Gruppo SILENZIO: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Minuti Contati affronta il mese più caldo dell’anno decidendo di sperimentare la nuova formula TWO DAYS. Non più una sola data per partecipare, ma due: lunedì 20 e mercoledì 22 luglio sempre alle 21.00 e con quattro ore di tempo per scrivere racconti di massimo 3000 caratteri. Gli autori potranno decidere di cimentarsi nella sfida nella serata a loro più comoda e troveranno ad aspettarli due diversi temi. I racconti di lunedì e quelli di mercoledì verranno poi riuniti insieme e divisi in gruppi per la fase di confronto diretto fra gli scrittori che servirà a selezionare i migliori che verranno inviati alla Guest Star per essere giudicati e ordinati in quella che sarà la classifica finale. Dopo Dario Tonani, Matteo Di Giulio e Barbara Baraldi, Minuti Contati è lieta di annunciare che la Guest del mese di luglio sarà uno dei suoi Campioni: Roberto Bommarito.
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antico
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Gruppo SILENZIO: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#1 » giovedì 23 luglio 2015, 3:41

SILENZIO
 
Questo è il gruppo SILENZIO della TWO DAYS Edition con guest star Roberto Bommarito. I primi QUATTRO racconti di questo raggruppamento avranno diritto alla pubblicazione immediata sul sito ed entreranno fra i finalisti che verranno valutati direttamente da Roberto. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verrano a loro volta ammessi alla vetrina del sito.
 
Ricordo che la composizione dei gruppi ha seguito il seguente criterio: il racconto con il megamalus è stato inserito a prescindere nel presente gruppo con 12 racconti, quello centrale (mio vezzo, per motici di simmetricità). Gli altri due racconti con malus sono stati inseriti nel primo e nel terzo gruppo sulla base dell'orario di consegna. Dopodichè ho inserito a giro dei gruppetti di racconti della prima serata e della seconda serata (basandomi sempre sugli orari di consegna). Infine ho controllato che ci fossero delle distribuzioni corrette nel rapporto prima/seconda serata interni ai gruppi e accortomi che nel gruppo PAROLE c'era un rapporto troppo divergente ho spostato il primo racconto della seconda serata in esso incluso nel gruppo da 12 spostando a sua volta da quel gruppo il primo racconto della prima serata. In caso di racconti postati nello stesso minuto ho dato la precedenza a quelli postati nella prima serata.
 
E ora vediamo i racconti ammessi a SILENZIO:
(ho identificato con FD i racconti scritti sul tema FIGLI DIMENTICATI e con GS quelli scritti sul tema GENITORI SBAGLIATI, nel giudizio siete pregati di tenere conto del tema per il quale ogni racconto è stato scritto)
 
- (FD) L’amico immaginario, di Flavia Imperi, ore 00.21, 3371 caratteri 33 PUNTI MEGAMALUS
- (GS) Philip Morris, di Enrico Nottoli, ore 22.02, 2984 caratteri
- (FD) Eppure era chiusa, di Damiano Garofalo, ore 22.52, 2998 caratteri
- (GS) Vecchio Leone, di Charlesdexter, ore 22.22, 2458 caratteri
- (GS) Errori di gioventù, di Manuel Piredda, ore 23.30, 2971 caratteri
- (FD) Fantasma, di Simone Cassia, ore 23.45, 2863 caratteri
- (FD) Pianeti, di Gianantonio Nuvolone, ore 00.05, 2917 caratteri
- (GS) Lo stesso vagone, di Alice Gibellini, ore 00.38, 2869 caratteri RITIRATA
- (GS) Non ne ho idea, di Marco Lomonaco, ore 01.00, 2971 caratteri
- (FD) L’ultimo respiro, di Valter Carignano, ore 00.14, 2995 caratteri
- (FD) Oggetti smarriti, di Stefano Pastor, ore 00.39, 2999 caratteri
- (FD) L’essenza della vita, di Luca Pagnini, ore 00.56, 2919 caratteri
 
I malus sono stati da me assegnati a malincuore, ma le regole erano ben espresse ed è giusto farle rispettare, anche solo per pochi caratteri di sforo.
 
12 racconti dunque, avete tempo fino alle 23.59 di venerdì 31 luglio per commentarli tutti e postare le vostre classifiche, vi avverto che sarò fiscale e non accetterò classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all'ultimo, ma in quel caso gradisco essere avvertito, sapete come trovarmi ( e del resto avete solo 12 racconti a testa da commentare e un bel po’ di giorni per organizzarvi). Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale del raggruppamento.
 
Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti.
– 6 punti malus per chi commenta la metà dei racconti + 1
– 12 punti malus per chi non commenta i racconti o arriva a commentarne meno della metà + 1
Ha valore questo CONTATORE per il conteggio dei caratteri.
 
Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati, se noterò qualche sgarro procederò all’eliminazione. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli tread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata qui.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
 
Detto questo: BUONA EDIZIONE A TUTTI!



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Flavia Imperi
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Messaggio#2 » giovedì 23 luglio 2015, 23:49

Complimenti a tutti per i racconti, davvero difficile scegliere. Ho cercato, nella classifica di tenere conto di tutti gli aspetti, dall'aderenza al tema, all'impatto della storia, originalità, tecnica. E' stato comunque piacevole leggervi tutti, adoro questo contest!

Ecco i singoli commenti ai racconti:

Philip Morris

Ciao Enrico! Ho trovato il tuo racconto una buona storia, scorrevole, toccante. Lo stile è leggero, con un buon uso del punto di vista della ragazzina protagonista, scorrevole, nonostante il tema sia poi pesante. Mi ero dimenticata che fossi un autore uomo mentre leggevo, il che è un ottimo segnale! Il finale si presagisce quando parli delle precauzioni, peccato perché smorza un po’ la “batosta” che poi ti arriva sul finale, comunque d’impatto. Per essere pignoli (siamo qui per questo no? :P) avrei evitato il "suoi" in "con i suoi occhi neri" e "a differenza sua" rispetto alla verginità. Invece mi è piaciuta molto la frase "e tutte le cose al posto giusto": originale, esprime a perfezione la dimensione adolescenziale e il punto di vista.

Eppure era chiusa
Un buon racconto, si legge in modo abbastanza scorrevole. Il punto di vista di questo “padre – non padre” è davvero insopportabile, come è giusto che sia, bravo. Ho giusto trovato dei passaggi leggermente forzati, come per esempio: “un saluto veloce al portiere, la sola persona che amo incontrare nel palazzo”, l’ho trovato un po’ ridondante…già si era capito che il protagonista sta stretto nel ruolo familiare; mentre sul finale lì per lì non ho capito che era sotto shock, “sento solo il peso della fede sul mio dito” personalmente mi ha lasciata interdetta, nonostante in teoria dovrebbe apparire caratterizzante (di sicuro altri feedback sulla questione ti potranno dire se funziona o meno). A livello di trama hai saggiamente posto l’elemento finestra prima, in modo da scatenare quell’ “ah, ma certo, come ho fatto a non pensarci” tipico di un elemento sorpresa ben riuscito. Tema rispettato in pieno.

Vecchio Leone
Ciao Charlesdexter! Ottimo racconto. Ho apprezzato molto la caratterizzazione di Lorenzo, che emerge dal sottofondo, per contrasto con il protagonista. Mi sembra che in questa dicotomia sia racchiuso il cuore della storia, priva di fronzoli e imprecisioni. Si vede che è scritto con cognizione di causa.
Unica nota stonata, a mio avviso, è quel «Papà rilassati» che dice Lorenzo al padre. Per quanto sia maturo e tutto, mi è sembrato innaturale, avrei messo una frase più spontanea, o un semplice «Papà».

Errori di gioventù
Geniale. Mentre leggevo mi chiedevo proprio dove volesse andare a parare la storia, possibile che fosse così scontato? Invece, colpo di scena. Anche il punto di vista funziona. Un racconto molto piacevole.
“Sguardi affilati come coltelli” è un po’ ripetitivo, già avevi aperto la storia con lo stesso concetto. Per il resto manca qualche virgola qui e lì, ma il tema è centrato in pieno, in modo davvero originale. Sarebbe andato bene per entrambi i temi!

Fantasma
Ciao Simone, di nuovo in gruppo insieme eh? Allora, mi è piaciuto molto il modo originale in cui hai interpretato il tema: nel tuo racconto parli di quei figli della patria che hanno dato UNA VITA INTERA per chi, poi, li ha dimenticati, disseminati in giro per il pacifico. Una storia semplice e lineare, che regala un’emozione sul finale, quando ci si immagina che tipo di inferno abbia passato il protagonista, descritto benissimo tramite una routine maniacale. Quello che non mi è piaciuto, in certi passaggi, sono le frasi leggermente macchinose, come “L’unico che, mi hai detto, avresti ascoltato”. L’incipit anche è un po’ privo di mordente, ma subito con la descrizione si entra in questa quotidianità che poi apparirà assurda alla luce del finale.
Nel complesso, un racconto valido e interessante!

Pianeti
Ciao Gian Antonio, benvenuto!
Il racconto è molto interessante, ma ha una pecca a livello tecnico: risulta tutto “narrato”, quasi privo di dialoghi e azione. L’effetto, in casi come questo, rischia di lasciare il lettore fuori dalla storia, invece di fargliela vivere; sembra di sentire qualcuno che racconta dall’esterno invece di essere lì con i personaggi.
Anche il tema non so se è centrato: i figli qui non sembrano dimenticati, ma lasciati indietro a causa di forza maggiore. Di contro l’ambientazione è molto buona, si vede che sei un cultore della fantascienza e anche la varietà di lessico utilizzato è alta. In bocca al lupo e complimenti per il primo salto nel buio!

Lo stesso vagone
Ciao Alice, che bello ritrovarsi! Questo tuo racconto mi è piaciuto parecchio, finora è uno dei miei preferiti.
Mi è piaciuto il contrasto fra le due famiglie, due mondi che non sembrano neanche appartenere alla stessa categoria. Il modo in cui tutto è filtrato con dolore dal protagonista, davvero ben scritto. Mi ha commosso, e poi stupito il finale in cui si capisce che è un adulto, addirittura un padre anche lui. Tosto. Brava.
La mia parte preferita: “All’improvviso sentii il corpo irrigidirsi e paralizzarsi. Come se volessi occupare meno spazio possibile. Forse sparire.” Davvero realistico, ho avuto i brividi.
Piccola critica: l’inizio poco interessante, con il dialogo quasi superfluo.
(Complimenti per il miglioramento anche dalla volta scorsa…vedi che questo concorso ci fa bene? :D)

Non ne ho idea
Ciao Marco! Sicuramente il racconto più originale che ho letto finora, davvero surreale. Non è realistico che un ibrido sopravviva tanto a lungo, cosa che fa un po’ vacillare la sospensione d’incredulità, insieme al fatto che comunichino come due umani. Ma nel complesso è stato sorprendente, fra l’esilarante e lo splatter. Di certo non ti aspetti che lui sia un cavallo! A questo proposito avrei anticipato ancora di meno (mi vuoi ferrare? Etc) per lasciare tutto al finale (lezione che sto apprendendo io stessa :D) . Il tema è centrato, poco ma sicuro! Sarà dura collocare il racconto nella classifica.

L’ultimo respiro
Ciao Valter! Mi è piaciuta molto la storia, vagamente alla Neil Gaiman, gli dei come figli dimenticati da coloro che li hanno in qualche modo creati. La prima parte l’ho trovata poco scorrevole però, va bene uno stile vagamente aulico, ma deve sempre essere letto senza intoppi, ad es. “era da qualche giorno soltanto cominciata”…non fila come frase, meglio frasi più semplici, con magri qualche termine aulico qui e lì per evocare l’ambientazione mitologica.

Oggetti smarriti
Ciao Stefano, ottimo racconto. Si legge in modo scorrevole, desta curiosità e crea quel pathos verso la scoperta del finale. Certo, ottocento euro nel portafogli di questi tempi sono tanti, l'ho trovato poco credibile purtroppo, a meno che non fosse visibilmente ricca o avesse appena ritirato per qualche motivo. Nota tecnica: se per tutta la storia il punto di vista è di Patrizia, serviva creare uno stacco nell'ultima parte, perché Patrizia non vede la scena finale, né il proprio colorito grigiastro. Un abbraccio!

L’essenza della vita
Un racconto geniale. Davvero bellissimo, complimenti. Il lettore può entrare perfettamente nei panni del personaggio e vivere tutta questa sequela di piccoli eventi assurdi, un quotidiano reso bizzarro dall'inaspettato. L'unica cosa che non mi è piaciuta sono le parole spezzate a metà, che rallentano la lettura e non servono per caratterizzare un personaggio già forte: lo smemorato (in cui mi posso particolarmente riconoscere). In particolare ho adorato quando dà della vigliacca alla commessa! E il finale, che dire…fantastico. Grande.

Ed ecco la mia classifica:

1) L’essenza della vita
2) Lo stesso vagone
3) Errori di gioventù
4) Oggetti smarriti
5) L’ultimo respiro
6) Vecchio Leone
7) Fantasma
8) Eppure era chiusa
9) Philip Morris
10) Non ne ho idea
11) Pianeti

Buon contest!
Siamo storie di storie

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antico
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Messaggio#3 » sabato 25 luglio 2015, 12:43

Alice Gibellini ha deciso di ritirare il racconto dall'Edizione. Continuate pure a commentare, ma non inserite più il suo racconto nelle classifiche. ;)

Simone Cassia
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Messaggio#4 » domenica 26 luglio 2015, 17:55

Eccoci qui ai commenti e alla classifica!
Mi scuso se sono stato puntiglioso nei miei commenti, ma credo che altrimenti il contest perderebbe un po’ di senso, resto a disposizione per ogni tipo di precisazione e confronto :)
La qualità dei racconti è abbastanza buona, per stilare la classifica ho tenuto conto, innanzi tutto, dell’aderenza al tema, poi dell’impatto alla prima lettura, quindi della comprensibilità delle azioni e dei personaggi e per ultima della correttezza formale (che risente dei tempi ristretti).
A seguito i commenti in ordine alfabetico dell’autore, in calce la mia classifica personale.

