Le due Croci
Le due Croci
Le due Croci
La villa di Velt sembrava illuminata a festa, un’immensa bolla di luce nell’oscurità della profonda periferia.
Persino il grande giardino era costellato da piccoli punti di luce, che illuminavano gli alberi e i labirinti della tenuta. Nei pochi minuti che Swarm impiegò per attraversare il viale che portava dal cancello all’ingresso della struttura, ebbe l’impressione che le geometrie formate da quelle illuminazioni cambiassero lentamente e non seppe decidere se era solo un’illusione notturna, o se quello fosse il frutto delle evoluzioni di piccoli droni-lucciola.
- Ben arrivato, Signor Swarm. Il capo la sta aspettando.
Il comitato d’accoglienza del mercante lo attendeva davanti alla porta: tre scagnozzi alti e massicci, vestiti come se fossero in attesa di partecipare a una serata di gala.
Swarm scese dalla macchina e sistemò i guanti di pelle. Vestiva interamente di nero, con l’unica nota di colore costituita dai bottoni dorati del lungo spolverino. Il cranio glabro luccicava leggermente sotto tutte quelle luci.
- Buonasera, Smythe – disse, lasciando le chiavi dell’auto a uno dei tre. – Noto che tutta la casa è illuminata: c’è qualche festa in corso?
- No è così tutte le sere – fece quello, avvicinandosi – Il Signor Velt ha paura del buio.
Swarm annuì, poi infilò le mani sotto lo spolverino, estraendone due pistole a proiezione di grosso calibro.
- Devo comunque perquisirla, Signor Swarm. Sono le regole.
- So bene come funziona: vedi solo di fare in fretta e di non rovinarmi le pistole. Costano un occhio della testa.
L’altro si avvicinò e lo perquisì rapidamente, ma con attenzione. Dopo qualche istante, si rialzò e fece un cenno d’assenso ai suoi compagni.
- Ci segua: la porteremo subito dal capo.
Gli altri due scagnozzi aprirono il portone di legno e fecero strada.
L’interno della villa era estremamente elegante, ma senza gli eccessi di cattivo gusto che Swarm aveva visto in tante case di lusso. Le sale abbondavano di quadri, statue e mobili di lusso, che sembravano essere stati posizionati secondo una logica ber precisa. Nell’aria si sentiva una lontana musica di violini.
Zukow Velt era un uomo di corporatura robusta, con capelli biondi brizzolati. Indossava un abito d’altissima sartoria e aveva un anello per ogni dito delle mani.
- Ben arrivato, Signor Swarm: puntuale come sempre – disse, restando seduto. – Una caratteristica che apprezzo in un socio in affari.
- La precisione è un mio tratto distintivo, Signor Velt. Fa piacere vedere di non essere l’unico a pensarla così – Swarm si fermò all’altro capo del tavolo dove si trovava il suo interlocutore. – Spero che quanto avevo richiesto sia pronto.
- Dritto al sodo, eh? Bene: è un’altra cosa che apprezzo.
Schioccò le dita e uno dei sei scagnozzi alle sue spalle attraversò la stanza, portando con sé una cassetta metallica. Quando la aprì, Swarm vide che all’interno c’erano decine di piccole boccette di colore scuro.
- Hellblood – fece Velt, vedendo che l’altro osservava con interesse una delle boccette. – La migliore droga di guerra in tutta l’Espansione: potenzia in modo esponenziale le caratteristiche fisiche di un uomo e ne indurisce la pelle fino a renderla praticamente impenetrabile ai colpi di armi a proiezione di piccolo e medio-piccolo calibro.
- E, nonostante questo, il prezzo resta comunque molto contenuto.
- Una dose costa circa il 30% in più rispetto ai prodotti concorrenti più avanzati, ma i suoi effetti sono molto più potenti e duraturi – rispose Velt, allargando il sorriso. – Mi creda, con queste meraviglie anche la colonia più povera può creare un esercito sovrumano, capace tranquillamente di contrastare gli Evoluti e i mech di una grande potenza.
- Non ne dubito – rispose Swarm, posando la boccetta. - Compro tutte le dosi che avevamo convenuto. Posso fare subito il bonifico, se vuole.
- Lo preferirei.
Swarm annuì, estrasse il mainframe portatile dallo spolverino e digitò alcuni comandi. Pochi minuti dopo, uno degli scagnozzi si avvicinò al suo capo e gli sussurrò alcune parole.
- Ottimo: il pagamento è arrivato. Direi che ognuno ha avuto quello che desiderava.
- Non ancora, Signor Velt – rispose Swarm, richiudendo la valigetta. – Se ricorda, avevamo concordato che avrei potuto visitare i laboratori dove l’Hellblood viene prodotto, per rassicurare i miei committenti sulla continuità dei prossimi carichi. Quando sarà possibile?
- La verità – rispose Velt, interrompendolo. – È che non sono abituato a mostrare i miei segreti a chi mente sulla propria identità. Soprattutto se a farlo è un prete.
L’ospite non mostrò la benché minima reazione.
- Non capisco cosa stia dicendo.
- Io, si, purtroppo – fece l’uomo, ostentando un sorriso obliquo. – Non so perché il Vaticano abbia deciso di mettersi in mezzo ai miei affari, ma, qualunque fosse il vostro scopo, avreste dovuto pensarci su due volte prima di prendere contatto con la polizia di questa città. Ho talmente tante talpe nei loro uffici, che posso sapere le cose prima ancora che le voci arrivino ai diretti interessati.
- Quindi l’incontro di stasera…
- Serviva solo a farmi arrivare i vostri soldi – rispose Velt. – Sono un uomo d’affari: non m’interessa da dove vengono gli u.c.v.: basta che finiscano nelle mie tasche.
L’uomo schioccò nuovamente le dita e quattro dei sei tirapiedi estrassero le pistole che portavano sotto le giacche. Un quinto recuperò la valigetta e tornò accanto al suo capo.
- Mi vorrà perdonare se non resto, Padre Swarm, ma è ora di cena – fece il criminale, alzandosi ed avvicinandosi alla porta alle sue spalle. – Non amo vedere il sangue prima di mangiare. Mi disturba la digestione.
Gli rivolse un saluto con la mano ed uscì dalla stanza, accompagnato da due dei suoi.
Padre Swarm diede un’occhiata alle sue spalle. La porta non era lontana, ma i suoi avversari avrebbero avuto tutto il tempo di imbottirlo di pallottole prima che lui potesse raggiungerla.
- Beh, prete, ho paura che mi dovrò tenere le sue pistole, dopotutto.
Swarm guardò Smythe negli occhi.
- Pesci piccoli.
- Come?
- Voi siete pesci piccoli – disse Swarm, lentamente, in modo che tutti lo capissero. – Siete finiti in una storia più grande di voi e finirete per essere fatti a pezzi, se non ne uscite. Se vi arrendete adesso, vi farete qualche anno di carcere e basta. In caso contrario, è difficile che sopravviviate a stanotte.
I quattro uomini si guardarono con aria dubbiosa per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere.
- Cos’è, prete, fumarti l’incenso ti ha dato alla testa? – disse Smythe – Noi siamo pesci piccoli? Beh, allora guarda che bel buco possono farti questi pesciolini.
I quattro tirapiedi aprirono il fuoco all’unisono, tempestando di proiettili l’uomo finché non lo videro cadere a terra esanime.
- Nel nome del padre stronzo, del figlio di puttana e dello spirito di merda – esclamò Smythe, mimando oscenamente il segno della croce – Stone, dà un’occhiata alle sue tasche: se ha una fiaschetta di vino consacrato, possiamo bere alla sua salute!
