Sara la nera
- Sonia Lippi
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Sara la nera
Avignone 6 settembre 1943
Carissima Jeanne,
grazie per le tue lettere, sono linfa vitale per un povero vecchio come me che ha vissuto la vita con passione, ma che purtroppo ultimamente non riesce più a contrastare questa infame malattia che lo ha colpito.
Sei sempre stata la mia più cara amica, la mia musa, la mia fonte di ispirazione.
Sei l’unica alla quale ho confessato i tormenti dell’ anima, sai tutto di me, tranne una cosa, un segreto che non ho mai rivelato a nessuno.
Ora che le forze mi abbandonano, ho il bisogno di condividere con qualcuno questo peso che mi porto dietro da troppi anni mia dolce Jeanne.
Ricordi quando ci conoscemmo? Mi chiedesti perché ero così attivo nel cercare di far ottenere al popolo Rom il diritto di onorare Santa Sara.
Beh mia cara, sappi che è proprio di questo che ti devo parlare.
Non posso scriverti altro, se riuscirai a venirmi a trovare ti dirò tutto altrimenti cerca Thiago Baliardo, un Manouche di origine spagnola, digli che il Marchese Folco de Baroncelli ti ha informata.
Spero di vederti presto
Tuo da sempre e per sempre Folco.
“Basta! Sarà la millesima volta che leggo questa vecchia lettera,” disse Sofia mentre seduta sul divano della stanza d'albergo a Sainte Marie della Mer, continuava ad esaminare un foglio stropicciato trovato anni prima dentro un libro preso dalla biblioteca di una parente.
Tutto era iniziato quando a quattordici anni, durante una noiosa visita ad una anziana zia di origine francese, aveva curiosato distrattamente in biblioteca.
Nel rimettere apposto un tomo di botanica polveroso con le pagine ingiallite e le figure disegnate, una busta ingrigita dal tempo gli era caduta in faccia, come se fosse stanca di essere ignorata e avesse trovato il modo per farsi leggere.
Si aspettava una lettera d’amore, o una missiva con qualche pettegolezzo piccante, ma mai avrebbe pensato che quelle poche righe scritte a mano con una calligrafia tremula, le avrebbero cambiato la vita.
Da quel momento conoscere il segreto del Marchese de Baroncelli divenne prima un gioco divertente e poi un autentica ossessione.
Aveva frequentato corsi di antropologia culturale, in particolare quelli che parlavano delle popolazioni nomadi e letto un infinità di libri sul marchese de Baroncelli, sulla sua amante amica Jeanne de Flandreysy e sulla festa gitana del ventiquattro maggio.
“Se oggi sono qui, al più grande raduno gitano, con i figli del vento che arrivano da tutto il mondo è grazie a questa lettera.Devo assolutamente trovare i discendenti di Thiago Baliardo. Muoviti Sofia hai un appuntamento!”
Ripose la lettera dentro la borsetta di stoffa multicolore, guardandosi fiera nello specchio rettangolare che rifletteva la sua figura intera.
Sembrava una zingara, con la gonna rossa, la camicetta bianca, il fazzoletto nero e oro che le teneva indietro i capelli corvini lunghi fino alla schiena, e uno scialle con grosse rose rosse comprato durante un viaggio a Granada qualche anno prima.
Era una giornata tiepida, con il cielo limpidissimo e un odore salmastro che aleggiava nell’aria.
Uscita dall’Hotel, controllò la cartina per poter arrivare al Museo de Baroncelli in Rue Victor Ugo, nelle vicinanze abitava la persona che doveva incontrare.
Con passo spedito in pochi minuti giunse alla sua destinazione, “come al solito sono in anticipo” disse guardando l’orologio.
La piazza era gremita di gente, così come tutti i vicoli e le strade della cittadina, molti gitani cantavano, suonavano e danzavano
“Cheli! Cheli Racli!”
Un gitano alto e sorridente la stava invitando dentro un cerchio di persone che battevano le mani a ritmo di una musica infervorata.
“Cheli Racli, Cheli, Cheli” continuava a ripetere il ragazzo in Romanì, “balla ragazza, balla, balla”, Sofia sorrise e si lasciò andare alla musica, ai colori, al ritmo, alle voci nasali che ripetevano parole in una lingua a lei sconosciuta.
Con la mano destra reggeva un pizzo della gonna e con la sinistra teneva la mano del giovane che la faceva volteggiare.
Dopo alcuni minuti si fermò, sorridente ma senza fiato, fece un cenno di saluto al ragazzo e continuando a battere le mani si allontanò.
Si appoggiò ad un muretto di schiena, buttando la testa indietro, respirando a pieni polmoni e facendosi accarezzare dal sole.
“Lacio Dive Cheli, bonjour belle fille!”
Sofia aprì gli occhi e vide la faccia sorniona del gitano con il quale aveva ballato.
Era alto, moro, con i capelli lunghi legati dietro il collo, e due occhi scuri e brillanti.
“Je ne parle pas français” disse Sofia, rispolverando quel poco di Francese che aveva studiato alle scuole medie,“Je suis Italien”
“Ah Italiana, non lo avrei detto. Ciao Sono Chico e tu? Sei in vacanza? Sei sola? sei brava a ballare!”
“Ei quante domande! Mi chiamo Sofia e sono qui sia in vacanza che per studio. Da qualche anno mi interesso alla festa di Santa Sara e alla vita del Marchese de Baroncelli” disse ancora con il respiro corto.
“una Gagè un po’ Rom! Proprio come il Marchese! ”e indicò il museo alle sue spalle, “il mio popolo gli è molto grato”
La ragazza fece un cenno di assenso “Parli bene l’Italiano per mia fortuna, come l’hai imparato?”
“Mia nonna è Italiana e con la mia Kumpania abbiamo vissuto qualche anno in Italia” Chico si guardò attorno ”sei sola? Non è buono per una ragazza bella come te andare in giro sola! Se ti va posso farti da pral buranete.” La prese per mano facendole l’occhiolino.
“Cosa è un pral buranete? “liberandosi dalla stretta e aggiustandosi bene il fazzoletto sulla testa.
Chico si appoggiò al muretto incrociando le braccia sul petto” Pral buranete in Romanì significa fratello maggiore, guida, insomma uno che ti aiuta e ti protegge ecco.”
Sofia imbarazzata cambiò discorso “ho un appuntamento a mezzogiorno qui di fronte, con Gabriel Varenne, un professore esperto di storia provenzale e del culto di Santa Sara!”
Vide Chico stringere leggermente gli occhi “lo conosco, è un impiccione! Ogni anno in questi giorni si aggira nei pressi dei nostri accampamenti, ha importunato delle donne allungando le mani. Perché lo vedi? Non mi fido di quella persona, mia madre dice che è un gagè melalo, un uomo sporco nell’anima. Io credo a mia madre è una czohani, come le chiamate voi? Streghe? Bè lei sa sempre tutto! ” la guardò intensamente e inclinò la testa di lato“ lascia stare il melalo, vieni con me.”
Sofia non era avvezza a dare così tanta confidenza a uno sconosciuto e poi voleva andare all’appuntamento: “sono anni che aspetto di avere un incontro con lui, e scusami, ma ci andrò!” Disse con voce più acida di quello che avrebbe voluto.
