La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
Sto ritto sulla tolda, guardando il mare verso prua. La nostra meta è ancora lontana, ma non posso dimenticare che è una prigione il luogo in cui mi conducono. Sento i passi claudicanti del capitano dietro di me, ma decido di ignorarlo, fingendo di essere preso nei miei pensieri.
«Allora signor Bacon, ancora convinto che dovremmo smettere di navigare, cedendo il passo a quei mostri?»
Rispondo senza voltarmi. «Il mare è il loro regno, capitano. Il regno dei tritoni. Noi siamo gli estranei, qui.»
«Sirene, tritoni, potete chiamarli come vorrete, restano mostri. Ci hanno sorpreso in un primo momento, giacché li credevamo animali leggendari e non nego siano un problema per la pesca, ma una nave attrezzata come la nostra… Non rappresentano un rischio.»
Scrollo le spalle. «Ho cercato di convincere la nostra amata Regina Elisabetta, ma a corte non ho avuto mai un gran seguito. Ho fallito. Tutti però pagheremo le conseguenze.»
Il capitano mi si affianca. «Devo ammettere che avete mostrato valore nel perorare la vostra causa. Ma era una causa sbagliata. Stiamo attrezzando ogni imbarcazione affinché vi siano uomini armati a bordo, siamo in guerra, ma la vinceremo come abbiamo vinto ogni volta che ci siamo schierati. Non saranno sirene dalla voce incantata e qualche guerriero con la coda di pesce a impedire di estendere il nostro dominio ai mari così come alla terra.»
Ho fatto questa discussione così tante volte che ho la nausea. Ma è più forte di me, tentare di aprire una mente ottusa. Faccio un ampio gesto ad abbracciare l’orizzonte di fronte a noi.
«Guardi. Guardi l’immensità dell’oceano intorno a noi, si estende a perdita d’occhio, più immenso di ogni nazione, più profondo di qualsiasi lago. Come possiamo competere con il nemico che abita questo sterminato regno? Perché non cercare un contatto? Perché non provare a comprendere, invece di uccidere?»
«Comprendere? Sono loro ad aver attaccato per primi. Come può dimenticare tutti i morti, signor Bacon? Innocenti, sterminati e divorati da quelle bestie immonde?»
Mi giro verso di lui e superando ogni etichetta lo afferro per le spalle.
«Che ne sappiamo noi di loro? Ogni giorno vengono uccisi capodogli e balene, si riempiono stive di pesce e molluschi. Le nostre navi solcano in lungo e in largo gli oceani e i mari. Non potrebbero essere questi affronti da lavare col sangue? Immagini se qualcuno venisse nei nostri verdi prati a sterminare pecore e mucche solcando i cieli con bastimenti più leggeri dell’aria. Cosa penseremmo? Non li considererebbe lei dei nemici?»
«Questo non potrebbe mai accadere. Agli uomini Dio stesso ha dato il dominio: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra.»
Lo lascio e faccio un passo indietro.
«Cosa posso dire io, allora? Così sia, rinchiudetemi pure, l’amarezza più grande non sarà marcire in una cella, ma aver avuto ragione.»
Torno a guardare l’orizzonte e così credo faccia anche il capitano, che mi rimane a fianco. Non abbiamo altro da dirci, almeno per ora. Non è una cattiva persona, così come Elisabetta non è una cattiva regina, ma nessuno di loro è disposto ad accettare una verità più grande di quella tramandata dalla Bibbia, quella che ci insegna la semplice osservazione della realtà dei fatti.
Rimaniamo così a lungo. Poi un urlo spezza la nostra apatia. Sta succedendo qualcosa a poppa, ci voltiamo per capire di che si tratti, ma non occorre che nessuno lo spieghi, lo possiamo vedere da soli. Dal mare, nella scia della nave, si erge la testa smisurata di un animale fantastico. Scaglie e denti dominano, cedendo il primato solo a degli occhi di serpente, arancioni e malvagi.
«Sant’Iddio, un serpente marino» esclama il capitano, cominciando a dare ordini. «Armate i cannoni armati e state pronti a sparare, preparatevi per la virata a dritta.»
