Raccolta rifiuti
Moderatore: Laboratorio
Raccolta rifiuti
Questo è un esercizio di prova per restare nei 5000 caratteri, siate magnanimi
Raccolta rifiuti di Massimo Bologna
Camminare e basta non fa per me.
Le stradine che dal paese vanno alle piccole frazioni mi riservano sempre sorprese.
Sarà che i posti dove cammino lentamente li conosco come le mie tasche e i panorami intorno non mi interessano più ma ormai lo sguardo mi va sempre solo pochi metri avanti.
Anzi, di lato, dove fossi e i terreni che diventano asfalto sporcandolo di terra ed erba nascondono cose interessanti di ogni genere. In questo tempo estivo questa strada che porta verso il torrente in secca tra poco diventerà una sterrata polverosa.
A passeggiare, correre e pedalare qui vengono in molti.
Qualcuno si fermerà al greto a prendere il sole, i più vanno e tornano.
Quel che resta del loro passaggio è la monnezza gettata bordo strada. Tanto poi qualcuno la raccatta.
La raccolta rifiuti qui non arriva, ma ci mette una pezza la buona volontà di qualche anima pia.
Entro in scena io. Guanti, bastone a pinza, sacco. A volte uso un carrello della spesa con il contenitore, e a fine giro è quasi sempre pieno.
Bottiglie e sacchetti di plastica, incarti, pacchetti di sigarette, lattine. Vetri di birre.
Dove l'asfalto si interrompe in uno slargo terroso nascosto da un boschetto di gaggie che in primavera si coprono di fiori bianchi di notte qualcuno si ferma. Qui trovo il meglio.
Preservativi usati e bustine aperte, sfuggite di mano. Fazzoletti di carta.
Tre volte: mutande femminili inutilizzabili. Troppa foga. Saranno sempre gli stessi.
Facendo al mattino presto quel giro una volta c'era anche un reggiseno. Bianco, terza misura almeno.
Nella fretta era finito sul tetto dell'auto e mentre se ne andavano passando sotto ai rami bassi ci era rimasto impigliato.
Trovo anche riviste e persino libri.
L'ultima raccolta qui l'ho fatta ieri e quando infilo nel sacco i ritrovamenti, a volte mi immagino scene e personaggi di queste situazioni.
Ma non solo di quelle notturne, sia chiaro.
Oggi, tre minuti fa. Un dorso chiaro occhieggia tra l'erba del fosso alta una spanna.
Il libro non mi sembra roba zozza, sembra nuovo. Non sono attrezzato e l'ho raccolto a mani nude.
Il titolo non è popolare. Un saggio sulla felicità.
Nessun scritto nell'interno a segnalarne la proprietà.
Dove si è aperto subito per una piega a metà, come segnalibro c'è una banconota azzurra da 20, piegata in quattro. Con sopra un numero di telefono scritto molto piccolo.
Comunque è proprio nuovo, aperto solo per infilarci la banconota.
L'ho portato a casa. Avrei dovuto lasciarlo in vista, posato su quella pietra squadrata che segna il confine tra due proprietà. E adesso è sul mio tavolo, ho cominciato a leggerlo.
Sembra interessante, se lo finisco in fretta lo riporto dove l'ho trovato. Promesso.
La banconota è qui accanto. Il numero sarà alto quattro millimetri, scritto con una penna fine.
Ho un amico, lavora in una compagnia telefonica. Magari riesco a sapere di chi è.
Anche se non è detto che sia del proprietario del libro. Ma che cazzo, meglio che lascio perdere.
Però sono un curioso, e quella di essere curioso è una maledetta condanna.
Tre giorni ci ha messo il mio amico.
1981, di nome farebbe Caterina e sta da questa parti. Quindi Donna.
Di più non ha detto. Ed è già troppo, vedi di non mettermi nei casini. Grazie.
Ci sono tornato, la stessa stradina stretta tra i prati e i campi.
Magari la incontro. Magari no. E se chiamassi? Magari risponde lei, oppure risponde un altro. O un'altra.
Sto cominciando a pensare che forse potrebbe essere un sistema per adescare qualche ingenuo.