“Aspetta! Non volevo metterti paura, posso rimediare? “ e gli prese nuovamente le mani “Questa sera ci sarà una bella festa per l’inizio dei due giorni santi, mi piacerebbe che tu venissi”
Sofia rimase spiazzata.
Chico sembrava un bravo ragazzo, con lui come guida sarebbe stato più facile trovare i discendenti di Thiago Baliardo.
“Va bene Chico vengo, dimmi solo dove e a che ora!” disse con un sospiro, cercando di rilassarsi.
“Ti vengo a prendere! ho detto che ti faccio da fratello maggiore, quindi ti vengo a prendere.Troviamoci al tramonto qui al muretto”
“Va bene, ci sarò” disse sorridendo la ragazza mentre si incamminava verso la casa del professore.
Appena giunta suonò il campanello ma il portone era aperto e accedeva direttamente a un chiostro interno.
“Mademoiselle Nicoletti?” un uomo sulla cinquantina le sorrideva da una porta a vetri, era un bell'uomo, alto, robusto, con i capelli brizzolati.
Portava un paio di pantaloni marroni e una camicia bianca con le maniche arrotolate.
“Signor Varenne! Che piacere!“ Disse avvicinandosi.
“Venga signorina.” Sofia sorrise imbarazzata, mentre Lo storico gli porgeva la mano.
Entrò in un luminoso salotto, con tappeti colorati e due poltrone rosso bordò divise da un basso tavolino. Una libreria copriva quasi per intero le pareti della stanza e dalle finestre aperte giungevano le note di una musica gitana.
“Prego si accomodi” disse Gabriel con un forte accento francese indicandole una delle due poltrone con un gesto della mano e sedendosi sull'altra.
“Se avessi saputo quanto lei fosse graziosa, l’avrei ricevuta prima. Come posso aiutarla?” Sofia si sentì impacciata e imbarazzata, erano tre anni che cercava invano di avere un appuntamento con lui.
“Signor Varenne, sono felice di incontrarla, so quanto è impegnato, e mi scuso per l’insistenza, ho temuto che mi denunciasse per stalking” disse cercando di sembrare spigliata.
“Ho letto tutti i suoi libri, ma ho trovato particolarmente interessante quello che parla della vita del Marchese de Baroncelli “
“Ah si, nella sua ultima e-mail infatti accennava ad una missiva che lei pensa sia del Marchese giusto? Posso vederla?”
Sofia prese la lettera dalla borsa e la posò sul tavolo vicino alle due poltrone ”L’ho trovata anni fa in un libro di una mia parente. Il Marchese scrive a Jeanne de Flandreysy di avere un segreto legato alla festa di Santa Sara mai confessato a nessuno, ma non sono riuscita a trovare nulla di strano nella sua vita!E' per questo che l’ho contattata ”
Vide lo studioso cambiare espressione, sgranò per un attimo gli occhi e si schiarì più volte la voce prima di prendere la lettera.
Il professore accese una lampada per analizzarla contro luce. Studiò minuziosamente anche la busta e le sue mani tremarono leggermente prima di posarla nuovamente sul tavolino.
“Sembra autentica, anche se la scrittura è incerta la firma è sicuramente quella del Marchese.“
Gabriel sedeva in silenzio, picchiettandosi il mento con l’indice destro e con lo sguardo perso nel nulla.
“Professore scusi, ha una vaga idea di cosa possa essere questo segreto?”
Varenne girò lo sguardo verso di lei ”Vede signorina in alcuni racconti dei manouche della Provenza viene citato un uomo di nobili origini. Ho sempre sospettato che questa persona fosse il de Baroncelli, ma non ho mai trovato una prova concreta. Questa lettera però avvalora la mia tesi.”
“e di cosa trattano queste storie? “ chiese Sofia eccitata.
Varenne la guardò con un mezzo sorriso“ Lei ha letto i miei libri, quindi conosce la leggenda di Santa Sara giusto?”
Sofia si sentì come una scolaretta alla prima interrogazione “Si certo, Sara era una ragazza Rom che dopo che ebbe una visione dell’arrivo delle due donne che avevano assistito il Cristo sulla croce, le accolse stendendo il suo mantello ai loro piedi.
“Esatto! Ma esiste anche un’altra versione” disse avvicinandosi a Sofia, “dove le donne sono tre! Una è Maria Maddalena, e si parla anche di sua figlia Sara”.
“Si ma questo cosa c’entra con il Marchese de Baroncelli?” Sofia si sentì confusa.
“Beh qui in Camargue si racconta che un nobile che amava vagare a cavallo nelle campagne circostanti la sua tenuta, salvò una gitana dalle grinfie di due manigoldi che tentavano di stuprarla. La riportò alla sua famiglia e divenne amico fraterno del padre della ragazza. Un giorno L’aristocratico signore, convocò un professore di lingue antiche e lo portò all'accampamento. Dopo quella visita lo studioso non fu più lo stesso, dissero che era impazzito, farneticava sul Cristo e su un ipotetica sua prole fino a quando lo trovarono impiccato. Molto probabilmente fu un suicidio ma dettero la colpa ai rom, i quali per non incorrere in un processo, scapparono in fretta e furia. Mi sono sempre chiesto chi fosse questo nobile, e perché portò un esperto di lingue antiche all'accampamento.”
Sofia ebbe un intuizione, si alzò di scatto dalla poltrona e iniziò a passeggiare nervosamente su e giù “Beh è una storia interessante!Se il nobile fosse il Marchese, Thiago Baliardo il padre della ragazza, il segreto potrebbe essere il perché è stato ucciso o si è suicidato lo studioso di lingue antiche”
“Oppure, il segreto è il motivo per il quale è stato convocato un professore di lingue antiche” disse Gabriel eccitato.
Sofia guardò Varenne “devo trovare i discendenti di Thiago Baliardo, sono stata invitata ad una festa gitana questa sera, chissà se qualcuno mi darà le informazioni che cerco. Grazie professore è stato davvero prezioso”
Prese la lettera dal tavolino per rimetterla in borsa ma il professore le bloccò la mano.
Si girò, trovandosi a pochi centimetri dal viso di Gabriel, sentiva il suo profumo ma anche il suo alito caldo, il cuore iniziò a battere all’impazzata e una sensazione di paura la pervase.
Cercò di liberarsi dalla stretta del professore che gli stringeva sempre più forte il polso della mano destra.
“Professore ma che fa? Mi lasci andare!”
Varenne la strattonò in avanti, afferrandola per le braccia “Non dirmi che vuoi fare tutto da sola vero? Ti metto a conoscenza di quello che so e tu mi liquidi con un grazie arrivederci?” la sua voce era arrabbiata, gutturale, “non permetterò che una piccola sgualdrina italiana mi rubi la scoperta del secolo” la scagliò sulla poltrona, facendola sbattere sullo spigolo del tavolino.
Era terrorizzata, non riusciva nemmeno a gridare, la trasformazione improvvisa del professore l’aveva spiazzata, provò a rimettersi in piedi e corse verso la porta, il professore la raggiunse e la prese da dietro.
Le serrò il collo con il braccio destro e con l’altro le teneva la mano sinistra ferma dietro la schiena mentre la trascinava.