Vecchio leone
Ciao Charles,
eccola prima cosa a cui ho pensato quando ho letto l’inizio del racconto:
(https://www.youtube.com/watch?v=PhdnIXyqjmg&feature=youtu.be&t=31s)
il che è un bene da un verso perché me lo ha fatto leggere dando carica al carisma del protagonista, Franco, ma dall’altro è stato un duro parametro di confronto. Come ha già detto Valter prima di me, forse i personaggi necessitavano una maggiore caratterizzazione nel linguaggio o, se non quello, avrei almeno cercato di rendere maggiormente lo stacco tra la scena festaiola in piscina e il risveglio in ospedale.
Il tema è pienamente rispettato, anche se alla fine il racconto mi lascia un po’ indifferente. Lo scambio di battute finale non riesce, a mio avviso, ad essere pregnante e non aggiunge nulla che non si fosse già intuito prima.

Eppure era chiusa
Ciao Damiano,
spero di averti consigliato bene di iscriverti su MC e siamo addirittura nello stesso gruppo :P
Passando al racconto, il punto di vista frenetico e coinvolgente è ottimo per permettere l’immedesimazione con il protagonista. Ci sono giusto un paio di cose che non mi quadrano e te le elenco subito:
- se il protagonista aspetta di essere contattato mi sembra piuttosto difficile che perda il senso del tempo e che non tenga il telefono costantemente sotto controllo o a portata di mano;
- leggendo il finale sono subito tornato indietro a rileggere ed effettivamente la finestra era stata chiusa. Anche se la narrazione è soggettiva, quindi soggetta ad errori di valutazione, personalmente toglierei quel “chiudo la finestra” così che si possa dire “cavolo, effettivamente non l’aveva chiusa”
- Il finale è del tutto comprensibile e funziona, ma ha qualcosa che lo rende più moscio delle parti che lo precedono. Ci vorrebbe una revisioncina anche se così su due piedi non saprei dirti di preciso come intervenire.
Nel complesso un buon lavoro e una buona attinenza al tema.

Philip Morris
Ciao Enrico,
la lettura del tuo racconto è scorrevole e coinvolgente. Come è capitato anche a Flavia, anche io ho dimenticato che fosse un ragazzo a scrivere il che va a favore di un punto di vista e un lessico verosimili e godibili.
Devo dirti però che, se anche è vero che si può trascrivere ogni storia, si dovrebbe scegliere di raccontare quelle che hanno qualcosa in più da dire. La tua appartiene a quelle tristemente “citofonate”. I personaggi sono scontati e banali e, appena inquadrati, si sa già dove si andrà a parare.
C’erano tante strade con cui avresti potuto stupire il lettore, ma, purtroppo, hai scelto la più scontata.
Il tema è ovviamente centrato e lo stile e buono, a parte qualche ammaccatura qua e la che un po’ di labor limae può facilmente sistemare ( non se ne ha mai il tempo di fare qui a MC), peccato l’originalità.
Il mio giudizio è “sei bravo ma non ti impegni” :P

L’amico immaginario
Ciao Flavia,
un altro viaggio nel paranormale, bello!
Il tema è centrato e la narrazione scorre piacevole ma il racconto, benché già sfori di un po’, soffre del poco spazio di MC. La vicenda e intrigante e il finale con la “doppia vendetta” del ragazzo fa sospettare di un precedente tra la zia e la madre parallelo a quello dei bimbi gemelli (il che stona un po’ con la completa sorpresa della donna al ritrovamento dell’ecografia) o la zia merita di morire perché voleva buttare via la bambola? Altro fatto a cui andrebbe data una spiegazione è la condizione della madre che alla fine si rivela diversamente da come tutti i personaggi sono abituati a conoscere. Da dove ha origine? È recente? Boh?
Come buon racconto paranormale lascia più domande che certezze il che è un bene, da un verso, perché vuol dire che la storia ha un suo appeal (e ce l’ha) però di sicuro non lo è per la soddisfazione del lettore alla fine che avrebbe voluto capirci un po’ di più.
Nel complesso lo giudico un buon prodotto a cui si prospettano due alternative a mio avviso (ma possono essercene anche molte altre, immagino).
1) Chiudersi a “il compleanno di Sara.” (come farei io al posto tuo)
2) Espandere la trama (magari approfittando dei caratteri in più del laboratorio a cui spero verrai ammessa)

Pianeti
Ciao Gianantonio, benvenuto su Minuti Contati.
Devo ammettere che trovare un racconto di fantascienza fa sempre piacere, peccato la poca attinenza al tema. Nel tuo racconto i figli (non)dimenticati sono solo un orpello e non aggiungono nulla (forse anche a causa del tipo di narrazione che non permette di empatizzare con il protagonista) e, come loro, anche gli altri membri dell’equipaggio potrebbero benissimo non essere nemmeno nominati visto il contributo che danno.
La sintassi, per me, è un po’ troppo prolissa. Non che non apprezzi i periodi corposi, se ben strutturati, ma dovresti provare a inframezzare frasi più brevi per dare al lettore la possibilità di respirare.

L’essenza della vita
Ciao Luca,
perché, perché nessuno pensa ai bambini? xD ( https://www.youtube.com/watch?v=BWG8RqsjI88 )
Tornando OT, racconto godibile e spassoso, decisamente in linea con il tema. Già dal titolo e per tutto il racconto giochi con il tema e il suo essere/non essere presente/dimenticato nel finale. A tal proposito, ti consiglio un punto esclamativo più che interrogativo alla fine (perché immagino che quel “i bambini” sia più un “oh porc…!” o un “doh!” degno del miglior Homer Simpson). That’s all.

Errori di gioventù
Ciao Manuel,
il racconto è divertente è coinvolgente, fino all’ultimo non sapevo cosa aspettarmi (anche se il dubbio che si parlasse di un bambino mi aveva abbandonato a circa metà).
Quello che mi lascia un po’ titubante sono l’ambientazione scolastica e il tono dei protagonisti (soprattutto quello di lei) che stonano con l’età che i due dovrebbero avere (più o meno vent’anni?).
Nel complesso è una lettura piacevole con il tema declinato in maniera originale anche se ti consiglio un po' più di cura nella scelta dei protagonisti che riesci poi a caratterizzare bene.

Non ne ho idea
Ciao Marco,
ho letto questo racconto già la sera del contest, incuriosito dal titolo, e mi son detto “spero che non capiteremo nello stesso gruppo, sarebbe difficile da commentare e piazzare in classifica” ma si sa che le vie dell’Antico sono infinite, così eccoci qui.
Il racconto è surreale e rimpolpato dalla barzelletta che fa la parte del leone all’interno del componimento (praticamente un terzo del racconto) e che poi ci porta al finale tragico. La genesi della protagonista rimanda al mito del minotauro (anche se potrebbero trovarsi analogie molto meno lusinghiere) e solo così si può riuscire cercare di tenere su la sospensione di incredulità ma i personaggi non reggono proprio al dialogo che fa cadere, a mio avviso, qualsivoglia logica interna del racconto.
Nel complesso mi ha convinto poco anche se il tema è sicuramente centrato.

Oggetti smarriti
Ciao Stefano,
quei bambini hanno un futuro, avevano convinto anche me! La scelta del PoV è vincente e l’inconsapevolezza di Patrizia aiuta a montare il caso (ad essere onesto, avevo pensato che potesse soffrire di qualche tipo di disturbo mentale), ma necessita, come detto da Flavia, uno stacco sul finale.
Il racconto è brillante e declina il tema in maniera originale. Una divertente rivincita sarebbe stata scoprire che la signora usava solo carta con pin, doppio colpo di scena, 1 a 1 e palla al centro :P
In ogni caso, complimenti. :)

L’ultimo respiro
Ciao Valter,
racconto originale, con una variazione sul tema ben declinata. Forse risulta un po’ superfluo esporlo letteralmente dalla bocca di Era (parlo giusto dell’inciso “figli dimenticati”, non di tutto il discorso che è pertinente e necessario).
La sintassi è particolare e non mi dispiace affatto salvo poi qualche caduta come su:
“Perché no? Dopo sei mesi sottoterra, non le sarebbe dispiaciuto.”
Forse cercavi di alleggerire il contesto ma, a parer mio, non era necessario. La forza del racconto sta nell’essere marcatamente differente.
Citare i patronati delle divinità è stata una mossa saggia che con poco evita al lettore di doversi armare di enciclopedia .
Nel complesso un buon lavoro. Bene.

Classifica
1 - L’essenza della vita
2 - Oggetti smarriti
3 - L’ultimo respiro
4 - Eppure era chiusa
5 - Errori di gioventù
6 - L’amico immaginario
7 - Philip Morris
8 - Vecchio Leone
9 - Non ne ho idea
10 - Pianeti

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antico
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Messaggio#5 » lunedì 27 luglio 2015, 9:38

Comunicazione importante:
Alla luce del ritiro di Alice Gibellini il numero di componenti di questo gruppo passa a 11 e di conseguenza, essendosi verificatosi il ritiro in una fase iniziale, il MEGAMALUS di Flavia Imperi passa a 36 a 33 punti.
 
Ps: da quando è iniziata la Quarta Era questo è il primo ritiro. Ci sta e va bene, ma non facciamolo diventare una regola ;)

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Marco Lomonaco - Master
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Messaggio#6 » lunedì 27 luglio 2015, 10:25

L’amico immaginario , Flavia Imperi
Ciao Flavia, non credo che ci conosciamo, quindi piacere di incontrarti. Passo subito al brano, ché ho diverse cose da segnalarti.
I puntini di sospensione hanno un utilizzo specifico, servono a indicare che una frase non era finita ma è stata troncata per qualche motivo (solitamente quando qualcuno o qualcosa interrompe una battuta di discorso diretto). Non servono invece a indicare delle pause nel parlato. Subito dopo ci va lo spazio, puoi ometterlo quando cominci un periodo con i puntini di sospensione, allora lì spesso per senso estetico si omette, ma non è una cosa generalizzata e/o accettata ovunque.
ESEMPIO:
OK «Ciao mamma, come è and…» si voltò a guardarla «oh, mio Dio, ma cosa ti è successo alla faccia?»
NO «Innocente… l’ha drogata e stuprata… Con che coraggio si è dichiarato innocente?»
Le unghie sullo specchio non fanno rumore, o quantomeno non un rumore graffiante.
Subito dopo c’è un salto temporale che non è segnalato in alcun modo. Si passa dall’urlo al “adesso sta riposando” senza soluzione di continuità, il che disorienta, fa perdere di energia alla scena precedente e, trovandosi in chiusura di paragrafo, uccide il mini-cliffhanger. Secondo me starebbe molto meglio chiudendosi sull’urlo.
“Il torpore della casa sembrava essersi svegliato” è sbagliato. Nel modo di dire, qualcosa si sveglia/scuote DAL torpore, risvegliare IL torpore, paradossalmente, vuol dire che il torpore torna a dominare sull’ambiente, ma comunque sarebbe da dire in un altro modo.
Quando dici dell’amichetto, è “cui nessuno credeva”, il che usato come hai fatto tu è dialettale, in italiano presupporrebbe qualcosa dopo, per esempio “che nessuno credeva – essere reale”.
Nell’ultimo paragrafo “rivelatore”, si sente molto il fatto che avevi finito i caratteri a disposizione, cambia completamente velocità rispetto al resto del brano, traspare proprio la fretta dell’autore più che la velocità della storia. MC a parte, magari dagli un’iniezione di caratteri in più poi, credo gli farebbe bene.
Una finezza, quando strutturi il brano con scene che presentano interruzioni tra loro, prova sempre a pensare a cosa potrebbe considerare un lettore trovandosi di fronte a uno stacco. Per esempio: potrebbe pensare che ci sia un salto temporale (non necessariamente in avanti, anzi), che ci sia un cambio di punto di vista, eccetera. È tua responsabilità fare in modo che le opzioni che non vuoi che siano prese in considerazione siano fugate. Ci sono molti modi di rendere comprensibile che cosa stia succedendo, e magari non l’hai fatto solo perché non avevi abbastanza caratteri a disposizione, io te lo segnalo, poi vedi tu cosa fare. In sceneggiatura si usano gli establishing shot, che servono a far capire dove stanno per svolgersi le scene successive, una cosa simile puoi fare in narrativa: dove temi che possano esserci fraintendimenti, “spreca” una frase o un riferimento subito nelle prime 2-3 righe per inquadrare tempo e/o luogo e/o altro di rilevante, in modo che il lettore sappia subito dove e quando sta leggendo. Questo, ovvio, se non devi alimentare i dubbi e l’ambiguità a scopo narrativo. Nello specifico, la prima cosa cui ho pensato approcciandomi al secondo paragrafo è stata che fosse un flashback che spiegasse le origini e il significato della bambola appena trovata.

In generale un buon frammento, ritengo che la vicenda sia un po’ampia per essere trattata come si deve in soli 3'000 caratteri. Per esempio, manca del tutto un qualsiasi ulteriore riferimento al “patto”, a mio avviso l’elemento più interessante e che non hai potuto tuttavia sviluppare. La forza emotiva del brano, ampliando e approfondendo quel punto, sarebbe risultata moltiplicata. Anche perché rimane oscuro come mai il patto sia stato siglato tra il bambino e la bambina e non, per dire, tra il bambino e la madre. Cioè, si intuisce, ma quello è il focus della storia, il motore degli eventi, lasciarlo del tutto in mano al lettore non l’ho trovata una scelta saggia.
Per il resto la storia c’è, non è il massimo dell’originalità, non vi ho trovato nessun elemento che mi abbia colpito in modo particolare, ma si segue bene dall’inizio alla fine, cosa che non è mai così scontata, soprattutto nei contest online.
Il mio consiglio generale (che non vale per MC, ma vale, appunto, in generale) è quello di identificare meglio le funzioni dei vari elementi narrativi che inserisci e dare loro il giusto peso, con un migliore bilanciamento (e più caratteri) può venirne fuori un buon racconto che potrai poi presentare magari anche ad altri contest o concorsi. Se dovessi rimetterci mano, approfondisci meglio anche le caratterizzazioni (un buon trucco è quello di presentare i personaggi nel presente e nel passato, marcando gli elementi distintivi, che poi si notano essere stati causati dagli avvenimenti narrati) e magari inserisci anche elementi/dettagli ricorrenti che aiutino a fare i collegamenti e ad arricchire la narrazione.
Credo sia tutto. A rileggerti.


