[P] Schegge - di Adriano Muzzi

Minuti Contati affronta il mese più caldo dell’anno decidendo di sperimentare la nuova formula TWO DAYS. Non più una sola data per partecipare, ma due: lunedì 20 e mercoledì 22 luglio sempre alle 21.00 e con quattro ore di tempo per scrivere racconti di massimo 3000 caratteri. Gli autori potranno decidere di cimentarsi nella sfida nella serata a loro più comoda e troveranno ad aspettarli due diversi temi. I racconti di lunedì e quelli di mercoledì verranno poi riuniti insieme e divisi in gruppi per la fase di confronto diretto fra gli scrittori che servirà a selezionare i migliori che verranno inviati alla Guest Star per essere giudicati e ordinati in quella che sarà la classifica finale. Dopo Dario Tonani, Matteo Di Giulio e Barbara Baraldi, Minuti Contati è lieta di annunciare che la Guest del mese di luglio sarà uno dei suoi Campioni: Roberto Bommarito.
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Adry666
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[P] Schegge - di Adriano Muzzi

Messaggio#1 » martedì 21 luglio 2015, 0:38

Io ho paura.
Vedo dei fantasmi tremolanti che si muovono davanti a me. Piango. Ma non serve a niente. Ombre di uomini cattivi si agitano nei miei occhi come pupazzi al teatro delle marionette. Strillo. Ho sete, non riesco a respirare bene. Riprovo a chiamare. Nulla.
Lo so, sono stato cattivo, ho fatto delle cose brutte, e devo essere punito. Tiro su con il naso. Tremo tutto. Vorrei liberarmi da queste cinghie che mi stringono il petto e la pancia, ma non ci riesco; mi sto facendo male alle dita. Urlo. La mia voce rimbomba strana nelle mie orecchie, mi sembra di stare in una caverna; come quella volta che con la scuola ero andato sotto terra e c’erano delle stalag, stalammi, non mi ricordo, la mia maestra si arrabbierebbe molto. Mi dicono sempre che sono pigro, che non ascolto, ma questa punizione mi sembra esagerata. Le orecchie mi fischiano più forte.
Ho caldo. E’ successo tutto all’improvviso: prima eravamo insieme, poi mi sono ritrovato qui, legato e da solo. Riprovo con le cinghie. Sento uno click, la stretta diminuisce. Sono libero? No, adesso devo uscire da qui. Provo a riflettere: non riesco ad aprire questo sportello perché ci sono le sicure. OK, con fatica mi spingo fino ai sedili anteriori. La vedo, la maniglia è davanti a me, provo a tirarla. Con uno sforzo pazzesco riesco ad aprire la portiera: l’aria fresca mi investe, la testa smette di girarmi, i fantasmi scappano, le orecchie tacciono. Esco, mi guardo attorno, cerco l’acqua, come faceva un cane in un deserto in un cartone animato che avevo visto qualche giorno fa. Una signora mi vede: - Ti sei perso bimbo?
- Ho fame.
La vecchietta mi fa un sorriso, poi prende qualcosa da una borsa della spesa: pizza bianca.
- Grazie, - le dico.
- Ti aiuto a trovare i tuoi genitori?
Faccio no con la testa e mi vado a mettere con il capo sotto il getto d’acqua di una fontanella.
Penso: sono stato cattivo, io sono cattivo. Sono così, non ci posso fare niente, è tutta colpa mia. Mi siedo sul bordo del marciapiede e chiudo gli occhi, sono molto stanco. Inizio a fantasticare come faccio sempre. Di solito mia madre mi dà uno schiaffo in testa, ma qui sono da solo. Riapro gli occhi, il sole mi acceca.
Bevo fino a scoppiare e m’incammino per il bordo della strada verso i secchioni della spazzatura. Alla fine trovo quello che cerco: una bottiglia rotta; ne prendo una scheggia appuntita. Devo stare attento a non tagliarmi, lo so. Mamma me lo diceva sempre, quando mio papà tirava le bottiglie di vino sul muro della cucina: “Alfonsino, raccogli tutti i cocci di vetro, ma attento a non tagliarti!”
Starò attento mamma, tranquilla.
Ritorno indietro alla macchina ferma sotto il sole. Accosto lo sportello lasciando solo un spiffero. Papà prima o poi ritornerà, e io sarò qui, che farò finta di dormire.
Mi rimetto seduto nel seggiolino, nascondo il pezzo di vetro nella fessura tra i sedili.
Aspetterò. Sono cattivo e posso fare solo una cosa.
Chiudo gli occhi.
Io non ho paura.