Sofia scalciava e cercava di divincolarsi, respirava a fatica, poi d’un tratto sentì un rumore secco, la presa intorno al collo si allentò mente un gemito usciva dalla bocca di Varenne.
Lo sentì accasciarsi al suolo, si girò boccheggiando e tossendo, e vide Chico in piedi davanti a lei che la guardava con in mano un coltello grondante sangue.
In preda al panico pensò di fuggire, ma le gambe erano pesanti e sentì le lacrime scenderle sulle guance.
Chico si tolse la camicia oramai sporca e con essa pulì sia il coltello che le sue mani, poi si avvicinò a lei e l’abbracciò.
Sofia iniziò a singhiozzare.
“Calmati ragazza, dobbiamo andare”
Alzò il viso e guardò Chico negli occhi “ andare dove? Il professore! Lo dobbiamo aiutare!Dobbiamo andare alla polizia, raccontare come sono andate le cose, tu come hai fatto a sapere che ero in pericolo?Insomma dobbiamo dire che mi hai salvato, oddio che guaio”
“Ma quale polizia, non ci crederanno! ti ho tenuta d’occhio perché avevo paura di ciò che Varenne poteva farti, ti ho detto che ha importunato le nostre donne.Dobbiamo andare via di qui, so io dove portarti ”poi dette un calcio all'uomo accasciato per terra” vedi? È morto, se non ce ne andiamo ci arresteranno, per favore fidati di me”
***
Il Camper era spazioso e profumava di lavanda e mentuccia.
I due ragazzi sedevano di fronte a cinque uomini anziani, con il viso solcato da grandi rughe.
Sofia aveva appena finito di raccontare loro tutta la vicenda, dal ritrovamento della lettera fino alla morte del professore.
Gli anziani discutevano animatamente, ogni tanto uno di loro la guardava intensamente.
“Dicono che mia mamma, la czhoani, aveva ragione” tradusse Chico per Sofia.
Lei lo guardò stupita “per favore mi sembra di vivere in un film dell'assurdo, cosa c'entra tua mamma?”
Chico si fece serio “Devi sapere che Thiago Baliardo era il pro zio di quel signore là” indicando il più vecchio di tutti.
“Thiago e la sua famiglia furono uccisi in un campo di sterminio nazista durante la seconda guerra mondiale, ma prima di essere deportati riuscirono a nascondere un prezioso manoscritto di cui erano i custodi. Sapevano di che trattava grazie al racconto orale ma ovviamente non sapevano tradurlo, così chiesero aiuto al Marchese. Mia madre ha delle visioni, mi vede con una ragazza gagè in un camper mentre sfogliamo un manoscritto”
“Scusa e perchè la gagè dovrei essere io? E di cosa parla il manoscritto?” disse Sofia in preda all'agitazione.
Chico scambiò qualche parola con gli anziani, che fecero un segno di assenso con la testa.
“Dicono che posso rivelarti tutto, ma per favore ascolta e non interrompere, quello che andrò a dirti è pura verità, anche se ti sembrerà assurda”
“Sono pronta a qualsiasi cosa, ho il diritto di sapere”
Chico le strinse una mano e le sorrise “Il manoscritto ha circa duemila anni e parla di un fabbro nomade di origine egiziana al quale fu commissionato di fabbricare alcuni chiodi poichè il giorno dopo dovevano essere eseguite tre crocifissioni, una era quella del Cristo.
Il Fabbro era angosciato perchè Gesù aveva guarito suo figlio e da allora era andato spesso a sentire i suoi insegnamenti, ma nessuno poteva rifiutare un lavoro commissionato dal prefetto della Giudea.
La notte, prima della consegna, bussò alla sua porta Giuseppe di Arimatea con in braccio una piccola bambina, le disse che era la figlia di Yhesua bar Yussef, e che temeva per la sua incolumità in quanto prevedeva persecuzioni anche verso i discepoli del Cristo, compresa Maria Maddalena, la madre della piccola.
Giuseppe di Arimatea era a conoscenza dell' imminente viaggio del fabbro verso un paese dell'impero romano, dove doveva consegnare dei bracieri per il tempio di Ra, così gli chiese di portare la bambina con se e concordarono che se la madre della piccola si fosse salvata lo avrebbe raggiunto in quella località.
Quel paese era Notre dame de Ratis, l'antico nome di Sainte Marie de la Mer, qui esistono ancora delle rovine di un oppidum priscum Ra, ovvero una fortezza tempio dedicato a Ra.
L'uomo accettò e portò con se la bambina, che amò come una figlia.
Sara, questo era il suo nome, con il tempo manifestò delle doti di veggente.
Una notte sognò l'arrivo di un imbarcazione proveniente dalla Giudea con tre donne a bordo.
La mattina si precipitò al porto e vedendole arrivare, stese il proprio mantello ai piedi delle tre donne, Maria Josè, Maria Salomè e Maria Maddalena, sua madre.
Questa è la vera storia di Sara la nera, capisci perché è importante ritrovare il manoscritto? Mia madre dice che lo ritroverò insieme a una ragazza non di etnia Rom, e tu sei l'unica gagè che io abbia mai portato nella nostra Kumpania.”
Sofia era stordita, ancora non riusciva a crederci.
Il ragazzo aggiunse “dobbiamo partire al più presto, lo capisci? Se trovano il corpo del professore potrebbero risalire a noi, ci arresteranno e il manoscritto potrebbe non essere più ritrovato”
Sofia chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie “e la mia roba? E i miei genitori? Non posso sparire così!”
Chico parlò nuovamente con gli anziani, che chiamarono un ragazzino di circa dodici anni al quale impartirono degli ordini, o almeno così sembrò dal tono della voce.
“Tutto sistemato” disse Chico sorridente, "quel ragazzino sa bene come recuperare dei bagagli in una stanza d'albergo, e per i tuoi genitori non c'è problema, troveremo il modo di avvertirli. Vedrai al nostro ritorno tutto sarà sistemato, anche la brutta storia con Varenne.”
Poi le prese le mani e la guardò negli occhi” Santa Sara ha scelto te per ritrovare il suo manoscritto e per rendere pubblica la sua storia, vuoi iniziare questo viaggio con me?”
la voce di Chico era dolce e i suoi occhi scintillavano, Sofia era combattuta, lasciare tutto per iniziare una nuova avventura o trovare il modo di fuggire e andare alla Gendarmerie francese?
Scuramente su una cosa Chico aveva ragione, non gli avrebbero creduto, e poi a ventitrè anni partire per una missione impossibile la stuzzicava tantissimo.
***
Appena dopo il tramonto il fuoco nell'accampamento era alto e la musica infervorava gli animi.
Una moltitudine di persone cantava e ballava, molti ridevano, i bambini giocavano e si rincorrevano.
Tutti erano al falò, meno che un vecchio, che seduto su un tronco al limitare del bosco, rimase a guardare un camper fino a che vide le luci rosse dei fari posteriori svanire, inghiottiti dalla notte.
Per mesi non avrebbe avuto più notizie di quei due giovani, come se fossero scomparsi nel nulla.
“Lacio Drom” sussurrò fra se sorridendo.
