La nebbia viola
- Andrea Partiti
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La nebbia viola
La nebbia viola venne per la prima volta quando ero un bambino. La osservammo dai tetti mentre scendeva dal colle. Era affascinante: il colore intenso, i mulinelli, la foga con cui si faceva strada tra alberi, avvallamenti, rocce.
Quando ci rendemmo conto che non rallentava nonostante gli ostacoli, che arrivata a fondovalle anziché incanalarsi e iniziare a scendere verso il mare, risaliva con altrettanta rapidità verso le nostre case, corremmo a nasconderci. Chi aveva cantine, dispense o ghiacciaie scavate nel terreno vi entrò e ne coprì l’accesso con le stuoie. Chi non ne aveva bloccò le fessure di porte e finestre con assi e coperte.
Non sapevamo cosa aspettarci, tantomeno io, afferrato da mia madre e stretto al petto mentre tutta la famiglia mormorava nel buio della cantina.
Cosa temevamo? Mi domando ora. Nessuno ha saputo rispondermi. Il terrore era stato istintivo ma non c’erano aspettative. Qualcosa di nuovo e misterioso aveva colpito il paese, e nessuna novità era mai stata positiva nella storia della valle. Nuovo voleva inevitabilmente dire razzia, malattia o morte.
Non successe nulla. Uno a uno gli abitanti del villaggio si affacciarono dai loro rifugi, schiodarono le finestre, cercarono famiglia, amati e amici rimasti bloccati in edifici lontani. Si trovarono tutti e la nebbia viola era scomparsa, assorbita dalla terra così come ne era sbucata.
Era stato sufficiente nascondersi per salvarsi. Quello strano fenomeno era davvero pericoloso?
Quando la nebbia viola tornò, un anno dopo, nessuno era ancora disposto a rischiare per avere la risposta a questa domanda. La scena si ripeté, seppur con meno ansia. E di nuovo non ci furono perdite né danni.
Di anno in anno si iniziò ad aspettare la nebbia viola, i nascondigli si fecero più comodi, più spaziosi. Diventò una tradizione non da temere ma da accogliere con gioia. I bambini amavano nascondersi, passare tempo in maniera insolita in compagnia degli adulti che per una volta giocavano, suonavano e scherzavano insieme a loro.
La nebbia viola non faceva del male, se si stava nascosti. Divenne sinonimo di gioia e comunità.
Quest’anno, dopo quasi ottant’anni, aspetto la nebbia seduto sulla soglia di casa, anziché al riparo. Già corre giù dalla montagna facendo tremare aria e foglie. Il mio primo ricordo d’infanzia è la nebbia viola ed è stata una presenza costante e rassicurante nel corso mia esistenza. Non mi resta molto da vivere, e voglio per una volta vederla arrivare, scorrere. Voglio che mi avvolga. Voglio vedere dove scompare.
Non dirò nulla al villaggio, domani, perché dalla paura sono nate una gioia e una comunione troppo preziose per minacciarle. Ma voglio sapere, io voglio sapere.
I primi riccioli vaporosi arrivano alle porte del villaggio, avvolgono le case. La nebbia mi viene incontro nella piazza. La vendo entrare dalle porte, attraverso le fessure. La vedo dietro alle finestre, la vedo che scende sottoterra, la vedo che si insinua in ogni piccolo varco che credevamo impenetrabile.
Avvolge anche me, travolgendomi, superandomi e invadendo la mia casa, dove ho figli e nipoti raccolti attorno a un fuoco di braci.
Respiro a fondo quando la nebbia viola mi prende con lei e finalmente capisco, dissolvendomi.
Non ci saranno perdite né danni, domani.
La nebbia non prende solo le persone.
La nebbia si nutre del loro ricordo.
Quando ci rendemmo conto che non rallentava nonostante gli ostacoli, che arrivata a fondovalle anziché incanalarsi e iniziare a scendere verso il mare, risaliva con altrettanta rapidità verso le nostre case, corremmo a nasconderci. Chi aveva cantine, dispense o ghiacciaie scavate nel terreno vi entrò e ne coprì l’accesso con le stuoie. Chi non ne aveva bloccò le fessure di porte e finestre con assi e coperte.
Non sapevamo cosa aspettarci, tantomeno io, afferrato da mia madre e stretto al petto mentre tutta la famiglia mormorava nel buio della cantina.
Cosa temevamo? Mi domando ora. Nessuno ha saputo rispondermi. Il terrore era stato istintivo ma non c’erano aspettative. Qualcosa di nuovo e misterioso aveva colpito il paese, e nessuna novità era mai stata positiva nella storia della valle. Nuovo voleva inevitabilmente dire razzia, malattia o morte.