L’uomo chiamato Stone si avvicinò al corpo del prete e si inginocchiò. Prima che potesse mettergli le mani addosso, però, Swarm lo trasse a sé, piantandogli con violenza le dita della mano destra nel collo. La ferita cominciò a sanguinare copiosamente e, quando il prete tirò indietro la mano, Smythe e gli altri videro che le dita avevano assunto una forma lunga e sottile, come le lame di cinque pugnali. Gli sgherri ricominciarono a sparare, ma il prete si rialzò e fu loro addosso con una rapidità incredibile. Colpì l’avversario più vicino e lo spinse contro Smythe, facendoli cadere entrambi a terra. Mentre quelli provavano a rialzarsi, fu addosso al terzo, che gli sparò inutilmente quattro volte a bruciapelo, prima che le dita affilate del prete gli affondassero negli occhi fino a spappolargli il cervello. Da ultimo, Padre Swarm prese la pistola del disgraziato ed esplose gli ultimi colpi contro i due avversari carponi.
Quando vide che non si muovevano più, fece un gesto di benedizione e pregò sottovoce per gli uomini che aveva ucciso. Mentre lo faceva, le dita della mano destra tornarono alla loro forma originale.
- Per quanto possa valere, mi dispiace. L’avidità è un peccato, essere stupidi no. E voi eravate solo stupidi.
Si inginocchiò accanto al corpo di Smythe e riprese le pistole che agli aveva precedentemente affidato. Mentre lo faceva, la carne attorno ai fori di proiettile si inscuriva e si richiudeva, come se fosse stata composta da finissima sabbia nerastra. In pochi istanti, non vi fu più nessuna ferita visibile.
Quando ebbe finito, estrasse il mainframe portatile e digitò alcuni comandi preimpostati.
- La copertura è saltata e Velt ha cercato di farmi fuori. Passo al piano di riserva.
Quando Padre Swarm entrò nella sala da pranzo, oltre a Velt c’erano altre cinque persone, tra cui i due sgherri che lo avevano accompagnato in precedenza. Il mercante d’armi aveva appena tagliato un pezzo di stufato con il coltello e lo stava portando alla bocca. La vista del prete che puntava contro di loro le pistole fece bloccare a metà strada il boccone.
I guardaspalle vennero abbattuti prima ancora che potessero estrarre le armi. Due dei commensali del boss, invece, cercarono copertura dietro i massicci mobili di legno della stanza e presero a sparare. Colpirono Swarm più volte, ma quello sembrò non farci nemmeno caso: continuò a camminare verso il suo bersaglio, rivolgendo ai due disgraziati poco più che uno sguardo e un proiettile ben diretto.
L’ultimo commensale si limitò ad alzare le mani e a borbottare qualche generica supplica. Il prete pensò che quello doveva essere il meno coraggioso del gruppo. O forse solo il più furbo.
- Vattene, prima che cambi idea – disse, senza distogliere lo sguardo dal mercante d’armi. – E chiudi la porta quando esci: io e il padrone di casa dobbiamo fare una chiacchierata.
L’uomo biascicò qualche ringraziamento e scappò via, senza dimenticarsi di eseguire quanto gli era stato richiesto.
- Quindi sei ancora vivo – fece Velt, quando furono soli. – Pensavo che far fuori un prete fosse qualcosa di così semplice da poter essere fatto persino da uno come Smythe. Evidentemente mi sbagliavo.
- Non è colpa sua. Non è facile uccidermi.
- Si, mi sembra evidente.
Fece Velt, osservando con interesse i fori sullo spolverino. Dopo qualche istante, portò alla bocca il boccone di manzo e ricominciò a tagliare la carne.
- Alzati, Velt. Devi portarmi a quel dannato laboratorio.
- Non puoi pensare seriamente di minacciarmi in casa mia – fece l’uomo, ostentando tranquillità, nonostante fosse sotto tiro. – Questo posto pullula di miei sottoposti: entro una manciata di minuti, quella porta si aprirà e faranno ingresso venti uomini armati, ognuno di loro desideroso di farti la pelle per entrare nelle mie grazie.
- Potrebbero anche essere cinquanta: per me cambierebbe ben poco – rispose Swarm, avvicinando la pistola al volto del suo interlocutore. – Ma con te basterebbe un proiettile ben piazzato per chiudere la faccenda.
Velt alzò le spalle con indifferenza ed ingoiò un altro pezzo di carne, sempre fisando il suo interlocutore.
- Se te ne vai adesso, senza darmi altri problemi, posso pagarti la metà di quello che mi hai dato prima per l’Hellblood. Due terzi casomai dovessi decidere di spiegarmi perché i miei traffici interessano al Vaticano.
Il criminale allungò la mano per versarsi del vino ma Swarm mandò in frantumi la bottiglia con un colpo di pistola.
- Hai venduto tu l’Hellblood ai pirati che hanno distrutto Llyllen – rispose il prete, rivolgendo al criminale uno sguardo di gelida – Ho abbordato la Fiamma Nera assieme ai marines confederati: i membri dell’equipaggio erano sotto l’effetto della tua droga. E molti di loro non avevano più nulla di umano.
Velt lasciò cadere il moncone di vetro con noncuranza. C’era stato un cambiamento piccolo, ma percettibile nel suo sguardo altezzoso.
- Non è semplice droga di guerra, vero? È quello che dici ai tuoi clienti, ma le analisi della Specola hanno rivelato tutt’altro… contiene componenti biochimiche sconosciute. E gli effetti che si ottengono sulla fisiologia umana, una volta che si è superata la soglia dell’iperdosaggio, non hanno niente a che vedere con la scienza di questo mondo.
Velt scoppiò a ridere.
- Un prete che si appella alla scienza di questo mondo, ora le ho viste davvero tutte! – esclamò battendo un pugno sul tavolo. – Viviamo in un’era dove il denaro può comprare innesti genetici che donano capacità che, fino a pochi millenni fa, sarebbero sembrate degne solo di un dio. E tu cerchi ancora di convincermi che ci siano limiti che non si possono superare? Credimi, prete: se c’è un mercato da soddisfare, ci sarà sempre qualcuno disposto a sporcarsi le mani per farlo.
- Non stiamo parlando di semplici bioingegneria, ma di possessione diabolica – esclamò Swarm. – Non ho idea di come tu ci sia riuscito, ma l’overdose di Hellblood evoca nel corpo dell’utilizzatore un demone minore. Persino una carogna avida di denaro come te dovrebbe rendersi conto di quanto sia pericolosa questa cosa!
Velt allontanò da sé il piatto, ormai vuoto, e si sfilò l’anello che portava al pollice sinistro.
- “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”. Tu ed io sappiamo che è vero, prete – disse, stringendo l’anello tra l’indice e il pollice. – Chissà perché, però, tutti si dimentichino che anche l’abisso è pieno di utili meraviglie.
- Alzati, Velt: sono stanco dei tuoi vaneggiamenti. In un modo o nell’altro, mi accompagnerai a quel laboratorio: l’unica cosa che puoi decidere è il numero di ossa integre con cui ci arriverai.
Il criminale sorrise e lasciò cadere l’anello. Quando il monile toccò terra, Swarm si accorse che la pietra che lo sormontava era stata sganciata, rivelando sotto di essa un microscopico pulsante. Il sorriso obliquo di Velt gli fece intuire che non era per niente un buon segno.
I due tirapiedi morti si rialzarono, mentre la loro carne si gonfiava ed assumeva forme mostruose. La loro pelle si ricoprì di uno spesso carapace nerastro, squarciato in più punti da affilati spuntoni ossei. Sul torace di uno dei due si aprì un’oscena bocca in taglio verticale.
