L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

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marco.roncaccia
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L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#1 » martedì 22 novembre 2016, 0:45

Non sogno più.
Il che è un problema visto che nel mio ultimo sogno, circa 20 anni fa, c’era lei.

I capelli rossi e le forme di Jessica Rabbit, ma molto, molto più reale.
Si presentò alla mia fase REM vestita di nero: tubino di pelle, autoreggenti con la riga dietro e un decolté tacco 15.
Sarei rimasto a sbavarle dietro tutto il tempo se non mi avesse stregato con la sua intelligenza e l’ironia del suo sguardo.
Parlammo per tutta la notte e scoprimmo di essere molto simili.
Amavamo sbronzarci di perroquet, un cocktail a base di pastis e menta; impazzivamo per i libri di Saramago e per la musica dei Weather Report.
Solo in fatto di cinema scoprimmo una piccola divergenza.
Lei ama il cinema tedesco, io non guardo film che non siano americani.

«Sai il primo appuntamento per me è sempre un test» mi disse mentre si sistemava una calza.
Trovai quel gesto femminile ed eccitante.
Lei lo capì, sorrise e continuò.
«A chi lo supera concedo una secondo incontro, con meno parole e più sesso»
La sua lingua, appena intravista tra le labbra infuocate di rossetto e i denti bianchi e perfetti, mentre diceva la parola “sesso” mi mandò in estasi.
«E io ho superato il test?» Biascicai speranzoso.
«Te lo dico la prossima volta» sussurrò maliziosa.
«Ci vediamo sotto l’albero dove i padri sognano i loro figli».
Poi suonò la sveglia.

Mi svegliai eccitatissimo.
Quel “ci vediamo” era per me la conferma del fatto che il secondo incontro ci sarebbe stato. Non avevo idea di cosa fosse “l’albero dei padri che sognano i figli” ma, ero sicuro, mi si sarebbe rivelato nel sogno successivo.
Da 20 anni le sono fedele.
Due cose sono cambiate nella mia vita:
Ho smesso di sognare e non provo più attrazione sessuale per le altre donne.
Andare a dormire per me, ora, è come giocare al Superenalotto.
Finora i numeri del secondo appuntamento con lei non sono ancora usciti.
Ma io spero ancora.
Rileggo i libri di cui abbiamo parlato, ascolto la nostro musica e, ultimamente,
ho iniziato a vedere i suoi amati film tedeschi.
In un mercatino, proprio oggi, ho trovato un vecchio VHS. “Dove sognano le formiche verdi” di Werner Herzog.
Ho ripescato il mio vecchio videoregistratore e ho infilato il nastro.

Poi è arrivata la scena del supermercato.

Ci sono degli aborigeni australiani in un supermercato seduti per terra in una delle corsie.
Lance Hackett, il protagonista, chiede al proprietario del negozio di spiegargli cosa stiano facendo e questi risponde che stanno pregando.
Un tempo, dove ora ci sono detersivi e vernici sorgeva un albero sacro, abbattuto per costruire il negozio.
Era il luogo deputato per sognare i figli. La religione dei nativi, infatti prescrive che un figlio debba essere progettato in un sogno per poter nascere.

Il mio cuore si spezza come il tronco sacro.
«Ci vediamo sotto l’albero dove i padri sognano i loro figli.»
Solo ora capisco la citazione.

L’albero non esiste più e io, 20 anni fa, non passai il test.
Ultima modifica di marco.roncaccia il martedì 22 novembre 2016, 0:52, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#2 » martedì 22 novembre 2016, 0:52

Ola Marco! Ormai i tuoi racconti si riconoscono... dal titolo! :D
Parametri tutti rispettati, divertiti in questa Troccoli Edition!