Non successe nulla. Uno a uno gli abitanti del villaggio si affacciarono dai loro rifugi, schiodarono le finestre, cercarono famiglia, amati e amici rimasti bloccati in edifici lontani. Si trovarono tutti e la nebbia viola era scomparsa, assorbita dalla terra così come ne era sbucata.
Era stato sufficiente nascondersi per salvarsi. Quello strano fenomeno era davvero pericoloso?
Quando la nebbia viola tornò, un anno dopo, nessuno era ancora disposto a rischiare per avere la risposta a questa domanda. La scena si ripeté, seppur con meno ansia. E di nuovo non ci furono perdite né danni.
Di anno in anno si iniziò ad aspettare la nebbia viola, i nascondigli si fecero più comodi, più spaziosi. Diventò una tradizione non da temere ma da accogliere con gioia. I bambini amavano nascondersi, passare tempo in maniera insolita in compagnia degli adulti che per una volta giocavano, suonavano e scherzavano insieme a loro.
La nebbia viola non faceva del male, se si stava nascosti. Divenne sinonimo di gioia e comunità.
Quest’anno, dopo quasi ottant’anni, aspetto la nebbia seduto sulla soglia di casa, anziché al riparo. Già corre giù dalla montagna facendo tremare aria e foglie. Il mio primo ricordo d’infanzia è la nebbia viola ed è stata una presenza costante e rassicurante nel corso mia esistenza. Non mi resta molto da vivere, e voglio per una volta vederla arrivare, scorrere. Voglio che mi avvolga. Voglio vedere dove scompare.
Non dirò nulla al villaggio, domani, perché dalla paura sono nate una gioia e una comunione troppo preziose per minacciarle. Ma voglio sapere, io voglio sapere.
I primi riccioli vaporosi arrivano alle porte del villaggio, avvolgono le case. La nebbia mi viene incontro nella piazza. La vendo entrare dalle porte, attraverso le fessure. La vedo dietro alle finestre, la vedo che scende sottoterra, la vedo che si insinua in ogni piccolo varco che credevamo impenetrabile.
Avvolge anche me, travolgendomi, superandomi e invadendo la mia casa, dove ho figli e nipoti raccolti attorno a un fuoco di braci.
Respiro a fondo quando la nebbia viola mi prende con lei e finalmente capisco, dissolvendomi.
Non ci saranno perdite né danni, domani.
La nebbia non prende solo le persone.
La nebbia si nutre del loro ricordo.
Ultima modifica di Andrea Partiti il lunedì 18 febbraio 2019, 23:14, modificato 1 volta in totale.
Re: La nebbia viola
Andrea, buonasera! Tutto a posto con i parametri, divertiti in questa Marra Edition!
- Wladimiro Borchi
- Messaggi: 258
Re: La nebbia viola
Complimenti, Andrea.
Un altro racconto davvero bello!
(Boia, come siete bravi in questo contest!)
Il lettore maldestro potrebbe obiettare che la prima parte sia troppo "raccontata", ma è tutto necessario al cambio di prospettiva finale.
Cambio di prospettiva assolutamente non banale e che riesce a sorprendere, nonostante il tema dato lo lasci necessariamente presagire.
La difficoltà più grossa di questa edizione penso sia proprio quella e mi sembra che tu abbia superato la prova egregiamente. Peraltro l'idea della nebbia che ti avvolge, ti nasconde, ti ruba e cancella il ricordo di te ha una forza poetica davvero gigantesca.
A rileggerci presto.
Wladimiro
Un altro racconto davvero bello!
(Boia, come siete bravi in questo contest!)
Il lettore maldestro potrebbe obiettare che la prima parte sia troppo "raccontata", ma è tutto necessario al cambio di prospettiva finale.
Cambio di prospettiva assolutamente non banale e che riesce a sorprendere, nonostante il tema dato lo lasci necessariamente presagire.
La difficoltà più grossa di questa edizione penso sia proprio quella e mi sembra che tu abbia superato la prova egregiamente. Peraltro l'idea della nebbia che ti avvolge, ti nasconde, ti ruba e cancella il ricordo di te ha una forza poetica davvero gigantesca.
A rileggerci presto.
Wladimiro
IMBUTO!!!
- maurizio.ferrero
- Messaggi: 529
Re: La nebbia viola
Ciao Andrea,
Complimenti, un'idea poetica e inquietante allo stesso tempo, il tutto narrato con uno stile malinconico ma, a tratti, gioioso. L'ambientazione bucolica è certamente d'aiuto nel confermare questo tratto, che viene mescolato in maniera egregia all'elemento weird della nebbia.