Philip Morris, Enrico Nottoli
Ciao Enrico, il tuo nome non mi è nuovo, ma non riesco a ricollegarlo a niente al momento. Magari ci siamo incrociati da qualche parte sotto nickname, chissà. Comunque bentrovato.
Parto subito col dirti che i racconti che si rivolgono direttamente al pubblico di rado mi piacciono. Sono della scuola di pensiero che vorrebbe il narratore meno presente possibile, meno visibile possibile, la narrazione più immersiva possibile. Quindi di base un brano che si rivolge al pubblico mi mette sempre nella situazione di sentire molto forte la distanza col narrato, mi dà netta la percezione che sto leggendo una storia e non me la fa vivere da dentro, come invece, almeno secondo me, dovrebbe fare.
La vicenda in sé non è male, anche qui non siamo certo al massimo dell’originalità: la storia di una ragazzina che rimane incinta e abortisce perché lui sparisce non è certo nuova, anzi, quindi ciò su cui bisognava puntare per una trama simile erano caratterizzazione ed empatia con i personaggi.
Cosa che ti è riuscita abbastanza bene fino circa a metà, poi di colpo hai avuto un crollo verticale quando ti sei messo a fare uno spieghino di tutto il finale senza nemmeno tentare di narrarlo in modo convincente. Ci sono dei dettagli carini, come la cosa del cupcake, ma la qualità stilistica scende troppo per renderli apprezzabili. La mia ipotesi è che fossi a corto di caratteri e/o di tempo, non so, perché altrimenti dal mio punto di vista non avrebbe senso l’aver scritto 2/3 di brano in un modo e poi spiattellare tutto alla buona sul finale.
Già la forma tiene un po’a distanza, se non compensi in modo molto forte con immagini vivide e ben filtrate dal punto di vista, si perde molta dell’empatia che invece dovrebbe essere il punto di forza di una storia simile. Soprattutto alla fine, quando hai la rivelazione del fatto che lei ha abortito e fa tutte le cose in memoria del figlio mai nato, eccetera, lì dovresti avere il picco nel crescendo empatico, invece quella è proprio la parte che passa via più fredda. Per chiarezza, la questione è, per me, solo stilistica, non di costruzione.
Questo è un po’quello che non va, a mio avviso. A rileggerti.


Eppure era chiusa, Damiano Garofalo
Ciao Damiano, piacere di conoscerti.
Il tuo brano mi lascia combattuto. Da una parte è evidente lo sforzo di immedesimazione nel punto di vista del protagonista, ed è sicuramente apprezzabile, dall’altro però il brano ha delle falle notevoli.
Prima di tutto, capisco il tuo bisogno di trasmettere l’ansia, la fretta, eccetera, ma non sei mai andato a capo. Neanche una volta. Quello che succede a un lettore che si approccia a un brano così è quello di avere la sensazione che sta per leggere un mattone, e la cosa non è che invogli particolarmente, anzi. Io quando mi trovo davanti a brani che presentano questo impatto visivo è quello di scuotere la testa e passare oltre.
Può sembrare una cosa da nulla, invece è importante. Il colpo d’occhio sulla pagina fa davvero la differenza.
Nel tuo caso specifico, a brano finito, posso dire che la scelta aveva il suo perché, ti suggerisco tuttavia di mediare, altrimenti rischi che uno non arrivi nemmeno a capire perché hai fatto quella scelta, perché semplicemente non legge il brano. Parlo ovviamente per i contesti al di fuori di MC, dove noi lo leggiamo per commentarlo, il normale lettore che trovi là fuori non ha obblighi nei tuoi riguardi, e quindi è da tenere in maggiore considerazione.
Poi, altra cosa molto rilevante, va bene il flusso di coscienza, va bene sparare a raffica tutti i pensieri del protagonista su tutto quello che gli passa davanti, ma stai comunque facendo narrativa, c’è una regola implicita e accettata da ogni lettore che si rispetti che dice che se poni attenzione su un qualche elemento, poi quell’elemento dovrebbe avere una rilevanza narrativa all’interno della storia. Il classico “se nel primo atto c’è un fucile alla parete, entro il terzo atto quel fucile deve sparare”.
Passi metà del tempo a dirci del lavoro, della moglie, di tutto, e alla fine il nucleo della vicenda non era su nessuno di questi punti. L’effetto finale è comunque gradevole, ma avrebbe potuto essere molto meglio se avessi selezionato e costruito gli elementi su cui focalizzarti con maggiore occhio alla narrazione. Va bene il realismo (e il tuo brano è molto realista), ma realismo e narrativa non vanno sempre a braccetto (sono stati fatti esperimenti interessanti a riguardo).
Poi, l’unica volta in cui ricordo tu abbia inquadrato il bambino, questi era nel box. Come ha fatto a uscire dal box, salire su un cornicione e cadere di sotto? Ha 11 mesi, non (almeno) 3-4 anni.
Non si capisce nemmeno come mai alla fine il protagonista non senta i rumori.
Ultimo punto da considerare è che per la struttura che hai scelto, il brano in alcuni passaggi sembra un elenco. Se vuoi togliere questo effetto (che a me risulta sgradevole, un pochino di ripetitività va bene per il senso di ansia ritmica e alienante, ma senza esagerare), devi per forza cambiare lo schema di costruzione delle frasi e creare una maggiore varietà di costrutti, altrimenti davvero sembra un elenco e il brano ci perde.
La chiusura del brano invece è stata la cosa che ho apprezzato di più a livello concettuale, è molto molto efficace, mi ha colpito.
Quindi, insomma, per tirare un po’le fila del discorso, il brano è sicuramente molto migliorabile, sembra più un pezzo di literary fiction che altro, cosa che non è sbagliata per principio, anzi (in Italia si legge molta più literary che non-literary, anche se non mi spiego molto come mai), ma anche se si fa literary, l’uso accorto di certi stratagemmi può farti guadagnare molti punti in quanto a godibilità e comprensibilità del brano.
A rileggerci.


Vecchio leone, Charlesdexter
Ciao Charles, piacere di conoscere anche te.
La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo il tuo brano è stata “conosco gente che considererebbe un padre così tutto tranne che sbagliato”… hahaha :P
Comunque finalmente trovo dell’ironia in un brano, elemento per me imprescindibile ma che viene spesso eliminata in favore del dramma. Che poi nel tuo brano c’è molto dramma, è il modo ironico di raccontarlo che apprezzo sempre molto.
In generale non ho grossi appunti da farti, a parte il fatto che ho visto che hai consegnato alle 10 e spicci e hai usato meno di 2500 caratteri. Non voglio certo farti i conti in tasca, avrai avuto le tue ragioni, ma mi sarebbe piaciuto vedere quei 500 caratteri in più utilizzati per dare un po’più di colore alle scene, per rallentare meglio il ritmo nella seconda parte (a proposito, ci andrebbe uno stacco tra la prima e la seconda, proprio per aiutare il cambio di ritmo). Avevi il tempo e i caratteri, mi è dispiaciuto che tu non li abbia utilizzati.
Ho alcuni appunti di tipo stilistico: la tua scrittura è un po’ruvida, spesso usi una o due parole in più del dovuto per esprimere concetti o passaggi, non sono molte, non è che tu debba limare molto, però a mio avviso hai ancora da lavorare un po’in quella direzione. Oltre a questo, rimane l’annosa questione dello “show don’t tell”, con la quantità di caratteri che avevi ancora a disposizione avresti potuto narrare meglio alcuni passaggi, eliminando “brutture” come il “Si risvegliò sul letto di un ospedale”, fammelo vedere, non dirmelo… altrimenti fiondi il lettore fuori dalla storia e anche i drammi dei protagonisti li si sente meno, si è meno partecipi.
A questo riguardo, infatti, vorrei sottolineare che nella prima parte, quando il Leone parla del figlio, si dovrebbe sentire di più quell’amarezza di fondo che comunque un po’si percepisce. Finora il tuo protagonista è il personaggio più tridimensionale che abbia trovato in questo MC, quindi mi è dispiaciuto vederlo usato al di sotto delle sue possibilità.
Comunque, tutto considerato, l’ho trovato un buon brano, con grossi margini di miglioramento. Bene.
A rileggerti.


Errori di gioventù, Manuel Piredda
Ciao Manuel, piacere di conoscerti.
Mi hai fatto ridere. Sinceramente. In senso buono, ovviamente.
Hai creato bene il plot-twist, costruito bene la dinamica, creato la giusta dissonanza. Insomma, un buon brano.
Ci sono solo alcuni dettagli che sono un po’ oscuri. Innanzitutto l’età dei protagonisti, anche mettendoci qui a fare calcoli, si crea comunque un loop di errori ricorsivi. Dal dialogo sembrano mica troppo grandi, ma dalla matematica direi che abbiano almeno 20 anni, e questo confonde molto, rovina un po’ l’impatto della storia perché invece di godersela uno sta lì a fare conti e a ragionarci su.
Poi, visto che hai sollevato la questione della batteria, ti dico due dubbi che mi sono venuti e per cui non è importante la risposta quanto il fatto che mi siano venuti, distraendomi dalla storia: 1) Se cambi la batteria al tamagotchi, muore? 2) La batteria del tamagotchi dura 14 anni e passa?
Poi c’è un’incoerenza gigantesca di fondo nel tuo racconto ( :P ) : NESSUN tamagotchi sarebbe sopravvissuto solo prendendosene cura, c’era gente che appena un proprietario di tamagotchi si distraeva, piombava sul piccolo come un’aquila e cominciava a nutrirlo e bastonarlo, nutrirlo e bastonarlo, fino a che moriva. I predatori erano sempre in agguato! :D
Sono ovviamente ironico eh, ma se tu aggiungessi un riferimento a questa cosa nello sfogo di lei, il brano farebbe proprio un bel salto in avanti, è l’aggancio alla realtà che manca, darebbe al lettore la vera dimensione dello sbattimento di questa povera ragazza che ha difeso il suo tamagotchi con le unghie e con i denti, anche contro i predatori, sarebbe davvero sublime. Poi vedi tu eh, il mio è solo un consiglio spassionato per cui non richiederò diritti d’autore in caso di tua implementazione ;)
A livello stilistico ti faccio notare solo che quando devi focalizzarti sui sentimenti di un personaggio, diventi prolisso, non so se sia una scelta o meno, ma in caso che no, magari facci attenzione.
E basta, in buona sostanza è tutto, un brano che fino al plot-twist non mi stava entusiasmando, ma al plot-twist ho riso molto.


Fantasma, Simone Cassia
Ciao Simone, piacere di incrociare anche te.
Il tuo brano, al di là delle questioni specifiche che affronto tra poco, ha il grosso problema di non essere un vero e proprio racconto, è più che altro una scena: la fine della guerra per uno dei famosi soldati giapponesi della Seconda Guerra. Tutto quello che dovrebbe avere questo scritto per essere narrativa non è presente nello scritto ma è tutto in background, sfrutti il fatto che parli di una vicenda mediamente conosciuta per evitarti di dover spiegare un sacco di cose. Questa è una strategia furba, ma prova a immedesimarti in un lettore che non conosce tutto questo background di avvenimenti e di microstorie di soldati dimenticati? Legge il tuo brano e alza un sopracciglio e dice “uhm, ooookkei…” e va avanti senza aver colto nulla.
Epurata dal background di cui non dici niente, la tua storia diventa: Un militare (o un semplice psicopatico?) su un’isola crea un campo-base e lo difende con le unghie e con i denti. Trova un ragazzo che non gli sembra minaccioso, lo lascia libero. Il ragazzo torna con un uomo anziano che dev’essere un qualche tipo di militare che dice al protagonista che la guerra è finita.
Mancano tutto il pathos, il coinvolgimento, i drammi personali, le scelte, il conflitto, le motivazioni. Capisci cosa intendo?
Dal punto di vista più tecnico-stilistico, anche tu come altri brani che ho letto di questo girone tendi ad abusare un po’del tell. La ristrettezza di caratteri lo rende in alcuni passaggi una scelta quasi obbligata e lo capisco, ma almeno dove si può evitare, consiglio di farlo. Il bello della narrativa è quello che la storia la si possa vivere, essere partecipi in prima persona delle emozioni e delle posizioni dei protagonisti (o almeno di quelli portatori di pdv). Se tu scrivi tutto dicendomi in modo esplicito a parole cosa succede, io non ho l’impressione di vivere le vicende, ma solo che qualcuno me le stia raccontando, e questo aumenta la distanza del lettore dal narrato, che (tranne in pochi casi) è una cosa che fa perdere di lustro allo scritto.
Poi, a livello di gestione interna degli elementi, in un testo autoconclusivo non bisognerebbe lasciare fili sospesi, o meglio, si possono anche lasciare, ma non dovrebbero rimanere sospesi fili di trama su cui hai dirottato l’attenzione del lettore, perché quando uno legge qualcosa che sembra “sottolineato”, poi si aspetta che quella cosa trovi una risposta o che almeno sia spunto per qualcosa. Mi riferisco nello specifico al fatto della foto della sua famiglia.
Anche la questione della “spia” è poco chiara. Stando dentro il pdv del soldato, dici che trova una spia giovane, che ci chiacchiera e poi la lascia andare (e qui capiamo che non l’ha ritenuta pericolosa, quindi banalmente che ha concluso che non fosse una spia), poi ritrova il ragazzo nella trappola poche righe dopo e si riferisce a lui ancora come “la spia”. È un’imprecisione che fa perdere di credibilità al pdv.
E basta, quello che non va è tutto qui, le cose che ti ho detto all’inizio sono per me quelle più macro, quelle che, sempre secondo me, inficiano il valore del brano che aveva molto più potenziale di quello che sei riuscito a tirargli fuori.
A rileggerci.


