[S] Pianeti

Minuti Contati affronta il mese più caldo dell’anno decidendo di sperimentare la nuova formula TWO DAYS. Non più una sola data per partecipare, ma due: lunedì 20 e mercoledì 22 luglio sempre alle 21.00 e con quattro ore di tempo per scrivere racconti di massimo 3000 caratteri. Gli autori potranno decidere di cimentarsi nella sfida nella serata a loro più comoda e troveranno ad aspettarli due diversi temi. I racconti di lunedì e quelli di mercoledì verranno poi riuniti insieme e divisi in gruppi per la fase di confronto diretto fra gli scrittori che servirà a selezionare i migliori che verranno inviati alla Guest Star per essere giudicati e ordinati in quella che sarà la classifica finale. Dopo Dario Tonani, Matteo Di Giulio e Barbara Baraldi, Minuti Contati è lieta di annunciare che la Guest del mese di luglio sarà uno dei suoi Campioni: Roberto Bommarito.
Gianantonio Nuvolone
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[S] Pianeti

Messaggio#1 » martedì 21 luglio 2015, 0:05

Pianeti
di Gianantonio Nuvolone

Da circa cinque anni il tempo per l’ammiraglio Norman Conrad trascorreva senza albe e senza tramonti nello Spazio infinito a bordo della nave spaziale Metatron-V.
L’unica ragion d’essere sua e dell’equipaggio consisteva, raggiunta l’orbita di Plutone, nella perlustrazione a distanza della superficie di un pianeta del sistema solare che forse già gli antichi Caldei avevano presentito e contemplato nell’elaborazione delle previsioni astrologiche che riguardavano i destini degli uomini.
Per mesi e mesi il viso di Norman si conformò alla maschera dell’impassibilità, poiché l’obiettivo della missione era ancora distante e le parole dei suoi cari figli che leggeva sul monitor erano insipide e imperturbabili, dato che le direttive del Centro di Coordinamento Alpha vietavano qualsiasi comunicazione di carattere troppo intimo e emotivo che avrebbe potuto alterare l’equilibrio psico-fisico dei nuovi pionieri del Cosmo.
Allo scadere del trentesimo mese Plutone apparve e strabiliò per giorni Norman e i quattro suoi colleghi e li accompagnò durante il viaggio di ritorno nelle vestigia di dati e fotografie da analizzare e archiviare tra i loro commenti entusiastici sulla epocale conquista e tutto questo si protrasse ancora per mesi e mesi.
Solo a dodici ore dal previsto ritorno sulla Terra accadde qualcosa di sconcertante agli occhi dell’equipaggio: i canali di comunicazione privati con i parenti nascosti sotto un’atmosfera sempre più prossima furono improvvisamente tagliati e un blackout audio-video di poco più di un’ora sprofondò nello sconforto e nell’ansia più atroci gli uomini di Metraton-V.
Norman tentò di aggrapparsi alle pulsantiere e ai microfoni della plancia di comunicazione e alle immagini sbiadite nel ricordo dei suoi due bambini che conservavano una statura corporea e cartelle di scuola che ormai avevano sicuramente abbandonato, ma tutto fuori e dentro di lui venne sovrastato dal silenzio.
Poi, improvvisamente, su tutti gli schermi comparvero in successione rapida le immagini di decine di città e metropoli della Terra identificabili ognuna in modo inequivocabile dalle didascalie sovraimpresse o sporadicamente anche dai miseri resti di monumenti e costruzioni storiche e da cartolina.
Una voce raggelante e disumana, quasi il prodotto della frizione di oscure parti meccaniche, era stata “autorizzata” a informare gli esuli dei fatti accaduti nei tre mesi precedenti: le convulsioni incontenibili d’odio tra gli uomini avevano scatenato una guerra mondiale apocalittica, i Mostri Atomici presero a piovere dal cielo incenerendo una nazione dopo l’altra e cagionando terremoti e maremoti distruttivi.
Norman fissò disperato la Terra domandandosi assurdamente dove fossero ora i suoi amati figli, ma non seppe darsi una risposta, come del resto non riuscì a stabilire con precisione da quale zona del pianeta parve a lui sollevarsi il gigantesco fungo di un’immane esplosione termonucleare.



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Flavia Imperi
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Messaggio#2 » giovedì 23 luglio 2015, 16:12

Ciao Gian Antonio, benvenuto!

Il racconto è molto interessante, ma ha una pecca a livello tecnico: risulta tutto “narrato”, quasi privo di dialoghi e azione. L’effetto, in casi come questo, rischia di lasciare il lettore fuori dalla storia, invece di fargliela vivere; sembra di sentire qualcuno che racconta dall’esterno invece di essere lì con i personaggi.