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marco.roncaccia
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#3 » martedì 22 novembre 2016, 1:14

Bene, Antico! Mi fa piacere condividere qui sotto la scena del film "Dove sognano le formiche verdi" descritta nel racconto e da dove questo prende il titolo
https://www.youtube.com/watch?v=jbYoG3LikVc

Hitherto
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#4 » martedì 22 novembre 2016, 14:00

Ciao Marco,
il tuo racconto cattura l'attenzione del lettore dall'inizio alla fine ed è scritto in uno stile a me congeniale, dunque ho apprezzato davvero tutto di ciò che hai scritto. Credo che anche la trama sia sviluppata con arte, nonostante il numero dei caratteri disponibili fosse davvero esiguo. Ho trovato originali la mancanza di sogni e la perdita dell'attrazione sessuale nei confronti di tutte le altre donne; descrivono perfettamente il modo in cui la vita del protagonista è cambiata dopo il sogno. Vent'anni di inutile attesa? Così potrebbe sembrare, ma credo che non sia stata del tutto inutile. Un appunto: credo che si scriva "décolleté".
A me le d eufoniche piacciono!

alexandra.fischer
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#5 » martedì 22 novembre 2016, 20:00

La citazione di Herzog sugli aborigeni e la loro ostinazione a radunarsi nel supermercato che ha rimpiazzato il loro albero sacro per sognare i figli che avranno è molto poetica e rispecchia bene lo stato d’animo del protagonista, il quale si ostina a sognare la Donna Ideale che gli è comparsa in sogno vent’anni prima (molto fumettistica, visto il paragone con Jessica Rabbit, ma anche intellettuale, con la passione per il cinema tedesco, Saramago e i Weather Report). Il sogno ha cambiato la vita al protagonista. Il lettore soffre con lui per via del mancato secondo incontro, che avrebbe significato maggiore carnalità nel rapporto con lei. Il film di Herzog è dunque l’addio della donna al suo corteggiatore. La storia è triste, ma non del tutto, perché gli ha lasciato il suo mondo interiore (cinema tedesco, letture e musiche comuni). Ottima storia, c’è qualcosa da aggiustare.


Attento a decolté: si scrive decollété.

Attento alla discordanza di tempo verbale: lei ama il cinema tedesco io non guardo film che non siano americani. Visto che il resto del racconto è al passato, userei l’imperfetto: amava, guardavo.
Refuso: una secondo incontro (scrivere un).

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marco.roncaccia
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#6 » martedì 22 novembre 2016, 21:02

Ciao Hiyherto e Alexandra, grazie per i vostri commenti!
Avete perfettamente ragione su décolleté. Svista dovuta in parte a ignoranza mia e in parte alla mal riposta fiducia sul sito che avevo utilizzato per visualizzare l'articolo.

Sulla concordanza dei tempi ... ho fatto vari cambiamenti e alla fine ho optato per questa forma che mi sembrava e mi sembra la più corretta (posso sbagliarmi e magari qualche commentatore successivo ci può aiutare a far luce).
Spiego il mio ragionamento Il fatto di amare il cinema tedesco o i film americani è al presente perché al momento della narrazione ambedue i personaggi sono vivi e le loro preferenze si suppongono valide anche oggi. Il passato, invece l'ho utilizzato per le azioni trascorse.

Fernando Nappo
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#7 » martedì 22 novembre 2016, 21:59

Ciao Marco,
il tema è sicuramente centrato: non c'è dubbio che dal sogno la vita del protagonista sia cambiata. Certo che il tuo protagonista è un tipo ben strano: condannarsi all'astinenza sessuale, smettere di desiderare donne "reali", e crucciarsi per ven'anni nell'attesa di sognare nuovamente una donna, peraltro un'immagine molto stereotipata, che ricorda Jessica Rabbit.
Molto interessante e apprezzabile la citazione di Herzog, anche se il ritrovamento casuale del film che cita proprio la frase sibillina del sogno mi è parsa un pochino forzata.
Sulla discordanza temporale ti hanno già detto altri prima di me.

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marco.roncaccia
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#8 » mercoledì 23 novembre 2016, 8:09

Ciao Fernando, grazie per il commento.
Di solito i protagonisti dei racconti sono tipi, come dici tu, ben strani, si trasformano in scarafaggi, arrivano da altri pianeti e sono allergici alla kryptonite, vengono morsi da ragni radioattivi. Invece il fatto che si perda il contatto con la realtà fatta di corpi reali grazie una immagine stereotipata è alla base di molte patologie psicologiche e disturbi dell'alimentazione. Sulla discordanza anche io ho già detto sopra.