Trovi il libro, la banconota, chiami e ti ciulano il credito. Ma no, è intestato ad una di qui…
E se fosse il modo per cercare compagnia? Su un biglietto da venti fa un po' scarso, fosse da cinquanta…
No... Il numero è troppo piccolo, lo avrebbero scritto più grosso.
L'ho notato solo perché stavo cercando di capire se il 20 era buono o falso.
Ma che pensieri scemi... Chiamo così la faccio finita e la testa torna libera.
Suona. Suona ancora. Risponde una voce di donna.
Buongiorno. Guardi ho trovato un libro, per caso è suo? Vorrei restituire … Sì… Capisco.
Solo nel pomeriggio. Tardi. Domani. Sì… Ho preso l'indirizzo. Allora a domani. Salve.
Bella voce. Interessante. A conti fatti siamo coetanei. Domani vedrò che faccia ha.
La faccia l'ho vista, anche il resto. Niente male.
Il caffè è piuttosto cattivo. Il libro non l'ha voluto indietro. Regalo.
I 20 euri? Sorride, ha detto che ne ha seminati diversi.
A volte la chiamano ma, dice, non accetta le telefonate. Quasi mai.
Mi aveva visto raccogliere il libro col binocolo, lei stava lì in giro.
Il racconto ve lo sto facendo sdraiato su un letto a pancia sotto.
Il lenzuolo è di plastica. Freddo.
Ve lo farei a voce, se solo non avessi una palla di stoffa in bocca.
Cosa ci fosse nel caffè non so.
Mi sono risvegliato qui. Mani e piedi legati, la testa girata.
E quel che vedo, gli attrezzi luccicanti sul tavolino basso qui di fianco, non sono per niente rassicuranti.
Dice che lo fa per vendicarsi. Di un uomo.
È una maledetta condanna quella di essere curioso.
Raccolta rifiuti di Massimo Bologna
Camminare e basta non fa per me.
Le stradine che dal paese vanno alle piccole frazioni mi riservano sempre sorprese.
Sarà che i posti dove cammino lentamente li conosco come le mie tasche e i panorami intorno non mi interessano più ma ormai lo sguardo mi va sempre solo pochi metri avanti.
Anzi, di lato, dove fossi e i terreni che diventano asfalto sporcandolo di terra ed erba nascondono cose interessanti di ogni genere. In questo tempo estivo questa strada che porta verso il torrente in secca tra poco diventerà una sterrata polverosa.
A passeggiare, correre e pedalare qui vengono in molti.
Qualcuno si fermerà al greto a prendere il sole, i più vanno e tornano.
Quel che resta del loro passaggio è la monnezza gettata bordo strada. Tanto poi qualcuno la raccatta.
La raccolta rifiuti qui non arriva, ma ci mette una pezza la buona volontà di qualche anima pia.
Entro in scena io. Guanti, bastone a pinza, sacco. A volte uso un carrello della spesa con il contenitore, e a fine giro è quasi sempre pieno.
Bottiglie e sacchetti di plastica, incarti, pacchetti di sigarette, lattine. Vetri di birre.
Dove l'asfalto si interrompe in uno slargo terroso nascosto da un boschetto di gaggie che in primavera si coprono di fiori bianchi di notte qualcuno si ferma. Qui trovo il meglio.
Preservativi usati e bustine aperte, sfuggite di mano. Fazzoletti di carta.
Tre volte: mutande femminili inutilizzabili. Troppa foga. Saranno sempre gli stessi.
Facendo al mattino presto quel giro una volta c'era anche un reggiseno. Bianco, terza misura almeno.
Nella fretta era finito sul tetto dell'auto e mentre se ne andavano passando sotto ai rami bassi ci era rimasto impigliato.
Trovo anche riviste e persino libri.
L'ultima raccolta qui l'ho fatta ieri e quando infilo nel sacco i ritrovamenti, a volte mi immagino scene e personaggi di queste situazioni.
Ma non solo di quelle notturne, sia chiaro.
Oggi, tre minuti fa. Un dorso chiaro occhieggia tra l'erba del fosso alta una spanna.
