precedente discussione) che fosse il suo ufficiale a dargli l'ordine di arrendersi, quindi mi piaceva che la frase desse in qualche modo una gomitata al lettore per costringerlo a soffermarsi (forse avrei dovuto trovare un altro modo).
Grazie ancora!

Alice Gibellini
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Messaggio#5 » sabato 25 luglio 2015, 0:12

Racconto originale non solo per quanto riguarda l’interpretazione del tema “Figli dimenticati” ma anche per l’argomento generalmente poco trattato (i soldati fantasma giapponesi). Nella stesura trovo un miglioramento rispetto al racconto del contest precedente ma purtroppo risente proprio dell’eccessiva originalità. Non conoscendo l’argomento la comprensione risulta complessa, forse troppo, e il rischio è quello di non riuscire ad apprezzare il racconto fino in fondo.

Simone Cassia
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Messaggio#6 » sabato 25 luglio 2015, 0:32

Grazie del commento,
in effetti tutti i retroscena della storia, se non conosciuti, sono difficili da intuire perché appena accennati (ho tagliato tantissimo, come detto prima). Per fortuna la comprensione generale della storia non ne esce compromessa ma restano come un "in più" che il lettore può apprezzare qualora, spinto dalla curiosità, avesse la volontà di informarsi di queste storie affascinanti e spaventose allo stesso tempo.

valter_carignano
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Messaggio#7 » sabato 25 luglio 2015, 16:01

Per il mio gusto personale, apprezzo le storie che fondano realtà e fantasie, o s'ispirino a fatti reali, o cmq con un background non autoreferenziale. Di conseguenza mi piace il tuo racconto, nel quale è abbastanza chiaro fin dall'inizio che si parla di un qualche soldato dimenticato - o impazzito, o entrambe le cose - anche se non necessariamente di un giapponese della seconda guerra mondiale. Poteva essere un alieno abbandonato sulla Terra dopo un'invasione fallita... in tutti i casi, come ho detto altre volte, secondo la mia opinione non è per nulla necessario che un racconto breve finisca 'a sorpresa'.

Il racconto è perfettamente comprensibile, secondo me, sia che si conosca un po' di storia contemporanea sia che non la si conosca (e in questo secondo caso, credo che la 'colpa' della possibile poca comprensione  non dovrebbe essere imputata all'autore)

Adeguata e centrata la scelta dei termini e il linguaggio, un poco desueto e rigido, com'è giusto per un militare giapponese che da molti anni non parla che con se stesso.

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invernomuto
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Messaggio#8 » martedì 28 luglio 2015, 16:01

Ciao Simone, come già successo con altri partecipanti è la prima volta che ci troviamo nello stesso girone.
Il tuo racconto parla di una delle mie storie di guerra preferite, per cui una volta compreso esattamente chi fosse il soldato disperso ho attivato l'occhio supercritico del "fan della storia vera".
Nonostante questo non ho riscontrato gravi mancanze nella tua interpretazione se non, forse per il conto caratteri tiranno, il mancato sfruttamento della promessa di Taniguchi nel '44: "Qualsiasi cosa succeda, torneremo a cercarti".
Nessun appunto da fare per lo stile, il tema del figlio dimenticato è certamente presente e affrontato in modo originale e trasversale, ottima prova.

Simone Cassia
Messaggi: 70

Messaggio#9 » martedì 28 luglio 2015, 22:49

Ciao.
Si, è la prima volta che ci troviamo (c'è da dire che è la seconda a cui partecipo :P ).
Ti dirò, la promessa di Taniguchi del '44 è stata una rinuncia sofferta, più che per i caratteri, ammetto che non ne ho parlato perché ho cercato di dare soltanto sul finale i mezzi al lettore per comprendere a pieno il tema. In effetti, senza il tempo tiranno a fiatare sul collo, come inserirla il modo c'è, anche se temo che ormai sia un po' tardi per farlo :P
Sono contento che ti sia piaciuto.
A rileggerci!

luca.pagnini
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Messaggio#10 » giovedì 30 luglio 2015, 16:11

Ciao Simone!

Racconto per me riuscito a metà, perché se è innegabilmente scritto bene, si nutre troppo su qualcosa che nel racconto non c'è, qualcosa (la storia di Onoda) demandata alle conoscenze sull'argomento che si suppone il lettore abbia, quando invece non è affatto possibile dare per scontate. Se infatti faccio finta di non sapere nulla del ritrovamento del soldato Onoda, mi sorgono forti dubbi sulla storia narrata. Per esempio, se il soldato ha avuto degli incontri e gli è stato paracadutato del materiale, com'è possibile che l'abbiano convinto prima che la guerra era finita da anni? Non me lo ricordo, e ci sta che nella realtà sia andata davvero così, ma nelle cronache ci saranno state anche le spiegazioni sul perché Onoda non "abboccava" ai messaggi, spiegazioni che qui mancano e quindi, per me lettore inconsapevole, ci sono parti intere che non hanno senso o quasi. Figlio dimenticato (e ritrovato) da un'intera nazione, il tema c'è.