Mi sorge un solo dubbio: nell'ultima ondata, quando il protagonista viene avvolto, parla della nebbia che si insinua nelle case "attraverso ogni fessura che credevamo impenetrabile". È come se qui la nebbia avesse trovato più forza e riuscisse a penetrare, dopo ottant'anni, le scarne difese degli abitanti. È così? Se lo è, perché proprio in quel momento?
In ogni caso, un lavoro egregio. Ancora complimenti.
Complimenti, un'idea poetica e inquietante allo stesso tempo, il tutto narrato con uno stile malinconico ma, a tratti, gioioso. L'ambientazione bucolica è certamente d'aiuto nel confermare questo tratto, che viene mescolato in maniera egregia all'elemento weird della nebbia.
Mi sorge un solo dubbio: nell'ultima ondata, quando il protagonista viene avvolto, parla della nebbia che si insinua nelle case "attraverso ogni fessura che credevamo impenetrabile". È come se qui la nebbia avesse trovato più forza e riuscisse a penetrare, dopo ottant'anni, le scarne difese degli abitanti. È così? Se lo è, perché proprio in quel momento?
In ogni caso, un lavoro egregio. Ancora complimenti.
- Andrea Partiti
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Re: La nebbia viola
maurizio.ferrero ha scritto:Ciao Andrea,
Complimenti, un'idea poetica e inquietante allo stesso tempo, il tutto narrato con uno stile malinconico ma, a tratti, gioioso. L'ambientazione bucolica è certamente d'aiuto nel confermare questo tratto, che viene mescolato in maniera egregia all'elemento weird della nebbia.
Mi sorge un solo dubbio: nell'ultima ondata, quando il protagonista viene avvolto, parla della nebbia che si insinua nelle case "attraverso ogni fessura che credevamo impenetrabile". È come se qui la nebbia avesse trovato più forza e riuscisse a penetrare, dopo ottant'anni, le scarne difese degli abitanti. È così? Se lo è, perché proprio in quel momento?
In ogni caso, un lavoro egregio. Ancora complimenti.
Nel mio piano iniziale, ogni anno la nebbia entrava nelle case, rubava una persona e il suo ricordo (compreso quello dell'intrusione). Magari all'inizio facendo più fatica, poi trovando sempre più spiragli e passaggi man mano che tutti si rilassavano perché non succedeva mai nulla di male.
L'ambiente bucolico l'ho aggiunto un po' di straforo. Prima voleva essere vagamente sci-fi, ma mi sono accorto che non ne era rimasto nulla dopo aver tagliato, allora ho deciso "al diavolo, ci metto le ghiacciaie e le stuioe così fa passato e risolvo la situazione" :D
- raffaele.palumbo
- Messaggi: 53
Re: La nebbia viola
Buongiorno Andrea.
Anche qui, ahimè, siamo abbondantemente dalle parti del fuori tema: che una nebbia possa non essere quello che sembra, ok; ma una nebbia VIOLA, di solito, cosa ci sembra?
Peccato, perché la scrittura è davvero molto buona, la storia originale e stephenkinghiana quanto basta, la creazione del climax è ben strutturata, e il finale interessante, con tutte le sue ambiguità.
Anche qui, ahimè, siamo abbondantemente dalle parti del fuori tema: che una nebbia possa non essere quello che sembra, ok; ma una nebbia VIOLA, di solito, cosa ci sembra?
Peccato, perché la scrittura è davvero molto buona, la storia originale e stephenkinghiana quanto basta, la creazione del climax è ben strutturata, e il finale interessante, con tutte le sue ambiguità.
- Andrea Partiti
- Messaggi: 1047
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Re: La nebbia viola
Non mi aspetto che tu abbia _da prima_ delle aspettative su qual è la normalità per una nebbia viola. Ho provato a creare una normalità interna al racconto e a sovvertirla.
In qualsiasi racconto non strettamente basato sulla realtà, la normalità è quella che viene presentata e si parte da lì, come linea base.
Il tuo ragionamento escluderebbe con questo tema tutti i racconti non realistici o non basati su un'ambientazione che già conosci e hai interiorizzato. Mi sembra un ragionamento limitato.
In qualsiasi racconto non strettamente basato sulla realtà, la normalità è quella che viene presentata e si parte da lì, come linea base.
Il tuo ragionamento escluderebbe con questo tema tutti i racconti non realistici o non basati su un'ambientazione che già conosci e hai interiorizzato. Mi sembra un ragionamento limitato.