- Tu e i tuoi amici al Vaticano siete sempre convinti di sapere tutto, prete. La verità, è che avete appena cominciato a grattare la superficie di questo orrore – disse, Velt. – Ad esempio: avete mai provato ad iniettare un sovradosaggio di Hellblood in un cadavere?
Padre Swarm non aspettò che le due creature attaccassero: balzò indietro e aprì il fuoco contro di loro, mirando ai punti di congiunzione tra le placche chitinose. Senza mostrare nemmeno di aver percepito i colpi, uno dei mostri si lanciò su di lui e gli trapassò il petto con una delle sue lame. Ferite simili non avevano mai causato problemi a Swarm, eppure stavolta il prete si sentì bruciare, come se le nano-macchine che componevano il suo corpo si disintegrassero al tocco di quella creatura impura. Gli sfuggì un grido di dolore, ma riuscì comunque a sparare verso l’occhio irregolare del mostro. Il colpo ravvicinato fece esplodere il bulbo, facendo schizzare fuori dall’orbita sangue e materia cerebrale.
Mentre il mostro arretrava, la seconda creatura aveva spalancato interamente la bocca aperta sul torace, rilasciando sei massicci tentacoli, ognuno lungo quasi due metri e ricoperto di zanne seghettate. Con un gorgoglio disgustoso, il mostro si lanciò verso il prete, facendo scattare i tentacoli come fruste. Padre Swarm cercò di sfuggire agli attacchi, ma uno dei tentacoli riuscì a colpirlo al ginocchio sinistro, inchiodandolo sul posto. Non potendo più muoversi, non riuscì a impedire che altre due appendici lo colpissero al torace con una violenza tale da lanciarlo via come un giocattolo rotto, spezzando i legamenti della gamba immobilizzata. Sfondò una delle vetrate della stanza e rotolò più volte nell’erba, finendo quasi al limitare del giardino.
I due mostri cercarono subito di raggiungerlo ma, dopo aver mosso i primi passi fuori dall’edificio, scivolarono a terra: la gamba che la seconda creatura aveva strappato al prete si era trasformata in quello che sembrava un di mucchio di sabbia nerastra ed era strisciata silenziosamente alle loro spalle, avviluppando tra loro le gambe vicine. Le due creature ulularono e cominciarono rabbiosamente a colpire le nano-macchine con artigliate e colpi di tentacolo, infliggendosi più danni l’un l’altro che allo stesso allo sciame.
Consapevole di avere solo guadagnato tempo, Padre Swarm si fece il segno della croce ed incrociò le pistole davanti al volto.
– Protocollo Martyrium di livello uno: rilascio munizionamento esplosivo anti-mech.
In più punti, la pelle e la carne del suo corpo si sciolsero in puro nano-sciame e presero a fluire verso le due pistole che, nel frattempo stavano cambiando assetto. Le nano-macchine si inserirono nelle sedi lasciate libere e si modellarono nuovamente, allungando la forma della canna e del castello e modificando l’intero sistema di fuoco.
L’accendersi di due piccole spia verdi indicò a Swarm che l’IA delle pistole aveva completato l’oscillazione con l’archivio dimensionale: il prete non perse tempo e aprì il fuoco, riversando decine di proiettili esplosivi contro i due mostri. Le loro corazze chitinose non ressero e i loro corpi martoriati si disintegrarono, spargendo per decine di metri sangue nerastro e disgustosi brandelli di carne. Quando fu tutto finito, Swarm abbassò le pistole, che cominciarono lentamente a tornare all’aspetto originario. Aveva sacrificato circa il 10% del suo corpo nel Protocollo Martyrium e, anche se il suo nano-sciame si stava già riorganizzando, il suo cranio era ancora privo di pelle.
- Lo ammetto, prete: con questo mi hai davvero stupito. Non pensavo ci fosse qualcuno in grado di affrontare i miei Posseduti – disse Velt, in piedi dietro il mucchio di carne bruciata dei suoi sottoposti. – Ma temo che la tua battaglia finisca qui.
- Finché sono in grado di muovermi, Velt, sono sempre in grado di affrontarti.
Il mercante rise.
- Ti ricordi ancora di Smythe, vero?
Altre vetrate della sala da pranzo si infransero e nei loro coni di luce comparvero quattro Posseduti identici a quelli che Swarm aveva appena affrontato.
Il prete osservo i quattro mostri e il loro padrone. Poi, lentamente, cominciò a ridere.
- Cosa c’è da ridere, prete? Pregusti il momento in cui incontrerai il tuo fantoccio inchiodato?
- No: è solo che ho appena perso una scommessa – disse quello, estraendo dallo spolverino il mainframe portatile. – Mi toccherà regalare del Lacryma Christi…
I quattro mostri ruggirono e caricarono, dimenando con intento omicida lame ossee, tentacoli e artigli. Quando furono a meno di tre metri dal prete, però, una salva di proiettili arrestò la loro corsa e una figura gigantesca piombò davanti a loro, schiacciando sotto il suo peso il mostro più vicino.
Il nuovo arrivato indossava un gigantesco esoscheletro pesante di tipo militare, che lo rendeva alto quasi tre metri. L’armatura era interamente bianca ed era costellata di passi evangelici scritti a lettere d’oro, mentre la visiera dell’elmo a barbuta che proteggeva il capo era sostituita da una massiccia croce color metallo. Apparentemente indifferente all’orrore che aveva davanti, lo straniero distese il braccio coperto d’acciaio e lo mosse nel gesto solenne di una benedizione.
- Pax vobiscum.
A quella vista, i mostri rimanenti si fecero indietro, mentre sui loro lineamenti distorti la furia era sostituita da qualcosa che poteva essere descritto solo come cieco terrore. Persino Velt, ancora fermo vicino alla vetrata, sembrò perdere la sua arroganza.
- Ma voi chi siete in realtà? Come potete contrastare i doni che l’abisso mi ha fatto?
Padre Swarm si alzò in piedi, ancora zoppicante sulla gamba non ancora totalmente riformata.
- Io sono Padre Howard Swarm, la Croce Nera. E questo qui è l’uomo a cui ora devo del Lacryma Christi, Padre Alexander Belzoni, la Croce d’Acciaio. Siamo due delle Sette Croci del Vaticano.
Puntò le pistole contro il mercante.
- E credimi, Velt: l’abisso non è l’unico in grado di fare doni.
La villa di Velt sembrava illuminata a festa, un’immensa bolla di luce nell’oscurità della profonda periferia.
Persino il grande giardino era costellato da piccoli punti di luce, che illuminavano gli alberi e i labirinti della tenuta. Nei pochi minuti che Swarm impiegò per attraversare il viale che portava dal cancello all’ingresso della struttura, ebbe l’impressione che le geometrie formate da quelle illuminazioni cambiassero lentamente e non seppe decidere se era solo un’illusione notturna, o se quello fosse il frutto delle evoluzioni di piccoli droni-lucciola.
- Ben arrivato, Signor Swarm. Il capo la sta aspettando.
Il comitato d’accoglienza del mercante lo attendeva davanti alla porta: tre scagnozzi alti e massicci, vestiti come se fossero in attesa di partecipare a una serata di gala.
Swarm scese dalla macchina e sistemò i guanti di pelle. Vestiva interamente di nero, con l’unica nota di colore costituita dai bottoni dorati del lungo spolverino. Il cranio glabro luccicava leggermente sotto tutte quelle luci.
- Buonasera, Smythe – disse, lasciando le chiavi dell’auto a uno dei tre. – Noto che tutta la casa è illuminata: c’è qualche festa in corso?