Pianeti, Gianantonio Nuvolone
Oh, finalmente forse qualcuno che potrei aver incrociato anche altrove (SE sei il Blinko G Nuvolone che ho visto anche su La Tela Nera). Benritrovato.
Riguardo il racconto, direi che questo più che un racconto è un soggetto. È tutto in tell, non ha tensione narrativa, è solo una spiegazione di quello che succede. Tipo quando ti chiedono “ma di cosa parla la tua storia?” e tu rispondi “eh, è la storia di un tizio che va su plutone e bla bla bla…”, il tuo brano mi ha dato esattamente questa sensazione leggendolo.
Anche considerandolo un soggetto, ha comunque delle falle piuttosto grosse: non spieghi niente. Dici che tizio va su Plutone, che deve mantenersi digiuno dalle emozioni (e perché mai? Non lo dici), poi a un certo punto guarda la Terra (ma non era in orbita attorno a Plutone?) e vede un fungo nucleare, ok, ci dici che gli esseri umani brutti e cattivi hanno cominciato a farsi la guerra perché è la loro natura, ok, ma non ti sembra un po’poco? Come se io facessi un viaggio, tornassi a casa, vedessi esplosioni random e dicessi “ma sì, easy, è normale. Tipico della natura umana”. Non ti sembra un po’poco? Un po’tutto lasciato lì un po’così, senza capo né coda, senza una giustificazione quantomeno plausibile? Poi dov’è l’angoscia per i figli? L’ansia perché non sa che fine abbiano fatto, se siano vivi o morti?
Poi bastano le astronavi e i pianeti diversi dalla Terra per capire che è space opera, non c’è bisogno di calcare la mano in modo sterile con elementi rafforzativi che nemmeno servono alla storia. E, nel caso, ti consiglierei di evitare i cliché, i lettori affezionati di fantascienza tendono a odiarli, molto più di quelli degli altri generi.
Insomma, il brano l’ho trovato molto lacunoso, a diversi livelli. Non ultimo quello riguardante la lunghezza, se davvero dovessi scrivere questa storia, non riusciresti mai a farcela stare in 3'000 caratteri. Se il soggetto ti piace ti consiglio di lasciarlo lì a riposare mentre pian piano ti annoti tutte le trovate geniali che ti vengono in mente a riguardo, ragiona sulle dinamiche, sui perché, sui come, e alla fine quando avrai fatto molto brainstorming (saltellare in modalità cavalletta qui e là su wikipedia aiuta, ma non ti limitare a wiki, anche se va molto bene per cominciare) comincia a buttar giù un elenco di scene utili a narrare questa storia, e lavora su quelle, prendendoti lo spazio necessario
A rileggerti.

L’ultimo respiro, Valter Carignano
Ciao Valter, piacere di incrociarti.
Il brano è un po’troppo lirico per i miei gusti, e questo ti porta a essere prolisso e poco diretto. L’atmosfera un po’ “sognante” alla “favola per adulti” riuscirebbe a emergere meglio se supportata da uno stile più asciutto e dissonante col contenuto.
Il concept alla base del brano ha la pecca di essere stato fin troppo sfruttato e abusato, e nella tua composizione non ho trovato nessun elemento di originalità o di distacco dalle storie con la stessa idea di base che avevo già letto. Inoltre manca della partecipazione del lettore alle vicende. Vede tutto come spettatore passivo, non partecipe delle emozioni dei protagonisti, che sono lì immobili, come su uno schermo con il video in pausa.
Non c’è conflitto, i personaggi subiscono passivi quello che succede. Sono gli dei della mitologia greca, cavoli, sono tutto fuorché passivi attori di una recita. Hanno emozioni, voglia di rivalsa, attaccamento alle cose materiali. Possibile che conoscano la causa della loro imminente fine e non facciano niente per opporvisi?
L’arrivo di Eracle, poi, è al 100% pretestuoso per permettere a Era di fare lo spiegone, non aggiunge nulla al momento e, anzi, toglie molto all’intimità tra lei e Zeus.
Ho apprezzato due cose del tuo brano: l’immagine iniziale di Persefone che va per farsi Pan e lo trova morto e la “caratterizzazione” di Era come “eroe romantico”, che si discosta un minimo dall’archetipo solito.
Il resto, secondo me, sarebbe da rivedere, in primis a livello di stile, e poi anche a livello di introduzione di almeno qualche elemento che si discosti un po’ da tutte le altre storie con lo stesso concept. Per esempio, Gaiman su questo concept ci ha scritto un romanzo intero (e mica corto), e non è stato affatto il primo, anche se forse è stato il più famoso, ma le sue divinità, pur essendo quelle tradizionali, erano caratterizzate in modo molto credibile come risultato dei tempi che cambiano, quindi oltre che attori diventavano specchi della situazione e delle dinamiche sociali, che erano il vero punto centrale del romanzo. Questo è solo un esempio, non dico che tu debba fare così, ma qualcosa farei.
A rileggerti.


Oggetti smarriti, Stefano Pastor
Ciao Stefano, piacere di conoscerti.
Ti conosco di nome, ma non ho mai avuto il piacere di incrociarti. Beh, c’è sempre una prima volta.
Il racconto è carino, piacevole alla lettura. Il suo miglior pregio è, secondo me, quello di non lasciar intuire dove andrà a parare. Io all’inizio pensavo a un horror con i bambini che in narrativa, se combinati con qualche mistero o con qualcosa che non torna, sono inquietanti per definizione; poi ho pensato all’alzheimer ed ero sinceramente un po’deluso; poi è arrivata la truffa e mi ha strappato un sorriso. In buona sostanza: ben fatto.
Dal punto di vista più tecnico, invece, non ho capito come mai sul finale hai cambiato punto di vista in modo così repentino. Sarebbe bastato uno spazio, cosa che avrebbe anche avuto più senso visto il cambio di scena dal luogo dell’accusa al luogo della spartizione del bottino.
A parte questo, il racconto scorre bene ed è ben godibile.


L’essenza della vita, Luca Pagnini
Ciao Luca, piacere di conoscere anche te.
La tua prosa è in generale molto piacevole, abbastanza ben ritmata, partecipe. Le uniche cose che ti segnalo dal punto di vista formale sono l’utilizzo di immagini davvero inflazionate (quella della vecchia asciutta come la morte è stata un po’ una brutta caduta di stile) e ogni tanto poi intrometti il narratore in una narrazione fino a quel momento molto partecipata, creando delle frenate improvvise alla scorrevolezza, perché uno si ferma e dice “aspetta, di chi sono queste parole?”.
Ho visto che l’hai fatto soprattutto quando volevi inserire elementi che strappassero un ghigno, e ok, però c’erano modi di rendere gli stessi concetti con uno stile più adeguato a quello che avevi tenuto fino a quel momento (un esempio su tutti: i tre minuti che paiono tre ore).
Carino anche il finale, peccato che MC sia un contest in cui tutti sanno la traccia, quindi da quando ho visto la combinazione fretta+supermercato ho capito che i bambini sarebbero stati dimenticati in macchina, o da qualche altra parte. Però, estraniandoci per un attimo dal contesto di MC, il colpo di scena finale sarebbe stato molto interessante.
Racconto apprezzato, comunque.
A rileggerti.


Classifica:
1) Luca Pagnini
2) Stefano Pastor
3) Manuel Piredda
4) Charlesdexter
5) Flavia Imperi
6) Damiano Garofalo
7) Enrico Nottoli
8) Simone Cassia
9) Valter Carignano
10) Blinko G Nuvolone



I commenti fatti sono ovviamente espressione della mia personalissima opinione, non sono abituato a dire che mi piace una cosa che non mi piace, e soprattutto non credo faccia bene a chi riceve il commento. Quindi mi sono sforzato a stilare commenti intellettualmente onesti e senza indorare alcuna pillola. Se doveste avere domande o voleste discuterne, rimango disponibile.
Comunque in generale è stato un buon girone, racconti letti con piacere.
Se dici cose senza senso, sarai trattato come un paroliere.
Sbattuto su e giù e ribaltato su un tavolo, fino a che le tue interiora saranno fuoriuscite.
E ci leggerò dentro ciò che mi pare, magari il futuro. [cit.]

Charlesdexter
Messaggi: 125

Messaggio#7 » lunedì 27 luglio 2015, 20:54

Complimenti a tutti per i racconti. Chi in un modo, chi nell'altro ha saputo offrire il proprio contributo alla discussione. Grazie per i commenti, competenti e precisi.

 

L’essenza della vita

Ciao Luca,

10x per come hai centrato il tema, letteralmente; leggere “figli dimenticati” associato al tuo scritto mi ha fatto ridere. Il racconto scorre piacevolmente ed è brillante, tuttavia vi ho ravvisato alcune debolezze: è una lunga to do list, se da un lato questo può costituire un punto di forza, dall’altro può stancare un po’. L’aggettivazione in alcuni casi è ridondante: “la preziosa sostanza”, “l’avvenente professionista dello stoccaggio”, non mi piacciono, avrei usato “sostanza” e “avvenente commessa”, come consigliano di fare in casi analoghi molti maestri della scrittura. Non mi è piaciuta neanche la spiegazione preliminare sulla difficile reperibilità del sale, toglie “sale” alla narrazione successiva. Nel complesso è un bel racconto con buon margine di miglioramento stilistico.

 

Oggetti smarriti

Ciao Stefano,

Bel racconto, lineare, efficace, con colpo di scena finale. Mi ha colpito la battuta di Patrizia “somiglio alla mamma ma non sono lei” che rende l'idea del suo imbarazzo. A parte questo avresti potuto lavorare sulla caratterizzazione dei personaggi che è pressoché assente. Capisco il tempo tiranno e la fretta di chiudere la storia. Ad ogni modo, complimenti.

 

L’ultimo respiro

Ciao Walter e grazie del tuo commento.

Il racconto è stilisticamente ben realizzato. Mi è piaciuta l’idea di mettere in scena un bel pantheon (perdona la battuta) di personaggi e anche il concetto nietzschiano di morte degli dei, tuttavia trovo che la trama sia un po’ prevedibile: gli dei sono già stati condannati e non c’è niente che possano fare per ribellarsi al proprio destino. Non ce n’è uno che si salvi o possa far fiorire la speranza negli altri. A livello narrativo avrei inserito almeno un espediente che potesse rimescolare le acque.

 

Non ne ho idea

Ciao Marco,

Piacere mio (in realtà mi conosci su la tela nera, ma lì ho un’altra personalità e quindi simuliamo una nuova presentazione) e grazie dei preziosi consigli. Il padre del racconto sarebbe anche il mio padre ideale :D.

La tua idea è simpatica e originale, non soltanto per il tema, ma anche per l’utilizzo di una barzelletta già conosciuta in un racconto di tremila battute. Nel giudicare la cosa sono un po’ combattuto: geniale campionamento o furbata? Forse avrei inserito una barzelletta così lunga in un racconto più lungo.

Mi piace come hai disseminato la storia d’indizi e come hai costruito l’intera vicenda, il finale poteva essere un po’ più curato ma va bene così.

 

Eppure era chiusa

Ciao Damiano,

Mi è piaciuto come sei entrato nella vicenda del protagonista, il suo punto di vista portato agli eccessi, il modo in cui rimane quasi indifferente di fronte al figlio morto e pensa solo a giustificarsi con la moglie. Personaggio spregevolmente aziendalista come ce ne sono tanti oggi in circolazione.

Tra le pecche: la chiusura è un po' confusionaria e c'è un po' troppa enfasi sull'apatia/alienazione di quest'uomo nei confronti della sua famiglia, cosa che fa perdere molto in termini di coinvolgimento. Personalmente avrei calcato di meno la mano.

 

Errori di gioventù

Ciao Manuel,

Bel racconto, brioso, originale, l’idea del Tamagotchi è ben orchestrata dall’inizio alla fine e i due protagonisti rendono bene l’idea di una coppia di ventenni in crisi.

Stilisticamente c’è un po’ da lavorare, ho appuntato questa ripetizione del verbo “fissare:

“i passanti ci fissavano inorriditi; sguardi severi e accusatori si fissarono su di me”.

Complimenti!

 

L’amico immaginario

Ciao Flavia e grazie dei tuoi commenti.

Il tuo è il racconto che mi ha più colpito quanto a ispirazione, ho trovato al suo interno tensione e sorpresa, cose che in un horror sono tutto. Le incongruenze, seppure numerose sono perfettamente comprensibili, considerando i problemi con la consegna. Mi piace lo stile e il tuo modo di creare lo sfondo e di usare le descrizioni.

Alcuni appunti:
“Il viso pallido del bambino emerse dal buio in fondo al letto quando stava finalmente per cedere alle lusinghe del sonno”.

Prima di questa riga serve uno stacco.

 
“…Sara”

Dopo i puntini sospensivi occorre inserire uno spazio.

 
“Folti ricci rossi tingevano il buio dello stesso colore”

Questo particolare mi sembra inverosimile, a meno che Sammy non sia retroilluminato (ma apprezzo poeticamente la metafora).
“— Che cosa sei? Non puoi essere reale!”

Contraddici quanto affermato una riga sopra: se conosce Sammy gli direbbe qualcos'altro, non lo chiamerebbe "cosa".
“— Avevamo un patto, non ricordi?”

Lei sapeva del patto?

Di cosa parlano i documenti e a quando risale la loro datazione?

Brava.

 

Philip Morris

Il tema è ben narrato, lineare, il punto di vista del dramma della madre è ben espresso, toccante l’idea del cupcake con candelina. Come critica mi sento di muoverti quella che ti hanno già rivolto gli altri amici del forum:

il tema è un po’ inflazionato, ragion per cui a meno che non introduci una variante originale sul tema è difficile che conquisti l’attenzione del lettore.

 

Pianeti

Ciao Gianantonio,

Mi piace l’ambientazione del tuo racconto: il viaggio su Plutone, l’idea di poter comunicare coi figli lontani e la tremenda sorpresa poco prima del ritorno a casa. Tuttavia la vicenda centrale, il dramma di Norman, è appena abbozzato e raccontato senza che venga mostrato. Avrei lavorato sui suoi sentimenti, le sue reazioni e parole invece di liquidare la vicenda con “disperato” e “assurdamente”. Per il resto rivedrei un po' meglio la punteggiatura e limiterei le spiegazioni.

 

Fantasmi

Ciao Simone e grazie del tuo prezioso commento.

Il tuo racconto mi ha colpito per l'idea che hai scelto, l'ambientazione e la narrazione del rituale ossessivo del soldato.

Alcuni appunti.

La doppia incidentale all’inizio di un racconto non è il massimo per portare il lettore all’interno della trama.
"– Come avevano fatto ad ottenerla?

