Davy Jones - DAY ONE
- patty.barale
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Davy Jones - DAY ONE
Il cancello si aprì cigolando e i passi di Anna scrocchiarono sulla ghiaia del vialetto: quella mattina, al funerale del nonno, con tutti i parenti, gli amici e i compaesani non era riuscita a salutarlo come avrebbe voluto.
La tomba di famiglia era in fondo al piccolo cimitero, una delle poche ad avere ancora la camera sepolcrale interrata: il nonno era là sotto.
“Ciao nonno! Pensa, prima di venire qui, sono andata al porto e sai chi ho incontrato? Il nipote di Mario, quello che passa le mattinate a fare i polpi. Ne aveva presi due belli grossi, proprio come quelli che avevi promesso di insegnarmi a catturare, ricordi?
Quanti anni avevo, nonno? Cinque? Sei? Ricordo che siamo usciti la mattina presto mentre la nonna era a messa - se no lei avrebbe avuto da ridire (sempre a preoccuparsi che io potessi farmi male, prendere freddo, anche se era agosto, o, al contrario, beccarmi un colpo di calore) - e io ero così felice di venire a mare con te! Abbiamo preso il tuo gozzo e ci siamo spostati in quella caletta dove i polpi si nascondevano tra le rocce.
Tu sorridevi felice.
Io non credevo alla mia fortuna: mio nonno era il capitano Jack Sparrow e, quando la fine dell’estate mi avrebbe riportata tra le fredde montagne, avrei potuto raccontare ai miei amici di aver solcato i mari alla caccia di pirati e di aver catturato Davy Jones, o quanto meno qualcosa con le sue sembianze…
Come si catturano i polpi, nonno?
Vanno stanati, mi rispondevi guardandomi dritta negli occhi, bisogna afferrarli con le mani e stringere forte forte…
Ma sarò capace, nonno?
Se farai esattamente come ti dirò, diventerai bravissima!
E poi ci siamo calati in mare, tra gli scogli.
Ricordo ancora che mi dicesti che i polpi andavano braccati nelle tane e afferrati per i tentacoli, ma prima avrei dovuto fare pratica, che tu eri lì apposta per insegnarmi a stringere i tentacoli nella maniera giusta… e all’improvviso Davy Jones sei diventato tu!
Non riesco a dimenticare il tuo costume azzurro, nonno, e la raccomandazione di non dire nulla a nessuno, che quello sarebbe stato il nostro segreto, perché altrimenti la nonna mi avrebbe cacciata di casa e avrebbe detto alla mamma che ero stata cattiva, perché nessuno mi voleva bene come me ne volevi tu, e nessuno avrebbe potuto capire…
Quante estati sono passate da allora, nonno?
Quante volte, mi hai portata “fare i polpi”?
Ma l’altro giorno ti sei sentito male.
Che fortuna che tuo figlio e la sua famiglia fossero venuti qui per un matrimonio, vero?
Ma la mamma e il papà erano usciti quando, in cucina, sei caduto portandoti le meni al petto… che sfortuna che ci fossi solo io, chiusa a chiave nella cameretta!
Certo, il rumore della sedia rovesciata e il tonfo del tuo corpo a terra mi hanno spaventata, ma i tuoi rantoli… “o…sp…dale…c…uore…” mi hanno fatto sorridere e calzare le cuffie a volume troppo forte per sentire la vita uscire sbattendo la porta!
Ora anche io posso dire di “volerti bene” come nessun altro, nonno, addio!”
La tomba di famiglia era in fondo al piccolo cimitero, una delle poche ad avere ancora la camera sepolcrale interrata: il nonno era là sotto.
“Ciao nonno! Pensa, prima di venire qui, sono andata al porto e sai chi ho incontrato? Il nipote di Mario, quello che passa le mattinate a fare i polpi. Ne aveva presi due belli grossi, proprio come quelli che avevi promesso di insegnarmi a catturare, ricordi?
Quanti anni avevo, nonno? Cinque? Sei? Ricordo che siamo usciti la mattina presto mentre la nonna era a messa - se no lei avrebbe avuto da ridire (sempre a preoccuparsi che io potessi farmi male, prendere freddo, anche se era agosto, o, al contrario, beccarmi un colpo di calore) - e io ero così felice di venire a mare con te! Abbiamo preso il tuo gozzo e ci siamo spostati in quella caletta dove i polpi si nascondevano tra le rocce.
Tu sorridevi felice.
Io non credevo alla mia fortuna: mio nonno era il capitano Jack Sparrow e, quando la fine dell’estate mi avrebbe riportata tra le fredde montagne, avrei potuto raccontare ai miei amici di aver solcato i mari alla caccia di pirati e di aver catturato Davy Jones, o quanto meno qualcosa con le sue sembianze…
Come si catturano i polpi, nonno?