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Vastatio
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#9 » sabato 26 novembre 2016, 11:31

Ciao,
letterale nel trattare il tema. Chiedi tanto al lettore questa volta, chiedi che trovi credibile venti anni di fedeltà a un sogno. A un sogno riconosciuto come tale. Certo, sicuramente qualche persona "speciale" potrà anche rientratre in tale categoria, ma mi tiri quasi subito fuori dal racconto così.
Però se si accetta la tua premessa il racconto scorre ed è piacevole, non è certo la tecnica a difettarti.
La chiusura non mi piace, è troppo spiegone. Questo però temo dipenda da me, dopo tutto io lascio al lettore tanto da fare e praticamente sempre questa scelta mi si ritorce contro. Tu mi accompagni per mano, mi fai vedere tutto, me lo spieghi un paio di volte e la cosa mi infastidisce.

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marco.roncaccia
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#10 » sabato 26 novembre 2016, 13:57

Ciao Roberto,
il fastidio è una delle cose che mi piace provocare nel lettore, però non nel senso che dici tu. Che dire, le critiche che poni sono di carattere personale, nel senso che non lo trovi congeniale ai tuoi gusti e su questo non è possibile eccepire niente. Sul fatto che sia la persona ad essere "speciale" permettimi una ulteriore riflessione. Il racconto è una estremizzazione, una riduzione ad assurdo. Quindi "speciale" non è la persona, il protagonista, ma la situazione creata nel racconto. Un nerd che che passa la vita tra linee di codice a scapito della sua vita relazionale non sta forse nello stesso tipo di situazione speciale? Se al posto di Jessica Rabbit ti ci metto il kernel di Linux ti risulta maggiormente credibile?
Azz mi accorgo solo in seconda battuta di non averti ringraziato per il commento. Lo faccio ora!

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Vastatio
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#11 » sabato 26 novembre 2016, 15:16

Ciao,
no, anche se metti il nerdone non mi migliori troppo la situazione. Il problema è il sogno. A meno che tu non mi venga a dire che no, non è un sogno, ma l'incontro è reale, lui ha solo idealizzato una persona vera, in carne ed ossa. Allora sì, posso accettare che sia rimasto fedele al "colpo di fulmine".
Non a un sogno.
PS: non sarebbe la prima volta che "interpreto" male un tuo racconto perché non riesco a riconoscerne i paralleli.

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marco.roncaccia
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#12 » sabato 26 novembre 2016, 16:46

La prossima volta scrivo un racconto con le coordinate gps :D :D :D

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ceranu
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#13 » domenica 27 novembre 2016, 16:39

Ciao Marco, a me il racconto è piaciuto e anche molto. Non trovo così assurdo il rimanere legato a un sogno (non è una donna e non è un "vero" sogno, ma l'utopia penso si possa intendere nello stesso modo.). La storia è scritta molto bene e stavolta non chiedi molto al lettore il che è un bene. L'unica nota è sul finale, forse è un po' troppo affrettato, avrebbe meritato più spazio. Quell'ultima riga è una doccia fredda per il lettore. Mozzi il fiato e non dai la possibilità di soffrire con lui.
Nel complesso è un'ottima prova, bravo!

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Adry666
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#14 » domenica 27 novembre 2016, 18:39

Ciao Marco,

tema centrato, l’esistenza del protagonista è cambiata parecchio.

Come sempre il racconto è ben scritto, il ritmo è fluido, il tema interessante.
Tuttavia chiedi al lettore un lavoro molto grande: è plausibile che una persona normale rimanga attaccata al suo sogno per vent’anni? Sì, forse, se si trattasse di un sogno a occhi aperti (io sogno di diventare un ingegnere…), però a tutti è successo di sognare cose magnifiche, anche donne di cui ci siamo innamorati, ma poi la caratteristica dei sogni, nelle rare occasioni in cui si ricordano anche dopo ore, è quella che perdono la loro forza con il tempo, bastano giorni per dimenticarli del tutto o comunque per non avere più la loro influenza dominante.

Riassumendo: buona prova ma devo riflettere quanto sia attendibile la tua ipotesi di “sospensione di incredulità”

Ciao
A presto
Adriano

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marco.roncaccia
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#15 » domenica 27 novembre 2016, 21:45

@ceranu Grazie del commento. Il finale è arrivato putnuale come la fine dei caratteri a disposizione :D Meglio di così non sono riuscito a fare
@Adry666 Grazie e buona riflessione!