Si chiese e, ancora una volta, la domanda rimase senza risposta".

qui l’andata a capo di "si chiese" è errata.
“la baciò nel punto in cui l’inchiostro stava pian piano consumandosi"

Questo esempio è ben impostato, ma non convincente: avrei parlato del viso della madre o di un particolare, così rimane un po' asettico.
Alla fine non si capisce bene se sia il padre (visto il tema) o un ufficiale a richiamare indietro il soldato, nel complesso è come se mancasse qualcosa a livello espressivo, la vicenda non mi ha pienamente coinvolto emotivamente.

 

La classifica:

1 Oggetti smarriti

2 Errori di gioventù

3 Non ne ho idea

4 L’amico immaginario

5 L’essenza della vita

6 Philip Morris

7 Eppure era chiusa

8 fantasmi

9 L’ultimo respiro

10 Pianeti

valter_carignano
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Messaggio#8 » martedì 28 luglio 2015, 13:52

ciao a tutti

Ecco la mia personale classifica.

1.Oggetti smarriti
2.Fantasma
3.Philip Morris
4.L'essenza della vita
5.Errori di gioventù
6.L'amico immaginario
7.Eppure era chiusa
8.Vecchio leone
9.Pianeti
10.Non ne ho idea

L’amico immaginario
Bella atmosfera familiare, la migliore (Stephen King docet) per un certo genere di racconti soprannaturali. Bella l’alternanza delle scene, espressive e concise, e l’immagine finale molto evocativa.
Qualche problema di punteggiatura e qualche errore di battitura, peccati veniali forse dovuti al poco tempo. Per esempio, dopo i puntini di sospensione di norma si mette lo spazio, e anche i punti e le virgole potrebbero essere distribuiti con maggiore espressività.
Si nota anche la scelta di termini un poco ‘letterari’, in un contesto peraltro invece assolutamente e volutamente prosaico: le ‘lusinghe del sonno’, ‘separavano con perizia’ e simili. Non so se sia stato voluto o meno: in ogni caso – scelta precisa o caso – si notano.
Il nome della zia, Evelina, appare all’improvviso e per un po’ ci si chiede chi sia questa persona. Anche il mutismo della madre, poi scomparso, lascia forse troppe domande in sospeso.
D’altra parte, nel commento al post di Simone Cassia hai detto che hai dovuto tagliare, e forse molte di queste cose sarebbero invece andate a posto nella versione ‘completa’, che spero prima o poi di leggere. Complimenti.

Philip Morris
Una storia che mette una tristezza infinita, almeno a me. Se questo era il tuo scopo – la tristezza, non il fatto di farla provare a me, chiaramente :-) – allora ottimo lavoro.
Personaggi sordidamente reali, inutili e banali, che non hanno niente da raccontare o da dire nemmeno a se stessi, che vivono di frasi fatte e immagini stereotipate: la philip morris, il volkswagen, la casa libera e infine – ottimo – il cup cake con la candelina.
Il tono mi sembra adeguato al tipo di racconto, così come alcune costruzioni che echeggiano il dialetto. Verso il fondo, il linguaggio di lei mi sembra diventi più duro, delineando un personaggio femminile un poco diverso, forse anche peggiore, rispetto all’inizio.
Il fatto che ‘lui’ aspetti così tanto per arrivare al dunque – addirittura un esplicito invito di lei – mi sembra un poco ‘fuori personaggio’, gli dona una parvenza di nobiltà e buone maniere che ovviamente non ha, e in fondo lei è soltanto una preda fra le tante, forse una delle più stupide e con meno autocoscienza, che non merita l’investimento di così tanto tempo.
Dal punto di vista del testo, qualche piccola ripetizione dovuta probabilmente al poco tempo, sia dal punto di vista lessicale che con costruzioni un poco involute e ridondanti.
Il finale non è ‘a sorpresa’, si intuisce già alla terza riga che finirà più o meno così (complice anche il tema assegnato) e questo per certi versi potrebbe essere un difetto, almeno per chi pensa che un racconto breve debba per forza finire ‘a sorpresa’. In questo caso, non mi sembra un difetto ma l’inevitabile risultato, in senso quasi deterministico, dati i personaggi.

Eppure era chiusa
Molto interessante e ben congegnato il flusso di pensieri del protagonista, quasi sempre efficace e coinvolgente, complimenti. Anche il finale è molto d’effetto, inaspettato.
Tuttavia, forse troppe cose sono appena accennate, non molto chiare, e rendono il finale sì inaspettato ma anche un poco non giustififcato: per esempio, quale ‘contatto’ aspettava a quell’ora del mattino, presumibilmente prima delle 6.30-7, che è l’ora media in cui ci si alza per andare a lavorare, specie se si ha tanto lavoro e un’azienda da mandare avanti? Certo, può non essere fondamentale, ma qualche importanza deve averla visto che il racconto comincia in quel modo.
Stesso problema per il litigio con la moglie: perché è così grave da portare a simili conseguenze? IMHO poche parole in più sarebbero state utili per spiegare queste e altre cose, e insieme per dare più spessore e credibilità all’ambiente.
Anch’io, come Flavia Imperi, non ho capito la frase sulla fede al dito.
La punteggiatura qualche volta è da rivedere, ma credo sia normale dovendo scrivere in fretta.

Vecchio leone
Inizio molto buono, immediatamente caratterizza e ‘mostra’ il personaggio. E molto coerente e anche divertente il finale, della serie ‘chi nasce tondo non può morir quadrato’. Ottimo.
Forse però il protagonista – ma naturalmente è solo la mia opinione – poteva essere caratterizzato anche nel modo di parlare, nella scelta del lessico e della costruzione grammaticale; magari in contrapposizione al modo di esprimersi del figlio e a quello delle due ragazze, una delle quali presumibilmente straniera. Non voglio dire scadere nel macchiettistico, ma usare il linguaggio dei personaggi per dire cose su di loro. Il loro modo di esprimersi rimane invece poco realistico, in fondo quasi asettico.

Errori di gioventù
Divertente, complimenti. Uno degli approcci più originali al tema, che presenta invece storie secondo me un po’ troppo simili fra loro.
Devo dire che fin dalle prime righe avevo già capito non si trattasse di un figlio ‘vero’, e subito chissà perché ho proprio pensato al tamagochi o a qualche personaggio virtuale tipo Second Life o simili. Ma la cosa non ha tolto gusto, anzi in certo senso mi ha permesso di apprezzare meglio il ‘detto e non detto’ dei dialoghi.
La prima frase è di ottimo effetto. I dialoghi, invece, secondo la mia opinione, sono qualche volta un po’ meccanici. Divertente e d’effetto, anche per chi come me non credeva fosse un vero bambino, il finale con la contrapposizione ‘sculetta’ e ‘angioletto’.

Fantasma
Per il mio gusto personale, apprezzo le storie che fondano realtà e fantasie, o s’ispirino a fatti reali, o cmq con un background non autoreferenziale. Di conseguenza mi piace il tuo racconto, nel quale è abbastanza chiaro fin dall’inizio che si parla di un qualche soldato dimenticato – o impazzito, o entrambe le cose – anche se non necessariamente di un giapponese della seconda guerra mondiale. Poteva essere un alieno abbandonato sulla Terra dopo un’invasione fallita… in tutti i casi, come ho detto altre volte, secondo la mia opinione non è per nulla necessario che un racconto breve finisca ‘a sorpresa’.
Il racconto è perfettamente comprensibile, secondo me, sia che si conosca un po’ di storia contemporanea sia che non la si conosca (e in questo secondo caso, credo che la ‘colpa’ della possibile poca comprensione non dovrebbe essere imputata all’autore)
Adeguata e centrata la scelta dei termini e il linguaggio, un poco desueto e rigido, com’è giusto per un militare giapponese che da molti anni non parla che con se stesso.

Pianeti
Come amante della fantascienza, sono stato piacevolmente stupito di trovare il tuo racconto. Non credo peraltro il tema vincolasse a ‘tematiche sociali’, come dici in un commento.
A differenza di coloro che mi hanno preceduto, ho trovato il lessico e la costruzione sintattica interessanti. Non perfetta – si sa, il tempo è quello che è – ma riecheggianti certa fantascienza cinematografica degli anni ’50, con frasi molto lunghe, qualche volta ridondanti e tribunizie. O almeno a me ha ricordato questo, spero la citazione non fosse involontaria.
In effetti, però, qualche dialogo, o anche solo qualche pensiero del protagonista avrebbe potuto essere utile a dare un poco di coinvolgimento in più. In questo modo, sempre secondo la mia opinione, si sarebbe potuto dare nuova linfa o un nuovo punto di vista per una storia – quella del viaggiatore spaziale che al suo ritorno trova una Terra distrutta – che è stata narrata davvero molte e molte volte. Il problema non è trovare argomenti nuovi (tutto è stato narrato infinite volte, lo sappiamo, e ogni cosa potrebbe essere riconducibile a una precedente) ma fare in modo di rendere personali le proprie narrazioni.

Non ne ho idea
Secondo la mia opinione, racconto molto interessante. Volutamente non realistico, un mondo popolato da animali-uomini fantastici (io ho pensato subito a dei centauri, l’ultima fotografia della madre lo smentisce, poco male). Oppure da uomini che comunicano con animali e viceversa, oppure… ecco, sono tutti questi ‘oppure’ che rendono interessante il racconto. Valutarlo in termini di ‘realismo’ o possibilità biologica d’accoppiamento mi sembra strano, ma ognuno ha il proprio modo di vedere le cose.
Però il racconto appare qualche volta poco chiaro, può essere anche a causa del limite di spazio. La ‘barzelletta’ secondo me è ottima: funzionale allo svolgimento, crea familiarità e quindi contrasto con quanto avviene in seguito, ed è anche divertente. Certo, prende molto spazio, ma qui si ritorna al discorso precedente dei limiti.
E la mancanza di un titolo non è questione da sottovalutare (aggiungo: è un po’ come se il racconto non fosse finito).

Oggetti smarriti
Bello. Faccio fatica a pensare a un modo migliore di condurlo. Non raggiungo nemmeno i 300 caratteri previsti, ma se non so che dire… va tutto bene, secondo me.
Non necessario a mio parere nemmeno lo ‘stacco finale’ menzionato in altri commenti. Il punto di vista non è quello di Patrizia, non è in prima persona, è sempre il narratore esterno che ci mostra quello che lui vuole che vediamo.

L’essenza della vita
Come cerco di fare sempre, non giudico ‘la sostanza’ ma il ‘come’. Nel senso che cerco di non soffermarmi sulle mie preferenze riguardo generi e tematiche (mi sembrerebbe troppo umorale e di scarso valore, per come la vedo io) ma esprimo la mia opinione riguardo alla parte ‘tecnica’.
Che qui secondo me è molto buona. Veloce, surreale al punto giusto come certi film dei National Lampoons, ottima scelta lessicale, ben costruito… ottimo

 

 

 

 

Stefano Pastor
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Messaggio#9 » martedì 28 luglio 2015, 15:33

Ecco la mia classifica (tutti racconti interessanti, comunque, non è stato facile decidere):

1 – L’essenza della vita, di Luca Pagnini
Ottimo stile, un racconto scritto benissimo. Scorrevole, divertente, guizzante. La sorpresa finale non è affatto una sorpresa, considerando il tema imposto. Aver dimenticato i bambini da qualche parte non è poi una gran tragedia, mica sono loro il "sale" della vita! In definitiva, pur non essendoci nulla di particolarmente originale, è il racconto che mi ha colpito di più.

2 – Errori di gioventù, di Manuel Piredda
Oddio, non ricordavo neanche più che esistessero i Tamagochi, ma a metà racconto me ne sono ricordato di colpo, quindi l'ho rivalutato alla grande. Inizio apparentemente banale, i dialoghi si fanno sempre più assurdi, fino a temere una catastrofe, poi si comprende di cosa stanno davvero parlando e decolla. Finale perfetto. La storia è ottima, però lo stile andrebbe rifinito, non sempre scorre bene. Complimenti comunque.

3 – L’amico immaginario, di Flavia Imperi
La storia c'è, è piacevole e scorrevole. La trama funziona molto bene fino al finale. Lì, però, qualcosa viene a mancare. L'omicidio della zia sembra quasi il prologo alla storia piuttosto che un epilogo. Sammy ha preso il posto di Sara, e l'idea è buona. Che ora sia diventata Sara la bambola meglio ancora. La morte della zia è superflua, forse sarebbe stato più incisivo un confronto finale tra Sammy e sua madre. Resta comunque un bel racconto con atmosfere azzeccate, che meriterebbe di essere espanso.

4 – L’ultimo respiro, di Valter Carignano
La morte degli dei, quando chi li ha creati smette di credere in loro. La storia non è del tutto originale (vedi La Storia Infinita ma non solo), però sempre affascinante. Buona conoscenza della mitologia, ottima scena iniziale. Lo stile è un po' troppo ricercato e non sempre scorrevole, i dialoghi poco realistici. Rischia di diventare ripetitivo nella parte centrale, ma mantiene vivo l'interesse.

5 – Fantasma, di Simone Cassia
La storia la conoscevo, quindi ho compreso subito di cosa si trattava. Il racconto funziona, anche se lo stile in certi punti è un po' datato. Del resto anche la storia non si svolge ai nostri giorni. Il dialogo finale è un po' legnoso. Un'originale interpretazione del tema, ottimo il titolo. Però, ti prego, elimina frasi come "si deterse"!

6 – Philip Morris, di Enrico Nottoli
Semplice e lineare, scorre bene fino al finale. La storia è prevedibile, di conseguenza realistica. La tristezza del finale è senz'altro un pregio. Resta il fatto, però, che la storia non è molto originale. Non pretendo che tutte le storie debbano sorprendere, però ci sono storie che sono già state raccontate e non c'è molto da aggiungere. Ovvero i cosiddetti stereotipi (il bello e dannato, l'ingenua, la gravidanza indesiderata e di conseguenza l'aborto, il rimorso). Per quanto piacevole non è un racconto destinato a essere ricordato.

7 – Vecchio Leone, di Charlesdexter
Un'idea molto buona, un padre dissoluto e anche un po' stronzo, che vuole solo divertirsi e che niente può fermare. La stesura però non mi convince del tutto. Un po' di confusione all'inizio, tanto che ero convinto ci fossero quattro persone in piscina, con quel "vieni qui vicino a Franco" invece di "vieni qui vicino a me". Certi dialoghi, soprattutto quelli padre-figlio sono un po' innaturali. Con una revisione potrebbe migliorare molto.