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Angela
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Messaggio#2 » venerdì 24 luglio 2015, 20:19

Racconto particolare e in un certo senso criptico. L'incipit mi è piaciuto molto perché è quasi claustrofobico, si intuisce la situazione di disagio o forse di pericolo e il lettore vuole saperne di più. Nel momento in cui il bimbo esce però, le cose invece di farsi più chiare, diventano più nebulose. Si fatica ad entrare nella testa del protagonista e nel finale in qualche modo ne comprendo il motivo. Forse il tuo racconto rientra in un horror o in un noir. Incredibile come una stessa traccia possa essere sviluppata seguendo linee così diverse. Qualche appunto.
La mia voce rimbomba strana nelle mie orecchie, (due aggettivi possessivi nella stessa frase)

delle stalag, stalammi, non mi ricordo, la mia maestra si arrabbierebbe molto (l'ultima parte è una tua considerazione, andrebbe staccata dal testo e messa magari tra parentesi)

mi vado a mettere con il capo sotto il getto d’acqua (più semplicemente: "metto la testa")
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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Adry666
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Messaggio#3 » venerdì 24 luglio 2015, 23:09

Ciao Angela,

grazie per la recensione.

Mah, non so se si possa classificare come noir, la mia intenzione era quella di far percepire la rabbia che prova il bambino a causa delle vessazioni del genitore ubriaco e insensibile. Rabbia che gli permette di trovare le forze per uscire dall'auto infuocata e poi addirittura gli genera una voglia di vendetta cieca. Una forza interiore che fa tramutare la paura in coraggio.

A presto

Ciao

Adriano

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AmbraStancampiano
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Messaggio#4 » lunedì 27 luglio 2015, 1:00

Ciao Adriano,

Il tuo racconto è molto interessante; la storia è terribile e terribilmente verosimile, la sua evoluzione, appunto, interessante sia a livello psicologico che narrativo. Sarei davvero curiosa di rileggere del tuo protagonista, magari da adulto.
Qualche appunto:
le frasi che iniziano con “io” e i verbi di pensiero rallentano ed appesantiscono le narrazioni in prima persona; sono quasi sicura che volessi creare una simmetria tra la prima e l’ultima frase, che comunque funziona molto bene anche senza l’”io” iniziale.
Ho capito che si trattava di un bambino solo quando lui accenna alla maestra. Immagino fosse un effetto voluto, ma forse il tuo personaggio (sebbene, crescendo in un certo modo, sia necessariamente più maturo dei suoi coetanei) si esprime e ragiona un po’ troppo da adulto, considerando che ancora va sul seggiolino e quindi potrà avere 6 anni al massimo.
Quale vecchia signora darebbe da mangiare ad un bambino chiaramente in difficoltà senza poi insistere per aiutarlo? Non so, questa cosa mi sembra poco credibile…

Alla prossima!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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marco.roncaccia
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Messaggio#5 » lunedì 27 luglio 2015, 17:44

l’idea che sta alla base del tuo racconto è interessante, la seconda parte del testo molto scorrevole e avvincente e il finale buono, a parte l’ultima frase il cui richiamo (a prescindere se sia voluto o no) ad Ammanniti mi sembra un po’ fuori luogo . Trovo però alcuni problemi. L’avvio ad esempio. Ho fatto parecchia fatica a seguire il senso della vicenda, almeno finché non nomini sportelli e sicure. La sensazione di disorientamento permane per troppo tempo, avrei gradito qualche riferimento all’auto un po’ prima. Il personaggio poi non mi sembra completamente coerente. A tratti sembra un bambino molto piccolo (il tipo di linguaggio che usa). In altri passaggi sembra più grande (va a scuola , ha la consapevolezza per premeditare un omicidio, le capacità cognitive per trasformare la rabbia in un piano e la forza (psicologica e fisica) per realizzarlo. L’impressione è che tu ci debba rimettere sopra le mani.

