Hybris
Inviato: lunedì 18 aprile 2022, 13:56
Carissimi, come da invito dell'Antico, posto qui il mio ultimo raccontino, con l'idea di poterlo migliorare grazie al Vs prezioso aiuto. In questi giorni, onestamente, non sono stato molto dietro a questa cosa, causa 'covid' dal quale risulto negativo soltanto oggi, dopo una decina di giorni. Se non avete di meglio da fare!
Hybris
Jules tentava di assumere una posizione composta sulla poltrona, non aiutato dalla bassa gravità lunare. Agli occhi del suo collega sembrava sempre sul punto di prendere il volo.
«Confesso che faccio ancora fatica a crederci,» Assur non nascondeva una forte euforia, «fra pochi minuti un oggetto costruito dall’Uomo, dalla nostra corporazione oltretutto, raggiungerà la velocità della Luce! E… e se posso permettermi, sembri solo preoccupato.»
Persa la battaglia contro la poltrona, Jules si alzò bruscamente, pur con l’accortezza di tenersi alla consolle del computer per evitare cadute. Riacquistato l’equilibrio, si girò a guardare il collega: «Non so dirti, Assur, ma ci sono cose che non riesco a scacciare dalla testa. Il problema è che sono sensazioni, niente di concreto, niente di cui uno scienziato dovrebbe parlare.»
Assur guardò l’orologio: la sonda avrebbe raggiunto la velocità Luce, fra 13 minuti esatti.
L’ora Zero.
«Sensazioni? Beh, Jules, la probabilità che qualcosa vada storto ovviamente esiste, anche se tutto lascia pensare il contrario. L’unico vero problema è che, in quel caso, lo sapremo solo fra giorni, visto dove si trova la sonda.»
«No, non penso a questo, non mi preoccupa il fallimento,» Jules alzò la mano destra verso l’altro scienziato, come a fermare sul nascere le prevedibili obiezioni, «sono molto più preoccupato dal successo della missione.»
Assur perse in un attimo tutte le sue sicurezze; conosceva Jules da troppo tempo e sapeva bene come, dentro quell’uomo alto e sgraziato, si nascondesse uno scienziato di altissimo livello, da non sottovalutare mai: «Prova a farmi capire. Che ti suggeriscono queste “sensazioni”?»
Jules perse qualche secondo guardandosi intorno; era così claustrofobico quel piccolo centro controllo sulla base lunare, sentiva le paratie venirgli incontro, soffocarlo. Non era mai successo prima. «I nostri studi non sono mai riusciti a spiegare perché l’Universo si stia espandendo all’infinito, mentre tutti gli indizi vorrebbero che, ad un certo punto, avrebbe dovuto contrarsi, fino a tornare ad essere una singolarità, un punto pronto ad esplodere in un nuovo big bang, fino al nuovo collasso e via così in un loop infinito.» Assur fece per intervenire ma Jules lo fermò nuovamente con la mano: «I fotoni vanno alla velocità della Luce ma non hanno massa, la nostra sonda avrà una massa infinita, capito, massa infinita! E se questa massa avesse anche una gravità infinita?»
«Questo non vuol dire niente,» Assur sorrise, un po’ forzatamente, «ci studiamo da secoli, tutti i calcoli confermano che...»
«Non possiamo essere certi di tutto!» Jules si scoprì tremante: «Magari è per questo che non abbiamo trovato altre civiltà evolute,» disse, guardando verso il nulla, «forse anche noi facciamo parte del meccanismo, forse la singolarità si forma ogni volta che gli esseri viventi costruiscono un innesco, un inconsapevole reset dell’Universo.»
Assur lo guardò perplesso: «Assurdità! Comunque è l’ora Zer...»
Stefano Tanci (aka Kruaxi)
Hybris
Jules tentava di assumere una posizione composta sulla poltrona, non aiutato dalla bassa gravità lunare. Agli occhi del suo collega sembrava sempre sul punto di prendere il volo.
«Confesso che faccio ancora fatica a crederci,» Assur non nascondeva una forte euforia, «fra pochi minuti un oggetto costruito dall’Uomo, dalla nostra corporazione oltretutto, raggiungerà la velocità della Luce! E… e se posso permettermi, sembri solo preoccupato.»
Persa la battaglia contro la poltrona, Jules si alzò bruscamente, pur con l’accortezza di tenersi alla consolle del computer per evitare cadute. Riacquistato l’equilibrio, si girò a guardare il collega: «Non so dirti, Assur, ma ci sono cose che non riesco a scacciare dalla testa. Il problema è che sono sensazioni, niente di concreto, niente di cui uno scienziato dovrebbe parlare.»
Assur guardò l’orologio: la sonda avrebbe raggiunto la velocità Luce, fra 13 minuti esatti.
L’ora Zero.
«Sensazioni? Beh, Jules, la probabilità che qualcosa vada storto ovviamente esiste, anche se tutto lascia pensare il contrario. L’unico vero problema è che, in quel caso, lo sapremo solo fra giorni, visto dove si trova la sonda.»
«No, non penso a questo, non mi preoccupa il fallimento,» Jules alzò la mano destra verso l’altro scienziato, come a fermare sul nascere le prevedibili obiezioni, «sono molto più preoccupato dal successo della missione.»
Assur perse in un attimo tutte le sue sicurezze; conosceva Jules da troppo tempo e sapeva bene come, dentro quell’uomo alto e sgraziato, si nascondesse uno scienziato di altissimo livello, da non sottovalutare mai: «Prova a farmi capire. Che ti suggeriscono queste “sensazioni”?»
Jules perse qualche secondo guardandosi intorno; era così claustrofobico quel piccolo centro controllo sulla base lunare, sentiva le paratie venirgli incontro, soffocarlo. Non era mai successo prima. «I nostri studi non sono mai riusciti a spiegare perché l’Universo si stia espandendo all’infinito, mentre tutti gli indizi vorrebbero che, ad un certo punto, avrebbe dovuto contrarsi, fino a tornare ad essere una singolarità, un punto pronto ad esplodere in un nuovo big bang, fino al nuovo collasso e via così in un loop infinito.» Assur fece per intervenire ma Jules lo fermò nuovamente con la mano: «I fotoni vanno alla velocità della Luce ma non hanno massa, la nostra sonda avrà una massa infinita, capito, massa infinita! E se questa massa avesse anche una gravità infinita?»
«Questo non vuol dire niente,» Assur sorrise, un po’ forzatamente, «ci studiamo da secoli, tutti i calcoli confermano che...»
«Non possiamo essere certi di tutto!» Jules si scoprì tremante: «Magari è per questo che non abbiamo trovato altre civiltà evolute,» disse, guardando verso il nulla, «forse anche noi facciamo parte del meccanismo, forse la singolarità si forma ogni volta che gli esseri viventi costruiscono un innesco, un inconsapevole reset dell’Universo.»
Assur lo guardò perplesso: «Assurdità! Comunque è l’ora Zer...»
Stefano Tanci (aka Kruaxi)