8 – Eppure era chiusa, di Damiano Garofalo
La storia è molto bella, il finale colpisce. Ci sono però alcuni appunti da fare. Per iniziare sulla stesura. Sarà una scelta quella di non mettere neanche un a capo, ma è opprimente. Il "muro di testo" spaventa sempre. Poi ci sono alcuni problemi tecnici. Se il bambino è dentro il box come ha fatto a scavalcare la finestra? Tanto più che scrivi di averla chiusa. Anzi, può un bambino di undici mesi scavalcare una finestra? Dov'è la madre, in camera? Dorme? Allora chi ce l'ha messo dentro il box? Quindi l'idea è buona, però avrebbe bisogno di essere revisionata con attenzione.

9 – Non ne ho idea, di Marco Lomonaco
La parte più bella del racconto è ovviamente la barzelletta, però la conoscevo già. Per il resto devo dire che l'originalità non manca. Amo le storie fantastiche, però devono avere un contesto logico. Qui non tutto funziona. Voler mischiare quotidianità e surreale può provocare situazioni di dubbio gusto. Manca il contesto che spieghi come fa un cavallo a parlare e un centauro ad andare a scuola, quindi un'ambientazione (fantasy) che giustifichi il tutto (ma la madre era un fantino e il cavallo un cavallo!). Mi ha confuso che Chiara cerchi di ricordare il viso della madre quando questa è morta di parto. Un po' discutibile anche l'omicidio finale, che non ha molto senso.

10 – Pianeti, di Gianantonio Nuvolone
Se l'idea è buona, anche se non originalissima (astronauti che, tornati a casa, trovano la terra devastata), la stesura ha molte pecche. Lo stile è troppo ricco, le frasi un po' contorte, certi termini li ho trovati fuori luogo (per esempio: parole insipide e "imperturbabili", "vestigia" di dati e fotografie, bambini che conservavano una "statura corporea"). Di conseguenza un consiglio importante, che tutti quanti abbiamo ricevuto almeno una volta: uccidi quanti più aggettivi e avverbi sia possibile! (comunque non preoccuparti, c'è chi ha vinto lo Strega con frasi altrettanto criptiche)

luca.pagnini
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Messaggio#10 » giovedì 30 luglio 2015, 17:06

L’amico immaginario, di Flavia Imperi

Racconto interessante che purtroppo soffre troppo i limiti imposti da MC. A mio parere infatti sono stati inseriti nel testo degli elementi molto importanti che non dovrebbero restare in sospeso, tipo (dato che il ritrovamento del bambolotto è casuale), quale fosse il patto tra i fratelli e, soprattutto, perché il fratello assassina la zia (e comunque si rivela malvagio). Capisco che un horror non si sarebbe potuto sviluppare in maniera diversa, ma al lettore servono più dettagli altrimenti sembrano scene gratuite ad effetto fini a se stesse. Segnalo poi una stonatura nella trama che in sede di riscrittura, secondo me, andrebbe tolta, mi riferisco a quell'ecografia così importante ritrovata con il latte sul fornello (quindi in cucina o nei pressi). Direi che un parto siamese difficilmente può restare segreto, ma, se lo è stato, allora va motivato anche questo punto. Lo stile della narrazione è adatto al genere scelto, direi che con almeno il triplo di caratteri ne uscirà un bel racconto. Per quanto riguarda MC, non sono convinto che il tema sia stato centrato, perché a dimenticare è la sorella, mentre lo stato mentale della madre (causato dal parto?) entra di diritto tra i dettagli da chiarire.

 

Philip Morris, di Enrico

Più che di genitori sbagliati, mi pare che in questo racconto di sbagliato ci sia il partner. A parte questo direi che la narrazione scorre dritta senza intoppi fino alla conclusione, anche troppo senza intoppi. L'incontro, la seduzione, l'amplesso, la gravidanza, l'abbandono, l'aborto... tutto troppo scontato. In definitiva il racconto è scritto molto bene, ma è davvero troppo semplice, sia come trama che come sviluppo, come la foto scattata ad arte di un paesaggio stra-conosciuto, bella ma il paesaggio resta sempre quello. Il pdv della protagonista è stato reso bene, ma la trama  o la narrazione avrebbe bisogno di qualche "scatto" in più (tipo la "Volkswagen bianca di qualche anno prima") e molti stereotipi di meno (il bello coi riccioli e i tatuaggi, per dire).

 

Eppure era chiusa, di Damiano Garofalo

La scelta della narrazione in prima persona al presente è rischiosa, perché si rischia di scrivere dettagli ininfluenti e scordarne altri, che ovviamente il soggetto narrante conosce bene, molto importanti. Per questo, in sede di riscrittura, dovresti spiegare meglio i passaggi su Emilio e quello sul cane randagio e l'avvocato, se si inseriscono degli elementi è bene che siano chiari al lettore, anche se sono solo elementi di contorno. A parte questa considerazione che riguarda lo stile, nello sviluppare la scena hai inserito un dato che fa cadere tutta l'aspettativa, almeno io infatti stento davvero a immaginarmi un bambino di 11 mesi che scavalca una finestra. Certo, tutto è possibile, ma se fosse un bambino di 5 anni il dubbio non mi sarebbe neanche sorto, invece così, questo semplice dettaglio, mi ha fatto scomparire in un attimo la sospensione dell'incredulità, con il risultato finale che il racconto ha perso efficacia. Non sono certo che il tema sia stato centrato, perché a essere dimenticata è la finestra aperta, e non Albertino.

 

Vecchio Leone, di Charlesdexter

Il racconto non ha grandi spunti, soprattutto perché si basa su uno stereotipo (il ricco puttaniere) mantenuto tale fino alla fine. Se non altro però il finale, proprio perché mantiene il punto, evita una caduta di stile (l'eventuale redenzione) che sarebbe stata per me davvero letale. Un paio di appunti, il primo stilistico: se proprio devi inserire i verbi del parlato (ma se provi a toglierli vedrai che il testo scorrerà di più senza togliere nulla alla comprensione dei fatti), cerca di usare qualche sinonimo in sostituzioni dei soliti "disse", "chiese" e "rispose" (informò, valutò, considerò, ribatté, ecc. ecc.), ci sono case editrici che dopo il terzo "disse" in poche righe sospendono la lettura. Il secondo è giusto un dettaglio che non toglie nulla alla trama ma che dovresti comunque correggere perché nella realtà un dettaglio non lo è: l'intubazione, chi la subisce non può parlare. Racconto leggero, tema centrato.

 

Errori di gioventù, di Manuel Piredda

Obiettivo inquadrato e centrato. Il soggetto è semplice, ma il finale funziona, e siccome tutto si regge sul finale, almeno per me il racconto stesso funziona. Personalmente stavo quasi per interrompere la lettura da quanto fosse noiosa, questo dimostra come tu sia riuscito a nascondere bene il succo di tutto. Ho avuto un dubbio, che c'era qualcosa dietro a tutte quelle banalità, quando lei cita i 14 anni, in quel momento mi è stato chiaro che ciò che sembrava essere in realtà era solo un'esca, il fatto però che l'indizio sia arrivato solo tre righi prima della rivelazione finale, non mi ha dato il tempo di pensarci a fondo e quindi pericolo scampato. Appunti: rivedrei la frase finale in modo che Tamagotchi sia l'ultimissima parola; toglierei un paio d'anni ai 14, perché parlando ancora di scuola (quinta superiore?) vorrebbe dire che: o i due ragazzi sono pluriripetenti (e ci sta, ma non ce n'è traccia nel testo) oppure Sara ha iniziato a badare al pulcino a circa 5 anni (e mi sembrano davvero pochi, anche per le nuove generazioni).

 

Fantasma, di Simone Cassia

Racconto per me riuscito a metà, perché se è innegabilmente scritto bene, si nutre troppo su qualcosa che nel racconto non c'è, qualcosa (la storia di Onoda) demandata alle conoscenze sull'argomento che si suppone il lettore abbia, quando invece non è affatto possibile dare per scontate. Se infatti faccio finta di non sapere nulla del ritrovamento del soldato Onoda, mi sorgono forti dubbi sulla storia narrata. Per esempio, se il soldato ha avuto degli incontri e gli è stato paracadutato del materiale, com'è possibile che l'abbiano convinto prima che la guerra era finita da anni? Non me lo ricordo, e ci sta che nella realtà sia andata davvero così, ma nelle cronache ci saranno state anche le spiegazioni sul perché Onoda non "abboccava" ai messaggi, spiegazioni che qui mancano e quindi, per me lettore inconsapevole, ci sono parti intere che non hanno senso o quasi. Figlio dimenticato (e ritrovato) da un'intera nazione, il tema c'è.

 

Pianeti, di Gianantonio Nuvolone

Ammiro sempre chi si cimenta, in MC, con la fantascienza, purtroppo però devo dire che solo raramente ho letto dei racconti che alla fine non mi abbiano lasciato un senso di incompiuto, questo semplicemente perché di solito la sf ha bisogno di molti più caratteri e tempo di quelli concessi da MC per spiegare una realtà che, fino a quel momento, esisteva solo nella testa dell'autore. Anche in questo caso l'idea, sebbene non nuova, è interessante, peccato che alla fine si resti con tanti, troppi perché. Il racconto va quindi ampliato per spiegare, per esempio: la missione con meno parole ma più fatti (show, don't tell); perché qualcuno si è preso la briga di non avvisare prima gli astronauti della guerra e perché allora il messaggio finale; perché gli affetti dovrebbero peggiorare lo stato psico-emotivo peggio della mancanza degli stessi; perché c'è stata una guerra... Insomma, di lavoro ce n'è tanto. A parte questo c'è, almeno per me, anche un grosso problema di stile, periodi lunghi come questi "L’unica ragion d’essere sua e dell’equipaggio consisteva, raggiunta l’orbita di Plutone, nella perlustrazione a distanza della superficie di un pianeta del sistema solare che forse già gli antichi Caldei avevano presentito e contemplato nell’elaborazione delle previsioni astrologiche che riguardavano i destini degli uomini" o "Solo a dodici ore dal previsto ritorno sulla Terra accadde qualcosa di sconcertante agli occhi dell’equipaggio: i canali di comunicazione privati con i parenti nascosti sotto un’atmosfera sempre più prossima furono improvvisamente tagliati e un blackout audio-video di poco più di un’ora sprofondò nello sconforto e nell’ansia più atroci gli uomini di Metraton-V", con punteggiatura al limite e pieni di aggettivi e avverbi superflui, non aiutano la lettura e, a volte, nemmeno la comprensione dei fatti narrati, tanto che personalmente ho dovuto rileggere diverse parti. Ora, che abbia dovuto rileggere non è un dato oggettivo, perché potrei essere solo un po' duro io, però ti consiglio di tenerne conto, perché ogni lettore porta comunque con sé una verità che ti può tornare utile. In conclusione, questo racconto può avere un futuro, a patto di asciugarlo nella forma e allargarlo nello sviluppo del soggetto. Il tema non mi pare azzeccato, chi sono i figli dimenticati?

 

Non ne ho idea, di Marco Lomonaco

Racconto con un soggetto interessante che, secondo me, forse funzionerebbe meglio con un'altra struttura e, di sicuro, con molti più dettagli sulla realtà narrata, in letteratura va bene tutto, anzi, però non si può mescolare a caso solo per sorprendere, una logica, sia pur surreale, deve esserci. Al di là dei gusti personali, la barzelletta prende troppo spazio, anzitutto perché, come nel mio caso, potrebbe essere nota al lettore e quindi sembrare quasi un riempitivo, ma anche non lo fosse (nota), dovrebbe avere una funzione di richiamo come la citazione di un film e le citazioni si limitano a poche frasi significative e non alla riproposizione di un'intera scena. Partendo da questo, lo spazio guadagnato potrebbe essere utilizzato per mostrare (magari con dei flashback) sprazzi della vita della "coppia" che ha generato Chiara e il mondo (chiaramente fantasy) in cui vivono. Da spiegare, infine, la motivazione che porta la ragazza a uccidere colui che, al di là di tutto, è comunque suo padre. Da lavorarci e non abbandonare. Tema certamente centrato.

 

L’ultimo respiro, di Valter Carignano

Il racconto è scritto molto bene, però a mio parere ha due limiti, il primo non è di per sé importante e sarebbe la mancanza di originalità, il secondo invece è determinante ed è l'elencazione piatta con cui vengono eliminati, ad uno ad uno, tutti gli Dei senza coinvolgere il lettore in ciò che sta accadendo. In pratica alla fine mi pare di aver letto solo un mini riassunto sull'Olimpo, utile per imparare un po' di mitologia, ma anche noioso. Molto più interessante e coinvolgente, per me, sarebbe stato se la stessa storia si fosse svelata pian piano, magari con qualche personaggio in meno e, soprattutto, con qualche azione in più. Butto lì a mo' di esempio: Ares che muore davvero in un duello, oppure Artemide in una battuta al cinghiale, Afrodite in un baccanale. E' vero che i caratteri sono pochi, però così la storia è veramente compressa nell'ultima frase di Zeus, con tutto il resto a semplice elenco di premessa. Niente da dire da dire sullo stile, la lettura scorre sempre bene. Tema preso e affondato.

 

Oggetti smarriti, di Stefano Pastor

Racconto assolutamente piacevole, ben strutturato e ben "gestito". Fino alla fine pensavo in qualcosa di "magico", quindi il finale oltremodo realistico è stato davvero una sorpresa. Nel merito ti segnalo solo la frase finale che, almeno a me, è suonata superflua e, forse addirittura, nociva. Una sceneggiata del genere non mi sembra possa essere figlia di un accordo temporaneo e casuale, ma di un gruppo ben affiatato e funzionante, per cui la divisione del malloppo va bene, ma il "ciascuno per la sua strada" mi stona con quanto letto prima. Tema centrato dal primo rigo.

 

***************

Ho letto di polemiche e abbandoni, vi assicuro che la forza di MC non sta nella classifica finale (anche se fa piacere) ma nell'occasione di avere almeno 10/12 lettori attenti che useranno parte del loro tempo per spiegare cosa c'è che va o non va in ciò che hanno letto, in pratica, oro.