Sonia Lippi
Carissima Jeanne,
grazie per le tue lettere, sono linfa vitale per un povero vecchio come me che ha vissuto la vita con passione, ma che purtroppo ultimamente non riesce più a contrastare questa infame malattia che lo ha colpito.
Sei sempre stata la mia più cara amica, la mia musa, la mia fonte di ispirazione.
Sei l’unica alla quale ho confessato i tormenti dell’ anima, sai tutto di me, tranne una cosa, un segreto che non ho mai rivelato a nessuno.
Ora che le forze mi abbandonano, ho il bisogno di condividere con qualcuno questo peso che mi porto dietro da troppi anni mia dolce Jeanne.
Ricordi quando ci conoscemmo? Mi chiedesti perché ero così attivo nel cercare di far ottenere al popolo Rom il diritto di onorare Santa Sara.
Beh mia cara, sappi che è proprio di questo che ti devo parlare.
Non posso scriverti altro, se riuscirai a venirmi a trovare ti dirò tutto altrimenti cerca Thiago Baliardo, un Manouche di origine spagnola, digli che il Marchese Folco de Baroncelli ti ha informata.
Spero di vederti presto
Tuo da sempre e per sempre Folco.
“Basta! Sarà la millesima volta che leggo questa vecchia lettera,” disse Sofia mentre seduta sul divano della stanza d'albergo a Sainte Marie della Mer, continuava ad esaminare un foglio stropicciato trovato anni prima dentro un libro preso dalla biblioteca di una parente.
Tutto era iniziato quando a quattordici anni, durante una noiosa visita ad una anziana zia di origine francese, aveva curiosato distrattamente in biblioteca.
Nel rimettere apposto un tomo di botanica polveroso con le pagine ingiallite e le figure disegnate, una busta ingrigita dal tempo gli era caduta in faccia, come se fosse stanca di essere ignorata e avesse trovato il modo per farsi leggere.
Si aspettava una lettera d’amore, o una missiva con qualche pettegolezzo piccante, ma mai avrebbe pensato che quelle poche righe scritte a mano con una calligrafia tremula, le avrebbero cambiato la vita.
Da quel momento conoscere il segreto del Marchese de Baroncelli divenne prima un gioco divertente e poi un autentica ossessione.
Aveva frequentato corsi di antropologia culturale, in particolare quelli che parlavano delle popolazioni nomadi e letto un infinità di libri sul marchese de Baroncelli, sulla sua amante amica Jeanne de Flandreysy e sulla festa gitana del ventiquattro maggio.
“Se oggi sono qui, al più grande raduno gitano, con i figli del vento che arrivano da tutto il mondo è grazie a questa lettera.Devo assolutamente trovare i discendenti di Thiago Baliardo. Muoviti Sofia hai un appuntamento!”
Ripose la lettera dentro la borsetta di stoffa multicolore, guardandosi fiera nello specchio rettangolare che rifletteva la sua figura intera.
Sembrava una zingara, con la gonna rossa, la camicetta bianca, il fazzoletto nero e oro che le teneva indietro i capelli corvini lunghi fino alla schiena, e uno scialle con grosse rose rosse comprato durante un viaggio a Granada qualche anno prima.
Era una giornata tiepida, con il cielo limpidissimo e un odore salmastro che aleggiava nell’aria.
Uscita dall’Hotel, controllò la cartina per poter arrivare al Museo de Baroncelli in Rue Victor Ugo, nelle vicinanze abitava la persona che doveva incontrare.
Con passo spedito in pochi minuti giunse alla sua destinazione, “come al solito sono in anticipo” disse guardando l’orologio.
La piazza era gremita di gente, così come tutti i vicoli e le strade della cittadina, molti gitani cantavano, suonavano e danzavano
“Cheli! Cheli Racli!”
Un gitano alto e sorridente la stava invitando dentro un cerchio di persone che battevano le mani a ritmo di una musica infervorata.
“Cheli Racli, Cheli, Cheli” continuava a ripetere il ragazzo in Romanì, “balla ragazza, balla, balla”, Sofia sorrise e si lasciò andare alla musica, ai colori, al ritmo, alle voci nasali che ripetevano parole in una lingua a lei sconosciuta.
Con la mano destra reggeva un pizzo della gonna e con la sinistra teneva la mano del giovane che la faceva volteggiare.
Dopo alcuni minuti si fermò, sorridente ma senza fiato, fece un cenno di saluto al ragazzo e continuando a battere le mani si allontanò.
Si appoggiò ad un muretto di schiena, buttando la testa indietro, respirando a pieni polmoni e facendosi accarezzare dal sole.
“Lacio Dive Cheli, bonjour belle fille!”
Sofia aprì gli occhi e vide la faccia sorniona del gitano con il quale aveva ballato.
Era alto, moro, con i capelli lunghi legati dietro il collo, e due occhi scuri e brillanti.
“Je ne parle pas français” disse Sofia, rispolverando quel poco di Francese che aveva studiato alle scuole medie,“Je suis Italien”
“Ah Italiana, non lo avrei detto. Ciao Sono Chico e tu? Sei in vacanza? Sei sola? sei brava a ballare!”
“Ei quante domande! Mi chiamo Sofia e sono qui sia in vacanza che per studio. Da qualche anno mi interesso alla festa di Santa Sara e alla vita del Marchese de Baroncelli” disse ancora con il respiro corto.
“una Gagè un po’ Rom! Proprio come il Marchese! ”e indicò il museo alle sue spalle, “il mio popolo gli è molto grato”
La ragazza fece un cenno di assenso “Parli bene l’Italiano per mia fortuna, come l’hai imparato?”
“Mia nonna è Italiana e con la mia Kumpania abbiamo vissuto qualche anno in Italia” Chico si guardò attorno ”sei sola? Non è buono per una ragazza bella come te andare in giro sola! Se ti va posso farti da pral buranete.” La prese per mano facendole l’occhiolino.
“Cosa è un pral buranete? “liberandosi dalla stretta e aggiustandosi bene il fazzoletto sulla testa.
Chico si appoggiò al muretto incrociando le braccia sul petto” Pral buranete in Romanì significa fratello maggiore, guida, insomma uno che ti aiuta e ti protegge ecco.”
Sofia imbarazzata cambiò discorso “ho un appuntamento a mezzogiorno qui di fronte, con Gabriel Varenne, un professore esperto di storia provenzale e del culto di Santa Sara!”
Vide Chico stringere leggermente gli occhi “lo conosco, è un impiccione! Ogni anno in questi giorni si aggira nei pressi dei nostri accampamenti, ha importunato delle donne allungando le mani. Perché lo vedi? Non mi fido di quella persona, mia madre dice che è un gagè melalo, un uomo sporco nell’anima. Io credo a mia madre è una czohani, come le chiamate voi? Streghe? Bè lei sa sempre tutto! ” la guardò intensamente e inclinò la testa di lato“ lascia stare il melalo, vieni con me.”
Sofia non era avvezza a dare così tanta confidenza a uno sconosciuto e poi voleva andare all’appuntamento: “sono anni che aspetto di avere un incontro con lui, e scusami, ma ci andrò!” Disse con voce più acida di quello che avrebbe voluto.
“Aspetta! Non volevo metterti paura, posso rimediare? “ e gli prese nuovamente le mani “Questa sera ci sarà una bella festa per l’inizio dei due giorni santi, mi piacerebbe che tu venissi”
Sofia rimase spiazzata.