Anche il tema non so se è centrato: i figli qui non sembrano dimenticati, ma lasciati indietro a causa di forza maggiore.

Di contro l’ambientazione è molto buona, si vede che sei un cultore della fantascienza e anche la varietà di lessico utilizzato è alta. In bocca al lupo e complimenti per il primo salto nel buio!

Siamo storie di storie

Gianantonio Nuvolone
Messaggi: 5

Messaggio#3 » giovedì 23 luglio 2015, 21:06

Grazie per il "benvenuto", Flavia Imperi.

Concordo con il tuo giudizio.

La totale mancanza di dialoghi rende il racconto ingessato e un po' freddo, forse mi ha penalizzato il limite angusto di tremila caratteri.

Addirittura lampante - mi sono reso conto di questa incoerenza già nella stesura dell'elaborato - la poca attinenza con la traccia "Figli Dimenticati": in effetti, il mio stile e la mia ispirazione "fantasiose" sono totalmente inappropriate allo svolgimento di tematiche sociali e di attualità, conseguentemente  ho tentato di occultare ciò "lanciandomi" in un ambito totalmente altro ed "evasivo", ovvero la fantascienza (questi invisibili  "Figli Dimenticati" , lo ammetto, potrebbero testimoniare a sfavore della compatibilità del mio racconto con la traccia proposta.)

Un caro saluto ;)

Gianantonio

 

 

Alice Gibellini
Messaggi: 28

Messaggio#4 » sabato 25 luglio 2015, 0:17

Credo che il limite principale di questo racconto non stia nel contenuto ma nello stile che, essendo molto descrittivo, coinvolge meno il lettore. Inoltre alcune frasi risultano eccessivamente lunghe, cosa che rende il testo un po’ lento e non del tutto scorrevole. Un esempio: “Allo scadere del trentesimo mese Plutone apparve e strabiliò per giorni Norman e i quattro suoi colleghi e li accompagnò durante il viaggio di ritorno nelle vestigia di dati e fotografie da analizzare e archiviare tra i loro commenti entusiastici sulla epocale conquista e tutto questo si protrasse ancora per mesi e mesi.” In questa frase manca completamente la punteggiatura e le troppe “e” di congiunzione stonano. L’idea mi piace (malgrado non rispecchi del tutto il tema) ma secondo me necessiterebbe di uno sviluppo differente, una riscrittura che alleggerisse lo stile, rendendolo anche più “show” e meno “tell”.

valter_carignano
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Messaggio#5 » sabato 25 luglio 2015, 16:54

Come amante della fantascienza, sono stato piacevolmente stupito di trovare il tuo racconto. Non credo peraltro il tema vincolasse a 'tematiche sociali', come dici in un commento.

A differenza di coloro che mi hanno preceduto, ho trovato il lessico e la costruzione sintattica interessanti. Non perfetta - si sa, il tempo è quello che è - ma riecheggianti certa fantascienza cinematografica degli anni '50, con frasi molto lunghe, qualche volta ridondanti e tribunizie. O almeno a me ha ricordato questo, spero la citazione non fosse involontaria.

In effetti, però, qualche dialogo, o anche solo qualche pensiero del protagonista avrebbe potuto essere utile a dare un poco di coinvolgimento in più. In questo modo, sempre secondo la mia opinione, si sarebbe potuto dare nuova linfa o un nuovo punto di vista per una storia - quella del viaggiatore spaziale che al suo ritorno trova una Terra distrutta - che è stata narrata davvero molte e molte volte. Il problema non è trovare argomenti nuovi (tutto è stato narrato infinite volte, lo sappiamo, e ogni cosa potrebbe essere riconducibile a una precedente) ma fare in modo di rendere personali le proprie narrazioni.

 

Simone Cassia
Messaggi: 70

Messaggio#6 » domenica 26 luglio 2015, 13:49

Ciao Gianantonio, benvenuto su Minuti Contati.
Devo ammettere che trovare un racconto di fantascienza fa sempre piacere, peccato la poca attinenza al tema. Nel tuo racconto i figli (non)dimenticati sono solo un orpello e non aggiungono nulla (forse anche a causa del tipo di narrazione che non permette di empatizzare con il protagonista) e, come loro, anche gli altri membri dell’equipaggio potrebbero benissimo non essere nemmeno nominati visto il contributo che danno.
La sintassi, per me, è un po’ troppo prolissa. Non che non apprezzi i periodi corposi, se ben strutturati, ma dovresti provare a inframezzare frasi più brevi per dare al lettore la possibilità di respirare.