Detto questo, ecco la mia classifica:

 

(1) Oggetti smarriti, di Stefano Pastor

(2) Errori di gioventù, di Manuel Piredda

(3) L’amico immaginario, di Flavia Imperi

(4) Vecchio Leone, di Charlesdexter

(5) Fantasma, di Simone Cassia

(6) L’ultimo respiro, di Valter Carreggiano

(7) Eppure era chiusa, di Damiano Garofalo

(8) Philip Morris, di Enrico Nottoli

(9) Non ne ho idea, di Marco Lomonaco

(10) Pianeti, di Gianantonio Nuvolone

 

 

Damiano Garofalo
Messaggi: 15

Messaggio#11 » giovedì 30 luglio 2015, 17:22

Lista dei commenti:

L’essenza della vita

Ciao Luca,
prima volta che ci si confronta, e che dire, il racconto si lascia gustare sin da subito, e la tematica surreale e comica per un tema tosto ha il suo risvolto accattivante.

Non mi sento di fare particolari critiche alla scelta stilistica, è nel complesso uno dei più riusciti racconti del gruppo Silenzio. Ricco di dettagli e ben congeniato.

Il mio personalissimo gusto mi fa protendere verso scelte tematiche maggiormente coraggiose, ma non fa testo.

Complimenti.


L’amico immaginario

Ciao Flavia,
eccomi a commentare in extremis, il racconto è ben cadenzato e buona la scelta di spezzare le parti. L’ambientazione lascia desiderare di essere esplorata di più nel suo contesto, il che vuol dire che il racconto incuriosisce e forse meriterebbe uno spazio più ampio. Posso capire la frustrazione nell’aver dovuto suntare qualcosa che ritenevi completo in altra misura a causa della svista sul massimale dei caratteri.

Il tema è affrontato con originalità, e le stesse storie sul paranormale/borderline di rado tendono ad esserlo. Brava.
Personalmente avrei ricercato un finale meno efferato ma ancor più misterioso, che forse toglie un po’ quell’originalità di cui si fa forza nella stesura iniziale e centrale.

A rileggerci presto, e senza malus.


Philip Morris

Ciao Enrico,
il racconto tratta un argomento pesante com’è giusto che sia, forte, che lascia quel giusto senso di amarezza. Duro e castigante un certo tipo di fenomeno sociale.

La scelta del soggetto però lascia un senso di insoddisfazione, probabilmente perché non vi è una reale maturità in chi racconta l’avvenimento a distanza di anni, il che rende il racconto una testimonianza didascalica, che non dice più di quel che sono i fatti stessi. Il tema è centrato.

Scavi a fondo, ma meno di quanto avresti potuto. Comunque coraggioso.


Pianeti

Ciao Gianantonio,
ecco questo è un genere di racconto che non mi sarei aspettato, ma che avrebbe potuto sfondare molto bene sul tema. Avveniristico, ma purtroppo eccessivamente lontano dai riflettori emotivi.

La difficoltà maggiore nell’apprezzarlo come hanno già palesato altri, e come hai constatato, è nell’immedesimazione del lettore, dato che mancano dialoghi o pensieri propri dell’equipaggio.

Il consiglio che posso darti è di tentare di umanizzare il tutto, senza allontanarti dal contesto.
Se ci fossi riuscito probabilmente date le premesse ardimentose, ti avrei messo in cima alla mia personale classifica.

Il tema, a mio gusto, sarebbe stato maggiormente centrato se fosse stato l’equipaggio ad essere considerato come i Figli Dimenticati dagli sviluppi della Terra, piuttosto che i bambini di Norman, che non ha dimenticato i propri figli, ma semplicemente non li ha scelti seguendo invece la sua ragion d’essere.

Spero di rileggerti.


L’ultimo respiro

Ciao Valter,
il tuo racconto mi ha particolarmente colpito. L’idea di abbinare gli dei del pantheon della mitologia greca a frutto delle credenze umane e come tali destinati a svanire alla cessazione del credo stesso è alquanto simbolica. Non eccessivamente originale, ma molto ben elaborata. Friziona forse la figura di Eracle stesso, che pur essendo umano nasce da quella stessa mitologia di cui dovrebbe esserne vittima all’oblio del credo.

In quanto allo stile, direi che non ho appunti da fare, lo stile aulico associato alla mitologia classica non stona a mio avviso, ma la caratterizza ulteriormente.

Ottimo elaborato.


Oggetti smarriti

Ciao Stefano,
il racconto è davvero piacevole, lo stile scorrevole ed il tema è affrontato con un cinismo sociale che stuzzica. Il finale dà l’idea che fosse tutto ben costruito e precedentemente accennato.
Ottima scelta e caratterizzazione della “mandrakata”, affatto prevedibile. Non mi sento di aggiungere altro.
Complimenti davvero.


Fantasmi

Ciao Simone,
difficile ricordare chi per primo seppe e raccontò agli altri di questa storia, ma il contesto e le personalità nipponiche hanno palesato rapidamente a cosa ti riferissi. Un omaggio gradevole.
In quanto al racconto in sé, per mio gusto, forse avrei maggiormente apprezzato un approfondimento sul maggiore che va a recuperare questo “figlio dimenticato”, tralasciando magari qualche elemento routinario.
Il finale per quanto sia il fulcro del racconto, è un po’ troppo rapido, e sento la mancanza di una presa di consapevolezza del soldato confrontata alla propria folle impresa che forse avrebbe dato più corpo al racconto.

Niente da aggiungere sullo stile. Di certo una delle congruenze tematiche più ricercate.
Alla prossima.


Vecchio leone

Ciao Charles,
il quadro contenuto nel racconto è chiaro, e nemmeno troppo sterotipato. La lettura procede scorrevolmente, ma manca un certo mordente nella caratterizzazione dei personaggi, che pur avendo un ottimo slancio iniziale poi si consuma in poche battute.

Tema centrato appieno, e buona la scelta di puntare i riflettori su Franco. Personalmente avrei spinto più a fondo nel personaggio, ma qui davvero era difficile il compromesso con i caratteri massimi.

Bravo.


Non ne ho idea

Ciao Marco,
per quanto il titolo possa essere frettoloso, non è andata poi così male :P.
Surreale, originale e più o meno fluido. Un tema centrato in un modo particolare. Difficile il giudizio.
Critiche ne ho forse sulla stesura in alcuni punti poco oleata, che rende un po’ difficoltoso capire chi è che sta parlando, il che può affannare la già richiesta di attenzione particolare per cogliere la bizzarria della natura dei protagonisti.

Apprezzabile dopotutto.


Errori di gioventù

Racconto divertente e davvero ricercato nella sua imprevedibile semplicità.
Tema afferrato nella maniera probabilmente più originale.
Per quanto giunga ad una soluzione ilare, parte da premesse seriose che danno spessore al racconto.

Lo stile non ha grossi problemi. Mi aggiungo alla critica sulla scelta del colpo di scena, probabilmente ti ha indotto a dare un eccessivo spessore alle personalità dei protagonisti risultando maggiormente adulti come ha fatto notare qualcuno.

Ci rileggeremo alla prossima.


Classifica
Ciao a tutti, volevo fare una premessa dicendo che al di là dei giudizi che mi sono apprestato a dare singolarmente, la scelta per la classifica si basa su alcuni aspetti che personalmente ho ritenuto più importanti di altri, dato che molti racconti hanno dato prova di una più che discreta aderenza al tema e originalità.
Sono lieto di aver potuto leggere molti ottimi racconti e dispiaciuto della defezione di uno di essi.

1 – Oggetti smarriti
2 – L’ultimo respiro
3 – Errori di gioventù
4 – L’amico immaginario
5 – Fantasmi
6 – L’essenza della vita
7 – Vecchio leone
8 – Non ne ho idea
9 – Pianeti
10 – Philip Morris


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invernomuto
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Messaggio#12 » venerdì 31 luglio 2015, 2:00

Flavia Imperi – L'amico immaginario

mi piace molto la scelta di utilizzare il tema per una storia dai temi orrorifici a cui sei riuscita a donare un’atmosfera più che adeguata.

Purtroppo, pur non essendo particolarmente pignolo nella ricerca di spiegazioni in un racconto dai toni così oscuri, ho notato più di una volta quelli che probabilmente sono i punti dove hai dovuto calare l’impietosa “accetta di Minuti Contati” per riportare il conto caratteri entro i limiti (in questo caso “quasi” entro i limiti, mi spiace davvero per il malus).

Molti dei punti che avrei voluto sottolineare sono già stati fatti notare da chi ha commentato prima di me, per cui eviterò di ripetere quello che già sai.

In ogni caso il racconto mi è piaciuto davvero e il tema è stato rispettato pienamente, spero di rileggere nuovamente qualcosa di tuo nelle prossime edizioni, molto brava.

Enrico Nottoli – Philip Morris

Genitori più sbagliati dei tuoi due protagonisti non ce ne sarebbero potuti essere, il tema è perfettamente centrato.

Sebbene siano effettivamente personaggi lievemente stereotipati, è doveroso notare come siano stereotipi più che comuni nella realtà e come la tua storia si ripeta nel mondo reale ogni giorno dall’inizio dei tempi.

Hai usato un registro crudo e un lessico decisamente credibile, elementi che contribuiscono a far calare il lettore nella realtà (effettivamente un po’ squallida) del tuo racconto.

Purtroppo condivido parte delle osservazioni negativi dei commentatori precedenti, la storia è effettivamente una storia di tutti i giorni  per cui non risulta di forte impatto come invece dovrebbe.

In definitiva ti faccio i complimenti per la credibilità dei personaggi e lo svolgimento tecnico del racconto, un po’ meno per la scelta del soggetto; in ogni caso si tratta di un buon racconto che è stato piacevole da leggere, a presto.

Damiano Garofalo – Eppure era chiusa

La prima cosa che salta all’occhio del tuo racconto è naturalmente la formattazione molto compatta che non aiuta il primo impatto, naturalmente ho letto la tua spiegazione ma il colpo d’occhio in questo caso è davvero forte.

Il punto di vista è ben rispettato e il flusso di coscienza per quanto a volte possa rischiare di sovraccaricare il lettore è utilizzato in modo adeguato.

Anche per me il primo istinto è stato quello di andare a rileggere la frase incriminata dove viene esplicitamente detto che la finestra viene chiusa.

Non sono nuovo ai racconti che fanno uso di un narratore inaffidabile ma in questo caso sembra quasi esageratamente esplicito, se avesse pensato “devo ricordarmi di chiudere la finestra” o “la finestra è davvero chiusa o solo poggiata” senza poi compiere alcuna azione a riguardo il racconto avrebbe funzionato lo stesso, l’idea che avesse creato un falso ricordo così preciso mi sembra un po’ troppo stirata, ma naturalmente in questo caso si tratta di una mia opinione personale.

Una buona prova, soprattutto tenendo presente che si tratta della tua prima partecipazione a un contest così limitante.

Mi auguro di rileggerti nelle prossime edizioni per poter giudicare meglio il tuo stile, a presto!

Charlesdexter – Vecchio Leone

Franco è un bel personaggione, forse quasi tutti conosciamo qualcuno del genere e questo aiuta, grazie al paragone diretto, a valutare la buona caratterizzazione che sei stato in grado di dargli.

Anche io trovo che, sebbene Franco riesca a spiccare come un personaggio dalla caratterizzazione forte, qualche attenzione in più alla costruzione dei suoi dialoghi avrebbe aiutato a dargli una piccola spinta in più.

Il tema è pienamente rispettato e il racconto scorre facilmente anche se è effettivamente poco incisivo.

Mi auguro di incontrarti nuovamente nell’arena di Minuti Contati e di leggere presto qualcos’altro di tuo per comprendere meglio il tuo stile, a presto!

Simone Cassia – Fantasma

Il tuo racconto parla di una delle mie storie di guerra preferite, per cui una volta compreso esattamente chi fosse il soldato disperso ho attivato l’occhio supercritico del “fan della storia vera”.

Nonostante questo non ho riscontrato gravi mancanze nella tua interpretazione se non, forse per il conto caratteri tiranno, il mancato sfruttamento della promessa di Taniguchi nel ’44: “Qualsiasi cosa succeda, torneremo a cercarti”.

Nessun appunto da fare per lo stile, il tema del figlio dimenticato è certamente presente e affrontato in modo originale e trasversale, ottima prova.

Gianantonio Nuvolone – Pianeti

Bello trovare un racconto di fantascienza in un tema che spinge così fortemente verso un contesto di rapporti sociali e umani.

Sebbene il tema fondamentale della storia non sia tra i più originali (gli astronauti che al loro ritorno trovano un pianeta irriconoscibile sono ormai uno dei capisaldi della science fiction) il tuo modo di svilupparlo è molto particolare.

Quello che salta subito all’occhio del lettore è lo sviluppo molto prolisso e la completa mancanza di dialoghi, una scelta che in questo caso tiene il lettore lontano e distaccato dalle disgrazie del capitano e del suo equipaggio, che addirittura sembra venire dimenticato in favore di una maggior focalizzazione sul protagonista.

Hai delle ottime potenzialità e non difetti sicuramente nel lessico, lo stile di “Pianeti” però si rivela una delle peggiori scelte possibili per un contest dai caratteri limitati come Minuti Contati, cosa che ha pesato molto sul risultato finale.

Nonostante questa volta il risultato non sia stato ottimale ti invito a non scoraggiarti e spero di osservare la tua evoluzione nelle edizioni future, a presto!

Marco Lomonaco – Non ne ho idea

Ho trovato il racconto molto interessante soprattutto grazie alla capacità e al coraggio di proporre una trama così surreale.

Purtroppo però ho trovato la lettura poco scorrevole, quasi come il racconto fosse composto da tre grossi spezzoni (pre-barzelletta, barzelletta, e post) che, secondo la mia opinione, non si armonizzano perfettamente.

La decisione finale di Chiara inoltre sembra essere eccessiva e forse sarebbe stato melgio, nonostante il limite di caratteri, focalizzarsi un po’ di più sull’accumularsi del suo risentimento.

Spero di leggere di nuovo qualcosa di tuo nella prossima edizione per farmi un’idea migliore del tuo modo di scrivere, a presto!

Valter Carignano – L'ultimo respiro

Buona sovversione del concetto delle divinità, che da entità genitrici diventano invece entità generate e di conseguenza “figli”.