Chico sembrava un bravo ragazzo, con lui come guida sarebbe stato più facile trovare i discendenti di Thiago Baliardo.
“Va bene Chico vengo, dimmi solo dove e a che ora!” disse con un sospiro, cercando di rilassarsi.
“Ti vengo a prendere! ho detto che ti faccio da fratello maggiore, quindi ti vengo a prendere.Troviamoci al tramonto qui al muretto”
“Va bene, ci sarò” disse sorridendo la ragazza mentre si incamminava verso la casa del professore.
Appena giunta suonò il campanello ma il portone era aperto e accedeva direttamente a un chiostro interno.
“Mademoiselle Nicoletti?” un uomo sulla cinquantina le sorrideva da una porta a vetri, era un bell'uomo, alto, robusto, con i capelli brizzolati.
Portava un paio di pantaloni marroni e una camicia bianca con le maniche arrotolate.
“Signor Varenne! Che piacere!“ Disse avvicinandosi.
“Venga signorina.” Sofia sorrise imbarazzata, mentre Lo storico gli porgeva la mano.
Entrò in un luminoso salotto, con tappeti colorati e due poltrone rosso bordò divise da un basso tavolino. Una libreria copriva quasi per intero le pareti della stanza e dalle finestre aperte giungevano le note di una musica gitana.
“Prego si accomodi” disse Gabriel con un forte accento francese indicandole una delle due poltrone con un gesto della mano e sedendosi sull'altra.
“Se avessi saputo quanto lei fosse graziosa, l’avrei ricevuta prima. Come posso aiutarla?” Sofia si sentì impacciata e imbarazzata, erano tre anni che cercava invano di avere un appuntamento con lui.
“Signor Varenne, sono felice di incontrarla, so quanto è impegnato, e mi scuso per l’insistenza, ho temuto che mi denunciasse per stalking” disse cercando di sembrare spigliata.
“Ho letto tutti i suoi libri, ma ho trovato particolarmente interessante quello che parla della vita del Marchese de Baroncelli “
“Ah si, nella sua ultima e-mail infatti accennava ad una missiva che lei pensa sia del Marchese giusto? Posso vederla?”
Sofia prese la lettera dalla borsa e la posò sul tavolo vicino alle due poltrone ”L’ho trovata anni fa in un libro di una mia parente. Il Marchese scrive a Jeanne de Flandreysy di avere un segreto legato alla festa di Santa Sara mai confessato a nessuno, ma non sono riuscita a trovare nulla di strano nella sua vita!E' per questo che l’ho contattata ”
Vide lo studioso cambiare espressione, sgranò per un attimo gli occhi e si schiarì più volte la voce prima di prendere la lettera.
Il professore accese una lampada per analizzarla contro luce. Studiò minuziosamente anche la busta e le sue mani tremarono leggermente prima di posarla nuovamente sul tavolino.
“Sembra autentica, anche se la scrittura è incerta la firma è sicuramente quella del Marchese.“
Gabriel sedeva in silenzio, picchiettandosi il mento con l’indice destro e con lo sguardo perso nel nulla.
“Professore scusi, ha una vaga idea di cosa possa essere questo segreto?”
Varenne girò lo sguardo verso di lei ”Vede signorina in alcuni racconti dei manouche della Provenza viene citato un uomo di nobili origini. Ho sempre sospettato che questa persona fosse il de Baroncelli, ma non ho mai trovato una prova concreta. Questa lettera però avvalora la mia tesi.”
“e di cosa trattano queste storie? “ chiese Sofia eccitata.
Varenne la guardò con un mezzo sorriso“ Lei ha letto i miei libri, quindi conosce la leggenda di Santa Sara giusto?”
Sofia si sentì come una scolaretta alla prima interrogazione “Si certo, Sara era una ragazza Rom che dopo che ebbe una visione dell’arrivo delle due donne che avevano assistito il Cristo sulla croce, le accolse stendendo il suo mantello ai loro piedi.
“Esatto! Ma esiste anche un’altra versione” disse avvicinandosi a Sofia, “dove le donne sono tre! Una è Maria Maddalena, e si parla anche di sua figlia Sara”.
“Si ma questo cosa c’entra con il Marchese de Baroncelli?” Sofia si sentì confusa.
“Beh qui in Camargue si racconta che un nobile che amava vagare a cavallo nelle campagne circostanti la sua tenuta, salvò una gitana dalle grinfie di due manigoldi che tentavano di stuprarla. La riportò alla sua famiglia e divenne amico fraterno del padre della ragazza. Un giorno L’aristocratico signore, convocò un professore di lingue antiche e lo portò all'accampamento. Dopo quella visita lo studioso non fu più lo stesso, dissero che era impazzito, farneticava sul Cristo e su un ipotetica sua prole fino a quando lo trovarono impiccato. Molto probabilmente fu un suicidio ma dettero la colpa ai rom, i quali per non incorrere in un processo, scapparono in fretta e furia. Mi sono sempre chiesto chi fosse questo nobile, e perché portò un esperto di lingue antiche all'accampamento.”
Sofia ebbe un intuizione, si alzò di scatto dalla poltrona e iniziò a passeggiare nervosamente su e giù “Beh è una storia interessante!Se il nobile fosse il Marchese, Thiago Baliardo il padre della ragazza, il segreto potrebbe essere il perché è stato ucciso o si è suicidato lo studioso di lingue antiche”
“Oppure, il segreto è il motivo per il quale è stato convocato un professore di lingue antiche” disse Gabriel eccitato.
Sofia guardò Varenne “devo trovare i discendenti di Thiago Baliardo, sono stata invitata ad una festa gitana questa sera, chissà se qualcuno mi darà le informazioni che cerco. Grazie professore è stato davvero prezioso”
Prese la lettera dal tavolino per rimetterla in borsa ma il professore le bloccò la mano.
Si girò, trovandosi a pochi centimetri dal viso di Gabriel, sentiva il suo profumo ma anche il suo alito caldo, il cuore iniziò a battere all’impazzata e una sensazione di paura la pervase.
Cercò di liberarsi dalla stretta del professore che gli stringeva sempre più forte il polso della mano destra.
“Professore ma che fa? Mi lasci andare!”
Varenne la strattonò in avanti, afferrandola per le braccia “Non dirmi che vuoi fare tutto da sola vero? Ti metto a conoscenza di quello che so e tu mi liquidi con un grazie arrivederci?” la sua voce era arrabbiata, gutturale, “non permetterò che una piccola sgualdrina italiana mi rubi la scoperta del secolo” la scagliò sulla poltrona, facendola sbattere sullo spigolo del tavolino.
Era terrorizzata, non riusciva nemmeno a gridare, la trasformazione improvvisa del professore l’aveva spiazzata, provò a rimettersi in piedi e corse verso la porta, il professore la raggiunse e la prese da dietro.
Le serrò il collo con il braccio destro e con l’altro le teneva la mano sinistra ferma dietro la schiena mentre la trascinava.
Sofia scalciava e cercava di divincolarsi, respirava a fatica, poi d’un tratto sentì un rumore secco, la presa intorno al collo si allentò mente un gemito usciva dalla bocca di Varenne.