Molti uomini rimangono immobili, di certo paralizzati dal terrore di quella vista. La testa intanto si fa più alta sul lungo collo, più vicina. Sbuffi di vapor acqueo emergono dalle nari della bestia. Sembra guardare solo me, ma so che è un inganno della mia mente.
Il capitano continua a urlare ma solo alcuni dei marinai sembrano pronti a eseguire l’ordine dato.
Dall’acqua comincia a emergere il torso della bestia e poi…
«Non è un serpente, capitano» sussurro, afferrandogli il braccio. «Non è un serpente» ripeto, mentre l’essere dispiega le ali. Grandi, immense, gettano ombra e terrore su di noi, mentre battono l’aria sollevando in volo la creatura.
«È… è…» balbetta il capitano, malfermo sulle gambe.
«È un drago.»
Sono le ultime parole che dico, mentre lo ammiro alzarsi nel cielo, poi virare per tornare su di noi.
Aprire le fauci. Soffiare quel fuoco impossibile.
La cosa peggiore, è avere ragione.
«Allora signor Bacon, ancora convinto che dovremmo smettere di navigare, cedendo il passo a quei mostri?»
Rispondo senza voltarmi. «Il mare è il loro regno, capitano. Il regno dei tritoni. Noi siamo gli estranei, qui.»
«Sirene, tritoni, potete chiamarli come vorrete, restano mostri. Ci hanno sorpreso in un primo momento, giacché li credevamo animali leggendari e non nego siano un problema per la pesca, ma una nave attrezzata come la nostra… Non rappresentano un rischio.»
Scrollo le spalle. «Ho cercato di convincere la nostra amata Regina Elisabetta, ma a corte non ho avuto mai un gran seguito. Ho fallito. Tutti però pagheremo le conseguenze.»
Il capitano mi si affianca. «Devo ammettere che avete mostrato valore nel perorare la vostra causa. Ma era una causa sbagliata. Stiamo attrezzando ogni imbarcazione affinché vi siano uomini armati a bordo, siamo in guerra, ma la vinceremo come abbiamo vinto ogni volta che ci siamo schierati. Non saranno sirene dalla voce incantata e qualche guerriero con la coda di pesce a impedire di estendere il nostro dominio ai mari così come alla terra.»
Ho fatto questa discussione così tante volte che ho la nausea. Ma è più forte di me, tentare di aprire una mente ottusa. Faccio un ampio gesto ad abbracciare l’orizzonte di fronte a noi.
«Guardi. Guardi l’immensità dell’oceano intorno a noi, si estende a perdita d’occhio, più immenso di ogni nazione, più profondo di qualsiasi lago. Come possiamo competere con il nemico che abita questo sterminato regno? Perché non cercare un contatto? Perché non provare a comprendere, invece di uccidere?»
«Comprendere? Sono loro ad aver attaccato per primi. Come può dimenticare tutti i morti, signor Bacon? Innocenti, sterminati e divorati da quelle bestie immonde?»
Mi giro verso di lui e superando ogni etichetta lo afferro per le spalle.
«Che ne sappiamo noi di loro? Ogni giorno vengono uccisi capodogli e balene, si riempiono stive di pesce e molluschi. Le nostre navi solcano in lungo e in largo gli oceani e i mari. Non potrebbero essere questi affronti da lavare col sangue? Immagini se qualcuno venisse nei nostri verdi prati a sterminare pecore e mucche solcando i cieli con bastimenti più leggeri dell’aria. Cosa penseremmo? Non li considererebbe lei dei nemici?»
«Questo non potrebbe mai accadere. Agli uomini Dio stesso ha dato il dominio: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra.»
Lo lascio e faccio un passo indietro.
«Cosa posso dire io, allora? Così sia, rinchiudetemi pure, l’amarezza più grande non sarà marcire in una cella, ma aver avuto ragione.»
Torno a guardare l’orizzonte e così credo faccia anche il capitano, che mi rimane a fianco. Non abbiamo altro da dirci, almeno per ora. Non è una cattiva persona, così come Elisabetta non è una cattiva regina, ma nessuno di loro è disposto ad accettare una verità più grande di quella tramandata dalla Bibbia, quella che ci insegna la semplice osservazione della realtà dei fatti.
