[S] Oggetti smarriti, di Stefano Pastor

Minuti Contati affronta il mese più caldo dell’anno decidendo di sperimentare la nuova formula TWO DAYS. Non più una sola data per partecipare, ma due: lunedì 20 e mercoledì 22 luglio sempre alle 21.00 e con quattro ore di tempo per scrivere racconti di massimo 3000 caratteri. Gli autori potranno decidere di cimentarsi nella sfida nella serata a loro più comoda e troveranno ad aspettarli due diversi temi. I racconti di lunedì e quelli di mercoledì verranno poi riuniti insieme e divisi in gruppi per la fase di confronto diretto fra gli scrittori che servirà a selezionare i migliori che verranno inviati alla Guest Star per essere giudicati e ordinati in quella che sarà la classifica finale. Dopo Dario Tonani, Matteo Di Giulio e Barbara Baraldi, Minuti Contati è lieta di annunciare che la Guest del mese di luglio sarà uno dei suoi Campioni: Roberto Bommarito.
Stefano Pastor
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[S] Oggetti smarriti, di Stefano Pastor

Messaggio#1 » martedì 21 luglio 2015, 0:39

 

«Signora, aspetti! Dico a lei, si fermi un attimo!».
Patrizia si voltò incerta. «Dice a me, agente?».
«Sì, proprio a lei. Non sta dimenticando niente?».
Patrizia diede un’occhiata alle buste e ai pacchetti. C’erano tutti. Il portafogli stretto in mano, non lo perdeva mai di vista.
«Non mi sembra».
«E questi?».
Cercò di capire cosa volesse intendere. C’erano due bambini dietro all’agente. Un maschio e una femmina. Sei o sette anni al massimo.
«Non li conosco».
«Non sono suoi?».
Ridacchiò. «Oddio, no!».
L’agente si rivolse ai bambini. «È questa la vostra mamma? Ne siete certi?».
Assentirono entrambi.
«Loro sono di altro avviso».
Patrizia era incredula. «Si sbagliano. Si stanno confondendo».
«A me sembrano ben certi».
«Le assicuro che non ho figli. Non sono neppure sposata».
«Che ragione avrebbero per mentire?».
Non ne aveva idea. Si rivolse ai bambini, impacciata. «Assomiglio alla mamma ma non sono lei».
Il maschio la contraddisse. «È lei». La femmina confermò.
«Io non…».
«È una faccenda seria, signora. La prego di seguirmi».
Patrizia si spazientì. «Come devo dirglielo? Non sono sposata! Non ho figli! Posso provarlo!».
«Ne è certa?».
Posò i pacchi e aprì il portafogli, cercando la carta d'identità.
«Ecco, guardi!», disse porgendogliela. «Libera. C’è scritto libera».
L’agente la prese, ma quando l’aprì qualcosa cadde a terra. Una fotografia. La raccolse e gliela mostrò.
«Se non li conosce, può spiegarmi perché si porta dietro la loro foto?».
Patrizia impallidì. Erano proprio loro. Forse un anno più giovani. Sorridevano.
«Non è possibile».
«Mi faccia controllare». L’agente le tolse di mano il portafogli e Patrizia non osò intervenire. Davanti ai suoi occhi tirò fuori i documenti, ma non trovò altre foto.
«Deve esserci una spiegazione», disse Patrizia.
«Mi segua, per favore. Parliamone in ufficio, con più calma».
«No, aspetti! È un equivoco, ne sono sicura».
«Avrà modo di dimostrarlo, ora mi segua».
Stava avvenendo veramente? Lì, in pubblico? La stava arrestando? Si erano fermati in tanti a guardarla, la consideravano già un mostro. Desiderava solo sprofondare.
«La prego, non mi faccia questo».
Lo sguardo dell’agente era gelido, l’aveva già condannata.
«Mamma!», strillò la bambina, facendo sussultare tutti. Afferrò il braccio del fratello e si mise a tirarlo. «Guarda, è la mamma! È laggiù».
L’agente aggrottò la fronte, mentre Patrizia tirava un sospiro di sollievo. «Ne siete certi?».
Anche il bambino annuì. «Sì, è lei!». Poi partì correndo, trascinandosi dietro la sorella. «Mamma, mamma! Siamo noi!».
«Aspettate!», gridò l’agente. «Non potete scappare così. Aspettate!». E gli corse dietro.
Sotto gli sguardi di tutti Patrizia aveva un colorito grigiastro. «È stato un equivoco, vedete? Si sono sbagliati».
Bambini e agente sparirono dietro l’angolo. Lì si fermarono. L’agente tirò fuori i soldi dal portafogli di Patrizia e li contò. «Ottocento euro».
«Speravo di più», commentò il bambino. «Considerato come lo teneva stretto».
Poi divise il malloppo in parti uguali e ciascuno andò per la sua strada.