Lo sentì accasciarsi al suolo, si girò boccheggiando e tossendo, e vide Chico in piedi davanti a lei che la guardava con in mano un coltello grondante sangue.
In preda al panico pensò di fuggire, ma le gambe erano pesanti e sentì le lacrime scenderle sulle guance.
Chico si tolse la camicia oramai sporca e con essa pulì sia il coltello che le sue mani, poi si avvicinò a lei e l’abbracciò.
Sofia iniziò a singhiozzare.
“Calmati ragazza, dobbiamo andare”
Alzò il viso e guardò Chico negli occhi “ andare dove? Il professore! Lo dobbiamo aiutare!Dobbiamo andare alla polizia, raccontare come sono andate le cose, tu come hai fatto a sapere che ero in pericolo?Insomma dobbiamo dire che mi hai salvato, oddio che guaio”
“Ma quale polizia, non ci crederanno! ti ho tenuta d’occhio perché avevo paura di ciò che Varenne poteva farti, ti ho detto che ha importunato le nostre donne.Dobbiamo andare via di qui, so io dove portarti ”poi dette un calcio all'uomo accasciato per terra” vedi? È morto, se non ce ne andiamo ci arresteranno, per favore fidati di me”
***
Il Camper era spazioso e profumava di lavanda e mentuccia.
I due ragazzi sedevano di fronte a cinque uomini anziani, con il viso solcato da grandi rughe.
Sofia aveva appena finito di raccontare loro tutta la vicenda, dal ritrovamento della lettera fino alla morte del professore.
Gli anziani discutevano animatamente, ogni tanto uno di loro la guardava intensamente.
“Dicono che mia mamma, la czhoani, aveva ragione” tradusse Chico per Sofia.
Lei lo guardò stupita “per favore mi sembra di vivere in un film dell'assurdo, cosa c'entra tua mamma?”
Chico si fece serio “Devi sapere che Thiago Baliardo era il pro zio di quel signore là” indicando il più vecchio di tutti.
“Thiago e la sua famiglia furono uccisi in un campo di sterminio nazista durante la seconda guerra mondiale, ma prima di essere deportati riuscirono a nascondere un prezioso manoscritto di cui erano i custodi. Sapevano di che trattava grazie al racconto orale ma ovviamente non sapevano tradurlo, così chiesero aiuto al Marchese. Mia madre ha delle visioni, mi vede con una ragazza gagè in un camper mentre sfogliamo un manoscritto”
“Scusa e perchè la gagè dovrei essere io? E di cosa parla il manoscritto?” disse Sofia in preda all'agitazione.
Chico scambiò qualche parola con gli anziani, che fecero un segno di assenso con la testa.
“Dicono che posso rivelarti tutto, ma per favore ascolta e non interrompere, quello che andrò a dirti è pura verità, anche se ti sembrerà assurda”
“Sono pronta a qualsiasi cosa, ho il diritto di sapere”
Chico le strinse una mano e le sorrise “Il manoscritto ha circa duemila anni e parla di un fabbro nomade di origine egiziana al quale fu commissionato di fabbricare alcuni chiodi poichè il giorno dopo dovevano essere eseguite tre crocifissioni, una era quella del Cristo.
Il Fabbro era angosciato perchè Gesù aveva guarito suo figlio e da allora era andato spesso a sentire i suoi insegnamenti, ma nessuno poteva rifiutare un lavoro commissionato dal prefetto della Giudea.
La notte, prima della consegna, bussò alla sua porta Giuseppe di Arimatea con in braccio una piccola bambina, le disse che era la figlia di Yhesua bar Yussef, e che temeva per la sua incolumità in quanto prevedeva persecuzioni anche verso i discepoli del Cristo, compresa Maria Maddalena, la madre della piccola.
Giuseppe di Arimatea era a conoscenza dell' imminente viaggio del fabbro verso un paese dell'impero romano, dove doveva consegnare dei bracieri per il tempio di Ra, così gli chiese di portare la bambina con se e concordarono che se la madre della piccola si fosse salvata lo avrebbe raggiunto in quella località.
Quel paese era Notre dame de Ratis, l'antico nome di Sainte Marie de la Mer, qui esistono ancora delle rovine di un oppidum priscum Ra, ovvero una fortezza tempio dedicato a Ra.
L'uomo accettò e portò con se la bambina, che amò come una figlia.
Sara, questo era il suo nome, con il tempo manifestò delle doti di veggente.
Una notte sognò l'arrivo di un imbarcazione proveniente dalla Giudea con tre donne a bordo.
La mattina si precipitò al porto e vedendole arrivare, stese il proprio mantello ai piedi delle tre donne, Maria Josè, Maria Salomè e Maria Maddalena, sua madre.
Questa è la vera storia di Sara la nera, capisci perché è importante ritrovare il manoscritto? Mia madre dice che lo ritroverò insieme a una ragazza non di etnia Rom, e tu sei l'unica gagè che io abbia mai portato nella nostra Kumpania.”
Sofia era stordita, ancora non riusciva a crederci.
Il ragazzo aggiunse “dobbiamo partire al più presto, lo capisci? Se trovano il corpo del professore potrebbero risalire a noi, ci arresteranno e il manoscritto potrebbe non essere più ritrovato”
Sofia chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie “e la mia roba? E i miei genitori? Non posso sparire così!”
Chico parlò nuovamente con gli anziani, che chiamarono un ragazzino di circa dodici anni al quale impartirono degli ordini, o almeno così sembrò dal tono della voce.
“Tutto sistemato” disse Chico sorridente, "quel ragazzino sa bene come recuperare dei bagagli in una stanza d'albergo, e per i tuoi genitori non c'è problema, troveremo il modo di avvertirli. Vedrai al nostro ritorno tutto sarà sistemato, anche la brutta storia con Varenne.”
Poi le prese le mani e la guardò negli occhi” Santa Sara ha scelto te per ritrovare il suo manoscritto e per rendere pubblica la sua storia, vuoi iniziare questo viaggio con me?”
la voce di Chico era dolce e i suoi occhi scintillavano, Sofia era combattuta, lasciare tutto per iniziare una nuova avventura o trovare il modo di fuggire e andare alla Gendarmerie francese?
Scuramente su una cosa Chico aveva ragione, non gli avrebbero creduto, e poi a ventitrè anni partire per una missione impossibile la stuzzicava tantissimo.
***
Appena dopo il tramonto il fuoco nell'accampamento era alto e la musica infervorava gli animi.
Una moltitudine di persone cantava e ballava, molti ridevano, i bambini giocavano e si rincorrevano.
Tutti erano al falò, meno che un vecchio, che seduto su un tronco al limitare del bosco, rimase a guardare un camper fino a che vide le luci rosse dei fari posteriori svanire, inghiottiti dalla notte.
Per mesi non avrebbe avuto più notizie di quei due giovani, come se fossero scomparsi nel nulla.
“Lacio Drom” sussurrò fra se sorridendo.
Sonia Lippi
- Wladimiro Borchi
- Messaggi: 258
Re: Sara la nera
Ultimamente se ne leggono a quintali di racconti e romanzi sulla discendenza terrena del Cristo.