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invernomuto
Messaggi: 270

Messaggio#7 » martedì 28 luglio 2015, 16:27

Ciao Gianantonio, è un piacere incontrarti.
Bello trovare un racconto di fantascienza in un tema che spinge così fortemente verso un contesto di rapporti sociali e umani.
Sebbene il tema fondamentale della storia non sia tra i più originali (gli astronauti che al loro ritorno trovano un pianeta irriconoscibile sono ormai uno dei capisaldi della science fiction) il tuo modo di svilupparlo è molto particolare.
Quello che salta subito all'occhio del lettore è lo sviluppo molto prolisso e la completa mancanza di dialoghi, una scelta che in questo caso tiene il lettore lontano e distaccato dalle disgrazie del capitano e del suo equipaggio, che addirittura sembra venire dimenticato in favore di una maggior focalizzazione sul protagonista.
Hai delle ottime potenzialità e non difetti sicuramente nel lessico, lo stile di "Pianeti" però si rivela una delle peggiori scelte possibili per un contest dai caratteri limitati come Minuti Contati, cosa che ha pesato molto sul risultato finale.
Nonostante questa volta il risultato non sia stato ottimale ti invito a non scoraggiarti e spero di osservare la tua evoluzione nelle edizioni future, a presto!

luca.pagnini
Messaggi: 120

Messaggio#8 » giovedì 30 luglio 2015, 16:14

Ciao Gianantonio!

Ammiro sempre chi si cimenta, in MC, con la fantascienza, purtroppo però devo dire che solo raramente ho letto dei racconti che alla fine non mi abbiano lasciato un senso di incompiuto, questo semplicemente perché di solito la sf ha bisogno di molti più caratteri e tempo di quelli concessi da MC per spiegare una realtà che, fino a quel momento, esisteva solo nella testa dell'autore. Anche in questo caso l'idea, sebbene non nuova, è interessante, peccato che alla fine si resti con tanti, troppi perché. Il racconto va quindi ampliato per spiegare, per esempio: la missione con meno parole ma più fatti (show, don't tell); perché qualcuno si è preso la briga di non avvisare prima gli astronauti della guerra e perché allora il messaggio finale; perché gli affetti dovrebbero peggiorare lo stato psico-emotivo peggio della mancanza degli stessi; perché c'è stata una guerra... Insomma, di lavoro ce n'è tanto. A parte questo c'è, almeno per me, anche un grosso problema di stile, periodi lunghi come questi "L’unica ragion d’essere sua e dell’equipaggio consisteva, raggiunta l’orbita di Plutone, nella perlustrazione a distanza della superficie di un pianeta del sistema solare che forse già gli antichi Caldei avevano presentito e contemplato nell’elaborazione delle previsioni astrologiche che riguardavano i destini degli uomini" o "Solo a dodici ore dal previsto ritorno sulla Terra accadde qualcosa di sconcertante agli occhi dell’equipaggio: i canali di comunicazione privati con i parenti nascosti sotto un’atmosfera sempre più prossima furono improvvisamente tagliati e un blackout audio-video di poco più di un’ora sprofondò nello sconforto e nell’ansia più atroci gli uomini di Metraton-V", con punteggiatura al limite e pieni di aggettivi e avverbi superflui, non aiutano la lettura e, a volte, nemmeno la comprensione dei fatti narrati, tanto che personalmente ho dovuto rileggere diverse parti. Ora, che abbia dovuto rileggere non è un dato oggettivo, perché potrei essere solo un po' duro io, però ti consiglio di tenerne conto, perché ogni lettore porta comunque con sé una verità che ti può tornare utile. In conclusione, questo racconto può avere un futuro, a patto di asciugarlo nella forma e allargarlo nello sviluppo del soggetto. Il tema non mi pare azzeccato, chi sono i figli dimenticati?

Alla prossima!

Damiano Garofalo
Messaggi: 15

Messaggio#9 » giovedì 30 luglio 2015, 17:10

Ciao Gianantonio,
ecco questo è un genere di racconto che non mi sarei aspettato, ma che avrebbe potuto sfondare molto bene sul tema. Avveniristico, ma purtroppo eccessivamente lontano dai riflettori emotivi.

La difficoltà maggiore nell’apprezzarlo come hanno già palesato altri, e come hai constatato, è nell’immedesimazione del lettore, dato che mancano dialoghi o pensieri propri dell’equipaggio.

Il consiglio che posso darti è di tentare di umanizzare il tutto, senza allontanarti dal contesto.
Se ci fossi riuscito probabilmente date le premesse ardimentose, ti avrei messo in cima alla mia personale classifica.

Il tema, a mio gusto, sarebbe stato maggiormente centrato se fosse stato l’equipaggio ad essere considerato come i Figli Dimenticati dagli sviluppi della Terra, piuttosto che i bambini di Norman, che non ha dimenticato i propri figli, ma semplicemente non li ha scelti seguendo invece la sua ragion d’essere.

Spero di rileggerti.

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