[MOROZZI] Il divo - Ambra Stancampiano [2922]
Inviato: martedì 20 dicembre 2016, 0:57
Ho la nausea. Questa sala d’attesa è squallida e il mio vicino puzza di sudore.
“Gli somigli molto.” Mi dice, e in faccia mi arriva un’alitata d’aglio. Sbianco, sudo freddo. Maledetto whisky da due soldi, pensare che sei mesi fa facevo il bagno nello champagne.
“Se nuovo qui, amico?”
Mi sforzo d’ignorare i suoi effluvi e lo osservo: avrà dieci anni più di me, una pancetta che non ho mai avuto e i capelli tinti malamente. Indossa un costume da cowboy.
“Non ti ho mai visto da queste parti. Sai - mi si avvicina - io conosco tutti, qui a Hollywood”.
Puzza in maniera esagerata. Il colletto della sua camicia è nerastro. Mi viene un conato, lo rimando giù.
Lascio vagare lo sguardo per la sala. Un altro cowboy col mio stesso taglio di capelli ripete le battute di Fuoco alle polveri!, il mio film più famoso:
“Io sono il bene, lo Sceriffo. Sono colui che combatte la feccia, lo spazzino della società. E ho qui con me un bidone in cui gettarti come l’immondizia, quando avremo finito!”
Sputazza via le parole come tabacco da masticare.
Sul muro di fronte c’è una gigantografia di me stesso dieci anni fa, bello, duro e vestito da cowboy, che prende al lazo un riquadro con su scritto: Contest per sosia. Sarai TU il nuovo Lenny Jones? 1.000$
Sotto, uno specchio. Mi alzo, mi guardo: i capelli ingrigiti e spettinati, due borse viola sotto gli occhi, il naso rubizzo per l’alcol. Sono il ritratto di un fallimento, ma chi più di me può somigliare a me stesso?
“Bene - dice un uomo tarchiato seduto al tavolo della giuria - somiglianza impressionante, che dite?” chiede rivolto ai suoi colleghi, una donna grassa e un uomo alto. I due annuiscono.
“Il tuo nome?”
“Bob” dico, ma il microfono davanti a me emette un fischio che mi penetra i timpani. Impreco; stavolta il microfono funziona.
“Moderi il linguaggio!” strilla la donna.
“Chiedo scusa. Mi chiamo Bob.”
“Bene, Bob. Esibisciti.”
“Ma… non è un contest per sosia? Non credevo di dovermi esibire.”
“Ma la somiglianza fisica non basta per essere un degno sosia di Lenny Jones. Non ti viene in mente niente da recitare per noi?”
“Va bene Fuoco alle polveri?”
“Grande! - il tarchiatello sussulta - Il mio preferito.”
Prendo un respiro. Cerco di concentrarmi su un viso da gettare in un bidone.
“Io sono il bene, lo sceriffo.”
Sta funzionando: il tarchiatello mi guarda con gli occhi lucidi.
“Sono colui che combatte la feccia, lo spazzino della società.”
Mi rivedo nello specchio: lo sguardo macilento, le occhiaie nere. Sono lo spazzino… o sono la feccia? Torna la nausea.
“E ho qui con me un bidone in cui gettarmi come la spazzatura, perché sono finito!”
I giurati si guardano tra loro. Quello alto schiarisce la voce:
“Lei somiglia molto a Lenny Jones, ma per noi non va bene. Può andare.”
“Ma che dite? Io SONO Lenny Jones!”
“Anche se fosse, noi stiamo cercando un sosia. Il sosia di un eroe positivo. Ci serve il nuovo Lenny Jones.”
“Mi ascoltate? Io sono il VERO Lenny Jones!”
“Avanti un altro!”
“Gli somigli molto.” Mi dice, e in faccia mi arriva un’alitata d’aglio. Sbianco, sudo freddo. Maledetto whisky da due soldi, pensare che sei mesi fa facevo il bagno nello champagne.
“Se nuovo qui, amico?”
Mi sforzo d’ignorare i suoi effluvi e lo osservo: avrà dieci anni più di me, una pancetta che non ho mai avuto e i capelli tinti malamente. Indossa un costume da cowboy.
“Non ti ho mai visto da queste parti. Sai - mi si avvicina - io conosco tutti, qui a Hollywood”.
Puzza in maniera esagerata. Il colletto della sua camicia è nerastro. Mi viene un conato, lo rimando giù.
Lascio vagare lo sguardo per la sala. Un altro cowboy col mio stesso taglio di capelli ripete le battute di Fuoco alle polveri!, il mio film più famoso:
“Io sono il bene, lo Sceriffo. Sono colui che combatte la feccia, lo spazzino della società. E ho qui con me un bidone in cui gettarti come l’immondizia, quando avremo finito!”
Sputazza via le parole come tabacco da masticare.
Sul muro di fronte c’è una gigantografia di me stesso dieci anni fa, bello, duro e vestito da cowboy, che prende al lazo un riquadro con su scritto: Contest per sosia. Sarai TU il nuovo Lenny Jones? 1.000$
Sotto, uno specchio. Mi alzo, mi guardo: i capelli ingrigiti e spettinati, due borse viola sotto gli occhi, il naso rubizzo per l’alcol. Sono il ritratto di un fallimento, ma chi più di me può somigliare a me stesso?
“Bene - dice un uomo tarchiato seduto al tavolo della giuria - somiglianza impressionante, che dite?” chiede rivolto ai suoi colleghi, una donna grassa e un uomo alto. I due annuiscono.
“Il tuo nome?”
“Bob” dico, ma il microfono davanti a me emette un fischio che mi penetra i timpani. Impreco; stavolta il microfono funziona.
“Moderi il linguaggio!” strilla la donna.
“Chiedo scusa. Mi chiamo Bob.”
“Bene, Bob. Esibisciti.”
“Ma… non è un contest per sosia? Non credevo di dovermi esibire.”
“Ma la somiglianza fisica non basta per essere un degno sosia di Lenny Jones. Non ti viene in mente niente da recitare per noi?”
“Va bene Fuoco alle polveri?”
“Grande! - il tarchiatello sussulta - Il mio preferito.”
Prendo un respiro. Cerco di concentrarmi su un viso da gettare in un bidone.
“Io sono il bene, lo sceriffo.”
Sta funzionando: il tarchiatello mi guarda con gli occhi lucidi.
“Sono colui che combatte la feccia, lo spazzino della società.”
Mi rivedo nello specchio: lo sguardo macilento, le occhiaie nere. Sono lo spazzino… o sono la feccia? Torna la nausea.
“E ho qui con me un bidone in cui gettarmi come la spazzatura, perché sono finito!”
I giurati si guardano tra loro. Quello alto schiarisce la voce:
“Lei somiglia molto a Lenny Jones, ma per noi non va bene. Può andare.”
“Ma che dite? Io SONO Lenny Jones!”
“Anche se fosse, noi stiamo cercando un sosia. Il sosia di un eroe positivo. Ci serve il nuovo Lenny Jones.”
“Mi ascoltate? Io sono il VERO Lenny Jones!”
“Avanti un altro!”