Rimaniamo così a lungo. Poi un urlo spezza la nostra apatia. Sta succedendo qualcosa a poppa, ci voltiamo per capire di che si tratti, ma non occorre che nessuno lo spieghi, lo possiamo vedere da soli. Dal mare, nella scia della nave, si erge la testa smisurata di un animale fantastico. Scaglie e denti dominano, cedendo il primato solo a degli occhi di serpente, arancioni e malvagi.
«Sant’Iddio, un serpente marino» esclama il capitano, cominciando a dare ordini. «Armate i cannoni armati e state pronti a sparare, preparatevi per la virata a dritta.»
Molti uomini rimangono immobili, di certo paralizzati dal terrore di quella vista. La testa intanto si fa più alta sul lungo collo, più vicina. Sbuffi di vapor acqueo emergono dalle nari della bestia. Sembra guardare solo me, ma so che è un inganno della mia mente.
Il capitano continua a urlare ma solo alcuni dei marinai sembrano pronti a eseguire l’ordine dato.
Dall’acqua comincia a emergere il torso della bestia e poi…
«Non è un serpente, capitano» sussurro, afferrandogli il braccio. «Non è un serpente» ripeto, mentre l’essere dispiega le ali. Grandi, immense, gettano ombra e terrore su di noi, mentre battono l’aria sollevando in volo la creatura.
«È… è…» balbetta il capitano, malfermo sulle gambe.
«È un drago.»
Sono le ultime parole che dico, mentre lo ammiro alzarsi nel cielo, poi virare per tornare su di noi.
Aprire le fauci. Soffiare quel fuoco impossibile.
La cosa peggiore, è avere ragione.
Re: La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
Ciao Mario! Tutto ok con caratteri e tempo, buona Dragon Fest Edition!
Re: La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
Ciao Mario :)
Allora... tema interessante, con una parte fantastica ben calata - in maniera credibile - in un preciso contesto storico. Informazioni fornite senza sbrodolamenti eccessivi nell'infodump (giusto nel "Stiamo attrezzando ogni imbarcazione affinché vi siano uomini armati a bordo, siamo in guerra, ma la vinceremo come abbiamo vinto ogni volta che ci siamo schierati", ho un po' storto il naso: possibile che Bacon non lo sappia già, nella sua posizione? Forse queste informazioni avrebbero potuto essere passate in maniera più defilata nella parte successiva del testo).
Potrebbe necessitare di un po' di labor limae ("armate i cannoni armati" magari potrebbe essere sistemato con un sinonimo, ad esempio) ma nel complesso ho apprezzato sia lo stile, ben curato, che la trama. Perfetta l'attinenza al contest. Un buon racconto, sotto molti punti di vista, incentrato su un personaggio storico interessante. Complimenti.
Allora... tema interessante, con una parte fantastica ben calata - in maniera credibile - in un preciso contesto storico. Informazioni fornite senza sbrodolamenti eccessivi nell'infodump (giusto nel "Stiamo attrezzando ogni imbarcazione affinché vi siano uomini armati a bordo, siamo in guerra, ma la vinceremo come abbiamo vinto ogni volta che ci siamo schierati", ho un po' storto il naso: possibile che Bacon non lo sappia già, nella sua posizione? Forse queste informazioni avrebbero potuto essere passate in maniera più defilata nella parte successiva del testo).
Potrebbe necessitare di un po' di labor limae ("armate i cannoni armati" magari potrebbe essere sistemato con un sinonimo, ad esempio) ma nel complesso ho apprezzato sia lo stile, ben curato, che la trama. Perfetta l'attinenza al contest. Un buon racconto, sotto molti punti di vista, incentrato su un personaggio storico interessante. Complimenti.
Re: La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
Ciao, Mario!
Il tuo racconto mi ha riportato alla lettura del pensiero di Francis Bacon e la tua idea di sezionarlo in un racconto del genere mi è sembrata vincente. Sembra fatto apposta per il tema di questa sfida. Nonostante questo, non rimane legato al momento della competizione ma gode di vita propria a prescindere dai legami con MinutiContati e questo è sempre un valore aggiunto. Mi è piaciuto. Anche la descrizione del drago, l’improvviso emergere delle ali, la sorpresa e il fiato rotto dall’apparizione, il fuoco: bello.
