La classifica e i commenti di Walter Lazzarin
La classifica e i commenti di Walter Lazzarin
Walter Lazzarin è stato la guest star dell'OTTANTOTTESIMA Edizione di Minuti Contati.
"Mi chiamo Walter Lazzarin, sono nato a Padova nel 1982.
Ho una laurea in Economia aziendale e una in Filosofia.
Sono stato insegnante precario di Filosofia e Storia; poi da ottobre 2015 ho deciso di rincorrere un sogno, un'utopia secondo alcuni: sto girando per le strade e le piazze d'Italia per promuovere i miei libri. L'idea non è solo di farmi conoscere come autore: vorrei riavvicinare le persone alla narrativa.
Nel 2011 ho esordito col romanzo A volte un bacio, l’anno dopo ho pubblicato 21 Lettere d’amore; entrambi editi dal Foglio Letterario.
Nel 2012 ho vinto il secondo premio nel concorso internazionale Lettera d’amore. Nel 2013 sono stato finalista del concorso Storie fantastiche e nel 2014 ho vinto il contest Intervista con il padre, a cura di Leconte Editore.
Nel 2015 è uscito il mio romanzo Il drago non si droga e ho iniziato a giocare nella Nazionale Scrittori.
Da settembre 2016 partecipo alla trasmissione Dribbling, in onda ogni sabato su Rai 2.
Del 2017 è Ventuno vicende vagamente vergognose, raccolta di tautogrammi edita da CasaSirio." (tratto dal suo blog, SCRITTORE PER STRADA)
QUI potete trovare l'intervista che ha rilasciato al nostro Spartaco in occasione dell'edizione che l'ha visto come guest star.
QUI potete trovare un suo racconto pubblicato sulla Vetrina di Minuti Contati.
A seguire, i suoi commenti sui racconti finalisti della CENTESIMA. A chiudere, la sua classifica.
COMMENTI
Assenza, di Viviana Tenga
Un racconto che durante l’appello cresce con costanza, adagio, e fa entrare in maniera naturale nelle emozioni della protagonista. È un
pezzo che scorre come un torrente di montagna. Bello il finale. Dolce e al contempo d’impatto.
Il grande inquisitore, di Giuseppe De Micheli
Crudo, coinvolgente. Ci si sente addosso la carne di Gerolamo e ci si chiede – sferzata dopo sferzata – a cosa si debba il supplizio. Quando lo si capisce si sorride, un po’ amaro nei panni del frate. L’orrore nell’erezione è la chiusura perfetta.
Lag, di Eleonora Rossetti
La storia trasmette l’emozione del protagonista, si entra in sintonia e in empatia con lui; lo stile è preciso e senza sbavature. Il finale,
unica pecca, risulta scontato già parecchie righe prima. Ma la capacità di rendere tangibile il momento è sufficiente a non deludere.
Dettagli, di Sara Tirabassi
A volte un piccolo incidente ci costringe a rallentare, a fermarci e osservare il mondo e così, per caso, ci si accorge di quanto è vario e
bello nei suoi particolari. È un racconto delicato, un dipinto.
Il cacciatore di sguardi, di Raffaele Marra
La solitudine e la malinconia sono rappresentati bene e la città si trasforma in uno specchio dell’interiorità del protagonista. Il finale appare logico e al contempo inatteso, perciò funziona.
Non dovevi farlo, di Giancarmine Trotta
Lo stile è buono, a parte qualche virgola mancante che costringe a fermarsi e a rileggere (non con piacere) per capire. Un esempio: alla nostra dicevi. Il tema è banale, e manca un vero elemento di originalità. La gelosia dell’uomo nei confronti della creatura non suona molto forte. Il problema è (errore comune) che è stata privilegiata la sorpresa finale rispetto al sentimento del protagonista.
Il generale in barca, di Andrea Partiti
Il racconto si snoda attraverso delle descrizioni pulite, precise ma non pedanti. Lo stile è asciutto (nonostante la storia di mare).
Però.
Il finale sembra poco curato; proprio nel momento in cui si doveva dare il meglio, la narrazione non decolla. Il conflitto tra l’uomo e il
pesce poteva e anzi doveva essere trattato con più profondità.
Camera 303, di Erika Adale
Il giochino del cambio di prospettiva, purtroppo, è abusato. Specialmente nei racconti brevi sembra una maniera efficace per stupire.
Qui è un trucco senza scopo. Se fosse l’inizio di una storia lunga, magari potrebbe avere più forza. Così, no.
La vita nonostante, di Maurizio Bertino
Un quadretto, descritto bene, senza eccessi. Però i discorsi che si avvicendano e i gesti dei personaggi hanno un po’ troppo il sapore del
già visto. È un racconto che non ha mordente. Una volta letto, ci si chiede: E quindi?
Sul gradino, di Ambra Stancampiano
Il ricorso a termini logori, e a frasi dal sapore stantio, – In preda all’ira sbattei l’uscio del nostro bugigattolo – non rende la lettura molto piacevole. Di certo l’intento era quello di ricreare una certa atmosfera, però il risultato è un racconto che pecca di originalità e non coinvolge. Si suggerisce una minore vaghezza e una migliore presentazione dei sentimenti del narratore, qui appena accennati.
Troppo visibile, di Fernando Nappo
Lo spunto iniziale, trito e ritrito, è in realtà un modo per fare una satira sui costumi (intesi nel duplice senso). Purtroppo il gioco resta a un livello basso, si sorride ma non senza arrivare al finale col botto. [la ripetizione dell’errore “mogie” al posto di “moglie” risulta pure
un po’ fastidioso]
Un nuovo inizio, di Roberto Romanelli
Il ribaltamento di prospettiva è un vecchio trucco, tanto caro allo scrittore quanto poco saporito per il lettore. Quanto è più bello essere subito gettati dentro la storia, sentire il corpo e la mente dei personaggi diventare nostri? Il congegno spesso svilisce il contenuto: le righe sembrano lì solo per quel finale che lascia un’emozione piccola, quasi nulla. È quando il proprio sé si trasferisce nel sé del personaggio che il finale resta in circolo più a lungo, e ce lo possiamo gustare.
Not safe for witches, di Mario Pacchiarotti
Nel testo mancano parecchie virgole, si consiglia di ripassarne le regole d’uso. Tutto si gioca nel finale, col solito trucco della sorpresa a effetto. Non si entra mai nel vivo della storia.
Il male assoluto, di Marco Roncaccia
Una rivisitazione di American Psycho. La descrizione dei gesti non ha mordente, sono solo frasi che non catturano; il finale a sorpresa non fa dire wow. Manca l’addentrarsi nel male; c’è artigianato, senza amore per la verità.
Versioni, di Riccardo Rossi
Un enigma, più che un racconto. La storia si sviluppa attraverso i dialoghi e resta come appesa per aria. Il finale fallisce l’intento di stupire. Mancano i dettagli necessari a entrare meglio nella situazione: la sensazione al termine della lettura è di vuoto.
CLASSIFICA
1) Assenza
2) Il grande inquisitore
3) Lag
4) Dettagli
5) Il cacciatore di sguardi
6) Non dovevi farlo
7) Il generale in barca
8) Camera 303
9) La vita nonostante
10) Sul gradino
11) Troppo visibile
12) Un nuovo inizio
13) Non Safe For Witches
14) Il male assoluto
15) Versioni
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