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Numa
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Messaggio#1 » giovedì 23 febbraio 2023, 14:43

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A svegliarla erano stati Luca e Zizzu che tramestavano in cortile e Antonina che gridava di non andare alla scogliera perché c’era vento. Era ancora in dormiveglia Imma, con la testa colma di desideri, quando sentì sbattere il cancello di ferro. La lezione di piano s’era prolungata fino a notte inoltrata, e le andava di continuare a dormire. Aveva appuntamento con gli amici in piazzetta, chissà se l'avrebbero aspettata, e certo le dispiaceva molto vedere Iosto più tardi. Rimase però a letto, ad attendere altri sogni, fuori c’era vento e lei si sentiva comunque felice.
Tirava un maestrale freddo e pieno di salsedine. Nuvole di piombo tingevano il cielo e il mare di livido. Arrivavano onde alte, lunghe, curve, che prendevano tutta intera la piccola baia. Si rompevano insolitamente al largo, per rimontare poi gonfie di nuovo e trasformarsi infine in una corrente grigia veloce, che si ritraeva vorace a riva, rendendola così ogni volta più scoscesa. Nella piazzetta non c’era nessuno: non l’avevano attesa. Un gatto solitario, acquattato nell’erba, stava a guado di uccellini. L’arrivo di Imma non lo distolse dalla caccia. Alla panchina stava seduto un anziano con un bastone da cieco. Da quel posto, la spiaggia si vedeva bene, gli ombrelloni erano tutti chiusi e c’erano poche persone. A un tratto iniziarono a correre verso un unico punto. Riverso sulla spiaggia c’è un corpo. Imma trattenne il fiato, tentò un respiro che si spezzò in un grido: «Dio mio, no!» La tiravano per la maglietta, erano Luca e Zizzu, e le gridavano: «Presto Imma, corri!» Avvertì l’aumentare delle pulsazioni, le tempie scandivano un tempo divenuto velocissimo -un metronomo con il pendolo improvvisamente impazzito- e la sua mente spaventata andò subito alla ricerca di una sospensione, di una cadenza d’inganno, qualcosa che l’aiutasse a distogliere l’attenzione. «Lo sai» disse il vecchio «che è un sogno?» Lui stava con il mento appoggiato al bastone e lei sentì che doveva uscire da quella galleria di nuvole. L'invase allora una nebbia di lacrime ansiose che la sospinse a volar via lontano. Il sole era uscito dalle nuvole e Imma attraversa il paese di corsa. Arriva alla piazzetta. Dal mare giungeva un odore pulito, di arance amare. Seduto alla panchina, di fianco a un vecchio, c’era Iosto, era rimasto ad attenderla. E lei pensò che questa volta l’avrebbe baciata. «Il mare oggi è pericoloso» dice lui «e il fondo è molto mosso, se non fosse così brutto, ti avrei insegnato a pescare i cannolicchi, ma solo con le mani, non con il ferro, che li uccide. Qui, a non più di cento metri dalla riva, dove il mare non è ancora molto profondo, ci sono quelli grandi, con il guscio che sembra madreperla, taglienti come rasoi». Dalla spiaggia arrivarono improvvisamente delle urla, ed erano già entrambi a correre verso la riva. Iosto si getta subito in mare, verso la scogliera. Ritornò presto, con in braccio Luca. «Devo andare di nuovo» dice «c’è un'altra persona in pericolo oltre le onde», accanto a Imma c’è Zizzu, stretto a Luca ancora tremante. Quanto tempo trascorse? Una testa finalmente apparve sulla cresta alta di un’onda, che infrangendosi spinse quel corpo in avanti. Era Iosto, ed era solo. Con bracciate pesanti, raggiunse la riva e crollò sulla sabbia. Era privo di sensi e sembrava non respirasse più. Imma con un urlo, si sveglia. Il sole risplende e Imma è emozionata per la gioia, sulla panchina accanto a lei c’è Iosto, dall’aiuola un gatto solitario si allontana con qualcosa in bocca, appoggiato alla ringhiera un vecchio con il bastone ha lo sguardo rivolto al mare, che profuma d'arancia. Sì, questa è una cadenza perfetta, conclusiva. E Iosto la bacia sulla bocca.
E quel bacio arresta il suo sogno.



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