Dopo anni di silenzio seguiti al "Il Santo Graal, una catena di misteri lunga duemila anni" di
Baigent, Leigh e Lincoln, ci ha pensato Dan Brown ha rispolverare la vicenda e di lì a poco, romanzi e racconti sull'argomento hanno iniziato a spuntare come funghi ad ottobre, tanto che alcune case editrici, quando le contatti per proporre una storia, tengono a sincerarsi che non si tratti di trame che interessino possibili gravidanze di Maria Maddalena.
L'argomento prescelto, insomma, era assi rischioso.
Ciononostante il riferimento a quanto sopra compare solo alla fine e il racconto è assolutamente godibile, oltre ad avere trovato una sua originalissima versione della arcinota vicenda.
Mi sembra scritto bene ed è molto divertente e appassionante.
Il finale lascia l'amaro in bocca: non conoscere il seguito della storia e se il manoscritto verrà davvero recuperato è davvero una sofferenza.
Dopo anni di silenzio seguiti al "Il Santo Graal, una catena di misteri lunga duemila anni" di
Baigent, Leigh e Lincoln, ci ha pensato Dan Brown ha rispolverare la vicenda e di lì a poco, romanzi e racconti sull'argomento hanno iniziato a spuntare come funghi ad ottobre, tanto che alcune case editrici, quando le contatti per proporre una storia, tengono a sincerarsi che non si tratti di trame che interessino possibili gravidanze di Maria Maddalena.
L'argomento prescelto, insomma, era assi rischioso.
Ciononostante il riferimento a quanto sopra compare solo alla fine e il racconto è assolutamente godibile, oltre ad avere trovato una sua originalissima versione della arcinota vicenda.
Mi sembra scritto bene ed è molto divertente e appassionante.
Il finale lascia l'amaro in bocca: non conoscere il seguito della storia e se il manoscritto verrà davvero recuperato è davvero una sofferenza.
IMBUTO!!!
Re: Sara la nera
Ciao Sonia, ben trovata.
La storia è molto interessante, lo stile pulito. Si legge volentieri, però fatico a considerarlo un racconto finito. Sembra più l'introduzione di un romanzo. Ammetto che era una delle paure che avevo affrontando il thriller, non credevo si potesse comprimere in 20000 battute. Nel tuo caso c'è l'intrigo, ma manca la risoluzione.
I personaggi sono ben caratterizzati e si può respirare l'aria gitana.
Nel complesso è un ottimo lavoro, perché io vorrei andare avanti con la storia. Ai fini del contest ne risentirà, ma credo debba interessarti poco perché hai in mano un'ottima storia.
La storia è molto interessante, lo stile pulito. Si legge volentieri, però fatico a considerarlo un racconto finito. Sembra più l'introduzione di un romanzo. Ammetto che era una delle paure che avevo affrontando il thriller, non credevo si potesse comprimere in 20000 battute. Nel tuo caso c'è l'intrigo, ma manca la risoluzione.
I personaggi sono ben caratterizzati e si può respirare l'aria gitana.
Nel complesso è un ottimo lavoro, perché io vorrei andare avanti con la storia. Ai fini del contest ne risentirà, ma credo debba interessarti poco perché hai in mano un'ottima storia.
- Sonia Lippi
- Messaggi: 137
Re: Sara la nera
@Ceranu,
sono felice che la storia ti sia piaciuta.
In 20.000 battute dovevo scegliere se concentrarmi sulla ricerca del manoscritto o se concentrarmi sulla storia.
Ho scelto la storia dove un professore in tempi passati ha tradotto il manoscritto, quindi non era necessario recuperarlo per conoscere il suo contenuto, il viaggio e la sua ricerca è un altra storia.
Ho scelto di dare risalto all'ambientazione e ai personaggi in quanto questo racconto è basato su persone realmente esistite come il Marchese de Baroncelli che si è realmente battuto per far onorare Santa Sara e che ha avuto un amica amante chiamata Jeanne Flandreysy.
Sia la storia delle 3 Marie che arrivano via mare che quella del fabbro gitano che forgia i chiodi del Cristo sono leggende Rom,sulle quali ho costruito tutta l'impalcatura di Santa Sara e del perchè Maria Maddelena è giunta in Provenza! l'idea di questo racconto mi è venuta studiando la cartina di Sainte Marie della Mer che sarà una tappa del mio viaggio di nozze...
insomma spero di aver spiegato il perchè della mia scelta.
Cmq se la prossima sfida lo richiederà, potrei anche scrivere un racconto che sia il continuo di questo... forse... e dico forse.... conoscerai come e perchè ritrovano il manoscritto... :-)
Buona giornata e grazie
@Wladimiro Borchi
Grazie Wladimiro,
sono felice che ti sia piaciuto.
se leggi cosa ho scritto sopra nella risposta a Ceranu capirai il perchè della mia scelta sul finale....
Grazie ancora per il tuo commento
Buona giornata
Sonia
sono felice che la storia ti sia piaciuta.
In 20.000 battute dovevo scegliere se concentrarmi sulla ricerca del manoscritto o se concentrarmi sulla storia.
Ho scelto la storia dove un professore in tempi passati ha tradotto il manoscritto, quindi non era necessario recuperarlo per conoscere il suo contenuto, il viaggio e la sua ricerca è un altra storia.
Ho scelto di dare risalto all'ambientazione e ai personaggi in quanto questo racconto è basato su persone realmente esistite come il Marchese de Baroncelli che si è realmente battuto per far onorare Santa Sara e che ha avuto un amica amante chiamata Jeanne Flandreysy.
Sia la storia delle 3 Marie che arrivano via mare che quella del fabbro gitano che forgia i chiodi del Cristo sono leggende Rom,sulle quali ho costruito tutta l'impalcatura di Santa Sara e del perchè Maria Maddelena è giunta in Provenza! l'idea di questo racconto mi è venuta studiando la cartina di Sainte Marie della Mer che sarà una tappa del mio viaggio di nozze...
insomma spero di aver spiegato il perchè della mia scelta.
Cmq se la prossima sfida lo richiederà, potrei anche scrivere un racconto che sia il continuo di questo... forse... e dico forse.... conoscerai come e perchè ritrovano il manoscritto... :-)
Buona giornata e grazie
@Wladimiro Borchi
Grazie Wladimiro,
sono felice che ti sia piaciuto.
se leggi cosa ho scritto sopra nella risposta a Ceranu capirai il perchè della mia scelta sul finale....
Grazie ancora per il tuo commento
Buona giornata
Sonia
- Sonia Lippi
- Messaggi: 137
Re: Sara la nera
I bonus ai quali aspiro sono :
1) UN MANOSCRITTO, UNA PERGAMENA, UN DIARIO, UNA LETTERA O UN DATTILOSCRITTO: -4 punti.
2) UN OMICIDIO O UN SUICIDIO: -2 punti.
3) UN PERSONAGGIO (STORICO O ATTUALE) REALMENTE ESISTITO/ESISTENTE - ANCHE COME RIFERIMENTO E NON NECESSARIAMENTE COME PERSONAGGIO DEL RACCONTO: -1 punto
Grazie Sonia
1) UN MANOSCRITTO, UNA PERGAMENA, UN DIARIO, UNA LETTERA O UN DATTILOSCRITTO: -4 punti.