Vanno stanati, mi rispondevi guardandomi dritta negli occhi, bisogna afferrarli con le mani e stringere forte forte…
Ma sarò capace, nonno?
Se farai esattamente come ti dirò, diventerai bravissima!
E poi ci siamo calati in mare, tra gli scogli.
Ricordo ancora che mi dicesti che i polpi andavano braccati nelle tane e afferrati per i tentacoli, ma prima avrei dovuto fare pratica, che tu eri lì apposta per insegnarmi a stringere i tentacoli nella maniera giusta… e all’improvviso Davy Jones sei diventato tu!
Non riesco a dimenticare il tuo costume azzurro, nonno, e la raccomandazione di non dire nulla a nessuno, che quello sarebbe stato il nostro segreto, perché altrimenti la nonna mi avrebbe cacciata di casa e avrebbe detto alla mamma che ero stata cattiva, perché nessuno mi voleva bene come me ne volevi tu, e nessuno avrebbe potuto capire…
Quante estati sono passate da allora, nonno?
Quante volte, mi hai portata “fare i polpi”?
Ma l’altro giorno ti sei sentito male.
Che fortuna che tuo figlio e la sua famiglia fossero venuti qui per un matrimonio, vero?
Ma la mamma e il papà erano usciti quando, in cucina, sei caduto portandoti le meni al petto… che sfortuna che ci fossi solo io, chiusa a chiave nella cameretta!
Certo, il rumore della sedia rovesciata e il tonfo del tuo corpo a terra mi hanno spaventata, ma i tuoi rantoli… “o…sp…dale…c…uore…” mi hanno fatto sorridere e calzare le cuffie a volume troppo forte per sentire la vita uscire sbattendo la porta!
Ora anche io posso dire di “volerti bene” come nessun altro, nonno, addio!”
Ultima modifica di patty.barale il martedì 18 aprile 2017, 1:17, modificato 1 volta in totale.
Re: Davy Jones
Ciao Patty! Peccato per il minuto di ritardo che ti fa prendere un malus minimo, ma nulla che possa compromettere la tua partecipazione! Buona Forlani Edition!
Ps: se domani sera vorrai scrivere un secondo racconto sul nuovo tema che svelerò alle 21 in punto potrai partecipare sia con questo che con quell'altro!
Ps: se domani sera vorrai scrivere un secondo racconto sul nuovo tema che svelerò alle 21 in punto potrai partecipare sia con questo che con quell'altro!
- angelo.frascella
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Re: Davy Jones - DAY ONE
Ciao Patty.
Ti devo dire la verità: alla prima lettura non avevo capito il racconto. Probabilmente colpa mia: il nome di Davy Jones non mi diceva niente e non avevo colto il non detto e la natura del tentacolo. A parte questo, ho trovato il tuo racconto un po' legnoso (mi sembra che lo stile del monologo della ragazza sia troppo da lettera scritta, più che da parlato) e nell'insieme mi ha dato l'impressione di già visto (so che è un tema forte, ma anche molto usato in letteratura e al cinema).
Non che sia un brutto racconto, ma mi è piaciuto molto di più l'altro.
A rileggerci,
Angelo
Ti devo dire la verità: alla prima lettura non avevo capito il racconto. Probabilmente colpa mia: il nome di Davy Jones non mi diceva niente e non avevo colto il non detto e la natura del tentacolo. A parte questo, ho trovato il tuo racconto un po' legnoso (mi sembra che lo stile del monologo della ragazza sia troppo da lettera scritta, più che da parlato) e nell'insieme mi ha dato l'impressione di già visto (so che è un tema forte, ma anche molto usato in letteratura e al cinema).
Non che sia un brutto racconto, ma mi è piaciuto molto di più l'altro.
A rileggerci,
Angelo
- patty.barale
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Re: Davy Jones - DAY ONE
Grazie, Angelo.
sicuramente x l'altro, seppur letto il tema solo alle 23, l'ispirazione mi ha aiutata, mentre per questo tema proprio l'idea ha faticato a prendere corpo!
sicuramente x l'altro, seppur letto il tema solo alle 23, l'ispirazione mi ha aiutata, mentre per questo tema proprio l'idea ha faticato a prendere corpo!
Re: Davy Jones - DAY ONE
Ciao Patty,
il tema è centrato in pieno, ahimè :-)) Molto delicato e triste.
Il tuo racconto scorre bene, ma c’è qualcosa che non lo fa rendere al massimo. Penso che la voce narrante sia troppo piatta; va bene all’inizio, ma poi mi aspetterei un crescendo fino a un’esplosione di rabbia, odio e vendetta finale. Invece il ritmo è costante dall’inizio alla fine senza coinvolgere troppo il lettore.
Proverei a impersonarmi di più nella povera protagonista.