Re: La nebbia viola
Ciao Andrea,
piacere di conoscerti. L'idea del tuo racconto mi sembra molto bella e poetica, e anche la scrittura ha un tono lieve e malinconico che incontra molto i miei gusti. A parere mio, però, nella struttura del racconto ci sono alcune cose che non tornano. La prima parte è molto raccontata, forse troppo, capisco che il tutto serva al ribaltamento finale, però il fatto che non succeda praticamente niente diventa un limite. In questo modo la minaccia rappresentata dalla nebbia viola non mi sembra molto credibile: se non succede niente, perché dovrebbe far paura? Solo perché è viola? Passano ottant'anni e non succede nulla? Possibile che in un lasso di tempo così lungo il narratore sia stato il primo a voler fare la prova? Il tutto sarebbe stato più credibile se la nebbia viola avesse preso ogni anno una persona, come mi sembra di capire tu volessi fare all'inizio, anche se in questo modo mi rendo conto che sarebbe stato molto difficile creare l'effetto sorpresa finale. Nel complesso, un'ottima idea, ma secondo me dovresti lavorarci ancora un attimo.
piacere di conoscerti. L'idea del tuo racconto mi sembra molto bella e poetica, e anche la scrittura ha un tono lieve e malinconico che incontra molto i miei gusti. A parere mio, però, nella struttura del racconto ci sono alcune cose che non tornano. La prima parte è molto raccontata, forse troppo, capisco che il tutto serva al ribaltamento finale, però il fatto che non succeda praticamente niente diventa un limite. In questo modo la minaccia rappresentata dalla nebbia viola non mi sembra molto credibile: se non succede niente, perché dovrebbe far paura? Solo perché è viola? Passano ottant'anni e non succede nulla? Possibile che in un lasso di tempo così lungo il narratore sia stato il primo a voler fare la prova? Il tutto sarebbe stato più credibile se la nebbia viola avesse preso ogni anno una persona, come mi sembra di capire tu volessi fare all'inizio, anche se in questo modo mi rendo conto che sarebbe stato molto difficile creare l'effetto sorpresa finale. Nel complesso, un'ottima idea, ma secondo me dovresti lavorarci ancora un attimo.
Andrea Pozzali
Re: La nebbia viola
Interessante il tema dell’elemento strano e non spiegato che all’improvviso appare e spaventa senza una ragione precisa.
Il racconto è evocativo e fluido, con uno stile anche ricercato, che si sposa con il fatto che non è un racconto dove succedono cose ma dove si avvertono sensazioni.
Per questo motivo l’ho apprezzato e ho apprezzato ancora di più il fatto che il fenomeno non sia assolutamente spiegato.
Quello che ho faticato un po’ a capire è stato il finale, sia con il fatto che in tanti anni nessuno abbia mai sentito il desiderio di indagare, sia con la questione dei ricordi, lì mi sono un po’ perso, perché non ho capito bene il significato, ma forse nemmeno quello deve essere spiegato.
Il racconto è evocativo e fluido, con uno stile anche ricercato, che si sposa con il fatto che non è un racconto dove succedono cose ma dove si avvertono sensazioni.
Per questo motivo l’ho apprezzato e ho apprezzato ancora di più il fatto che il fenomeno non sia assolutamente spiegato.
Quello che ho faticato un po’ a capire è stato il finale, sia con il fatto che in tanti anni nessuno abbia mai sentito il desiderio di indagare, sia con la questione dei ricordi, lì mi sono un po’ perso, perché non ho capito bene il significato, ma forse nemmeno quello deve essere spiegato.
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Re: La nebbia viola
Ciao Andrea, ho avuto occasione di commentarti (e conoscere il tuo stile) in occasione della Live Pisa Edition. Ed appena letta una metà del tuo racconto mi è venuta in mente la parata di Valbassa. Nel mezzo, fra allora ed oggi, non ho partecipato ad altre edizioni e dunque non ti ho più letto. Se tutti i tuoi racconti avessero un’ambientazione simile credo che saresti considerato, a buona ragione, il cantore delle Cronache Valligiane. Passando al racconto, al di là della tua piacevole cifra stilistica distintiva (il ricordo, il valore dello stare in comunità, una valle un po’ utero collettivo che tutto racchiude e preserva), debbo dire che ho trovato suggestiva l’immagine della nebbia viola come presenza espansiva ed invasiva, quel risalire inesorabile a riempire la valle senza incanalarsi negli sbocchi verso il mare. Bella anche l’idea dell’evento minaccioso grazie al quale piano piano si crea una sorta di nuova festività familiare, un’occasione in più per raccogliersi dentro un rifugio, annidati in un “utero” ancora più stretto e confinato della stessa valle, che già di per sé isola, protegge e difende. Forse un po’ sbrigativo il finale, nel senso che non è comprensibile come la nebbia divora il ricordo delle persone, se divora anche le persone, e quali siano le conseguenze di questo pasto distruttivo. Nel complesso un bel racconto.