Il libro non mi sembra roba zozza, sembra nuovo. Non sono attrezzato e l'ho raccolto a mani nude.
Il titolo non è popolare. Un saggio sulla felicità.
Nessun scritto nell'interno a segnalarne la proprietà.
Dove si è aperto subito per una piega a metà, come segnalibro c'è una banconota azzurra da 20, piegata in quattro. Con sopra un numero di telefono scritto molto piccolo.
Comunque è proprio nuovo, aperto solo per infilarci la banconota.
L'ho portato a casa. Avrei dovuto lasciarlo in vista, posato su quella pietra squadrata che segna il confine tra due proprietà. E adesso è sul mio tavolo, ho cominciato a leggerlo.
Sembra interessante, se lo finisco in fretta lo riporto dove l'ho trovato. Promesso.
La banconota è qui accanto. Il numero sarà alto quattro millimetri, scritto con una penna fine.
Ho un amico, lavora in una compagnia telefonica. Magari riesco a sapere di chi è.
Anche se non è detto che sia del proprietario del libro. Ma che cazzo, meglio che lascio perdere.
Però sono un curioso, e quella di essere curioso è una maledetta condanna.
Tre giorni ci ha messo il mio amico.
1981, di nome farebbe Caterina e sta da questa parti. Quindi Donna.
Di più non ha detto. Ed è già troppo, vedi di non mettermi nei casini. Grazie.
Ci sono tornato, la stessa stradina stretta tra i prati e i campi.
Magari la incontro. Magari no. E se chiamassi? Magari risponde lei, oppure risponde un altro. O un'altra.
Sto cominciando a pensare che forse potrebbe essere un sistema per adescare qualche ingenuo.
Trovi il libro, la banconota, chiami e ti ciulano il credito. Ma no, è intestato ad una di qui…
E se fosse il modo per cercare compagnia? Su un biglietto da venti fa un po' scarso, fosse da cinquanta…
No... Il numero è troppo piccolo, lo avrebbero scritto più grosso.
L'ho notato solo perché stavo cercando di capire se il 20 era buono o falso.
Ma che pensieri scemi... Chiamo così la faccio finita e la testa torna libera.
Suona. Suona ancora. Risponde una voce di donna.
Buongiorno. Guardi ho trovato un libro, per caso è suo? Vorrei restituire … Sì… Capisco.
Solo nel pomeriggio. Tardi. Domani. Sì… Ho preso l'indirizzo. Allora a domani. Salve.
Bella voce. Interessante. A conti fatti siamo coetanei. Domani vedrò che faccia ha.
La faccia l'ho vista, anche il resto. Niente male.
Il caffè è piuttosto cattivo. Il libro non l'ha voluto indietro. Regalo.
I 20 euri? Sorride, ha detto che ne ha seminati diversi.
A volte la chiamano ma, dice, non accetta le telefonate. Quasi mai.
Mi aveva visto raccogliere il libro col binocolo, lei stava lì in giro.
Il racconto ve lo sto facendo sdraiato su un letto a pancia sotto.
Il lenzuolo è di plastica. Freddo.
Ve lo farei a voce, se solo non avessi una palla di stoffa in bocca.
Cosa ci fosse nel caffè non so.
Mi sono risvegliato qui. Mani e piedi legati, la testa girata.
E quel che vedo, gli attrezzi luccicanti sul tavolino basso qui di fianco, non sono per niente rassicuranti.
Dice che lo fa per vendicarsi. Di un uomo.
È una maledetta condanna quella di essere curioso.
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Re: Raccolta rifiuti
Racconto che scorre bene. Il protagonista fa le sue passeggiate con pinza, sacchetto e carrello della spesa alla ricerca di rifiuti da raccogliere. Ce ne sono di tutti i tipi. Arriva a trovare un saggio sulla felicità con pinzati venti euro e un numero di telefono. Dopo vari ripensamenti, lo compone. In quel modo conosce una donna, sua coetanea, la proprietaria del libro. Molto crudo il finale, con lei che si rivela una seviziatrice.
Per me, merita la Vetrina.
Quando hai tempo, potresti commentare il mio racconto?
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