Alexia
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Messaggio#6 » martedì 28 luglio 2015, 22:37

Schegge di vetro e di follia… in un breve racconto che è un rigurgito (in senso buono!) di pensieri infantili.
Sebbene sia in alcuni punti da limare è uno fra quelli che ho più gradito.
Ho tre figli, e ammiro la tua capacità di entrare nel mondo infantile e mettersi nei panni di chi inconsapevolmente sta vivendo un disagio. Per quello ho apprezzato la forma che hai dato al testo.
Un piccolo uomo, vessato da chi lo ha messo al mondo, che ormai crede di essere cattivo e che non ha idea di ciò che sta subendo.
Terribilmente triste e purtroppo non così improbabile.

Serena
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Messaggio#7 » mercoledì 29 luglio 2015, 22:03

Ciao Adriano! Che storia angosciante! L'inizio è molto curioso, spinge il lettore a cercare una forma mentale da dare alla storia. Non è facile afferrare il contesto e il protagonista e questo è un grande merito. Siamo spaesati, come il protagonista. La seconda parte mi è arrivata improvvisa e mi ha parecchio stupita. La verità? Mi è molto piaciuto il tuo racconto. Nonostant ci siano dei momenti leggermente scriocchiolanti, ho trovato la storia ben costruita. Il tuo stile mi piace, molto!

A presto!

Luigi_Locatelli
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Messaggio#8 » venerdì 31 luglio 2015, 10:27

– (FD) Schegge, di Adriano Muzzi, ore 00.38, 2942 caratteri

Il racconto mi è piaciuto a tratti. Secondo me l'idea di fondo è buona. Il problema principale è che lui è seduto in macchina (figlio dimenticato) su un seggiolino. Questo mi fa pensare che abbia pochi anni. Però il tutto è in contrasto con le azioni e la lucidità con cui parla alla vecchia. Poco realistico che la vecchia si limiti a perlare e non a chiamare, come minimo, i carabinieri. Ecco, la confusione principale è sull'età del protagonista. Per il resto, inquietante al punto giusto.

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beppe.roncari
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Messaggio#9 » venerdì 31 luglio 2015, 19:05

Ciao Adriano,
La tua storia non mi è piaciuta moltissimo, ho fatto fatica a seguirla e a entrare nella mente del protagonista, a tratti sembra davvero un bimbo ma per la maggior parte del tempo sembra un adulto che ragiona su quella che dovrebbe essere la rabbia di un bimbo vissuto in quelle condizioni, e quindi mi sento buttato fuori dall'immersione nella storia.
Alla prossima!

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alberto.dellarossa
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Messaggio#10 » venerdì 31 luglio 2015, 19:09

Schegge – di Adriano Muzzi
Adry! A quanto pare ci incrociamo con una certa regolarità! Passiamo al racconto: mi piace lo stile, anche se in certi passaggi perde di fluidità. La storia è interessante e riesci quasi ad agganciare in pieno il lettore, a convincerlo a sospendere quell'incredulità maledetta con la quale deve sempre fare i conti chi scrive. Purtroppo il gioco non riesce a pieno, ma sono certo che con alcune modifiche questo sia possibile: devi solo gestire meglio l'impressione sull'età del bambino per mettere in ordine l'equilibrio della storia. Infine spingerei di più sul disagio del protagonista: dovuto ai genitori? dovuto a una sua tara? Ragionaci su, di ciccia al fuoco ce n'è.

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antico
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Messaggio#11 » sabato 1 agosto 2015, 1:51

Il difetto principale qui è che il bambino (si presume intorno ai 6/7 anni massimo, avendo ancora il seggiolino e andando a scuola) ragiona come un piccolo adulto, forse a tratti anche troppo. Ci sta che le esperienze formino e alla fine qui ci troviamo già di fronte a un piccolo uomo, ma un minimo stride. Per il resto, il tema è rispettato e il tutto risulta narrato con equilibrio. Sì, forse la prima parte è un po' strana, si fatica a contestualizzare e forse, per l'economia del racconto, saresti potuto partire con maggior profitto direttamente dal definire che si trova seduto in una macchina. Per me un polline NI, ma con qualche aggiustamento qua e là può svilupparsi al suo meglio. Il Laboratorio ti attende!

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