- No è così tutte le sere – fece quello, avvicinandosi – Il Signor Velt ha paura del buio.
Swarm annuì, poi infilò le mani sotto lo spolverino, estraendone due pistole a proiezione di grosso calibro.
- Devo comunque perquisirla, Signor Swarm. Sono le regole.
- So bene come funziona: vedi solo di fare in fretta e di non rovinarmi le pistole. Costano un occhio della testa.
L’altro si avvicinò e lo perquisì rapidamente, ma con attenzione. Dopo qualche istante, si rialzò e fece un cenno d’assenso ai suoi compagni.
- Ci segua: la porteremo subito dal capo.
Gli altri due scagnozzi aprirono il portone di legno e fecero strada.
L’interno della villa era estremamente elegante, ma senza gli eccessi di cattivo gusto che Swarm aveva visto in tante case di lusso. Le sale abbondavano di quadri, statue e mobili di lusso, che sembravano essere stati posizionati secondo una logica ber precisa. Nell’aria si sentiva una lontana musica di violini.
Zukow Velt era un uomo di corporatura robusta, con capelli biondi brizzolati. Indossava un abito d’altissima sartoria e aveva un anello per ogni dito delle mani.
- Ben arrivato, Signor Swarm: puntuale come sempre – disse, restando seduto. – Una caratteristica che apprezzo in un socio in affari.
- La precisione è un mio tratto distintivo, Signor Velt. Fa piacere vedere di non essere l’unico a pensarla così – Swarm si fermò all’altro capo del tavolo dove si trovava il suo interlocutore. – Spero che quanto avevo richiesto sia pronto.
- Dritto al sodo, eh? Bene: è un’altra cosa che apprezzo.
Schioccò le dita e uno dei sei scagnozzi alle sue spalle attraversò la stanza, portando con sé una cassetta metallica. Quando la aprì, Swarm vide che all’interno c’erano decine di piccole boccette di colore scuro.
- Hellblood – fece Velt, vedendo che l’altro osservava con interesse una delle boccette. – La migliore droga di guerra in tutta l’Espansione: potenzia in modo esponenziale le caratteristiche fisiche di un uomo e ne indurisce la pelle fino a renderla praticamente impenetrabile ai colpi di armi a proiezione di piccolo e medio-piccolo calibro.
- E, nonostante questo, il prezzo resta comunque molto contenuto.
- Una dose costa circa il 30% in più rispetto ai prodotti concorrenti più avanzati, ma i suoi effetti sono molto più potenti e duraturi – rispose Velt, allargando il sorriso. – Mi creda, con queste meraviglie anche la colonia più povera può creare un esercito sovrumano, capace tranquillamente di contrastare gli Evoluti e i mech di una grande potenza.
- Non ne dubito – rispose Swarm, posando la boccetta. - Compro tutte le dosi che avevamo convenuto. Posso fare subito il bonifico, se vuole.
- Lo preferirei.
Swarm annuì, estrasse il mainframe portatile dallo spolverino e digitò alcuni comandi. Pochi minuti dopo, uno degli scagnozzi si avvicinò al suo capo e gli sussurrò alcune parole.
- Ottimo: il pagamento è arrivato. Direi che ognuno ha avuto quello che desiderava.
- Non ancora, Signor Velt – rispose Swarm, richiudendo la valigetta. – Se ricorda, avevamo concordato che avrei potuto visitare i laboratori dove l’Hellblood viene prodotto, per rassicurare i miei committenti sulla continuità dei prossimi carichi. Quando sarà possibile?
- La verità – rispose Velt, interrompendolo. – È che non sono abituato a mostrare i miei segreti a chi mente sulla propria identità. Soprattutto se a farlo è un prete.
L’ospite non mostrò la benché minima reazione.
- Non capisco cosa stia dicendo.
- Io, si, purtroppo – fece l’uomo, ostentando un sorriso obliquo. – Non so perché il Vaticano abbia deciso di mettersi in mezzo ai miei affari, ma, qualunque fosse il vostro scopo, avreste dovuto pensarci su due volte prima di prendere contatto con la polizia di questa città. Ho talmente tante talpe nei loro uffici, che posso sapere le cose prima ancora che le voci arrivino ai diretti interessati.
- Quindi l’incontro di stasera…
- Serviva solo a farmi arrivare i vostri soldi – rispose Velt. – Sono un uomo d’affari: non m’interessa da dove vengono gli u.c.v.: basta che finiscano nelle mie tasche.
L’uomo schioccò nuovamente le dita e quattro dei sei tirapiedi estrassero le pistole che portavano sotto le giacche. Un quinto recuperò la valigetta e tornò accanto al suo capo.
- Mi vorrà perdonare se non resto, Padre Swarm, ma è ora di cena – fece il criminale, alzandosi ed avvicinandosi alla porta alle sue spalle. – Non amo vedere il sangue prima di mangiare. Mi disturba la digestione.
Gli rivolse un saluto con la mano ed uscì dalla stanza, accompagnato da due dei suoi.
Padre Swarm diede un’occhiata alle sue spalle. La porta non era lontana, ma i suoi avversari avrebbero avuto tutto il tempo di imbottirlo di pallottole prima che lui potesse raggiungerla.
- Beh, prete, ho paura che mi dovrò tenere le sue pistole, dopotutto.
Swarm guardò Smythe negli occhi.
- Pesci piccoli.
- Come?
- Voi siete pesci piccoli – disse Swarm, lentamente, in modo che tutti lo capissero. – Siete finiti in una storia più grande di voi e finirete per essere fatti a pezzi, se non ne uscite. Se vi arrendete adesso, vi farete qualche anno di carcere e basta. In caso contrario, è difficile che sopravviviate a stanotte.
I quattro uomini si guardarono con aria dubbiosa per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere.
- Cos’è, prete, fumarti l’incenso ti ha dato alla testa? – disse Smythe – Noi siamo pesci piccoli? Beh, allora guarda che bel buco possono farti questi pesciolini.
I quattro tirapiedi aprirono il fuoco all’unisono, tempestando di proiettili l’uomo finché non lo videro cadere a terra esanime.
- Nel nome del padre stronzo, del figlio di puttana e dello spirito di merda – esclamò Smythe, mimando oscenamente il segno della croce – Stone, dà un’occhiata alle sue tasche: se ha una fiaschetta di vino consacrato, possiamo bere alla sua salute!
L’uomo chiamato Stone si avvicinò al corpo del prete e si inginocchiò. Prima che potesse mettergli le mani addosso, però, Swarm lo trasse a sé, piantandogli con violenza le dita della mano destra nel collo. La ferita cominciò a sanguinare copiosamente e, quando il prete tirò indietro la mano, Smythe e gli altri videro che le dita avevano assunto una forma lunga e sottile, come le lame di cinque pugnali. Gli sgherri ricominciarono a sparare, ma il prete si rialzò e fu loro addosso con una rapidità incredibile. Colpì l’avversario più vicino e lo spinse contro Smythe, facendoli cadere entrambi a terra. Mentre quelli provavano a rialzarsi, fu addosso al terzo, che gli sparò inutilmente quattro volte a bruciapelo, prima che le dita affilate del prete gli affondassero negli occhi fino a spappolargli il cervello. Da ultimo, Padre Swarm prese la pistola del disgraziato ed esplose gli ultimi colpi contro i due avversari carponi.
Quando vide che non si muovevano più, fece un gesto di benedizione e pregò sottovoce per gli uomini che aveva ucciso. Mentre lo faceva, le dita della mano destra tornarono alla loro forma originale.