Se dovessi scegliere qualcosa da modificare, cambierei l’ultima frase, proprio nella forma. Quel “la cosa”, al termine di un racconto ben tratteggiato, secondo me stona.
Concludo con:
“Immagini se qualcuno venisse nei nostri verdi prati a sterminare pecore e mucche solcando i cieli con bastimenti più leggeri dell’aria.”
Convincente!
Ciao, alla prossima!
Il tuo racconto mi ha riportato alla lettura del pensiero di Francis Bacon e la tua idea di sezionarlo in un racconto del genere mi è sembrata vincente. Sembra fatto apposta per il tema di questa sfida. Nonostante questo, non rimane legato al momento della competizione ma gode di vita propria a prescindere dai legami con MinutiContati e questo è sempre un valore aggiunto. Mi è piaciuto. Anche la descrizione del drago, l’improvviso emergere delle ali, la sorpresa e il fiato rotto dall’apparizione, il fuoco: bello.
Se dovessi scegliere qualcosa da modificare, cambierei l’ultima frase, proprio nella forma. Quel “la cosa”, al termine di un racconto ben tratteggiato, secondo me stona.
Concludo con:
“Immagini se qualcuno venisse nei nostri verdi prati a sterminare pecore e mucche solcando i cieli con bastimenti più leggeri dell’aria.”
Convincente!
Ciao, alla prossima!
- Eugene Fitzherbert
- Messaggi: 486
Re: La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
Ciao, Mario!
Il tuo stile è come sempre preciso e schietto, sia che si abbia di fronte una prima stesura sia si legga un racconto 'lavorato'.
L'idea è carina: questo fantasy storico dove personaggi importanti e conosciuti affrontano mostri mi ha sempre affascinato (Paul di Filippo ci ha fatto i soldi, con questo approccio... E non solo lui).
Venendo alla tematica ecologista del racconto: beh, non posso non ricordare The Abyss (il film di Cameron) e Il quinto giorno (il romanzo di Schaizing, che ti consiglio di leggere se non hai già provveduto a suo tempo) e tutto rientra nel filone della vendetta della Natura sull'uomo. Ho molto apprezzato il sottotesto antireligioso, o meglio antidogmatico, e scientifico, che in bocca a Bacon ci sta benissimo.
Complimenti!
Il tuo stile è come sempre preciso e schietto, sia che si abbia di fronte una prima stesura sia si legga un racconto 'lavorato'.
L'idea è carina: questo fantasy storico dove personaggi importanti e conosciuti affrontano mostri mi ha sempre affascinato (Paul di Filippo ci ha fatto i soldi, con questo approccio... E non solo lui).
Venendo alla tematica ecologista del racconto: beh, non posso non ricordare The Abyss (il film di Cameron) e Il quinto giorno (il romanzo di Schaizing, che ti consiglio di leggere se non hai già provveduto a suo tempo) e tutto rientra nel filone della vendetta della Natura sull'uomo. Ho molto apprezzato il sottotesto antireligioso, o meglio antidogmatico, e scientifico, che in bocca a Bacon ci sta benissimo.
Complimenti!
Re: La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
LauSil ha scritto:Ciao Mario :)
Allora... tema interessante, con una parte fantastica ben calata - in maniera credibile - in un preciso contesto storico. Informazioni fornite senza sbrodolamenti eccessivi nell'infodump (giusto nel "Stiamo attrezzando ogni imbarcazione affinché vi siano uomini armati a bordo, siamo in guerra, ma la vinceremo come abbiamo vinto ogni volta che ci siamo schierati", ho un po' storto il naso: possibile che Bacon non lo sappia già, nella sua posizione? Forse queste informazioni avrebbero potuto essere passate in maniera più defilata nella parte successiva del testo).