2) UN OMICIDIO O UN SUICIDIO: -2 punti.
3) UN PERSONAGGIO (STORICO O ATTUALE) REALMENTE ESISTITO/ESISTENTE - ANCHE COME RIFERIMENTO E NON NECESSARIAMENTE COME PERSONAGGIO DEL RACCONTO: -1 punto
Grazie Sonia
Re: Sara la nera
Primo Lettore Anonimo
AAAAAAHHHHHHH
questo è difficile… la storia mi ha preso tantissimo e vederla finita così è un enorme dispiacere.
Partiamo da un presupposto… il fatto il racconto finisca, non vuol dire che abbia una fine. Esistono migliaia di racconti lasciati in sospeso per dare al lettore la possibilità di immaginarsi la fine, e spesso sono accompagnati da cliffhanger col botto.. Questa però non è una FINE ma una fine… ovvero ci si aspetta che girando pagina compaia la scritta “capitolo 2”. Paragonandolo ad una serie TV sarebbe un'ottima stesura per una puntata pilota ecco..
Detto ciò, secondo me il racconto come tale e preso ai fini della sfida, non è purtroppo candidabile come vincitore, ma non è un problema in quanto hai tra le mani qualcosa che trascende il racconto e può diventare molto di più.
A livello tecnico riscriverei la parte dove Sofia parla di come ha trovato la lettera, perché non fila troppo bene.
Per il resto… non abbandonare l’idea e portala avanti!!
AAAAAAHHHHHHH
questo è difficile… la storia mi ha preso tantissimo e vederla finita così è un enorme dispiacere.
Partiamo da un presupposto… il fatto il racconto finisca, non vuol dire che abbia una fine. Esistono migliaia di racconti lasciati in sospeso per dare al lettore la possibilità di immaginarsi la fine, e spesso sono accompagnati da cliffhanger col botto.. Questa però non è una FINE ma una fine… ovvero ci si aspetta che girando pagina compaia la scritta “capitolo 2”. Paragonandolo ad una serie TV sarebbe un'ottima stesura per una puntata pilota ecco..
Detto ciò, secondo me il racconto come tale e preso ai fini della sfida, non è purtroppo candidabile come vincitore, ma non è un problema in quanto hai tra le mani qualcosa che trascende il racconto e può diventare molto di più.
A livello tecnico riscriverei la parte dove Sofia parla di come ha trovato la lettera, perché non fila troppo bene.
Per il resto… non abbandonare l’idea e portala avanti!!
Re: Sara la nera
Secondo Lettore Anonimo
Il punto debole sono i dialoghi, un po' stentati. Poche descrizioni sia della scena che dell'anima in generale, ma la storia incuriosisce.
Il punto debole sono i dialoghi, un po' stentati. Poche descrizioni sia della scena che dell'anima in generale, ma la storia incuriosisce.
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Re: Sara la nera
Ciao, Sonia.
La tua storia mi è piaciuta molto. Ho apprezzato lo sforzo di ricerca storica che ti ha consentito di variare una trama ormai trita sulla paternità di Gesù nell'ambito della cultura Rom. Non mi accodo a nessuna critica sull'originalità perché, nel tuo caso, è' proprio la variazione da un tema che fa la differenza tra un'opera originale da un'opera di maniera. Il finale aperto non mi ha deluso, anzi. L'unica critica personale e quindi dal valore relativo non riguarda il plot, il climax, lo stile, tutti più che discreti.
Si tratta del genere imposto da regolamento cioé il Thriller e tutto concentrato in un massimo di 20.000 battute, spazi inclusi.
Questa storia è sì avventurosa ma di thriller c'è poca traccia.Come afferma Wikipedia "un thriller, per definirsi tale, deve provocare al fruitore dell'opera emozioni forti, in particolare suspense ed eccitazione che devono guidare la narrazione con improvvisi picchi o cadute nel livello della tensione, e con fasi costanti intervallate da fasi a ritmo veloce. In questo genere, l'obiettivo è quello di fornire una storia che abbia una tensione costante, il cui livello viene mantenuto con diversi effetti sorpresa, e un costante senso di morte imminente fino a quando la trama arriva ad un punto culminante."
La tua storia mi è piaciuta molto. Ho apprezzato lo sforzo di ricerca storica che ti ha consentito di variare una trama ormai trita sulla paternità di Gesù nell'ambito della cultura Rom. Non mi accodo a nessuna critica sull'originalità perché, nel tuo caso, è' proprio la variazione da un tema che fa la differenza tra un'opera originale da un'opera di maniera. Il finale aperto non mi ha deluso, anzi. L'unica critica personale e quindi dal valore relativo non riguarda il plot, il climax, lo stile, tutti più che discreti.
Si tratta del genere imposto da regolamento cioé il Thriller e tutto concentrato in un massimo di 20.000 battute, spazi inclusi.
Questa storia è sì avventurosa ma di thriller c'è poca traccia.Come afferma Wikipedia "un thriller, per definirsi tale, deve provocare al fruitore dell'opera emozioni forti, in particolare suspense ed eccitazione che devono guidare la narrazione con improvvisi picchi o cadute nel livello della tensione, e con fasi costanti intervallate da fasi a ritmo veloce. In questo genere, l'obiettivo è quello di fornire una storia che abbia una tensione costante, il cui livello viene mantenuto con diversi effetti sorpresa, e un costante senso di morte imminente fino a quando la trama arriva ad un punto culminante."
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Re: Sara la nera
Ciao, Sonia.
Dopo aver dato giudizi sul tuo racconto, rispondo ai tuo suggerimenti.
Rifletterò sull'uso del presente.
Togliere la cornice della storia vuol dire vanificarla. Si può giudicare in modo molto negativo la cornice; lo accetto, ma toglierla significa non capire che quando c'è un manoscritto, qualcuno lo deve leggere al lettore e no può essere chi ha scritto il manoscritto perché è scomparso.
Dopo aver dato giudizi sul tuo racconto, rispondo ai tuo suggerimenti.
Rifletterò sull'uso del presente.
Togliere la cornice della storia vuol dire vanificarla. Si può giudicare in modo molto negativo la cornice; lo accetto, ma toglierla significa non capire che quando c'è un manoscritto, qualcuno lo deve leggere al lettore e no può essere chi ha scritto il manoscritto perché è scomparso.
Re: Sara la nera
Ciao Sonia,
il tuo racconto è interessante, ma trovo che ci sia troppo tell e poco show :)
Un sacco di parti sono sono raccontate, solo l'incontro con Chico ce lo fai vivere davvero.
Invece anche l'omicidio è troppo veloce e dopo si ricade nel raccontato.
Se hai molto da dire e poco spazio ti consiglio di levare tutto ció che non serve davvero ai fini della storia e basarti solo su fatti e dialoghi.
Un saluto
il tuo racconto è interessante, ma trovo che ci sia troppo tell e poco show :)
Un sacco di parti sono sono raccontate, solo l'incontro con Chico ce lo fai vivere davvero.
Invece anche l'omicidio è troppo veloce e dopo si ricade nel raccontato.
Se hai molto da dire e poco spazio ti consiglio di levare tutto ció che non serve davvero ai fini della storia e basarti solo su fatti e dialoghi.
Un saluto
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