Ottima anche la padronanza di linguaggio e la scelta di uno stile aulico e alto che aiuta il lettore a calarsi meglio nella storia.

Trovo anche io, come Luca Pagnini, che la storia tenda a essere leggermente troppo compressa (complice anche il conto caratteri tiranno) e che affidare la rivelazione della morte di una divinità a scene più d’impatto avrebbe aggiunto del pepe alla composizione.

Un’ottima prova, in ogni caso, che ha centrato in pieno l’obiettivo. Complimenti.

Stefano Pastor – Oggetti Smarriti

A volte capita di trovarsi di fronte a un racconto così ben riuscito che è davvero difficile commentarlo in modo utile senza ridurre il tutto a una “leccata”, temo che questa sia una di quelle volte.

Ottimi ritmi, ottima costruzione, ottimo colpo di scena e tema centrato perfettamente.

Un’ottima prova, complimenti.

Luca Pagnini – L'essenza della vita

come già successo con Stefano mi trovo in difficoltà a commentare il tuo racconto.

Lo stile è scorrevole e riesce a tenere il lettore interessato anche durante la descrizione di eventi quotidiani e quasi banali, mentre il tuo modo di strutturare il racconto riesce a distrarre il lettore mentre prepari il gancio destro da sferrare sul finale.

Il tema è perfettamente centrato, ottima prova, complimenti.

La mia classifica è la seguente:

1 – Stefano Pastor – Oggetti smarriti
2 – Luca Pagnini – L'essenza della vita
3 – Valter Carignano – L'ultimo respiro
4 – Flavia Imperi – L'amico immaginario
5 – Simone Cassia – Fantasma
6 – Enrico Nottoli – Philip Morris
7 – Charlesdexter – Vecchio Leone
8 – Damiano Garofalo – Eppure era chiusa
9 – Marco Lomonaco – Non ne ho idea
10 – Gianantonio Nuvolone – Pianeti

 

Grazie a tutti i partecipanti per aver condiviso le vostre opere ed esservi messi in gioco!

enrico.nottoli
Messaggi: 82

Messaggio#13 » venerdì 31 luglio 2015, 14:13

CIAO A TUTTI, ANCHE STAVOLTA MI SONO DIVERTITO UN SACCO A SCRIVERE E COMMENTARE. PUTROPPO A CAUSA DI VARI IMPEGNI STAVOLTA NON HO AVUTO MODO DI COMMENTARE I RACCONTI UNO AD UNO, TROVERETE TUTTO QUI, SIA I COMMENTI IN ORDINE SPARSO CHE LA CLASSIFICA.

Luca Pagnini_ L’essenza della vita
Ciao Luca,
Il racconto è scritto in maniera davvero buona e abbastanza originale, mi è piaciuto l’uso del corsivo nel pensiero. Carino anche questo finale (costruito passo passo dall’inizio) che strappa un sorriso e fa cadere tutta la storia in un atmosfera ancor più paperinesca.
Bel racconto, bravo, leggero al punto giusto senza scadere nel banale.
Alla prossima :)

Simone Cassia _ Fantasma
Ciao Simone,
Senza dubbio hai avuto un approccio interessante e originale al tema, che la storia sia vera o meno non importa molto perché l’avrei apprezzata in ogni caso, è comunque verosimile. La narrazione fila abbastanza, anche se con qualche calo di attenzione nei confronti del lettore (o almeno di me lettore) specie nella fase centrale della storia. Non ho apprezzato qualche passaggio o qualche parola usata, tipo “deterse”, li ho trovati un po’ forzati.
A rileggerci :)

Gianantonio Nuvolone _ Pianeti
Ciao Gianantonio,
Allora il tentativo di introdurre una storia di fantascienza mi è piaciuto, nonostante non sia un appassionato del genere, mi ha comunque incuriosito molto inizialmente. Il problema, per me, è la voce che usi in tutto il testo. Non prende il lettore, mi ricorda un po’ quella nei vecchi documentari, che descrive pari pari gli avvenimenti senza trasmettere emozioni nel lettore/osservatore. Cioè parla dello scoppio della bomba e dell’impassibilità del protagonista con la stessa enfasi.
Spero di poterci confrontare ancora :)

Charlesdexter _ Vecchio Leone
Ciao Charlesdexter,
La cosa che più ho apprezzato è la caratterizzazione dei personaggi in così poco tempo, lui il classico riccone che va a escort, il figlio ingenuo e bisognoso di affetto, le ragazze attaccate solo ai soldi … bravo. Non mi è piaciuto il momento in cui l’uomo di sente male, forse dovevi descriverlo meglio, mi è sembrato un po’ buttato là onestamente.
Comunque il tema c’è, la storia anche, quindi un racconto piacevole tutto sommato.
A presto :)

Marco Lomonaco _ Non ne ho idea
Ciao Marco,
Be’ che dire, sono rimasto sbalordito da questo racconto. Io stesso non gradisco molto i finali che rovesciano tutto in racconti così brevi come quelli di minuti contati, però quei devo dire che funziona. Sì è surreale, sì è strano, contorto e quello che vuoi, ma per me ci sta. Ci sta anche la barzelletta nel mezzo, infatti si riallaccia bene con la battuta finale. Hai costruito un bel racconto, pieno di semi che sbocciano man mano.
Alla prossima :)

Flavia Imperi _ L’amico immaginario
Ciao Flavia,
Racconto horror in piena regola, sembrava quasi di sentire la tensione che cresceva a ogni paragrafo. Il finale mi è piaciuto tantissimo e il tema del racconto è centrato alla perfezione, figlio più dimenticati di così! Hai creato una bella atmosfera, davvero coinvolgente. Forse sì, come suggerito da qualcuno, avrebbe avuto bisogno di un pizzico di spiegazione in più per l’omicidio della zia, ma è solo un dettaglio.
Brava e alla prossima :)


Valter Carignano _ L’ultimo respiro
Ciao Valter,
La tua è una storia molto particolare e senza dubbio bisogna quantomeno apprezzare l’idea di scrivere un racconto del genere e l’originalità con cui è stata sviluppata. Anche se nello stile ci sono alcune frasi che non mi sono piaciute (tipo: “Era da qualche giorno soltanto cominciata la primavera”, ho trovato disordine nella costruzione) servono comunque a creare un’ambientazione arcaica, perfetta con il tuo racconto.
Quindi il mio giudizio è positivo, sebbene non sia un racconto nelle mie corde ecco.
Alla prossima :)


Stefano Pastor _ Oggetti Smarriti
Ciao Stefano,
Il tuo racconto mi è piaciuto, senza dubbio scritto con disinvoltura e tiene il lettore attaccato alla pagina per capire cosa sta succedendo. Sul finale mi aspettavo qualcosa in più dopo tutta la carica di pathos che mi avevi dato e sono rimasto un po’ a bocca asciutta, non mi ha fatto sussultare e in un racconto costruito in questa maniera speravo ci fosse.
Comunque una bona prova :)


Manuel Piredda _ Errori di Gioventù
Ciao Manuel,
Mi piace la storia che hai voluto raccontare e il modo in cui l’hai fatto, molto efficace e divertente sul finale. Fino all’ultimo dialogo mi stavo chiedendo come potesse una madre parlare in quel modo nei dialoghi, e invece inserendo il Tamagotchi e la descrizione finale tutto assume un altro senso.
Ottimo racconto,bravo e alla prossima :)


Damiano Garofalo _ Eppure era chiusa
Ciao Damiano,
Ciao Damiano il tuo racconto mi è piaciuto davvero tanto. Il modo in cui lo hai tracciato, così brusco e affannoso, rende bene l’idea della fretta e della foga del protagonista. Ho solo un appunto da fare: invece di quel “Mannaggia” io avrei visto bene un bel “Cazzo”, non bisogna aver paura di buttare giù un paio di parolacce quando ci stanno perfette. A volte ha più effetto un cazzo che mille parole.
Ma questo è un dettaglio, il racconto ha una valutazione molto buona.
Alla prossima :)



CLASSIFICA:
1 LUCA PAGNINI
2 DAMIANO GAROFALO
3 MANUEL PIREDDA
4 FLAVIA IMPERI
5 MARCO LOMONACO
6 STEFANO PASTOR
7 VALTER CARIGNANO
8 CHARLESDEXTER
9 SIMONE CASSIA
10 GIANANTONIO NUVOLONE

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antico
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Messaggio#14 » domenica 2 agosto 2015, 21:08

A mio giudizio, questo è stato il gruppo con la qualità media più alta, complimenti a tutti!
 
1) Oggetti smarriti, di Stefano Pastor
Un racconto davvero notevole, molto pulito, ben controllato. La declinazione del tema è decisamente originale e i personaggi sono più che credibili. Una prova convincente sotto praticamente tutti i punti di vista e con la ciliegina sulla torta del giudizio stigmatizzante della massa che da subito s'insinua, senza basi per sorreggersi, ma già schifato e perentorio. Un pollice SU senza ombra di dubbio.
2) Errori di gioventù, di Manuel Piredda
Bello, davvero molto. Sei riuscito a serbare la sorpresa fino alla fine e il tutto senza prendere in giro il lettore nascondendogli delle informazioni. Decisamente originale l'approccio, ben delineati i due protagonisti con uno sguardo sempre un po' deviato che ci fa intendere chissà cosa. Tema centrato in pieno e brillantemente. Pollice su per me.
3) L’essenza della vita, di Luca Pagnini
Un racconto senza pecche evidenti, coerente in tutte le sue parti e con un finale sì, quasi, telefonato, ma comunque efficace. Tema declinato letteralmente, ma non è un male. Merde forse nei confronti di interpretazioni più audaci, ma siamo comunque, anche qui, su un bel pollice SU. Complimenti.
4) Philip Morris, di Enrico Nottoli
Confermo le mie impressioni sui tuoi testi: hai una voce ben definita, schetta e originale. Forse qui lo sguardo è meno obliquo e più diretto, ma va bene lo stesso. Il tema è perfettamente centrato: i genitori sbagliati, oltre ai due ragazzi, sono anche quelli mai presenti in scena, quelli che permettono a una ragazzina di 15 anni di uscire tutte le sere. Pollice su senza grosse riserve.
5) Eppure era chiusa, di Damiano Garofalo
Benvenuto a Minuti Contati. Ho apprezzato la forma che hai dato al racconto, hai scelto una strada e sei stato coerente con essa fino in fondo. Gli a capi a mio avviso è giusto che manchino. Dovevi rendere la fretta di questo personaggio e la concitazione della narrazione è perfettamente funzionale a quello scopo. Ho anche apprezzato, e parecchio, il confondere il bambino con il randagio, alla ricerca di un risveglio mentale che ancora non era sopravvenuto e che alla fine giunge tanto drammaticamente . Una cosa è da dire: si legge meglio in seconda battuta, qualcosa al suo interno stride. Pertanto, pollice rivolto verso l’alto e invito a ripostarlo revisionato nel Laboratorio, non credo che avrai difficoltà a essere ammesso alla vetrina del sito.
6) Vecchio leone, di CharlesDexter
Benvenuto a Minuti Contati! Direi un bell’esordio. Il racconto fa il suo dovere e bravo per non essere caduto nella tentazione della redenzione. Certo, si sente la fretta con cui è stato scritto, mancano momenti davvero incisivi e anche laddove ci sono, come il dialogo con il figlio, “scorrono via lisci”, forse troppo. Il tema c’è ed è centrato. Direi un pollice tendente verso l’alto, dagli una revisione sulla base dei commenti ricevuti e postalo nel Laboratorio, ha tutti i numeri per finire sulla vetrina del sito.
7) Fantasma, di Simone Cassia
Una bella storia, ben narrata. Ha un difetto congenito, s'intende troppo presto di cosa si tratta, ma non riesco a capire se è un problema mio che da sempre m'interesso a questi temi o no. Detto questo, si legge bene, non ha cedimenti, quindi il giudizio rimane positivo. Una piccola ombra sulla trattazione del tema che, a dirla tutta, è rispettato anche se qui c'è il racconto su un figlio a suo tempo dimenticato che però qualcuno sta cercando di recuperare. Per il momento il pollicione tende verso l'alto, ti chiederei di provare a rivederlo per capire se si riesce a nascondere un po' meglio il finale, un tentativo lo merita e comunque sia il Laboratorio che la pubblicazione sul sito lo aspettano.
8) L’ultimo respiro, di Valter Carignano
Benvenuto a Minuti Contati! Una buona prova minata in parte dalla sua stessa struttura, a eliminazione. Sembra un elenco di caduti e una volta capito il giochino diviene presto poco intrigante. Non benissimo il finale con la spiegazione quasi forzata di quanto sta accadendo, si poteva senz’altro trovare una via meno diretta e, forse, elegante. Detto questo, il giudizio è senz’altro positivo, direi un pollice tendente all’alto anche per te.
9) L’amico immaginario, di Flavia Imperi
Le motivazioni che portano all’assassinio di Evelina, in effetti, non sono chiare. Detto questo, il racconto evoca delle immagini molto forti, vivide. Inoltre si gioca su più piani, bello il montaggio. Ritengo che tutta l’introduzione potesse essere eliminata per restare nei caratteri e sostituita da un accenno di Sara al fatto che aveva trovato quella bambola. Il tema c’è. Pollice tendente verso l’alto e spero posterai una versione corretta e senza problemi di spazio nel laboratorio.
10) Non ne ho idea, di Marco Lomonaco
Oh, dunque... Per prima cosa, bentornato a Minuti Contati. Racconto molto particolare, l'immagine resta forte in testa, il tema è rispettato, ma non mi ha convinto. La barzelletta sembra più un riempitivo e prende decisamente troppo spazio, il fatto che sia stato possibile generare una figlia del genere è fuori di logica, che figlia e padre comunichino con linguaggio umano ancora di più e non ho trovato appigli che lo portino a un livello parabola o metafora. Buttato così nella mischia perde molta della sua forza, servono chiavi di lettura. T'invito a rivederlo e a presentarlo nel Laboratorio, sappiamo entrambi molto bene che i tuoi standard sono assi più elevati e sono decisamente curioso di scoprire che cosa ne può venire fuori, dalla tua penna, con 2000 caratteri in più a disposizione (e più tempo). Per il momento il pollice è giù.

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