- Per quanto possa valere, mi dispiace. L’avidità è un peccato, essere stupidi no. E voi eravate solo stupidi.
Si inginocchiò accanto al corpo di Smythe e riprese le pistole che agli aveva precedentemente affidato. Mentre lo faceva, la carne attorno ai fori di proiettile si inscuriva e si richiudeva, come se fosse stata composta da finissima sabbia nerastra. In pochi istanti, non vi fu più nessuna ferita visibile.
Quando ebbe finito, estrasse il mainframe portatile e digitò alcuni comandi preimpostati.
- La copertura è saltata e Velt ha cercato di farmi fuori. Passo al piano di riserva.
Quando Padre Swarm entrò nella sala da pranzo, oltre a Velt c’erano altre cinque persone, tra cui i due sgherri che lo avevano accompagnato in precedenza. Il mercante d’armi aveva appena tagliato un pezzo di stufato con il coltello e lo stava portando alla bocca. La vista del prete che puntava contro di loro le pistole fece bloccare a metà strada il boccone.
I guardaspalle vennero abbattuti prima ancora che potessero estrarre le armi. Due dei commensali del boss, invece, cercarono copertura dietro i massicci mobili di legno della stanza e presero a sparare. Colpirono Swarm più volte, ma quello sembrò non farci nemmeno caso: continuò a camminare verso il suo bersaglio, rivolgendo ai due disgraziati poco più che uno sguardo e un proiettile ben diretto.
L’ultimo commensale si limitò ad alzare le mani e a borbottare qualche generica supplica. Il prete pensò che quello doveva essere il meno coraggioso del gruppo. O forse solo il più furbo.
- Vattene, prima che cambi idea – disse, senza distogliere lo sguardo dal mercante d’armi. – E chiudi la porta quando esci: io e il padrone di casa dobbiamo fare una chiacchierata.
L’uomo biascicò qualche ringraziamento e scappò via, senza dimenticarsi di eseguire quanto gli era stato richiesto.
- Quindi sei ancora vivo – fece Velt, quando furono soli. – Pensavo che far fuori un prete fosse qualcosa di così semplice da poter essere fatto persino da uno come Smythe. Evidentemente mi sbagliavo.
- Non è colpa sua. Non è facile uccidermi.
- Si, mi sembra evidente.
Fece Velt, osservando con interesse i fori sullo spolverino. Dopo qualche istante, portò alla bocca il boccone di manzo e ricominciò a tagliare la carne.
- Alzati, Velt. Devi portarmi a quel dannato laboratorio.
- Non puoi pensare seriamente di minacciarmi in casa mia – fece l’uomo, ostentando tranquillità, nonostante fosse sotto tiro. – Questo posto pullula di miei sottoposti: entro una manciata di minuti, quella porta si aprirà e faranno ingresso venti uomini armati, ognuno di loro desideroso di farti la pelle per entrare nelle mie grazie.
- Potrebbero anche essere cinquanta: per me cambierebbe ben poco – rispose Swarm, avvicinando la pistola al volto del suo interlocutore. – Ma con te basterebbe un proiettile ben piazzato per chiudere la faccenda.
Velt alzò le spalle con indifferenza ed ingoiò un altro pezzo di carne, sempre fisando il suo interlocutore.
- Se te ne vai adesso, senza darmi altri problemi, posso pagarti la metà di quello che mi hai dato prima per l’Hellblood. Due terzi casomai dovessi decidere di spiegarmi perché i miei traffici interessano al Vaticano.
Il criminale allungò la mano per versarsi del vino ma Swarm mandò in frantumi la bottiglia con un colpo di pistola.
- Hai venduto tu l’Hellblood ai pirati che hanno distrutto Llyllen – rispose il prete, rivolgendo al criminale uno sguardo di gelida – Ho abbordato la Fiamma Nera assieme ai marines confederati: i membri dell’equipaggio erano sotto l’effetto della tua droga. E molti di loro non avevano più nulla di umano.
Velt lasciò cadere il moncone di vetro con noncuranza. C’era stato un cambiamento piccolo, ma percettibile nel suo sguardo altezzoso.
- Non è semplice droga di guerra, vero? È quello che dici ai tuoi clienti, ma le analisi della Specola hanno rivelato tutt’altro… contiene componenti biochimiche sconosciute. E gli effetti che si ottengono sulla fisiologia umana, una volta che si è superata la soglia dell’iperdosaggio, non hanno niente a che vedere con la scienza di questo mondo.
Velt scoppiò a ridere.
- Un prete che si appella alla scienza di questo mondo, ora le ho viste davvero tutte! – esclamò battendo un pugno sul tavolo. – Viviamo in un’era dove il denaro può comprare innesti genetici che donano capacità che, fino a pochi millenni fa, sarebbero sembrate degne solo di un dio. E tu cerchi ancora di convincermi che ci siano limiti che non si possono superare? Credimi, prete: se c’è un mercato da soddisfare, ci sarà sempre qualcuno disposto a sporcarsi le mani per farlo.
- Non stiamo parlando di semplici bioingegneria, ma di possessione diabolica – esclamò Swarm. – Non ho idea di come tu ci sia riuscito, ma l’overdose di Hellblood evoca nel corpo dell’utilizzatore un demone minore. Persino una carogna avida di denaro come te dovrebbe rendersi conto di quanto sia pericolosa questa cosa!
Velt allontanò da sé il piatto, ormai vuoto, e si sfilò l’anello che portava al pollice sinistro.
- “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”. Tu ed io sappiamo che è vero, prete – disse, stringendo l’anello tra l’indice e il pollice. – Chissà perché, però, tutti si dimentichino che anche l’abisso è pieno di utili meraviglie.
- Alzati, Velt: sono stanco dei tuoi vaneggiamenti. In un modo o nell’altro, mi accompagnerai a quel laboratorio: l’unica cosa che puoi decidere è il numero di ossa integre con cui ci arriverai.
Il criminale sorrise e lasciò cadere l’anello. Quando il monile toccò terra, Swarm si accorse che la pietra che lo sormontava era stata sganciata, rivelando sotto di essa un microscopico pulsante. Il sorriso obliquo di Velt gli fece intuire che non era per niente un buon segno.
I due tirapiedi morti si rialzarono, mentre la loro carne si gonfiava ed assumeva forme mostruose. La loro pelle si ricoprì di uno spesso carapace nerastro, squarciato in più punti da affilati spuntoni ossei. Sul torace di uno dei due si aprì un’oscena bocca in taglio verticale.
- Tu e i tuoi amici al Vaticano siete sempre convinti di sapere tutto, prete. La verità, è che avete appena cominciato a grattare la superficie di questo orrore – disse, Velt. – Ad esempio: avete mai provato ad iniettare un sovradosaggio di Hellblood in un cadavere?
Padre Swarm non aspettò che le due creature attaccassero: balzò indietro e aprì il fuoco contro di loro, mirando ai punti di congiunzione tra le placche chitinose. Senza mostrare nemmeno di aver percepito i colpi, uno dei mostri si lanciò su di lui e gli trapassò il petto con una delle sue lame. Ferite simili non avevano mai causato problemi a Swarm, eppure stavolta il prete si sentì bruciare, come se le nano-macchine che componevano il suo corpo si disintegrassero al tocco di quella creatura impura. Gli sfuggì un grido di dolore, ma riuscì comunque a sparare verso l’occhio irregolare del mostro. Il colpo ravvicinato fece esplodere il bulbo, facendo schizzare fuori dall’orbita sangue e materia cerebrale.