Nel complesso discreta prova.
Ciao
Adriano
il tema è centrato in pieno, ahimè :-)) Molto delicato e triste.
Il tuo racconto scorre bene, ma c’è qualcosa che non lo fa rendere al massimo. Penso che la voce narrante sia troppo piatta; va bene all’inizio, ma poi mi aspetterei un crescendo fino a un’esplosione di rabbia, odio e vendetta finale. Invece il ritmo è costante dall’inizio alla fine senza coinvolgere troppo il lettore.
Proverei a impersonarmi di più nella povera protagonista.
Nel complesso discreta prova.
Ciao
Adriano
Re: Davy Jones - DAY ONE
Ciao Patty,
scusa l'ignoranza, ma chi è Davy Jones?
Scherzi a parte, la parte che più apprezzo del tuo racconto è la traumatica svolta narrativa e il colpo di grazia finale.
La prosa è scorrevole.
Mi dispiace, ma un no secco alla similitudine anacronistica e quantomeno grottesca tra un nonno e Jack Sparrow (la letteratura pullula di pirati più consoni).
Buona Forlani Edition,
Luca
scusa l'ignoranza, ma chi è Davy Jones?
Scherzi a parte, la parte che più apprezzo del tuo racconto è la traumatica svolta narrativa e il colpo di grazia finale.
La prosa è scorrevole.
Mi dispiace, ma un no secco alla similitudine anacronistica e quantomeno grottesca tra un nonno e Jack Sparrow (la letteratura pullula di pirati più consoni).
Buona Forlani Edition,
Luca
Non è morto ciò che può vivere in eterno e in strani eoni anche la morte può morire.
Quando sento la parola "cultura" alzo il cane della mia Browning.
Quando sento la parola "cultura" alzo il cane della mia Browning.
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Re: Davy Jones - DAY ONE
ciao
non so perché, alla terza riga già avevo capito che il nonno era un pezzo di m... ehm, era quello che era. Tu però non hai dato alcun indizio, almeno non così presto, e quindi devo chiedermi la ragione di certi miei processi mentali. O forse no, che è meglio.
Detto questo, mi sembrano ottimi i riferimenti a un immaginario cinematografico: la data di uscita del prima film è coerente con la possibile età della ragazzina e anche al fatto che ne abbia fatto un cult, come molti della sua età (e non solo, se è per questo).
Concordo con chi ha detto che forse poteva essere meno 'letterario', ma in ogni caso mi sembra un racconto riuscito.
non so perché, alla terza riga già avevo capito che il nonno era un pezzo di m... ehm, era quello che era. Tu però non hai dato alcun indizio, almeno non così presto, e quindi devo chiedermi la ragione di certi miei processi mentali. O forse no, che è meglio.
Detto questo, mi sembrano ottimi i riferimenti a un immaginario cinematografico: la data di uscita del prima film è coerente con la possibile età della ragazzina e anche al fatto che ne abbia fatto un cult, come molti della sua età (e non solo, se è per questo).
Concordo con chi ha detto che forse poteva essere meno 'letterario', ma in ogni caso mi sembra un racconto riuscito.
- Linda De Santi
- Messaggi: 497
Re: Davy Jones - DAY ONE
Ciao Patty! Il titolo mi aveva fatto presupporre tutt’altro tipo di racconto. Dico la verità, in genere questo tipo di storie non mi arriva. In sé non è una brutta prova, ma i racconti in cui la narrazione parte con un funerale, poi passa a un flashback su quando il defunto era vivo e alla fine si conclude con un rimpianto, non sono proprio nelle mie corde. Onestamente non saprei dirti come migliorarlo, credo che in questo caso sia una questione di gusti.
L’altro tuo racconto invece l’ho trovato fantastico. Alla prossima!
L’altro tuo racconto invece l’ho trovato fantastico. Alla prossima!
Re: Davy Jones - DAY ONE
La protagonista è ancora giovane eppure sembra avere capito perfettamente la gravità di quanto fattole dal nonno e nonostante questo non l'ha mai denunciato. Non dico che se ancora succube avrebbe dovuto intervenire per aiutarlo, ma di sicuro l'elaborazione che le fai fare nel finale del racconto mi sembra già un passo ulteriore rispetto al trauma in cui dovrebbe essere ancora immersa dalla parte del "che cacchio sta succedendo, qualunque cosa sia non mi piace", si trova già sul fronte vendetta. Detto questo, perché la bambina si fida così tanto di quanto le dice il nonno? In quale contesto è cresciuta? Chi ha contribuito a toglierle ogni certezza riguardo all'amore dei propri parenti? Insomma, la mia sensazione è che tu abbia affrontato la problematica da un punto di vista troppo esterno, troppo deterministico e scontato. Pollice ni, questa volta.
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