Potrebbe necessitare di un po' di labor limae ("armate i cannoni armati" magari potrebbe essere sistemato con un sinonimo, ad esempio) ma nel complesso ho apprezzato sia lo stile, ben curato, che la trama. Perfetta l'attinenza al contest. Un buon racconto, sotto molti punti di vista, incentrato su un personaggio storico interessante. Complimenti.
Armate i cannoni armati è proprio un errore, altro che labor limae :-)
Per Bacon, in quel momento Francis non conta niente, siamo sotto Elisabetta, a cui stava ben poco simpatico. La sua posizione si rafforzerà poi sotto il successore di Elisabetta. In questo caso non ci arriva, forse :-)
Re: La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
Canadria ha scritto:Ciao, Mario!
Il tuo racconto mi ha riportato alla lettura del pensiero di Francis Bacon e la tua idea di sezionarlo in un racconto del genere mi è sembrata vincente. Sembra fatto apposta per il tema di questa sfida. Nonostante questo, non rimane legato al momento della competizione ma gode di vita propria a prescindere dai legami con MinutiContati e questo è sempre un valore aggiunto. Mi è piaciuto. Anche la descrizione del drago, l’improvviso emergere delle ali, la sorpresa e il fiato rotto dall’apparizione, il fuoco: bello.
Se dovessi scegliere qualcosa da modificare, cambierei l’ultima frase, proprio nella forma. Quel “la cosa”, al termine di un racconto ben tratteggiato, secondo me stona.
Concludo con:
“Immagini se qualcuno venisse nei nostri verdi prati a sterminare pecore e mucche solcando i cieli con bastimenti più leggeri dell’aria.”
Convincente!
Ciao, alla prossima!
Grazie della segnalazione. Una cosa che avrei cambiato, rileggendolo il giorno dopo, è quel lei che stona con il periodo. Si dovevano dare del voi per rendere il livello di formalità che c'era in quel contesto, nonostante la situazione.
Re: La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
Eugene Fitzherbert ha scritto:Ciao, Mario!
Il tuo stile è come sempre preciso e schietto, sia che si abbia di fronte una prima stesura sia si legga un racconto 'lavorato'.
L'idea è carina: questo fantasy storico dove personaggi importanti e conosciuti affrontano mostri mi ha sempre affascinato (Paul di Filippo ci ha fatto i soldi, con questo approccio... E non solo lui).
Venendo alla tematica ecologista del racconto: beh, non posso non ricordare The Abyss (il film di Cameron) e Il quinto giorno (il romanzo di Schaizing, che ti consiglio di leggere se non hai già provveduto a suo tempo) e tutto rientra nel filone della vendetta della Natura sull'uomo. Ho molto apprezzato il sottotesto antireligioso, o meglio antidogmatico, e scientifico, che in bocca a Bacon ci sta benissimo.
Complimenti!
Bacon mi sembrava perfetto per l'idea e il Bacon contemporaneo di Elisabetta ancora di più, proprio perché non ancora affermato e amato a corte. Per il resto, lo dovreste sapere ormai che non ci riesco a scrivere qualcosa senza metterci dentro un po' di quello che penso. I testi non schierati non sono roba per me :-)
Re: La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
jimjams ha scritto:[
Per Bacon, in quel momento Francis non conta niente, siamo sotto Elisabetta, a cui stava ben poco simpatico. La sua posizione si rafforzerà poi sotto il successore di Elisabetta. In questo caso non ci arriva, forse :-)
Mario, io intendevo "posizione" nel senso di "uomo che è stato a corte" :D ... che non fosse molto amato lo dici anche nel tuo racconto! ;)
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Re: La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
ciao Mario! Inizio dicendoti che il tuo racconto per me è molto interessante. Penso questo, perché mi sono resa conto che leggendo, mi stava sempre più incuriosendo. E' ben strutturato, lineare e il linguaggio è scorrevole, senza intoppi o con troppi giri di parole, uno stile semplice e chiaro. Ho apprezzato la contestualizzazione, che mi ha fatto ben immaginare l'ambiente in cui si sviluppa la vicenda e come il tuo protagonista esplichi la sua ragione. Voglio capire la ragione di Francis. Non trovo difetti, forse sono stata ingannata dal titolo, ma mi sarei immaginata un Francis che sostiene di più la sua causa, qui lo vediamo ormai stremato e rassegnato, tanto che non spiega altro a chi non vuole capire. Avrei messo "La delusione...". Nel complesso hai scritto davvero un bel racconto fantasy, alla prossima!