Mentre il mostro arretrava, la seconda creatura aveva spalancato interamente la bocca aperta sul torace, rilasciando sei massicci tentacoli, ognuno lungo quasi due metri e ricoperto di zanne seghettate. Con un gorgoglio disgustoso, il mostro si lanciò verso il prete, facendo scattare i tentacoli come fruste. Padre Swarm cercò di sfuggire agli attacchi, ma uno dei tentacoli riuscì a colpirlo al ginocchio sinistro, inchiodandolo sul posto. Non potendo più muoversi, non riuscì a impedire che altre due appendici lo colpissero al torace con una violenza tale da lanciarlo via come un giocattolo rotto, spezzando i legamenti della gamba immobilizzata. Sfondò una delle vetrate della stanza e rotolò più volte nell’erba, finendo quasi al limitare del giardino.
I due mostri cercarono subito di raggiungerlo ma, dopo aver mosso i primi passi fuori dall’edificio, scivolarono a terra: la gamba che la seconda creatura aveva strappato al prete si era trasformata in quello che sembrava un di mucchio di sabbia nerastra ed era strisciata silenziosamente alle loro spalle, avviluppando tra loro le gambe vicine. Le due creature ulularono e cominciarono rabbiosamente a colpire le nano-macchine con artigliate e colpi di tentacolo, infliggendosi più danni l’un l’altro che allo stesso allo sciame.
Consapevole di avere solo guadagnato tempo, Padre Swarm si fece il segno della croce ed incrociò le pistole davanti al volto.
– Protocollo Martyrium di livello uno: rilascio munizionamento esplosivo anti-mech.
In più punti, la pelle e la carne del suo corpo si sciolsero in puro nano-sciame e presero a fluire verso le due pistole che, nel frattempo stavano cambiando assetto. Le nano-macchine si inserirono nelle sedi lasciate libere e si modellarono nuovamente, allungando la forma della canna e del castello e modificando l’intero sistema di fuoco.
L’accendersi di due piccole spia verdi indicò a Swarm che l’IA delle pistole aveva completato l’oscillazione con l’archivio dimensionale: il prete non perse tempo e aprì il fuoco, riversando decine di proiettili esplosivi contro i due mostri. Le loro corazze chitinose non ressero e i loro corpi martoriati si disintegrarono, spargendo per decine di metri sangue nerastro e disgustosi brandelli di carne. Quando fu tutto finito, Swarm abbassò le pistole, che cominciarono lentamente a tornare all’aspetto originario. Aveva sacrificato circa il 10% del suo corpo nel Protocollo Martyrium e, anche se il suo nano-sciame si stava già riorganizzando, il suo cranio era ancora privo di pelle.
- Lo ammetto, prete: con questo mi hai davvero stupito. Non pensavo ci fosse qualcuno in grado di affrontare i miei Posseduti – disse Velt, in piedi dietro il mucchio di carne bruciata dei suoi sottoposti. – Ma temo che la tua battaglia finisca qui.
- Finché sono in grado di muovermi, Velt, sono sempre in grado di affrontarti.
Il mercante rise.
- Ti ricordi ancora di Smythe, vero?
Altre vetrate della sala da pranzo si infransero e nei loro coni di luce comparvero quattro Posseduti identici a quelli che Swarm aveva appena affrontato.
Il prete osservo i quattro mostri e il loro padrone. Poi, lentamente, cominciò a ridere.
- Cosa c’è da ridere, prete? Pregusti il momento in cui incontrerai il tuo fantoccio inchiodato?
- No: è solo che ho appena perso una scommessa – disse quello, estraendo dallo spolverino il mainframe portatile. – Mi toccherà regalare del Lacryma Christi…
I quattro mostri ruggirono e caricarono, dimenando con intento omicida lame ossee, tentacoli e artigli. Quando furono a meno di tre metri dal prete, però, una salva di proiettili arrestò la loro corsa e una figura gigantesca piombò davanti a loro, schiacciando sotto il suo peso il mostro più vicino.
Il nuovo arrivato indossava un gigantesco esoscheletro pesante di tipo militare, che lo rendeva alto quasi tre metri. L’armatura era interamente bianca ed era costellata di passi evangelici scritti a lettere d’oro, mentre la visiera dell’elmo a barbuta che proteggeva il capo era sostituita da una massiccia croce color metallo. Apparentemente indifferente all’orrore che aveva davanti, lo straniero distese il braccio coperto d’acciaio e lo mosse nel gesto solenne di una benedizione.
- Pax vobiscum.
A quella vista, i mostri rimanenti si fecero indietro, mentre sui loro lineamenti distorti la furia era sostituita da qualcosa che poteva essere descritto solo come cieco terrore. Persino Velt, ancora fermo vicino alla vetrata, sembrò perdere la sua arroganza.
- Ma voi chi siete in realtà? Come potete contrastare i doni che l’abisso mi ha fatto?
Padre Swarm si alzò in piedi, ancora zoppicante sulla gamba non ancora totalmente riformata.
- Io sono Padre Howard Swarm, la Croce Nera. E questo qui è l’uomo a cui ora devo del Lacryma Christi, Padre Alexander Belzoni, la Croce d’Acciaio. Siamo due delle Sette Croci del Vaticano.
Puntò le pistole contro il mercante.
- E credimi, Velt: l’abisso non è l’unico in grado di fare doni.
Ultima modifica di Pretorian il lunedì 25 marzo 2019, 20:18, modificato 1 volta in totale.
- Luca Nesler
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Re: Le due Croci
Un racconto di fantascienza lineare e non troppo originale. Ho avuto l'impressione di leggere una sorta di incipit o, comunque, un episodio pilota per una serie animata giapponese.
L'azione è buona, narrata bene e intrigante. I dialoghi invece sono molto stereotipati, comprese certe situazioni (i cattivi che parlano invece di sparare). Il protagonista è un super duro di quelli che non perdono mai e rientra perfettamente nello stile. Questo tipo di personaggi, però, soffrono molto una caratterizzazione poco originale. Un pelo di inforigurgito nel primo dialogo con lo spacciatore che poteva essere evitato.
In definitiva la forma è buona, ma trama, personaggi e dialoghi sono stereotipati e un po' banali. Inoltre, rispetto a questo contest, ho trovato il finale un po' troppo netto, poco conclusivo (per questo parlo di incipit). Segnalo anche qualche refuso.
Non male, ma nemmeno ai primi posti.
Bonus:
Uso creativo della scurrilità: presente.
Termine latino: presente.
Altissima mortalità dei personaggi: assente. Muoiono solo alcuni scagnozzi.
L'azione è buona, narrata bene e intrigante. I dialoghi invece sono molto stereotipati, comprese certe situazioni (i cattivi che parlano invece di sparare). Il protagonista è un super duro di quelli che non perdono mai e rientra perfettamente nello stile. Questo tipo di personaggi, però, soffrono molto una caratterizzazione poco originale. Un pelo di inforigurgito nel primo dialogo con lo spacciatore che poteva essere evitato.
In definitiva la forma è buona, ma trama, personaggi e dialoghi sono stereotipati e un po' banali. Inoltre, rispetto a questo contest, ho trovato il finale un po' troppo netto, poco conclusivo (per questo parlo di incipit). Segnalo anche qualche refuso.
Non male, ma nemmeno ai primi posti.
Bonus:
Uso creativo della scurrilità: presente.
Termine latino: presente.
Altissima mortalità dei personaggi: assente. Muoiono solo alcuni scagnozzi.
- Eugene Fitzherbert
- Messaggi: 486
Re: Le due Croci
Ciao, Pretorian,
nuovo Sovrano della Tela Nera!
Ho letto il racconto con gusto, devo ammetterlo, perché comunque il tuo stile, al netto di alcuni refusi e qualche ripetizione è sempre molto pulito e scorrevole.