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jimjams
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#16 » lunedì 28 novembre 2016, 23:18

"Ciao Marco. Il tuo racconto è intrigante. Sia per la storia, sia per ragioni stilistiche. C'è però una cosa che avrei cambiato, ma te la dico alla fine.
Fino alla sveglia che interrompe il primo sogno è perfetto. La seconda parte mi sta bene, un po' secca ma lo spazio è quello che è.
Qualcuno mi pare abbia visto un problema di infodumping nella terza parte ma personalmente non mi disturba, sta raccontando, che racconti.
Ecco l'unica cosa che non capisco bene è l'ultima frase. Dove avrebbe dovuto incontrare la donna il nostro protagonista? Sotto l'albero? Se gli aborigeni andavano nel negozio, non sarebbe potuto andare anche lui? Ecco, diciamo che io non mi sarei arreso per mancanza di alberi. Magari poteva finire con ""Ecco perché ora sono un fottuto aereo per l'Australia..."" :-)"

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raffaele.marra
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#17 » martedì 29 novembre 2016, 22:42

Un racconto ben scritto, indubbiamente, con uno stile asciutto e appropriato che risulta perfettamente funzionale al narrato. Il tema è centrato e anche con una buona dose di originalità. Però questo racconto non mi emoziona più di tanto, o perlomeno mi emoziona meno di altri. Certamente ciò dipende anche dal fatto che io non conosco il film che citi (e c'è di buono che grazie a questo racconto mi è venuta voglia di vederlo e quindi di riparare al torto!). Tuttavia il fatto che parte del fascino del tuo racconto sia dovuta al richiamo di un'opera esistente è, a mio parere, un piccolo limite. Alla prossima

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giuseppe.gangemi
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#18 » giovedì 1 dicembre 2016, 16:35

Ciao Marco,
bel racconto. Mi piace il rimando a Werner Herzog della tua storia. Tuttavia io vedo il tuo racconto soprattutto come un interessante variante di Aspettando Godot di Samuel Beckett. In questa tua storia assurda ritrovo proprio alcuni elementi del teatro dell'assurdo. Il tuo protagonista aspetta per 20 anni il ritorno della sua Jessica Rabbit e solo alla fine capisce che tale attesa è stata inutile.
Tema presente, la vita del tuo protagonista cambia dopo un sogno.

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marco.roncaccia
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#19 » giovedì 1 dicembre 2016, 17:35

@jimjams Scendi da quell'aereo! L'albero è stato tagliato per fare spazio al supermercato. Dire che ci si vede sotto l'albero significa dire che non ci si vedrà mai più. Puoi provare a sognare la tipa anche tu, forse ti dice meglio che al protagonista del racconto
@raffaele.marra Ciao Raffaele, fare riferimento a altre opere è un gioco a cui gioco spesso. Alcuni riferimenti sono espliciti, altri celati, come testimonia il commento di @giuseppe.gangemi che ne ha appena "sgamato" un altro. Per me è un po' una fissazione, mi diapiace che questo ti faccia sembrare un racconto meno valido
@giuseppe.gangemi. Bingo! Bravo, avevo in mente esattamente quello quando scrivevo. Beckett, Ionesco, il teatro dell'assurdo, Godot

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antico
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Re: L'albero dove i padri sognano i figli di Marco Roncaccia

Messaggio#20 » domenica 4 dicembre 2016, 20:13

Direi un ottimo racconto. Bella questa ossessione che per vent'anni lo ha dominato e controllato al punto da influenzare tutte le sue scelte. Ben controllato e gestito, assolutamente in tema. Potresti lavorare di più sul perché lei abbia citato proprio quell'albero per comunicargli la sua decisione, ha un nome talmente particolare che deve avere un significato. E infatti per me ce l'ha, questo "spirito" s'è preso gioco di lui impedendogli di avere figli attraverso una falsa promessa. Mi piacerebbe che questo fosse più esplicitato, questo sì... Tema perfettamente centrato. Pollice su per me.

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