Alla prossima!

 

Damiano Garofalo
Messaggi: 15

Messaggio#11 » giovedì 30 luglio 2015, 17:16

Ciao Simone,
difficile ricordare chi per primo seppe e raccontò agli altri di questa storia, ma il contesto e le personalità nipponiche hanno palesato rapidamente a cosa ti riferissi. Un omaggio gradevole.
In quanto al racconto in sé, per mio gusto, forse avrei maggiormente apprezzato un approfondimento sul maggiore che va a recuperare questo “figlio dimenticato”, tralasciando magari qualche elemento routinario.
Il finale per quanto sia il fulcro del racconto, è un po’ troppo rapido, e sento la mancanza di una presa di consapevolezza del soldato confrontata alla propria folle impresa che forse avrebbe dato più corpo al racconto.

Niente da aggiungere sullo stile. Di certo una delle congruenze tematiche più ricercate.
Alla prossima.

Simone Cassia
Messaggi: 70

Messaggio#12 » giovedì 30 luglio 2015, 17:22

Ciao Luca,
se il lettore ignora la storia di Onoda può benissimo prendere i nomi per quelli che sono, semplici nomi, e leggere della storia di un soldato che all'ordine di "nascondersi e resistere" ignora ogni input esterno fino a quando, trent'anni dopo che la guerra è finita, non viene un ufficiale a dirglielo di persona... onestamente non vedo parti oscure nella narrazione :)
Chi non conosce la storia di Onoda, semplicemente, non la cercherà tra le righe.
Ho semplicemente cercato di narrare una giornata qualsiasi, cercando di evitare di dare informazioni "non quotidiane" per mantenere il lettore quanto più possibile ignaro di tutto. Quando scatta la trappola, avrebbe potuto essere un attacco in masse del nemico... e invece sappiamo com'è andata a finire :)

Simone Cassia
Messaggi: 70

Messaggio#13 » giovedì 30 luglio 2015, 17:28

Ciao Damiano,
come dicevo sopra, ho mantenuto quanto più possibile il focus sul protagonista attenendomi alla sua concezione delle cose.
Ho cercato di scrivere un racconto sia per chi conosce questa storia che per chi non ne sa niente (preservando l'effetto sorpresa sulle battute finali).
Non potendo presupporre troppe conoscenze dal lettore ho preferito non investigare maggiormente l'argomento, che con lo spazio limitato sarebbe risultato ugualmente criptico, a mio avviso.

Charlesdexter
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Messaggio#14 » giovedì 30 luglio 2015, 17:30

Ciao Simone e grazie delle tue riflessioni.
Ti riscrivo qui il mio commento.
Il tuo racconto mi ha colpito per l’idea che hai scelto, per l’ambientazione e la narrazione del rituale ossessivo del soldato.
Alcuni appunti.
La doppia incidentale all’inizio di un racconto non è il massimo per portare il lettore in medias res.
“– Come avevano fatto ad ottenerla?
Si chiese e, ancora una volta, la domanda rimase senza risposta”.
qui l’andata a capo di “si chiese” è errata.
“la baciò nel punto in cui l’inchiostro stava pian piano consumandosi”
Questo esempio è ben impostato, ma non pienamente convincente: avrei parlato del viso della madre o di un particolare, così rimane un po’ asettico.
Alla fine non ho capito bene se sia il padre (visto il tema) o un ufficiale a richiamare indietro il soldato. Il racconto rimane troppo documentario, forse perché ti sei attenuto alla vicenda storica, ma lo spunto e buona parte dello sviluppo sono ottimi.

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antico
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Messaggio#15 » domenica 2 agosto 2015, 13:10

Una bella storia, ben narrata. Ha un difetto congenito, s'intende troppo presto di cosa si tratta, ma non riesco a capire se è un problema mio che da sempre m'interesso a questi temi o no. Detto questo, si legge bene, non ha cedimenti, quindi il giudizio rimane positivo. Una piccola ombra sulla trattazione del tema che, a dirla tutta, è rispettato anche se qui c'è il racconto su un figlio a suo tempo dimenticato che però qualcuno sta cercando di recuperare. Per il momento il pollicione tende verso l'alto, ti chiederei di provare a rivederlo per capire se si riesce a nascondere un po' meglio il finale, un tentativo lo merita e comunque sia il Laboratorio che la pubblicazione sul sito lo aspettano.

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