Al di là del divertimento di leggere un racconto, però vorrei fare alcune considerazioni:
1 - La parte iniziale è molto raccontata e poco mostrata, per dirla all'italiana. Mi è piaciuto che hai introdotto l'universo fantascientifico in cui è ambientato il racconto per vie traverse, ma lo stesso ti sei lasciato andare tra i paragrafi.
2 - C'è un po' di infodump nella primo dialogo tra il gangster e il prete.
3 - L'effetto hard boiled dell'intero racconto è un po' artificiale, come se stessi trattenendoti: non farlo! Lasciati andare al trash più scardinato!
4 - IL FINALE: non c'è un finale. DIamine! Dov'è il resto? E le altre cinque croci? È il secondo racconto che mi concludi senza concluderlo, dannazione!
5 - IL nome Swarm (sciame) è uno spettacolo, perché il prete è uno sciame di NANOMACCHINE! Bravo!
6 - L'idea di fondo dell'Hellblood è buona, ma risulta un po' sotto tono e poco enfatizzata.
7 - Perché usare l'ESPANSIONE, che già esiste? Esiste un modo migliore per indicare la colonizzazione di nuovi sistemi solari...
8 - NOn so se te l'ho già detto: Dove diavolo sono le altre croci? :D
9 - sul bonus della morte dei personaggi, sono combattuto. Muore tanta gente, ma l'interpretazione da parte tua forse è un po' troppo di manica larga.
Per il resto, ti rinnovo tutti i complimenti che ti ho fatto, perché il racconto mi ha divertito fino alla fine!
nuovo Sovrano della Tela Nera!
Ho letto il racconto con gusto, devo ammetterlo, perché comunque il tuo stile, al netto di alcuni refusi e qualche ripetizione è sempre molto pulito e scorrevole.
Al di là del divertimento di leggere un racconto, però vorrei fare alcune considerazioni:
1 - La parte iniziale è molto raccontata e poco mostrata, per dirla all'italiana. Mi è piaciuto che hai introdotto l'universo fantascientifico in cui è ambientato il racconto per vie traverse, ma lo stesso ti sei lasciato andare tra i paragrafi.
2 - C'è un po' di infodump nella primo dialogo tra il gangster e il prete.
3 - L'effetto hard boiled dell'intero racconto è un po' artificiale, come se stessi trattenendoti: non farlo! Lasciati andare al trash più scardinato!
4 - IL FINALE: non c'è un finale. DIamine! Dov'è il resto? E le altre cinque croci? È il secondo racconto che mi concludi senza concluderlo, dannazione!
5 - IL nome Swarm (sciame) è uno spettacolo, perché il prete è uno sciame di NANOMACCHINE! Bravo!
6 - L'idea di fondo dell'Hellblood è buona, ma risulta un po' sotto tono e poco enfatizzata.
7 - Perché usare l'ESPANSIONE, che già esiste? Esiste un modo migliore per indicare la colonizzazione di nuovi sistemi solari...
8 - NOn so se te l'ho già detto: Dove diavolo sono le altre croci? :D
9 - sul bonus della morte dei personaggi, sono combattuto. Muore tanta gente, ma l'interpretazione da parte tua forse è un po' troppo di manica larga.
Per il resto, ti rinnovo tutti i complimenti che ti ho fatto, perché il racconto mi ha divertito fino alla fine!
Re: Le due Croci
Luca Nesler ha scritto:Un racconto di fantascienza lineare e non troppo originale. Ho avuto l'impressione di leggere una sorta di incipit o, comunque, un episodio pilota per una serie animata giapponese.
L'azione è buona, narrata bene e intrigante. I dialoghi invece sono molto stereotipati, comprese certe situazioni (i cattivi che parlano invece di sparare). Il protagonista è un super duro di quelli che non perdono mai e rientra perfettamente nello stile. Questo tipo di personaggi, però, soffrono molto una caratterizzazione poco originale. Un pelo di inforigurgito nel primo dialogo con lo spacciatore che poteva essere evitato.
In definitiva la forma è buona, ma trama, personaggi e dialoghi sono stereotipati e un po' banali. Inoltre, rispetto a questo contest, ho trovato il finale un po' troppo netto, poco conclusivo (per questo parlo di incipit). Segnalo anche qualche refuso.
Non male, ma nemmeno ai primi posti.
Bonus:
Uso creativo della scurrilità: presente.
Termine latino: presente.
Altissima mortalità dei personaggi: assente. Muoiono solo alcuni scagnozzi.
Grazie del commento, Luca. Concordo su alcune cose, soprattutto sul finale, che è effettivamente venuto tagliato perché ero a corto di caratteri. Per Inforigurgito intendi infodump?
Re: Le due Croci
Eugene Fitzherbert ha scritto:Ciao, Pretorian,
nuovo Sovrano della Tela Nera!
Ho letto il racconto con gusto, devo ammetterlo, perché comunque il tuo stile, al netto di alcuni refusi e qualche ripetizione è sempre molto pulito e scorrevole.
Al di là del divertimento di leggere un racconto, però vorrei fare alcune considerazioni:
1 - La parte iniziale è molto raccontata e poco mostrata, per dirla all'italiana. Mi è piaciuto che hai introdotto l'universo fantascientifico in cui è ambientato il racconto per vie traverse, ma lo stesso ti sei lasciato andare tra i paragrafi.
2 - C'è un po' di infodump nella primo dialogo tra il gangster e il prete.
3 - L'effetto hard boiled dell'intero racconto è un po' artificiale, come se stessi trattenendoti: non farlo! Lasciati andare al trash più scardinato!
4 - IL FINALE: non c'è un finale. DIamine! Dov'è il resto? E le altre cinque croci? È il secondo racconto che mi concludi senza concluderlo, dannazione!
5 - IL nome Swarm (sciame) è uno spettacolo, perché il prete è uno sciame di NANOMACCHINE! Bravo!
6 - L'idea di fondo dell'Hellblood è buona, ma risulta un po' sotto tono e poco enfatizzata.
7 - Perché usare l'ESPANSIONE, che già esiste? Esiste un modo migliore per indicare la colonizzazione di nuovi sistemi solari...
8 - NOn so se te l'ho già detto: Dove diavolo sono le altre croci? :D
9 - sul bonus della morte dei personaggi, sono combattuto. Muore tanta gente, ma l'interpretazione da parte tua forse è un po' troppo di manica larga.
Per il resto, ti rinnovo tutti i complimenti che ti ho fatto, perché il racconto mi ha divertito fino alla fine!
Ehilà, Eugene, come và?
Addirittura Sovrano! Sono solo uno che impedisce alla gente di prendersi a male parole, ecco tutto. E se fossi un sovrano, il mio regno starebbe pure morendo.
Comunque, ti rispondo punto su punto:
1) dici? Puoi farmi un esempio? Non mi sembrava di aver fatto troppi infodump, ma potrei sbagliarti.
2) ti riferisci alla parte su Llyllen
3) guarda, nella versione originale Belzoni e Swarm facevano fuori una sporta di scagnozzi e poi affrontavano Velt in versione demone/boss finale, che era in grado di rigenerare le ferite grazie ai droni-lucciola che si fondevano con la sua carne. Poi ho finito lo spazio. Eeeeee, nulla, ho dovuto limale...
4)Ho dovuto tagliare parte del finale a causa dello spazio esaurito. Per quanto riguarda le Croci non era prevista la loro comparsa. Vorrei inserirle in altri racconti.