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Flavia Imperi
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Messaggio#2 » giovedì 23 luglio 2015, 22:02

Ciao Stefano, ottimo racconto. Si legge in modo scorrevole, desta curiosità e crea quel pathos verso la scoperta del finale. Certo, ottocento euro nel portafogli di questi tempi sono tanti, l'ho trovato poco credibile purtroppo, a meno che non fosse visibilmente ricca o avesse appena ritirato per qualche motivo. Nota tecnica: se per tutta la storia il punto di vista è di Patrizia, serviva creare uno stacco nell'ultima parte, perché Patrizia non vede la scena finale, né il proprio colorito grigiastro. Un abbraccio!
Siamo storie di storie

Simone Cassia
Messaggi: 70

Messaggio#3 » venerdì 24 luglio 2015, 23:39

Ciao Stefano,
quei  bambini hanno un futuro, avevano convinto anche me! La scelta del PoV è vincente e l’inconsapevolezza di Patrizia aiuta a montare il caso (ad essere onesto, avevo pensato che potesse soffrire di qualche tipo di disturbo mentale), ma necessita, come detto da Flavia, uno stacco sul finale.
Il racconto è brillante e declina il tema in maniera originale. Una divertente rivincita sarebbe stata scoprire che la signora usava solo carta con pin. Doppio colpo di scena, 1 a 1 e palla al centro :P
In ogni caso, complimenti. :)

Alice Gibellini
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Messaggio#4 » sabato 25 luglio 2015, 0:28

Piena aderenza al tema, trattato in modo originale. Lo stile è ottimo: dialogo coinvolgente e realistico. Mi piace quel “portafogli stretto in mano e mai perso di vista” iniziale, un indizio su ciò che accadrà ma non tale da rovinare la sorpresa. Finale del tutto inaspettato. Un testo lievemente cinico e disilluso ma che funziona bene.

valter_carignano
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Messaggio#5 » domenica 26 luglio 2015, 14:45

Bello. Faccio fatica a pensare a un modo migliore di condurlo. Non raggiungo nemmeno i 300 caratteri previsti, ma se non so che dire... va tutto bene, secondo me.

Non necessario a mio parere nemmeno lo 'stacco finale' menzionato in altri commenti. Il punto di vista non è quello di Patrizia, non è in prima persona, è sempre il narratore esterno che ci mostra quello che lui vuole che vediamo.

luca.pagnini
Messaggi: 120

Messaggio#6 » giovedì 30 luglio 2015, 16:59

Ciao Stefano!

 

Racconto assolutamente piacevole, ben strutturato e ben "gestito". Fino alla fine pensavo in qualcosa di "magico", quindi il finale oltremodo realistico è stato davvero una sorpresa. Nel merito ti segnalo solo la frase finale che, almeno a me, è suonata superflua e, forse addirittura, nociva. Una sceneggiata del genere non mi sembra possa essere figlia di un accordo temporaneo e casuale, ma di un gruppo ben affiatato e funzionante, per cui la divisione del malloppo va bene, ma il "ciascuno per la sua strada" mi stona con quanto letto prima. Tema centrato dal primo rigo.

Alla prossima!

 

PS Appena posso ti mando la foto dello scaffale di Feltrinelli dove si trovavano i nostri libri nel dicembre 2012. :)

Damiano Garofalo
Messaggi: 15

Messaggio#7 » giovedì 30 luglio 2015, 17:14

Ciao Stefano,
il racconto è davvero piacevole, lo stile scorrevole ed il tema è affrontato con un cinismo sociale che stuzzica. Il finale dà l’idea che fosse tutto ben costruito e precedentemente accennato.

Ottima scelta e caratterizzazione della “mandrakata”, affatto prevedibile. Non mi sento di aggiungere altro.

Complimenti davvero.

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invernomuto
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Messaggio#8 » giovedì 30 luglio 2015, 22:30

Ciao Stefano.
A volte capita di trovarsi di fronte a un racconto così ben riuscito che è davvero difficile commentarlo in modo utile senza ridurre il tutto a una "leccata", temo che questa sia una di quelle volte.
Ottimi ritmi, ottima costruzione, ottimo colpo di scena e tema centrato perfettamente.
Un'ottima prova, complimenti.

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antico
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Messaggio#9 » domenica 2 agosto 2015, 15:53

Un racconto davvero notevole, molto pulito, ben controllato. La declinazione del tema è decisamente originale e i personaggi sono più che credibili. Una prova convincente sotto praticamente tutti i punti di vista e con la ciliegina sulla torta del giudizio stigmatizzante della massa che da subito s'insinua, senza basi per sorreggersi, ma già schifato e perentorio. Un pollice SU senza ombra di dubbio.

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