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Re: La nebbia viola
Ciao Andrea!
Bella idea, bello stile molto etereo e scorrevole, la principale pecca del racconto sta nella meccanica degli eventi, per me ancora totalmente oscura. Provo a spiegarmi: questa nebbia penetra da sempre o no nelle case? In quali, e secondo quale criterio, se tutti si sigillano con estrema apprensione sin dall'inizio? E se davvero si insinua e cancella vita e ricordo delle persone, significa che cancella persino le case stesse in cui hanno abitato (banalmente questo mi pare un problema ammettendo l'esistenza della compravendita nel tuo universo, si creerebbero non pochi grattacapi) o solo gli abitanti? In quest'ultimo caso, nessuno ha mai fatto caso all'incremento di numero di case disabitate? Sono domande forse pretenziose ma che mi hanno abbastanza tormentato mentre cercavo di "spiegarmi" il racconto, non me ne volere. Anche sul finire, perchè l'essere invaso dalla nebbia ha portato il protagonista ad una così profonda epifania? Ti serviva semplicemente come pretesto per spiegare come agisse la nebbia o c'è dell'altro?
Insomma, bello da leggere, ma abbastanza criptico nel dipanarsi della trama, spero che lavorandoci su il senso globale possa migliorare!
Bella idea, bello stile molto etereo e scorrevole, la principale pecca del racconto sta nella meccanica degli eventi, per me ancora totalmente oscura. Provo a spiegarmi: questa nebbia penetra da sempre o no nelle case? In quali, e secondo quale criterio, se tutti si sigillano con estrema apprensione sin dall'inizio? E se davvero si insinua e cancella vita e ricordo delle persone, significa che cancella persino le case stesse in cui hanno abitato (banalmente questo mi pare un problema ammettendo l'esistenza della compravendita nel tuo universo, si creerebbero non pochi grattacapi) o solo gli abitanti? In quest'ultimo caso, nessuno ha mai fatto caso all'incremento di numero di case disabitate? Sono domande forse pretenziose ma che mi hanno abbastanza tormentato mentre cercavo di "spiegarmi" il racconto, non me ne volere. Anche sul finire, perchè l'essere invaso dalla nebbia ha portato il protagonista ad una così profonda epifania? Ti serviva semplicemente come pretesto per spiegare come agisse la nebbia o c'è dell'altro?
Insomma, bello da leggere, ma abbastanza criptico nel dipanarsi della trama, spero che lavorandoci su il senso globale possa migliorare!
Re: La nebbia viola
Ciao Andrea,
la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo il racconto riguardava i rifugi dove la gente si riparava quando scattavano gli allarmi antiaerei della seconda guerra mondiale. Anche in quei frangenti qualcuno cercava di portare un po' di normalità (non gioia come nel tuo caso) con magari qualche gioco per i bimbi o incontrando gente conosciuta.
Detto questo il racconto mi è piaciuto MOLTO nella sua prima parte rispetto la seconda, hai creato una bella atmosfera misteriosa!
ciao
Fabio
la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo il racconto riguardava i rifugi dove la gente si riparava quando scattavano gli allarmi antiaerei della seconda guerra mondiale. Anche in quei frangenti qualcuno cercava di portare un po' di normalità (non gioia come nel tuo caso) con magari qualche gioco per i bimbi o incontrando gente conosciuta.
Detto questo il racconto mi è piaciuto MOLTO nella sua prima parte rispetto la seconda, hai creato una bella atmosfera misteriosa!
ciao
Fabio
Re: La nebbia viola
Il finale mi è sembrato affrettato e ammetto che ho dovuto leggere la tua risposta a un commento per capire le tue intenzioni. Ecco, questo è ovviamente a causa dei tagli che hai dovuto operare per rientrare nei limiti e quindi il mio invito è di rielabolarlo senza paletti perché sì, la prima parte è meravigliosa e sono sicuro che, lavorando meglio nella seconda, potresti inserire e affrontare tematiche di non poco conto. Occhio che qui ti viene una gemma meravigliosa. Per quanto riguarda il pezzo nella sua forma attuale, invece, per me la valutazione è da pollice tendente all'alto perché, nonostante il finale non convincente, l'idea e la preparazione sono di livello elevatissimo.
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