5) Grazie. In realtà, ho ripreso il personaggio di un mio vecchissimo racconto e l'ho reso "canonico" in questa ambientazione che sto sviluppando negli ultimi anni
6) in che senso?
7) DAVVERO? DOVE? Giuro, ero convinto fosse un termine ancora non usato!
8) vedi punto 4
9) Guarda, io ho interpretato la risposta data dall'autore come "la gran parte della gente in scena deve morire" e mi sono regolato così
grazie di tutto!
- Luca Nesler
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Re: Le due Croci
Sì, infodumb, esatto. Viene chiamato anche così in italiano
Re: Le due Croci
Nel dubbio sono andata a cercarmelo... "infodump: la pratica di presentare al lettore un mucchio indigeribile e incomprensibile di informazioni tutte insieme." Ah. beh io non sono contraria, quindi finche sono informazioni e non "spiegoni di settordicimila milioni di caratteri" fanno pure bene. Ecco forse invece di accorciare il finale potevi fare una supplementare limatina all'inizio...MA...
Ma cazzo che figata!
La prima parte del racconto è piuttosto lenta, monocorde, la seconda parte è veramente figa e la conclusione-non-conclusione.. Ciaone proprio, mi associo ad Euginino, VOGLIO gli altri capitoli.
Assai bene.
Voce bonus.
Ampia mortalità dei personaggi, uhm. forse in senso moooolto ampio. più no che sì.
Scurrilità creativa, ecco questa mi sfugge il punto in cui pensi di averla usata ... "scurrilità" manca..
Parole in latino, yes, benedicenti pure.
Ma cazzo che figata!
La prima parte del racconto è piuttosto lenta, monocorde, la seconda parte è veramente figa e la conclusione-non-conclusione.. Ciaone proprio, mi associo ad Euginino, VOGLIO gli altri capitoli.
Assai bene.
Voce bonus.
Ampia mortalità dei personaggi, uhm. forse in senso moooolto ampio. più no che sì.
Scurrilità creativa, ecco questa mi sfugge il punto in cui pensi di averla usata ... "scurrilità" manca..
Parole in latino, yes, benedicenti pure.
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
- Luca Nesler
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Re: Le due Croci
Ciao DandElion, per estensione di usa anche per "informazioni di troppo". un caso classico nei dialoghi è quando questi sono scritti unicamente per informare il lettore, spesso diventando incoerenti con i personaggi e con le situazioni. Io lo intendevo così
- Eugene Fitzherbert
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Re: Le due Croci
Pretorian!
Io ho scritto questo: L'idea di fondo dell'Hellblood è buona, ma risulta un po' sotto tono e poco enfatizzata.
Voglio dire che il succo di demone che dona poteri sovrannaturali è una figata, non c'è che dire, ma nella tua storia (per i 20000 motivi che ci impongono di tagliare) la vedo funzionare per una sola volta e per giunta in versione altered. Il suo uso comune (quello per cui Swarm lo sta comprando), lo conosco per sentito dire.
E questo sentito dire è appunto l'infodump di cui poco sopra. Bada: SO che è necessario ceracre di far capire a chi legge cosa sia l'Hellblood, ma per esempio, visto che ci troviamo in un contesto di gangster spaziali, ci poteva stare qualche scena pulp, tipo sparare a un tizio normale e poi sparare uno con l'hellblood, così per far vedere l'effetto che fa. In quel caso, si capirebbero gli effetti del siero del supersoldato demoniaco, senza leggere il libretto delle istruzioni. Una scena che puoi costruire tra l'altro, come ti pare: può essere Velt a sparare, può essere Swarm, può essere un test su un cane: insomma, basta fare qualcosa di abbastanza cattivo e diretto, quasi a volermi far comprare questo hellblood. Non trovi?
Io ho scritto questo: L'idea di fondo dell'Hellblood è buona, ma risulta un po' sotto tono e poco enfatizzata.
Voglio dire che il succo di demone che dona poteri sovrannaturali è una figata, non c'è che dire, ma nella tua storia (per i 20000 motivi che ci impongono di tagliare) la vedo funzionare per una sola volta e per giunta in versione altered. Il suo uso comune (quello per cui Swarm lo sta comprando), lo conosco per sentito dire.
E questo sentito dire è appunto l'infodump di cui poco sopra. Bada: SO che è necessario ceracre di far capire a chi legge cosa sia l'Hellblood, ma per esempio, visto che ci troviamo in un contesto di gangster spaziali, ci poteva stare qualche scena pulp, tipo sparare a un tizio normale e poi sparare uno con l'hellblood, così per far vedere l'effetto che fa. In quel caso, si capirebbero gli effetti del siero del supersoldato demoniaco, senza leggere il libretto delle istruzioni. Una scena che puoi costruire tra l'altro, come ti pare: può essere Velt a sparare, può essere Swarm, può essere un test su un cane: insomma, basta fare qualcosa di abbastanza cattivo e diretto, quasi a volermi far comprare questo hellblood. Non trovi?
Re: Le due Croci
Bella idea, semplice, lineare, molto in linea con il libro di cui la sfida.
Personaggio alla james bond abbastanza ben caratterizzato e il legame con il nome è una bella idea.
L'inizio alla hard boiled è un po' lento, troppe informazioni che poi non vengono usate, siamo quasi a livello di infodump, non da ancora fastidio ma ci sono cose che si potrebbero tranquillamente omettere.
Gli scagnozzi sono le classiche carne da cannone che vanno via a pacchi e sono ben piazzati.
Il boss che alla fine non è un vero boss perché non fa nulla è abbastanza caratterizzato ma troppo statico, imvho.
Gli elementi ci sono tutti ma il racconto saltella, non scorre via liscio, non è male ma l'inizio è troppo lento e il finale troppo sparato. L'inizio fa delle promesse che poi non vengono mantenute nel finale. L'arrivo del mech ci sta nell'economia del racconto ma suona troppo come un deus ex machina, andrebbe introdotto o almeno accennato nella parte iniziale.
Qualche refuso e ripetizione c'è ma non è gran che basta un poco di editing.
L'impressione, personale, che ho ricevuto è che non sapessi quale genere scegliere mentre scrivevi, come se tu fossi partito con un hard boiled per poi andare a fare altro a metà.
Per i bonus non concordo sulla mortalità, il protagonista sopravvive e vince senza veri problemi.
Bonus: scurrilità creativa, termini latini
Personaggio alla james bond abbastanza ben caratterizzato e il legame con il nome è una bella idea.
L'inizio alla hard boiled è un po' lento, troppe informazioni che poi non vengono usate, siamo quasi a livello di infodump, non da ancora fastidio ma ci sono cose che si potrebbero tranquillamente omettere.
Gli scagnozzi sono le classiche carne da cannone che vanno via a pacchi e sono ben piazzati.
Il boss che alla fine non è un vero boss perché non fa nulla è abbastanza caratterizzato ma troppo statico, imvho.
Gli elementi ci sono tutti ma il racconto saltella, non scorre via liscio, non è male ma l'inizio è troppo lento e il finale troppo sparato. L'inizio fa delle promesse che poi non vengono mantenute nel finale. L'arrivo del mech ci sta nell'economia del racconto ma suona troppo come un deus ex machina, andrebbe introdotto o almeno accennato nella parte iniziale.
Qualche refuso e ripetizione c'è ma non è gran che basta un poco di editing.
L'impressione, personale, che ho ricevuto è che non sapessi quale genere scegliere mentre scrivevi, come se tu fossi partito con un hard boiled per poi andare a fare altro a metà.
Per i bonus non concordo sulla mortalità, il protagonista sopravvive e vince senza veri problemi.
Bonus: scurrilità creativa, termini latini
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