- AmbraStancampiano
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Re: La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
Ciao Mario,
il tuo racconto è come al solito estremamente ben scritto, ben argomentato e leggibile a più livelli; gestisci bene il personaggio di Bacon e il suo interlocutore e coinvolgi il lettore in un dialogo che scorre perfettamente liscio e lo accompagna fino al climax finale senza mai lasciarlo indietro.
L'unica perplessità che ho è legata all'apparizione del drago, che non ho capito se è legato o meno al popolo del mare con cui presumo - secondo le informazioni che mi fornisci appunto durante il dialogo col capitano - l'esercito di Elisabetta sia in guerra, o quantomeno in tensione.
Mi sembra comunque un ottimo lavoro.
il tuo racconto è come al solito estremamente ben scritto, ben argomentato e leggibile a più livelli; gestisci bene il personaggio di Bacon e il suo interlocutore e coinvolgi il lettore in un dialogo che scorre perfettamente liscio e lo accompagna fino al climax finale senza mai lasciarlo indietro.
L'unica perplessità che ho è legata all'apparizione del drago, che non ho capito se è legato o meno al popolo del mare con cui presumo - secondo le informazioni che mi fornisci appunto durante il dialogo col capitano - l'esercito di Elisabetta sia in guerra, o quantomeno in tensione.
Mi sembra comunque un ottimo lavoro.
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.
- Lo Smilodonte
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Re: La ragione di Francis - Mario Pacchiarotti
La ragione di Francis – Mario Pacchiarotti
Ciao Mario. Il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo, sia per la sottile inversione di ruoli – il punto è che il nemico arriva dalla terra, non dal mare, ma Francis è l’unico illuminato a vedere la verità per ciò che è – e un po’ per questo omaggio a Bacone, spunto tratto (immagino) da La Nuova Atlantide (o c’entra il Leviatano di Hobbes, altro grande materialista della sua epoca?). In qualsiasi caso il tuo racconto ha diversi livelli di lettura, non ultimo quello sociale, sovrapponibile a ciò che succede oggi (e che succede da sempre) in tutto il mondo. Però, a differenza di altri, non me l’hai reso stucchevole e buonista. A livello formale attento a un paio di passaggi che rasentano l’infodump. A livello narrativo, invece, toglierei il drago. Perché diciamocelo, i draghi hanno rotto i coglioni, e ormai l’iconografia comune è quella fantasy. Invece il tuo racconto ha davvero un appeal Elisabettiano, e quando parli di tritoni e di mostri marini io immaginavo le bestie mitiche della cartografia seicentesca. Il serpente marino che metti in gioco era, nella mia immaginazione, degno di un’illustrazione di un mappamondo dell’epoca. E poi il solito drago…
Ciao Mario. Il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo, sia per la sottile inversione di ruoli – il punto è che il nemico arriva dalla terra, non dal mare, ma Francis è l’unico illuminato a vedere la verità per ciò che è – e un po’ per questo omaggio a Bacone, spunto tratto (immagino) da La Nuova Atlantide (o c’entra il Leviatano di Hobbes, altro grande materialista della sua epoca?). In qualsiasi caso il tuo racconto ha diversi livelli di lettura, non ultimo quello sociale, sovrapponibile a ciò che succede oggi (e che succede da sempre) in tutto il mondo. Però, a differenza di altri, non me l’hai reso stucchevole e buonista. A livello formale attento a un paio di passaggi che rasentano l’infodump. A livello narrativo, invece, toglierei il drago. Perché diciamocelo, i draghi hanno rotto i coglioni, e ormai l’iconografia comune è quella fantasy. Invece il tuo racconto ha davvero un appeal Elisabettiano, e quando parli di tritoni e di mostri marini io immaginavo le bestie mitiche della cartografia seicentesca. Il serpente marino che metti in gioco era, nella mia immaginazione, degno di un’illustrazione di un mappamondo dell’epoca. E poi il solito drago…
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